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Autore: Herm_periwinkle    03/09/2020    2 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Katara guardava il cielo con aria assente, mentre teneva tra le braccia la nipotina, che grazie alle rane si era completamente ristabilita. Sokka e Suki stavano finalmente riposando, scaricando tutta l’apprensione che avevano accumulato il giorno precedente.
“A cosa pensi?” le chiese Zuko, sedendosi accanto a lei sul porticato. Una lieve brezza sollevava delicatamente i suoi capelli bruni e smuoveva la veste leggera.
“A nulla” gli rispose scuotendo la testa. Zuko la guardò con aria insolente, aspettando che lei svuotasse il sacco. Conosceva bene Katara e sapeva che non era tipa da tenersi tutto dentro, a volte aveva solo bisogno di una piccola spintarella, che spesso consisteva nella semplice attesa.
“Uff, va bene a qualcosa sto pensando. Non sto ricevendo nessuna notizia da Aang. So che è impegnato, ma potrebbe almeno scrivermi un messaggio.”
Zuko sapeva bene che quello non fosse l’unico problema, ma non aveva intenzione di forzarla. “È la prima volta che siete separati?” le chiese invece.
Katara annuì, pensierosa.
“E?”
“E cosa?”
“Come ti senti?”
“Sai che non lo so?” confessò, dopo un lungo silenzio. “Pensavo che mi sarebbe mancato da morire. Cioè, comunque mi manca, ma pensavo che non sarei riuscita a stare senza di lui. Invece sto bene anche da sola.”
“Questo penso sia normale. Sei la ragazza più indipendente che conosco, non hai certo bisogno di un uomo per essere completa.”
Katara abbozzò un sorriso. “Quindi secondo te è normale? Pensare che forse non voglio più seguirlo ovunque vada?”
“Non siete un solo corpo, potete anche stare separati. Se c’è amore il legame ne uscirà rafforzato. Con me e Mai, invece, ha solo portato alla luce problemi e insoddisfazioni che cercavamo di nascondere.”
 “Perché vi siete lasciati? Non sentirti forzato a rispondermi, se non vuoi parlarne.”
“Non ti preoccupare, è passato talmente tanto tempo. Ora mi sono reso conto che è stata la cosa migliore, sul momento però mi sono sentito perso.” Ci fu una lunga pausa, in cui si guardarono negli occhi. Katara sentì come un brivido lungo la schiena, come se tra loro se si stesse creando una connessione più profonda di quella che avevano avuto fino a quel momento, così distolse lo sguardo. Si chiese se anche lui avesse percepito lo stesso.
“Lei è stata la prima ad aver avuto il coraggio di ammettere che la nostra relazione non ci stesse portando più da nessuna parte. Crescendo non volevamo più le stesse cose dalla vita, siamo cresciuti entrambi e siamo cambiati, andando in opposte direzioni.”

Katara rimase un po’ in silenzio, metabolizzando quello che Zuko le stava dicendo. Era da un po’ che aveva cominciato a porse domande sulla sua vita e le sembrò che le parole di Zuko le stessero aprendo una realtà che aveva a lungo ignorato e che non era sicura di voler ammettere a se stessa.
“Grazie per avermi raccontato queste cose” sussurrò. Si sentiva uno strano peso sul petto, ma non sapeva dire a cosa fosse dovuto.
“Tutto bene?” le chiese Zuko, vedendola contrarre le labbra e abbassare lo sguardo. Aveva paura di aver detto qualcosa di sbagliato. Toph l’aveva avvertito che sarebbe dovuto stare attento e probabilmente non lo era stato abbastanza. Le mise un bracciò attorno alla spalla e la strinse a sé. “Non volevo turbarti con i miei discorsi, né farti pensare che io possa stare male e abbia bisogno di aiuto. Non devi sempre aiutare gli altri.”
Katara scosse la testa. “In realtà questa volta, stranamente, stavo pensando a me” gli rispose con un sorriso abbozzato.
Zuko rimase un po’ spiazzato. “Davvero? Ti è passata la fase da mamma del gruppo che ci salva costantemente da ogni nostra stupidaggine?” le chiese prendendola in giro.
Katara rise, cosa che rasserenò un poco Zuko. “No, probabilmente quella fase non mi passerà mai. Solo che tu mi sembri sereno. Molto più sereno di quanto non lo fossi anni fa.”
“Lo sono, effettivamente. In parte ho trovato me stesso, o comunque ho capito che tipo di uomo voglio essere.”
“Sei cresciuto davvero tanto” commentò Katara guardandolo orgogliosa. “Sono fiera di te.”
Zuko arrossì notevolmente e Katara rise di nuovo. “Scusa, questa era proprio una frase da mamma.”
Rise anche Zuko ed ogni imbarazzo scomparve in un attimo. Continuarono a parlare per un bel po’ di tempo, mentre Moma, ormai sveglia, giocava tra loro con una bambola di pezza che rappresentava un lemure volante. Katara era piuttosto sicura che fosse stato Sokka a regalargliela.

Mentre parlavano Katara sentì una strana connessione con Zuko. Era una persona estremamente complessa, su quello non aveva mai avuto alcun dubbio, eppure sentiva che qualcosa in lui era cambiato. Era cresciuto, era diventato un uomo. Lei al confronto si sentiva ancora una bambina, che sfuggiva da questioni irrisolte che non era sicura di voler ammettere. Si rese conto che si stava rifugiando in quello in cui aveva sempre creduto, senza permette
rsi di mettere in discussione se stessa.
   
 
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