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Autore: C_Totoro    17/09/2020    4 recensioni
Rodolphus Lestrange è sposato con Bellatrix ormai da anni. Inizialmente innamorato della ragazza, non poteva essere più felice del suo matrimonio. Col passare del tempo, tuttavia, Rodolphus si rende conto di come l'interesse di Bellatrix sia tutto rivolto verso un altro uomo, Lord Voldemort, col quale Bella intrattiene una relazione extraconiugale... o almeno, così sono convinti tutti.
Sarà durante la festa di fidanzamento tra Aidan Bulstrode e Selina Selwyn che Rodolphus incontrerà Violetta Bulstrode, una ex compagna Serpeverde, più piccola di lui di due anni, che ha sempre avuto una cotta per il maggiore dei Lestrange... Riuscirà Violetta a far dimenticare Bellatrix a Rodolphus? Oppure sarà solo l'ennesimo amore insensato?
[Rodolphus/Violetta]; [Bellatrix/Voldemort]
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'A-mors'
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AMORE INSENSATO

 

Rodolphus aveva iniziato a odiare ormai da diverso tempo tutti gli eventi mondani ai quali, in quanto Purosangue, si vedeva costretto a partecipare. Uno spreco di tempo inutile e quasi dannoso. Richiamò con un gesto stizzito l’attenzione di un elfo domestico che stava sgambettando per la sala e ordinò un Whiskey Incendiario; gli ci voleva parecchio alcol per superare quell’ennesima festa, era evidente. Si guardò sconsolato intorno sorseggiando il liquido ambrato: di Bellatrix nessuna traccia. Non era sorpreso dalla latitanza di sua moglie ormai, pur abitando insieme, la vedeva raramente e Rodolphus sapeva bene come si trastullasse Bella quando non c’era, sapeva bene con chi si stava trastullando in quell’esatto momento. Avrebbe anche potuto farsene una ragione del tradimento, di essere un cornuto, ciò che non poteva sopportare erano gli sguardi di derisione di tutti i suoi compagni di Casa, degli altri Mangiamorte. Tutti i Serpeverde lo avevano invidiato quando avevano scoperto che si sarebbe sposato con la maggiore delle sorelle Black, Bellatrix. E sarebbe potuto essere altrimenti? Bellatrix era la donna perfetta, almeno fisicamente. Aveva sempre fatto impazzire tutti e Rodolphus si era vantato come un pavone nei dormitori maschili di Serpeverde, raccontando delle sue prodezze con la ragazza per poi interrompersi sul più bello, senza entrare nei particolari. Ci aveva messo un po’ Rod a capire che Bellatrix era tutto tranne che una bella bambolina, tranne che un trofeo di cui vantarsi. Da quando avevano fatto il loro ingresso tra i Mangiamorte, Bellatrix era subito diventata la prediletta del Signore Oscuro. Inizialmente Rodolphus ne era stato orgoglioso – le doti magiche di Bellatrix non erano di certo un segreto – tuttavia, più passava il tempo, più notava come Bella e il Signore Oscuro fossero in… intimità. Non c’era altro modo per descrivere il loro rapporto. Gli sguardi che Bella lanciava a Voldemort erano espliciti, al limite dell’osceno, e Lui non la riprendeva mai. Anzi, sembrava bearsi di quello sguardo lussurioso.

“Potete andare. Bella, tu rimani”.

Rodolphus aveva perso il conto di quante volte aveva sentito quella frase alla fine delle riunioni. Bella. La chiamava Bella.

Bella, tu rimani.

Rodolphus si ritrovava a incassare – poteva forse trovare da ridire al Signore Oscuro? - e usciva dalla stanza insieme agli altri Mangiamorte che sghignazzavano, prendendolo in giro.

“Lestrange, ma tua moglie ogni tanto torna a casa?”

“Povero Roddie, non ti vanti più della bella puledrina che ti sei sposato?”

“Mia moglie è rimasta incinta, avrò il mio erede maschio tra qualche mese. E tu, Rod?”

Inizialmente aveva ingoiato il boccone amaro senza fiatare perché non riteneva opportuno alimentare i pettegolezzi, le dicerie (Bella davvero scopava con Voldemort? Ancora stentava a crederci e una parte di lui rifiutava quell’eventualità), infine aveva sbottato e aveva cruciato chiunque si fosse permesso di deriderlo e dare della sgualdrina a sua moglie. Solo io ho questo diritto, aveva pensato mentre Yaxley si contorceva ai suoi piedi chiedendogli perdono. Tuttavia, i mesi si erano trasformati in anni e, la situazione, invece di migliorare, era drasticamente peggiorata, degenerando. Se prima, almeno, durante gli eventi pubblici Bella si presentava e si prestava a fare la parte della perfetta mogliettina, ora neanche si curava di avvertire Rod, di avvertirlo se lo avrebbe raggiunto oppure no, lasciandolo solo ad affrontare i bisbigli degli altri Purosangue (Rod li sentiva chiaramente fare congetture sul perché Bellatrix Black in Lestrange non si facesse più vedere a nessuna festa ormai da mesi), lasciandolo da solo ad affrontare le battute sboccate degli altri Mangiamorte.

Rod finì alla goccia il suo bicchiere di Whiskey lanciando un’occhiata all’orologio a pendolo di Villa Bulstrode. Forse avrebbe potuto smaterializzarsi e tanti cari saluti a tutti, non c’era neanche Rabastan che era stato trattenuto alla Gringott per chissà quale incombenza o così gli aveva detto.

“Tutto a posto, Lestrange?”

Rodolphus si riscosse, la voce che lo aveva chiamato era stata modulata in un sussurro dolce venato di preoccupazione. Rod si volse di scatto e si ritrovò di fronte Violetta Bulstrode. La ricordava bene dai tempi di Hogwarts, più piccola di lui di due anni, gli aveva fatto una corte spietata, ma lui era sempre stato troppo preso da Bellatrix per prestarle più d’una occhiata di derisione. Invece, in quel momento, il primo pensiero che lo colse fu che Violetta era estremamente bella e sensuale. Portava i capelli corti, poco sotto l’orecchio, ricci e biondissimi. Gli occhi scuri marroni erano grandi ed estremamente espressivi, la bocca non sembrava chiedere altro che essere baciata.

“Sì, Violetta” rispose Rod con un sorriso affettato “Tutto a posto” borbottò poi portando lo sguardo sul bicchiere vuoto.

“Vuoi ancora un po’ di Whiskey? Chiamo un elfo, se vuoi” fece lei seguendo la linea dello sguardo di Rodolphus. Lui scosse la testa in senso di diniego “Credo di aver bevuto abbastanza, a dir la verità”.

Violetta rise e quella risata allegra e spensierata toccò corde all’interno di lui che credeva ormai essere morte e sepolte.

“Non esiste abbastanza quando si tratta di alcol, Lestrange” lo redarguì subito lei, schioccando le dita per richiamare l’attenzione di un elfo “E poi tanto paga mio fratello” aggiunse facendogli un occhiolino complice. Rodolphus si ritrovò a ridacchiare suo malgrado e accettò l’ennesimo bicchiere di Whiskey che Violetta gli stava porgendo. Fece tintinnare il suo bicchiere con quello di lei, pieno di champagne.

“Ad Aidan Bulstrode e Selina Selwyn, allora” brindò Rod accennando con la testa al festone appeso a qualche metro da loro messo in onore dei due promessi sposi.

“Ad Aidan e Selina” ripeté Violetta per poi sorseggiare lentamente lo champagne. Si passò la lingua sulle labbra e Rod si ritrovò come ipnotizzato da quel gesto. Gli sembrava fosse passata una vita dall’ultima volta che aveva parlato con una donna che non fosse Bellatrix o Narcissa.

“Bellatrix non c’è?” chiese Violetta senza guardarlo in viso e facendo scivolare lo sguardo lungo la sala come per cercarla.

“No” rispose bruscamente Rodolphus. Odiava quando gli chiedevano di Bellatrix.

No, cazzo, Bella non c’è, è con il suo amato Padrone a fare chissà quale porcheria mentre io sono costretto a presenziare a questi eventi da solo come uno scemo.

“Non sta bene?” chiese Violetta fissando Lestrange dritto negli occhi e Rod si sentì come scandagliato, come se quella ragazza stesse utilizzando la legilimanzia su di lui, anche se sapeva bene che così non era. Violetta non era Bellatrix. Non era una pazza sadica, era una ragazza educata, dolce, sensibile.

Rodolphus si strinse nelle spalle “Sta seguendo un corso di magia” rispose scontroso, non sapendo più quale scusa inventare. Violetta alzò le sopracciglia “Un corso di magia? Credevo avesse frequentato Hogwarts…. O forse quella che abbiamo visto a scuola era la sua sorella gemella malvagia?”

“Vuole imparare le Arti Oscure” rispose Rodolphus sempre più di cattivo umore. Riportò lo sguardo sull’orologio. Le undici di sera. Cosa stavano facendo quei due insieme alle undici di sera? Per Merlino!

“Ah, con il Signore Oscuro”.

Il commento di Violetta stupì Rod, non si aspettava capisse tutto subito, non lei che non faceva parte del cerchio dei Mangiamorte e che quindi non poteva sapere nulla di quel rapporto morboso tra Bellatrix e Lord Voldemort. Neanche Aidan era un Mangiamorte e quindi non poteva avergliene parlato… Violetta dovette intuire lo stupore di Rod e alzò le spalle “Andromeda mi aveva parlato di una strana e preoccupante ossessione di Bellatrix per il Signore Oscuro”.

Rodolphus incassò quell’ennesimo colpo con stizza.

“Dovevi essere molto amica di Andromeda se si è permessa di farti certe confidenze. Erano molto legate, lei e Bellatrix”. Violetta annuì, sovrappensiero “Non ti nascondo che mi manca, Dromeda. Era lei a doversi sposare con Aidan, ero così felice, saremmo diventate come parenti. Invece ha deciso di scappare con quel Ted Tonks”.

“E tu?” chiese Rod rivolgendosi a Violetta con un ghigno cattivo, cogliendo la palla al balzo “Quand’è che ti sposi?”

Violetta raddrizzò le spalle “Non lo so” rispose dopo un attimo “L’uomo che m’interessa è, purtroppo, già impegnato”.

“Da quando noi Purosangue ci sposiamo con la persona che ci interessa?” chiese Rod con una mezza risata. Possibile sia ancora interessata a me? Si domandò lanciando uno sguardo incuriosito a Violetta.

“Non ho intenzione di sposarmi se non con l’uomo dei miei sogni”.

“E chi sarebbe il fortunato?” chiese Rod avvicinandosi un po’ di più a lei. La vide rabbrividire, mentre un sorriso al contempo timido e malizioso andava a incresparle le labbra. Avrebbe voluto avventarsi sulla sua bocca in quell’esatto momento. Non si sentiva così eccitato da… da sempre. Perché Bellatrix non lo aveva mai guardato con quello sguardo voglioso, quegli sguardi erano sempre stati riservati a… l’altro.

“Ti facevo un po’ più perspicace di così, Lestrange” rispose Violetta sempre con quella strana luce negli occhi “Ma evidentemente mi sono fatta un’opinione un po’ troppo alta di te”.

Rod si passò una mano tra i capelli e il suo viso si aprì nel primo vero sorriso da anni.

Mademoiselle, vi porgo le mie più sentite scuse e vi ringrazio per il vostro indefesso interesse” disse Rodolphus facendo un inchino divertito.

Violetta ridacchiò “Sei un giullare, Lestrange”.

“Chiamami pure Rodolphus, Violetta. Ci conosciamo da anni”,

Violetta si morse le labbra “Ti va di fare una passeggiata in giardino?” gli chiese, abbassando lo sguardo come intimidita. Rodolphus si ritrovò ad amare quell’atteggiamento di Violetta: una donna forte che, tuttavia, mostrava ancora quell’innocenza e timidezza tipici delle persone pure. Atteggiamenti che Bellatrix non aveva mai avuto, ovviamente.

“Perché no, Violetta” rispose, porgendole il braccio “Perché no”.

 

Rodolphus non sapeva bene come fosse accaduto. Un attimo prima stavano ridendo e scherzando seduti sulla panchina mentre lanciavano del pane raffermo alle anatre che vivevano nel giardino di Villa Bulstrode, l’attimo dopo Rod si era ritrovato a baciare Violetta con foga, stringendosela forte al petto, accarezzandole la schiena, il seno… la sentiva tremare leggermente sotto il suo tocco e la sua bocca sapeva di buono, di vaniglia, di fresco. Si era quasi dimenticato cosa significasse baciare una donna a quel modo, una donna che desiderava lui, solo lui… non c’era un altro nella testa di Violetta. C’era solo lui, da anni. Scese a baciarle il collo, una mano di lei gli accarezzava il viso, mentre l’altra scendeva sul petto, sull’addome… Rodolphus si sentiva come un adolescente alla sua prima esperienza; mentre tutti gli altri Purosangue facevano vuote ciance all’interno della Villa, lui era lì in giardino a baciarsi la donna più bella che avesse mai visto. E, tuttavia, all’improvviso il pensiero di Bellatrix gli attraversò il cervello come una lama fredda. Si staccò subito da Violetta che lo guardò con i suoi grandi occhi pieni di dolcezza e venati di apprensione.

“Scusami, Violetta” borbottò Rodolphus alzandosi in piedi “Forse non è il caso” aggiunse cercando di sistemarsi la veste e non prestare attenzione all’erezione pulsante tra le gambe.

Violetta si alzò a sua volta lentamente “Sai, Rod” iniziò come sovrappensiero, guardando due anatre litigare per lo stesso pezzo di pane “Tu mi piaci molto. Credo di essermi innamorata di te sin da subito, ho provato a dimenticarti e ad andare avanti quando ti sei sposato con… quella”. Rodolphus non poté fare a meno di sentire tutto il disprezzo che aveva messo in quel “quella”.

“Lei non ti merita, Rod. Non ti ama, non ti ha mai amato e mai ti amerà” disse guardandolo dritto in faccia, con una forza e determinazione che Rodolphus non si aspettava da lei “Ma io ho smesso di rincorrerti, a breve smetterò anche di aspettarti” fece una breve pausa “Ora sai cosa io provo per te, sai che ci sono. Fai la tua scelta, Lestrange” ciò detto, girò i tacchi e rientrò a passo spedito nella Villa. Rodolphus rimase per qualche secondo a osservare la schiena pallida di Violetta illuminata dalla luna, poi si smaterializzò con un sonoro crac.

Appena entrato a Villa Lestrange si accorse subito di essere ancora da solo. Gettò uno sguardo infuriato all’orologio: erano quasi le due. Si lasciò cadere sulla poltrona della loro stanza matrimoniale e accese il fuoco nel camino. S’incantò a guardare le fiamme danzare, quelle fiamme che gli ricordavano così tanto Bellatrix. Sospirò e affondò il viso nelle mani. Perché aveva allontanato Violetta? Gli piaceva. Lo aveva scoperto quella sera, come in un’epifania, Violetta Bulstrode gli piaceva. Tantissimo, anche. Forse era il modo in cui lo faceva sentire, forse era perché era così diversa da Bellatrix… eppure non era riuscito ad andare fino in fondo, non era riuscito a tradire Bellatrix a fregarsene come lei faceva con lui. Il rumore di qualcuno che si materializzava lo fece sussultare e meccanicamente si portò la mano nella tasca della veste per stringere la bacchetta.

“Ah, sei tu” sbottò riportando la sua attenzione sul fuoco e ignorando la donna che era appena comparsa nella stanza.

“Buonasera a te, Rod” rispose lei, allegra avvicinandosi al fuoco e allungando le mani verso di esso come per riscaldarsi “Sei di cattivo umore?”

“Vedi tu” disse Rodolphus quasi in un ringhio “Dove sei stata, Bella? Avevamo la festa di fidanzamento di Aidan Bulstrode e Selina Selwyn”.

Bellatrix sbadigliò “Ah ecco perché sei ancora in piedi. Com’è andata?”

Rodolphus si alzò in piedi e si avvicinò a Bellatrix minaccioso “Dove sei stata Bellatrix?” le afferrò un braccio e la scosse con forza “Con chi?

Bellatrix sgranò gli occhi, stranita “Ero con il Signore Oscuro” rispose cercando di divincolarsi dalla sua presa “Ma che diamine ti prende, Rod?” urlò quasi rinunciando a divincolarsi e provando invece a raggiungere la bacchetta nella sua veste “Che cosa hai?”

“CHE COSA HO?” urlò Rodolphus a un centimetro dal viso di sua moglie. Bellatrix venne investita dall’odore forte dell’alcol e… da un altro odore, un profumo di vaniglia che di certo non apparteneva a Rod. “Per Salazar, Bella! Ti rendi conto che non puoi fare ciò che ti pare? Ti rendi conto che siamo sposati e la gente parla?”

“E tu lasciali parlare” sbottò Bellatrix continuando a cercare di raggiungere la bacchetta nella tasca della veste “Cosa te ne importa?”

Non aveva mai visto Rodolphus così fuori di sé, era chiaramente ubriaco ma c’era anche qualcos’altro, qualcos’altro che lo animava. Quasi si spaventò quando Rod le lasciò andare il braccio per poi afferrare con forza il mantello strappandoglielo di dosso.

“Che cosa me ne importa?” le disse in un sibilo minaccioso, illuminando con la bacchetta il corpo di Bellatrix “Mi importa se mia moglie fa…” s’interruppe e osservò con dovizia di particolari il collo candido di Bellatrix. Lividi, morsi, succhiotti… Rod sentì qualcosa dentro di sé sprofondare in basso, quella era la conferma finale “Mi importa se mia moglie fa la sgualdrina con un Mezzosangue” completò mettendo tutto il suo disgusto e veleno in quell’ultima frase. Bellatrix sgranò gli occhi mentre un velo di tristezza misto a rancore andava a offuscare le sue pupille.

“COSA-”

“ZITTA, BELLATRIX” urlò Rodolphus puntandole la bacchetta al petto “Almeno abbi la decenza di stare zitta” aggiunse abbassando pericolosamente il tono di voce. Bellatrix rimase di sale, spaesata di fronte a quella nuova versione di suo marito. Sapeva fosse un mago in gamba e sapeva anche fosse un uomo con un carattere forte ma, nei suoi confronti, era stato sempre piuttosto accondiscendente. Invece, in quel momento, era adirato, ferito… imbestialito. Bellatrix rimase con la bocca semichiusa, senza sapere cosa dire e cosa fare. Perché, sebbene tutti continuassero a pensare che lei e il Signore Oscuro passassero il loro tempo a scopare, così non era. Non che Bellatrix non lo desiderasse con ogni fibra del proprio essere ma Lord Voldemort continuava a esserle precluso; le mordeva il collo, magari, la faceva impazzire con qualche tocco distratto, giusto per farle intuire cosa avrebbe potuto provare se solo lui avesse voluto, ma non avevano mai... E tuttavia Bellatrix sapeva bene di non poter davvero contestare Rodolphus. Poteva trovare qualcosa da ridirgli quando ormai viveva più con il Signore Oscuro che non con lui? Abbassò lo sguardo, quasi sconfitta, Rodolphus prese quel gesto come un’ammissione esplicita di colpevolezza. Aveva sempre saputo. Eppure l’evidenza dei fatti lo travolse come un fiume in piena: sua moglie aveva l’amante e non era neanche una persona che lui, Rodolphus, potesse andare a sfidare a duello. L’amante era il Signore Oscuro, l’uomo al quale aveva giurato fedeltà. Osservò Bellatrix ancora per qualche istante, stranito. Non avrò mai un figlio da lei, quella consapevolezza lo colpì in pieno petto. Non mi darà mai un erede…

“Esci da questa stanza, Bellatrix” le ordinò facendosi da parte per poi indicarle la porta “Non voglio più vederti qui dentro”.

Bellatrix alzò lo sguardo, sorpresa e sbigottita “E dove dovrei andare?” chiese in un sussurro “Non puoi sbattermi fuori di casa come se fossi un elfo domestico” aggiunse cercando di usare il suo solito tono superbo e superiore.

Rodolphus ridacchiò “Non ti sto sbattendo fuori di casa, non mi serve uno scandalo di questo livello. Ti sto sbattendo fuori dalla camera padronale dei Lestrange, la camera che è stata dei miei genitori e che dovrei condividere con mia moglie. Non con una moglie fedifraga che si fa sbattere da un altro!”

Bellatrix raddrizzò le spalle e si avvicinò a Rodolphus, acquistando di nuovo la sua solita sicurezza, il suo modo di fare sprezzante “E dove sei stato negli ultimi anni, Rod?” gli chiese, giusto per ferirlo di più perché lei, con il Signore Oscuro, ancora non si era mai scambiata neanche un bacio sulle labbra “Com’è che solo ora ti importa che mi faccio sbattere da un altro?”

Rodolphus conosceva bene le tattiche di sua moglie, ne era stato vittima sin dai tempi di Hogwarts. Incrociò le braccia al petto cercando di chiudere fuori da sé le parole di Bellatrix “Esci da questa stanza. C’è la camera degli ospiti pronta”.

Bellatrix lo guardò per qualche attimo in cagnesco, poi gli passò davanti ancheggiando e chiuse con forza la porta alle sue spalle.

 

Quando il mattino seguente Rodolphus si svegliò sulla poltrona ancora vestito con il suo abito da cerimonia, per un attimo pensò di essersi sognato tutto per colpa dell’alcol. Si tirò su di scatto e si volse a guardare il letto a baldacchino che condivideva con Bellatrix. Vuoto. Si alzò subito e aprì la porta; una parte di lui si era aspettato di trovare Bellatrix distesa lì davanti, pronta a implorargli perdono. Gli venne voglia di prendersi a schiaffi anche solo per aver pensato un’eventualità del genere. Si diresse a passo deciso verso la stanza degli ospiti, la porta era aperta, il letto vuoto e intatto.

Non ha dormito qua, pensò Rodolphus sorpreso.

Non può essere andata da lui, si disse. Non aveva senso. Possibile che fossero così tanto intimi? Possibile che Bellatrix potesse permettersi di ritornare da lui anche dopo essere stata congedata? E per dirgli cosa, poi? Rodolphus s’immaginava la scena…

 

Mio Signore, Lestrange ha scoperto tutto” sussurrò Bellatrix a Voldemort, con quel tono suadente e sottomesso che utilizzava con lui “Posso fermarmi qua stanotte?”

Ma certo, Bella. Ora che ci siamo liberati di lui possiamo vivere il nostro amore alla luce del sole…”

 

Rodolphus scosse la testa e si tirò una mano sulla fronte. Lord Voldemort non avrebbe mai fatto discorsi del genere. Un sorriso affiorò sulle labbra di Rodolphus perché, era vero, Bellatrix lo stava tradendo. Ma Voldemort non era un uomo facile da amare, Rodolphus poteva scommetterci. Rise forte appoggiandosi allo stipite della porta. Sì, Lord Voldemort avrebbe dato a Bellatrix ciò che si meritava: dolore, sofferenza e insoddisfazione. Magari se la scopava e sicuramente se la scopava anche bene, ma non le avrebbe mai dato neanche un centesimo dell’amore che avrebbe potuto darle lui, Rodolphus.

Tieniti pure il Signore Oscuro, Bella si disse Rod andando verso il bagno e seminando i vestiti per il corridoio, ci avrebbero pensato gli elfi. Che io ho ben trovato la donna che può e vuole darmi ciò di cui ho bisogno.

Rodolphus si lavò con cura e poi prese una pozione post sbornia. Violetta si meritava un Purosangue come si deve, non l’ubriacone con cui aveva pomiciato la sera prima. Mentre finiva di pettinarsi e prepararsi scrisse una lettera al volo a Violetta, dandole appuntamento al Paiolo Magico per l’ora seguente.

Rodolphus afferrò una veste pulita e, prima d’infilarsela, rimase a fissare corrucciato il Marchio Nero. Era sempre stato fiero di quel tatuaggio, di essere diventato un Mangiamorte, di combattere per la magia e, tuttavia, la sera prima con Bella si era lasciato andare a parole sconvenienti, parole che, se fossero arrivate alle orecchie del Signore Oscuro, avrebbero potuto costargli molto, troppo. Scrollò la testa e coprì il Marchio con la manica: in quel momento non voleva pensare né a Bellatrix né, tanto meno, a Lord Voldemort. Si diresse con andatura decisa verso il camino, prese una manciata di Metropolvere e urlò con tono forte e chiaro “Diagon Alley!”

“Signor Lestrange!” lo accolse immediatamente in modo ossequioso Tom, il barista, appena Rodolphus uscì dal camino del Paiolo Magico “La signora Lestrange sta per arrivare?” chiese poi con tono apprensivo lanciando un’occhiata verso le fiamme del camino che, tuttavia, continuavano a danzare rosso fuoco e non verde smeraldo.

“No” rispose in modo secco Rodolphus, chiedendosi quando fosse stata l’ultima volta che aveva messo piede a Diagon Alley insieme a Bella. Forse era passata una vita.

“Portami del succo di zucca” ordinò poi perentorio Rodolphus, come se stesse parlando a un elfo domestico, sedendosi a un tavolo lì vicino. Tom si inchinò prontamente ed eseguì solerte, poggiò il bicchiere colmo di succo di zucca sul tavolo e poi gli fece un altro inchino “Per qualsiasi cosa, sono a sua disposizione signor Lestrange!”

Rodolphus mosse il bicchiere facendo ruotare il liquido arancione da una parte all’altra senza neanche degnarsi di rispondere al barista sdentato. Incurvò leggermente le labbra in su: Tom. Un nome qualunque, da barista. Era quello il vero nome del Signore Oscuro, non di certo qualcosa di altisonante come Rodolphus. Rimase a ridacchiare tra sé e sé, pensando a come si sarebbe sentita Bellatrix a sentirsi chiamare “signora Riddle”. Il sorriso gli si spense sulle labbra quando realizzò che, probabilmente, sarebbe stata più felice con un cognome da Babbano che non con il suo da Purosangue. Si decise quindi a bere un sorso di succo, pensieroso. Una parte di lui era entusiasta di quell’appuntamento con Violetta che, in qualche modo, lo riportava ai tempi di Hogwarts, quando ancora faceva uscite spensierate con le ragazze, un’altra parte rimaneva ossessionata da Bellatrix. Non poteva credere che per lei il litigio della sera prima non avesse significato nulla. Possibile?

“Un galeone per i tuoi pensieri?” chiese Violetta sedendosi di fronte a lui e accavallando le gambe. Rodolphus si ritrovò a sorridere “Un galeone? Valgono così tanto i miei pensieri?” non poté reprimere una nota di stupore nella voce. Non era abituato a ricevere interesse, Bellatrix aveva sempre di meglio da fare, e poi riservava tutte le sue attenzioni all’altro, a quello col nome da barista.

“Per me sì, Rod” rispose annuendo e sbottonando leggermente il mantello. Rodolphus non riuscì a trattenere lo sguardo, i suoi occhi scesero ad accarezzarle il collo, il seno… “Succo di zucca?” chiese poi Violetta alzando un sopracciglio scettica “Credevo di avere a che fare con uno spietato Mangiamorte, non con uno scolaretto appena uscito da Hogwarts” aggiunse abbassando drasticamente il tono di voce per non farsi sentire dagli altri commensali.

“Non avevo capito che ti piacessero i cattivi ragazzi, altrimenti non mi sarei messo così d’impegno per sembrare un uomo per bene”.

Violetta rise, portandosi la mano davanti alla bocca per nasconderla “Oh, Rodolphus Lestrange, non riusciresti a sembrare un bravo ragazzo neanche se prendessi la Polisucco e ti trasformassi in un altro!”

Rod finì il suo succo ridacchiando, poi si alzò e porse la mano a Violetta “Ti porto, allora, dove vanno i cattivi ragazzi” disse non appena Violetta afferrò la sua mano.

“Aggiungilo sul mio conto, Tom. Manderò un elfo a saldare” aggiunse Rod rivolto verso il barista mentre trascinava Violetta fuori dal Paiolo Magico, nella Londra babbana.

Violetta sembrò sorpresa da quella scelta “Credevo mi dovessi mostrare dove vanno i cattivi ragazzi?” chiese, titubante. Rodolphus annuì, la trascinò per qualche metro poi, adocchiata una panchina, si sedette e fece cenno a Violetta di imitarlo.

“Hai mai osservato i Babbani?” le chiese guardando sfrecciare i mezzi babbani lungo la strada. Violetta scosse la testa “Perché mai avrei dovuto?”

“Anche io prima di diventare Mangiamorte non avevo mai prestato molta attenzione ai Babbani ma, dopo aver conosciuto il Signore Oscuro…” fece una pausa, Violetta non faceva parte del Cerchio e sapeva bene di non poterle rivelare troppo. “Il Signore Oscuro vuole che comprendiamo appieno quanto siano esseri inferiori” concluse alzando le spalle.

“Lo stimi molto?” gli chiese Violetta allungando una mano timida verso l’uomo seduto accanto a lei. Quando vide che Rodolphus non ritrasse la mano e, anzi, intrecciò le dita con le sue, il suo cuore mancò un battito. Desiderava stare così, seduta su una panchina a chiacchierare con Rodolphus Lestrange con le mani intrecciate, sin dal suo primo giorno a Hogwarts quando era stata smistata in Serpeverde e si era seduta accanto a quel ragazzo bello, alto, aristocratico, del secondo anno. In seguito erano anche diventati abbastanza amici ma mai niente di più e, tutte le volte che Rodolphus aveva intuito l’interesse amoroso di Violetta, le aveva sempre rivolto uno sguardo divertito o al limite accondiscendente. La sera prima, tuttavia, Violetta aveva notato qualcosa di diverso. Di diverso nel suo portamento, nel modo scocciato in cui restava solo e lasciava scivolare lo sguardo avvilito per la sala in cerca di qualcuno che, era evidente, non c’era. Violetta aveva sorriso tra sé e sé, se Bellatrix era così stupida da farsi scappare il marito, lei non sarebbe di certo rimasta in disparte a guardare.

“Sì” rispose Rodolphus dopo un attimo di esitazione “Lo stimo molto”.

“Nonostante si scopi tua moglie?”

Rodolphus non riuscì a trattenere un moto irato, sciolse la stretta con Violetta e si girò verso di lei per guardarla in viso “Come lo sai?” le domandò, di nuovo.

“Lo capirebbe anche un Grifondoro, Rod” rispose Violetta sistemandosi il mantello “Sono mesi che non si presenta alle feste, Andromeda prima che tradisse tutti si era confidata con me… mi aveva detto di essere preoccupata per sua sorella, che pensava si fosse presa la cotta per l’uomo sbagliato” fece una pausa “Chiaramente non poteva riferirsi a te. Tu sei tutto tranne che sbagliato, Rodolphus Lestrange”.

Ancora una volta, Rod si ritrovò a baciarla senza neanche sapere come fosse successo. Gli piaceva, adorava sentirsi apprezzato a quel modo, ricevere tutti quei complimenti. Affondò le mani nella chioma bionda di Violetta, portandosela sempre più vicino, inspirando il suo profumo buono di vaniglia, fresco.

“Rod” mormorò Violetta contro le sue labbra “Non voglio dare spettacolo di fronte ai Babbani”. Facendo violenza a sé stesso Rodolphus si scostò da lei.

“Vuoi vedere una cosa divertente?” le chiese con un luccichio sadico negli occhi. Violetta annuì curiosa. Rod tirò fuori la bacchetta stando bene attento a non farsi vedere dai Babbani, poi l’agitò leggermente, mormorando a mezza voce un incantesimo. Una macchina di fronte a loro improvvisamente sterzò, andando a sbattere contro un’altra automobile che procedeva nella direzione opposta. Nel giro di pochi secondi Violetta e Rodolphus furono circondati da Babbani urlanti che si avvicinavano agitati verso le auto distrutte.

Violetta sorrise divertita: i Babbani erano effettivamente esseri inferiori e si voltò verso Rodolphus che ricambiò il suo sorriso. Entrambi poi presero a ridere sguaiatamente, incontrollabili.

“Andiamocene di qua” le disse, afferrandola con forza e smaterializzandosi a Knocturn Alley mentre continuavano a ridere forte.

“Allora?” le domandò Rod appoggiandosi al muro logoro del famigerato vicolo di Arti Oscure del Mondo Magico inglese, “Ti piace far parte delle avventure di un Mangiamorte?” le chiese incrociando le braccia con un sorrisetto di superiorità.

“E io che pensavo che i Mangiamorte avessero il compito di ripulire il Mondo Magico…” disse Violetta tirandogli un leggero colpo sul braccio “Invece vi divertite a vedere piagnucolare dei Babbani per un incidente che ha causato qualche morto?”

“Signorina Bulstrode, non la facevo così indifferente alle sofferenze altrui”

“Non sono indifferente alle tue di sofferenze, Rod. Così come non sono indifferente alle mie” rispose Violetta avvicinandosi a lui sempre di più “Hai fatto una scelta?” gli chiese col cuore in gola. Aveva cercato di rimandare il più possibile quella domanda, prima si erano baciati di nuovo e non poteva davvero più temporeggiare. Doveva sapere se Rod aveva deciso di lasciare da parte quella psicopatica oppure no…

“Bella ed io ci siamo lasciati” rispose Rodolphus portando le sue mani sulla vita di Violetta.

“Divorziate?” chiese Violetta, sempre più sorpresa. Non poteva credere che stesse accadendo tutto così velocemente…

Rodolphus spostò il peso del proprio corpo da un piede all’altro, a disagio. “Be’, no…” iniziò lentamente poi, notando la delusione baluginare nello sguardo della donna di fronte a lui, aggiunse subito “Non ancora” la strinse di più a sé “Bellatrix non m’interessa più” proseguì sapendo tuttavia di stare mentendo. Quello che le stava dicendo era quello che avrebbe voluto provare “Lei ha il suo amante… io posso avere la mia” propose Rodolphus scendendo sul suo collo e iniziando a baciarglielo, a leccarglielo, a morderglielo. La sentì vibrare e fremere sotto di sé, Rodolphus scommetteva che l’avrebbe già trovata bagnatissima.

“Non voglio essere la tua amante, Rod…” provò a protestare lei, sfiorandogli la nuca con le unghie di una mano, mentre con l’altra gli afferrava l’erezione da sopra la veste da mago. Rodolphus cercò di reprimere un gemito: non stava con una donna da una vita, si sarebbe ricordato come si faceva?

“Sicura?” le chiese invertendo le loro posizioni e facendo sbattere la schiena di Violetta contro il muro. Una mano s’insinuò tra le cosce di lei e le scostò la biancheria senza alcuna grazia. Sorrise contro i capelli di Violetta, sì, era già bagnata e la stava facendo gemere senza alcun riguardo. La toccò per qualche minuto, facendole quasi raggiungere l’orgasmo.

“Mi vuoi, Violetta?” le chiese in un sussurrò mentre sfregava la propria erezione contro il sesso di lei “Da anni, Rod. Ti voglio da anni” rispose Violetta arpionandosi meglio alle spalle di Rodolphus che stava per entrare in lei, proprio in quel momento lui sentì il Marchio sul suo braccio sinistro bruciare forte, con un’intensità inedita. Scosse la testa e si allontanò di qualche centimetro da Violetta.

“Cosa succede?”

“Mi sta chiamando” rispose stizzito Rodolphus indicando con un gesto il braccio sinistro. Lo sapeva, pensò inviperito. Sa che l’ho chiamato Mezzosangue e sa che stavo per divertirmi con una bella Purosangue e ha dovuto interrompere tutto, sadico bastardo.

“Non andare, Rod” gli disse Violetta, riprendendo ad accarezzare l’erezione di Rodolphus “Non andare” ripeté mettendosi in ginocchio e guardandolo con sguardo implorante dal basso verso l’alto.

Rodolphus rimase spiazzato per qualche secondo da quella richiesta. Bellatrix, non appena il Signore Oscuro chiamava, scattava. Potevano anche stare facendo sesso, lei poteva anche essere sul punto di avere un orgasmo ma, se Voldemort chiamava, tutto scompariva, perdeva d’importanza. Doveva smaterializzarsi da lui e subito. Come le labbra di Violetta si chiusero intorno al suo sesso, tuttavia, i pensieri di Rod si offuscarono, smise di pensare a Bellatrix, a Voldemort… smise di pensare a ogni cosa, tutto ciò che importava era la lingua di Violetta che lo lappava con foga.

 

*

 

“Direi che possiamo iniziare” sibilò Voldemort accarezzando Nagini.

“Non aspettiamo Rodolphus, mio Signore?” domandò Dolohov gettando una veloce occhiata al tavolo e notando come Rodolphus Lestrange non si fosse ancora smaterializzato da loro.

“Credo che… Lestrange sia altrimenti impegnato, Antonin” rispose Voldemort lanciando un’occhiata fugace a Bellatrix che sedeva alla sua destra, leggermente imbronciata. Bellatrix ricambiò il suo sguardo e alzò leggermente le spalle.

La notte prima, dopo essere stata sbattuta fuori dalla camera da letto, il suo primo istinto era stato quello di smaterializzarsi da lui poi, però, Bellatrix aveva capito che il Signore Oscuro non avrebbe apprezzato il trovarsela di nuovo intorno dopo averla congedata e dopo aver passato tutta la giornata (e parte della nottata) insieme. Eppure Bella non voleva darla vinta a Rodolphus, non voleva passare la notte nella stanza degli ospiti! Lei che, essendo sposata con Rod, era a tutti gli effetti la signora Lestrange, lei che era una Black! Aveva quindi deciso di smaterializzarsi a Villa Malfoy da sua sorella Narcissa. Il maniero era ovviamente immerso nel buio, Bellatrix aveva fatto qualche passo incerto all’interno: aveva completo accesso nonostante l’ora tarda solo perché era la sorella di Narcissa. Bellatrix, dopo aver vagato senza meta per il maniero, si era infine buttata di peso sul divano nel salotto e aveva acceso il fuoco nel camino con la bacchetta e, poco dopo, era comparsa come un fantasma sua sorella.

“Bella!” aveva esclamato in un sussurro preoccupato mentre si stringeva un po’ di più nella sua vestaglia rosa “Cosa ci fai qua?”

“Ho litigato con Rodolphus” aveva borbottato Bellatrix, facendo cenno a Narcissa di sedersi accanto a lei “Mi ha detto di andare a dormire nella stanza degli ospiti”.

“Non sapevo che i Lestrange avessero una camera degli ospiti a Malfoy Manor” aveva risposto piccata Narcissa, alzando un sopracciglio.

“Non mi sembra il momento di fare ironia, Cissy” aveva detto Bellatrix incrociando le braccia “Se non vuoi che io stia qui me ne vado”.

“Non essere sciocca, Bella” aveva risposto subito Cissy sedendosi infine accanto alla sorella “Puoi rimanere qui quanto ti pare. Dove vorresti andare, poi?”

Bella aveva distolto lo sguardo e si era morsa le labbra. Sapeva perfettamente dove sarebbe voluta andare, da chi sarebbe voluta andare. Lui l’avrebbe accolta? Per un folle attimo si era immaginata fare le valigie a Villa Lestrange per poi smaterializzarsi dal Signore Oscuro…

“Cosa gli hai fatto?” le aveva chiesto Narcissa con tono accusatorio, riportandola con i piedi per terra.

“A chi?”

Narcissa aveva alzato gli occhi al cielo sbuffando.

“A tuo marito? Sai no, Rodolphus?”

“Ti ho già detto che non è il momento di fare ironia!”
“Te le vai a cercare Bella!” aveva fatto Narcissa scuotendo il capo “Io penso sia veramente un uomo speciale, Rod. Dove eri stasera, per Salazar? Non sai che voci girano…”

Bellatrix si era voltata completamente verso Narcissa, gli occhi che scintillavano “E che voci girano, Cissy? Dimmelo tu”.

“Che ti diverti a succhiarlo al Signore Oscuro e a tutti i Mangiamorte” aveva detto una voce strascicata proveniente dall’ingresso del salotto. Bellatrix si era alzata subito in piedi “E chi lo dice? Tu, Malfoy?

Lucius ridacchiò e fece qualche passo avanti “Non mi permetterei mai di parlare male di mia cognata, se vuoi saperlo, cerco sempre di difendere il tuo onore”.

“Che gentiluomo” aveva risposto Bella con sarcasmo.

“Non lo faccio di certo per te, ma per Rod…”

“Finitela!” aveva sbottato Bellatrix “Se dovete difendere a bacchetta sguainata mio marito allora tanto vale che me ne vado”.

“È difficile non difenderlo, Bella” aveva ribattuto subito Cissy “Tu ti rendi conto di quello che fai, sì?”

“Se il Signore Oscuro richiede la mia presenza…”

Ah, quindi lui effettivamente riceve le tue attenzioni?” l’aveva interrotta di nuovo Lucius “Dovrò farlo presente ad Antonin, magari il Signore Oscuro decide di condividerti con gli scapoli…”

“Finiscila, Lucius” aveva detto piano Narcissa, voltandosi verso il marito e perforandolo con i suoi profondi occhi azzurri “Non sei divertente”.

“No, infatti” aveva aggiunto Bellatrix, poi in un sussurro aveva aggiunto “E comunque non facciamo nulla di quello che voi porci vi siete messi in testa” purtroppo. E il Signore Oscuro non l’avrebbe mai condivisa con nessuno, in ogni caso, di questo era certa. Non la vedeva come un pezzo di carne, come un trofeo, un oggetto. La vedeva come una strega. La sua strega oscura. Un sorriso le aveva solcato il viso.

“Bella” l’aveva richiamata Narcissa “Qualunque cosa tu faccia con il Signore Oscuro, devi risolvere con Rod. Io…” aveva esitato, lanciando un’occhiata a Lucius che aveva preso in mano la situazione “Noi l’abbiamo visto in… be’, diciamo che forse potresti non essere l’unica ad avere una relazione extra-coniugale”.

“Come prego?” aveva detto Bellatrix strabuzzando gli occhi sorpresa, come se all’improvviso i coniugi Malfoy avessero iniziato a parlare una lingua a lei sconosciuta.

“Bella” era intervenuta di nuovo Cissy con gentilezza “Se vuoi salvare il tuo matrimonio devi agire in fretta…”

Bellatrix” il sibilo irato di Lord Voldemort riportò Bella alla realtà con un sussulto. Alzò lo sguardo sul viso trasfigurato del suo Signore, gli occhi rossi luccicavano in modo sinistro “Sarai tu a capo di questa missione”.

Bellatrix abbassò un po’ il capo e rispose “Certo, Padrone” domandandosi tuttavia a quale missione stesse facendo riferimento.

Si era di nuovo persa nei suoi pensieri.

Così Rodolphus aveva l’amante e, se l’avevano visto Lucius e Cissy, chissà quante altre persone se n’erano accorte. Per anni lei era stata attentissima a non fare trasparire nulla e ora, solo perché era mancata a qualche noiosa festicciola, Rod si permetteva di farla diventare cornuta? Di fronte a tutta la società?

“Bellatrix” la chiamò Antonin sedendosi vicino a lei “Ci sei?”

Bella si guardò intorno stranita e vide come la riunione fosse stata sciolta. Voldemort stava parlando a bassa voce con Lucius e lei era attorniata da Dolohov, McNair, Yaxley e Rookwood, mentre altri gruppetti sembravano stare parlottando di missioni e ordini...

“Sì” rispose Bellatrix raddrizzando le spalle e cercando di darsi un tono “Mi sono solo leggermente distratta per un attimo…” lanciò di nuovo un’occhiata a Voldemort e arrossì. I Mangiamorte intorno a lei sghignazzarono subito “Mio Signore la missione è stare sotto il tavolo a succhiarvelo mentre voi uomini vi occupate delle questioni da maschi?” disse Yaxley provando a imitare il tono di voce lascivo che Bella utilizzava con Voldemort.

Mio Signore, vi prego, fatemi giocare con la vostra bacchetta perché è l’unica dalla quale riesco a far uscire… un incantesimo…”

Il rossore di Bellatrix si fece più vivo e i suoi occhi iniziarono a stringersi malevoli. Come osavano deriderla così?

Padrone, punitemi…

Altre risate.

Bellatrix sfoderò la bacchetta e si alzò in piedi “O state zitti o vi faccio stare zitti io a suon di cruciatus!” sbottò pronta a lanciare la maledizione. Gli altri Mangiamorte provarono a smettere di ridacchiare e prenderla in giro.

“Dai ragazzi, basta” li redarguì poi anche Dolohov dopo un attimo “Il Signore Oscuro non vorrebbe perdessimo tempo a questo modo…”

Non ci misero molto a definire i dettagli della missione – una sortita che avrebbe permesso di scovare altri membri dell’Ordine della Fenice – e quando infine Voldemort li congedò anche Bella si diresse a passo funereo verso l’uscita.

“Bella, tu rimani”

Bellatrix sentì gli altri Mangiamorte sghignazzare mentre uscivano, rivolse loro un ultimo lungo sguardo disgustato poi rimase indietro con il capo chino, in attesa che lei e il Signore Oscuro rimanessero soli.

“Ti infastidiscono molto?” le chiese Voldemort avvicinandosi.

“Un po’” rispose Bellatrix con un’alzata di spalle “Sono solo dei porci”

“Ci metto un attimo a zittirli” si offrì Voldemort chinando il capo di lato, un sorriso sghembo sul viso.

“Non ho bisogno di un uomo per difendermi” rispose altezzosa Bellatrix ma, come vide l’espressione di Voldemort mutare da divertita a irata, aggiunse subito sommessamente, abbassando lo sguardo “Perdonatemi, mio Signore” si morse le labbra “Sono state ore difficili, queste, per me”. Sentì le mani di Voldemort cingerle i fianchi per portarla più vicino.

“Addirittura”.

Bellatrix sospirò e si avvicinò un po’ di più, adorava sentire le mani di lui sul suo corpo, l’erezione contro la sua pancia… anche se poi, inspiegabilmente, si tirava sempre indietro. Era palese anche lui fosse attratto da lei, ma allora perché? Perché non la faceva sua?

“Credo che Rodolphus mi tradisca” disse infine mentre Voldemort si sedeva sulla poltrona e faceva accomodare Bellatrix a cavalcioni su di lui. Le liberò i seni dalla veste e prese a torturarle i capezzoli “Lo credo anche io” rispose Voldmemort con disinteresse “Ti interessa, Bella?”

Bellatrix socchiuse gli occhi perché la mano di Voldemort era scesa tra le sue gambe e le stava sfiorando il sesso, non riusciva più a pensare a nulla in quei momenti, figurarsi se le andava di pensare a Lestrange…

“Come lo sapete, Padrone?” chiese tra un gemito e l’altro, curiosa. Sentì Voldemort ridacchiare.

“Diciamo che il Marchio Nero può essere più… invadente di quanto voi pensiate” rispose per poi morderle il collo con forza. Bellatrix si lasciò andare a un lungo e basso gemito, non le andava di trattenersi, voleva esternare tutto il piacere che provava e la sua eccitazione, magari sarebbe stata la volta buona in cui Voldemort avrebbe…

“È una connessione?” chiese ancora Bella chinandosi sul collo di Voldemort e azzardando un leggero bacio, Voldemort tuttavia si scostò subito infastidito da quel gesto.

“Non mi piace essere ignorato” disse Voldemort sfilando la mano dal sesso di Bellatrix “Devo sempre sapere dove sono i miei Mangiamorte se non si presento da me quando li chiamo”.

Bellatrix avrebbe voluto indagare oltre, voleva sapere dove fosse stato Rodolphus, con chi e tuttavia le riusciva difficile ragionare perché sentiva contro il suo sesso l’erezione di Voldemort, se non ci fosse stata la veste…

Oh Padrone…” sussurrò reclinando il capo all’indietro e muovendo leggermente il bacino. Voldemort fece volare una mano sul suo seno e osservò con cupidigia il collo di Bella così esposto, avrebbe potuto morderla e dilaniarla…

Crac.

Il rumore della materializzazione colse entrambi impreparati. Bellatrix sussultò, provò a coprirsi il seno con un braccio in un moto di pudicizia che poco le apparteneva, anche Voldemort smise subito di muoversi, di toccarla, di morderla.

“Mio Signore” salutò Rodolphus senza inchinarsi e guardando con freddezza la scena che gli si parava di fronte “Perdonatemi per il ritardo” si scusò. I suoi occhi scandagliarono i corpi di Bellatrix e Voldemort avvinghiati. Lei era scomposta, eccitata e disinibita come con lui non era mai stata… e Voldemort… be’, Voldemort aveva sempre quell’espressione distaccata e fredda, tipica di lui. Rodolphus si chiese come potesse rimanere così impassibile di fronte a Bellatrix in quelle condizioni. Ci fosse stato lui al suo posto… vide la bocca di Voldemort scendere sul seno di Bellatrix e morderlo con foga, la lingua che risaliva dal petto fino al collo… Rod distolse lo sguardo disgustato. Fosse stato qualsiasi altro uomo, Rodolphus avrebbe sguainato la bacchetta e lo avrebbe rimesso a posto. Gli avrebbe insegnato cosa fosse il rispetto. Ma lui era un soldato di Voldemort. Gli aveva giurato fedeltà. Bellatrix ansimò forte e Rodolphus strinse così forte la bacchetta sotto la veste che quasi la spezzò.

“Continuiamo dopo, Bella” sibilò infine Voldemort “Stiamo mettendo a disagio tuo marito” pronunciò quell’ultima parola con tono sbeffeggiante. Bellatrix si alzò e si ricompose velocemente, continuava a dare le spalle a Rodolphus senza voltarsi minimamente verso di lui, ignorandolo platealmente come se non esistesse.

“Il tuo non è un leggero ritardo, Lestrange” disse infine Voldemort alzandosi in piedi e avvicinandosi a lui “Hai volutamente ignorato il mio richiamo”.

Rod si sentì come trafitto da quegli occhi rossi, non riuscì a sostenere lo sguardo, si sentì come pietrificato, schiacciato in basso da tanta oscurità. Come poteva Bellatrix lasciarsi scopare da un essere così raccapricciante? Come poteva desiderare di diventare un tutt’uno con un… Lord Voldemort era un mago fuori dal comune, perfetto per la loro Causa. Ma come amante? E poi fisicamente era qualcosa di orripilante, non faceva altro che suscitare repulsione a tutti. A tutti, tranne che a Bellatrix…

“Credi non lo sappia?” proseguì Voldemort in un sibilo irato “Che te lo stavi facendo succhiare da Violetta Bulstrode in un vicoletto di Knocturn Alley?”

Rodolphus non riuscì a nascondere completamente lo stupore sul suo viso. Come faceva a saperlo?

“Io so sempre tutto, Rodolphus Lestrange” rispose Voldemort alla sua tacita domanda.

“Violetta Bulstrode?” ripeté Bella, voltandosi infine e avvicinandosi ai due uomini “Ti scopi Violetta Bulstrode?

Rodolphus rivolse tutta la propria attenzione a sua moglie. Era ancora ricoperta di graffi e segni del passaggio dell’altro, l’aveva sorpresa mentre si stava facendo sbattere da lui e aveva il coraggio di fargli la ramanzina?

“Sì. Scopo con Violetta Bulstrode, Bella” fece una breve pausa per prendere coraggio, poi aggiunse, come se Voldemort non fosse presente “D’altra parte mi sembra che anche tu non ti faccia problemi a farti sbattere da un altro. Ti ho colta sul fatto… e hai il coraggio di fare la gelosa?”

Bellatrix stava per rispondere ma Voldemort la precedette facendo un passo avanti.

“Scopi così male, Lestrange, da non renderti conto che non mi stavo assolutamente fottendo Bellatrix?” non gli diede modo di rispondere che proseguì “Potete litigare per i vostri tradimenti quando sarete a casa. A me non importa se ti scopi Violetta Bulstrode, non mi importa se sei geloso del mio rapporto con Bellatrix, non me ne frega niente se vuoi la tua vendetta su tua moglie” Rodolphus abbassò lo sguardo. Gli occhi di Voldemort in quel momento erano terribili e l’atmosfera era sensibilmente cambiata rispetto al momento della sua materializzazione: sembrava fossero arrivati dei dissennatori. “Ciò che m’interessa è la tua fedeltà nei miei confronti: posso ritenerti ancora un soldato valido, Rodolphus Lestrange?” gli chiese Voldemort in un sibilo sempre più basso e minaccioso.

Rodolphus rimase in silenzio. Si sentiva umiliato perché aveva visto sua moglie venire sbattuta da un altro. Da un uomo al quale aveva giurato fedeltà e del quale si ritrovava a dover eseguire gli ordini e, tuttavia, scoprì di non avercela con Voldemort. Il suo odio era rivolto solo ed esclusivamente nei confronti di Bellatrix. Deglutì e ripensò a chi fosse Voldemort, a cosa fosse in grado di fare il Signore Oscuro… al mondo che avrebbero costruito insieme. Quella era l’unica cosa importante. La purezza del sangue, la magia. Un mondo migliore per i suoi eredi perché, sì, lui degli eredi li avrebbe sicuramente avuti…

“Sì, mio Signore” rispose Rodolphus deciso “Un fatto come quello di oggi non accadrà mai più” fece una breve pausa “Violetta è stata particolarmente… persuasiva sorrise al pensiero del pompino favoloso che aveva ricevuto, alla scopata che ne era seguita. Voldemort ricambiò il sorriso di Rodolphus “Mi rendo conto tu sia un semplice uomo e non un essere superiore come me, al mio livello. Mi rendo conto tu abbia ancora delle sciocche debolezze. E il Signore Voldemort è misericordioso con chi lo serve fedelmente. Chiuderò un occhio, in via del tutto eccezionale. Raggiungi immediatamente Rabastan e fatti ragguagliare”.

Rodolphus fece un profondo inchino tirando un sospiro di sollievo: aveva pensato che ad attenderlo ci sarebbe stata una punizione esemplare, invece se la stava cavando con una semplice ramanzina. Forse era stato fortunato a interromperlo proprio sul più bello con Bellatrix…

“Bella, tu rimani”.

 

*

 

“Cosa stai dicendo?” chiese Violetta allarmata, afferrandogli le mani “Sei impazzito Rodolphus?”

Rod strinse a sua volta le mani di Violetta “Sono un Mangiamorte, Viol. Non posso abbandonare il mio Signore nel momento del bisogno”.

“Il Signore Oscuro è morto, Rod. Morto. Perché vuoi finire a tutti i costi ad Azkaban?”

“Bellatrix è convinta…”

Bellatrix” lo interruppe Violetta con una risata amara “Ora diamo ascolto a Bellatrix, un faro di saggezza quando si tratta del Signore Oscuro, non c’è che dire”.

Rodolphus si chinò su Violetta posò le sue labbra sulla bocca di lei in un bacio appassionato e profondo. Le afferrò i glutei con entrambe le mani.

“Rod…” mormorò Violetta iniziando a sbottonarsi l’abito “Rimani qui con me” disse, mentre anche Rodolphus si spogliava “Lascia andare quella folle di tua moglie da sola. Non ti meriti di finire sepolto vivo ad Azkaban con lei. Non sei come lei”.

Rodolphus affondò in Violetta con urgenza perché sapeva che la sua amante aveva ragione: sarebbero tutti finiti ad Azkaban e avrebbero gettato via la chiave. O magari li avrebbero direttamente sottoposti al bacio del dissennatore…

“Io sono esattamente come Bellatrix” confessò aumentando il ritmo delle spinte, il sesso con Violetta era sempre così perfetto da sembrare incredibile. Non poteva esistere al mondo niente di più perfetto. Ma allora perché stava per compiere quella follia con Bellatrix? Perché continuava a seguire sua moglie?

“Tu non immagini neanche le cose che ho fatto…” le morse il collo e poi si bloccò per guardarla dritto negli occhi.

“Rimani con me, Rod” disse Violetta accarezzandogli il viso e poi dandogli una bacio sulle labbra “Diremo che eri sotto Imperius e poi con Bella fuori dai giochi potremo sposarci, creare una famiglia”.

Rodolphus per un attimo vide la vita che avrebbe avuto con Violetta. S’immaginò il matrimonio, i figli… i desiderati eredi. Solo l’idea di riuscire a portare avanti il cognome dei Lestrange gli fece provare un orgasmo forte e intenso, venne con un gemito strozzato in Violetta, sentì le gambe di lei stringerlo più forte per non farlo uscire, per non farlo andare via. Rimase dentro Violetta finché l’erezione non scomparve, rimase avvinghiato a lei, baciandola e beandosi di lei quell’ultima volta.

“Devo andare” disse infine, alzandosi in piedi e rivestendosi.

“Non puoi essere serio” rispose Violetta imitandolo e parandosi davanti a lui “Se te ne vai, tra noi è finita Rod”.

Rodolphus rise “Sì, sarà difficile continuare a vedersi mentre sarò ad Azkaban”.

Violetta scosse il capo “Non è questo, Rod. Se tu lo stessi facendo per il Signore Oscuro… capirei. Sarei furiosa lo stesso, ma capirei. Tu però lo stai facendo per Bellatrix”.

Rodolphus non rispose, continuò a vestirsi.

“Stai scegliendo lei, vero?”

“Non è così semplice, Violetta”

“Dimmi cosa c’è di difficile” rispose lei, piangendo “Spiegamelo, Rod. Perché tra una vita felice con me, una vita con dei figli con me, scegli una vita ad Azkaban per lei?”

“Perché questa è la cosa giusta da fare! Ti sbagli, Violetta. Non lo faccio per Bellatrix. Ma per il Signore Oscuro! Ti rendi conto che sono un Mangiamorte? Io ho fatto un giuramento di fedeltà!”

“Malfoy…”

“Lucius è Lucius. Malfoy ha Draco a cui pensare. Io non ho nessuno…”

Violetta si morse le labbra, abbassò lo sguardo “Dunque io sono nessuno per te”

“Sarà meglio anche per te Violetta” rispose Rodolphus provando ad allungare una mano verso di lei per farle una carezza, ma la ragazza si scostò, infuriata.

“Non toccarmi! Tu mi hai sempre presa in giro! ‘Ti amo’… certo, come no!” sbottò fuori di sé dalla rabbia.

“Pensa come vuoi” rispose Rodolphus alzando le spalle “Non so davvero cosa dirti”

“Non dovresti dirmi niente. Dovresti solo mostrare, darmi fatti. Bastava poco. Pochissimo, Rod. Solo rimanere con me”

“Questo non posso farlo”

“E allora vai!” urlò Violetta, dandogli le spalle e asciugandosi le lacrime con le mani “Vai”.

Rodolphus rimase per qualche momento a osservare la sua amante. Forse Violetta non aveva tutti i torti. Sentiva di amarla e, tuttavia, ciò che lo legava a Bellatrix era semplicemente di più. E poi c’era il Signore Oscuro, la fedeltà che provava nei suoi confronti. Poteva lasciare tutto da parte per Violetta Bulstrode? Avrebbe potuto farlo, fosse stato come Lucius Malfoy.

Rodolphus indietreggiò leggermente, mentre il suo cuore si spezzava perché lasciare indietro Violetta era qualcosa di innaturale, sbagliato, fuori dal mondo.

“Addio, Viol” le sussurrò facendole una carezza senza tuttavia sfiorarla. Mentre si smaterializzava, vide il viso rigato di lacrime di Violetta voltarsi verso di lui.

 

*

 

Ergastolo.

Il fatto che se lo aspettasse, non aveva reso il tutto più facile. La dichiarazione di amore di Bellatrix per il Signore Oscuro non rese tutto più digeribile. Non appena aveva sentito la sentenza, Rodolphus aveva pensato a Violetta. L’aveva cercata con lo sguardo per tutta la sala, sperando di scorgerla un’ultima volta e avere l’occasione di chiederle perdono, se lo meritava. Invece nulla, il bel viso di Violetta Bulstrode ormai poteva solo vederlo nei suoi ricordi. E i dissennatori non mancavano mai di tormentarlo con quell’ultima visione che aveva avuto di lei prima di smaterializzarsi. Gli occhi rossi, il trucco sfatto, le lacrime in viso…

“Lestrange, hai una visita”

La voce di un Auror lo riscosse.

Una visita? Pensò sorpreso. Da quando ad Azkaban si potevano ricevere visite? Si alzò in piedi instabilmente. Uscendo dalla propria cella udì i lamenti lacrimosi di Bellatrix. Continuava a invocare Voldemort e un brivido di disgusto scese lungo la schiena di Rodolphus.

“Avete giusto dieci minuti, Lestrange” lo avvertì l’Auror mentre lo faceva sedere sulla sedia con le catene che avevano usato qualche settimana prima al processo. Rodolphus venne lasciato solo per qualche istante, senza i dissennatori la sua mente stava iniziando a schiarirsi, sembrava incredibile pensare di nuovo con lucidità. I suoi polmoni si riempirono d’aria, riprese a respirare senza affanno. Distese la schiena e reclinò il capo all’indietro gustandosi quei momenti di libertà, quei pochi istanti senza i dissennatori.

Sentì la porta aprirsi e dei passi nella stanza, ma era troppo preso da quella sensazione di serenità per curarsi della persona che si stava sedendo di fronte a lui.

“Un galeone per i tuoi pensieri?”

Rodolphus sussultò e le catene intorno ai suoi polsi si strinsero dolorosamente scavando nella sua pelle.

“Violetta?”

Rodolphus riconobbe a stento la propria voce. Una volta era profonda e calda, adesso era arrochita, sembrava quella di un vecchio o quella di una persona che avesse fumato troppo. Possibile che in sole due settimane si fosse già trasformato così il suo fisico? E la sua anima? Cosa ne sarebbe stata della sua anima?

“Sì, sono io Rod” rispose Violetta guardandolo dritto negli occhi. Non si vedevano da quasi due mesi e Violetta aveva sottovalutato l’effetto che, ogni volta, le faceva Rodolphus Lestrange. Strinse la mascella perché non poteva permettersi di vacillare, era lì per un motivo ben preciso.

“Come stai?” le chiese Rod ma Violetta rise sommessamente alzando le spalle.

“Non ho intenzione di sprecare il mio tempo in convenevoli, Lestrange” rispose Violetta, incrociando le braccia “Sono qui per dimostrarti cosa avremmo potuto avere” fece una breve pausa, poi posò le mani sul ventre “Sono incinta” disse, la voce le tremò un poco “Sono incinta di te, Rod”.

La testa di Rodolphus iniziò a vorticare, mosse le labbra ripetendo la frase che gli aveva appena detto Violetta. Le orecchie presero a fischiargli, le mani sudavano, si sentì come sollevare in alto, levitare lontano da tutto…

“Ho deciso di abortire” proseguì Violetta. Nella sua testa si era immaginata quel momento come una sorta di vendetta nei confronti di Lestrange, invece stava andando tutto diversamente. Si stava sentendo morire, risucchiare in un vortice di disperazione. Quando aveva detto di essere incinta lo sguardo di Rodolphus si era illuminato, nei suoi occhi ballava una fiamma che non aveva mai visto. Ma quando gli aveva confessato dell’aborto…

“Non puoi farlo!” sbottò Rodolphus, provando ad allungarsi verso di lei “Non puoi farlo!” ripeté dimenandosi come un ossesso sulla sedia. Violetta gli puntò il suo sguardo limpido in faccia.

“Non solo posso, devo. Forse te lo sei dimenticato ma io non sono sposata, Rodolphus” fece una pausa “Non ancora. Non posso permettermi uno scandalo di questo tipo”.

“Ma non puoi farmi questo” rispose Rodolphus, strinse i pugni, era fuori di sé dalla rabbia, dal dolore.

Violetta rise. Una risata priva di felicità.

“Tu puoi farti spedire ad Azkaban, Tu puoi farmi questo… e io dovrei crescere da sola il figlio bastardo di un Mangiamorte che non mi ha mai amata?”

“Questo non è vero Violetta” fece Rodolphus “Non è vero che non ti ho mai amata”.

Violetta alzò le spalle, come se ormai quella faccenda non le importasse più.

“Ho l’appuntamento al San Mungo appena uscirò di qua” disse Violetta “E poi tra un paio di mesi mi sposerò con Gareth Greengrass”.

Violetta si alzò in piedi, lo sguardo basso. Rodolphus non riusciva a credere che Violetta gli stesse facendo quello, che fosse andata lì per torturarlo a quel modo.

“Perché sei venuta?” le domandò, quando ormai Violetta aveva già raggiunto la porta.

“Perché devi pensare tutti i giorni a quello che avresti potuto avere e a quello che invece non avrai mai, solo per colpa tua e del tuo amore insensato per Bellatrix Black”.

Violetta si chiuse la porta alle spalle mentre sentiva le urla di Rod alzarsi, mentre sentiva Rod ribellarsi agli Auror e ai dissennatori. Una lacrima sfuggì e, dalle ciglia, ricadde con un tonfo sordo sulla sua guancia pallida.

Se fosse riuscita ad abortire il figlio dell’amore della sua vita, quello, era un mistero anche per lei.

 

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Ciao cari! :) non avrei mai detto avrei scritto una ff del genere, francamente. Di solito, per me, ruota tutto intorno alla Bellamort ma invece qui il fulcro direi che è un altro: il povero Rodolphus Lestrange. Sono stata troppo cattiva con lui?

Questa storia si va a inserire nel contesto di altre OS: “Rumore di baci”, “Festa in maschera a Villa Malfoy” e “L’ultima volta”. Ho sempre accennato alla relazione tra Rodolphus e Violetta Bulstrode (un mio OC) e quindi ho deciso di approfondire un pochettino, presentando gli inizi della loro relazione e provando a farvi conoscere un po’ di più Violetta, spero non sia risultata troppo antipatica, soprattutto nelle battute finali. Però dovete ammettere che un po’ Rod se le va a cercare…

L’amore insensato a cui faccio riferimento nel titolo è un po’ quello di tutti in questa ff: quello di Violetta per Rod, quello di Rod per Bella, quello di Bella per Voldemort. A proposito, tutti pensano che i due facciano sesso insieme (perché hanno un atteggiamento molto intimo ed esplicito) ma, invece, ancora non lo stanno facendo quando Rod inizia la sua relazione con Violetta, questo per mantenere un po’ di coerenza con “Rumore di baci”, “Festa in maschera” e, volendo, anche con “l’ultima volta” (anche se in quest’ultima le tempistiche sono leggermente diverse). Volendo, la scena di Violetta che va a parlare con Rodolphus ad Azkaban, può essere letta come un parallelismo a quella di "Affetto Indissolubile" in cui Andromeda va a parlare con Bellatrix.

Okay, direi che è tutto!

A presto,

Clo

P.S. Se poi Violetta ha abortito o no… questo lo lascio decidere a voi.

 

 

  
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