Il prompt a cui si ispira questa storia è ricavato dall'iniziativa Hurt/Comfort Time indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: Fazzoletto
Voglio che tu sia felice!
Il
sole splendeva alto nel cielo azzurro, l’acqua del fiume scorreva
brillando sulle rocce, le risate di alcuni bambini risuonavano
nell’aria.
Il mondo sorrideva nel pieno dell’estate.
Eppure Mayu osservava gli occhi blu scuro dell’uomo davanti a lei, sconcertata dalla loro indecifrabilità mentre pronunciava parole pesanti con tono inespressivo.
“Non so cosa stai cercando di dirmi, ma la felicità mi è estranea,” affermò Hatori come se fosse un fatto incontrovertibile.
Era davvero disorientata: Shigure le aveva detto che si era fidanzato, ma il suo sguardo non era come allora, non era sereno come quando stava con Kana.
Si chiese cosa tormentasse ancora il suo cuore, sentendo la tristezza e lo sconforto emergere con prepotenza nel suo petto. Pochi secondi ed esplosero in un flusso di parole incontrollabili.
“Non ci credo che tu non possa esserlo!” sbottò a un certo punto.
Voleva che lui fosse felice; si ritrovò a desiderarlo con un’intensità inaspettata che portò calde lacrime agli angoli dei suoi occhi, poco prima di farla scoppiare in un pianto a dirotto come un bambino.
Confuso dal suo comportamento Hatori cercò di calmarla, ma sembrava che i suoi tentativi fossero inutili.
“Per caso hai frainteso qualcosa?” le disse, riuscendo apparentemente a spiazzarla.
Mayu, infatti, smise di piangere all’improvviso, alzando lentamente lo sguardo su di lui.
“Io volevo solo uscire per un po’…. mi serviva una ragione,” spiegò.
Una ragione per fuggire, fuggire da un legame ormai da tempo opprimente, ma a cui non riusciva a opporsi.
“Ero soltanto stanco. Hai ragione, piangere potrebbe farmi sentire meglio,” assentì con un sorriso e un’espressione più rilassata, avvertendo il nodo di inquietudine che gli aveva stretto il petto, negli ultimi giorni, allentarsi leggermente.
Prese dalla tasca un fazzoletto di stoffa e lo accostò delicatamente al viso dell’amica, ancora rigato dalle lacrime.
I suoi occhi marroni lo fissarono sorpresi e Hatori provò una profonda gratitudine, rasserenato dal suo sfogo e dalla sua gentilezza, una delle caratteristiche che aveva sempre ammirato in lei.
“Tu hai pianto per me a squarciagola. Grazie.”
La ringraziò sorridendo ancora, le iridi blu ora illuminate da una luce calda.
Mayu si sentì sollevata e, dopo un attimo di esitazione, si asciugò il viso con il fazzoletto che le porgeva e che gli avrebbe restituito solo diversi giorni dopo.
Il mondo sorrideva nel pieno dell’estate.
Eppure Mayu osservava gli occhi blu scuro dell’uomo davanti a lei, sconcertata dalla loro indecifrabilità mentre pronunciava parole pesanti con tono inespressivo.
“Non so cosa stai cercando di dirmi, ma la felicità mi è estranea,” affermò Hatori come se fosse un fatto incontrovertibile.
Era davvero disorientata: Shigure le aveva detto che si era fidanzato, ma il suo sguardo non era come allora, non era sereno come quando stava con Kana.
Si chiese cosa tormentasse ancora il suo cuore, sentendo la tristezza e lo sconforto emergere con prepotenza nel suo petto. Pochi secondi ed esplosero in un flusso di parole incontrollabili.
“Non ci credo che tu non possa esserlo!” sbottò a un certo punto.
Voleva che lui fosse felice; si ritrovò a desiderarlo con un’intensità inaspettata che portò calde lacrime agli angoli dei suoi occhi, poco prima di farla scoppiare in un pianto a dirotto come un bambino.
Confuso dal suo comportamento Hatori cercò di calmarla, ma sembrava che i suoi tentativi fossero inutili.
“Per caso hai frainteso qualcosa?” le disse, riuscendo apparentemente a spiazzarla.
Mayu, infatti, smise di piangere all’improvviso, alzando lentamente lo sguardo su di lui.
“Io volevo solo uscire per un po’…. mi serviva una ragione,” spiegò.
Una ragione per fuggire, fuggire da un legame ormai da tempo opprimente, ma a cui non riusciva a opporsi.
“Ero soltanto stanco. Hai ragione, piangere potrebbe farmi sentire meglio,” assentì con un sorriso e un’espressione più rilassata, avvertendo il nodo di inquietudine che gli aveva stretto il petto, negli ultimi giorni, allentarsi leggermente.
Prese dalla tasca un fazzoletto di stoffa e lo accostò delicatamente al viso dell’amica, ancora rigato dalle lacrime.
I suoi occhi marroni lo fissarono sorpresi e Hatori provò una profonda gratitudine, rasserenato dal suo sfogo e dalla sua gentilezza, una delle caratteristiche che aveva sempre ammirato in lei.
“Tu hai pianto per me a squarciagola. Grazie.”
La ringraziò sorridendo ancora, le iridi blu ora illuminate da una luce calda.
Mayu si sentì sollevata e, dopo un attimo di esitazione, si asciugò il viso con il fazzoletto che le porgeva e che gli avrebbe restituito solo diversi giorni dopo.
Note dell'autrice
Alla
fin fine questa flash nasce come una semplice riproduzione di una parte
della puntata numero 12 della seconda stagione, tuttavia mi sono
divertita a scriverla.Spero che possa essere stata piacevole anche la lettura.