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Autore: Manu_00    08/09/2020    5 recensioni
Raccolta di one-shot legate ai personaggi principali e secondari di JIID: Story of a thief.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un modello da seguire

Nelle sue giornate no, cioè tutte quante, la direttrice era solita paragonare lui e i suoi amici a degli animali, e con gli animali condividevano molte cose: la sporcizia, l'aggressività, lo stato dei capelli (spesso oggetto di spiacevoli paragoni con la pelliccia lercia dei cani randagi che affollavano i vicoli circostanti l'edifio), e via dicendo.
Ma su una cosa differivano totalmente dalle belve: la territorialità, a loro mancava del tutto, del resto, come si poteva essere gelosi di quell'edificio cadente che chiamavano “casa”?
Neanche un po', rifletté Ion, per questo ritenne che quali che fossero le intenzioni della ragazza entrata dalla finestra con fare alquanto sospetto e che ora si stava riposando sulle assi scricchiolanti della soffitta, non costituivano un suo problema fintanto che non avesse allungato le mani verso i suoi già miseri beni.
Un animale avrebbe aggredito un intruso entrato nel suo territorio, ma ben inteso a non offrire a quella vecchia megera ulteriori spunti per i suoi poco lusinghieri paragoni, il moccioso decise di avvicinarsi con cautela all'intrusa.
La ragazza era bella, oggettivamente parlando, Ion lo riconobbe subito, ma bella non era di certo l'unico aggettivo che poteva venirgli in mentre mentre avanzava sulle assi pericolanti della vecchia soffitta.
La luce filtrava da una piccola finestra ovale, illuminando come un riflettore la ragazza addormentata sopra una pila di vecchi panni, ed il ragazzino non poté non soffermarsi ad ammirarla.
Doveva avere quattro o cinque anni su più di lui, non era un'adulta, ma nemmeno una “mocciosa” come Ion, doveva essere nel bel mezzo della pubertà, eppure la pubertà coincideva spesso con brufoli, strane chiazze di peluria e arti sproporzionati, ed invece la pelle della ragazza sembrava priva di imperfezioni.
Ma questo era solo il secondo dettaglio che Ion poté evidenziare, anzi, il terzo, perché gli altri due erano, oltre che più importanti, visibili anche a svariati metri: i capelli bianchi come neve e le due orecchie da volpe dalle punte affilate che spuntavano dal manto bianco.
Un fauno, forse in fuga da qualche persecutore? Forse era stata incolpata di qualcosa? O cercava semplicemente riparo per la notte gelida?
Eppure a guardarla nessuno avrebbe detto che fosse un'indigente come la maggior parte degli abitanti di quel quartiere alla periferia di Mantle, come? Merito del terzo punto che fece retrocedere quello precedente: i suoi abiti.
Dominata dal colore azzurro sia nel lungo abito dal fondo ampio, dalla maglia sottostante e nelle calzature, l'ospite inattesa sembrava più una principessa che una fuggitiva, e se non fosse stato per le due orecchie da fauno, Ion non avrebbe faticato a collocarla nell'alta società della città volante di Atlas.
E se l'idea di un membro dell'alta società di Atlas che si trovava a dormire nella loro finestra era curiosa, l'idea di un fauno dai vestiti anche ricercati finito chissà come nella soffitta lo era ancora di più.
Come comportarsi?
Ion non era territoriale, ma quale bambino non si sentirebbe attratto dall'idea di un curioso estraneo nella propria soffitta?
Estraneo che tra l'altro non sembrava proprio un poveraccio salito qui per non stare al freddo?
Anzi, visto che sembrava passarsela bene, che male ci sarebbe stato ad alleggerirle le tasche in cambio della calorosa ospitalità?
In meno di due secondi Ion si era guardato attorno per prevenire l'arrivo di eventuali rompiscatole, poi, appurato che nessuna faccia familiare sarebbe arrivata a chiedergli una parte del bottino a furto compiuto, si decise ad avanzare verso la bella addormentata.
Era mattina, forse non aveva molto tempo, ragion per cui non aspettare un secondo di più.
<< Fermo lì. >>
Ecco.
Mai una volta che le cose gli vanno bene.
Giusto il tempo di provare a chinarsi che l'intrusa si era svegliata (ammesso che stesse davvero dormendo), spalancando il suo occhio azzurro in direzione di Ion proprio nell'istante in cui si apprestava ad allungare le sue manacce sulle sue tasche.
Fu così improvviso da spaventarlo, provò a balzare all'indietro, ma inciampò su qualche oggetto non meglio definito ed atterrò sul sedere, biascicando un imprecazione per non svegliare l'intero edificio.
Dal canto suo, l'intrusa si limitò a fingere di non voler ridere, ma quel suo nascondere senza troppo impegno la risatina dietro una mano era solo un motivo in più per farsi rovinare la mattinata.
Colto in flagrante e umiliato, beh, nulla di nuovo sul fronte degli insuccessi.
Deciso a non dargliela per vinta all'intrusa, Ion si impose di non arrabbiarsi, urlare o piagnucolare per il dolore al didietro, non le avrebbe dato altri motivi per prendersi gioco di lui!
<< Sai, se volevi qualcosa avresti potuto semplicemente chiederlo. >>
Non c'era malizia nel tono dell'intrusa, ma Ion non poté fare a meno di cogliere una nota di superiorità in quella frase.
<< E tu avresti potuto chiedere di dormire in soffitta... >>
Si rialzò, indeciso se rimanere lì a parlare o correre via per avvisare gli altri.
La ragazza rispose con un'alzata di spalle.
<< Vero, ma non credo di star togliendo niente a nessuno dormendo qui, nel tuo caso la cosa è un po' diversa... >>
Senza aggiungere altro, portò la mano destra nella tasca ed estrasse una manciata di lien, Ion non aveva dubbi ne avesse altri con se, ma un regalo non si rifiuta mai.
La volpe infatti, contro ogni logica esistente nella mente del ragazzino, porse le banconote al suo interlocutore.
<< Offerta di pace? >>
Diffidente per natura (e per esperienza), Ion squadrò l'offerta con lo sguardo di chi si aspetta una trappola, ma alla fine decise di dare fiducia alla nuova arrivata, nel peggiore dei casi avrebbe ricevuto soldi finti, quindi si avvicinò esitante e prese in mano i lien, per poi allontanarsi con la rapidità di una lucertola.
<< Calma, non mordo, sembro davvero così minacciosa? >>
<< Non serve sembrarlo per esserlo... ma accetto il regalo e non dirò niente, agli altri si intende, a te chiedo cosa ci fai qui. >>
L'intrusa assunse una finta espressione pensierosa, come se non avesse la risposta già pronta.
<< Io? Ah sì, aspettavo il mio ragazzo. >>
<< Strano posto dove aspettarlo. >>
<< Per questo nessuno ci sorprenderà mai, guai a non crederci, magari in questo momento sta scalando l'edificio. >>
Tese una delle due orecchie verso la finestra, poi imitò un suono si sfregamento con le labbra.
<< Visto? Attento, potrebbe vederti e attaccarti. >>
Più divertito che impaurito, Ion provò ad immaginarsi un ragazzo di quell'età intento a passare per quella stretta finestra ovale.
<< Il tuo tipo picchia i bambini? Non hai dei bei gusti... >>
Questa volta contrasse il volto nella parodia di un'espressione contrita, in conflitto fra l'amore per il suo ragazzo immaginario e il disprezzo per la sua immaginaria violenza sui bambini.
<< In effetti credo che siamo troppo diversi, il mio tipo non è persona da picchiare i bambini, anche se glielo ordinassero, e poi lo immagino un po' opposto a me. >>
Ion alzò un sopracciglio, poco convinto.
<< Cioè tu picchieresti i bambini? >>
<< Ci sono molti modi per essere diversi, no, non ti picchierò se la cosa ti preoccupa, e credo che lascerò il mio ragazzo. >>
Superata la ritrosia iniziale, Ion non poteva non ammettere che l'occupante abusivo della loro vecchia soffitta fosse una persona più simpatica della maggior parte di quelle che avesse conosciuto.
<< Ora sì che mi sento al sicuro! >>
<< Bene. >> le sorrise il fauno << Ora, dal momento che io non intendo picchiarti e che mi sono lasciata con quel violento del mio ragazzo, ti senti più tranquillo? >>
<< Io sono tranquillo, tranquillissimo! >>
Il fauno rise << Ok scusa, non volevo mettere in dubbio il tuo coraggio, sei arrabbiato? >>
<< Se continui... no, non lo sono, ma davvero, perché sei qui? >>
<< E tu perché sei qui? >>
<< Ho la sfortuna di abitarci. >>
Il fauno sbatte le palpebre con perplessità, poi cambiò posizione, mettendosi seduta sulle ginocchia, non le ci volle molto per capire in che posto fosse finita.
<< Chiedo scusa, ma non ho il tempo di soffermarmi su in che genere di edificio sto entrando quando vengo inseguita... >>
<< Inseguita? >>
La ragazza annuì.
<< Credo che a questo punto sia inutile nasconderlo, poi mi sembra giusto darti delle spiegazioni sul perché potresti trovarti qualche pattuglia delle guardie dentro casa, sono una ladra, e sono entrata qui perché mi stavano cercando. >>
Ion alzò le spalle, come se la nuova arrivata gli avesse detto che il sole sorge ad est.
<< Felice che la cosa non ti turbi molto. >>
<< Beh, diciamo che anch'io rubo, ma non così tanto da farmi inseguire dalle guardie fino a casa. >>
Per qualche motivo la ragazza lo trovò divertente, e Ion se ne indispettì.
<< Scusa. >> iniziò notando l'occhiataccia che il ragazzino stava tornando a scoccarle << Ma è naturale che non ti abbiano mai inseguito, non credo che tu abbia rubato... questo. >>
Sollevò la borsa, e sebbene non ne tirò fuori il contenuto, Ion poteva notare un tremolio nel braccio della fuorilegge, qualsiasi cosa avesse preso doveva pesare più di lui.
<< Comunque, siccome ormai stiamo parlando da un po' tanto vale presentarci, puoi chiamarmi Darkness, e tu? >>
Darkness?
Che nome è Darkness?
Ion ci rifletté un po', ed arrivò alla conclusione che se era davvero una fuggitiva, non le poteva certo convenire sbandierare il suo vero nome a chiunque le si presentasse, oppure aveva solo adottato un assurdo nome d'arte.
Lui invece non doveva preoccuparsi (non ancora) di essere ricercato, quindi evitò di fare domande e si presentò con il suo vero nome.
<< Ion, quindi sei entrata qui per non farti arrestare? Non hai proprio l'aspetto di una ladra... >>
<< Ow, che gentile, ma vedi, se avessi l'aspetto di una ladra non sarebbe più difficile portare a termine i miei furti? >>
C'era qualcosa nel suo modo di fare che lo incantava, mettendo da parte ogni diffidenza, Ion si avvicinò a lei, facendo attenzione a non mettere piede sopra qualche cianfrusaglia delle tante che popolavano il pavimento della soffitta, per poi posizionarsi su un vecchio scatolone stracolmo di paccottiglia.
Da lì, il centro della stanza, Ion non poteva fare a meno di aguzzare lo sguardo sulle pareti e le assi della soffitta, notando come, visti da quella precisa angolazione sotto quella particolare luce di quel momento del giorno... niente, apparivano ancora più spoglie e miserevoli di quanto non fossero già.
<< Il ragionamento non fa una grinza, ormai la gente si fruga nelle tasche non appena mi vede. >>
<< Mi spiace, ma proprio per questo è importante non sembrare il primo ladro di strada che puoi trovare... >>
<< Vero, ma allo stesso tempo dovrei rubare per permettermi vestiti puliti come i tuoi. >>
Ion lo ammise senza vergogna, quegli abiti erano vecchi di qualche anno, così rattoppati e pieni di graffi e macchie scolorite che chiunque se lo sarebbe trovato davanti non avrebbe potuto fare a meno di pensare a lui come a uno straccione pronto a derubarlo.
E certamente non avevano tutti i torti.
<< A proposito come hai fatto ad averli? Quante volte hai dovuto rubare? >>
Come stuzzicata da quella domanda, Darkness rispose con un ghigno enigmatico.
<< Solo una volta. >>
<< Solo una? >>
Il moccioso la squadrò scettico.
<< Hai svuotato una carta di credito prima di fartela rintracciare? Hai beccato una ventiquattrore piena di soldi? >>
<< Nessuna delle due. >>
Il sorriso della ragazza passò dall'enigmatico al compiaciuto.
<< Semplicemente... io non rubo portafogli, vedi quella cosa nella mia borsa? Ecco, questo rubo, ed i ricavi sono parecchio alti, troppi per una persona sola, io e i miei amici li usiamo anche per chi è in difficoltà. >>
Per le persone in difficoltà?
Da quando i ladri fanno beneficenza?
Se Ion avesse rubato qualcosa di talmente prezioso, altro che beneficenza, si sarebbe costruito la più bella villa del mondo e ci avrebbe vissuto dentro con tutto il cibo e tutte le cose che voleva.
Ma a parte questo, l'idea di rubare qualcosa di ben più prezioso di un portafoglio non era affatto da scartare.
<< E non ti hanno mai presa? Devi essere molto abile... >>
<< Sì, ma non è tutto merito mio, siamo una squadra, e siamo molto attrezzati, a quest'ora i miei amici saranno fuori città e aspettano solo che io li raggiunga. >>
<< E non credi che ti pianteranno in asso? >>
Darkness scosse la testa e scattò in piedi.
<< Non credo proprio, specie se ho questa! >>
Prese la borsa, e sta volta la vuotò dal contenuto, era un globo, un globo dorato su cui erano stati incisi decine di rilievi di rilievi, divisi in almeno una decina di sezioni delimitate da spesse linee che emergevano dalla superficie luccicante.
Rimasto di sasso, Ion non poté fare a meno di avvertire un brivido scorrergli lungo la punta delle dita, il suo istinto criminale gli stava gridando di afferrare quell'affare all'istante e portarlo dal primo rigattiere disponibile!
Ma c'era qualcosa in quel fauno che lo ammaliava, in lei e nel suo racconto, come aveva fatto a sfuggire con quella cosa in borsa? E che cos'era? Quanto valeva? A chi l'avevano rubata?
Darkness dal canto suo capì di avere la piena attenzione del ragazzino.
<< Apparteneva ad un uomo molto potente ma anche molto crudele, ed ha un gran valore, questi rilievi... credo rappresentino gli antichi miti della storia del continente, miti antecedenti l'arrivo stesso dei coloni, il che aggiunge alla ricchezza materiale del globo anche quella artistica. >>
Ion non ne dubitava, quell'affare valeva dieci volte quel vecchio edificio cadente in cui viveva e tutto quello che conteneva all'interno.
<< Quindi... è questo che voi rubate? >>
Lo disse con ammirazione, per lui rubare era una semplice questione di sopravvivenza, ma Darkness, o qualunque fosse il suo vero nome, aveva appena demolito la sua visione e ne aveva ampliato l'orizzonte, a guardarla più che a una ladra sembrava ad un'eroina dei racconti, e dentro di sé il ragazzino provò una certa invidia per la sua condizione.
Non che avesse deciso di mettersi a rubare per gli indigenti, di quella parte le avrebbe fatto volentieri a meno, ma l'idea di una grande squadra di ladri intenta a raddrizzare i torti della vita rubando ai potenti che vivevano nelle loro città volanti quello che a loro era sempre stato negato.
Strano a dirsi, ma per la prima volta essere un ladro lo avrebbe fatto sentire più vicino a un cacciatore che ad un grimm.
C'era un che di romantico in questa visione, il rubare a chi si arricchiva alle loro spalle, il compiere mirabolanti fughe o escogitare piani ingegnosi per aggirare i più astuti sistemi di allarme, era qualcosa che non si sarebbe mai potuto sognare.
<< Questo e altro ancora, dovrei raccontarti di quella volta che abbiamo rubato una statua, una statua enorme. >>
Nemmeno volle pensare di essere preso in giro, l'idea gli piaceva troppo, anche a costo di passare per stupido le avrebbe creduto.
<< Come si ruba una statua?! >>
Lo disse quasi gridando, la ragazza si chinò verso il basso, invitandolo al silenzio premendosi l'indice sulle labbra.
<< Se non svegli nessuno te lo spiego... come si fa a spostare qualcosa di enorme? Semplice, non lo sposti, ma fai credere che non sia lì. >>
Adesso Ion ascoltava rapito, come se sapere il modo adatto per rubare una statua gigante sarebbe stata l'informazione più importante della sua vita.
<< Premessa: eravamo a Vacuo, la statua si trovava fuori dalla città, sul deserto, quindi l'abbiamo tirata giù con delle funi dopo aver scavato un'enorme fossa, tutto nel giro di una notte, e poi l'abbiamo seppellita lì. >>
<< E tutti hanno pensato che l'aveste portata via? >>
Sta volta fece attenzione a dirlo a bassa voce, sarebbe stato un peccato interrompere il tutto per colpa sua.
Darkness annuì.
<< Esatto, e quindi ci siamo offerti di restituirgliela dietro riscatto, fu uno spasso, solo, avrei voluto essere dall'altra parte del telefono per vedere la faccia di quell'agente quando li abbiamo detto che per tutto quel tempo la loro preziosa statua era stata sotto i loro piedi! >>
Sta volta fu lei a tradire una certa emozione, ma poca cosa in confronto a quella di Ion, ormai prigioniero di un mondo di ladri acrobati e statue sepolte dalle sabbie del deserto.
<< Questo... quanto vi ha fatto guadagnare?! >>
Darkness sorrise nel mentre che riponeva il globo nel suo borsone.
<< Presumo più di quanto dieci persone possano guadagnare lavorando tutta la vita. >>
Punto.
Set.
E partita.
Ion non era mai stato tipo da voler emulare qualcuno, ma questa volta doveva alzare le mani e ammettere la resa.
<< Non è che... siete in cerca di nuovo personale? >>
Darkness parve sorpresa, e ci rifletté un po' su.
<< Non credo sia il caso alla tua età. >>
Il ragazzino arrossì, si era spinto un po' troppo oltre.
<< Sì, immagino tu abbia ragione... >>
Stava per dirle di dimenticarsi tutto, quando si trovò ad arrossire ancora più visibilmente non appena la mano di Darkness si poggiò sulla sua testa per dargli una carezza.
<< Però sembri abile, chissà, se in futuro non avrai trovato di meglio... potresti trovare spazio fra noi. >>
<< Lo troverò sicuramente! Vedrai! >>
Altra risatina, il fauno stava iniziando a trovare adorabili quei suoi scatti di entusiasmo.
<< Sarebbe meglio se ti trovassi un lavoro onesto però, sai, il mio ha il brutto inconveniente di trovarsi inseguiti... a proposito! >>
Con uno sforzo non indifferente, roteò la sacca con il globo dentro e se la caricò sulla schiena.
<< Credo sia proprio ora che io vada, stai lontano dai guai, Ion, ci vediamo! >>
Riuscì solamente a salutarla con la mano, nel mentre che lei apriva e scivolava con grazia fuori dalla finestra, e una volta sparita, a Ion non rimase che posare lo sguardo sul giaciglio di vecchie coperte che la giovane si era preparata la notte prima.
<< Ci... vediamo. >>
Senza aggiungere altro, si chinò in avanti ed iniziò a cancellare le tracce del suo passaggio.


I giorni passarono, e contrariamente a quanto sperava, la ladra non ripassò per l'orfanotrofio.
Certo, non che la cosa fosse da biasimare, non aveva mai promesso che sarebbe passata, e tanto meno sarebbe stata una mossa intelligente quella di farsi vedere a giro per una città dove era probabilmente ricercata.
Inoltre aveva il suo gruppo di amici con cui viaggiare, e certamente avrebbe avuto meglio da fare che pensare a un moccioso incontrato per caso, mentre lui pensava a lei, in questo momento la mitica squadra di ladri poteva essere impegnata in un inseguimento aereo per le foreste di Anima, oppure nel trafugare uno di quei preziosi tesori che la credenza comune vuole sepolti sotto le accademie dei cacciatori.
Ammesso che non lo avesse preso in giro fin dall'inizio per scoraggiarlo dal denunciarla, del resto magari quel globo dorato poteva appartenere a qualche eccentrico studioso che lo aveva trovato in qualche rovina, od all'artigiano che lo aveva preparato con tanto sforzo nella speranza di venderlo.
Insomma, non aveva molte garanzie che gli avesse detto la verità, eppure, sentiva di non potere fare a meno di fidarsi, voleva fidarsi, forse perché gli stava troppo simpatica per accettare che si fosse burlata di lui, oppure perché voleva credere che se avesse affinato le sue abilità, avrebbe comunque potuto aspirare ad un destino più grande che quello di tagliaborse nei bassifondi di Mantle.
Ma fu un ulteriore fattore a spingere Ion verso la fiducia, successe qualche settimana dopo l'incontro, ma il ragazzo lo avrebbe ricordato anche a distanza di anni.
In un giorno come tanti, Bert li aveva aspettati al cortile per riferire ai ragazzi che era il loro giorno fortunato, perché a quanto pareva un misterioso donatore aveva appena pagato di tasca sua per far spedire decine di abiti nuovi e materassi non bucati nell'orfanotrofio, un generoso regalo da cui però il donatore si era dissociato rifiutando di rivelare la propria identità, sia sua che della possibile associazione che vi era dietro.
La sorpresa fu quanto mai gradita, e divenne ancora più gradita quando la sera stessa un camion delle consegne si presentò davanti al cancello stracolmo di pizze per gli ospiti dell'edificio.
Bert in quel frangente era stato tanto sorpreso da pensare alla truffa, e per poco non aveva allontanato il fattorino a bastonate, poi come questo aveva fatto presente che tutto era già stato pagato da qualcuno, il vecchio non perse un secondo nello strappargli le pizze di mano, ed i ragazzini dovettero affrettarsi a sbarrargli il passo prima che il vecchio grassone si chiudesse nella sua casupola con la loro cena.
Poteva esser stata una coincidenza, ma Ion preferì convincersi che quella sorpresa era un segno che dopotutto anche Darkness aveva pensato a lui, o forse l'orfanotrofio era già da un po' nelle mire della loro “attività di beneficenza”, ma come al solito Ion scelse l'idea che gli piaceva di più.
Forse se quel giorno non si fosse alzato presto per nascondersi in soffitta e sfuggire al controllo odontoiatrico annuale, la sua vita sarebbe stata molto diversa.
Gli anni passarono, e il ricordo cambiò, l'immagine del fauno si fece meno nitida, e forse Ion iniziò a convincersi che fosse più un prodotto della propria fantasia che un evento reale.
Eppure fu con l'idea che Darkness gli aveva instillato nel cuore, quella di diventare un ladro esperto in grado di rubare qualsiasi cosa potesse giovargli che Ion, all'età di tredici anni, si decise a buttare dalla finestra il materasso e di saltarci sopra per fuggire dall'orfanotrofio e iniziare una nuova vita.
Non che fosse certo che la volpe bianca avrebbe approvato quella scelta, così come l'utilizzo che avrebbe fatto lui del denaro, ma quando mai un allievo segue perfettamente l'esempio del maestro?
Ion fin da bambino non aveva mai creduto negli eroi, figure troppo idealizzate e perfette per un mondo simile, eppure, se gli avessero chiesto se ne aveva uno, non era certo che avrebbe risposto di no.
Forse eroe era una parola troppo forte, ma modello, quello... quello avrebbe fatto più al caso suo, sì, se gli avessero chiesto come chi avrebbe voluto essere, lì la risposta era più certo di averla, e non aveva dubbi su quale.


Nota dell'autore
Mi scuso con chi dovesse leggere questo avviso in ritardo, ma ringrazio 
Aladidragocchiodiluce per avermi permesso di introdurre il personaggio di Darkness, sua OC, e per aver contribuito alla scrittura di questo capitolo.
   
 
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