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Autore: PrimbloodyBlack    01/09/2020    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Skye faceva parte di una della famiglie più importanti del regno. Suo padre, braccio destro del re, l'aveva educata ad una vita di sfarzo e lusso. Tutto ciò che voleva era suo, le bastava solo chiedere. Ma l'unica cosa che lei voleva era l'unica che non gli era concessa. Essere libera.
Dopo la morte della madre Margaret, il padre sprofondato nella depressione, aveva riposto tutto il suo amore morboso verso la figlia. La teneva chiusa nell' enorme dimora impedendole di uscire e quindi di cercare marito. Aveva ormai raggiunto i diciassette anni ed ogni donna della sua società aspirava ad uno sfarzoso matrimonio. Ma a lei fu negato anche di amare. Tentò più volte di fuggire ma sempre in vano.
Solo una volta si era avvicinata alla libertà ma un incontro alquanto magico aveva cambiato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Attenzione: contenuti sessuali

I don't know what to do
To do with your kiss on my neck
I don't know what feels true
But this feels right so stay a sec
-Billie Eilish

 

Avevano appena finito di cenare. Dickens e Anaan erano riusciti ad intrattenere la serata parlando delle imprese del passato e della fondazione di Utopia come rifugio per ogni creatura bisognosa. Anaan aveva spiegato che come ci fosse un interconnessione non visibile tra il mondo degli umani e quello magico, anche l'isola dove avevano costruito Utopia era un mondo a parte al quale ci si può accedere solo attraverso dei portali dall'aspetto di enormi cancelli. Per questo non appare nelle mappe, perché un luogo distaccato dalla realtà e motivo per cui dopo anni la sua localizzazione, nonché la posizione dei portali, è ancora sconosciuta alla regina.

In quel momento Skye rimase sia perplessa che affascinata dalla possibilità che esistano modi di cui nessuno sa la conoscenza e a cui nessuno può accedere. Del resto neanche lei sapeva che il bosco che tanto la attraeva era un portale che l'avrebbe condotta ad un mondo inimmaginabile.

"È possibile che la regina riesca a trovare questi cancelli?"

"Sì è possibile," confessò e volto di Skye si oscurò, "ma sono posizionati negli angoli più sperduti del regno." la rassicurò l'anziana.

"Quello che abbiamo attraversato noi era nelle Terre Fredde?" domandò la lupa. Nonostante anche in Utopia in quel periodo dell'anno è inverno, nulla si avvina al gelido e perenne freddo che caratterizza le terre dell'Est. Sia la lupa che Skye ricordavano bene le freddi notti che avevano passato in quella vecchia casa priva di un camino.

"Sì, esattamente." confermò, "Ma ogni tre giorni cambiano la loro posizione seguendo uno schema preciso."

"Quanti ce ne sono?" domandò Skye.

"In totale ce ne sono cinque più quello che abbiamo noi qui che è fisso, mentre le postazioni sono ventidue."

Entrambe le ragazze annuirono ma Skye non si sentiva per nulla rassicurata. Tutto quello che stava accadendo era al di sopra di lei e non ne aveva alcun controllo. Ricorda la sensazione che provò quando a Border Leaf le dissero che non era umana, ma questo andava ben oltre ogni cosa. Non avrebbe mai immaginato che la sua ennesima fuga avrebbe portato ad eventi di tale portata. L'unica cosa che la fa sperare ancora è la presenza di alleati come le Creature dell'Ombra. Mor le aveva lasciato un eredità alquanto scomoda, e più di una volta si era chiesta perché mai le avesse dato un compito così importate. Aveva la paura che volesse lavarsene le mani, che il suo desiderio di avere una figlia era invece un atto egoistico per non affrontare le conseguenze del suo passato.

"Tutto okay?" le domandò la lupa bisbigliando. Le poggiò una mano sula gamba cercando di darle conforto. Non era mai stata brava a leggere le persone, ma Skye era un libro aperto per lei. Non sapeva se era per il loro legame o perché la ragazza assumeva uno sguardo così vuoto da quasi sembrare inquietante ogni volta che qualcosa la preoccupava.

"Sì," annuì sforzandosi di sorridere.

"Comunque è ora." si alzò Anaan. Come la donna aveva appena predetto, il suono rumoroso ed echeggiante di una tromba si diffuse nell'aria, richiamando a se i Mutaforma e incitando l'allontanamento di chiunque non sia un lupo o un ibrido con se i geni di un licantropo.

"Allora io vado," annunciò la lupa alzandosi. Spostò di lato la vecchia sedia di legno pregiato e si chinò per dare a Skye un bacio sulla guancia,  "divertiti," le sorrise.

La ragazza si toccò sul punto come se non si aspettasse di ricevere tale affetto e dopo un breve momento di spaesamento esclamò, "Anche te." Anche se era un piccolo gesto, quasi una cosa così insignificante, per lei era importante. Perché nonostante i recenti accadimenti vedeva il miglioramento ma anche lo sforzo di Thalia nel tentare di tornare alla normalità di una volta. Si chiese come fosse possibile che una madre crudele come Agrid sia riuscita a crescere una persona senza la minima briciola di crudeltà che caratterizza la donna.

"Su Skye," la incitò l'anziana, "vai a prepararti, abbiamo poco tempo."

Parla come se là fuori ci sarà una fine del mondo, pensò ridendo tra sé.

E mentre Thalia raggiungeva i suoi nuovi compagni, Skye con ansia ed emozione si apprestava a darsi un'ultima sistemata nella sua stanza, mentre Anaan sbuffava da sotto le scale con impazienza. 

"Finalmente!" esclamò quando la vide scendere, "pensavo ti stessi preparando per una serata di ballo in un castello." disse osservandola dalla testa ai piedi. In realtà aveva deciso di indossare qualcosa di carino ma soprattutto comodo e caldo. Un giacchetto cotonato di pelliccia dalle sfumature grige e bianche, e  dei lunghi pantaloni neri pesanti che terminavano con l'uso di scarponi di pelle impermeabili.

"Sarebbe bello, dato che l'unico a cui ho partecipato è stato fatto apposta per annunciare il mio matrimonio con un uomo." Nel solo ripensarci un brivido la percorse su tutta la schiena e rabbrividì all'idea che avrebbe dovuto necessariamente procreare per continuare la linea reale con una persona che non amava, e che in cuor suo sapeva non avrebbe mai amato. Si accigliò nel pensare che Kurtis era morto per colpa sua, e poi quel dottore... Aveva tentato di non pensarci per così tanto tempo.

"Credevo fosse Thalia quella che cambiava umore in pochi secondi." rise Anaan, ma quando Skye non accennò nemmeno ad un minuscolo sorriso, l'anziana si pentì di aver fatto quel commento. "A cosa stai pensando?"

"Mi chiedo quante altre persone verranno ferite a causa mia." Alzò lo sguardo.

"Tante," disse schietta la donna. "Non aspettarti nulla di pulito Skye."

"Ma io non voglio che persone che nemmeno conosco si battano in mio nome rischiando la vita. Non voglio avere vite di innocenti sulla coscienza."

"Non siamo in una fiaba, le persone muoiono. Perderemo tanto, ma il risultato ne varrà tutto. La sofferenza e il dolore, la perdita e l'abbandono ci accompagneranno sempre, ma anche la gioia e la gratitudine ci saranno vicine." le disse con la sua voce rauca e decisa. 

Di nuovo sentì quell'opprimente sensazione di soffocamento, il peso del mondo era su di lei, su una ragazza che cinque mesi prima era sdraiata sul suo morbido letto, circondata dallo sfarzo e dalla ricchezza, che fantasticava sul futuro e le sue possibilità. Come avrebbe mai potuto immaginare di ritrovarsi in mezzo ad una guerra e stare dalla parte di un piccolo gruppo di ribelli che in confronto ad un'armata sono degli scriccioli.

"Ehi," si avvicinò e le strinse le spalle. "Queste persone sono tutte pronte a combattere e a sacrificarsi purché tu riesca a salire sul trono. E' vero, combattono in tuo nome, ma solo perché sanno che tu puoi dare loro e ai loro figli un futuro migliore," Skye la guardò, occhi mai così terrorizzati. Non voleva essere il Messia di nessuno, voleva solo fuggire e vivere una vita semplice in una piccola casa di campagna, lontana da castelli e principi, e invece si maledice per essere entrata in quel maledetto bosco. "Sei la loro speranza." la scuoté un'ultima volta Anaan.

"Possiamo andare?" domandò tagliando il discorso. Cercò in tutti i modi di mantenere la calma ma la sua voce quasi aveva tremato. Tutta questa responsabilità, pensò, io non la voglio.

L'anziana annuì, e con una mano sul bastone e l'altra sul braccio di Skye, percorsero lentamente le strade quasi vuote del grande villaggio. Ogni casa era staccata dall'altra e nessuna era uguale, dando ad ognuna un senso di unicità e bellezza. C'erano case in mattoni con un solo piano, case in cemento a due, o altre semplicemente in legno. Alcune erano abbellite con delle particolari piante o rampicanti, altre invece erano ricche di produzioni simboliche come talismani e amuleti, simili a quelli che spesso indossava Anaan.

"È una cosa di voi maghi?" domandò indicandole la casa. Anaan annuì con un sorriso.

"Skye la sai la differenza tra un mago e uno stregone?" La ragazza scuoté la testa e la guardò con interesse. "Una strega e uno stregone traggono energia dall'ambiente circostante, questo significa che per utilizzare un incantesimo devono rubare energia a un essere vivente."

"Quindi loro uccidono?" chiese confusa.

"No," rise, "Se rubano così tanta energia rischiano loro di morire, ne prendono solo un frammento. E poi solitamente sfruttano piante o animali, sennò è reato."

"E voi maghi invece cosa fate? L'unica volta che ho visto un mago in azione è stato Dickens nel mondo umano." 

"E cosa hai visto?"

Con la mente tornò indietro a quel giorno, le urla delle persone ancora le rimbombavano nelle orecchie, così come gli ululati e le feroci ringhia della lupa. Come avrebbe mai potuto dimenticare. "I suoi occhi erano diventati viola e il suo corpo aveva cominciato ad emanare una luce dello stesso colore."

"Quella è la manifestazione della nostra energia, o come piace a noi chiamarla, la Virtù. Noi non abbiamo bisogno di rubare nulla perché è la nostra aura a fornirci della forza necessaria per fare incantesimi. Ma da una parte è svantaggioso perché una volta esaurita ci vogliono ore prima di riprodurla."

"E gli stregoni invece non hanno questi problemi," rise Skye. "E' quasi come se barassero, siete enormemente svantaggiati."

"Non me lo dire..." sbuffò l'anziana. 

Mentre camminavano per raggiungere la casa che Anaan aveva descritto come 'caotica' e 'disordinata', cominciarono ad udire degli ululati provenire dall'abitazione dei licantropi. Nonostante Skye non era rimasta per molto tempo a Border Leaf aveva quasi cominciato a sentire delle differenze tra i diversi ululati, e quelli che aveva sentito erano decisamente di gioia. Fece un sorriso spontaneo e naturale che non passò inosservato.

"Mi fai rimpiangere essere giovane."

Skye era già pronta a fare una miriade di domande. Si chiedeva cosa una donna della sua età avesse passato dopo tutti quei anni. Sapeva che dopo il tentato assassinio da parte della regina nei confronti di Mor, anche lei era dovuta scappare. E poi la fondazione di Utopia , il reclutamento, le missioni di salvataggio... Voleva sapere tutto di quella donna che lei vedeva quasi come un mentore.

"Siamo arrivate," annunciò a Skye. 

Nonostante gli avvertimenti di Anaan, quella sembrava una casa come tutte le altre. Dalle finestre si vedevano delle luci accese e del movimento. Ad illuminare l'entrata c'era una lanterna con una candela accesa e a metà della sua vita. Senza esitazione e con confidenza Anaan bussò fortemente alla porta e ci fu subito una risposta. Sentirono qualcuno gridare di aprire la porta e dopo qualche secondo un piccolo bambino si affacciò al portone. Non appena vide Anaan un enorme sorriso si allargò sul suo piccolo volto. Aveva i capelli così ricci che gli circondavano tutto il viso come un pallone ed erano di un castano scuro come la sua pelle. Fu subito dopo raggiunto da un'altra ragazza con gli stessi capelli ricci ma legati e la pelle di un tono ancora più scuro. Forse sui venticinque anni.

"Sono arrivate?" domandò al piccolo, che annuì con contentezza. La ragazza posò subito gli occhi su di loro. Aveva un largo sorriso, il viso fine e gli zigomi alti.

"Sono loro?" gridò una voce in lontananza. "Falle accomodare!" disse subito dopo senza aspettare una risposta.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, "No mamma, adesso le lascio fuori!" replicò con sarcasmo. Skye nascose una risata.

Stringendo la spalla del bambino lo fece scansare lentamente, "Yoha facciamole entrare," mormorò. Il bambino si girò verso la ragazza facendosi da parte. Appena Skye mise piede nella casa un odore di cibo la travolse. Avevano probabilmente appena finito di cenare, ma Skye non lo capì solo dal profumo, ma anche dal rumore dell'acqua che scorreva e dai piatti che si scontravano. 

"Yoha la mamma è in cucina?" Il bambino annuì. Anaan aveva avuto la stessa intuizione.

"Su andiamo in sala," disse la ragazza. "Comunque piacere," si volse verso Skye con il braccio disteso e la mano aperta, "mi chiamo Latifah."

"Skye," le sorrise stringendole la mano.

Latifah fece loro strada, anche se Anaan sembrava già conoscere le mure di quella casa. Quando entrarono in sala, ad aspettarle in piedi c'era un'altra ragazza, più giovane di Latifah, con un viso dolce, le guance piene e labbra carnose. I capelli mossi e così chiari da sembrare bianchi, erano corti e arruffati, con un vano tentativo di tenerli da un solo lato grazie alla rasatura laterale sulla sinistra. La sua pelle era di un celeste chiaro e anche se Skye non era ancora un esperta nel riconoscere le varie razze, intuì che forse era una ninfa d'acqua, ma non sapeva di preciso quale. Sul divano e non curante delle persone attorno, sedeva quasi sdraiato un ragazzino. Skye notò che aveva delle evidenti cicatrici sulle orecchie, come se una parte gli fosse stata recisa e qualcosa che gli spuntava dietro la schiena, ma da come era posizionato il ragazzo non riusciva a vedere. Quando finalmente si girò, mostrò il suo volto vispo. I suoi occhi a mandorla erano di un verde scuro, e suoi capelli come la pece e doppi gli sfioravano le palpebre.

Anaan  salutò prima la ragazza con un abbraccio chiamandola Kubra, e al quale la ninfa rispose con uno strano verso della voce. Quando alzò i suoi occhi neri e profondi verso Skye, si staccò dall'abbraccio e rivolse la sua attenzione sulla ragazza. Si avvicinò con la mano tesa e un sorriso speranzoso sul volto. Skye gliela strinse e quando disse il suo nome Kubra annuì e batté le palpebre come ad indicare che avesse capito.

"Kubra non può parlare." disse una nuova voce nella sala. 

"Jamila," la chiamò l'anziana. Era esattamente identica alla figlia Latifah, solo con molte rughe in più. Ma il fisico era ancora slanciato e forte.

"Come stai mamma?" domandò abbracciandola. "Non vieni quasi più a trovarci."

Mamma? Anaan non mi aveva parlato di una figlia, o di una famiglia.

"Ho avuto da fare," guardò con la coda dell'occhio Skye.

Addolcendo la voce invitò tutti a sedersi. Portò dalla cuna alcune bevande biscotti che finirono non appena il patto toccò il tavolino.

Il ragazzino continuava a rimanere in silenzio limitandosi ad osservare. Si mise finalmente dritto quando Kubra diede l'intenzione di volersi sedere accanto a lui. Skye continuava a posare gli occhi su di loro e più volte aveva incrociato lo sguardo  della ragazza. Non voleva assolutamente sembrare inappropriata ma era curiosa del perché la ninfa non riuscisse a parlare. Sapeva che sia le ninfe di acqua dolce che salata avevano l'abilità di generare suoni così acuti da riuscire a mettere a tappeto chiunque.

"Immagino tu non sia venuta per una riunione di famiglia," disse Jamila cercando di mascherare l'asprezza nelle sue parole. Skye la vedeva, l'autorevolezza che circondava la donna. Il busto dritto, la schiena mai rilassata, le braccia posate su entrambi i braccioli della poltrona e le gambe incrociate.

"Infatti," confessò Anaan, ma non si irrigidì, anzi sorrise per l'acutezza della figlia. "Sai già tutto sulle miei ragazze?"

"Le voci girano," poi guardando Kubra, "la mia ragazza non avrà la voce, ma le sue orecchie sentono ogni cosa." disse con un sorriso mai così soddisfatto.

"Bene, allora evito le spiegazioni," Era palpabile la tensione tra le due e Skye per qualche momento si era sentita a disagio. Era come vedere una copia di Anaan, e una già le bastava. 'Tale madre, tale figlia' non le era sembrato mai così azzeccato. "Ho già parlato con Hector della casa Omicron. Lui ci aiuterà nell'addestramento, ma ho anche bisogno di una maga potente di cui fidarmi. I miei uomini sono tutti occupati, ma," si voltò a guardare la nipote, "Latifah è abile, e mi fido."

Quindi era questo lo scopo di quest'incontro... Pensavo che per una volta sarei riuscita a distrarmi, lasciando da parte, per qualche ora tutti i miei stupidi problemi e invece... tutto ruota attorno alla stessa identica cosa.

Gli occhi della ragazza si illuminarono, era evidente che volesse accettare l'incarico. Jamila però abbassò lo sguardo pensosa. La sua preoccupazione era chiara e nemmeno poca. Le persone di questo posto hanno perso molto, le loro case le loro vecchie vite, Skye non sarebbe rimasta stupita se molti degli abitanti avessero perso anche qualcuno a loro caro.

"Lo so che ti avevo promesso che non avrei più coinvolto nessuno della famiglia, ma ho bisogno dell'aiuto di Latifah."

"Ti serve per forza un mago?" domandò più aggressivamente. Anaan annuì serrando gli occhi e piegando la bocca, le sue rughe ancora più visibili.

"Mamma io-" tentò la ragazza, ma la donna la zittì con un gesto della mano.

"Ho permesso a Latifah di addestrarsi solo per difesa personale nel caso questo posto-" si fermò, aveva paura di dare voce ad una delle sue più grandi paure.

"Jamila, Latifah è un prodigio." Al suono di quelle parole gli occhi della ragazza brillarono, così come il suo largo sorriso. "Non la metterò in pericolo, deve solo aiutarmi."

La donna digrignò i denti e anche se sapeva che quello che stava facendo era giusto, non lasciò passare inosservato il suo dissenso dal tono della voce, "Lascerò che ti aiuti nell'addestramento, ma non permetterò che entri a far parte del tuo gruppo."

"D'accordo," disse con sollievo, "mi sembra giusto."

Come sempre io rimango una semplice spettatrice delle decisioni che coinvolgono la mia stessa vita. 

Sono stufa.

~ * ~

Rimasero a casa di Jamilia fino a mezzanotte, quando finalmente la confusione causata dai licantropi passò dalle strade e i locali del villaggio, alle spiagge dell'isola dove un fuoco rovente di un falò saliva in cielo riscaldando l'aria.

Nonostante il nervosismo di Skye per l'atteggiamento di Anaan, le fu facile mitigare la sua rabbia grazie alle distrazioni che le proponevano continuamente i nipoti della vecchia donna, tutti adottati tranne Latifah, la primogenita. Tutti e quattro sapevano chi fosse, anche il piccolo Yoha, abbreviazione di Yohance, sapeva da dove provenisse, ma nonostante tutto la riempirono di domande chiedendo qualsiasi cosa passasse loro per la mente. Anche Xun, il ragazzino taciturno, era notevolmente disposto al dialogo raccontando alla ragazza delle sue ali di Fae ereditate dalla madre, e le sue ormai recise orecchie a punta dal padre. Kubra invece dialogava attraverso le mani. Grazie ai movimenti che faceva, i sui fratelli riuscivano a capirla e di conseguenza traducevano a Skye quello che diceva. 

Le piacque che momento che condivisero. Fu come un tuffo nel passato, raccontando ai ragazzi dei costumi e delle usanze del mondo degli umani, per lo più apprese attraverso i libri, un particolare che nascose. Poi raccontò di come era finita a Border Leaf, poi di nuovo a nella corte reale del re Albert a Omernia, di come l'avevano aiutata a fuggire e ad arrivare sana e salva ad Utopia. Tutti ascoltavano attentamente assorbendo ogni parola e ogni emozione che lasciava traspirare. Era travolgente. Per la prima volta aveva davvero ripercorso tutta la storia della sua vita, ridendo nel raccontare le cose più sciocche, e pena narrando le cose più dolorose. In quel momento realizzò che non fu mai sola, ogni volta c'era qualcuno ad aiutarla ad affrontare le difficoltà. I suoi pensieri si spostarono nuovamente su Shanti. L'aveva visto nella visione di cosa era capace quella donna, sapeva della sua crudeltà. E se perdessi qualcuno a me caro?!

Quel pensiero la perseguitò per il resto della notte. Anche con Anaan aggrappata a lei per tornare a casa, la sua mente continuava a ripensare ai peggiori scenari possibili. L'anziana la vedeva, ma aveva deciso di non infierire oltre, perché sapeva che le sue parole avrebbero solo sortito l'effetto opposto.

Una volta dentro, lei si era diretta in camera sua. Si era spogliata, messa la veste da notte bianca, e si era infilata sotto le pesanti coperte. Aveva il volto rivolto verso la finestra. Gli alberi le impedivano di vedere la luna nella sua completezza e in quel breve secondo i sui pensieri finalmente si spostarono su altro, su qualcuno che nonostante tutto le trasmette ancora calore e pace. Lentamente il tempo passò e neanche i suoi pensieri riuscirono a tenerla sveglia. Si addormentò pesantemente, così tanto non appena sentì un frastuono alla finestra e poi un pesante tonfo, si alzò immediatamente in piedi, sveglia e reattiva con due occhi spalancati. Si affacciò immediatamente dopo per capire la causa di quel fragore. Ma non vide nulla, decise poi di aprire le ante e controllare più approfonditamente. Non appena lo fece un lamento dolorante le fece abbassare lo sguardo. Sgranò gli occhi vedendo la lupa a terra. Era solo il primo piano ma subito il suo sguardo stupito fu sostituito dal panico.

"Stai bene?" gridò, "Thalia!"

La lupa alzò lo sguardo e cercò di farle un sorriso segnato dall'imbarazzo. Alzò il braccio facendole il pollice all'insù e Skye fece un sospiro di sollievo.

"Ma che ti è preso sei pazza?!" gridò nuovamente nonostante stessero tutti dormendo. Era arrabbiata ma non poteva far vedere che stava nascondendo una risata. "Ma entra dalla porta dai!"

La vide alzarsi lentamente, poggiando una mano prima sul fondo schiena e poi sulla testa massaggiandola. Quando vide che finalmente girò l'angolo anche lei si alzò, ma non fu l'unica. Dei passi pesanti e lenti e del borbottio si sentivano dal corridoio. Quando aprì la porta vide Anaan scendere il primo scalino delle scale con uno sguardo non poco seccato. Decise di andarle dietro, ma dal suo umore nero, decise che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio. Si stavano dirigendo verso la portone. Non era chiuso a chiave, per questo lo videro aprirsi e la figura di Thalia oltrepassare la soglia, o almeno provarci. Una potente scarica viola la fece balzare via prima che riuscì a mettere piede in casa.

"Che idiota," sbuffò l'anziana alzando gli occhi al cielo.

"Che cos'era?" domando Skye agitata, tenendosi ben lontana dalla porta.

Anaan si avvicinò, nessuna scarica la colpì. Skye si mise di fianco a lei nel tentativo di vedere quali fossero le condizioni di Thalia. A quanto pare bene, dato che aveva cominciato a ringhiare contro la casa.

"Ora puoi entrare," disse la vecchia.

"Cosa hai fatto?" le domandò Skye con la fronte corrugata, ma Anaan non rispose, era concentrata su Thalia, come se volesse assicurarsi di qualcosa. E' vero che durante la luna piena i licantropi diventano irascibili, ma Thalia era innocua.

La lupa si avvicinò timorosamente guardando quello spazio che divideva il dentro e il fuori come se fosse un cerchio di fiamme pronte a travolgerla.

"C'è una barriera, si può entrare solo su invito," disse seccata, "muoviti."

Si sbilanciò in avanti e poi allungò di scatto il bracco come per vedere se qualcosa l'avrebbe atterrata per la seconda volta. Ma nulla. Finalmente con un po' di coraggio fece un passo, il suo volto ancora segnato del timore e dall'incertezza. Una volta dentro fece un lungo sospiro di sollievo.

"Ma che diavolo era?!" chiese di nuovo tutta agitata. "Mi ha fatto un male cane!"

"Non dare la colpa a me," disse Anaan voltandosi, "Sono barriere protettive che impediscono a voi di entrare e non causare danni." Dal mondo in cui lo disse e il fatto stesso che ci fosse una barriera fece capire a Skye che ci furono dei precedenti, forse anche gravi considerando che dopo il suono della tromba nessuno può più uscire di casa.

"Quella vecchia..." borbottò, "poteva anche dirmelo."

Ma all'anziana importavano ben poco le sue lamentele, cominciando lentamente a salire le scale e ricongiungersi con il suo amato letto che aveva lasciato con tanta seccatura.

"Andiamo sopra," le disse Skye ridacchiando, "così puoi spiegarmi perché volevi entrare dalla finestra," la punzecchiò.

"Volevo farti spaventare."

"Be' ci sei riuscita," replicò,  "pensavo ti fossi fatta male."

Uno sguardo di sfida si formò sul suo volto e stuzzicandola esclamò, "Stai dicendo che sono debole?"

"Io-" non riuscì neanche a formulare una frase che la lupa con le ultime forse che le erano rimaste la sollevò da terra mettendola in spalla, "Ehi!"

"Non fare troppo rumore o sveglierai gli altri," rise sentendola dimenarsi.

"A me lo stai dicendo!?" Sarebbe scoppiata in una risata se non si fosse tappata la bocca da sola. Thalia aveva ragione, era davvero tardi, l'orologio segnava le due passate.

La lupa la tenne stretta a se quando salirono le scale. I suoi occhi argentei quasi brillavano nell'oscurità della notte e Skye ebbe modo di ammirarli non appena la gettò sul letto. La lupa la guardò per un attimo con il suo sguardo pensoso. Poi si lasciò cadere sopra di lei, priva di energie. Affondò il viso nel suo collo come se fosse la cosa più confortevole al mondo e chiuse gli occhi, come se non volesse mai più staccarsi da lei. Tentò di abbracciarla infilando le mani sotto la sua schiena. Skye a sua volta la avvolse con le sue. La ragazza poteva sentire il suo respiro contro la sua pelle e il calore che emanava. Aveva a lungo aspettato quel contatto, l'aveva desiderato, quasi bramato.  Quando Thalia le sfiorò leggermente la pelle, Skye sorrise per il solletico e si lasciò sfuggire una lieve risata. Sentì Thalia sorridere sotto il suo collo con divertimento. La lupa le diede un leggero bacio per vedere la sua reazione, per testare qualcosa. Skye non la spinse via, né sussultò. La lupa si spinse leggermente di lato per guardarle meglio il volto. Skye non stava sorridendo, ma arrossendo di sicuro, con quelle guance rosee illuminate dalla luna piena. Riportò le labbra sulla sua pelle chiara, ma non riuscì a smettere di sorridere e alla fine Skye parlò, "Fa solletico."

"Oh veramente?" Non rispose, girandosi dall'altra parte per nascondere il viso. "Voglio che mi guardi." Ma il suo tono non erma imperativo. Skye non si mosse, Thalia tolse via le mani da sotto la sua schiena per poi mettere forza sulle braccia. Quando si alzò, Skye fu costretta a lasciarla andare, e ovviamente non ne rimase affatto contenta. Ma neanche Thalia voleva lasciarla andare. Mise il peso sugli avambracci e guardò Skye. Ora non puoi nasconderti, avrebbe voluto dire, ma le parole non le lasciarono mai la bocca perché aveva intuito che Skye sapeva esattamente quello che stava pensando, ma c'era qualcos'altro che la fermava. Gli occhi di Skye si aggrottarono non capendo perché Thalia avesse assunto all'improvviso uno sguardo così ferito. "Ti amo," disse poi. Gli occhi di Skye tremarono come se avesse sentito per la prima volta quelle parole. "e mi dispiace se i miei problemi hanno creato della distanza tra di noi."

Da un momento di quasi shock, il suo sguardo si ammorbidì. Allungandosi verso di lei, le prese il viso nella mano. Poi si spinse avanti e lentamente, facendola attendere. "Non mi interessa se il tuo corpo è cambiato," le disse Skye, i loro nasi quasi arricciati. Le fece un sorriso rassicurante per poi baciarle le ciglia. Al tocco Thalia chiuse i suoi occhi argentati, trattenendo il più possibile le lacrime. Quello era un momento d'amore e non voleva sprecarlo in uno di quei brutti pianti che avrebbero potuto rovinare il tutto. "Vieni qui," disse Skye avvolgendole le braccia intorno al collo e spingendola di nuovo verso il basso. Nel momento in cui lo fece, Thalia decise di continuare quello che prima aveva iniziato, lavorando di nuovo sulla sua pelle, Iniziando a lasciarle lunghi baci. Skye chiuse gli occhi per concentrarsi su ogni sensazione. Stava arrossendo fortemente e anche se la stanza era fredda, era così calda che non poteva importarle di meno. La lupa si avvicinò lentamente al mento facendola rabbrividire su tutto il corpo per l'anticipazione, e poi le loro labbra si sfiorarono.

"Posso fermarmi se non vuoi andare oltre."

Riaprì gli occhi solo per cadere nei suoi. La guardò con amore e prese le sue labbra. Quando la distanza fu di nuovo tra loro, e l'altra la guardò con devozione.

"Togliti la giacca," Skye sussurrò. Era sicura di ciò che desiderava veramente e desiderava ardentemente lei. Non lasciò che la sua paura la controllasse, voleva di nuovo la sua vita nelle sue mani, voleva fare di nuovo delle scelte, come la ragazzina che era un tempo e che si è sempre ribellata alla tirannia che regnava in casa sua. Sapeva di essere cresciuta, ma sapeva anche che adesso avrebbe dovuto dare ancora di più. Alzare la testa, farsi valere e proteggere le persone che ama e che a loro volta la amano.

Quando Thalia gettò via la sua giacca a terra, si lanciò di nuovo in avanti a lei con la fame di un animale ma la dolcezza di un angelo. Accarezzandola e baciandola appassionatamente finché non ansimò per più aria.

"Sei proprio sicura?"

"Sta 'zitta," ordinò sedendosi sui suoi fianchi e zittendola di nuovo con le sue labbra.

"Così esigente," ghignò liberandosi dalla sua presa. "Sei sempre stata così o ..."

"Solo quando qualcuno è un po' fastidioso," la prese in giro.

"Cosa- Non posso crederci!" Thalia esclamò incredula. Emettendo un pesante sbuffo.

"Devo zittirti di nuovo?" rise.

"Be'... non sarebbe male in realtà." disse con un ghigno, "oppure..." guardò le sue labbra e poi di nuovo i suoi occhi, "potresti lasciar fare a me." Con occhi seducenti si adagiò di nuovo su di lei.

"Sicura di riuscire a mantenere il ritmo? Sembri stanca," la prese in giro di nuovo con un sorriso innocente.

"Sei davvero irritante adesso," Ovviamente Skye aveva finto delle scuse, ma Thalia le aveva comunque prese per buone.

Era così felice di vederla sorridere di nuovo. Ricorda in che stato era Skye quando si era svegliata per la prima volta quella notte. Il giorno in cui il suo stesso corpo l'aveva tradita facendola sembrare un mostro dal manto bianco. Skye era dimagrita, stanca e pallida, ma ora anche se le cose andavano ancora male, entrambe stavano combattendo per superare ciò che stavano affrontando: sentimenti, emozioni, persino battaglie interiori.

Thalia sapeva come fare, l'aveva già fatto prima, ma aveva capito che era la prima volta per Skye. All'inizio era attenta e premurosa, quasi titubante. L'ultima cosa che desiderava era che Skye si pentisse di tutto. Pensava che sarebbe stato più complicato di quanto si immaginasse, ma è venuto tutto molto naturale, per entrambe. 

La lupa lasciò che le sue mani scorressero sulla pelle, sotto la vestaglia, per abituarla al suo tocco. Il vestito era tutto arrotolato fino ai fianchi, lasciando scoperte le cosce.

"Permettimi," chiese Skye guardandole il petto.

Si alzò un po' per lasciare che Skye le sbottonasse la camicia. Le sue braccia  tese ai lati del cuscino di Skye, mentre la ragazza cercava di aprirle la camicia verde chiaro, solo per poi ammirare quanto fosse scolpito il suo corpo. Non era nemmeno una sorpresa per lei, ma comunque, guardarlo sotto una luce completamente nuova ebbe un enorme effetto su di lei. Si riprese abbastanza velocemente da non farlo sembrare strano. La fece sedere in modo da farle scivolare via la camicia dalle braccia, con un'impazienza che non era da lei. Era così concentrata che non si accorse del ghigno sul viso di Thalia e della mano che la stava raggiungendo. Stava per toglierle anche il top nero quando ansimò per il tocco inaspettato. Con occhi arrabbiati, cercò di sembrare intimidatoria o almeno irritata per il sorprendente attacco. Ma Thalia si limitò a sorriderle, facendo più pressione. Skye divenne rossa dappertutto e cercò di nascondere il suo volto compiaciuto sulla spalla di Thalia. Non era necessaria alcuna parola, i loro corpi parlavano già da soli, entrambe godendosi cosa stava accadendo. Quando quel movimento superficiale cambiò improvvisamente in qualcosa di più intimo, la sua testa scattò in alto e il suo corpo si inarcò alla nuova sensazione. Thalia rallentò per un breve momento, preoccupata di aver esagerato. Quella pausa catturò l'attenzione di Skye che guardò confusa l'amata. Immediatamente colse la sua espressione pensierosa e con un movimento veloce la baciò inumidendole le labbra facendole sapere che andava tutto bene. Rilasciò un gemito soffocato nella sua bocca quando l'altra ricominciò a muovere le dita. La guardò stordita e prima che cadesse di nuovo sulla sua spalla, Thalia riuscì a darle un affettuoso e orgoglioso bacio sulla guancia. Skye la avvolse con le braccia, tenendola sempre più stretta con il lento passare del tempo, anche le sue gambe si erano ormai intrecciate al suo busto con una tremante e ferrea morsa.

Non riusciva neanche più a capire che ore fossero, quanto tempo fosse passato da quando erano entrate in camera. Ma nonostante i visi affannati e i capelli scombinati sembrava che nessuna delle due avesse intenzione di fermarsi. Nel momento in cui Skye si tolse finalmente la sua vestaglia, fu anche il momento in cui Thalia si liberò di tutto quello che le ricopriva il corpo. 

Per la prima volta si sentiva davvero come se stessero diventando un tutt'uno l'una con l'altra. Stava diventando sempre più debole sotto il suo tocco, e anche se la spaventava tutto quel potere che la lupa aveva su di lei, non poteva fermarla, perché in fondo, questo è tutto ciò che ha sempre voluto, Thalia è tutto ciò che ha sempre voluto. Lasciò che si muovesse sopra di lei, la sua volontà si spense mentre lei continuava a toccarla sempre di più, finché ancora una volta non riuscì più a trattenere il respiro. Ha cercato di non arrendersi, ha cercato di far durare più a lungo quel momento tra loro. Ma la lupa non glielo aveva permesso. Ma il sentimento era reciproco. Anche lei voleva che ogni singolo momento contasse, che ogni sussulto si trasformasse in un'esplosione di emozioni. E sapeva che anche Skye lo desiderava. Voleva darle tutto ciò che aveva perché se lo meritava, le avrebbe donato fino l'ultima goccia dell'amore che provava e che sempre avrà per lei.

Era tardissimo, il buio della notte sovrastava ogni cosa. Skye poteva sentire l'aria fredda che colpiva la sua pelle nuda, ma non le importava perché aveva qualcosa di persino più caldo delle lenzuola per coprirla, qualcosa di ancora più sorprendente dei sogni a cui aveva rinunciato quella notte. Non si era mai sentita più amata in tutta la sua vita e avrebbe scommesso che Thalia avrebbe detto lo stesso.
 

Permettetemi la battuta ma questo è davvero un capitolo XL in tutti i sensi. Se è stato di vostro gradimento lasciate un commento, tra l'altro ci ho messo quasi una settimana a scrivere quella parte e inizialmente neanche ne avevo l'intenzione, ma fortunatamente ho cambiato idea. Al prossimo capitolo!

   
 
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