Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Luschek    06/09/2020    2 recensioni
{Raccolta di Missing Moments&What If sui Guerrieri, scritta in occasione della challenge Hurt/Comfort Time indetta sul forum "La Torre di Carta".}
- Capitolo "Inizio":
"Senza fiatare si recò da Annie e Bertholdt. Il bambino gli sorrideva in modo così dolce, che a Reiner parve di sentire la bocca zuccherata ad un certo punto."
- Capitolo "Mostro":
"Se soffrisse tanto quanto hanno sofferto le sue vittime, cambierebbe qualcosa?"
- Capitolo "Grazie":
"Una volta il semplice schianto di un piatto sul pavimento l'ha ridotto ad un’ombra tremante, poiché l'ha confuso col fragore dei massi del Wall Maria che si schiantavano sulle case."
- Capitolo "Tregua":
"Odia il tonfo sordo prodotto dall’impatto dei pugni contro il muro."
- Capitolo "Autodistruzione":
"Percepisce una brezza gelida sul collo, quando si accorge che il tintinnio delle pillole è identico a quello dei bossoli che piovono sul pavimento."
- Capitolo "Fine":
"Rispetto a chi si è lasciato dietro, non c’è nessuno a fargli compagnia in quel luogo dimenticato da Dio."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Annie Leonhardt, Berthold Huber, Porco Galliard, Reiner Braun
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quel che non vi è stato raccontato'
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Prompt: A è seduta sul letto con la testa tra le mani, B arriva, fuori sta piovendo. 

 


Grazie 

Reiner non disdegna mai il chiasso della mensa, anzi, pare trarre energia dalle risse tra Eren e Jean, dagli schiamazzi di Connie e Sasha, oppure dalle discussioni che intrattiene con Armin e Marco. A differenza sua, lui odia il baccano, perché scatena nella sua memoria immagini che vorrebbe dimenticare. 

Una volta il semplice schianto di un piatto sul pavimento l'ha ridotto ad un’ombra tremante, poiché l'ha confuso col fragore dei massi del Wall Maria che si schiantavano sulle case. 

L'ha dovuto trattenere Reiner, affinché non si prostrasse dinanzi tutte le reclute e implorasse perdono. Anche se la realtà dei fatti è non ha alcun diritto di chiedere scusa, oppure di essere graziato da quei demoni, perché la colpa che pende sul suo capo è peggiore di quella che pende sul loro.  

Lo stomaco si serra a causa di quei pensieri, perciò allontana la ciotola di legno, al cui interno la zuppa è rimasta intatta, e senza avvertire nessuno esce dalla sala mensa. Non l’avrebbe mangiata comunque, sapendo che l’amico è solo da qualche parte all’interno di quella struttura.  

Nel corridoio ampio che conduce dalla mensa ai dormitori, il ticchettio dei suoi stivali si alterna a quello della pioggia che si infrange sul vetro delle finestre. Quando si era svegliato quella mattina, aveva le gambe appoggiate alla parete e le mani che penzolavano dal materasso. Secondo i suoi compagni di addestramento, quella è la posizione che indica una tempesta imminente. Ancora una volta ha azzeccato involontariamente il meteo. 

La porta del dormitorio è aperta, ma la luce all’interno della stanza è spenta. Avanzerebbe a tentoni, se di tanto in tanto qualche lampo non illuminasse il suo cammino.  

Il letto che condivide insieme a Reiner è quello in fondo alla stanza. Loro due sono alcuni dei pochi che beneficiano di una finestra vicina, difatti molti degli altri li invidiano per tale motivo. Un altro vantaggio del loro giaciglio è che, rispetto alla porta d’entrata, esso è molto distante, dunque dal corridoio si fa fatica ad intercettare le loro due figure, nonostante siano ingombranti.  

Bertholdt è certo che Reiner sia consapevole di ciò, per questo si è rifugiato sul loro materasso, su cui è seduto con le gambe incrociate, mentre si tiene la testa fra le mani.  

A causa del buio pesto, riesce solo a discernere la figura dell’amico, però non è capace di leggere l’espressione che ha in volto.  

«Reiner?» 

È il rombo di un tuono a risponderli, dunque il campanello d’allarme che già tintinnava, adesso scampanella impazzito. Ci impiega meno di dieci secondi a salire la scaletta di legno di cui hanno bisogno per raggiungere il letto.  

Le sue dita si avvolgono alla spalla di Reiner, poi la stringono a tal punto che l’amico gliela scosta. Ha un magone che gli ostruisce il respiro, tuttavia non vuole cedere al pianto. Non finché non comprende cosa abbia l’altro. 

«Scusa, Bertl. Ho tanti pensieri per la testa.» 

Spiega quello sbrigativo, dopo una manciata di minuti che Bertholdt ha passato a fissarlo.  

Non è soddisfatto di quanto gli viene detto, quindi gli si mette accanto, tanto che le loro spalle si toccano l’un l’altra.  

«Quali pensieri?» 

Biascica e, senza che giri la testa per confermarlo, avverte lo sguardo di Reiner addosso. Il ragazzo esita qualche minuto, prima di mormorare: 

«Non so... Non so se sto facendo bene il mio lavoro. Penso sempre a come l’avrebbe fatto Marcel e...» 

Interrompe la frase, portando un indice sulle labbra dell’altro ragazzo. Ha ascoltato quel tipo di discussione così tante volte, che sa a memoria come avrebbe completato la frase e come sarebbe andato avanti.  

Abbassa le palpebre, mentre circonda le spalle di Reiner col proprio braccio e poggia la guancia sul suo capo.  

«Né io né Annie saremmo stati capaci di farlo... Ti sei preso una grande responsabilità, Reiner.» 

Le dita di Reiner gli sfiorano la schiena, poi sente il suo braccio cingergli la vita e la sua mano accarezzargli il fianco.  

Le carezze non leniranno le ferite che hanno incise nei propri cuori, ma perlomeno li aiuteranno a sopportare. Prende un respiro profondo e l’altro fa altrettanto. 

«Probabilmente, se non avessimo continuato la missione, saremmo già morti... Quindi... grazie, Reiner.» 

Le spalle dell’amico sobbalzano quando ascolta quelle parole, dopodiché percepisce il fruscio dei suoi capelli e del capo che viene scosso in segno di diniego.  

«No, Bertl. Devo ringraziare voi, perché mi siete rimasti accanto nonostante tutto.» 

Bertholdt non sorride, ma è lieto delle parole che Reiner ha pronunciato. Sono insieme su quella barca in balia del temporale, perciò sostenersi a vicenda è il minimo che devono fare, se vogliono continuare ad arrancare in quel mondo crudele.  

Ora che dalle nuvole non rimbombano più tuoni, la quiete regna sovrana all’interno dei dormitori.  

Essa viene interrotta solo per un’istante dallo schiocco di un bacio. 

   
 
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