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Autore: KikiShadow93    04/09/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare ci tengo a ringraziare di cuore Chimera__, Celeste98 e _Cramisi_ per aver recensito lo scorso capitolo e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 24 e 25💛

𝟛𝟝. 𝒰𝓃 𝓈𝑜𝓉𝓉𝒾𝓁𝑒 𝑒𝓆𝓊𝒾𝓁𝒾𝒷𝓇𝒾𝑜 𝓈𝓅𝑒𝓏𝓏𝒶𝓉𝑜




Radish non si era mai svegliato sulla spiaggia.
Si era svegliato in anfratti usati come rifugio di fortuna in mezzo alla boscaglia, o magari sdraiato in alto su un ramo per sicurezza; si era svegliato anche in mezzo alle macerie dopo aver distrutto tutto ciò che lo circondava in uno scontro. Mai una sola però si era svegliato sulla spiaggia, col Sole caldo che gli riscaldava la pelle e il rilassante rumore dell’oceano di sottofondo.
Deve ammettere che tutto sommato non è una brutta sensazione. Forse ciò è dovuto anche al fatto che si sente mezzo stordito, pur non capendone il motivo.
Cosa ha fatto di tanto faticoso da ridursi così? Cosa può aver mai combinato di tanto devastante per corpo e mente da non riuscire neanche a trascinarsi in casa a dormire? Di certo non si è ubriacato, non è il tipo. Anzi, forse lo sarebbe pure considerato quanto tempo passa anche col Quartetto ma, considerando tutti i casini che sta vivendo ultimamente, non può permettersi di abbassare la guardia in quel modo.
Ma allora perché si trova a pancia in giù su una coperta chiara, il corpo nudo coperto da una seconda coperta dalla vita in giù e col cervello che ondeggia nel cranio?
Ha discusso con Sherry il pomeriggio prima. Hanno discusso un po’, si è risentito parecchio ed è andato a sfogarsi in palestra, lo ricorda. È poi andato a cercarla, gli è venuto un infarto perché era sparita e l’ha poi trovata in spiaggia. Gli aveva preparato una bizzarra cena a base di panini con burro di arachidi e marmellata e latte freddo per far pace, e lui l’ha adorata. Era un qualcosa di infantile ma anche incredibilmente dolce da parte di una donna che non è poi troppo capace di mostrare affetto, come poteva non adorarlo?
Poi si sono come dichiarati nuovamente l’uno all’altra, lo ricorda. Così come ricorda la loro passione sbocciata ad alta quota, i suoi baci voraci e bollenti che per poco non gli facevano perdere completamente il lume della ragione, e poi…
Ecco, ora si spiega il dolore che prova alla spalla. Anzi, non dolore, è più un forte intorpidimento.
Pensandoci un istante, Radish si rende conto che sì, in vita sua è sempre stato parecchio impulsivo ma che la situazione gli è come sfuggita di mano con l’arrivo di Sherry. Prima di lei non avrebbe mai pensato di comportarsi come ha fatto.
L’ha conosciuta quasi tre mesi prima e subito ha pensato bene di seguirla nel bosco e sbatterla contro un albero per baciarla, giusto perché lei poco prima aveva sgozzato un uomo col collo rotto di una bottiglia e stuzzicarla gli pareva un’idea divertente. Poi l’ha seguita ancora, l’ha messa alle strette per avvicinarla e, dopo esserci quasi uscito di testa, c’è andato a letto. Doveva essere solo sesso, ma non lo era neanche per sbaglio; in pratica vivevano insieme, malgrado lei lo negasse. Tempo un mese da quando si sono conosciuti e sono andati a vivere davvero insieme, solo per poi trasferirsi in una casa più grande e fidanzarsi in modo ufficiale. Ed ora eccolo qui, steso in spiaggia con il cervello che gli scivola giù dalle orecchie dopo essersi scambiati il Morso, vincolo matrimoniale degli Spettri, un qualcosa per la quale non esiste assolutamente il divorzio. E tutto questo in circa tre mesi da quando la conosce! Se non è essere impulsivi questo, davvero non sa cosa possa esserlo.
Ma, forse, non è solo una questione di impulsività. È innamorato, follemente innamorato, e non voleva più perdere tempo, voleva che tutti potessero sapere dopo un primo sguardo che si appartengono e, forse, voleva pure fare un qualcosa che non fosse stato profetizzato dal lupo fantasma, qualcosa che gli desse la certezza che la sua vita non è stata programmata a tavolino, che quello che li lega è vero.
Può essere tutto plausibile, ma può anche essere solo impulsività. Non gli interessa, però. Sotto al Sole sta troppo bene, il rumore delle onde lo rilassa davvero; perché raccapezzarsi su questa faccenda? Ormai è fatta, inutile rimuginarci tanto, dal Morso non si può proprio tornare indietro.
Spera che pure sua moglie sia dello stesso parere, perché calmarla adesso potrebbe essere alquanto ostico e il suo simpaticissimo cognato potrebbe usarlo come pretesto per giocargli un colpo basso. Letteralmente basso, tipo l’evirazione mentre dorme. Sarebbe pure capacissimo di aspettare per mesi - forse anche anni! - il momento adatto, quello in cui ha finalmente abbassato un minimo la guardia solo per fargli una cosa simile.
No, meglio controllare subito che Sherry sia tranquilla e felice della loro scelta, se così la si può definire, e poi escogitare un metodo per comunicarlo anche a lui senza mandarlo troppo in bestia.
Allunga un braccio all’indietro, incapace di compiere altri movimenti tanto si sente spossato, ma quando non la trova al proprio fianco le energie gli tornano tutte in un colpo. Scatta quindi a sedere e si volta, trovando il posto accanto a sé vuoto.
La sua capacità di sparire nel niente è sorprendente, oltre che frustrante.
Sente uno strano senso di inquietudine irradiarsi dolorosamente nel petto quando nota degli strani segni nella sabbia smossa, come se fosse avvenuto un feroce combattimento.
Il senso di inquietudine lascia velocemente posto alla paura più nera da un secondo all’altro: lui era K.O., Everett era in giro chissà dove, se l’avessero portata via?
«SHERRY!»
Non si è neanche reso conto di essere scattato, semplicemente un secondo prima era seduto sulla coperta, quello dopo era in piedi a cercarla freneticamente con lo sguardo.
La richiama ancora a gran voce ma, prima che abbia il tempo di alzarsi in volo per ampliare il raggio di ricerca, delle fresche goccioline d’acqua gli cadono sulla testa. Non c’è però neanche l’ombra di una nuvola, neanche in lontananza, il che lo porta automaticamente ad alzare la testa.
«Ma che…?»
Zanne.
Enormi zanne bianche a pochi centimetri dagli occhi.
Alle enormi zanne bianche segue un tartufo scuro ed umido, poi due grandi e conosciuti occhi color rubino.
Si volta, incredulo, ritrovandosi di fronte il corpo mastodontico di un lupo nero e bianco che lo fissa con aria attenta e, ne è oltremodo sicuro, divertita.
«Peggy!»
Sherry scatta, salta su tutte e quattro le zampe con fare euforico, gira su sé stessa tenendo il posteriore quasi a terra, le orecchie che si appiattiscono contro la testa e poi scattano in alto in continuazione.
Si è svegliata circa due ore prima, il corpo più dolorante del normale, la testa che pareva sul punto di esplodere ed un assai conosciuto ronzio nelle orecchie.
Era una sensazione piacevolmente conosciuta, un qualcosa che non pensava di poter provare di nuovo tanto velocemente, così si è trascinata di lato per sicurezza. Poteva essere solo un’illusione ma comunque non poteva rischiare di mutare e spiaccicare Radish sotto la sua mole mentre dormiva.
Si è trascinata nella sabbia, la meravigliosa sensazione delle ossa che fremono prima di spezzarsi, della pelle che si tende fino oltre il limite… ha pensato che sarebbe stato bello mutare, ed eccola a rotolarsi nella sabbia appena tiepida, le lunghe zampe bianche e nere che si tendevano verso il cielo.
Non ha capito più niente, è schizzata in avanti ed ha cominciato a correre, facendo più e più volte in giro dell’isola, buttandosi in mare, saltando ovunque.
Aveva pensato di andarsene a caccia sulla terraferma, ma prima era necessario che anche Radish la vedesse, che gioisse con e per lei. Ha provato quindi a svegliarlo con un paio di musate contro la schiena, ma non ha sortito alcun effetto. Fino a pochi minuti prima, quando ha cominciato a grugnire infastidito dalla luce, non dava proprio alcun segno di vita.
Ma adesso è sveglio e la sta guardando con un sorriso così sfavillante da accecarla.
Spinta dall’entusiasmo, carica il peso sulle zampe posteriori, balza in avanti e lo spinge in acqua, facendolo cadere di schiena. Poi salta, lo schizza, salta ancora e si rotola nell’acqua fredda.
Non riesce a stare ferma, il cuore le batte così forte nel petto da essere quasi doloroso, ed è la sensazione più bella di tutte.
Radish, euforico tanto quanto lei, si alza di scatto e l’afferra per il collo non appena gli è possibile, atterrandola. È vero, la sera prima hanno fatto una cosa assurda e sicuramente troppo affrettata, ma dove sta il problema quando è capace di renderlo così felice?
Giocano in acqua, si schizzano e si rincorrono anche a nuoto, sempre più a largo. Radish si piazza pure sulla sua grossa e forte schiena, immerge le dita nel vello, le tira giocosamente le orecchie e non smette di sorridere neanche quando la lupa si immerge.
È come trovarsi in un sogno, adesso. I corpi sono sospesi nell’acqua fredda, tutto si muove lentamente, i problemi sono lontani, dimenticati. E tutto cambia ancora quando Sherry riprende sembianze umane e fluttua in cerchio con lui, le dita intrecciate ed infine le labbra unite.
Riemergono solamente quando ormai sono totalmente a corto di ossigeno e i polmoni cominciano a bruciare dolorosamente, ma anche a quel punto Radish non ci pensa proprio a lasciarla andare. Può farle tutto ciò che vuole adesso, senza più il rischio di farle fisicamente male e, soprattutto, senza più quell’angosciante problema della gravidanza. In fondo finché non entrerà in calore non potrà fisicamente concepire, lo sanno per certo anche perché in caso contrario adesso al dolce pupo della discordia mancherebbe giusto un mese e mezzo circa per venire al mondo.
Può farle tutto, ora. Può stringerla, morderla, graffiarla, strattonarle la testa all’indietro tirandole i capelli, spingersi in lei fino a farla urlare e poi ricominciare da capo, mescolare e unire i singoli gesti. Può dimostrarle a livello fisico, quello che sicuramente gli riesce più spontaneo e semplice, ciò che prova per lei.
Escono infine dall’acqua quando le dita cominciano a raggrinzirsi ed impallidirsi sul serio, spinti più dalla fame che dalla reale voglia di andarsene da lì. Sicuramente per entrambi l’acqua non è il posto preferito per consumare, ma non possono proprio lamentarsene.
Fanno appena in tempo a raggiungere la sabbia più calda, stretti in un abbraccio dove si scambiano dolci e poco caste effusioni, che uno schiarirsi di voce piuttosto scocciato li riporta alla realtà.
Everett se ne sta lì sulla scalinata, gli occhi ridotti a due fessure sono nascosti dagli occhiali da sole e Sherry, malgrado il ritrovato olfatto, non ha la più pallida idea di ciò che stia provando. Le pare così strano che possa essere arrabbiato dal momento che si è ripresa, ma la sua totale immobilità e i muscoli curiosamente rigidi le suggeriscono proprio quell’opzione.
Non perde neanche tempo a coprirsi con una delle coperte, al contrario di Radish, che subito gli si avvicina spavalda e allegra, mettendogli sotto gli occhi gli artigli scuri e sorridendogli con le zanne in bella mostra.
«Hai visto, Ret? Hai visto ch—»
Impazzito. Everett è totalmente ed irrimediabilmente impazzito.
Quale altra spiegazione potrebbe trovare Radish di fronte alla scena che gli ha appena offerto? Ha colpito Sherry in pieno volto, l’ha ribaltata all’indietro con un pugno e l’ha fatto senza battere ciglio né prima né dopo.
«Ma che cazzo ti dice la te—»
Forse più che impazzito è risentito per qualcosa, sennò perché colpire pure lui allo stomaco? Oltretutto, quello ad essere in qualche modo impazzito è proprio Radish perché, stupidamente, non aveva preso in considerazione la prevedibile possibilità che potesse rigirarglisi contro.
Cerca di darsi una risposta ed anche di non scattare a sua volta per ucciderlo a mani nude, non dopo quello che ha fatto e che deve provare a farsi perdonare, ma tempo un paio di secondi e ci pensa proprio Everett a chiarirgli il punto.
«Così tu impari a suicidarti e tu a non farti gli affari tuoi.» Pure lui fu colpito da Darko, anche se la sua fu solo una sberla. Lo fece perché non si era difeso davvero, non ci aveva neanche provato, e questo per il maggiore era inaccettabile.
«L’altro picchia più duro di te?» Bofonchia il Saiyan mentre si rimette in piedi, l’addome assai dolorante. Si era dimenticato della sua forza a causa di tutti i recenti e bizzarri avvenimenti, ma ora sicuramente se ne ricorderà.
«Oh, sì…» Afferma Sherry al posto del fratello, una volta che le si sono rimesse a posto le gengive. Allunga poi una mano al compagno per farsi aiutare a tornare in piedi, guardandolo con aria un poco scettica. Certo che Jäger picchia più duro, che domande sono? In caso contrario che motivo avrebbe avuto Everett per non andare subito ad ucciderlo? Un modo per portarlo allo scoperto lo avrebbe trovato, quindi se non l’ha fatto è ovvio che l’altro è più forte.
«Sempre meglio…» Borbotta in tutta risposta, lanciandole contro una coperta mentre la spinosa conversazione del giorno prima riprende forma nella sua mente.
«Non hai niente da dirci?»
Si ridesta dai propri pensieri al cinguettio della compagna - della moglie! -, ed un sorriso gli increspa le labbra del vederla mostrargli con tanto orgoglio la nuova cicatrice sulla clavicola. È più rosea delle altre, come se dovesse rimanere sempre ben in vista.
Beh, lei l’ha sicuramente presa benissimo!
«Vuoi le congratulazioni per aver sposato un idiota?»
Lui un po’ meno…
«E anche un regalo, se è per questo.» Sherry non si fa certo rovinare l’umore dalla riottosità del fratello, tanto meno si azzarda anche solo ad abbassare un poco lo sguardo. Lo tiene bensì puntato fermamente nel suo, un sorriso arrogante a curvarle le labbra carnose.
Che lo voglia o no, adesso anche sono parenti, prima se lo mette in testa meglio è!
«Vedrò di inventarmi qualcosa.» Sibila velenoso, cosa che non fa capire troppo bene ai neo-sposi se si riferisse al regalo o, forse più probabilmente, ad un modo per separarli. O per uccidere Radish.
Con Everett non si sa mai, è sempre meglio stare sul chi vive quando è nervoso, sopratutto è bene che lo faccia chi non solo va a letto con sua sorella - la stessa che considera coma una figlia - ma che se l’è pure sposata.
«Ora rivestitevi, lasceremo casa entro mezz’ora al massimo.»
In un normale rapporto tra Sovrano e Beta, questo genere di confidenze non sono ammesse di fronte a nessuno. Loro due da soli possono dirsi e farsi ciò che vogliono, anche comportarsi come due bambini se la cosa li rende felici e li diverte, ma anche di fronte alla famiglia reale il comportamento dovrà sempre essere quanto più esemplare possibile, e di certo ciò non prevede che sia il Beta a dare ordini. Suggerimenti sì, ordini no.
È per questo, probabilmente, che non ci sono mai stati livelli di parentela o relazioni amorose tra i due, per non minare a questo sottile equilibrio da sempre rispettato. Ma loro stanno facendo come meglio credono su tanti di quei piani che la metà basterebbero, quindi perché non anche in questo caso? Senza contare, inoltre, che pure i futuri Sovrani del Sud hanno mandato a gambe all’aria questa tradizione: lui sarà Re e Nike si era prefissata di divenire la sua Beta dal giorno in cui è venuto al mondo. Voleva essere la prima donna a farcela, voleva surclassare tutti quanti con la propria potenza e c’è faticosamente riuscita; il loro legame di certo non l’avrebbe ostacolata, malgrado abbia sollevato più lamentele. Lamentele che il caro ed esuberante principe ha deciso di alimentare ulteriormente scegliendo un fratello bastardo - Hurricane - come futuro Capitano della guardia, lasciando tutto il Sud di stucco.
«Non possiamo rilassarci almeno fino all’ora di pranzo?» Domanda subito Sherry con tono lamentoso, rimanendo ben al fianco del Saiyan. L’idea che siano ufficialmente marito e moglie la confonde assai, non le sembra vero, un misto tra un sogno e una barzelletta.
«No. Dobbiamo intensificare il tuo allenamento.»
«Non possiamo farlo nel pomeriggio?»
«Non abbiamo tutto questo tempo da perdere. Quando Jäger riacquisterà lucidità, deciderà quale delle due fazioni attaccare per prima, e sono abbastanza sicuro che punterà al Sud. Dovrai essere pronta per dare man forte.»
«Perché?» Radish ha ragione: perché? Lei non ha mai avuto alcun tipo di rapporto con loro. L’unico legame che ha - che il branco ha - con il Sud e la famiglia reale è dovuto a River, che però non ha mai dato alcun segno di volersi immischiare nelle loro questioni. Vuole bene alla sua famiglia, questo è ovvio e scontato, ma non ha mai sentito un reale attaccamento a quei territori, a quella vita. Si sente uno di loro da anni, tanto da scordare spesso e volentieri di far parte lui stesso della famiglia reale.
Perché mai dovrebbe essere proprio Sherry quella che si immischia nelle loro faccende, se non lo fa lui per primo? Certo, Greywind la fece transitare, è anche merito suo se ha ottenuto la tanto agognata libertà, ma ha ripagato il proprio debito non uccidendo il suo bastardo quando invase il suo territorio.
«Perché se riuscisse a conquistarlo sarebbe una tragedia.» La risposta è assai scontata, ed Everett si ritrova a roteare gli occhi al cielo quando si rende conto che i due non riescono a capire «Metti caso che tu riuscissi a batterlo solo dopo la sua conquista del Sud, sorellina: ti ritroverai per le mani un territorio vastissimo che mai ti riconoscerà come reale Regina perché, a quel punto, sarà evidente che avresti potuto evitare il peggio ma non l’hai fatto di proposito.»
Non hanno mai affrontato la questione, ma dal velo gelido che di colpo le ricopre gli occhi entrambi capiscono che no, non vuole parlarne ancora.
Lei ufficiale Regina di un vero Territorio come può esserlo il Nord. Non lo aveva mai preso in considerazione in vita sua. Neanche voleva la carica che ha ottenuto mesi addietro! Ma ora può davvero rifiutare? Se riuscirà ad uccidere Jäger e di conseguenza a spodestarlo, a chi potrà cedere la corona? Everett non la vorrebbe assolutamente, quel posto è pieno solo di ricordi orribili per lui, probabilmente anche più che per lei, e il fatto che non avrà mai eredi legittimi creerebbe solo più problemi. Oltre a lui, però, chi potrebbe mai andare bene? Di certo sono da escludersi gli eredi del Sud, la sua gente non li riconoscerebbe mai e le rivolte sarebbero continue. Ad uno dei suoi, magari? No, decisamente da escludersi. Chi altri resta all’infuori di lei? È l’unica lì in mezzo, oltre a River, ad aver ricevuto l’educazione e l’addestramento necessario. Accettare, però, comporterebbe il dover vivere lì, tra quelle mura maledette e insanguinate…
«Abbiamo bisogno di un alleato forte per evitare danni inutili, e questo alleato non può che essere il Sud.»
«E come la stringiamo l’alleanza se non possiamo avvicinarci a loro?» Il suo tono è scettico, ma l’idea in realtà non le dispiace molto. Un tempo suo fratello ed il principe Blackwood erano legati da una solida amicizia, si volevano sinceramente bene e, per quanto ne sa, l’erede del Sud condivideva in pieno le idee rivoluzionarie di Leila; se riuscissero davvero a sancire un’alleanza, se riuscissero a seppellire l’ascia di guerra ed il principe accantonasse il sicuro risentimento per essere stato tenuto all’oscuro della resurrezione dell’amico, potrebbe pensare ad un qualcosa che calzi loro come un guanto.
Tuttavia ci sono troppi “se” e tanti “ma” in tutto questo, e ciò non l’aiuta di certo a far chiarezza e prendere una posizione solida.
Per sua fortuna, però, in tutta questa confusione c’è sempre Everett, punto solido al quale far sempre riferimento, anche se i suoi modi sono ancora da perfezionare.
«Grazie a Dio hai me, Sherry, sennò non dureresti un quarto d’ora.»
«Adoro queste infusioni di autostima da parte tua, sul serio.»
Le sorride dolcemente, Everett, non troppo sorpreso dalla sua capacità di mantenere i piedi per terra. Per quanto la sua vita sia stata sconvolta negli ultimi tempi, lei è sempre stata una lottatrice, una guerriera che è riuscita a scrollarsi tutto quello schifo e quel dolore di dosso, che ha rialzato la testa e si è ripromessa di non chinarla più. È una donna che si è fatta spazio ed è riuscita a dominare in un mondo dominato dagli uomini, una donna che non ha più intenzione di cedere alcunché a nessuno.
Non abbasserà la cresta neanche con lui, cosa che però non lo farà smettere di tentare di rieducarla. Non abbasserà mai lo sguardo, non abbandonerà il proprio orgoglio, il proprio onore, la propria posizione.
Il suo lavoro, il suo vero lavoro, comincia sicuramente adesso.
«Senti, adesso non pensare a come fare e come non fare, okay? Pensa a rimetterti in forze sul serio e ad allenarti fino a sputare le ossa. Al resto penserò io.»
«In tutto questo non hai fatto le congratulazioni anche a me.» Radish gli si avvicina spavaldo con la vana speranza che provi ad attaccarlo un’altra volta. Non si farà trovare impreparato, non stavolta, e lo rimetterà a cuccia così da smussare un poco quell’ego grande come un pianeta. Ma Everett non ci pensa proprio a malmenarlo ancora, a malapena lo guarda, senza però nascondere rassegnazione, sdegno, disgusto e delusione, e questo gli fa pure più male del pugno nello stomaco di poco prima.
C’è solo un pensiero che adesso attraversa dolorosamente la mente del maggiore: L’unico che, senza neanche rendersene conto, ha la capacità di farla barcollare è solo lui. Bisognerà porvi rimedio.
«Implodi, scimmia.»
Beh, poteva anche andare peggio, pensa con un minimo di sconforto il Saiyan, senza però perdere l’occasione per afferrare per un fianco Sherry e portarsela vicina. Non sa neanche lui cosa lo spinge a compiere gesti di una tale stupidità, l’unica cosa certa è che è un impulso irresistibile.
Non lo sa, certo, nessuno ha mai perso tempo a spiegargli anche questa dinamica, ma non è assolutamente insolito che tra i maschi più dominanti del branco la rivalità sfoci in simili dimostrazioni di potere. Come direbbe Micah, stanno semplicemente facendo a chi ce l’ha più lungo.
I neo-sposi lo guardano allontanarsi, entrambi attenti a qualsiasi più piccolo ed insignificante movimento. Il linguaggio del corpo, in fondo, è importante, osservandolo bene magari riusciranno a prevederne le mosse.
Ma è un trucchetto inutile, l’altezzoso e fiero principe non darà mai loro la possibilità di smascherarlo. Sa che sta facendo seppur, forse per la prima volta, entro un limite piuttosto ridotto e guidato principalmente dalla speranza che, almeno stavolta, la Dea Bendata non abbia intenzione di spostare la benda giusto per sputargli ancora dritto in un occhio. Direi che con quest’ultimo tiro mancino hai già dato a sufficienza almeno per i prossimi cinque anni, che dici?
Sherry, dal canto suo, ormai sa bene che il fratello ha un carattere difficile, spesso chiuso e altezzoso, e che si dimostra buono, gentile e quasi tranquillo unicamente nei suoi confronti, ma sa anche altrettanto bene che Radish non è da meno. È sì cambiato tanto da quando si conoscono, un po’ proprio come lei, ma rimane pur sempre un Saiyan con la miccia corta, e ciò comporta che dovrà tenerli separati quanto più a lungo possibile per evitare una nuova esplosione di rabbia da parte di uno dei due e, forse in dose maggiore, per aver maggior raggio di azione per riuscire nei propri piani.
«Lascio cadere del tutto la nostra discussione di ieri se me lo lasci massacrare di botte, che ne dici?»
Si lascia andare ad una lieve risata e gli allaccia le braccia. Dio… è così sexy!, nel pensarlo il sorriso si allarga e, senza neanche rendersene conto, si appoggia ulteriormente al suo corpo granitico.
«Dico che la nostra sarà una convivenza estenuante!» Sghignazza prima di dargli un tenero bacio, sciogliendosi tra le sue braccia. Quando sono così, in questi teneri momenti di tenerezza e intimità, della Sherry che è esistita per venticinque anni non rimane decisamente più traccia.
Quando si separano, si perde per qualche istante nei suoi occhi neri, ritrovandosi involontariamente a reggersi alle sue spalle.
«Negli alti e nei bassi?»
Sorride anche Radish, intenerito da quei grandi occhioni da cerbiatta che lo fissano speranzosi.
Sono strani, loro due: un momento si saltano alla gola, quello dopo non riescono a trovare la forza per togliersi le mani di dosso, e non sempre ciò è dovuto all’innegabile e strabiliante attrazione fisica che li ha legati all’inizio.
Sono strani, lo saranno sempre, forse arriveranno anche i momenti in cui penseranno di non farcela… ma non per questo Radish ha la minima intenzione di allontanarsi da lei.
«Negli alti e nei bassi.»


Che Sherry fosse una ragazza vorace lo sapevano entrambi. Radish ha più volte affermato che per chiunque sarebbe più economico portarla a fare shopping che non a cena fuori, ed ha sempre trovato l’appoggio di tutti quelli che la conoscono. Ma stavolta ha davvero superato ogni limite.
Un orso.
Si è tirata giù un intero orso nero di circa 140 chili.
Se l’è tirato giù con tutte le ossa, i denti e gli artigli, lasciando giusto qualche ciuffo di pelliccia qua e là.
Everett è rimasto da una parte shockato dalla straordinaria capacità del suo stomaco di dilatarsi oltre ogni limite, e dall’altra disgustato proprio da ciò. Non che lui ci andò più leggero durante il suo primo pasto dopo essersi ripreso, ma di certo non trangugiò 140 kg di carne.
Gli Spettri mangiano molto, è vero, ma in genere tirano giù non più di 50/60 kg di carne quando sono davvero affamati, ma 140 kg è una cosa fuori dal mondo pure per il più ingordo e affamato esemplare mai visto prima.
Quando, durante il loro pranzetto, Everett ha allungato il muso per divorare una parte di interiora che erano fuoriuscite come in più di un’occasione aveva già fatto con lei, si è dovuto ritrarre assai velocemente per evitare che le sue zanne gli si conficcassero nel setto e forse anche nell’orbita.
Gli ha pure mostrato i denti, qualche secondo dopo, fulminandolo con gli occhi vermigli senza però allontanare neanche per un secondo le fauci dalla carcassa.
Ha sbuffato, Everett, si è ripulito con la lingua il labbro superiore da un rivolo di sangue ed è poi andato a prendersi un altro piccolo mammifero nelle vicinanze, lasciandola sola con Radish.
Chiunque al mondo, forse proprio nell’Universo e solo con rarissime eccezioni, sarebbe rabbrividito nel vedere la propria donna con il muso conficcato nel ventre di un orso, sollevare e reclinare la testa all’indietro per lasciarsi scivolare enormi tranci di carne giù per la gola, lappare all’interno del corpo martoriato o per terra le pozze di sangue versato, ma non Radish. A lui non ha fatto particolarmente effetto, al massimo si è ritrovato a pensare, per la prima volta, che era addirittura buffa.
Ai suoi occhi non era più il mastodontico lupo scuro capace di fracassargli il cranio con la mandibola tipo tagliola, no: era come un grosso e vivace cucciolo affamato che dopo tanti giorni di digiuno ha finalmente la possibilità di riempirsi lo stomaco come si deve.
Ora, dopo tanto tempo, Radish ha di nuovo la possibilità di rivederla correre su quattro zampe, di sfrecciare tra la vegetazione, saltare sui fianchi scoscesi delle montagne, farvi presa con gli artigli e poi saltare più in alto. Può sentire e nutrirsi di quella gioia infantile che la anima, quella libertà che le fa vibrare il cuore e le ossa.
Se pensa che stava per buttare tutto alle ortiche perché spaventato da una semplice idea, gli viene quasi da prendersi a pugni da solo. Non posso rinunciare a lei.
Giocano insieme, mentre tornano a casa. Lui vola, talvolta anche troppo in alto o troppo veloce, e lei gli corre dietro, balza in aria per spingerlo di nuovo a terra, salta per evitare che lui l’afferri, corre a zig zag per evitare gli attacchi leggeri che le scaglia contro. Sanno bene tutti e tre che non la colpirà mai, tutto in lui gli impone categoricamente di non farlo neanche per sbaglio, ma è l’idea quella che conta adesso.
In tutto questo, però, nessuno di loro ha davvero pensato che presto saranno a casa, che i ragazzi saranno tutti lì e che impazziranno di gioia nell’averla di nuovo tra loro, e neanche che forse questa gioia potrebbe sfociare nel delirio vero e proprio non appena apprenderanno del loro gesto impulsivo.
Ma che importa? Lei vuole tornare dal suo branco, dai suoi fratelli  e, non certo in dose minore, vuole abbracciare la sua mamma. Everett, prima di separarsi momentaneamente dai due, le ha detto che per lei è stato un colpo duro ma che è una donna forte, che non si è lasciata spezzare e che ha mantenuto una dignità tale da riuscire ad impressionarlo.
Il primo ad apparire nel campo visivo del branco è Radish, con l’aria più tranquilla al limite dello scazzato che è riuscito a trovare. Teme di essere beccato però, che si accorgano del bluff, ma dai loro sguardi capisce che il suo stato d’animo è proprio l’ultimo dei loro pensieri. Ad occhio e croce, potrebbe giurare che gli preme molto di più aggrapparsi disperatamente alla vita per sopravvivere ai massacranti allenamenti che ai quali i suoi amici - Vegeta in particolare - li stanno sottoponendo da giorni.
Ora però si riposano anche loro, lo salutano quasi con incertezza perché, dopo aver saputo della profezia ed anche della sua reazione, non sanno bene come comportarsi. Possono chiedergli liberamente delle condizioni di Sherry? Possono chiedergli se sa dove si trovi, così da poterle portare un saluto e un augurio di veloce guarigione? Se lo facessero lui sarebbe lieto di rispondere o, in qualche modo, ne soffrirebbe? Difficile a dirsi, soprattutto davanti a quella faccia tanto calma al limite dell’annoiato.
«I biscotti hanno funzionato?»
«Che domande del cazzo, Mad! Ti pare che spariva per più di un giorno se non avessero funzionato?! Guardalo! Quella è la faccia di chi ha scopato di brutto, mica di uno che è stato mandato affanculo!» Ovvio, palese. Possibile che i suoi fratelli siano così ingenui?! Andiamo, ha ancora il suo odore addosso, lo avrebbe sentito a chilometri di distanza. Ma è un odore davvero molto fresco e animalesco.
Sgrana gli occhi, gli punta contro un dito ed apre la bocca a scatti un paio di volte, attirando su di sé gli sguardi dei presenti. Sguardi che poi scattano quasi con timore su Micah, dopo il suo a dir poco elegante “EDDAJE, CAZZO!” e la successiva espressione da schizofrenico esaltato.
Lui, in qualche modo, li tiene sempre in allarme. Difficile capire cosa gli passi per quella bellissima testolina bionda che si ritrova, terrificanti le sue risposte quando chiedono delucidazioni. Pure Vegeta c’è rimasto ammutolito una volta o due, sbigottito dal suo esporre pensieri a dir poco osceni ed impronunziabili con la stessa naturalezza con la quale una persona potrebbe dirti che ore sono.
Nessuno chiede però, un po’ perché spaventati dalla sicura sequenza di porcate che il biondo può snocciolare in pochi secondi e un po’ perché non ce n’è alcun bisogno. La risposta si materializza infatti dietro a tutti loro dopo una manciata di secondi.
«Vi sono mancata, puttanelle?»
Everett le aveva detto che i suoi riflessi sarebbe potuti essere un poco intorpiditi per le prime dodici ore, ma non credeva fino a questo punto. Da quando in qua Mordecai è così veloce da riuscire a placcarla e buttarla a terra senza che lei abbia neanche il tempo materiale per alzare le braccia per difendersi? Devono averlo messo sotto torchio in modo pazzesco!
Non lo dice però. Non dice proprio niente sulle prime, rimanendo con gli occhi così sbarrati da rischiare di mandarli fuori dalle orbite e i polmoni totalmente svuotati da ogni singola molecola d’ossigeno. Ma poi riesce di nuovo a respirare, il dolore al costato è sparito e lei, con una delicatezza sconfinata, molla un sonoro pugno nel fianco dell’amico per intimargli di spostarsi dal suo corpo. Ritrovandoselo spalmato addosso, può dire con assoluta certezza che sono riusciti a fargli mettere su diversi chili di muscoli. Se non si danno una calmata, lo faranno diventare più grosso di Radish e addio tenero cucciolone…
«Cazzo, credo che tu mi abbia rotto un paio di costole…» Mormora mentre a fatica si rimette a sedere, venendo accerchiata in tempi da record da un numero imbarazzante di Spettri e, seppur ad un minimo di distanza, pure dal Team Z. La salutano, le dicono che sono felici di rivederla, le chiedono come sta, ridono ed esultano tutti assieme. Un vero e proprio delirio e, in dose assai maggiore, una tortura per il ritrovato finissimo udito.
Anche se non sentisse le sue emozioni, Radish saprebbe che è felice. La conosce, sa leggere le emozioni nei suoi occhi, così come sa che quell’espressione alterata è solo una facciata, un qualcosa che usa da sempre per non far vedere che, sotto quella corazza, ha un gran cuore. Ed anche che è molto dolce, caratteristica che la sua razza non sempre apprezza.
Alcuni cuccioli stanno arrivando come furie dalla boscaglia, gli occhioni pieni di lacrime di gioia e dei gran sorrisoni sui visetti magri. Urlano il suo nome, richiamano la sua attenzione, alcuni le hanno raccolto qualche fiorellino sul tragitto per regalarglielo. Due di loro in particolare poi attirano la sua attenzione.
«Ehi, nanerottoli, venite qui.» Si piega sulle ginocchia per arrivare alla loro altezza, lascia che Amos giocherelli con la punta della sua coda come ogni volta che lo vede mentre sussurra alle loro sensibili orecchie un qualcosa che da troppo aspettano di sentirsi dire.
Fa appena in tempo a ritratte viso e coda che i due saltano in aria ed esplodono a mezz’aria come petardi, attaccando subito a correre come trottole impazzite da una parte all’altra, latrando un qualcosa di incomprensibile alle orecchie degli umani ma che, per lui, stavolta hanno un senso.
«CHE AVETE FATTO?!» Urla Becca con voce curiosamente stridula, gli occhi quasi fuori dalle orbite mentre, dopo aver strattonato Micah all’indietro ed avergli causato una probabile commozione celebrare, abbassa la spallina del vestito leggero di Sherry per vedere la cicatrice.
«MA SIETE DUE FIGLI DI TROIA!» Bercia Maddox, incapace di decidere quale dei due guardare.
«DOVE CAZZO STANNO GLI ALCOLICI BUONI?!» La voce di Glover sovrasta le altre, tuonando e rombando così forte da sorprenderli.
Tensing, pur non essendo particolarmente chiacchierone e neanche incline al gossip, non riesce a trattenersi, contagiato da quell’assurda euforia dilagante, e chiede delucidazioni al primo che gli capita sotto tiro, attirando però anche l’attenzione di Mordecai che, senza tanti complimenti, salta addosso a Radish, atterrandolo.
Si piazza poi sul suo bacino a cavalcioni, i palmi delle mani premuti sui pettorali ed il volto assai entusiasta anche troppo vicino al suo, decisamente più sconvolto da questo contatto troppo ravvicinato.
«SI SONO SPOSATI!!!»
Qualcuno balza su Mordecai, si ruzzolano per terra, sollevano la polvere e le risate.
Sono così felici che non riescono più a trattenersi, le energie si sono rinnovate tutte in un colpo e le zuffe amichevoli sono proprio inevitabili.
Il Team Z si avvicina con un gran sorriso al Saiyan e, mentre lo aiutano a rimettersi in piedi, gli fanno le dovute congratulazioni, malgrado siano un poco straniti dal loro voler correre così sparati verso nuovi traguardi che, in genere, si raggiungono dopo anni. Ma come possono dirgli che hanno esagerato? Che un matrimonio non è una sciocchezza o un gioco? Quei due ragionano secondo una loro non troppo precisa logica, dirgli una cosa del genere provocherebbe solo un gran risentimento generale.
Da quello che hanno capito, inoltre, lui e Sherry sono stati proprio lenti sia per le normali unioni tra gli Spettri che si scelgono sul serio - ad eccezione giusto di Maddox e Becca, e in un certo senso Bree - sia e soprattutto tra quelli colpiti dal “lampo d’argento”.
«Ah, un piccolo promemoria…» Mordecai gli si piazza di nuovo davanti e gli avvolge il collo taurino con un braccio, fregandosene dei suoi ripetuti tentativi di toglierselo di dosso. Punta poi un dito contro Sherry e, con voce alta e chiara, afferma: «Cazzo in culo non fa figli, ma fa male se lo pigli!»
Che potevano aspettarsi da un nuovamente allegro Mordecai? Neanche le botte di Vegeta potranno smorzare questa sua nuova divampante energia.
Beh, forse le botte di Vegeta no, ma sicuramente il placcaggio di Major possono zittirlo per qualche secondo.
«Hai finito di dire stronzate?!» Gli ringhia bonariamente contro, arruffandogli i capelli come quando erano piccoli. Si lascia poi spingere di lato, finendo a pancia all’aria e con una ciocca nera di capelli a ricadergli scompostamente su un occhio.
Quando poi torna a sedere e sorride in modo beffardo a Sherry, un brivido attraversa la schiena degli sposi e del rimanente Team Z.
Lui viene allenato sia da Tensing che da C-18, addetti ai Segugi, e non sono poche le volte in cui anche l’androide si è ritrovata a prenderlo a pugni in testa dopo qualche uscita strana. Non sconcia o offensiva, strana.
«Rimanendo in tema “sesso”, prima ho letto su un settimanale di uno studio che dice che le donne che fanno tanti pompini vivono più a lungo. Ci tenevo un casino a fartelo sapere.»
Sherry scoppia a ridere come una matta, fatto che le permette di non affermare di rimando che allora è sicuro che camperà almeno un paio di secoli.
«Mi offro come volontario, nel caso tu desiderassi l’immortalità!»
Dopo averlo detto, Mordecai si rende conto che forse potrebbe essere una buona idea cominciare a tenere a freno la lingua di fronte a Radish. Sa bene che non dà realmente peso alle sue parole, che non lo considera una minaccia e mai lo ha fatto, che è consapevole che non gli farebbe mai una cattiveria come quella di provarci con lei, ma sa anche altrettanto bene che è anche più geloso di uno Spettro Purosangue, fatto che gli rende difficile trattenersi, ed anche che lo diverte un mondo stringerlo dolorosamente dietro al collo, tanto da rischiare di spezzargli la colonna vertebrale, alzarlo da terra e scuoterlo un po’. Sta pure andando bene, perché in genere gli fracassa la faccia contro qualcosa.
«Che ti avevo detto?»
«LASCIAMI SUBITO!»
«No, che ti avevo detto?!» Rafforza la presa sul collo, lo strattona un paio di volte per fargli capire che se prova a liberarsi dalla sua mano è peggio, e poi lo avvicina di nuovo al proprio volto. Se riesce ad educare un minimo lui, tirare su un figlio sarà una passeggiata.
«Non lo faccio più.» Si allontana di un paio di passi non appena viene liberato e assottiglia lo sguardo mentre si massaggia la parte lesa, non riuscendo a trattenere un sorrisetto maligno «Forse!»
Pur senza convinzione o impegno, Radish scatta di lato e allunga un braccio per riafferrarlo, consapevole che, così facendo, lo allontanerà.
Lo sente berciare qualcosa di astruso ma, prima di avere il tempo di chiedergli delucidazioni, sente la voce canzonatoria di River giungere alle sue spalle: «Non sperare che adesso mi rivolga a te chiamandoti “mio Re”.»
Non c’è più l’insopportabile arroganza con la quale lo ha guardato per tutto quel tempo, neanche quel senso di disgusto ad indurirgli i lineamenti. Lo guarda come guarda quelli del Quartetto, come guarda i membri del branco: lo guarda come un amico e un suo pari.
Entrambi sanno che le frecciatine tra loro non cesseranno mai, non dal momento che ci hanno realmente preso gusto, ma che senso avrebbe adesso continuare a darsi battaglia? Per Radish era inutile ormai da un po’ di tempo, era divenuto un passatempo come un altro, ma solo ultimamente la mente dell’Alpha si è ampliata, riuscendo finalmente a raggiungere nuovi confini che non prevedevano necessariamente Sherry al proprio fianco. Proverà sempre qualcosa di più di una semplice amicizia per lei, questo è piuttosto scontato, ma non per questo eviterà di costruirsi un futuro, una famiglia tutta sua.
Cloe, al suo fianco, sorride timidamente al Saiyan. Non è tanto il fatto che si siano scambiati il Morso a renderla felice però, quanto il fatto che ciò allontanerà ulteriormente l’ingombrante figura della Regina dalla mente dell’uomo che, seppur non a parole, ha scelto come compagno di vita. Erano anni, in fondo, che gli aveva messo gli occhi addosso, ma non si era mai esposta in alcun modo per una semplice questione di rispetto nei confronti della donna. Quando Radish è subentrato tra loro, quando si è messo nel mezzo con tanta tenacia ed irruenza, ha colto subito la palla al balzo e da allora tenta di tenerselo quanto più stretto possibile.
Nel momento in cui però River lascia la sua mano e s’incammina verso Sherry, sente come se il cuore le cadesse nelle viscere. Le fa male vederli vicini, le fa male sapere che, in qualche modo, sarà sempre tra loro due, che un suo fischio potrebbe mandare tutto a monte.
«Se sapevo che dovevi morire e resuscitare per deciderti a sposarti, ti avrei accoppata tanti anni fa.» Scherza con un sorriso realmente felice River una volta di fronte all’Alpha.
Si guardano dritto negli occhi e finalmente, dopo davvero troppo tempo, nei loro occhi non c’è più rancore o sofferenza. Si stavano annientando a vicenda, la loro relazione li stava intossicando con quell’amore malato che li ha tenuti insieme per anni, ma adesso… adesso sono liberi. Si vorranno sempre bene, in un certo senso si ameranno sempre, ma non avranno più quel senso di oppressione sul petto a soffocarli. Lui voleva qualcosa che lei non voleva dargli e sfogava il rancore e la sofferenza andando a letto con altre donne, lei non voleva separarsene perché convinta che con l’arrivo di tempi migliori tutto si sarebbe sistemato, tutto sarebbe andato al suo posto. Ma niente poteva andare al suo posto e mai avrebbe potuto dargli ciò che voleva, non dal momento che quel posto sul piedistallo nel suo cuore era destinato ad un altro.
Lo hanno capito ed hanno deciso di dimenticare tutto il male che si sono reciprocamente fatti nel corso degli anni, decisi a ripartire da quella forte amicizia che li aveva legati all’inizio, curiosi di vedere cosa serberà per loro il futuro.
«Sappi che lo uccideremo se ti farà soffrire di nuovo.»
«Tu pensa alla tua bella Cacciatrice, al Saiyan ci penso da sola.»
Sorridono appena e, di slancio, Sherry gli allaccia con forza le braccia al collo in una muta richiesta a raggiungerla in seguito per parlare di ben altre cose. Se lì in mezzo c’è qualcuno che può aiutarla a fare pace con sé stessa per quanto accaduto con Bree, quello è senza ombra di dubbio lui, che da giovane ha assistito a più di un esilio, anche di persone alle quali era legato.
«Mi hai fatto davvero spaventare, sai?» Mormora vicino al suo orecchio, stringendole le braccia attorno alla vita. Le era mancata davvero, sulle prime temeva pure che non si svegliasse più e, dopo, che la sua mente facesse crac dopo aver saputo della profezia. Ma poi si è ricordato delle parole di Blackwood, del suo ribadire che un legame come quello che la lega a Radish ti spingerà sempre e comunque a fare di più, a stringere i denti anche a costo di spaccarteli e che per questo non avrebbe ceduto. Forse è proprio per questo loro legame che continuerà ad invidiare il Saiyan, ma non vuole pensarci proprio adesso, non quando lo sta stringendo con tanto sentimento dopo un tempo che gli era sembrato infinito.
Abbassando un poco gli occhi, nota finalmente quel segno sulla clavicola che lui tanto avrebbe voluto imprimerle, ma non prova quel senso di dolore che si era immaginato poco prima, sentendo la lieta notizia. Non prova niente in particolare, in realtà, se non una reale nota di felicità per lei, che finalmente ha qualcosa di davvero solido nella sua vita.
«Congratulazioni, bimba.»
«Grazie, Riv…»
Si stringono ancora un po’, ignorando gli sguardi attorno a loro. È come se si fossero isolati da tutto e tutti, come se si fossero spostati in un luogo lontano dove esistono solo loro e dove possono tenersi stretti quanto vogliono, dove non feriranno nessuno mentre buttano le basi per una rinnovata e più solida amicizia.
C’è qualcuno che però ha il potere di invadere questa loro dimensione, ma di certo non dà alcun fastidio ai due.
«Sherry…»
Per quanto dolore possa investirla in pieno, travolgerla, masticarla e sputarla in basso, Fern è il tipo di donna che non mostrerà mai in alcun modo la propria sofferenza, ed una prova concreta di ciò è il suo aspetto sempre impeccabile, con i capelli biondi e vaporosi ben acconciati, gli abiti sempre curati ed il trucco leggero ed elegante. È una donna tenace, una donna che non ci sta ad abbassare la testa e scoppiare in lacrime di fronte agli altri. Se c’è da piangere, se c’è da disperarsi sul serio, lo fa in disparte, lontano da qualsiasi sguardo. Neanche davanti ai suoi ragazzi ha mai pianto, tentando inoltre di mostrarsi sempre quanto più impassibile di fronte alle notizie più orrende. Davanti ai suoi cuccioli non mostrò neanche il reale dolore che la attanagliò quando morì suo marito. Non lo ha dimostrato neanche stavolta, rifiutandosi inoltre di restare con le mani in mano alla Capsule Corporation. Ha aiutato come poteva i coniugi Brief e ha dato supporto in ogni modo a Bulma e Mimì; ha cucinato tutto ciò che poteva essere cucinato per la gioia di Vegeta, che per qualche strana ragione non se la sentiva troppo di respingerla; ha ascoltato pazientemente le sfuriate isteriche di Major; ha consolato i pianti disperati di Mordecai; ha tenuto la testa di Micah quando, troppo ubriaco, vomitava con la testa nel water; ha tenuto Amos e Maximilian quando Maddox e Becca erano davvero troppo sfiniti; si è poi occupata di Goten quando Chichi ha deciso di raggiungerli. Non è mai stata ferma e, per quanto le è stato possibile, non è neanche mai stata sola. Alla sola idea rabbrividiva, perché ciò che era successo alla sua Sherry era il suo più grande terrore che aveva finalmente preso forma. Da quel pensiero, poi, passava a quello di Radish che l’aveva abbandonata, ad Everett che si era fatto carico di tutto ed era solo esattamente come la figlia, e poi ancora quello del disastro combinato da Bree e il successivo esilio. La sua mente in effetti ha rischiato il crollo più tragico ed irrecuperabile possibile, ma la sua forza e la sua determinazione hanno scongiurato il peggio.
Quando si è alzata, quella mattina, era già di buon umore perché quel pettegolo di Major l’aveva già avvertita che Radish era tornato sui suoi passi ed era andato a scusarsi - non essendo poi tornato indietro, a regola le cose dovevano essere andate bene - e quando poi ha parlato al cellulare con Bree per poco non le scoppiava il cuore dalla gioia. Non pensava certo che le cose potessero andare meglio, ma quando Everett è apparso alla Capsule Corp si è dovuta ricredere. Se lui era lì, doveva esserci per forza anche la sua bambina e, di conseguenza, doveva anche stare bene.
Non gli ha dato il tempo di dire una sola parola e, assieme a Bulma, Chichi e Lunch, è saltata in macchina per precipitarsi nella sua vecchia casa, ora quartier generale degli Spettri delle Terre di Nessuno.
Vederla lì, con quel grande sorriso luminoso in volto, la riempie totalmente di una gioia difficile da descrivere. La sua bambina sta bene, è fuori pericolo e dai suoi occhi traspare una felicità nuova, genuina, un qualcosa che non l’aveva mai davvero sfiorata.
Cammina con passo svelto e leggero verso di lei, le braccia protese che la stringono con forza non appena riesce a toccarla. Aveva davvero creduto di averla persa, in qualche modo. Pur sapendo che era fisicamente tornata dal mondo del morti, chi le dava la certezza che l’avesse fatto anche la sua mente? La sua vita è costellata di traumi, di dolore e paura, morire per mano di Jäger e vedersi strappare tutto quanto dalle mani deve essere stato un colpo terribile. Chi le dava la certezza che, dopo una cosa del genere, la sua mente non si fosse irrimediabilmente rotta? Certamente non sarebbe rimasta sola neanche in quel frangente, non con lei e i ragazzi a farle da supporto e da scudo, ma per una donna col suo orgoglio essere incapace di ritrovare sé stessa deve essere più che atroce.
«Dimmi che non lo avvicinerai mai più, Sherry. Per favore, dimmi che te ne terrai alla larga e lascerai fare a Radish…» Le sue parole hanno un suono così flebile e carico di dolore da fare fisicamente male, ma non per questo Sherry si lascia convincere.
Non è neanche intenzionata a mentirle però, motivo per cui decide semplicemente di rimanere in silenzio e stringerla ancora, poggiando il mento sulla sua spalla.
Fern non si merita altro dolore, di questo ne è pienamente consapevole e di certo non vorrebbe essere lei la causa della sua sofferenza, ma non può accontentarla. Ciò che ha deciso di fare è un qualcosa che difficilmente può essere capito. Un qualcosa che addirittura lei stessa fatica a comprendere del tutto.
Non pretende il suo appoggio, non si azzarderebbe neanche a chiederglielo, così come non pretende il consenso e la benedizione di Radish. Non pretende neanche il loro perdono, in realtà. L’unica cosa che silenziosamente prega di avere è la loro capacità di voltare la testa dall’altra parte al momento opportuno, per quanto si renda conto non sia una cosa facile. Se provasse per un istante a mettersi nei panni di Fern capirebbe che no, lei non riuscirebbe a voltare la testa se in quella situazione ci fosse un figlio suo.
Fern, dal canto suo, si separa a malincuore con l’unico intento di tirare uno schiaffo così forte a Radish per ciò che le ha fatto da rompersi il polso, ma quando gli occhi si posano sulla cicatrice che svetta sulla sua clavicola ogni sua brutta intenzione vola fuori dalla finestra.
È successo, quello che già da un po’ sapeva che sarebbe successo e sperava semplicemente accadesse il prima possibile: quei due testoni hanno mollato la presa e chinato la testa di fronte alla totale e chiarissima realtà che sono fatti per stare insieme.
Caccia un urlo carico di euforia e subito prova a coprirsi la bocca con le mani, gli occhi brillanti saettano veloci da uno all’altra. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi quando è partita dalla Capsule Corp, avendo come unica certezza che avrebbe rivisto la sua bambina di nuovo in piedi sulle sue gambe e che il Saiyan sarebbe stato di nuovo al suo fianco, ma certo non si aspettava tanto.
Si allontana velocemente dalla figura sorridente ed un poco stordita di Sherry per avvicinarsi a braccia tese e ben aperte verso Radish, non sorprendendosi né curandosi minimamente del vistoso disagio che dipinge la sua espressione non appena comprende davvero le sue intenzioni. Ormai fa parte della famiglia, per lui sarà bene abituarsi alla svelta anche a questo genere di effusioni.
Chichi, Bulma e Lunch si avvicinano velocemente a Sherry, una volta che questa rimane finalmente libera, e non rimangono sorprese nel ricevere da parte sua un semplice sorriso e un “come va?” di circostanza. Il bentornato è stato - ed è tuttora - soffocante, soprattutto per una coma lei, poco avvezza a questo genere di cose; se si aggiunge anche il fatto che con le tre non ha mai stretto un grande rapporto, viene da sé che già che non abbia mostrato le zanne a Lunch è un traguardone. In realtà, però, Sherry sta pensando a tutti i più macabri metodi che conosce per poterla far fuori e farlo passare come un incidente come ha sempre fatto vedendola e come sempre farà, pur non considerandola più una minaccia in alcun modo. Potrei farlo per far capire a Papà Spettro e Leila che non sono speciale come credono, che non ho un animo buono… prenderei due piccioni con una fava, in effetti!
Di colpo, però, si ritrova costretta a mettere da parte l’allegria alla vista del volto serio di Darko.
L’uomo non ce l’ha con lei, anche se Sherry non ne è particolarmente convinta, solo che il veloce susseguirsi degli eventi lo hanno un poco destabilizzato. Uno dei suoi figli è tenuto prigioniero alla tana, viene massacrato di botte un giorno sì e l’altro pure di più, ha un chiodo conficcato nella settima vertebra cervicale per impedirgli di mutare - chiodo che lui stesso gli ha conficcato dentro e che continua costantemente a risistemare, poiché il suo organismo tenta disperatamente di porre rimedio al danno. Per quanto ne sa l’altro figlio - o la sua compagna, poiché ha notato la cicatrice sulla clavicola - potrebbe essere così pazzo da presentarsi da un momento all’altro per toglierlo da quella situazione, e ciò lo vedrebbe costretto ad ucciderlo. Come ciliegina sulla torta, Bree è stata esiliata e si è giustamente rifugiata in quello che per tutti loro è un territorio assolutamente neutrale, dove non potrà essere toccata.
Sapeva, Darko, che un giorno avrebbe dovuto uccidere i suoi figli, lo aveva messo in conto da parecchio e non gli era mai importato davvero, sopratutto perché loro stessi hanno cospirato per ucciderlo, ma sentire le invocazioni disperate di Darren gli ha fatto un poco effetto. In quei momenti non fa altro che balenargli in mente l’immagine di quel vivace cucciolo con i grandi occhioni azzurri pieni di ammirazione che lo supplicavano silenziosamente di dargli attenzione, delle sue piccole imprese fatte al solo scopo di attirare il suo sguardo. L’avere sempre troppo da fare per occuparsene e lo scarso istinto paterno non gli hanno mai fatto vedere che queste sue disperate richieste non accolte lo stavano spingendo inesorabilmente verso una direzione oscura.
Si sente in colpa, in definitiva. Si sente in colpa per non aver badato davvero a nessuno di loro, per essersi preso la briga giusto di istruirli e di renderli capaci di combattere contro tutto e tutti come si richiede ad uno Spettro di alto rango; si sente in colpa perché il suo volersi dedicare a ben altro ha fatto sì che loro due perdessero totalmente la capacità di ragionare con la propria mente e che Bree si mettesse in una situazione davvero pericolosa.
Purtroppo però non è nuovo a questo genere di avvenimenti: quanti amici ha visto ignorare i figli? Quanti di loro li hanno combattuti, spesso uccisi? Idee contrastanti, caratteri impossibili da accostare e infiammabili, talvolta cibo troppo scarso. E le guerre interne! Ahhh, quelle non sono mai mancate con Mezcal. In realtà non sono quasi mai mancate in generale, saranno stati tre o quattro i Re - sia del Nord che del Sud - che hanno saputo mantenere il controllo ed il quieto vivere. Lui, però, non è nato sotto la guida di uno di loro e quindi ha dovuto combattere tante, troppe volte. Non aveva mai davvero pensato che in guerra non esistono più parentele e relazioni, poiché l’unica cosa che conta è rimanere in vita e vincere, ma adesso il concetto è diventato davvero molto chiaro.
Non si dicono una parola, Darko e Sherry. Semplicemente s’incamminano quando Everett esce di casa, il volto serio come sempre che non esprime alcun genere di emozione. Per un breve istante ad entrambi è però parso di vedere un velo di preoccupazione nelle iridi chiare, ma è stato solo un istante e per questo non vi badano. Pure lui, per quanto solido e in genere imperscrutabile, avrà pur qualche pensiero nella vita!
Si avviano da soli verso la tana con passo svelto. Sentono la voce di Radish che ordina agli altri di rimanere dove sono, dare il suo sbrigativo consenso per stappare gli alcolici per i festeggiamenti, e subito dopo i suoi passi pesanti alle loro spalle. Non gli interessa di festeggiare quanto accaduto, non è assolutamente in cima alla lista delle priorità ora come ora, ma sa altrettanto bene che, dopo l’intensa e tragica settimana appena trascorsa, niente potrà fermarli dal togliersi questa piccola soddisfazione per staccare il cervello.
«Dal suo sangue ho potuto vedere delle cose. Non molte in realtà, solo i loro momenti tranquilli, alcune conversazioni… hanno una buona opinione di te, sai? Anzi, immagino che l’avessero, dal momento che pure lui è convinto che il dolore di Jäger sia colpa tua.» Non c’è un reale bisogno di fare conversazione, Darko ne è pienamente consapevole ma qualcosa lo spinge a provarci. Forse è quel senso di colpa che ogni tanto fa capolino nella sua mente, forse è la volontà di togliere Bree dai guai malgrado non abbia idea di come fare, o forse è solo per non pensare davvero che, tra poco, vedrà uccidere Darren davanti ai suoi occhi «In ogni caso, ho potuto fare qualche test per passare il tempo, seppur non perfettamente attendibile poiché non ho avuto modo di approfondire direttamente con i diretti interessati.»
«Che test?» Pure Sherry è consapevole che, ora come ora, la conversazione è assolutamente superflua, ma trova che sia un modo come un altro per tenersi distratta. Non le sono mai andate a genio le condanne a morte, le trova un qualcosa di “solenne” che le dà unicamente fastidio, senza contare poi che la vicinanza di Darko le dà in un certo senso l’ansia, come se le stesse silenziosamente urlando di revocare la condanna di Bree a cuor leggero appellandosi unicamente alla loro amicizia. Non posso, lo sai, non così.
«Una valutazione nella scala di Hare. Darren è piuttosto basso in graduatoria, mentre Daryl sta ben più in alto, assieme ai membri più forti della guardia. Apophis ha ottenuto un bel trentasette su quaranta, mentre vostro fratello sta di prepotenza sul podio. È un po’ come se la loro follia li avesse in qualche strano modo contagiati, tramutandoli a poco a poco negli spietati mostri che sono.»
Radish, che di psichiatria e psicologia ne capisce davvero ben poco, si sente curiosamente spinto a chiedere delucidazioni, pur trattandosi di un qualcosa per lui assai irrilevante e superfluo, un qualcosa che sicuramente dimenticherà da lì a cinque minuti. Pure lui però dà fiato alla bocca unicamente per alleggerire quello strano senso di oppressione che li avvolge.
«La scala di Hare, detta anche PCL-R, è un questionario che viene usato da molte prigioni e ospedali psichiatrici per le diagnosi delle tendenze sociopatiche. Non è una cosa così semplice da individuare, sia chiaro, ma può essere d’aiuto. Fornisce certi tratti che sembrano essere comuni tra gli psicopatici.»
«Sarebbero?» Avevo capito che eri ginecologo o una roba del genere, non anche questo!
«Fascino superficiale, promiscuità, insensibilità, mancanza di autocontrollo, negazione della realtà, rifiuto di assumersi la responsabilità delle proprie azioni, delinquenza giovanile… e la lista prosegue.» Ripensa a Jäger, ai segnali che inviava già da piccolissimo: diverso dagli altri, misteriosamente privo di compassione, distaccato, incline a dare problemi sin da subito. Per l’ennesima volta si domanda se Mezcal lo ascoltasse quando glielo diceva ma non volesse prendere provvedimenti per chissà quale assurda ragione, o se semplicemente non reputasse la cosa rilevante.
«Molti dei ragazzi hanno alcuni dei tratti. Pure voi tre, in realtà, e penso proprio anche io.»
«Gli Spettri sono spesso in bilico tra la psicopatia e la reale sanità mentale. Il vivere al limite tra i due mondi o crescere direttamente in un ambiente incredibilmente ostile ha fatto sì che le nostre menti si plasmassero in questo modo per difesa. La differenza sostanziale sta tra chi sopprime le emozioni per necessità, o perché gli viene imposto, ma ha comunque una morale ed un senso di empatia pronto a fuoriuscire, e chi invece non riesce proprio a provare alcunché.» Everett lo guarda di sfuggita, tornando poi a guardare la via che mano a mano scende in basso nella tana, con l’odore del sangue che gli arriva alle narici sempre più nitidamente.
«Tutti nella vita, chi magari solo in alcuni momenti della giornata mentre altri sempre, portiamo una maschera. Per gli psicopatici la maschera è più come uno specchio. Riflettono quello che pensano tu voglia vedere, perché dentro hanno il vuoto.» Afferma con una certa ovvietà Darko, non riuscendo davvero a capire come mai la conversazione si sia fatta tanto seria. Non che manchino questo tipo di conversazioni più impegnative tra loro, soprattutto quando rimangono più isolati, ma è di certo una piega insolita che non si aspettava di avere proprio col Saiyan, che ora gli pare curiosamente interessato.
«Non il vuoto.» Lo corregge Everett, stando attento a dove mette i piedi. Malgrado abbia girato più e più volte per quei cunicoli stretti, ancora rischia di inciampare «Trovo che il concetto di vuoto sia troppo vicino alla neutralità, all’inoffensività. Sanno mescolarsi alla gente, sanno apparire coinvolti a livello emozionale come quelli che li circondano, ed è per questo che possono causare tanto dolore e tanta distruzione. Non sono pazzi, come spesso diciamo in quanto definizione molto semplice da capire. Sono narcisisti che manifestano comportamenti antisociali a livelli estremi, ma per la legge e la psicologia sono sani di mente.»
«Per quanto mi riguarda, chiunque provi un tale desiderio malato di stuprare la sorella e di ingravidarla è un pazzo.» Afferma a denti stretti il Saiyan, la mano ben salda sul muro per accompagnarsi in quella quasi totale oscurità. In questi momenti darebbe qualsiasi cosa per poter vedere al buio come loro.
«Jäger è privo di coscienza, ed anche Apophis, ma tutti loro non sono uomini che sentono voci che ordinano loro di uccidere. Semplicemente non sanno cosa siano le emozioni, non riescono a stabilire rapporti veri con gli altri essere viventi. Fanno quello che li avvantaggia, quello che è nei loro interessi, e si sentono perfettamente giustificati. Il vero problema è che in giro ci sono più psicopatici di quanto si creda, circa il quattro per cento della popolazione.»
«Un individuo su venticinque?» Domanda incredula Sherry, che nella vita si è sì interessata all’argomento ed ha letto alcuni libri a riguardo ma non si è mai fermata davvero a pensarci.
«Non tutti gli psicopatici sono assassini seriali. Alcuni sono casi subclinici, nel senso che non sempre infrangono la legge. D’altra parte, non si fanno molti problemi di etica. Sono bugiardi e manipolatori, spesso abusano delle loro mogli, sono prepotenti e disonesti se non addirittura truffatori, rapinatori e stupratori. E si lasciano tutti dietro una scia di dolori e angosce.
In genere comunque si comportano come se i loro atti non fossero così gravi, come se chi li trova orribili stia esagerando. Minimizzano l’omicidio con la stessa facilità con cui altri possono minimizzare il fatto di essersi dimenticati di inviare un biglietto di ringraziamento.
Pur avendo la percezione cognitiva delle emozioni, e pur avendo imparato rapidamente a imitare gli altri, riuscendo così a nasconderne l’assenza, fanno fatica a reagire normalmente a certi stimoli. Per esempio, di tanto in tanto ridono parlando dei loro crimini, controllandosi solo quanto gli interlocutori fanno capire loro che stanno agendo in modo inappropriato. Oppure sostengono di provare rimorso per un delitto e un attimo dopo ridacchiano descrivendo nei dettagli l’espressione “stupida” della vittima in punto di morte. I veri psicopatici arrivano a picchi di egocentrismo tali da provare dolore solo per sé stessi. È inoltre incredibile come sanno essere persuasivi. Non c’è da stupirsi che ci caschino in tanti: genitori, mariti, mogli, figli, amici e ignari sconosciuti. È un problema complesso, c’è ancora molto da imparare a riguardo.»
Radish e Darko non sono sconvolti da quanto detto da Everett, Darko men che mai poiché già piuttosto ferrato  sull’argomento, ma dal fatto che abbia parlato così tanto.
Non è mai stato particolarmente loquace neanche con Leila. Per tirargli fuori un lungo discorso è sempre stato necessario non solo essere in pieno nelle sue grazie ma anche puntare su un argomento che davvero potesse interessargli, ma anche in quel caso non era poi scontato che discutesse troppo a lungo.
La verità, però, è che di questo particolare argomento ne aveva già parlato con qualcuno, quando era giovane. La conversazione era partita da un argomento assai spinoso, un qualcosa di cui loro avevano dei sospetti più che fondati ma che nessun altro voleva davvero né vedere né tanto meno accettare, e poi semplicemente era sfociata in tutto questo, sollevando innumerevoli curiosità da parte di entrambi. Erano pure scappati dai loro Territori per poter indagare un minimo insieme, armandosi di polverosi e soporiferi tomi di psichiatria rubati per poter in qualche modo riempire quella grande lacuna e togliersi finalmente quella curiosità che turbava loro pure il sonno.
È proprio a causa di ciò che Everett non riesce a fare a meno di pensare a Blackwood. Ricorda quanto fosse capace di impuntarsi in modo decisamente fastidioso, di quanto fosse impaziente di crescere per raggiungere il suo livello nella speranza di superarlo, di quanto fantasticasse sulla pace tra i loro Regni una volta saliti entrambi al potere. Ricorda anche con un sorriso quelle sue zampe lunghissime, un poco sproporzionate rispetto al resto del corpo, e al fatto che a causa di queste spesso e volentieri si ritrovava ad inciampare su sé stesso e a cadere addosso agli altri. Succedeva quando era molto piccolo, certo, ma succedeva. In realtà è proprio a causa di un suo capitombolo se poi sono diventati segretamente inseparabili: lui passeggiava tranquillamente per il bosco in uno dei pochi momenti in cui le due famiglie reali dovevano forzatamente incontrarsi, e Blackwood gli ruzzolò addosso, travolgendolo. Batté pure una sonora testata contro un albero, ora che ci ripensa, mentre l’altro già si era rialzato e gli scodinzolava con entusiasmo. Voleva degli amici, quel vivace principino da strapazzo, e aveva deciso che lui lo sarebbe diventato. Everett, dal canto suo, non voleva assolutamente neanche stargli a meno di cinquanta metri di distanza, figurarsi diventargli amico, ma l’altro, con la sua perseveranza, alla fine è riuscito a convincerlo.
Ricaccia con forza quei ricordi da qualche parte nella sua mente, uno di quei posti lontani e segreti dove tiene gelosamente raccolti tutti i momenti più felici della sua vita, e subito dopo si concentra su ciò che gli si para davanti.
Darren sta seduto per terra, le braccia tese ai lati incatenate alla parete. Tiene le lunghe e forti gambe stese in avanti, abbandonate, ed indossa unicamente uno straccio intriso di sangue a coprirgli le nudità. Non ha neanche alzato lo sguardo quando le sue guardie si sono tolte di torno. Non ne ha alcuna voglia, non dal momento che ormai ha capito che nessuno verrà a portarlo via da lì, che davvero è inutile come gli ha spesso ribadito Daryl, che in quanto Segugio non ha un valore davvero apprezzabile. Però poi sente una scia odorosa davvero conosciuta, un qualcosa che non sapeva per certo se avrebbe più risentito.
Alza quindi la testa e i suoi occhi chiari la fissano con l’intensità di quelli di un falco, scintillando di una follia indotta dalla rabbia e dalla disperazione.
Se lui è incatenato lì, se è stato sconfitto e viene costantemente umiliato e malmenato, è solo per colpa sua e della sua perversione che l’ha spinta tra le braccia dell’uomo-scimmia che adesso rimane ben piazzato al suo fianco.
«Ahhh, la donna per la quale il mio Re vuole muovere il suo esercito… quante vittime innocenti per la tua stupidità, non trovi?»
Gli pochi psicopatici che ha incontrato in vita sua, quelli veri e non dei “semplici mattacchioni” come i membri del suo branco, le sono sempre sembrati attori in una commedia, tanto rapidamente escono ed entrano nel personaggio che più conviene loro. Darren adesso deve mostrarsi sicuro di sé, la sua intera vita lo ha plasmato in modo che la sua reazione al reale pericolo fosse questa, ma Sherry ha visto e fiutato bene la disperazione nel suo corpo abbandonato a terra pochi istanti prima.
«A proposito del tuo Re, perché non ci risparmiamo un sacco di noie e mi dici subito quali sono le sue intenzioni?»
«Succhiami l’uccello, lurida puttana infame! Per quanto ne so, è una cosa in cui sei davvero brava… probabilmente pure l’unica!» Perché mai trattenersi dall’insultarla? Non sarà presente quando Jäger distruggerà ogni cosa e la porterà al Nord come sua Regina, quindi non potrà punirlo. Tanto vale togliersi almeno uno sfizio prima di essere ammazzato.
«Forse sarò fuori luogo, ma il tuo monologo di poco fa mi ha come… illuminato
Lo sguardo folle ed esasperato di Darren si sposta repentinamente su Radish e d’istinto gli mostra i denti. Secondo il suo modo di vedere le cose, non deve immischiarsi in questioni che non lo riguardano, non dovrebbe neanche trovarsi lì.
«Hai detto che c’è molto da imparare sui pezzi di merda come questo qua, no? Bene, un’idea per un piccolo esperimento forse l’ho trovata.» Afferma con una nota di ilarità nella voce mentre sposta lo sguardo su Everett che, malgrado sia un poco incuriosito dalle sue parole, rimane fermo al proprio posto, gli occhi puntati sul prigioniero.
«Che intendi dire?»
«Quello che ho in mente riguarda il suo… equipaggiamento.» Risponde enfatizzando la parola perché non ci siano dubbi sul suo significato, ed un lieve sorriso sghembo fa capolino sulle sue labbra quando incrocia lo sguardo preoccupato dello Spettro «Hai mai sentito parlare della castrazione? Riduce drasticamente i livelli di testosterone, diminuendo la propensione alla violenza nel maschio. Lo ammetto, la trovo una barbarie e una terapia discutibile, ma magari nel tuo caso si dimostra efficace e ti decidi a dire qualcosa di utile.»
«Stronzate! Non potete tagliarmi le palle! Sarebbe una cosa crudele e inumana!»
«Beh, se non vuoi trascorrere il tempo che ti resta senza una parte tanto preziosa di sé, forse è meglio se diventi un po’ più collaborativo ed eviti certe stronzate. Non credi, cane?» Nelle sue parole è abbastanza implicito il fatto che, se dovesse permettersi un’altra volta di insultarla o se dovesse fare un minimo cenno a ciò che Jäger vuole farle, non si farà alcun problema ad intervenire personalmente, in un modo o in un altro. In fondo, chi mai tra loro potrebbe davvero fermarlo?
Sherry, dal canto suo, reprime a fatica un risolino divertito di fronte all’arrogante ed inutile protezione del Saiyan, e dopo qualche istante si piega sulle ginocchia, portando il volto all’altezza di quello di Darren.
«Io non so niente.» Lo dice con noncuranza, una frase che senza dubbio ha già ripetuto fino alla nausea e che per Sherry suona tanto come una fastidiosa presa in giro.
In tutta risposta, sferra un colpo nel suo fianco, dove vi pianta gli artigli in profondità, facendogli ripiegare la testa in avanti e scatenandogli urla agonizzanti.
«Perché non provi a metterti in quella testolina malata che ti ritrovi che morirai, in un caso o nell’altro? Non c’è più bisogno di far loro da scudo, quindi dimmi tutto quello che sai suoi piani di Jäger. Ti prometto una morte veloce e indolore, se collabori.»
«Non volevi tagliarmi le palle? Credevo sapessi bene dove si trov—»
Muove le dita, immerse fino alle nocche, nelle sue viscere. Tocca tutto quello che può, lo recide con gli artigli, sogghignando malignamente nel sentirlo urlare di nuovo e nel vedere quella sua espressione arrogante e derisoria stravolta dal dolore. Dio, quanto mi era mancato farlo…
Darren lancia una veloce e velenosa occhiata al padre, tornando poi a concentrarsi sul suo nuovo carnefice. Non è certo la prima volta, da quando è lì, che gli riservano un simile trattamento, ma stavolta è più doloroso. La tossina rilasciata dai suoi artigli è più forte e il suo organismo non è in grado di contrastarla come le altre.
«I più cattivi sopravvivono Sherry, la regola non l’ho stabilita io.» Che può fare se non continuare a parlare nella vana speranza di guadagnare tempo? Lui non sedeva al concilio del Re, non lo lasciavano avvicinare come praticamente succedeva anche a tutti gli altri, quindi non può dire loro niente di rilevante per salvarsi la pelle. Immagina che il suo adorato e spietato Re volesse dapprima prendere lei, sterminare nel mentre il suo branco e forse prendersi i membri più forti che si fossero sottomessi, ed in seguito, ovviamente, invadere i territori di Greywind. Considerando però che le cose sono andate assai diversamente, non ha idea di come agirà adesso.
«Avere una coscienza molesta come la tua ti rende debole. Il successo? Il vero successo? È essere disposti a fare le cose che gli altri non sono disposti a fare.» Davvero ami la tua gente come tanto vuoi far credere in giro? Bene, lurida bastarda, allora vai tu stessa ad inginocchiarti al mio Re!
«Non sono tutti malati come voi.»
«Ohhh, andiamo! Prima di prendere le pietre e cominciare a lapidarmi, guarda se le tue mani sono sporche di sangue.»
Niente. Le sue parole non hanno sortito alcun effetto, la determinazione nel suo sguardo non è stata minimamente scalfita. Guardandola ora, inoltre, gli pare quasi di star conversando con Mezcal, tanto i suoi occhi sono gelidi.
Lancia una veloce occhiata a Darko e sorride con aria stanca, un poco derisoria. È vero, ha provato a salvarsi la pelle urlando disperatamente il suo nome, ma per lui non prova alcun genere di attaccamento. È uno Spettro come un altro, ai suoi occhi.
«Ho divagato, dov’eravamo? Ah, sì: stavi per uccidermi.»
Piega la testa di lato, esponendole il collo, e muove pigramente le braccia per far tentennare le catene per sfidarla, ma a Sherry non importa. Non lo ucciderebbe certo così, aprendogli la gola. Se proprio dovrà giustiziarlo - e lo farà - avverrà in tutt’altro luogo e modo. Non sa ancora quale dei due metodi applicare, è vero, ma ciò non cambia i fatti.
«Non ancora, Darren. Non ancora.» Si alza lentamente, gli occhi sempre inchiodati alla sua figura, e poi semplicemente gira sui tacchi e si allontana con passo calmo, seguita a ruota dai tre uomini. Non capiscono perché se ne stia andando, non dal momento che Darren è ancora vivo e incatenato al muro, intento ad urlarle dietro minacce e oscenità.
Rimangono in religioso silenzio per tutto il tragitto che li riconduce alla casa, dove ad attenderli c’è buona parte del branco, pronto a festeggiare le frettolose e inaspettate nozze, ma Sherry non vi bada, preferendo prima di tutto entrare nella camera gravitazionale che Bulma ha costruito per loro, non prima però di aver chiesto a Vegeta di seguirla.
Radish, stretto nella presa di Major e Maddox, entusiasti per quanto accaduto e più che decisi a brindare assieme allo sposo, promettendo ed esigendo comunque un addio al celibato in ritardo ma pur sempre degno di nota, la osserva a distanza prima che si chiuda il portellone alle spalle. Per quanto la tentazione di andare ad afferrare Vegeta per i capelli e buttarlo fuori, così da obbligarla ad allenarsi insieme come aveva già programmato di fare, si astiene dallo spostare il pesante braccio del Cacciatore, consapevole che l’umore della neo-mogliettina si è fatto improvvisamente nero.
Troppe cose a cui pensare, troppi pensieri scomodi che non vogliono darle tregua, come potrebbe essere diversamente? Radish è in realtà sorpreso che non abbia già avuto un violento crollo nervoso. Al suo posto non sa se sarebbe riuscito a rimanere tanto calmo, quasi inflessibile.
L’unica cosa che può fare al momento, evitando così nuove ed inutili discussioni che le darebbero solo altro materiale sulla quale arrovellarsi il cervello, è pensare in disparte a come aggirare il suo volere per buttarsi in campo quando - ed ormai è convinto manchi davvero poco - arriverà il momento.




ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ebbene sì, in questo capitolo avviene ben poco. Più o meno. 😏
Come mai Sherry è tornata quella di prima in così poco tempo? Beh, avevo accennato, qualche capitolo fa, che “talvolta è necessario un qualche tipo di stimolo extra perché il lupo si svegli prima del dovuto e tutto torni al suo posto”; beh, direi che lo stimolo extra l’ha ricevuto eccome.
In ogni caso, per quanto poco entusiasmante poiché quasi puramente transitorio, era necessario per lanciare delle basi per ciò che sta per avvenire. Si stanno per rimescolare le carte in tavola, nel prossimo capitolo la sanità mentale e la tranquillità di Radish - che già di per sé stanno ad un passo dallo spezzarsi irrimediabilmente - verranno nuovamente sconvolte. Con esse, anche la calma - se ce n’è mai stata - ed l’autostima di Sherry. 🤭
Incuriositi? Lo spero, anche se dubito di essere in grado di sorprendervi davvero. 😢
Dal momento che non è strettamente necessario per la trama - mi piaceva dare un briciolino di spazio a Bree e Mimì - vi lascio uno special qui sotto, per chi avesse voglia di leggersi la bellezza di altre 9 pagine.
Detto questo vi saluto e torno a scrivere un capitolo che, per qualche strana ragione, mi sta prendendo un casino.🤩

Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

PS: gente, è normale che la mia cagnolina sia ossessionata dai post-it? Chiedo perché la situazione sta diventando un po’ strana! 😂

 

𝒮𝓅𝑒𝒸𝒾𝒶𝓁

𝒫𝒾𝒶𝒸𝑒𝓋𝑜𝓁𝓂𝑒𝓃𝓉𝑒 𝒾𝓃𝑔𝒾𝓊𝓈𝓉𝑜

 

Perché abbiano imposto loro di trascorrere la notte separate e poi prepararsi nel pomeriggio in due camere distinte, Bree davvero non lo sa.
L’unica cosa che sa, in compenso, è che ha accettato di prestarsi a questa pagliacciata non tanto perché le stanno facendo un favore (che poi, quale favore? Il debito che Roman ha nei suoi confronti non si potrà certo dire saldato con una simile sciocchezza!), quanto per il fatto che alla sua dolce Mimì l’idea piaceva. Dava un tocco classico, secondo lei, ed anche un tocco più umano.
Più umano, dice… tsk. Più umana di così la nostra unione non poteva certo essere! Sì, insomma: vestiti bianchi, qualcuno ad unirci e niente Morso! Dovevamo anche fare questa pagliacciata?! Abitiamo insieme da più di sette anni, cazzo!
Sbuffa per l’ennesima volta, sistemandosi distrattamente i lunghi capelli biondi semiraccolti e con una morbida treccia laterale. Angelina le ha dato in prestito qualche articolata e preziosa spilla da infilarvi nel mezzo, ma ha preferito non usarle. Le sembrano tutte cose assurde se non proprio ridicole.
Le cose sarebbero dovute andare assai diversamente. I suoi fratelli e le sue sorelle sarebbero dovuti essere lì con lei, Micah e Mordecai si sarebbero lasciati andare alle loro solite battute pesanti nel vederla così ben truccata, con l’abito bianco generosamente scollato e il ventre sempre più gonfio. Jane avrebbe piagnucolato come al solito, Pip avrebbe fatto di tutto ed anche di più per trattenersi per evitare le prese in giro dei fratelli, ma avrebbe fallito miseramente e lo avrebbero riempito di amorevoli schiaffi sulla nuca. Maddox e Becca si sarebbero dati i turni con i bambini, così che non facessero danni, e l’avrebbero guardata come a volerle dire “presto, stronzetta, ti troverai nella stessa situazione!”. Major, da sempre poco avvezzo a qualsiasi tipo di cerimonia, avrebbe gironzolato come un’anima in pena, domandando sia a lei che a Mimì quanto tempo mancava prima che la “pagliacciata” finisse. Sherry l’avrebbe aiutata a prepararsi, malgrado il profondo disprezzo per quel genere di cose, e poi le avrebbe sposate. Era una cosa sulla quale erano d’accordo già da un po’, perché un membro della famiglia reale ha pure questo genere di potere e quindi, almeno agli occhi degli Spettri, il tutto sarebbe risultato comunque piuttosto valido.
Avrebbero bevuto, nel frattempo, e Fern l’avrebbe accompagnata all’altare, sostenendola perché visibilmente alticcia. Mimì avrebbe riso sotto ai baffi nel vedere il suo sguardo un poco annebbiato dall’alcol, e poi si sarebbero finalmente unite in quel dolce vincolo.
Ma loro non sono lì, probabilmente neanche lo sanno. Certo, l’ha detto immediatamente a Fern, in modo tale da farla arrivare in tempo per assistere, ma non ha potuto dire niente agli altri. Avrebbe davvero voluto, anche solo per sentire l’entusiasmo nella voce di Micah e lo scazzo in quella di Major, pronto a dirle che il loro era solo uno spreco di tempo e di energie, un qualcosa di inutile a confronto col Morso, e invece non ha potuto. Le probabilità che almeno uno di loro quattro decidesse impunemente di raggiungerla era troppo alta, così ha tenuto nuovamente la bocca chiusa.
Quando Fern l’ha vista, una decina di minuti prima, per poco non piangevano entrambe. Ci sarebbero state così tante cose da dire, ma non ne hanno avuto né la forza né il coraggio. Parlarne, in fondo, renderebbe il tutto troppo reale.
L’unica cosa che Bree ha avuto la forza di chiederle, è stata quella di fare da testimone ad entrambe. Nei piani delle due spose, in realtà, il compito sarebbe dovuto ricadere su Becca e Maddox per Mimì e su Micah e Fern per Bree, ma anche su questo si sono dovute arrangiare ed accontentare.
Si passa delicatamente una mano sul ventre quando avverte il lieve calcetto di uno dei piccoli, ed un tenero sorriso le si apre sul volto. Ha combattuto e “complottato” perché pure loro potessero avere una vita migliore, perché non dovessero crescere con il timore che qualcuno li potesse attaccare in ogni momento, e invece ha fallito. Dovranno sicuramente accontentarsi di vivere lì, nel Regno delle Fate, lontani dalla loro gente, lontani dal mondo reale. Mi dispiace davvero tanto…
«Fern ha davvero un carattere niente male, sai? Fosse stata più giovane…»
Sgrana gli occhi per la sorpresa e si volta di scatto, sbiancando un poco nel vedere di Darko mollemente appoggiato allo stipite della porta con una spalla, il suo solito sorrisetto arrogante sulle labbra.
Scatta subito in piedi, un velo di paura nei grandi occhi azzurri all’idea che sia stato mandato per scopi tutt’altro che amichevoli. No. Impossibile. Sherry non è sadica o cattiva fino a questo punto.
«Che ci fai qui?»
«Fern aveva bisogno di un passaggio… ed oggi pensavo che avrei visto morire un figlio, così ho pensato che sarebbe stato carino vederti.» Per quanto gli risulti bizzarro, gli fa un certo effetto vederla fasciata in quel candido abito, pronta a sposarsi in modo molto insolito con una donna umana.
È sempre stata diversa, Bree. Una Mezzosangue coraggiosa, furba e spesso meschina, capace di una lealtà a molti sconosciuta. Non è del tutto certo che il suo muoversi nell’ombra per portare al concepimento del Principe sia stato un reale tradimento; per come la vede lui, la ragazza conosce Sherry molto più a fondo di chiunque altro, tanto che forse era consapevole che un figlio non le sarebbe dispiaciuto.
«Prima che ammazzino anche me?»
«Non ti ammazzerà nessuno, tranquilla.» Rotea gli occhi al cielo, un poco scocciato. Forse non la conosce come credevo…
«Perché? Ci penserai tu a difendermi?»
L’arroganza e l’ostilità nella sua voce sono assai fastidiose per Darko, ma non per questo le si rigirerà contro. Sta passando un brutto periodo ed è incinta di due maschietti dal sangue piuttosto forte, cos’altro poteva aspettarsi? Ci fosse stata almeno una femminuccia, lì dentro, sarebbe stata sicuramente più gestibile.
«Ci penserà Sherry e lo sai.»
Bree lo osserva circospetta mentre si addentra nella stanza, curiosando qua e là. Non riesce a credere che sia venuto fin lì solo per assicurarsi che stesse bene perché Darren è ormai al capolinea, implicherebbe che in fondo le vuole realmente bene. Ciò la costringerebbe quindi ad ammettere che sì, pure lei gliene vuole, che gli si è affezionata sinceramente in quel poco tempo passato assieme, durante tutte quelle cene dove ha dato prova di un carattere spigliato e allegro che non pensava proprio potesse avere.
Non vuole crederci e non vuole ammetterlo perché renderebbe tutto solo più duro e difficile.
«Dopo il casino che ho fatto? No, non penso proprio.» E detto questo si risiede, tornando ad osservare con aria critica il proprio riflesso nel grande specchio ovale.
«Sei testarda come tua madre.»
«E come te.»
«Allora hai dei buoni geni.»
Le sorride con aria piuttosto dolce, soprattutto per i suoi standard, e poi afferra un’intricata ma fine spilla d’argento con piccoli zaffiri e cristalli incastonati, mettendola con sorprendente delicatezza tra i capelli chiari della figlia «Tua madre ti voleva bene, sai?»
«Mia madre era solo un’egoista del cazzo. Non le fregava niente di noi, voleva solo provare l’ebrezza della gravidanza prima di tirare le cuoia.»
Sorride appena, Darko, rivedendo effettivamente sé stesso in quella sprezzante affermazione, un qualcosa sputato velenosamente per proteggersi da una possibile verità scomoda.
Le aveva già proposto di mostrarle dei ricordi riguardanti Adriel, ma lei si è rifiutata categoricamente, snocciolando una lunga serie di insulti più o meno stravaganti. Probabilmente l’idea di vedere quel volto radioso a lei tanto conosciuto quanto estraneo che sorrideva teneramente nell’accarezzarsi il ventre, o quello stravolto dai dolori del parto ma sempre illuminato da quel sorriso carico di amore per i suoi piccoli, sarebbe stato troppo per lei.
«Libera di pensarla come vuoi.»
Le rivolge un nuovo dolce sorriso prima di voltarsi, consapevole che Everett sarà sicuramente in apprensione ora come ora. Non tanto per la sua sicurezza, non dal momento che sa badare perfettamente a sé stesso e che conosce percorsi decisamente poco battuti dalla maggior parte degli Spettri, tanto per la necessità di sapere il responso di Roman.
Prima che abbia modo di andarsene per la sua strada, la voce acuta ed un poco agitata di Bree lo immobilizza sul posto.
«Dove vai?»
«Ho accompagnato Fern, ho avuto l’informazione che mi serviva e ti ho salutata, quindi torno alla tana.»
Già il fatto che lo abbia bloccato prima che aprisse la porta gli è sembrato bizzarro, un po’ quanto è sembrato bizzarro a lei farlo senza neanche pensarci, ma il rimanere a fissarsi così, in silenzio, è decisamente più bizzarro.
«Bree?»
«Ti andrebbe…»
Ma che cazzo sto facendo?!
Si copre stancamente il volto con le mani e sospira forte, sempre più frustrata. Vorrebbe solo uscire da quella stanza e correre fino a farsi scoppiare i polmoni, ma non può farlo. Il mondo le va di colpo stretto, ora che si sente praticamente costretta a vivere solo in quello umano, e l’influenza dei gemelli non la sta aiutando a superare questa riottosità. Tanto svegli quanto velenosi, i piccoli Impuri.
Quando trova di nuovo la forza di guardare il padre, però, sente che forse le porte del suo mondo non si sono realmente chiuse. Lui è lì, si sta assicurando della sua sicurezza e, in un certo senso, si sta mostrando molto attaccato alla sua persona. Non pensava proprio che lui, il grande, possente, autoritario e freddo Darko, potesse volerle bene.
Sorride appena mentre si alza in piedi e, con non poco imbarazzo, domanda a denti stretti una delle poche cose che davvero Darko non si sarebbe mai aspettato di sentirsi chiedere: «Ti andrebbe di accompagnarmi all’altare?»
Sgrana gli occhi, preso in contropiede, e con fare nervoso comincia a massaggiarsi il mento.
«Non sarebbe strano?» Immagino di sì.
«Lo sarebbe?» Cazzo, sì!
Si guardano in silenzio per qualche altro secondo, incapaci di credere a quello che sta succedendo. L’ha ignorata per quasi undici anni, tenendola sott’occhio a distanza sia durante quel lasso di tempo che dopo, non mostrando alcun senso di attaccamento se non allenandola fino a farle sputare sangue… e lei comunque gli sta chiedendo una cosa tanto dolce ed intima, mal celando il profondo desiderio del suo consenso.
Si passa una mano dietro al collo, Darko, sospirando forte. Si è infilato di prepotenza nella sua vita, l’ha stravolta malgrado fosse già un mezzo delirio; se le dicesse di sì la stravolgerebbe ancora di più e butterebbero una solida base per un qualcosa che poi non potranno più troncare facilmente, ma se dicesse di no la perderebbe per sempre, distruggendo quella delicata felicità che le è rimasta.
«In fondo ho del tempo libero…»

Il bosco è un luogo idilliaco che crea un'opportunità unica per sposarsi in mezzo alla natura. È come vivere il momento più bello della vita in un ambiente incantato e intimo. Sembra di essere il protagonista di una favola, di quelle che iniziano con la famosa frase “c'era una volta”.
Le Fate che hanno organizzato il particolare e lieto evento, tutte con fiori e trecce nei capelli, svolazzano allegre tra i diversi chandelier appesi agli alberi.
Una nuvola di glicine bianco ingentilisce il bosco, cascate di profumati fiori pendenti fanno da fondale alla cerimonia, un tappeto di petali bianchi per l’incedere della sposa sono il perfetto allestimento della navata. In fondo c'è un enorme arco fiorito coperto di fiori bianchi tra cui delphinium e fiori di ciliegio.
Roman, elegante e sobrio in un completo verde petrolio e nero, conversa amabilmente con una giustamente preoccupata Fern, che sembra straordinariamente giovane con il vestito color pesca che le evidenzia le dolci curve.
La loro fitta conversazione dai toni poco allegri però cessa quando, con le dolci note dei flauti suonati dagli Elfi, Mimì fa il suo ingresso, tenuta a braccetto da Angelina.
La Fata non è del tutto certa che il loro gesto sia dettato unicamente dall’amore reciproco che le lega ma bensì dalla paura dettata dal momento, dal timore di non avere più un domani per poterlo fare circondate da amici e parenti, ma non si è permessa di aprire bocca. Lei e Roman hanno fatto anche troppo convocando Bree, dire loro che forse stavano agendo in maniera troppo affrettata non le è parso proprio il caso.
L’abito di Mimì, fornitole da Angelina, è lungo, tanto da coprirle i piedi, con una gonna larga e una scollatura a cuore senza bretelle che le solleva i seni e le mette in risalto l’esile busto.
Il cuore le batte all’impazzata nel petto mentre l’ansia la divora. Malgrado non abbia detto alcunché a riguardo, pure lei un poco pensa che Bree le abbia proposto con una certa urgenza ed insistenza di farsi sposare subito da Roman, di fare quel grande passo che stavano in realtà programmando già da un po’, solo perché teme di non avere più molto tempo a disposizione.
Avevano adocchiato una villetta in campagna, vicina a Ginger Town; avevano sfogliato un paio di riviste di abiti da sposa, parlottato sui vari stili che avrebbero potuto adottare in generale. Stavano cominciando a pianificare, ma avevano deciso che l’avrebbero fatto dopo l’arrivo dei gemelli. Per essere precisi, avevano pensato di farlo quando i piccoli sarebbero stati capaci di camminare, così che potessero portare una fede a testa.
Ma capisce l’urgenza della compagna, il suo voler realizzare i propri obiettivi ora che rischia di non averne a lungo la possibilità, così l’ha baciata con forza ed ha urlato che sì, l’avrebbe sposata immediatamente. Se tutto dovesse andar bene come continua a suggerire Roman, avranno modo di ripetere l’esperienza con tutti gli altri.
Di colpo, in lontananza, sente il rumore dei suoi passi. Voltandosi non riesce a reprimere un sorriso carico di emozione e stupore nel vedere Darko che, elegantissimo con dei pantaloni scuri e una camicia inamidata, l’accompagna all’altare tenendola a braccetto, per concedergliela in sposa come da tradizione. A quel pensiero, Mimì sorride tra sé e sé, pensando che gliela strapperebbe volentieri dalle mani anche subito.
Darko, dal canto suo, si sente curiosamente felice. Non sa se è dovuto al fatto che percepisce la felicità generale e quindi ne viene irrimediabilmente contagiato, o se è la mano di Bree che si poggia con tanta naturalezza sulla sua, come se il contatto fisico tra loro fosse la normalità. Non lo sa, non saprebbe proprio stabilirlo, sa solo che gli piace.
Mentre si avvicina con passo calmo ma solenne, Bree non si sente più ansiosa come poco prima, riuscendo a percepire adesso solo un caldo bagliore di felicità nel cuore. Mimì, sotto quel magnifico ed intricato arco, è splendida, con gli occhi verde mare che brillano dalla felicità e le labbra che si piegano in un ampio sorriso.
Non si rende neanche più conto di cosa sta facendo, mentre la osserva.
Quel corpo, quelle mani… non hanno avuto paura a toccare e farsi toccare da un mostro. Non hanno mai tremato mentre la sfioravano, la pelle si è ricoperta di pelle d’oca solo quando le dava piacere.
Quegli occhi, invece, non l’hanno mai guardata urlando silenziosamente la parola “mostro”, come invece lei stessa talvolta si definisce. All’inizio l’hanno guardata con stupore, poi con un giustificato timore quando fece a pezzi il suo violento fidanzato, ma subito dopo cominciarono a guardarla con curiosità. Curiosità che si è tramutata velocemente in attrazione, affetto ed infine amore.
Quelle labbra che pronunciano con enfasi il fatidico “sì” le hanno sempre rivolto parole gentili, le hanno sempre donato baci carichi di passione e dolcezza, mai una sola volta l’hanno definita mostro.
Mimì è una creatura pura, in fin dei conti. Una creatura di luce che ha deciso spontaneamente di unirsi ad una creatura partorita dall’oscurità e che, nella vita, non ha mai realmente provato a discostarvisi.
Lo ha deciso da tempo e ora ha semplicemente sigillato il patto, mettendole al dito una fede che dovrà trovare il modo di indossare sempre senza distruggerla. Magari tenendola al collo, con qualche tipo di catena allungabile così che non si spezzi con la muta.
«Millicent…» Aveva un poco dubitato della propria scelta, quel pomeriggio.
Pensava di star facendo un qualche tipo di errore, che avrebbe rovinato la vita ad entrambe buttandosi in qualcosa di tanto insolito, ma adesso si rende conto che non succederà mai. Nessuna di loro due lo permetterà, così come sa che non lo permetterà quella roccia della madre che singhiozza al fianco di Roman - giurerebbe di aver visto una lacrima pure all’angolo del suo occhio giallo-verdognolo - e neanche suo padre, che sorride fiero di lei. Non è disgustato dalla sua scelta di sposare un essere umano né del fatto che questi sia una donna. È fiero della donna forte che è diventata, del folle coraggio che ha dimostrato nel mettersi contro ad una donna assai più potente e pericolosa per il bene della loro razza, malgrado non ne condivida l’idea.
«Giuro di essere la tua compagna fedele, in salute e in malattia. Prometto di onorarti e rispettarti, di darti sollievo nei momenti di difficoltà e di proteggerti.» Le infila la fede con dita ferme e sicure, prendendole poi le mani tra le sue con delicatezza «Prometto di amarti incondizionatamente… finché morte non ci separi.»
Una lieve risatina lascia le labbra di entrambe quando i singhiozzi di diverse Fate si fanno davvero rumori, ma la voce baritonale di Roman le riporta all’ordine.
«Allora, vi dichiaro moglie e moglie. Puoi baciare la tua splendida umana.»
Bree non ha certo bisogno di alcuna incitazione. Porta Mimì verso di sé, china la testa e la bacia, dovendo far velocemente appello a tutta la propria forza di volontà per fermarsi dopo un minuto.
Per quanto riguarda il loro futuro, se non verrà uccisa per il suo enorme errore - che a questo punto è stato pure vano -, Bree sa che non sarà facile, ma anche che il loro amore è abbastanza forte, abbastanza reale da poter sopravvivere a qualsiasi ostacolo.



Note finali: ve l’avevo detto, non succede niente in particolare, era giusto un qualcosa di un po’ smielato che serviva per dare un attimo di tregua a Bree e Mimì, una piccola soddisfazione a quella povera donna che l’ha allevata, ed anche per dare una sbirciatina al rapporto che è venuto a crearsi tra padre e figlia.
Potevo anche non metterlo, soprattutto perché non mi convince particolarmente, ma ormai era scritto e l’ho attaccato come special. Non linciatemi! 😢

  
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