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Autore: Scarlet Jaeger    20/09/2020    4 recensioni
"Ma a volte
l'amicizia fra maschio e femmina non è fatta per
durare a
lungo, perché prima o poi uno dei due finisce per innamorarsi
dell'altro."
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 39
 
 
Quando mi svegliai la mattina dopo, mi meravigliai di trovarmi ancora tra le braccia di Kai. Stava dormendo indisturbato e potevo sentire il suo respiro regolare sul collo, dove il suo fiato caldo mi aveva fatto salire alcuni brividi lungo la schiena. Se avessi potuto non lo avrei mai disturbato ed avrei continuato a godere di quella posizione ancora a lungo. Mi sentivo molto meglio rispetto a qualche ora prima, chiaro segno che la medicina aveva iniziato a fare effetto. Per lo meno la stanza non mi vorticava più attorno e non stavo battendo i denti dal freddo. E forse anche il suo calore aveva contribuito a farmi stare bene ed io non potei far altro che sorridere, finalmente felice di aver passato con lui un po’ di tempo, anche se non era successo assolutamente nulla. Lui lo aveva fatto per farmi calore, e perché secondo lui non gli avevo fatto prendere sonno per colpa delle mie convulsioni febbricitanti, ma una piccola parte di me sperò che lo avesse fatto perché gli faceva piacere stare con me. Purtroppo però non avrei mai potuto saperlo, né glielo avrei potuto chiedere. Kai era troppo orgoglioso per rispondere sinceramente.
Cercai di girarmi un pochino su me stessa, in modo da averlo di fronte e poterlo guardare mentre dormiva. Era una cosa che avevo sempre voluto fare, per cercare di ritrovare nei lineamenti del suo viso cresciuto quello del mio vecchio amico. Era capitato molte volte che lo guardassi dormire ed allora, col viso paffutello, sembrava davvero un angioletto.
Ed anche in quel momento, coi lineamenti del volto finalmente rilassati e le guance arrossate dal caldo, non potei non ammettere a me stessa quando fosse bello. Il fatto che quella visione mi avesse fatto battere forte il cuore ne era stata la prova.
Riuscii a voltarmi senza svegliarlo, chiaro segno che doveva essere proprio distrutto per aver continuato a dormire senza essersi accorto di nulla. Di solito era sempre quello più mattiniero, che si svegliava prima di tutti e ci bacchettava se facevamo tardi. O il più delle volte usciva senza neanche rendercelo noto e noi lo capivamo solamente vedendo il suo letto vuoto.
Portai una mano in direzione del suo viso e con un gesto dolce delle dita gli spostai la frangia argentea, in modo da poterlo guardare meglio, poi scesi a scrutare i segni blu che aveva sul volto, e con un dito gli sfiorai la pelle per cercare di capire se fossero disegnati o meno. Non vennero via, quindi dovevano essere stati fatti con un tipo di tintura resistente. Non credetti fossero tatuaggi, perché a scuola non li portava.
Infine detti la mia attenzione alle sue labbra socchiuse e nella mente mi sfiorò il pensiero di baciarle ancora, ma mi trattenni ingoiando mestamente. Non potevo rischiare di incorrere nelle sue ire, perché ero stata già fin troppo sfacciata a voltarmi ed a guardarlo dormire. Ma purtroppo quel pensiero fece correre di nuovo all’impazzata il mio cuore, che cercai di regolarizzare facendo alcuni lunghi respiri.
«Kai…», decisi di richiamarlo quando oramai la situazione mi stava sfuggendo di mano. In quella posizione, così vicina a lui, col cuore che batteva all’impazzata ed il corpo oramai accaldato dall’imbarazzo, credetti di non riuscire a reggere a lungo. Quindi, prima che mi pentissi di qualsiasi gesto, decisi di provare a destarlo dal suo sonno. Inoltre, nonostante avessi dormito anche tra le braccia di Rei, fui sicura di non aver mai provato delle simili emozioni per l’altro mio compagno e quella consapevolezza mi lasciò un po’ di amaro in bocca. Da quando il mio corpo reagiva così per Hiwatari?
«Mh?», mugugnò in risposta lui e quel piccolo lamento sconnesso mi fece sorridere. Non lo avevo mai colto in momenti come quello durante tutta la durata del Mondiale e quella scena mi riportò di nuovo a molti anni prima.
Lui aprì solamente un occhio, che era talmente impastato dal sonno e lucido che in un primo momento credetti veramente che lui non si fosse accorto di me. Quando lo fece però, aprì entrambi gli occhi e mi guardò leggermente spaesato.
«Buongiorno!», gli dissi, con un sorriso e col volto a poca distanza dal suo.
Nella penombra della stanza lo vidi arrossire. O forse era solo una conseguenza del caldo che probabilmente stava provando. Era ancora abbracciato a me ed eravamo sotto delle spesse coperte in una stanza con il riscaldamento al massimo.
«Giorno…», mi rispose con una piccola smorfia, ma per fortuna non si ritrasse né si mosse dalla sua posizione. Anzi, mi penetrò infine con un’occhiata talmente intensa che mi costrinse ad abbassare lo sguardo per un momento.
«Come ti senti?», mi chiese però, probabilmente per spezzare il silenzio che si era creato tra noi. Poteva sembrare un risveglio romantico, ma lui ed il romanticismo erano agli antipodi, quindi sono sicura che avrebbe detto qualsiasi cosa, anche se non gli interessava sapere la risposta, pur di spezzare il momento.
«Molto meglio!», provai a sorridergli di nuovo, perché in fondo era vero ed era anche merito suo, per cui ci tenetti a renderglielo noto. «Grazie per quello che hai fatto per me»
Lui però si aprì di nuovo in una smorfia leggermente contrariata, ma riuscii a capire che fosse in conseguenza al mio ringraziamento. Non era abituato a sentirsi ringraziare, per cui reagiva in quella buffa maniera. Riusciva a rimanere freddo ed impassibile nelle situazioni più gravi e disparate, ma non riusciva a sopportare alcune notevoli emozioni. Era davvero un tipo strano. Ma purtroppo sapevo benissimo quale fosse il motivo, per cui non insistetti e non lo misi più in imbarazzo di così. Attesi che dicesse qualcosa, perché volevo veramente che lui mi rispondesse. Anche se mi avrebbe mandata a quel paese lo avrei accettato, pur che parlasse.
«Tzè, lo avresti fatto anche tu e lo avresti fatto per chiunque…», disse, alzando leggermente gli occhi al soffitto.
«È vero», ridacchiai, ma poi mi ammutolii e lo guardai intensamente, talmente tanto che lui reagì di conseguenza.
«Perché mi guardi così?», sbuffò spazientito.
«Perché, tu non lo avresti fatto per chiunque?», gli chiesi a brucia pelo, assottigliando lo sguardo e vedendo il suo aggrottarsi leggermente. Probabilmente si stava chiedendo cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda ed il suo leggero tormento interiore mi fece salire di nuovo un piccolo sorrisetto alle labbra, che lui osservò di nuovo con una smorfia contrariata.
«Può darsi», disse infine, guardandomi di traverso. «Ma ora che ne dici di alzarci? Mi si sono informicolite le braccia e sei pesante!», bofonchiò ed io mi imbronciai come una bambina.
«Sei sempre il solito ingrato!», gli dissi, balzando a sedere e guardandolo dall’alto con le braccia incrociate, ma lui scoppiò leggermente a ridere prima di alzarsi definitivamente in piedi.
«Prendi un‘altra bustina, in modo da essere coperta per tutta la giornata. Non vorrai che la febbre ritorni nel bel mezzo della finale, no?», mi disse infine, quando oramai stava per entrare in bagno per lavarsi.
Io annuii solamente, spostando l’attenzione alla valigetta che aveva poggiato sul tavolo. In quell’oggetto aveva trovato tutto il necessario per prendersi cura di me ed io mi ritrovai a sorridere di nuovo nella solitudine della stanza.
 
 
 
 
 
«Buona fortuna Takao! Adesso è tutto nelle tue mani!»
Mi ero avvicinata al nostro capitano prima che iniziasse a dirigersi verso la pedana di lancio. Eravamo tutti e sei posizionati sulla nostra panchina, nel Beyblade Stadio, e ci eravamo arrivati dal camerino in religioso silenzio. Come Kai e Rei prima di lui, anche Kinomiya era entrato in uno stato di concentrazione che mi meravigliò non poco. Solitamente quando era nervoso sproloquiava a sproposito, invece quella volta si era messo seduto in meditazione su una poltroncina. Ogni tanto si apriva in un ringhio incattivito, ma noi lo lasciavamo fare.
In ogni caso, come avevo fatto con gli altri miei compagni di squadra, ci tenni a dargli il mio personale incoraggiamento. Purtroppo non potevo fare molto, se non prendermi cura di loro ed incitarli prima e durante gli incontri.
Lui però mi sorrise e mi abbracciò, differentemente da quello che avevano fatto gli altri due, spiazzandomi totalmente. Ma Takao in fondo era stato sempre molto espansivo, soprattutto nei miei confronti, e mai aveva avuto atteggiamenti maliziosi verso di me. Tutto quello che faceva era perché sentiva di volerlo fare. Era molto impulsivo ed aveva un grande cuore. Era impossibile non volergli bene ed in quel momento mi sentii in dovere di stringerlo a me, per fargli capire tutto il mio sostegno.
«Ce la farò! Per me, per voi e per tuo nonno! I Bladebreakers usciranno da questo stadio vincitori, te lo prometto Saya!», mi disse con un sorriso, battendosi leggermente il pugno all’altezza del cuore e quel suo gesto fece sorgere di nuovo sulle mie labbra un grande sorriso.
Quando i nostri compagni ci raggiunsero vidi sorridere anche Max ed il Prof, e sono sicura che lo fecero anche loro per dare manforte al nostro campione. Anche Kai era giunto accanto a me e quando mi voltai meravigliata nella sua direzione mi sorrise leggermente, come per tranquillizzarmi. In quel momento fui sicura che lui avesse piena fiducia nel nostro compagno e lo capii quando allungò un pungo in sua direzione e gli intimò perentoriamente di distruggerli. Sono sicura che fosse stato il suo tormento da quando Sergey lo aveva battuto nel primo incontro e da quando la sua Aquila non animava più il suo Dranzer. Ma fui altrettanto sicura che, se avessimo vinto il mondiale, probabilmente per lui sarebbe stata una rivincita per tutto quello che la Borg gli aveva fatto durante la sua infanzia.
Assistemmo al primo incontro con il fiato sospeso. Fu difficile per Takao trovare un modo per contrattaccare un freddo calcolatore come Yuri, ma grazie ai nostri incitamenti e consigli riuscì a vincere il primo round.
Il secondo fu altrettanto difficile ma meno fortunato del precedente, perché Yuri aveva capito i punti deboli del nostro Blader ed ovviamente li sfruttò a suo favore, riuscendo a battere Dragoon col suo Wolborg.
Nel terzo ed ultimo incontro, dove si sarebbero decise le sorti di entrambe le squadre, Yuri giocò la sua ultima, infida, carta e sfruttò totalmente a suo favore la debolezza della nostra squadra.
Tutti i membri dei Bladebreakers potevano contare sull’appoggio dei suoi compagni. Ogni membro traeva la sua forza dagli incitamenti degli amici e dai loro consigli e questo Ivanov lo aveva capito benissimo. Takao era riuscito a cavarsela spesso grazie alle tecniche studiate dal Prof Kappa, le stesse che il piccoletto gli gridava tutte le volte dalla panchina, e così avevano sempre fatto anche gli altri. Anche Kai era riuscito a dargli spesso degli ottimi consigli, e Yuri lo aveva notato.
Era così riuscito ad isolare Takao, intrappolando entrambi in una coltre di ghiaccio, che era riuscito a forgiare grazie all’energia del suo Lupo Bianco. In più aveva dalla sua parte la potenza di tutti i Bit Powers che la Borg aveva catturato nei giorni addietro, compresi quelli di Max e di Kai.
In quel momento iniziammo a perdere un po’ di fiducia. Eravamo avviliti, soprattutto vedendo dai monitor come si stava comportando Takao una volta rimasto solo. Inoltre, l’esponente dei Demolition Boys era riuscito ad intrappolare nel ghiaccio anche il Drago Azzurro.
In quel momento vidi Max ributtarsi seduto sulla panchina con espressione avvilita, il Prof Kappa chiudere il pc con un sospiro e Kai stringere i pungi e digrignare i denti con fare furente. Era chiaro che non avrebbe mai voluto vedere quella conclusione, non da parte di Takao, che era sempre stato fiero e combattivo anche negli attimi più disperati.
Ma io non volevo perdere del tutto la speranza, nonostante avessi leggermente afflosciato le spalle. Non mi ero voluta sedere, perché avrebbe significato dare moralmente partita vinta a quei vili e quella era una cosa che non avrei mai voluto fare. Se ci fosse stata anche la minima possibilità di liberare Takao o fargli sentire la nostra presenza, beh, io l’avrei fatto.
E lo feci.
«Non può finire così!», imprecai a voce alta, probabilmente meravigliando i miei compagni, ma non mi importò di quello che potevano pensare in quel momento.
Mi lanciai a capofitto verso il campo di gara coperto dal ghiaccio e cominciai a picchiarlo con i pugni, credendo di poterlo scalfire solo con la mia forza. Era un gesto disperato, lo ammetto, ma in quel momento mi ero attaccata anche alla disperazione pur di non accettare la sconfitta.
Mio nonno credeva in noi, ed io credevo in Takao.
«Saya?!», mi sentii richiamare ed in un primo momento non riuscii a capire chi fosse stato, se Kai, Max o il Prof, ma non mi stava importando. Non sarei tornata a posto senza essere riuscita a richiamare il nostro compagno.  Anche le lacrime avevano preso a scendere di nuovo lungo le mie guance, per colpa della frustrazione che stavo provando. Mi stavo graffiando le dita senza minimamente essere riuscita a scalfire quella parete.
«Saya!», mi sentii richiamare di nuovo e quella volta capii bene a chi appartenesse quella voce, ma non feci in tempo a realizzarlo del tutto che venni prontamente allontanata dalla lastra ghiacciata.
Mi ero ritrovata di nuovo con la schiena appoggiata al petto di Kai e sentii le sue braccia stringermi a sé con fare protettivo. Aveva portato un braccio a circondarmi la vita, mentre con l’altro mi stava trattenendo per le scapole, poco sopra il petto. Fu solamente il suo fiato caldo a contatto col mio orecchio che riuscì a calmare i miei bollenti spiriti, ma non il pianto quasi disperato in cui ero caduta vittima.
«Smettila, così non risolverai nulla!», mi bacchettò con voce furente, ma capii che quella rabbia non era per me e per il mio gesto. Ero estremamente sicura che anche lui fosse arrabbiato per ciò che stava succedendo, esattamente come lo ero io.
«Ma Takao è lì dentro, da solo, e Yuri sta approfittando della situazione!», sibilai disperata ma lui mi strinse più a sé. Avevo iniziato a dimenarmi di nuovo e lui stava cercando in tutti i modi di non lasciarmi andare.
«Lo so maledizione, ma non riusciremo a distruggere questo maledetto ghiaccio a mani nude!», imprecò ancora più vicino al mio orecchio e quello fece sì che il mio cuore iniziasse di nuovo a battere all’impazzata. C’erano troppe emozioni contrastanti dentro di me, dalla disperazione alla felicità di stare di nuovo così vicino a lui. Alla fine decisi di calmarmi, così che lui mi lasciò finalmente andare. Non che non fossi rimasta volentieri in quella posizione, ma dovevamo pensare alla finale e ad un modo per tirare fuori di lì il nostro compagno.
«Ma dobbiamo fare qualcosa!», continuai speranzosa, voltandomi per guardarlo negli occhi.
Lui ricambiò l’occhiata, anche se leggermente di traverso, ed infine sospirò.
«Lo so, ma…», cercò di iniziare la frase.
«Ragazzi, guardate!», lo interruppe invece il Prof, facendo sì che la nostra attenzione ricadesse subito su di lui. Ci voltammo nella sua direzione, che era rimasto seduto alla panchina con aria abbattuta, e lo trovammo con un’espressione quasi rincuorata che indicava il grande schermo alle spalle di Dj Man.
Subito ci voltammo a vedere cosa avesse allarmato così tanto il nostro compagno e vedemmo, con nostra somma meraviglia, che Takao era riuscito a riprendersi dallo shock e stava reagendo agli attacchi di Yuri con il vigore che gli era sempre appartenuto.
Non aveva perso la speranza ed era forse riuscito a sentire la nostra vicinanza anche se non eravamo fisicamente con lui. Le nostre suppliche, le nostre preghiere, i nostri gesti e forse anche le nostre voci dovevano essere arrivate fino al suo cuore.
Takao Kinomiya aveva vinto l’incontro. Era riuscito a battere Yuri nell’ultimo match e ad uscire dal ghiaccio che quest’ultimo aveva creato.
I Bladebreakers vennero dichiarati campioni del mondo, sotto la nostra più sentita gioia.
In un primo momento non credetti alle mie orecchie e rimasi impalata al mio posto con ancora le lacrime che scendevano sulle mie guance, ma quella volta erano lacrime di gioia.
La nostra squadra era rimasta unita per quell’unica causa ed insieme eravamo riusciti a superare uno scalino che ci sembrava impossibile. Avevamo battuto Vorkof e la Borg e finalmente avevamo annientato i piani di conquista di quel monaco e del nonno di Kai. Eravamo riusciti ad esaudire il desiderio del nostro presidente! Eravamo riusciti ad arrivare alla gloria che tanto avevamo bramato.
Quando alzai gli occhi al cielo vidi tanti bagliori colorati volteggiare sulle nostre teste ed aggrottai leggermente le sopracciglia, con lo sguardo offuscato dalle lacrime. In un primo momento non capii cosa stava succedendo, ma quando ne scorsi uno in particolare non ebbi più dubbi a riguardo. Sgranai gli occhi e mi voltai alle mie spalle con una gioia che credevo mi avrebbe fatto scoppiare il cuore.
«Kai!!», lo richiamai e lui mi sorrise. Teneva Dranzer in mano e lo vidi allungare il suo Beyblade verso il soffitto, dove un bagliore rosso fuoco lo pervase.
«È tornata…», mi disse infine, con un’espressione incredibilmente rilassata che mi costrinse di nuovo a singhiozzare. Mi avvicinai di più a lui, fino a parlargli a poca distanza dal suo volto.
«Te lo avevo promesso no? Siamo riusciti a recuperare l’Aquila Rossa!»
Mi strinsi nelle spalle e lo osservai con uno sguardo intenso. Volevo bearmi della sua espressione soddisfatta e dei suoi occhi emozionati per ciò che era appena successo. Eravamo riusciti a battere i Demolition Boys ed a fermare i piani malefici di quelle persone. Avevamo riscattato la sua sconfitta e gliel’avevamo fatta pagare per ciò che avevano fatto a Rei. In più eravamo riusciti a recuperare tutti gli animali sacri in loro possesso!
Mi sentivo così soddisfatta ed audace nella mia felicità, che senza pensarci due volte mi lanciai fra le sue braccia, attaccandomi al suo collo ed affondando il volto nella sua candida sciarpa bianca.
In un primo momento lo sentii sussultare, chiaro segno che non si sarebbe mai aspettato un gesto così avventato da parte mia, ma poi sentii i suoi muscoli rilassarsi.
«Abbiamo vinto Saya. Ce l’abbiamo fatta!», mi disse infine, stringendomi di più a sé e quel gesto inaspettato mi fece battere il cuore come ultimamente batteva tutte le volte che mi era vicino.
Rimanemmo in quella posizione per un tempo che a me sembrò infinito e mi decisi ad alzare il volto in direzione del suo solo in un secondo momento, e lo feci continuando a rimanere addossata al suo petto. Lo guardai fisso negli occhi e lui fece lo stesso. Tra noi cadde il silenzio, ma era la sua occhiata penetrante a pochi centimetri dal mio viso a parlare per lui. In quello sguardo emozionato lessi tutta la riconoscenza e la felicità che probabilmente stava provando, nonostante dal suo volto non trapelasse la minima emozione. Sentii anche il familiare desiderio di baciarlo di nuovo, magari quella volta senza disperazione, e dal modo in cui mi stava fissando finii per credere che lo avesse voluto anche lui.
Per un secondo credetti davvero di averlo visto chiudere leggermente gli occhi ed avvicinarsi, ma in quel momento la mia attenzione fu catturata una figura familiare. Era a braccetto con una ragazza e si stava sorreggendo con una stampella, ma quando Kai sciolse l’abbraccio, così che potei guardare meglio in quella direzione, non ebbi più dubbi sull’identità del nuovo venuto.
«Rei!», gridai a pieni polmoni, richiamando la sua attenzione.
Mi lanciai verso di lui dopo aver buttato un’occhiata a Kai, che con un piccolo gesto della testa mi convinse a raggiungere il nostro compagno, così come fecero anche gli altri.
Mao invece era rimasta leggermente in disparte, visto che lui riusciva a sostenersi abbastanza degnamente, ed inoltre, differentemente da quello che avevo pensato, ci stava sorridendo. Probabilmente era felice dell’affetto che legava il suo compagno a noi, e forse erano riusciti a parlarsi ed a chiarire. Avrei voluto saperlo, ma in quel momento riuscii solamente ad abbracciarlo con ardore.
«Abbiamo vinto!!!», gli dissi, e sentii il suo braccio stringermi a sé. In quel momento non mi importò di cosa avrebbe potuto pensare la ragazza con il quale era giunto, perché volevo far capire a Rei tutta la mia felicità. In fondo avevamo esaudito un suo desiderio, oltre che nostro. Rei aveva dato quasi la vita per permettere a Takao di giocarsi la finalissima, e non lo aveva deluso!
«Sì…», mi rispose solamente e la conversazione finì così. Mi beai del suo abbraccio ancora per un po’ e quando mi staccai da lui mi regalò uno dei suoi tipici sorrisi, quelli che avevo imparato ad amare.
Ma il mio cuore non stava battendo come invece aveva battuto pochi secondi prima, tra le braccia di Kai…
 
 
 
Quella sera andammo a festeggiare la nostra vittoria con gli amici Americani, Cinesi ed Europei. Rimanemmo nei paraggi dell’hotel, visto che eravamo tutti stanchi e provati dal mondiale appena finito, ed approdammo in un locale scelto da mio Nonno.
L’indomani saremmo partiti tutti per fare ritorno a casa e la malinconia aveva iniziato a prendersi gioco di me. Avevo iniziato a rimuginare su tutte le cose successe in quelle poche settimane e tutto quello che era successo con i membri della mia squadra. Alla fine fui talmente sopraffatta dalle emozioni e dai ricordi che volli uscire a prendere una boccata d’aria, seppur facesse incredibilmente freddo e fossi ancora convalescente.  Infatti Kai se ne accorse e mi prese per un braccio prima che potessi uscire dalla porta d’ingresso.
«Dove pensi di andare?», grugnì, guardandomi storto. Probabilmente non avrebbe voluto ritrascorrere una nottata come quella precedente e non potei biasimarlo. Nemmeno io ero pronta a patire di nuovo quella stessa sofferenza, ma avevo davvero bisogno di starmene alcuni minuti da sola, per rimuginare su quello che avrei dovuto affrontare da lì in poi ed al futuro che mi avrebbe atteso.
Abbassai gli occhi con fare triste e forse fu quello che lo costrinse ad allentare leggermente la stretta.
«Volevo stare un attimo per i fatti miei…», gli resi noto, alzando di nuovo i miei occhi per guardare i suoi, ma purtroppo non lo convinsi del tutto. Vidi le sue sopracciglia aggrottarsi e lo vidi voltare il viso per guardarmi leggermente di traverso.
«Non al freddo!», sentenziò perentorio, ma sentimmo qualcuno ridere alle nostre spalle e così finimmo entrambi per guardare in cagnesco il nuovo arrivato.
«Calma, non volevo offendervi…»
Rei alzò la mano libera in segno di resa e mi accorsi, con mia somma gioia, che non aveva la sua amica al seguito. Non avevo voglia di confrontarmi anche con lei, o beccarmi le sue occhiate rancorose.
«Volevo parlare un attimo con Saya», disse poi, in direzione di Kai, che con una smorfia e senza dire una parola ci lasciò soli per tornare a braccia conserte in un angolo della stanza. Io lo osservai nella sua camminata, pur di procrastinare il momento in cui avrei dovuto parlare con Rei, perché già sapevo cosa voleva dirmi.
E faceva male.
«Usciamo?», indicò la porta ed alla fine fui ben felice di accontentarlo, perché in fondo era stato il mio intendo fin da principio e quindi non me lo feci ripetere due volte. Prendemmo i nostri cappotti e ci dirigemmo fuori dalla struttura.
Camminammo per qualche metro, fino ad arrivare allo stesso parco giochi in cui mi aveva portato Hiwatari la sera prima, meravigliandomi di come fosse vicino dal luogo in cui eravamo.
«Me lo ha fatto conoscere Kai questo posto», ridacchiò poi Rei, sedendosi su una panchina nonostante la neve fresca. Io lo imitai, nonostante il gelo ed il fatto che mi sarei bagnata di nuovo i vestiti.
«Anche a me…stanotte», gli sorrisi e gli vidi fare un’espressione perplessa prima di scoppiare a ridere.
«Mi fa piacere che le cose tra voi vadano bene», mi disse infine e nonostante il suo tono di voce fosse sereno io mi rabbuiai per un attimo.
«Bene è una parolona, ma diciamo che è meno scostante rispetto a qualche giorno fa», feci spallucce, «credo stia ancora cercando un modo per farmela pagare per stanotte. Ci siamo sfidati a Beyblade per un tempo indefinito. Abbiamo così preso freddo e mi è salita la febbre alta», gli resi noto, tacendo però sul perché della nostra sfida.
«Capisco», disse infine ed anche se seppi per certo che avrebbe voluto sapere più dettagli, non proferì parola sull’argomento. «Allora sarò breve e non ti farò stare a lungo qua fuori a prendere altro freddo», mi sorrise, ma quel sorriso tirato mi strinse il cuore.
«Volevi parlarmi di qualcosa?», lo incitai e lo vidi abbassare leggermente lo sguardo a terra, abbattuto. Ero estremamente sicura che, qualunque decisione avesse preso, era stata comunque sofferta.
«In realtà sì, e scusami se ti sembrerò così diretto e indelicato ma non conosco altro modo per affrontare il discorso…», continuò, penetrandomi di nuovo con il suo sguardo ambrato, che quella volta ressi senza fare una piega.
«Ho retto di peggio», feci spallucce con un sorrisetto, riferendomi alle risposte che Kai mi aveva sempre riservato da quando eravamo partiti per quel mondiale.
«Già», sospirò, ma si decise ad andare avanti solo dopo alcuni secondi, in cui probabilmente aveva pensato alle parole adatte. «Ho deciso di tornare in Cina»
Ascoltai tutto in religioso silenzio e lo feci senza distogliere la mia attenzione da lui. Quella breve frase mi colpì, indubbiamente, soprattutto ascoltandola dalla sua voce, ma in fondo mi aspettavo una confessione del genere, da quando lo avevo visto sul letto d’ospedale insieme a Mao. Sapevo per certo che avessero parlato e che avesse avuto modo di riordinare i suoi pensieri ed i suoi sentimenti. Sapevo anche che provava qualcosa per me, ma in fondo Mao faceva parte della sua vita, della sua cultura e del suo passato e difficilmente sarebbe riuscito a sopprimere quello che provava per lei. Quello che provava per me, probabilmente, era più facile da superare. E poi la Tribù della Tigre Bianca era casa sua. Ognuno di noi prima o poi avrebbe fatto ritorno a casa e lui non faceva eccezioni. Visto che il mondiale era finito, era più che logico che avrebbe deciso di tornare dai suoi vecchi amici. In fondo, era dalla tappa in Cina che dovevano risolvere alcune delle loro questioni personali. E poi, una pausa dopo quel combattutissimo torneo ce la meritavamo tutti.
«Lo immaginavo», ci tenni a rispondergli dopo alcuni secondi di silenzio, in cui nessuno dei due osò spostare lo sguardo dall’altro, e lo sentii sospirare di nuovo, questa volta con un piccolo sorriso. Ma prima che potesse dire altro, volli continuare a parlare. «Ma va bene, in fondo è giusto che sia così», gli sorrisi. «Spero solo che tu sia riuscito a fare chiarezza nel tuo cuore», continuai e lo vidi sorridere a sua volta.
«Io e Mao abbiamo avuto modo di parlare, di confrontarci e di stare insieme come ai vecchi tempi. In tutto questo tempo non mi ero mai accorto di quanto mi fosse mancata e sono stato felice di aver trascorso un po’ di tempo con lei, anche se l’ospedale non era forse il posto più adatto. In ogni caso non so ancora dare un nome a quello che provo per lei, ma forse il primo passo per far chiarezza nel mio cuore è proprio quello di tornare al mio paese»
«È la decisione più giusta…», sentenziai, anche se lo feci con voce leggermente roca. Lui si accorse della mia inquietudine e lo sentii sospirare leggermente.
«Però voglio che tu sappia che non mi sono dimenticato di te o di quello che c’è stato tra noi. Il bacio che ti ho dato in quella camera d’albergo io…probabilmente non lo dimenticherò mai», mi guardò intensamente per un istante ed il suo sguardo fece fare un salto al mio cuore, già abbastanza provato da tutti quegli avvenimenti. «Però forse non siamo fatti per stare insieme. Non dimenticherò mai le emozioni provate con te, e forse è anche per questo che ho deciso di allontanarmi. Ma sarò sempre grato a te e tuo nonno, per le possibilità che entrambi mi avete dato», mi carezzò una guancia, ma le emozioni che provai non erano minimamente paragonabili a quelle che avevo provato con Kai e quella consapevolezza mi portò a serrare la mascella. «Non dimenticherò mai questo mondiale, perché in questo lasso di tempo sono cresciuto molto. Sia professionalmente che umanamente ed è stato anche merito tuo»
«Anche io mi sento cambiata dal giorno in cui siamo partiti. Avevo idee diverse, concezioni diverse, ed avevo un vecchio amico che non si ricordava di me. Inoltre avevo nella mente una persona che ero sicura non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti», gli sorrisi. «Ed ora invece sono qui a cercare di organizzare il futuro», sospirai, abbassando leggermente lo sguardo, ma lui con la sua mano lo portò di nuovo alla sua altezza.
«Sono sicuro che troverai la tua strada, e forse si incrocerà di nuovo con quella di Kai. Magari non subito, ma…credo che voi due siate perfetti insieme, per quanto mi duoli ammetterlo, è chiaro!», ridacchiò, ma sono sicura che lo fece solo per allentare un po’ la tensione che era scesa tra noi.
«Io non credo…», ridacchiai anche io in risposta. Ero però consapevole che Kai non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti. Era già tanto che mi considerava un’amica ed era quella la consapevolezza che mi fece più male. Più del fatto che Rei si sarebbe allontanato da me.
«Beh, ora che ne dici di tornare? Si staranno chiedendo dove siamo…»
Spezzò di nuovo il silenzio, alzandosi dalla panchina. Eravamo finiti a guardare la neve al suolo, senza sapere cos’altro dire. In fondo ci eravamo già detti tutto.
Il giorno dopo sarebbe partito, e forse non lo avrei più rivisto. Quel piccolo dettaglio mi strinse il cuore, così tanto che finii per alzarmi di scatto dalla panchina.
«Rei!», lo richiamai.
Si voltò con espressione perplessa e probabilmente si stava chiedendo cosa avessi voluto chiedergli ancora, ma fu quando alzò un sopracciglio che mi decisi a parlare di nuovo.
«Promettimi che tornerai a trovarci! Promettimi che i Bladebreakers esisteranno sempre!», gli dissi, sull’orlo delle lacrime. Forse il pensiero che ognuno di noi fosse andato per la sua strada era quello che mi aveva rattristata di più. Avrei continuato a frequentare Takao ed il Prof, visto soprattutto il rapporto di amicizia che si era creato tra noi durante il campionato Nazionale, ma non sapevo cosa avrebbe deciso di fare gli altri. Non sapevo se Max sarebbe tornato da suo padre in Giappone o se sarebbe andato da sua madre in America. Ma, soprattutto, non sapevo cosa avrebbe fatto Kai…Sarebbe tornato ad essere lo spietato capo degli Shall Killer?
Ed io? Che ruolo avrei ricoperto io per lui?
Per fortuna i miei pensieri furono interrotti dalla risposta di Rei.
«Ma certo, te lo prometto! O forse sarete voi a venirmi a trovare in Cina. Oppure entrambe le cose!», mi sorrise e dopo avermi presa per mano e stretta a sé in un abbraccio consolatorio tornammo dagli altri, ma io non riuscii a togliermi di dosso l’inquietudine che mi avevano messo quei pensieri.
Di una cosa ero estremamente sicura: non volevo che Kai mi allontanasse di nuovo dalla sua vita. Non dopo che sarei stata costretta a salutare Rei.
Fine capitolo 39
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve a tutti ed eccomi prontamente tornata con l’aggiornamento! Finalmente ho concluso la stagione lavorativa (mancano solo le pulizie, ma quelle sono tranquille xD), così mi posso dedicare ai miei amati capitoli *-*
Qui siamo giunti al penultimo (già…penultimo…), capitolo di questa storia e vi assicuro che fa strano anche a me. Mi ero sempre promessa di finire questa storia, che porto avanti da anni xD e che non l’avrei mai lasciata inconclusa, ed alla fine ce l’ho fatta. Ma mentre scrivevo questi capitoli finali mi era presa una certa nostalgia, perché non sono ancora pronta a concludere le vicende di Saya, né a lasciare andare questo mio personaggio. Ho creato Saya nel 2013, quando è nata questa storia, ma Saya in fondo fa parte di me fin dai primi anni 2000, quando mi sedevo tutta emozionata davanti ad una puntata e mi immaginavo di essere nella squadra, con Kai, nel mondiale, una blader. Diciamo che Saya è la trasposizione dei miei sogni e pensieri di ragazzina XD infatti c’è molto di me in lei.
Ma, bando alle ciance, non fatevi prendere dalla nostalgia anche voi, salvatevi xD, perché come ho detto varie volte ci sarà un seguito – che ho già iniziato a scrivere, per cui la storia seguirà il solito tempo di aggiornamento -  eheheh (cioè, chi non è curioso di vedere Kai, Yuri e Boris liceali? Ma non dico altro, non voglio fare troppi spoiler. Dico solo che ne vedremo delle belle e mi piacerebbe ritrovare i miei amati recensori <3)
Quindi, parlando di questo capitolo…no, penso abbia parlato da solo XD Kai è diventato quasi umano, ma non fatevi fregare, è solo un’illusione. Rei ha deciso di tornare in Cina (ed un po’ la cosa stringe il cuore anche a me), ed i Bladebreakers sono campioni del mondo per la prima volta!
Passo a ringraziare come sempre i recensori, <3 <3, le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite, e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua (palesatevi XD)
Al prossimo aggiornamento!!
  
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