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Capitolo 17
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“Non era necessario che mi accompagnassi a
casa” Protestò Mai pestando i piedi come una bimbetta dell’asilo.
No che non le facesse piacere essere un po'
coccolata e riempita d’attenzioni, una volta ogni tanto non guasta, ma era la
presenza di Trunks che la metteva a disagio, temendo
di fare o dire qualcosa di sbagliato.
“Preferivi ti portassi in caserma?” Le
chiese il lilla sorridendo.
“Posso arrivarci tranquillamente a piedi
da qui” Cercò nervosamente le chiavi dentro la borsa, spostando portafogli,
scontrini di chissà quale data, assorbenti, telefono, penne, taccuino e qualche
carta di caramella alla menta, le trovò in fondo in un angolo, incastrate nel
rivestimento.
“Vuoi che l’apra io la porta se non trovi
le chiavi?” Trunks si stava spazientendo complice
anche il caldo e il sole delle undici che picchiava alto.
“Senti, ti ho detto che non era necessario
tutto questo, me la cavo benissimo da sola” Armeggiò quel mazzo di metallo
brandendolo in alto “Dammi il mio borsone” Cercò di prenderla, ma Trunks la ritrasse dietro di se
velocemente.
“No, te la porto io, il dottore ha detto
che non devi fare sforzi almeno per una settimana”
“Hai anche intenzione di farmi da infermiere?
Quante storie per un graffio, sto bene” Si sporse un
po' di più per provare a riprenderla, ma il movimento brusco la costrinse a
chiudere un occhio e fare una smorfia inclinando la bocca dal dolore, coprendo
con la mano la benda.
“Ti porto da Dende,
avrei dovuto farlo qualche giorno fa” Le disse togliendole il mazzo di chiavi
dalle mani e aprendo la porta.
Avrebbero appoggiato il borsone in casa e
poi dalla terrazza spiccato il volo verso il palazzo del Supremo.
“Ti ho già detto che sto bene, non mi
serve aiuto” Gli ribadì, voleva solo che andasse via, non perché non gradiva la
sua compagnia, ma perché lo desiderava troppo, anche dopo tutti quegli anni.
E adesso sarebbe risultato pericoloso
stare da sola con lui.
Si rese conto che, sebbene fosse scappata
da dai sentimenti che provava anni fa, la lontananza non li ha per nulla
cancellati, ma assopiti e chiusi in un cassetto a chiave, sotterrati da altre
scatole di ricordi e riemerse solo quando incrociò il suo sguardo tra la folla.
Chissà se anche lui provava la stessa
cosa.
Non aveva scoperto molto degli ultimi
dieci anni, Trunks, le aveva confessato di essersi
laureato con il massimo dei voti e di aver avuto una sola storia importante e
duratura, mai il tutto era sfumato quando la sua ragazza gli aveva chiesto di
andare a convivere, l’aveva liquidata con un “non sono pronto adesso” e
questa frase aveva sancito la fine di tutti quegli anni d’amore, probabilmente
se avessero continuato a stare insieme, non sarebbe mai stato pronto per
qualcosa di più serio.
Glielo aveva chiesto il giorno stesso
della sua laurea, la sera dopo aver consumato un lungo amplesso, li, tra gli
spasmi del piacere, sussurrandoglielo all’orecchio.
“Tu ora fai come ti dico” S’impose
autoritario anche se non era il tipo di dare ordini, o meglio a comandare a
bacchetta le persone importanti per lui, ma neanche altri tipi di persone se
era per questo.
Mai non fiatò, ma ubbidì da brava
scolaretta, quando si metteva in testa una cosa, era meglio fare come diceva,
non ci avrebbe messo molto a tramortirla e condurla di peso dal suo guaritore
senza il suo permesso.
“E va bene, facciamo come dici te” Sospirò
arrendendosi.
Sul volto del lilla di materializzò un
sorriso sghembo, ce l’aveva fatta a convincerla.
“Anche perché non hai altra scelta se vuoi
stare bene nel più breve tempo possibile”.
Arrivarono all’appartamento di Mai dopo
essere saliti sull’ascensore moderno, un attico in un condominio vicino la
caserma, che era raggiungibile anche a piedi.
Non molto lontano dal centro della città,
e comoda a tutti i servizi.
Un ambiente molto luminoso con ampie
vetrate, un pavimento di parquet laminato scuro lucido.
Troviamo un ingresso open space con cucina e salotto, la prima porta a destra è il
bagno grande con rifiniture di pregio, le altre quattro porte sono
rispettivamente, un ripostiglio, la lavanderia e due camere da letto con
annesso bagno.
Oltre la cucina e oltre le enormi vetrate,
c’è la terrazza con una piccola vasca idromassaggio, perfetta per due persone.
“Ma ci vieni qui ogni tanto?” Chiese
curioso Trunks osservando quella casa, stentava a
crederci che fosse sua.
“Hai detto giusto, ogni tanto, e se ti
stai chiedendo se me la posso permettere, la risposta è si”
Non alludeva sicuramente a questo, ma al fatto che avendo già un alloggio in
caserma, non pensava avesse anche una casa al di fuori.
“Non volevo insinuare nulla e scusami se
mi sono spiegato male.” Fece spallucce.
“Scusami te è che…niente”
“Come niente?” La invitò a finire
la frase che aveva iniziato.
“Trunks, sono
molto stanca e ho delle cose burocratiche da sistemare, e sai che straparlo
quando vedo che ho tante cose da fare”. Si giustificò.
“Ti aiuto io, oggi mi sono preso una
giornata libera apposta”
“Immaginavo…ma lavori qualche volta?”
Chiese con ilarità.
“Certo, sono un ragazzo impegnato” Le
strizzò un occhio.
“Scommetto che hai detto a tua madre di
coprirti”
Era incredibile come ogni volta quella
ragazza ci azzeccava “Solo per oggi le ho chiesto questo favore…e poi per il
giorno prima e quello prima ancora”. Aggiunse elencando tutte le volte in cui
aveva chiesto dei favori a Bulma.
“Solo per stare con me?” Chiese
assottigliando gli occhi.
Il figlio del principe dei saiyan divenne rosso “Ma no…che stai dicendo?”
Mai gli si avvicinò con fare sensuale “Mi
sarò sbagliata” Gli sussurrò all’orecchio, e un brivido gli percorse la
schiena.
“Si esatto, ti sei sbagliata” Disse scansandola
e scappando in terrazza, doveva assolutamente starle lontana, altrimenti non
avrebbe risposto delle sue azioni.
La corvina scoppiò in una sonora risata, era
riuscita a farlo imbarazzare.
“Dai Trunks, non
fare l’offeso, volevo solo giocare”.
Non le rispose, si limitò a farle una
linguaccia e a tornare a darle le spalle incrociando le braccia al petto.
“Vado in lavanderia a mettere giù il
borsone, poi andiamo da Dende. Fa come se fossi a
casa tua” Gli disse dandogli le spalle a sua volta.
D’istinto e senza pensarci la seguì.
*
Appoggiò la sacca sopra la lavatrice e ne
riversò il contenuto nel cestone, quando se lo ritrovò dietro e un brivido le
percorse la schiena.
“E adesso? Ti va ancora di giocare con me?”
Si sentì chiedere in tono minaccioso.
Le mani le iniziarono a tremare, si
trovavano faccia a faccia quando si girò di scatto per guardarlo e coglierne il
senso di quella richiesta.
“Trunks, io…”
Abbassò il viso, ma il glicine glielo tirò su con due dita.
“Cosa?” La invitò a continuare.
I loro visi erano vicinissimi come i loro
cuori, che in quel momento battevano all’impazzata.
“Voglio giocare con te” Unirono le loro
bocche in un tenero bacio che durò qualche secondo, si staccarono per guardarsi
dritti negli occhi, potevano scorgere nelle rispettive iridi il riflesso
dell’altro.
Non dissero nulla.
Si baciarono ancora e questa volta le
dischiusero per dar modo alle loro lingue di incontrarsi e assaporarsi.
Entrambi colsero subito la voglia di
andare oltre ad un semplice bacio.
Trunks le tolse la maglietta rossa, stando attento alla
ferita di lei, e le slacciò il reggiseno con un movimento secco.
Si beò di quei seni prosperosi, nudi e
sodi che aveva lì tra le mani, delicatamente li baciò e ne annusò il profumo.
Anche Mai lo imitò spogliandolo della polo
bianca, le sue dita si muovevano sinuose tra gli addominali perfetti ed infine
sulla schiena.
Il contatto tra i loro petti fu una delle
sensazioni più belle di quel momento, si baciarono ancora più avidamente.
Potevano cogliere anche il battito dei
loro cuori ormai vicini, che si fondevano diventando un organo solo.
Trunks la sollevò per le natiche e la condusse in camera da
letto, non l’avrebbe presa lì, almeno per la loro prima volta, doveva essere
indimenticabile.
Le loro bocce non smettevano di cercarsi;
con un leggero calcio spinse la porta e l’adagiò sul letto, tra le soffici
lenzuola bianche di seta, le tolse anche i pantaloni lasciandola solo con il
perizoma di pizzo nero.
Lui si slacciò i pantaloni e lei lo aiutò
togliendogli l’intimo.
Da quanto avevano aspettato quel momento,
da quando si bramavano…
Troppo.
I loro corpi avrebbero dovuto incontrarsi
ancora tempo fa, ma diventarono un tutt’uno solo adesso, a distanza di anni.
Il loro amore era maturato, loro erano
maturati dopo aver vissuto esperienze diverse, dopo aver intrapreso strade
differenti, ma che per qualche strana ragione, in un punto preciso della
storia, si sono ricongiunte.
Gemettero di piacere allo stesso momento,
ancora uniti e sudati, continuarono a baciarsi, fino a scambiarsi quel tanto
agognato ti amo.
*
Il telefono di Trunks
stava squillando, ma non rispose e Mai ritornò alla realtà, stava ancora
aspettando una risposta e le agitò una mano davanti agli occhi che stavano
fissando un punto indefinito.
“Sei con me Mai?” Le schioccò anche le
dita davanti agli occhi, sembrava in uno stato di trans.
Lei sbatté le palpebre velocemente
ritornando al presente, deglutì rumorosamente e schiarendosi la voce gli disse
di si.
“Andiamo da Dende?”
“Si andiamo da Dende”
Ripetè chiudendo l’oblò della lavatrice e avviando il
programma prestabilito, lasciando la lettera del dipartimento di stato sopra
l’elettrodomestico.
“Cos’è quella?” Le chiese curioso.
“Lettera di trasferimento in un altro
dipartimento”
Trunks impallidì, dove l’avrebbero mandata? Ancora più
lontano?
“Non la leggi?” Chiese balbettando.
“Già fatto in ospedale quando eri andato
via. Forse prenderò casa nella Città Dell’Ovest! Mi vorrebbero trasferire nella
Quinta Divisione, prenderò servizio ad ottobre se accetto”.
Trunks avrebbe voluto gridare dalla gioia ed abbracciarla,
Mai si sarebbe trovata ancora più vicino a lui.
“E’ una splendida notizia o sbaglio?” Non
le sembrava di vederla tanto entusiasta.
“Mi spiace lasciare i miei compagni, del
resto ho trascorso insieme a loro molti anni”
“I cambiamenti fanno bene”
“Si hai ragione” Gli sorrise “Comunque ho
tempo quindici giorni per rinunciare al posto e restarmene dove sono”
Aveva solo quindici giorni per farle
convincerla a trasferirsi vicino a lui.
Doveva inventarsi qualcosa e alla svelta,
ad esempio invitarla alla festa in piscina a casa sua organizzata da sua madre
l’indomani, non glielo aveva ancora chiesto, e sia Bulma
che Bra, lo avevano pregato di farlo.
Gli sembrava troppo presto visto anche
l’importante incidente avuto giorni fa, ma dato che ora l’avrebbe portata da Dende, lui l’avrebbe guarita del tutto.
“Ah mi stavo quasi dimenticando, domani
mia madre ha organizzato in piscina una festa, ti va di venire? Ti prego non mi
va di restare solo con Gotene e Valese,
mi dovrei subire ore e ore dei racconti sulle case che hanno visitato.”
“E io che credevo mi invitassi perché ti
piace la mia compagnia” Esclamò.
“Ovvio, mi devi ancora raccontare tutto di
questi anni trascorsi lontano da noi”
“Ce ne sarà occasione”
“Allora accetti o no il mio invito per
domani?” Chiese impaziente.
“Ok, ma non farti venire strane idee”.
“Ottimo, così ti mostrerò anche casa mia”
Disse entusiasta.
“Casa tua? Guarda che la conosco fin
troppo bene!”
“No quella, abbiamo ampliato il terreno, quindi
con l’occasione abbiamo ristrutturato la piscina, domani vedrai com’è venuta, e
costruito casa mia, non è grande, più che altro possiamo dire che è tipo una
casetta in piscina, a me basta”.
“Tanto sari sempre a pranzare e cenare da
tua madre” Rise.
“Si questo è vero” Si grattò la testa
ridendo anche lui “Ah se vuoi puoi la notte da me finita la festa, nella
casetta in piscina ci sono due camere da letto, oppure puoi riprenderti la tua
vecchia camera”.
Continua
*
Angolo
dell’autrice: eh eh piaciuto lo scherzetto? Adesso Mai dovrà fare i conti
con il passato che è ritornato a farle visita: i sentimenti che prova per Trunks e anche lui sembra intenzionato a non lasciarla
andare.
Abbiamo
anche scoperto qualcosina del passato di Trunks, non
molto, ma prometto che ci saranno un paio di capitoli dedicati a lui, era
doveroso ritagliare un po' di spazio anche al nostro protagonista maschile.
Vi
aspetto nel prossimo capitolo con la festa in piscina, ne vedremo delle belle 😊
Grazie
a tutti per essere arrivati fino a qui e per i commenti che mi lasciate ogni
volta.
Un
abbraccio
Erika