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Autore: Ciarax    03/09/2020    0 recensioni
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«Per il resto delle ferite dovrai aspettare fino a Konoha, più di così non possiamo fare. Al momento rischiamo solamente di peggiorare la situazione» gli disse in tono pacato guardandola tramite le fessure che la maschera aveva all’altezza degli occhi.
L’Anbu fece un cenno d’assenso e nell’arco di pochi secondi si ritrovò sulla schiena dell’albino. Dopo essersi assicurato di non arrecarle ulteriore dolore, Kakashi disse ai ragazzi di riprendere la marcia per quelle poche centinaia di metri che li separavano dal Villaggio della Foglia.
...
Il ritorno improvviso da una missione di livello S dopo anni di assenza, la speranza di un ritorno alla normalità cui un membro degli Anbu non può aspirare. Tra pericoli e minacce che rischiano di distruggere completamente ciò che rimane di una famiglia proveniente dallo sconosciuto Clan guardiano del villaggio della nebbia e dal rapporto quanto mai problematico e misterioso con il potente Clan Hyuga.
I rapporti tra i due Clan hanno stabilito le conseguenze di ciò che capiterà dopo il ritorno a Konoha della giovane Anbu.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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CAPITOLO 2 - NORMALITÀ
 
            Dopo essere rimasta in uno stato di dormi veglia per quasi due giorni, la castana socchiuse leggermente gli occhi tentando di adattarsi alla forte luce del Sole che filtrava dalla finestra. Ancora confusa e frastornata, tentò per un attimo di capire dove si trovasse; i primi suoni che le giunsero all’orecchio furono il costante bip di una macchina che monitorava il battito cardiaco e un leggero chiacchiericcio al di là della stanza candida.
            Una volta che gli occhi si furono adattati, la kunoichi scorse ai piedi del letto un’infermiera che era intenta a controllare una cartellina, non appena incrocio il suo sguardo, sorrise ed uscì socchiudendo la porta. Pur non avendo immediatamente chiara la situazione si rilassò vedendo il profilo del monte degli Hokage attraverso la finestra; nella mezz’ora che passò in completo silenzio tentò di ricordare come ci fosse finita in quel letto d’ospedale con la gamba sinistra ingessata fino al ginocchio, ripensandoci però le vennero in mente solo brevi flash di una battaglia a cui lei aveva assistito pressoché impotente viste le serie ferite che aveva riportato. Spostò lo sguardo dalla finestra all’interno della stanza facendo scorrere gli occhi lungo le pareti candide, non vi era quasi nulla di più acceso del tenue azzurro pastello delle lenzuola. Nonostante una tenda che separava a metà la stanza, dedusse che dovesse essere sola non percependo alcun movimento dall’altra parte.
            Il tempo passato da sola immersa nei suoi pensieri le sembrò durare un’eternità; tornò con i piedi per terra solo quando un medico fece capolino dalla porta. L’uomo entrò con calma e le rivolse un sorriso gentile mentre si avvicinava al bordo del letto, afferrò la cartella medica e vi dedicò un paio di secondi di attenzione.
            «Sai dove ti trovi?» le domandò con lo sguardo ancora rivolto sul foglio.
La ragazza spostò lo sguardo dalla finestra fino ad incontrare la figura di mezz’età del medico in camice. Aprì la bocca ma non riuscì ad emettere alcun suono finendo col tossire a causa della gola secca, sentiva un urgente bisogno di bere.

            «Si… sono a Konoha» mormorò raucamente. Il dottore annuì per poi passare qualche minuto a visitare le varie ferite e contusioni che la kunoichi sembrava aver riportato. Le fece qualche domanda sul come si fosse procurata quelle ferite e come avrebbe dovuto medicarle una volta dimessa. Poco prima di andarsene poi la avvisò che aveva una visita.
La ragazza alzò la testa dubbiosa osservando un ragazzo poco più giovane di lei che entrava con passo leggermente incerto.

            «Hikaru! Se non venivo di persona non vi avrei mai creduto» esclamò il ragazzo sorridendo gentile.
I capelli scuri raccolti in una coda e la cicatrice lungo il naso fecero scattare un pensiero nella mente della mora che sorrise a sua volta.

            «È bello rivederti Iruka» rispose a mezza voce.
            «Non posso proprio dire lo stesso di te. Quasi una settimana in coma… mi è venuto quasi un colpo quando mi avevano detto che la tua squadra aveva fatto ritorno» ammise in un sospiro, poggiandosi al muro vicino la finestra.
            Una settimana in coma, non si aspettava una notizia del genere; si chiese se i suoi vecchi compagni di team fossero al corrente del suo ritorno, avvertiva una pesante nostalgia di loro e del suo maestro. Ripensandoci, Iruka era sicuramente l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere, non che non andassero d'accordo, semplicemente aveva inconsciamente sperato di vedere il suo dolce fratellino.
Il moro attirò l’attenzione della ragazza con un sospiro, allontanandosi dalla finestra poggiò sulla sedia vicino il letto un borsone che aveva tenuto per tutto il tempo in spalla.

            «Prima che me ne dimentichi questo è per te. Yoshi me lo ha dato poco prima che venissi qui» disse avvicinandosi alla porta pronto ad andarsene.
            «Come sta?» chiese d’impulso Hikaru non appena ebbe udito quel nome.
Iruka la guardò per un attimo, uno sguardo che non l’aiutò molto a capire cosa stesse passando per la testa dell’amico.

            «Sta… bene. È un bravo ragazzo e ha la testa apposto, ma al momento credo abbia i nervi a fior di pelle» ammise mestamente il chunin distogliendo lo sguardo e alludendo al lungo periodo di assenza.
            Hikaru annuì pensierosa mentre il silenzio calò nella stanza. Pochi minuti dopo il chunin si congedò con un saluto, lasciando la kunoichi nelle mani delle infermiere. Fu dimessa in tarda mattinata con una spessa fasciatura lungo la gamba sinistra e un paio di stampelle per aiutarla negli spostamenti.
Non le sembrava vero, ancora non riusciva a credere di essere arrivata viva all’interno del villaggio. Una volta stata dimessa, rimase per qualche minuto a fissare la porta a vetri che conduceva fuori dall’ospedale. Represse il groppo che iniziava a sentire nascere in gola, afferrò più saldamente le stampelle e con passo incerto si avviò verso l’uscita.
Istintivamente fu costretta a socchiudere gli occhi a causa del caldo sole primaverile che iniziava a battere forte a quell’ora del giorno. I primi suoni che udì furono un gran vociare di adulti e bambini.

            Rimase per qualche secondo ad osservare tutto il villaggio che non le sembrava poi tanto cambiato da quando se n’era andata. Notò che alcuni edifici erano molto più recenti, ma nel complesso le sembrava essere rimasto tutto uguale.
Con la coda dell’occhio una figura abbastanza alta catturò la sua attenzione; l’uomo dal volto parzialmente coperto da una maschera alzò lo sguardo verso di lei, ripose il libro che teneva tra le mani nella tascapane e si avviò nella sua direzione.

            «Hey» sussurrò l’albino alzando la mano in segno di saluto.
Hikaru rimase per un attimo in silenzio fissando quel ninja che non sembrava essere cambiato molto nel corso degli anni.

            «Hey…» rispose lei leggermente incerta guardando la buffa chioma albina che le aveva sempre strappato un sorriso.
            «Hai fame? È quasi ora di pranzo, se ti va potremmo andare da Teuchi» propose Kakashi mettendo le mani in tasca e iniziando ad incamminarsi, si fermò solo per qualche attimo per permettere alla kunoichi di affiancarlo.
            Camminarono per qualche minuto in completo silenzio, Hikaru procedeva a passo incerto sorretta dalle stampelle completamente immersa nei propri pensieri; osservava incantata tutto il villaggio, ogni antro, ogni vicolo, tutto attirava la sua attenzione. Riconosceva parecchi di quei luoghi che notava con piacere essere rimasti immutati, mentre in altri c’era qualcosa di diverso e a volte completamente nuovo.
Kakashi ogni tanto le rivolgeva occhiate divertite quando si girava per controllare che la ragazza gli fosse ancora vicino, la osservava alzare lo sguardo ad ogni piccolo rumore con il volto assorto nel perdersi in quei futili dettagli. Qualche espressione di stupore e dei piccoli sorrisi incerti che le accentuavano i lineamenti delicati, lo facevano sorridere da sotto la maschera.
Il Jonin sentiva il cuore stranamente leggero, vederla in piedi e in salute lo aveva rincuorato poiché da quando era stata ricoverata incosciente, un fastidioso senso di pesantezza gli gravava sul petto.
Avevano camminato per qualche minuto in completo silenzio, non sentendo la necessità di rompere quel delicato equilibrio creatosi.

            «È così raro vederti in compagnia di qualcuno?» domandò curiosamente Hikaru, dopo essersi sentita più di uno sguardo puntato addosso da quando era in compagnia del copia ninja. Vide Kakashi scrollare di poco le spalle.
            «In compagnia di una donna si» rispose poi noncurante, generando una piccola risata divertita nella ragazza dietro di lui.
            «Con i libri che leggi farai la fine di…» la parola le morì in gola, facendo girare di poco l’albino che non aveva più avvertito i passi della kunoichi dietro di lui.
            Con la coda dell’occhio, Kakashi notò due ninja con gli inconfondibili occhi del clan Hyuga fissare con insistenza la ragazza poco dietro di lui. Hikaru non appena notò i due uomini avvertì il fiato morirle in gola, non conosceva direttamente quei due ma sapeva che erano membri del clan Hyuga. Il groppo che sentiva in gola andò via via a raggelare ogni singolo arto del suo corpo; non poté fare a meno di rimanere incatenata in quello sguardo gelido che non le trasmetteva altro che il vuoto.
Non facevano trasparire alcuna emozione, semplicemente le fissavano con insistenza l’occhio destro: l’unica caratteristica che accomunava Hikaru a quel clan.

            L’attenzione della ragazza venne distolta da una mano posatale delicatamente sulla spalla destra, Kakashi le fece un cenno e lentamente continuarono a camminare lungo la strada. Il silenzio tra i due continuò finché non venne interrotto da alcune urla provenienti da una stradina alla loro destra, entrambi fecero appena in tempo a spostarsi che una chioma bionda li sorpassò come un fulmine finendo però con l’inciampare in una delle stampelle di Hikaru. Il ragazzo rimase inerme a terra, per poi alzarsi in tutta fretta puntando un dito contro la ragazza.
            «Dannazione, fai attenzione a dove metti quei cosi! Sono let…» il biondo non finì la frase che riconobbe in un secondo chi aveva di fronte.
            «Capitano!» esclamò poi il giovane sorpreso, stringendo Hikaru in un abbraccio improvviso e inaspettato.
            «Piano Kohaku, sono ancora convalescente» disse sorridendo la ragazza e dando una leggera pacca sulla spalla del giovane ANBU.
            «L’Hokage mi aveva avvertito che eri ritornata, ma non pensavo ci avresti messo così poco tempo. Voglio sapere cos’è successo!» disse poi, eccitato all’idea di sapere l’esito di quella missione.
            «Mi daresti anche modo di nascondermi per qualche ora da mia madre, credo mi stia cercando in tutto il villaggio» aggiunse poco dopo, guardandosi intorno con circospezione.
La kunoichi sorrise il più giovane membro della sua squadra rimanere spaventanto dall’ira del genitore.

            «Non posso dirti nulla mi spiace. Devo prima fare rapporto all’Hokage, conosci la procedura» si scusò lei abbassando di poco la testa.
Il ragazzo parve rattristarsi alla notizia, ma riprese rapidamente il sorriso e l’entusiasmo di poco prima.

            «Uffa! Allora andiamo a mangiare qualcosa, ho una voglia matta di Takoyaki» esclamò sorridente prima di voltarsi ed accorgersi di Kakashi dietro di lui.
Il ninja era rimasto ad osservare con una punta di divertimento la scena senza dare segno della propria presenza, aveva squadrato in pochi secondi il giovane ANBU riconoscendolo come un membro della squadra di Hikaru. Era giovane ma piuttosto in gamba, lo aveva incrociato diverse volte anni prima quando era ancora un novizio in quella squadra.
Appena accortosi di Kakashi il giovane sbiancò.

            «N-non l’avevo vista maestro Kakashi, mi dispiace da morire! Non volevo mancarle di rispetto» si scusò frettolosamente Kohaku grattandosi la testa con fare nervoso.
L’agitazione del ragazzo fece sorridere Hikaru che, conoscendo Kakashi, sapeva bene quanto non gli dispiacesse in realtà passare inosservato in molte occasioni.
Il copia ninja liquidò con tranquillità e una scrollata di spalle la questione di cui non gli importava minimamente; Kohaku dunque decise di lasciare da soli i due Jonin e andarsene con qualche suo amico; perciò, si girò verso il suo capitano e si congedò con un sorriso.

            «Non intendevo disturbare il tuo appuntamento, capitano. Tolgo immediatamente il disturbo» salutò il biondo con un veloce inchino per poi dissolversi e sparire tra le strade del villaggio.
                        Hikaru rimase per un attimo senza parole, non aspettandosi una reazione tanto concitata da parte del ragazzo; non fu tanto per il commento in sé, ma per la naturalezza con cui lo disse che le fece strabuzzare gli occhi per qualche secondo.
Kakashi d’altra parte, pur sorridendo alla spontanea ingenuità del ragazzo si sorprese di provare una piacevole sensazione dopo aver udito quell’innocente frase. In effetti, non gli dispiaceva affatto tornare a passare qualche ora con una vecchia conoscenza, il cui stomaco aveva deciso di protestare ferocemente dopo il lungo periodo di digiuno.

            «Scusa…» mormorò Hikaru distogliendo lo sguardo imbarazzata.
Kakashi rise per qualche secondo prima di tranquillizzarla, insieme poi, si diressero verso l’Ichiraku che cominciava a riempirsi di gente. Il locale non era ancora del tutto pieno, ma non essendo molto grande non ci mise molto tempo a diffondersi un allegro chiacchiericcio; una volta seduti al bancone, Hikaru lasciò vagare lo sguardo sui volti delle persone presenti. Ne riconobbe molti, alcuni li riconobbe a stento a causa degli anni passati.

            Da quando si erano incontrati fuori dall’ospedale Kakashi non aveva parlato molto, lasciando la kunoichi esplorare e dandole il tempo di riadattarsi ad una vita più tranquilla; pur senza parlare molto il copia ninja passò diversi minuti ad osservarla nei minimi dettagli.
Il naso regolare, solcato per metà da una vecchia cicatrice che percorreva la guancia sinistra, si arricciava leggermente quando percepiva odori intensi o il buon profumo della cucina di Teuchi; lo sguardo che passava da un punto all’altro del locale e che si illuminava quando riconosceva qualcosa a lei familiare.
Ordinarono entrambi due ciotole di ramen, nonostante il tepore del Sole fosse presente le temperature erano ancora abbastanza basse.

            «Ho davvero voglia di dango» sospirò Hikaru ringraziando poi la mora che le stava porgendo una ciotola fumante di ramen.
            «Se vuoi ne possiamo prendere un po’ più tardi» propose Kakashi di rimando aspettando qualche minuto affinché il cibo si raffreddasse.
            «Come sono quei ragazzi?» chiese dopo un po’ la ragazza alzando lo sguardo su un gruppo di giovani Genin poco distanti da loro.
Non pensava che Kakashi sarebbe finito con l’essere maestro di un team, con il carattere e le aspettative che aveva, quei ragazzini dovevano essere davvero in gamba.

            «Sono giovani e inesperti» rispose inizialmente lui senza alzare lo sguardo nella sua direzione, «però hanno talento ed imparano in fretta, in un modo o nell’altro» concluse poi con una nota di soddisfazione e orgoglio nella voce. Hikaru annuì prima di tornare a finire il proprio pasto.
Passarono una decina di minuto in silenzio e una volta finito si accorsero che il via vai di ninja era molto diminuito.

            «Non penso di avere più voglia di dango, sono completamente piena» disse con un sorriso la mora mentre poggiava le bacchette all’interno della ciotola.
Kakashi concordò osservandola un attimo mentre si fermò a fissare un punto alle sue spalle come incantata. L’albino segui il suo sguardo e vide tre ragazzi poco meno che ventenni entrare nell’Ichiraku. Una ragazza dai capelli scuri raccolti in due code basse che discuteva con uno dei due ragazzi, il terzo invece li osservava divertito. Aveva corti capelli scuri dai riflessi ramati e fissava i due amici litigare con i suoi occhi scarlatti.

            Hikaru rimase ad osservare il ragazzo per qualche attimo, rimasta subito attratta da quei corti capelli mossi, finché anche lui non incrociò per caso il suo sguardo.
Il sorriso sul viso del giovane andò via via scemando fin quando i due amici che erano con lui, accortisi del suo silenzio, seguirono con la testa l’oggetto del suo interesse. Squadrarono per qualche attimo l’ANBU per poi virare la loro attenzione all’amico e sussurrargli qualcosa.
Nell’arco di pochi secondi alcune urla provenienti dall’Ichiraku si diffusero nell’aria mentre i passanti videro qualcuno uscire mentre evitata con difficoltà i colpi di kunai inferti da un giovane ragazzo.

            La kunoichi non ebbe molto tempo per ragionare che si ritrovò istintivamente ad evitare un kunai diretto alla sua spalla, balzò in piedi tenendosi saldamente ad una stampella in modo da non perdere totalmente l’equilibrio. I colpi che il giovane continuava a mandare non avevano intento omicida ed erano molto lenti e prevedibili; ad un certo punto però, distrattasi per un attimo non vide il ragazzo che gli si lanciò addosso facendo finire entrambi per terra.
Hikaru gemette a causa della fitta alla schiena e alla gamba infortunata, tentò di reggersi sui gomiti ma senza successo; qualcosa di pesante gli gravava sul petto tremando impercettibilmente. Sbatté per un attimo le palpebre prima di abbassare lo sguardo e passare delicatamente la mano sinistra sopra quella corta e morbida chioma ramata. La kunoichi mosse delicatamente la mano sopra la testa del ragazzo che aveva il viso premuto sul petto di lei mentre le stringeva febbrilmente la maglietta.

            «Perché non ti sei fatta sentire?» singhiozzò debolmente con una nota di rabbia che andava sfumando nella tristezza.
            «Mi dispiace di aver rotto la promessa, piccolo» si scusò docilmente lei mentre smetteva di accarezzargli i capelli.
La scena venne osservata da Kakashi che non si era mosso minimamente da dove era seduto e, molto più sbalorditi, i due compagni di squadra di Yoshi che osservavano senza parole la sua reazione.
Non avevano avuto il tempo di chiedergli cosa stesse succedendo che era sparito in un battito di ciglia.
Kakashi d’altra parte si era aspettato una reazione del genere, in un certo senso di ritrovò a comprendere se non quasi a giustificarlo; rimase tuttavia attento che non esagerasse con l’aggravare la salute ancora cagionevole di Hikaru.
Yoshi ascoltò quelle parole con il cuore colmo di nostalgia, gli era mancata terribilmente e si era lasciato andare alle emozioni del momento che lo avevano sopraffatto una volta vista l'ANBU.

            Dopo qualche battito di cuore alzò la testa per incrociare quello sguardo uguale si suoi. Sentiva gli occhi pungere, sapeva di essere prossimo alle lacrime ma non gli importava, voleva rivedere il suo viso da anni. Ed eccola li infatti, nonostante l’occhio destro fosse come quello degli Hyuga, il sinistro era come i suoi: scarlatti e pieni di lacrime.
La ninja aveva un'espressione dolce, come una madre a cui sono mancati i figli per troppo tempo. Rimasero molto a guardarsi negli occhi senza parlare, Yoshi non l'aveva ancora completamente perdonata poiché la sua lunga assenza si era purtroppo fatta sentire.
Il ragazzo abbassò lo sguardo ma senza alzarsi dal corpo della sorella.

            «Non ti sei fatta sentire per tre anni. Ti credevo morta» mormorò Yoshi con una nota di rabbia nella voce.
Quella frase strinse il cuore a Hikaru che, pur non aspettandosi un saluto caloroso, non pensava di aver procurato un tale risentimento al suo fratellino.

            «Abbiamo avuto dei problemi, non potevo comunicare con nessuno. Era una situazione delicata, Yoshi» tentò di giustificarsi debolmente lei, che non poté fermare il fratello dall’alzarsi di malo modo e mormorare contrito. «Gli ANBU sono sempre venuti prima per te»
Hikaru non tentò nemmeno di ribattere, lasciandolo andare via rapidamente seguito dai suoi compagni di squadra che le rivolsero uno sguardo dispiaciuto.
Pochi secondi dopo che Kakashi le porse una mano e l’aiuto ad alzarsi, Hikaru di pulì i vestiti dalla polvere e accettò di buon grado la seconda stampella.

            «Vedrai che gli passerà, è solo scombussolato dal tuo ritorno» la rassicurò Kakashi, ben sapendo che ogni tentativo di rassicurazione sarebbe stato più che inutile. Non poté tuttavia rimanere impassibile a guardare, sapeva che la ragazza non meritava un trattamento simile soprattutto dopo essere stata dimessa da poco.
            «Penso… penso tu abbia ragione» mormorò lei assorta nei propri pensieri mentre rivolse uno sguardo rattristato in direzione dell’albino.
Kakashi, non ben consapevole di cosa lo spinse, si avvicinò e la strinse in un abbraccio veloce; la kunoichi poggio la testa sul suo petto con un sospiro, in qualche modo avrebbe ripreso i rapporti col fratello.

            I due decisero di passare il resto del pomeriggio passeggiando con calma per il villaggio; passarono per alcuni vicoli in cui entrambi avevano passato del tempo con i loro amici quando erano più piccoli.
Parlarono del più e del meno con Hikaru che poneva domande sinceramente interessate sul team 7, Kakashi vi rispose in modo diretto e non indagò a sua volta sugli eventi degli ultimi anni, ben conoscendo il silenzio che gli ANBU devono seguire riguardo le missioni.

            La sera arrivò in fretta ed entrambi su accorsero di aver passato dopo molto tempo una piacevole e serena giornata.
            «Grazie di tutto, davvero»» gli disse Hikaru d'un tratto tenendo lo sguardo diretto sulle fronde di un albero sopra di loro, che si muoveva al ritmo leggero del vento.
Kakashi sorrise da sotto la maschera ricordando tutte le volte in cui, dovendo ringraziare qualcuno, la ragazza aveva sempre distolto lo sguardo. Le osservò il viso e gli occhi che lasciavano trasparire la gentilezza che la caratterizzava nei modi, quindi lui spostò lo sguardo nella sua direzione, rimasti a fissarsi per qualche battito di ciglia prima di sorridere entrambi divertiti.

            «Credo sia ora di tornare a casa, se vuoi ti accompagno» si stiracchiò pigramente il Jonin, pronto a tornare a casa.
Hikaru negò sorridendo, «Se non si è spostata, credo di essere in grado di tornare da sola. E poi, se conosco ancora un po' Yoshi sono sicura sarà crollato dal sonno saltando la cena» rispose lei divertita prima di salutare con la mano il ninja e avviarsi verso casa.

            Kakashi la salutò di rimando, rimase poi a osservare il tramonto per qualche minuto nel tentativo di razionalizzare i sentimenti contrastanti che sembravano essergli nati nel petto da una settimana a quella parte.
Scosse la testa e sospirò, piegando poi le labbra in un sorriso; si diede dello stupido per averlo realizzato con tanto ritardo.


--- Note ---
Dovrò sbrigarmi a scrivere gli altri capitoli prima di finire quei pochi che avevo già pronti, se mai mi deciderò di finirla con il procrastinare all'infinito.
Tornando alla storia spero che vi stia piacendo, almeno ora che i personaggi iniziano a prendere un po' di forma muovendosi anche all'interno del villaggio. I primi capitoli potrebbero essere alquanto lenti ma con il casino di sottotrame era quasi inevitabile, muoversi in un ambiente quasi del tutto nuovo è più dura di quanto pensassi ma in qualche modo questa storia avrà una fine e verrà conclusa, penso in un massimo di venti capitoli o giù di lì.
Come sempre, alla prossima settimana!

 
   
 
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