Anime & Manga > Candy Candy
Segui la storia  |       
Autore: moira78    14/09/2020    6 recensioni
Ormai alle soglie del nuovo millennio, Candy racconta a sua figlia e sua nipote la storia della sua vita. Ho cercato di riempire il vuoto lasciato dal finale sibillino dei romanzi dell'autrice originale, tentando di cogliere lo spirito dei personaggi e scrivendo in modo più dettagliato ciò che è accaduto dalla scoperta dell'identità del Principe della Collina in poi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notizia della morte di Eleonor Baker per un attacco cardiaco arrivò come una sferzata di vento gelido durante la tempesta. A quei tempi Terry non lavorava e sembrava un leone in gabbia: dopo l'Amleto la sua compagnia si era di nuovo spostata in giro per l'America e per il mondo ed era stata costretta, suo malgrado, a ricercare un altro primo attore che potesse sostituirlo.

Molte volte cercai di convincerlo a seguirli, ma lui voleva rimanere con me e diventare finalmente padre. A poco a poco, il desiderio divenne frustrazione perché non accadeva nulla e lui non poté più neanche lavorare. Inoltre mi rimproverava di aver allungato i turni in ospedale e di recarmi troppo spesso alla Clinica Felice quando tornavamo alla Casa di Pony.

"Stiamo tornando indietro, Candy, stai lavorando di nuovo troppo e forse è proprio per questo che non riusciamo a diventare genitori!". Aveva persino smesso di chiamarmi Tarzan o Tuttelentiggini, ormai non c'era quasi più nulla di giocoso nel nostro rapporto. Un anno prima il Duca di Granchester era morto lasciandogli una buona fetta di eredità e ci volle tutta la diplomazia di sua madre, che era venuta a trovarci, per costringerlo ad accettarla: "Potreste averne bisogno, un domani. Era pur sempre tuo padre, permettigli di fare un'ultima ammenda".

Lui era stato molto titubante, ma alla fine aveva ceduto. Non potevo pensare che quel pomeriggio e quella cena che condividemmo sarebbero stati gli ultimi istanti che avremmo vissuto con quella meravigliosa donna. Era così felice del nostro matrimonio e per fortuna non sospettò mai minimamente della nostra crisi.

"Terry", lo chiamai con voce tremante mentre anche il giornale tremava tra le mie mani. Era successo mentre si trovava in tournée e la notizia aveva raggiunto la stampa ancor prima del figlio. Era assurdo.

Lui mi si avvicinò e me lo strappò dalle mani. Lo vidi impallidire, passarsi le mani tra i capelli e scoppiare a piangere come un bambino nel giro di pochi secondi. Lo abbracciai stretto, singhiozzando con lui. Rimanemmo così per parecchi minuti, condividendo quel dolore immenso.

Poi, lui farfugliò qualcosa a proposito di un viaggio che doveva fare per organizzare le esequie e io dissi prontamente: "Prenderò delle ferie, non preoccuparti, faccio subito le valigie e...".
"No, Candy, tu rimani qui", ribatté lui con voce già più ferma, asciugandosi gli occhi.

M'impietrii: "Ma, Terry, io...".

"Aspettami qui un secondo", aggiunse allontanandosi verso il suo studio. Ne tornò con un fascio di documenti in mano. Me li porse, ancora molto pallido in volto ma anche fermo nel suo proposito: "Ti restituisco la tua libertà, Tarzan Tuttelentiggini".

Non ricordo molto di quei giorni, mi sembrava di vivere la vita di un'altra persona. Cercai di convincerlo che non era la decisione giusta e lui mi ricordava che non ero stata disposta a lasciare il mio lavoro per lui. Allo stesso tempo, Terry aveva rinunciato alla sua carriera brillante per me. Ormai il vecchio meccanismo continuava a tornare a galla e io ero davvero stanca.
Capii che l'amore non bastava, ma il nostro addio fu comunque straziante.

"Riprenderai a lavorare?", chiesi all'uomo che ormai non era più mio marito e che da una settimana dormiva nello studio.

"Probabilmente sì, a questo punto non ha più senso rimanere lontano dalle scene. Tu tornerai alla Casa di Pony? Sai che se vuoi questa è casa tua".

Mi morsi le labbra, riflettendo sull'assurdità di quei concetti: "Non lo so, devo ancora decidere se lasciare l'ospedale o tenere alcuni turni durante il mese. Non credo siano disponibili a...". Cominciai a singhiozzare, devastata dal futuro che ci aveva divisi ancora una volta.

Lui mi sorprese abbracciandomi di slancio: "Non piangere, Candy, o piangerò anche io", mormorò con voce roca.

"Lascerò il lavoro, sarò una donna che rimane a casa a lavorare a maglia, se è questo che vuoi, anche se non sono mai stata capace di lavorare a maglia! Ma non lasciarmi!". Non ci credevo, ma lo stavo supplicando. Mi stavo spogliando di ogni dignità per lui.

"Non farlo, amore mio. Non rinunciare ai tuoi sogni. Anche io proverò ad andare avanti coi miei, come cercai di fare tanti anni fa quando mi lasciasti con Susanna, ricordi?", mi asciugò gli occhi e mi guardò intensamente. Dio, quanto lo amavo! E lui mi ricambiava, ne ero certa. Ma eravamo troppo diversi o troppo simili per rimanere ancora insieme. Ci avevamo provato strenuamente, ma alla fine le nostre strade si erano divise, forse per sempre.

"Stai con me stanotte", lo supplicai, "lasciami almeno questo ricordo".

"Stavo per chiedertelo io", mi soffiò sulle labbra travolgendomi dopo pochi istanti con la stessa passione di sempre.

Anzi, forse anche di più.

Ci amammo come se volessimo imprimerci nella mente il sapore, il profumo e la consistenza della nostra pelle. Stentai ad addormentarmi, perché sapevo che quando mi sarei svegliata non sarei più stata tra le sue braccia e ci saremmo di nuovo divisi.

Accadde proprio così.

Mi svegliai in un letto vuoto, dove erano rimasti una rosa e un biglietto: "Rimarrai l'unico amore della mia vita".

Dopo averlo letto qualcosa si ruppe in me. Ero sempre stata allegra e controllata, superando i momenti più difficili con il sorriso sulle labbra o comunque con una fredda determinazione: ma in quel momento provavo rabbia cieca.

"E allora perché, perché non hai saputo accettare la vita che ti offrivo?!", sbottai stracciando il biglietto.

Anzi, furia nera.

"Perché?!", gridai strappando tutti i petali di quella rosa. "Perché mi hai chiesto di rimanermene buona a casa ad aspettarti rinunciando al mio lavoro, nella vana speranza di avere un figlio che Dio ha deciso di non concederci?!". Presi un vaso e lo scagliai con forza sul muro, mandandolo in mille pezzi.

Ero felice che lui rimanesse a casa con me ma non volevo smettere di fare l'infermiera, sottraendomi a quello che sapevo essere il mio dovere. Non avevamo più punti d'incontro e il nostro rapporto si era incrinato e rotto come quel vaso, anche se non alla stessa velocità. E io volevo rompere tutto ciò che rimaneva in quella casa. Presi un vecchio posacenere che Terry non aveva mai usato e lo lanciai sulla porta, gridando e piangendo.

Io, la vivace e sorridente Candice Ardlay, stavo avendo una crisi isterica in piena regola.

Fu solo dopo essermi calmata che decisi che dovevo andarmene e che avevo bisogno di aiuto. La mia destinazione era Chicago: dovevo trovare Albert.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Candy Candy / Vai alla pagina dell'autore: moira78