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Autore: C_Totoro    26/09/2020    5 recensioni
One-shot 1/3 della serie Reazioni Collaterali
Bellatrix Black sta frequentando il suo ultimo anno a Hogwarts ed è una studentessa perfetta. Tuttavia, da quando il suo fidanzamento con Rodolphus Lestrange è stato ufficializzato, la sua vitalità si è come spenta. Bellatrix non vorrebbe sposarsi – né con Rodolphus né con qualunque altra persona – sente di voler vivere la sua vita in libertà ma sa bene quanto ciò non sia possibile: da una Black, da una Purosangue, ci si aspetta il matrimonio e dei figli. Bellatrix inizia così a provare un odio viscerale per Molly Prewett che, sebbene Purosangue come lei, sembra immune a certe regole e quindi decide di essere lei a dover rendere la vita della Prewett detestabile, proprio come la sua.
Sarà Horace Lumacorno, resosi conto dell’insofferenza di Bellatrix, a spingere affinché lei possa conoscere Tom Riddle/Voldemort. Il professore, infatti, ancora abbagliato dai ricordi di Tom Riddle a scuola e ignaro di chi sia davvero diventato, è persuaso che lui e Bellatrix sarebbero una coppia perfetta, esplosiva, imbattibile.
[Oltre ai personaggi segnalati sono presenti: Rodolphus Lestrange, Andromeda e Narcissa Black, Arthur Weasley, Albus Silente].
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Horace Lumacorno, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Reazioni Collaterali'
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Bellatrix sapeva di essere un’abile pozionista, a dir la verità, non c’era materia in cui non eccellesse. D’altra parte, era una Black e da lei ci si aspettava sempre il massimo, la perfezione. Anzi, considerando che aveva avuto la sfacciataggine di nascere femmina, i suoi genitori le avevano inculcato in testa di doversi far perdonare per il suo sesso ed essere sempre un gradino sopra rispetto agli altri, superiore. Aveva quindi passato i G.U.F.O. con il massimo dei voti e sapeva di dover replicare con i M.A.G.O. tuttavia, in quel momento, non riusciva davvero a concentrarsi sulla lezione e sulle parole di Lumacorno. Continuava a sentire una voce petulante femminile alle sue spalle che le dava sui nervi e Bellatrix sapeva perfettamente a chi appartenesse quella voce. Se c’era una persona che detestava con tutto il suo cuore, quella era Molly Prewett, una streghetta purosangue, sì, ma una streghetta purosangue da quattro soldi. Bassetta, leggermente tarchiata e con quegli orribili capelli rossi… per non parlare del suo potenziale magico: decisamente ininfluente. Fosse stato per Bellatrix, neanche sarebbe stata ammessa a Hogwarts. Il peggio, tuttavia, lo raggiungeva forse per i propri ideali e le proprie convinzioni; Molly Prewett era, infatti, una di quelle streghe che credeva strenuamente nell’uguaglianza tra Maghi e Babbani e, tuttavia, era fidanzata con un Purosangue. Bellatrix non perdeva occasione per rinfacciarglielo: “Ma come, Prewett, non fai che ripetere che siamo tutti uguali e degni di vivere la stessa vita e poi ti fidanzi con un mago purosangue?” le diceva sghignazzando. Molly raddrizzava le spalle e rispondeva senza timore “Qua stiamo parlando di amore, Black, qualcosa che dubito tu riuscirai mai a conoscere nella tua vita. Come va il matrimonio combinato con Lestrange? A quando il lieto evento?”

Bellatrix provò a concentrarsi sul suo calderone e sulle istruzioni del libro, mancava poco alla fine della lezione e lei doveva davvero muoversi se voleva, come al solito, battere la Prewett. Non sapeva bene quando fosse o, se per questo, perché fosse iniziata quella sorta di rivalità tra loro due ma Pozioni sembrava essere l’unica materia in cui Molly Prewett potesse avere una possibilità di batterla, e Bellatrix non voleva che ciò accadesse. Per nessun motivo al mondo. Si voltò leggermente e guardò da sopra la sua spalla, vide la Prewett, seduta accanto a quello schifoso Traditore del suo Sangue del suo fidanzato, mettere l’ultimo ingrediente nel calderone, poi alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Bellatrix. Le sorrise soddisfatta e Bella si girò velocemente ritornando a concentrarsi sulla pozione.

“Ancora cinque minuti ragazzi” li avvertì la voce di Lumacorno.

Bellatrix guardò afflitta nel suo calderone e si rese conto di come non sarebbe mai riuscita a portare a termine quel compito. In breve, per la rabbia, si deconcentrò ancora di più e, quando depose la fiala con la sua pozione sulla scrivania di Lumacorno, si accorse di come il colore fosse completamente sbagliato. Marciò al suo banco con alterigia, cercando di non mostrare tutta la sua frustrazione. Non era tanto per il voto (alla fine la sua media sarebbe rimasta eccellente) ma il fatto di perdere contro qualcuno che era così palesemente inferiore a lei.

“Via, Bella, non fare quella faccia” le disse Rodolphus sedendosi accanto a lei e iniziando a mettere via gli ingredienti “Avrai modo di rifarti”.

Bellatrix non fece in tempo a rispondergli che la voce di Lumacorno fece piombare di nuovo la classe nel silenzio.

“Ragazzi, un attimo di attenzione” disse Lumacorno con i suoi baffi da tricheco che vibravano a ogni parola “Vorrei dirvi due parole sul Lamaclub”.

Bellatrix si distrasse immediatamente e si voltò di nuovo verso la Prewett. L’avrebbe affatturata in quell’esatto momento, voleva levarle quel sorrisetto soddisfatto dal viso.

“Durante la festa di questa sera, avremo un ospite molto speciale…”

Bellatrix si perse di nuovo nei suoi pensieri. La infastidiva. La infastidiva il fatto che Molly Prewett fosse una Purosangue eppure avesse tutto il diritto di scegliersi il marito che voleva, la infastidiva il fatto che pur facendo parte delle Sacre Ventotto, Molly Prewett fosse amata dai suoi genitori in quanto donna mentre lei doveva sentirsi ogni volta dire di come era una disgrazia, “Se non fossero nati Sirius e Regulus ti rendi conto che il nome dei Black sarebbe svanito?” glielo ripetevano all’infinito. Volevano fosse una strega forte e capace e poi le rinfacciavano il fatto che si comportasse più come si confà a un uomo che non a una ragazza per bene, a una ragazza purosangue. Schifosi ipocriti, pensava ogni volta Bellatrix. Mi fanno pesare l’essere nata donna come se fosse stata una mia personale scelta...

“… insomma, non potete davvero mancare alla serata. Come sapete è un uomo molto impegnato...”

Bellatrix strinse i pugni sotto al tavolo, se le parole di Lumacorno scivolavano sui suoi timpani senza assumere un significato, i sussurri e l’amoreggiare della Prewett e di quel Weasley le inondavano il cervello. La cosa che faceva stare più male Bellatrix era la consapevolezza di valere il triplo, ma che diceva, almeno il quadruplo, di Molly Prewett, eppure i genitori della Prewett la trattavano con condiscendenza, amore e rispetto, mentre Cygnus e Druella…

“Sono sicuro che dopo averlo conosciuto non potrete più avere dubbi: non sono le origini di un mago che fanno il mago, non è il contesto in cui cresce, non è il suo sangue…”

Bellatrix si agitò sulla sedia. La fine di Hogwarts si avvicinava inesorabilmente e così si stava avvicinando anche il suo futuro. Gettò un’occhiata a Rodolphus seduto lì accanto a lei e pensò a come sarebbe stato così, accanto a lei, per il resto della sua vita. Immediatamente la prese un senso di ansia e di nausea. Non era Rodolphus in sé e per sé il problema, ma l’idea che Rod le fosse stato imposto dall’alto, l’idea che sarebbe sempre stata riconosciuta come “signora Lestrange”, come una sua proprietà. Questo ci si aspettava da lei: che rimanesse in casa a sfornare figli purosangue, organizzare feste e tè pomeridiani, dare ordini agli elfi domestici… il suo sentiero era stato tracciato sin dalla nascita, al contrario di quello di Molly fottuta Prewett che, chissà per quale motivo, aveva il proprio destino nelle sue mani. Bella digrignò i denti a quel pensiero, se la immaginava quell’orribile ragazza rossa costruirsi la vita dei suoi sogni mentre lei, Bellatrix, si sarebbe dovuta sottomettere a quello che altri – i suoi genitori, la società – si aspettavano da lei, avevano già scelto per lei. Piuttosto mi ammazzo, pensò Bella socchiudendo gli occhi. Piuttosto che condurre una vita di questo tipo mi avada kedavrizzo da sola…

“Vi aspetto, allora, ragazzi! A stasera”.

I ragazzi si alzarono in piedi all’unisono e Rodolphus si ritrovò a dover tirare un colpetto sulla spalla di Bellatrix che, invece, rimaneva ferma e immobile.

“Bella?” la chiamò, passandole poi una mano davanti agli occhi “Ci sei?”

Bellatrix sussultò leggermente “Sì, ci sono Rod” borbottò alzandosi in piedi e seguendo il fidanzato fuori dall’aula di pozioni. Passò a fianco ai Grifondoro e lanciò un ultimo lungo e penetrante sguardo alla Prewett che se la rideva di gusto con le amiche e Weasley.

Maledetti.

Bellatrix rimase sovrappensiero per tutto il tragitto fino alla Sala Grande mentre Rod e gli altri Serpeverde continuavano a parlare concitati di qualcosa.

“Lumacorno sembra avere un’opinione completamente diversa di lui…”

“Mio padre dice che a Hogwarts era uno studente modello! È ovvio che Lumacorno abbia una buona opinione di lui, sta mettendo in atto la stessa tecnica: con chi gli è vicino mostra il vero volto, con quelli che deve sfruttare, invece…”

“Chissà se farà uno dei suoi sermoni! Ma ve la immaginate la faccia di Luma… Bella?” Rodolphus si bloccò a metà del corridoio, proprio poco prima dell’ingresso in Sala Grande, perché Bellatrix, per qualche motivo, era rimasta ferma impalata dietro di loro.

“Ho dimenticato il libro nell’aula di pozioni” spiegò Bellatrix alzando le spalle.

“Ma se il tuo tavolo era vuoto?” fece Evan Rosier aggrottando le sopracciglia. Bellatrix si incupì, aprì la borsa e si avvicinò a suo cugino “Vedi che il libro non c’è?” chiese con tono basso e minaccioso Bellatrix mentre faceva scomparire il libro con un gesto della bacchetta “Torno giù”.

“Ti accompagno” propose Rodolphus già facendo qualche passo verso di lei.

“No!” sbottò Bellatrix con più energia del dovuto “Credi non sappia camminare con le mie gambe? Che abbia bisogno della balia?”

Rodolphus alzò gli occhi al cielo, ormai sempre più avvezzo ai modi scontrosi e altezzosi della sua fidanzata “No, Bellatrix, volevo solo essere gentile” le rispose con fare indifferente “Fa’ un po’ quello che ti pare…”

“Certo che faccio quello che mi pare!” sibilò Bellatrix mentre i suoi amici le voltavano le spalle ed entravano ridacchiando in Sala Grande.

Faccio sempre quello che mi pare, farò per sempre quello che mi pare. Non mi serve il permesso di nessuno, non sono l’oggetto di nessuno… non di certo di un ragazzino che ha quattro peli sulle guance e si crede già un uomo, pensò Bella appostandosi dietro a una statua e aspettando i Grifondoro. Avrebbe dato una lezione alla Prewett. Se non c’erano i genitori a renderle la vita impossibile, ci avrebbe pensato lei. Era una Purosangue? Doveva pagarne lo scotto proprio come tutti gli altri. Non si poteva permettere di fare ciò che voleva ed essere anche elogiata per quello! Bellatrix era fiera del proprio cognome e non lo avrebbe scambiato con quello di nessun altro… eppure presto sarebbe stata costretta a prenderne un altro – quello dei Lestrange – che, per quanto Purosangue, Bella non riusciva a sentire suo. Lei era Bellatrix Black, non Bellatrix Lestrange…

“Lollymolly, ti assicuro che se solo tu provassi a usare una penna bic…”

“Oh Arthur, sai che sostengo le tue passioni ma non vedo proprio perché dovrei sostituire le mie belle piume d’oca per un aggeggio…”

“Sono più comode, funzionali, più…”

Bellatrix, nascosta dietro la statua, finse di vomitare poi, senza indugiare oltre, puntò la bacchetta contro la borsa della Prewett e mormorò a denti stretti un Diffindo che la fece andare in mille pezzi.

“Oh ma per Godric!” sbottò Molly mentre la boccetta d’inchiostro si rompeva andando a insozzare tutti i suoi libri.

“Avessi avuto una penna bic…”

“Arthur, per cortesia!” berciò Molly esasperata “Levati di torno”.

Bellatrix sentì Weasley scusarsi e poi procedere verso la Sala Grande. Bellatrix rise tra sé e sé soddisfatta: sì, sarebbe stata lei a rendere la vita di Molly Prewett insostenibile esattamente come lo era la sua.

“Ciao, Lollymolly” sibilò Bellatrix uscendo dal nascondiglio e facendo qualche passo avanti, un ghigno divertito che le deformava i bei lineamenti. “La tua borsa da pezzente si è rotta?”

Molly trasalì leggermente, alzò lo sguardo in un lampo e la mano le volò nella tasca della veste, dove teneva la bacchetta.

“Ah, Black, sei tu” rispose, stringendo con forza le dita intorno alla bacchetta, pronta a sfoderarla in caso di necessità “Oops, scusa” fece poi portandosi l’altra mano alla bocca e fingendosi dispiaciuta “Devo chiamarti Lestrange, ora?”

Il ghigno di Bellatrix tremolò leggermente “Sei invidiosa, Lollymolly? Lo vorresti tu un uomo come Rodolphus, una famiglia come quella dei Lestrange, invece che Signor Lenticchia…”

Molly si alzò in piedi e rise, senza perdere di vista Bellatrix “Oh no” rispose “Avessi voluto Rodolphus Lestrange ci avrei provato con lui, non con Arthur…”

“Andrete a vivere in quel tugurio che chiamano Tana?”

Molly alzò le sopracciglia “Perché t’interessa? Scusami, ma Arthur e io siamo una coppia chiusa…”

Bellatrix sentì i brividi di disgusto scenderle lungo la schiena a quell’insinuazione. Ma come osava? Sfoderò la bacchetta e Molly, con un sorriso di strafottenza, fece altrettanto.

“Sai, Black, non fosse che sei incredibilmente piena di te, arrogante e a tratti malvagia… proverei pena per te”

Bellatrix socchiuse gli occhi e la bacchetta le tremò tra le dita. Pena? Una Prewett, presto Weasley, che prova pena per una Black? Per Bellatrix Black?

Molly la osservò in silenzio per qualche istante, la bacchetta pronta, allerta, poi aggiunse “Ho scelto io Arthur e sono sempre io che voglio dei figli… tanti figli… ma tu…” s’interruppe “Mi sembra che tu non abbia scelto un bel niente”.

“Cosa ne vuoi sapere tu di me, Prewett?” sibilò Bellatrix, “Cosa ne sai? Sei solo una Traditrice del tuo Sangue! Te li ucciderò tutti i tuoi figli carota!”

Molly strabuzzò gli occhi, per qualche motivo, quella frase l’aveva colpita più di qualsiasi altro insulto che aveva sentito fino a quel momento. Non aveva ancora figli – neanche era sposata, a dirla tutta – ma Bellatrix Black già stava attentando alla sua felicità, a quella famiglia perfetta che tanto sognava e si immaginava sin da quando era bambina. Senza più esitare, le lanciò un expelliarmus ed era sicura sarebbe andato a segno ma, inaspettatamente, Bellatrix agitò la bacchetta e glielo parò come se nulla fosse con una sonora risata.

“Non hai possibilità contro di me, Prewett” urlò Bellatrix, deridendola “Sono semplicemente più… magica” e così dicendo le scagliò una maledizione. Bellatrix si immaginava già Molly Prewett riversa a terra, priva di sensi e, invece, la sua maledizione venne deviata con un sonoro schiocco.

“Per Morgana!” l’urlo della professoressa McGranitt fece sussultare entrambe le studentesse “Siete maggiorenni, in dirittura di arrivo per i M.A.G.O. e, ancora, vi ritrovo a cercare di affatturarvi per i corridoi?”

Molly abbassò gli occhi sotto lo sguardo fiammeggiante della McGranitt, Bellatrix, invece, alzò il mento con fare altezzoso.

“Venti punti in meno a Grifondoro e venti in meno a Serpeverde”

“Oh ma professoressa…” iniziò a protestare Molly, rialzando lo sguardo fiera ma la McGranitt l’interruppe subito alzando una mano “E stasera verrete nel mio ufficio: siete entrambe in punizione”.

Molly fece per protestare di nuovo ma lo sguardo della McGranitt era così severo che decise di lasciare perdere, abbassò lo sguardo e, semplicemente, si diresse verso la Sala Grande per il pranzo strascicando i piedi. Bellatrix, che non aveva emesso un fiato per tutto il tempo, provò a seguirla. Non gliene importava nulla dei punti di Serpeverde e una punizione serale non le avrebbe di certo cambiato la vita. Magari in una notte si potesse cambiare il corso di un’intera esistenza. Se solo bastasse così poco, se solo esistesse un modo per poter fare quello che voglio e tenermi la mia famiglia, essere una Black sempre e per sempre…

“Signorina Black” la richiamò la McGranitt scrutandola da sopra gli occhiali. Bellatrix si bloccò e si volse verso la professoressa di Trasfigurazione “La natura della tua maledizione non mi è passata inosservata. Se avesse colpito la signorina Prewett… ti rendi conto delle conseguenze?”

Bellatrix si strinse nelle spalle. Poi, lentamente, si fece strada dentro di lei un pensiero. Forse era effettivamente possibile cambiare il corso della propria vita, se quella maledizione avesse colpito la Prewett, forse sia la vita di Bellatrix sia quella di Molly avrebbero preso un corso completamente diverso…

“Certe maledizioni non si possono lanciare a cuor leggero”

“Lo so professoressa” la interruppe Bellatrix fingendosi rammaricata “L’ho letta su un libro e volevo replicarla ma… non ho pensato. Mi dispiace”.

La professoressa McGranitt annuì lentamente continuando a osservarla dubbiosa, poi le fece cenno di andare. Come si volse, Bellatrix non riuscì a reprimere un sorrisetto di superiorità. I Grifondoro sapevano essere così idioti, come dei babbuini… marciò verso il tavolo di Serpeverde e si sedette tra le sue sorelle e di fronte a Rodolphus.

“Non vedo davvero l’ora che arrivi stasera!” le disse Rodolphus servendole delle patate arrosto, “Stavo giusto dicendo alle tue sorelle cosa ci ha detto Lumacorno a lezione…”

“Fa stranissimo, dopo che ne abbiamo sentito parlare così tanto dai nostri genitori! Incredibile, ce lo presenta Lumacorno e sotto il naso di Silente, per giunta…” sghignazzò Evan.

Bellatrix alzò la testa dal suo piatto, non ci stava capendo una parola.

“Ma cosa state blaterando?” chiese Bellatrix guardandosi intorno in cerca di una spiegazione.

“Della festa di Lumacorno di stasera, no?” le domandò Rodolphus con fare ovvio.

“Io stasera non ci sarò” rispose Bellatrix con un’alzata di spalle e disinteressandosi di nuovo alle chiacchiere dei suoi compagni. Stava continuando a torturare le patate nel suo piatto, le schiacciava con forza con la forchetta spappolandole con gran cura. Avrebbe volentieri riservato quelle attenzioni e torture a delle persone; non era possibile che l’unica a soffrire fosse lei, perché tutti continuavano a vivere le loro vite come se nulla fosse, a fare tutto ciò che volevano, anche se lei invece doveva sottostare a regole, etichette… alla decisione dei suoi genitori?

“Ma come non ci sarai?” le chiese sorpreso Rodolphus.

“La McGranitt mi ha messa in punizione perché mi ha beccata ad affatturare la Prewett”

“Oh Bella” intervenne Andromeda bloccandole la mano che stava continuando imperterrita a giocare con il cibo “Ma cosa ti ha fatto quella Grifondoro? Lascia stare, se nostra madre…”

Bellatrix si divincolò “Nostra madre cosa?” chiese affilando lo sguardo “Non c’è lei e vuoi dirmi tu cosa devo fare, dire, pensare?”

“No Bella, non intendevo questo” si difese Andromeda lasciando andare Bellatrix “È solo…”

“È solo che stasera da Lumacorno ci sarà Voldemort” l’interruppe Rodolphus.

A Bellatrix cadde dalla mano la forchetta che finì, tintinnando, nel piatto.

“In che senso ci sarà Voldemort?” domandò incerta, senza capire. Com’era possibile? Non poteva essere ci fosse Voldemort al Lumaclub, era qualcosa di privo di senso, di…

“Lo ha detto il vecchio Luma appena finita la lezione” le rispose Rod “C’eri anche tu, no?”

“Non può essere” rispose Bellatrix prendendosi la testa tra le mani “No, non può essere” strinse forte la presa sui suoi capelli, il fiato le si mozzò in gola. Desiderava incontrare Lord Voldemort da ormai un anno, da quando aveva sentito Abraxas Malfoy, Ruben Lestrange e suo padre Cygnus parlare di lui durante la sua festa di fidanzamento. Era rimasta affascinata dal modo in cui avevano parlato di questo uomo, come se uomo, tutto sommato, non lo fosse affatto. Come se fosse un essere superiore, che andava al di là di tutto. Aveva iniziato a leggere con avidità crescente la Gazzetta del Profeta, ritagliava con cura ogni articolo che parlava di Tom Riddle o Lord Voldemort, ogni fotografia… tutto. Ovviamente, l’avevano tutti derisa.

“Non lo incontrerai mai, Bellatrix. Non è cosa per donne”

E ora… ora che aveva la possibilità… gli occhi di Bellatrix s’inumidirono e sentì immediatamente un groppo in gola.

“Bella” la chiamò piano Narcissa posando delicatamente una mano su quella della sorella. Bellatrix sussultò al contatto. Non riusciva a respirare.

“Non può essere” mormorò di nuovo, la voce rotta.

“Dai, Bella, non è di certo la fine del mondo” provò a dire Evan ma Bellatrix si alzò di scatto, furente “Oh, no. Non è la fine del mondo per te, maschio, che potresti rivederlo come, dove e quando vuoi! Ma per me!” a Bellatrix le si mozzò il fiato. Ho sprecato la mia unica occasione.

“Bellatrix” disse Andromeda alzandosi a sua volta e provando a far sedere di nuovo la sorella “Calmati”.

“Possiate essere tutti divorati da un basilisco” sbottò Bellatrix prima di prende la cartella e correre fuori dalla Sala Grande senza aver quasi toccato cibo.

Le lezioni del pomeriggio furono una vera e propria tortura per Bellatrix. Rodolphus cercava di consolarla e tuttavia riusciva solo a ottenere il risultato opposto, la faceva innervosire solo di più. Bella continuava a maledirsi e a maledire Molly Prewett, ancora una volta, era colpa di quella stupida Traditrice del suo Sangue se si ritrovava a dover fare i conti con ciò che non poteva avere, se si ritrovava a dover rinunciare a qualcosa.

“Dopo che sarò diventato un suo seguace, ti prometto che te lo presento, Bellatrix” provò ancora Rodolphus, preoccupato dal mutismo in cui era caduta la sua fidanzata. Bella scosse la testa, ancora una volta in lotta con le lacrime. Poi, all’improvviso, prese una decisione “Sai cosa ti dico, Rod? Vado da Lumacorno” Bella si alzò in piedi “Sì, vado da Lumacorno e gli chiedo d’intercedere e levarmi quell’insulsa punizione della McGranitt…”

Non sentì neanche cosa Lestrange le urlò dietro. Non le importava. Non voleva che fosse Rodolphus a presentarglielo chissà quando, quando magari sarebbe stato semplicemente troppo tardi, no, voleva conoscerlo quella sera stessa, aveva bisogno di vederlo, di parlargli… era sicura che in qualche modo Lord Voldemort potesse essere la risposta a tutte le sue pene, a tutto il suo dolore.

Arrivò trafelata di fronte all’ufficio di Lumacorno e bussò con forza poi, quasi senza aspettare risposta, aprì la porta.

“Ah, Bellatrix” la salutò Lumacorno facendole cenno di farsi avanti.

“Professore” iniziò Bellatrix incerta col cuore che palpitava. Doveva assolutamente riuscire nell’impresa, doveva vederlo, doveva vederlo a tutti i costi… “Sono qui per chiederle un… favore”

Lumacorno aggrottò le sopracciglia “Ma certo, cara ragazza, dimmi tutto. Sai che se posso essere d’aiuto ai miei studenti lo faccio sempre molto volentieri”

“La professoressa McGranitt mi ha messa in punizione” disse Bellatrix andando dritta al punto “Ma io non posso davvero mancare alla festa di stasera!” ci mise tutta la sua disperazione in quella frase, Lumacorno doveva capire che non si trattava di un capriccio, doveva capire che ne andava della sua vita. Anche dovesse dirmi di no, io non mi presenterò alla punizione, si disse Bellatrix, sì, farò così. Io andrò comunque al Lumaclub, la McGranitt mi può anche mettere in punizione fino alla fine della scuola, non me ne potrebbe importare di meno! Ma io devo vedere Lui! Devo vedere Lui!

“Punizione?” domandò Lumacorno mordicchiandosi un baffo “Come mai?”

“Ha beccato me e la Prewett duellare in corridoio”

“Alla vostra età ancora duelli in corridoio!” esclamò Lumacorno scuotendo la testa “Non mi aspetto un comportamento di questo tipo dai miei studenti, dai Serpeverde!” la rimproverò duramente.

“Mi metta in punizione anche lei, non m’importa! Ma la prego, la prego, mi faccia venire alla festa di questa sera!” Bellatrix sentì che sarebbe di nuovo scoppiata a piangere. Era troppo importante per lei quell’incontro, troppo…

“Ma come mai tutta questa smania di venire alla festa?” chiese Lumacorno, uno strano luccichio negli occhi “Non ho mai avuto l’impressione che ti piacessero così tanto le mie feste, Bellatrix. Non ti sei sempre lamentata del fatto che fosse presente – ti cito – ‘troppa feccia’?”

Bellatrix abbassò lo sguardo, colpevole.

“Mi dispiace aver giudicato le sue feste così in fretta, professore” si scusò prontamente Bellatrix “Ma io devo vederlo! Devo conoscerlo!”

“Chi?” chiese Lumacorno confuso.

“Lord Voldemort!” esclamò Bellatrix con foga. Per qualche istante lo sguardo di Lumacorno rimase come abbacinato, inebetito, sembrava non comprendere le parole di Bellatrix. Poi, lentamente, uno sprazzo di comprensione iniziò a farsi spazio fino a illuminargli completamente gli occhi. Sorrise, indulgente.

“Ah, Tom!”

Bellatrix annuì. Tom, Voldemort, poteva chiamarlo come voleva… proprio Lui.

Lumacorno si mise a ridacchiare, i baffi vibrarono, Bellatrix invece si sentì ardere. Perché nessuno la prendeva sul serio? Perché nessuno capiva?

“Bellatrix, Bellatrix” fece pensieroso Lumacorno “Non avrei mai pensato potesse interessarti Tom. Sai che è cresciuto tra i Babbani? Che non si conoscono le sue origini?”

Bellatrix lo guardò, la bocca socchiusa, non riusciva a capire il discorso di Lumacorno. Sapeva tutto questo, sapeva tutto di Lord Voldemort, con tutte le ricerche che aveva fatto, con tutte le domande che aveva posto a suo padre e al signor Lestrange, casomai era lei a poter dare una lezione a Lumacorno.

“Lo so, professore. Ma il mio interesse per Lord Voldemort va al di là” s’interruppe e non riuscì a trattenere un leggero rossore “Credo sia un mago… interessante. Mi piacerebbe capire meglio la sua posizione politica” mi piacerebbe che m’insegnasse le Arti Oscure che mi salvasse dal mio futuro “E, sa, dopo che…” la sua voce si ruppe per un istante “Dopo che mi sarò sposata non so se avrò la possibilità di… di…”

Lumacorno la squadrò per qualche istante, poi si sedette e fece cenno a Bellatrix di imitarlo.

“Non credere che non me ne sia accorto” disse Lumacorno dopo qualche secondo di silenzio, mentre faceva comparire una bottiglia di acquaviola “Non credere non mi sia accorto di come tu ti sia spenta da quando sei stata promessa in sposa a Rodolphus” Lumacorno fece un sospiro, sistemandosi un po’ meglio. “Alcune usanze delle famiglie purosangue sono… come dire, un po’ antiquate. Non mi fraintendere, capisco che si voglia mantenere un certo, come dire, standard. Non credere che l’idea di perdita completa della magia non preoccupi anche me. E tuttavia non posso condividere il modus operandi di alcune famiglie. Sei una strega formidabile e…”

Bellatrix raddrizzò la schiena e l’interruppe “Non capisco cosa intenda, professore” disse piano. Era una Black e non doveva mostrare i suoi sentimenti, se sua madre avesse scoperto che si erano accorti della sua insofferenza nei confronti del matrimonio…

Lumacorno le sorrise accondiscendente “No certo, non capisci” rispose accarezzandosi un baffo poi le ammiccò “Credo saresti perfetta per Tom”.

Lo stomaco di Bellatrix iniziò a fare capriole, incontenibile, mentre il suo cuore accelerava il battito, estasiato.

“Professore…”

“Sono serio, cara Bellatrix, assolutamente serio. Sembrate fatti l’uno per l’altro. Lasciando stare quella fastidiosa questione del sangue, ovviamente” Lumacorno bevve un sorso di acquaviola mentre un sorrisetto andava a formarsi sotto i baffi “Tom è un ragazzo… più un uomo, ormai in realtà, decisamente in gamba. Carismatico sebbene introverso, perspicace, sarcastico, ambizioso. Estremamente ambizioso. Credo di non aver mai incontrato una persona più Serpverde di lui! E tu sei…” Lumacorno s’interruppe “Non voglio di certo risultare inopportuno, Bellatrix. Ma tu sei esplosiva. Lo faresti impazzire, ne sono certo!”

“Sono fidanzata” rispose Bellatrix con tono piatto, arrossendo ancora di più e abbassando lo sguardo sulle sue unghie.

“Inezie, cara Bellatrix. Inezie! Sei interessata a lui, vero?” domandò ancora Lumacorno e Bellatrix si domandò come si fosse cacciata in quella situazione. Com’era finita a parlare dei suoi sentimenti nell’ufficio di Lumacorno? Com’era finita a lamentarsi del suo matrimonio combinato con il suo professore di pozioni?

“Io…” pensò a tutte le volte che aveva sommerso Andromeda di monologhi su Lord Voldemort “Potrei, forse, essermi presa… come dire… una cotta” si morse le labbra “Professore, me lo faccia incontrare!” lo pregò ancora, “Davvero io…”

Un bussare deciso alla porta interruppe la preghiera accorata di Bellatrix. Lumacorno fece un gesto di scusa a Bellatrix e poi urlò “Avanti!”

Nello studio entrò un uomo alto, indossava una veste nera da mago molto semplice e Bellatrix lo riconobbe ancora prima di incontrare i suoi penetranti occhi rossi. Aveva i lineamenti del viso leggermente sfocati eppure continuava a risultare bello, affascinante, seducente.

“Ah! Ma guarda, si parla dello snaso e ne spunta il muso!” esclamò Lumacorno alzandosi in piedi e stringendo la mano al nuovo arrivato.

“Perdonami Horace, non sapevo fossi impegnato”.

Bellatrix rabbrividì. La voce di Voldemort sembrava aver galleggiato da lui fino a lei, per poi insinuarsi all’interno dei suoi organi. Bellatrix si sentì scossa, fremere, come se fosse stata preda da brividi di febbre. Percepiva tanta magia provenire da quell’uomo, magia oscura ma non solo… c’era qualcosa, in lui, che sembrava come un richiamo per lei. Sembrate fatti l’uno per l’altro, le parole di Lumacorno le risuonarono nelle orecchie come una dolce melodia.

Lumacorno si volse verso Bellatrix e le strizzò leggermente l’occhio.

“Nessun disturbo, Tom, davvero nessun disturbo. Anzi, la signorina Black qui presente mi stava giusto dicendo di essere una tua grande fan…”

Bellatrix si sentì andare a fuoco.

“Black, eh?” chiese Voldemort facendo qualche passo avanti e squadrandola con attenzione. Passò in rassegna il suo viso, il corpo, poi iniziò a scandagliare la sua magia. Interessante, pensò Voldemort trattenendo un sorriso, decisamente molto interessante.

“Sì, signore. Bellatrix Black” rispose Bellatrix cercando di tenere la voce dura e ferma. Non poteva di certo farsi vedere scalpitante e adorante così, sin dal primo incontro. No, doveva mostrarsi disinteressata, altezzosa, superiore.

“Bellatrix” ripeté Voldemort inclinando il capo di lato “Un nome affascinante, rispecchia il carattere?”

“Oh assolutamente!” s’intromise Lumacorno facendo andare lo sguardo da Voldemort a Bellatrix. Sembrava un bambino con i regali da scartare sotto l’albero il giorno di Natale “Pensa che stasera non potrà essere alla festa perché è stata sorpresa da Minerva a duellare in corridoio…”

Ah” fece Voldemort, sempre con gli angoli della bocca rivolti all’insù “Che peccato. Avrei approfondito volentieri la conoscenza… ma so molto bene quanto Minerva McGranitt possa essere intransigente…”

“Oh no, non temere Tom” Lumacorno gli batté forte su una spalla e a Bellatrix non sfuggì il modo in cui gli occhi di Voldemort avevano lampeggiato al sentire “Tom” o il modo in cui tutto il suo corpo si era irrigidito al tocco di Lumacorno “Parlerò con Minerva. Non posso di certo voltarmi dall’altra parte di fronte a una coppia così ben assortita”.

Voldemort aggrottò le sopracciglia “Stai cercando di accasarmi, Horace?” domandò con aria faceta ma, con suo sommo stupore, Lumacorno annuì entusiasta e Voldemort proruppe in una risata che a Bellatrix risultò palesemente falsa.

“Una Black? E per giunta una Black così… bella, dotata? Decisamente fuori dalla mia portata...”

“Oh, inezie, fanfaluche! Bellatrix è già innamorata” disse Lumacorno e Bella andò in iperventilazione, ma cosa stava dicendo quel vecchio tricheco?

“Io veramente sono fidanzata con Rodolphus Lestrange” controbatté Bellatrix a bassa voce e, come le parole lasciarono la sua bocca, vide lo sguardo di Voldemort farsi sempre più insistente fino a quando non si sentì letteralmente penetrata da lui. Trattenne un gemito eccitato, sentiva una presenza in lei, una presenza estranea e, tuttavia, piacevole. Qualcuno stava scandagliando la sua mente, i suoi ricordi… lo vide indugiare con particolare attenzione su alcuni, quando eccitata tra le lenzuola si toccava pensando a Lui… la presenza si dissolse all’improvviso, così come all’improvviso era entrata, lasciandola sola e priva di conforto. Bella si sentì sola e spaesata, in pochi secondi quella presenza era riuscita a riempirla in modo così perfetto. Batté le palpebre e vide un sorriso sfrontato capeggiare sulle labbra di Voldemort, pensò che presto sarebbe andata in autocombustione da quanto stava diventando rossa.

“Io allora vado” disse alzandosi in piedi all’improvviso, si sentiva eccitata e allo stesso tempo imbarazzata da quanto successo. Possibile che Voldemort l’avesse vista masturbarsi pensando a lui? Con il ritaglio di foto di giornale appoggiato sul cuscino? Avrebbe voluto smaterializzarsi lontano, possibile abbia sentito i miei gemiti di piacere mentre mi accarezzavo per lui?

“Vai, Bellatrix. Ti aspetto stasera. Non preoccuparti per la professoressa McGranitt, capirà sicuramente… e non preoccuparti neanche per Tom, ci penso io!” la salutò Lumacorno ammiccandole complice di nuovo.

Bellatrix annuì rigida, abbassò lo sguardo e filò via.

“A dopo, Bella”

Rimase per qualche istante con la mano sulla maniglia della porta, mentre quella sensazione di brace che le accalorava il viso si spostava sempre più in basso, verso il ventre… Bella, l’aveva chiamata Bella.

“A dopo” pigolò, fuggendo praticamente via…

“Cosa ne pensi, Tom?” chiese Lumacorno mentre la porta dell’ufficio si richiudeva dietro Bellatrix.

“Cosa vuoi che ne pensi, Horace” rispose Voldemort stringendosi nelle spalle, fingendosi disinteressato “Una bella ragazza” fece una breve pausa “Purosangue, fidanzata, piccola”.

Lumacorno ridacchiò “Oh, no no” scosse il capo e i baffoni oscillarono. Tom aveva sempre trovato abbastanza raccapriccianti quei baffi imponenti e, proprio come quando frequentava Hogwarts, si ritrovò a osservarne i movimenti come ipnotizzato “Bellatrix sta vivendo un momento molto particolare”.

Voldemort alzò un sopracciglio senza tuttavia chiedere nulla. Non volevo farlo capire troppo apertamente a Lumacorno ma, quella ragazza, lo aveva incuriosito. Appena messo piede nell’ufficio l’aveva come percepita tutta, un subbuglio di magia, vitalità e… quel qualcosa che lui proprio non sapeva riconoscere, non capiva, non comprendeva. Ma quel qualcosa lo aveva affascinato come non mai. Aveva avuto diverse ragazze – fisicamente, s’intende – ma mai con nessuna aveva percepito quel qualcosa. Cosa diamine aveva Bellatrix Black che alle altre mancava? Cos’era quel qualcosa?

“L’hanno costretta in un matrimonio combinato che, è palese, non vuole”.

Voldemort sorrise mesto “Il tristo destino di tante donne purosangue” commentò al limite dell’indifferenza “Si abituerà”. Lumacorno scosse di nuovo la testa “Oh no, non credo proprio. Bellatrix non è una donna a cui puoi dire ‘abituati’, no”.

“E cosa mi stai proponendo, Horace? Chiederle la mano e scappare con lei?” scoppiò a ridere e tuttavia quella frase di Lumacorno riguardo il carattere di Bellatrix lo aveva incuriosito ancora di più. Che fosse quello il qualcosa? Che fosse una volontà ferrea, una carattere volitivo, così diverso rispetto a quello delle altre Purosangue... “Mi conosci molto male se pensi che io possa fare una cosa del genere, in questo momento poi, che ho ben altro per la testa e l’appoggio dei Purosangue mi è strettamente necessario se voglio concludere qualcosa”.

“Ti conosco molto bene, invece, Tom”.

Voldemort represse un gesto di stizza, quel nome che avrebbe tanto voluto dimenticare gli stava venendo sbattuto addosso continuamente, con normalità, indifferenza. Gli venne l’istinto di estrarre la bacchetta e amputare la lingua del suo ex professore, ma si trattenne.

“Dici?”

“Oh sì. Non hai smesso di sorridere da quando l’hai vista”.

Voldemort immediatamente rilassò i muscoli del viso, obbligandosi a far andare giù gli angoli della bocca.

“Un sorriso di circostanza”

“Un sorriso interessato” precisò subito Lumacorno “Oh non posso credere di non averci pensato prima! Sarà che tu sei tornato da così poco dai tuoi viaggi… ma tu e Bellatrix sareste una coppia perfetta”

“Horace, non voglio sposarmi” rispose laconico Voldemort. Aveva accettato quell’invito al Lumaclub per parlare a menti giovani, Purosangue giovani, per trovare nuovi accoliti, nuovi Mangiamorte. Non poteva pensare che invece stava rischiando di trovarsi una moglie. Scosse la testa.

“Conoscila Tom” gli propose Lumacorno “Sento feeling tra di voi. Lascia stare il matrimonio, magari potrebbe esserti utile per la tua campagna elettorale. È una strega in gamba, è intelligente, è sveglia… e poi…” si avvicinò un po’ di più a Voldemort con un sorriso sornione, come se sapesse che l’informazione che stava per dargli lo avrebbe fatto capitombolare e comprendere che non poteva rifiutarsi di conoscere Bellatrix Black “Ha una passione sfrenata per le Arti Oscure”.

Voldemort inclinò il capo di lato mentre nella testa riviveva i ricordi che aveva rubato poco prima a Bellatrix. Lei tra le lenzuola che si toccava con foga, pensando a lui, con il suo nome sulle labbra… il modo in cui il suo corpo si era contratto nell’orgasmo… poi quelle immagini vennero sostituite da Bellatrix con la bacchetta sguainata intenta a fare rituali di magia oscura. Non poteva negare che lo intrigasse l’idea di una ragazza così giovane e in gamba dedita alle Arti Oscure. Quanto avrebbe potuto plasmarla? In quanti modi avrebbe potuto farla sua?

“Ah sì?” domandò a Lumacorno alzando le sopracciglia.

Lumacorno annuì con foga. Tom Riddle era un ragazzo al quale si era affezionato da subito, così ben educato, diligente e un potenziale magico talmente straordinario da sembrare incredibile. E Bellatrix… Bellatrix era una ragazza fin troppo dotata per soccombere alle sciocche regole dei Purosangue. Quante ragazze aveva visto sposarsi in matrimoni combinati? Ma le altre ragazze non erano Bellatrix. Lumacorno la vedeva, vedeva come si dibatteva tra la sua volontà di libertà, indipendenza, essere una strega a tutti gli effetti e non solo una moglie, e la volontà di fare ciò che ci si aspettava da lei, da una ragazza purosangue: il matrimonio con un Purosangue, dei figli... Quindi perché non spingere quelle due anime a conoscersi? Bellatrix Black era già tutta per Tom Riddle, non l’aveva mai vista arrossire così! Lei, che di solito sprizzava arroganza da tutti i pori… e d’altra parte, non aveva mai visto Tom Riddle sorridere così tanto, per così tanto tempo. Era evidente che Bellatrix avesse tutte le carte in regola per far impazzire anche un uomo come Tom Riddle…

“Decisamente, Tom. Stiamo parlando, chiaramente, di magie del tutto legali, non fraintendermi…”

“No certo. Nessuno di noi vuole finire ad Azkaban”.

Lumacorno annuì ma non gli sfuggì il ghigno di derisione sul viso di Tom. Un brivido d’inquietudine gli scese lungo la schiena. Avrebbe voluto chiedere a Tom dei suoi viaggi, degli esperimenti che, sicuramente, doveva aver condotto perché il suo aspetto era così diverso, ma qualcosa lo frenava. Aveva dovuto lavorare molto – per settimane – per convincere Silente ad accettarlo come ospite al Lumaclub! Albus continuava a dire che Tom Riddle non esisteva più ma Lumacorno non si era lasciato scoraggiare.

“Albus, sei sempre stato prevenuto nei suoi confronti” gli aveva detto Lumacorno con un dito ammonitorio “Sono sicuro che invece far vedere ai ragazzi purosangue come anche un mago senza origini possa essere talentuoso sia un’occasione da non perdere”.

Silente aveva scosso la testa, amareggiato “Tu sei accecato dall’affetto che provi per lui, Horace. Ma invitalo, sono sicuro che questa festa farà aprire gli occhi anche a te…”

Lumacorno osservò con attenzione l’uomo davanti a lui. C’era un alone di oscurità che circondava Tom Riddle… o Lord Voldemort, come aveva sentito che si faceva chiamare. Ma è solo uno pseudonimo per le elezioni, per nascondere le sue origini… chi meglio di lui, che ha vissuto le discriminazioni dei compagni purosangue sulla propria pelle, sa quanto un nome possa fare la differenza in certi ambienti? I Purosangue sono disposti a seguire Lord Voldemort ma Tom Riddle? Probabilmente no, non lo seguirebbero...

“Va bene” rispose sbuffando Voldemort e Lumacorno sorrise, scoprendo tutti i suoi denti bianchissimi e lasciando scivolare via dalla sua testa tutti quelle fastidiose preoccupazioni, “La conoscerò Horace” lo rassicurò Voldemort mentre tra le labbra già sentiva gli umori di Bella e pregustava anche tutti quei riti oscuri per cui erano necessari un mago e una strega, riti che aveva sempre ignorato ma che ora, invece, iniziavano a essere appetibili, possibili, auspicabili...

*

“L’ho incontrato!” urlò Bellatrix non appena mise piede nella Sala Comune di Serpeverde. “Io l’ho incontrato”.

Molti dei ragazzi seduti sulle poltrone davanti al fuoco alzarono lo sguardo, sorpresi. Bellatrix era una ragazza che era sempre stata abbastanza appariscente e, in qualche modo, rumorosa, non passava mai inosservata. Invece nell’ultimo anno tutti avevano notato in Bellatrix Black un cambiamento. Più taciturna, più sgarbata, più pensierosa… inavvicinabile praticamente per chiunque se non per le sue sorelle.

“Lumacorno?” le chiese Rodolphus quando Bellatrix si sedette accanto a lui sul divano. Ma Bellatrix non gli rispose, Rod vide che aveva un sorriso ebete sulle labbra, le gote colorate di rosso, gli occhi le luccicavano come non le aveva mai visto luccicare. No, decisamente, non Lumacorno. Rodolphus lanciò uno sguardo d’aiuto ad Andromeda, seduta di fronte a loro.

“Chi hai incontrato, Bella?” domandò Dromeda, continuando a intrecciare i capelli di Narcissa che fissava Bellatrix con le sopracciglia aggrottate.

“Lui”

“Lui?” ripeté Narcissa sempre più confusa dall’atteggiamento bizzarro della sorella, lanciò uno sguardo a Rodolphus ma anche lui si strinse nelle spalle mentre un nodo di gelosia andava a formarsi nel suo stomaco. Mise il suo braccio intorno alle spalle di Bellatrix con fare possessivo e se la strinse più vicino. Bellatrix si divincolò subito da quel gesto.

“Chi hai incontrato, Bellatrix?” le domandò Rodolphus tirandole un colpetto sulla spalla per cercare di attirare la sua attenzione, per farla tornare con i piedi per terra, tra loro, con lui.

“Voldemort” rispose Bellatrix, la voce rotta, si morse le labbra “Ho incontrato Voldemort” lanciò uno sguardo ad Andromeda “Ti devo parlare” le disse per poi alzarsi in piedi e incamminarsi verso il dormitorio delle ragazze.

“E di cosa le devi parlare? Cos’è che non puoi dire di fronte al tuo fidanzato e a tua sorella di tredici anni?” le domandò Rodolphus bloccandola per un polso. Bellatrix gli rivolse un lungo sguardo carico di disprezzo poi con un sogghigno divertito disse voltandosi verso sua sorella “Forza, Cissy, vieni anche tu”.

Evan Rosier tirò una gomitata a Rodolphus mentre Rabastan si sedeva sulla poltrona che, fino a qualche istante prima, era stata occupata da Andromeda “Certo che ti servirà tanta pazienza, fratello” gli disse osservando Bellatrix, Andromeda e Narcissa entrare nel dormitorio delle ragazze “E tanto polso, sembra indomabile”.

Rodolphus rise sebbene, dentro di sé, sapeva che Rabastan avesse fin troppo ragione “I cavalli migliori sono quelli più selvaggi… ma basta solo trovare un abile cavallerizzo… non so se capisci cosa intendo” rispose facendo l’occhiolino al fratello.

“Tu lo sei, Rod? Perché al momento mi sembra proprio che la bella puledra abbia tutta l’intenzione di correre per le praterie, selvaggia” commentò Evan “Mia cugina non ha fatto proprio mistero di questa sua passione per Voldemort. Magari aspetta solo lo stallone nero per essere montata…”

Rabastan scoppiò a ridere in modo sguaiato e Rodolphus lo avrebbe volentieri strozzato…

 

“Allora, Bella?” chiese Andromeda come tutt’e tre misero piede nel dormitorio deserto di Bellatrix “Cosa c’è?”

“Mi dovete aiutare a trovare qualcosa di adatto da indossare stasera”

“Per la punizione della McGranitt?” chiese confusa Narcissa alzando un sopracciglio. Bellatrix rise, contenta, e Narcissa e Andromeda si lanciarono uno sguardo allibito: che Bellatrix si fosse ubriacata?

“Ma no, Cissy! Lumacorno ha detto che le avrebbe parlato, di non preoccuparmi… mi serve un abito adatto per la festa del Lumaclub!”

“Buffo” sbuffò Andromeda sedendosi sul letto di Bellatrix e osservandola con attenzione “Di solito non te ne importa assolutamente nulla…”

Bellatrix aprì il baule e iniziò a lanciare abiti da cerimonia sul letto e addosso ad Andromeda che alzò gli occhi al cielo iniziando a osservare tutti i vestiti della sorella.

“Allora? Secondo voi qual è quello più adatto?”

Narcissa si avvicinò e prese ad analizzare ogni abito con attenzione.

“A me piace questo” fece dopo un po’, indicando un vestito blu scuro, elegante, leggermente scollato “È quello che hai indossato al compleanno di Rodolphus, vero?”

Bellatrix osservò critica il vestito, poi scosse la testa.

“Assolutamente no”

“Ti sta molto bene, invece” fece Andromeda “Concordo con Cissy”.

Bellatrix spostò il peso da un piede all’altro, a disagio, poi arrossì.

“Voglio qualcosa di un po’ più… provocante

Andromeda guardò di sottecchi la sorella più piccola, poi con un sospiro si rivolse alla maggiore “Bella, ma cosa stai dicendo? Sei fidanzata con Rodolphus”

Bellatrix alzò le spalle “E chi se ne frega?”

“Come chi se ne frega?” esclamò Cissy, agghiacciata “Ma non ti rendi conto di quello che dici? Vuoi tradire la famiglia? Vuoi finire incenerita, scomparire dall’albero dei Black?” gli occhi le si riempirono di lacrime, Narcissa sembrava in preda al panico e, subito, Andromeda si allungò verso di lei per abbracciarla e tranquillizzarla.

“Ma no, Cissy” provò a calmarla anche Bellatrix “Non voglio tradire proprio nessuno”

“Se però non ti sposi con Rodolphus e dovessi sposarti invece con questo uomo…”

Bellatrix rise forte “Chi sta parlando di matrimonio?” chiese prendendo in mano l’abito che le avevano consigliato le sorelle e portandoselo al petto, come per vedere come le sarebbe stato “Non voglio sposarmi e punto. Che sia con Rod o che sia con Voldemort. Non voglio sposarmi e basta” scosse la testa ed estrasse la bacchetta, iniziando a modificare l’abito “No… non voglio sposarlo. Sento solo che c’è qualcosa di speciale tra me e lui…

“Ma se lo hai visto per la prima volta mezz’ora fa?” le fece notare Andromeda, confusa.

Visto…” fece Bella con una mezza risata “Oh, no ha fatto molto di più, mi ha presa, penetrata..”

Narcissa strabuzzò gli occhi mentre Andromeda le copriva le orecchie con le mani “Bella che cosa stai dicendo, per Salazar”.

“L’ho sentito proprio dentro, capisci?”

Andromeda batté un paio di volte le palpebre stranita “Lo avete fatto? Nell’ufficio di Lumacorno?”

È impazzita, pensò Andromeda guardando i modi sognanti di Bellatrix, o forse Lumacorno le ha dato dell’Amortentia?

“Ma no che non lo abbiamo fatto, Dromeda, che cosa dici!” esclamò Bellatrix con una risata civettuola che poco le apparteneva “È stato qualcosa di molto più intimo del sesso! Mi è entrato dentro letteralmente”.

Andromeda tolse le mani dalle orecchie di Cissy “Ti è entrato dentro in che senso?”

“Con la mente, Legilimanzia, sai? Ma era… era diverso da tutto ciò che ho mai provato, mi sono sentita piena, completa, perfetta”.

Andromeda si masticò distrattamente l’interno della guancia, non sapendo cosa rispondere. Narcissa, seduta accanto a lei, sembrava sconvolta e incapace di articolare una parola.

“Quindi non hai intenzione di sposarti con lui?” domandò ancora Narcissa. Bellatrix la guardò da sotto le sue palpebre pesanti “No, Cissy, non voglio sposarmi con lui” né con nessun altro “ciò che voglio da lui è… diversovorrei scoparmelo, vorrei essere insozzata da lui, vorrei che m’insegnasse le Arti Oscure, che mi rendesse libera, mi mostrasse la via da seguire verso la libertà, l’indipendenza, l’essere lontana da tutte queste regole che m’ingabbiano e non mi lasciano vivere…

“Promettimi che non ci abbandonerai mai, Bella” la pregò Narcissa “Non potrei sopportare di perdere una di voi due…”

“Nessuno va da nessuna parte, tranquilla, Cissy” la rassicurò Andromeda con un mezzo sorriso “Bellatrix è solo… su di giri” completò osservando la sorella mentre si provava l’abito modificato.

“Sicura che l’abito così com’è ora sia… ehm… adatto?” chiese incerta Andromeda osservando la profonda scollatura che Bella aveva creato nell’abito. Le metteva in risalto il seno in modo pornografico… “Bella, hai dimenticato il reggiseno” le fece notare Narcissa osservando stranita la sorella “Ti si vede quasi tutto” aggiunse arrossendo leggermente. Bellatrix diede loro le spalle e Dromeda e Cissy videro come Bellatrix avesse levato stoffa anche dietro: aveva la schiena completamente scoperta.

“Dite che è troppo…”

“Decisamente troppo” la interruppero all’unisono Andromeda e Narcissa.

“… poco?” completò Bellatrix.

Andromeda scosse la testa e si alzò in piedi “Bella” la chiamò piano poggiandole le mani sulle spalle “Capisco che per te questo Voldemort sia un po’ come Stubby Boardman dei The Hobgoblins per tutte noi ragazze normali…

Narcissa ridacchio e si sistemò la treccia bionda “Oh, ci fosse Stubby anche io forse sarei così emozionata”.

Bellatrix alzò gli occhi al cielo e Andromeda le sorrise “Tuttavia, insomma, Bella. Non puoi andare in giro così”.

“Dromeda” disse abbassando la voce per non farsi sentire da Narcissa “Ha visto… nella mia testa ha visto… mi ha vista masturbarmi pensando a lui”.

Cosa?” sibilò Andromeda in risposta sgranando gli occhi inorridita “E tu vuoi vestirti così?”

“Be’, ha già visto tutto quello che c’è da vedere…” poi, come se all’improvviso le fosse venuto in mente che quelle rimostranze potessero essere per qualcos’altro, Bellatrix abbassò lo sguardo, delusa e chiese alzando di nuovo il tono “Sto male?”

“Stai fin troppo bene” precisò Andromeda “Faresti perdere la testa a chiunque, farai perdere la testa a chiunque”.

Bellatrix alzò la testa, radiosa “Allora è deciso!”

“Non tirare troppo la corda con Rodolphus”

“Non sto tirando la corda, Dromeda” ribatté Bellatrix, indifferente “Ci sarà anche lui, no?”

“E se volesse toccare?

“Per quello si deve aspettare il matrimonio, lo sai benissimo!”

Andromeda scosse la testa “Fai come credi, Bella…”

*

Come avevano predetto Andromeda e Narcissa, Bellatrix con quel vestito fece perdere la testa a chiunque, uomo o donna che fosse. Tutti si voltavano per guardarla meglio e osservarla, mangiandola con gli occhi. Tutti, tranne l’unica persona che interessava a Bellatrix. Lo vedeva chiacchierare con un sacco di ragazzi, sia rampolli purosangue sia schifosi mezzosangue… si avvicinava a tutti, tutti, tranne che a lei, Bellatrix. Per di più, Rodolphus non la lasciava da sola neanche per mezzo istante, continuava a metterle la mano sul fianco come a volerne rivendicare la proprietà e Bellatrix non riusciva proprio più a sopportare quella sua mano sudaticcia che provava a insinuarsi sotto il vestito. Inaspettatamente, fu Lumacorno a salvarla e, mentre circondava le spalle di Rodolphus con un braccio, si volse verso di lei, le diede una strizzatina di occhi e le indicò con un cenno del capo l’altro capo della stanza. A Bellatrix mancò un battito. Voldemort era appoggiato con una spalla alla parete e stava parlando con una ragazza dai capelli rossi. Molly Prewett, pensò agghiacciata Bellatrix. Ma non era possibile che Lord Voldemort potesse essere interessato a una ragazza tanto insulsa, insignificante, stupida. Cercò di avvicinarsi il più possibile a loro e, dopo aver fatto qualche passo, si accorse con un sospiro di sollievo che Molly Prewett aveva al suo fianco quello sfigato di Arthur Weasley. Perché mai Lord Voldemort stava perdendo tempo con quei due Traditori del proprio Sangue? È vero che, durante quella serata, lo aveva visto chiacchierare amabilmente con chiunque… ma quei due sfigati Grifondoro? E perché con lei invece no? Bellatrix si avvicinò sempre di più e, con la scusa di guardare il buffet, drizzò le orecchie cercando di capire di cosa diamine stessero parlando.

“Lei quindi è cresciuto in mezzo ai Babbani?” chiese con una nota di curiosità Arthur Weasley, affascinato “Babbanologia è la mia materia preferita!”

Bellatrix sentì il suono a metà tra uno sbuffo e una risata di Voldemort e si immaginò il suo viso perfetto cambiare le fattezze, avrebbe voluto voltarsi e osservarlo adorante...

“Supporto la conoscenza della cultura babbana solo perché sono persuaso che si possa davvero odiare qualcosa nel momento in cui la si conosce” rispose freddamente Voldemort.

“Arthur non odia i Babbani, anzi” s’intromise subito Molly “La sua più grande ambizione è capire come gli aeroplani facciano a stare su senza magia”

“Questione di fisica” rispose prontamente Voldemort “Gli aeroplani sono sostenuti in volo dalla pressione dell'aria che si riconfigura quando l'aria fluisce sopra l'ala dell'aeroplano. Ogni oggetto immerso in un fluido – per esempio in aria o in acqua – è soggetto a una pressione su tutte le sue superfici, una forza su ciascuna unità di area dovuta al peso dell'aria o dell'acqua che si trova al di sopra. In assenza di moto – per esempio, quando l'aeroplano sta fermo sulla pista – un’ala è soggetta a una pressione uguale sia sul lato superiore che sul lato inferiore, e quindi non tende a muoversi né verso l'alto né verso il basso. Quando l'aeroplano è in volo, l'aria fluisce al di sopra dell'ala, e la forma della sezione dell'ala – curva nella parte superiore e piatta o quasi piatta nella parte inferiore – riduce la pressione sul lato superiore, causando un aumento di pressione dal basso, che esercita quindi una forza di sostentamento…”

Bellatrix corrugò le sopracciglia: non ci aveva capito una singola parola e, dal silenzio imbarazzato che seguì quella spiegazione, Bella capì che anche i due Traditori del loro Sangue non dovevano averci capito nulla.

“È affascinante” rispose lentamente Weasley “Ingegnosi…”

“Decisamente ingegnosi” rispose Voldemort annuendo “Per questo credo che, più che domandarsi come gli aeroplani fanno a volare, sia giusto domandarsi come facciano le bombe a esplodere o le pistole a sparare”

“Di cosa sta parlando?” chiese la Prewett e Bella se la immaginò mentre si voltava con la sua espressione stolida verso il fidanzato. Silenzio e poi Bellatrix sentì di nuovo la voce fredda di Voldemort spiegare.

“La bomba è un ordigno esplosivo fornito di un dispositivo di accensione che ne provoca lo scoppio… diciamo che il risultato è simile a quello che si ottiene con l’incantesimo Bombarda Maxima. Una pistola, invece, è un’arma da fuoco – un tipo di arma termobalistica che sfrutta l'energia cinetica dei gas in espansione da una carica di lancio o scoppio per scagliare dei proiettili – maneggiabile con una sola mano atta a colpire bersagli a breve distanza…”

“Le sue spiegazioni, signore, sono alquanto complesse” fece Arthur grattandosi la testa.

“Ma cosa vi insegnano a Babbanologia? La funzione delle papere di gomma?” domandò sarcastico Voldemort “Me li immagino” proseguì mentre la sua voce da pratica e divertita diventava via via più bassa e pregna di disprezzo “Me li immagino i vostri professori che provano a cambiare la realtà, a raccontarvi le loro verità, verità di maghi che hanno solo studiato sui libri e neanche hanno mai interagito con dei Babbani. Perché lo sanno, sanno quanto siano inferiori e naturalmente malvagi…”

“Lei è cresciuto con i Babbani” l’interruppe la Prewett e Bellatrix ebbe l’istinto di voltarsi e tirarle uno schiaffo in faccia. Come si permetteva di interrompere Lord Voldemort? E sembra conoscere loro e i loro oggetti piuttosto bene… tuttavia, non capisco. Crede davvero siano solo i Babbani a essere ‘naturalmente malvagi’? Le persone deviate esistono ovunque nel mondo, con o senza magia e poi… i Babbani non sono una vera minaccia per noi. Abbiamo la magia, a Storia della Magia studiamo dell’Inquisizione ma, insomma, erano solo…”

“Solo cosa?” chiese Voldemort e a Bellatrix scesero dei brividi lungo tutto il corpo: poteva una voce essere così eccitante? “Voi studiate una storia edulcorata. È vero, molte streghe e molti maghi adulti si salvavano dalle torture e dai roghi grazie alla loro magia. Ma chi, invece, era troppo piccolo per sapere come gestirla? Chi non aveva la bacchetta con sé? Voi non immaginate neanche che cosa significhi, non immaginate quanti maghi e quante streghe sono stati uccisi dai Babbani. Quanti maghi e quante streghe sono stati rovinati dai Babbani. No, il nostro sangue magico non deve andare mischiato, non deve essere inquinato da tanta bassezza… nessun mago e nessuna strega deve più crescere tra esseri inferiori come i Babbani, nessuno di noi deve più sentirsi inadeguato, pazzo, mostro…

“Parla per esperienza diretta?” chiese la Prewett.

“Parlo per esperienza diretta” rispose Voldemort e Bellatrix si volse un poco, desiderava così tanto guardarlo, parlargli… “La Babbana che era mia tutrice legale, spaventata dai miei poteri, pensava fossi posseduto dal diavolo – un essere malvagio, secondo i Babbani – ma dato che gli esorcismi non funzionavano, si era decisa a mandarmi in un manicomio un luogo dedicato ai malati di mente…” fece una breve pausa e Molly ne approfittò di nuovo per intervenire “Mi dispiace che lei abbia dovuto subire tutto questo. È orribile. Tuttavia…”

“Tuttavia?” la spronò Voldemort, inarcando un sopracciglio.

“Ci sono tanti ragazzi Nati Babbani o Mezzosangue che invece amano le proprie famiglie Babbane”

“Dobbiamo condannare alcuni alla sofferenza perpetua, dobbiamo rischiare che la magia scompaia dalla Terra, dobbiamo insozzare le nostre dinastie perché, forse, esistono alcuni Babbani che non ci vogliono eliminare e che non hanno paura di noi? Che ci accettano? Non sono loro a dover accettare noi, siamo noi, semmai, che potremmo in qualche modo includerli nel nuovo mondo che io ho intenzione di creare. Un mondo in cui non sia necessario nascondersi, un mondo in cui la magia regna sovrana, sia la normalità”

“Vuole impedire ai maghi di sposarsi con i babbani? Come succedeva negli Stati Uniti?” chiese Arthur Weasley, sorpreso.

“Perché no. Perché dei maghi dovrebbero accoppiarsi con…”

“Lei non sarebbe nato, se questa legge fosse esistita nel Regno Unito, vero? Mi è parso di capire sia un Mezzosangue” lo interruppe per la millesima volta Molly Prewett. Voldemort le sorrise, un sorriso freddo e sprezzante che non raggiungeva gli occhi.

“Io sono l’Erede di Serpeverde” le rispose con voce gentile e, tuttavia, a Bella non sfuggì una nota di impazienza… ma, più che il tono, questa volta non poteva fare a meno che concentrarsi sulle parole, l’Erede di Serpeverde…

“Riddle” fece tuttavia Molly, testarda “Non proprio un cognome da Puro…” s’interruppe e iniziò a gemere, portandosi una mano alla tempia.

“Molly?” domandò allarmato Arthur sostenendola per tenerla su “Tutto bene?”

“Forse è il caso di portarla in infermeria” disse Voldemort con indifferenza “A Serpeverde non piace quando si deride il suo Erede…”

Bellatrix non riuscì più a trattenersi, si voltò e si avvicinò al gruppetto, Molly e Arthur la guardarono con occhi sbarrati e, senza aggiungere altro, si diressero verso l’uscita della stanza.

“Erede di Serpeverde?” domandò Bellatrix non appena fu di fronte a Voldemort. Lo guardò dritto negli occhi e, come le sue pupille scure incontrarono quelle scarlatte del suo interlocutore, sentì qualcosa sciogliersi nel suo ventre. Si sentiva incredibilmente attratta da quell’uomo.

“Ah, Bella, non ti avevo vista” le rispose Voldemort serafico, mentendole. Era ovviamente falso. L’aveva notata sin dal primo momento in cui aveva messo piede in quella stanza, avrebbe potuto essere altrimenti? Aveva un vestito che lasciava ben poco all’immaginazione, intravedeva perfettamente, da sotto il tessuto, i capezzoli turgidi e, per tutta la sera, aveva avuto la tentazione di avvicinarsi a lei e morderglieli con forza fino a farla urlare invocando il suo nome proprio come aveva visto nella sua testa quel pomeriggio.

“Sei qui con Rudolph? Si chiama così, vero, il tuo fidanzato?” domandò Voldemort sbagliando consapevolmente il nome del figlio di Ruben Lestrange. Bellatrix non lo corresse, annuì come inebetita. Voldemort vedeva come gli occhi di Bellatrix gli fissavano le labbra e poi scendevano più in basso…

“Lei è l’Erede di Serpeverde, signor Riddle?” chiese ancora Bellatrix in un sussurro emozionato, arrossendo più che mai. Voldemort la soppesò per qualche istante poi si avvicinò di più a lei, a pochi centimetri. Le narici di Bellatrix vennero inondate dal suo profumo e l’idea di essergli così vicina la fece tremare.

“Sono l’Erede di Serpeverde, Bellatrix, sì” rispose Voldemort inclinando la testa di lato “Ma vorrei parlare un po’ di te, Horace non ha fatto altro che tessermi le tue lodi… è vero che sei interessata alle Arti Oscure?”

Bellatrix annuì “Sì, è così, signore. Ho provato a studiare per i fatti miei, ovviamente, ma qui a Hogwarts non sono molto ben viste… Silente…”

“Ah, Silente” la interruppe Voldemort con un sospiro teatrale “Una vera spina nel fianco quell’uomo. Solo chi non conosce a fondo le Arti Oscure ne ha una cattiva opinione… similmente a come succede con i Babbani, solo chi non li conosce a fondo può averne una buona opinione”

“Ho sentito mentre ne parlavate a quei due Traditori del loro Sangue, troppo stupidi anche solo per compren-”

“Bella, Bella, Bella” la fermò Voldemort “Ma non lo sai che non si origlia? Non è buona educazione” allungò una mano su di lei e le fece una leggera carezza sulla guancia. Bellatrix socchiuse gli occhi, le dita di Voldemort erano ghiacciate e invece le sue guance – che diventavano sempre più rosse – erano bollenti. “Oltre alle Arti Oscure mi toccherà anche impartirti un po’ di educazione”.

Bellatrix spalancò gli occhi, estasiata “Davvero mi insegnerà le Arti Oscure, signor Rid- Voldemort?” s’incartò. Non sapeva come chiamarlo. Aveva ben chiaro non gli piacesse essere chiamato Tom Riddle ma Voldemort sembrava un nome impronunciabile…

Voldemort ridacchiò e si chinò su di lei, Bellatrix pensò che presto il suo cuore sarebbe esploso da quanto batteva forte e che, una volta tornata al dormitorio di Serpeverde, avrebbe sicuramente dovuto toccarsi: sentiva le mutande fradicie.

“Sarebbe davvero un peccato lasciarti divertire in solitudine” sibilò Voldemort poi, distanziandosi di nuovo da lei, disse a voce un po’ più alta “Data la natura del nostro rapporto, credo proprio tu possa iniziare a chiamarmi mio Signore o Padrone… e dammi del voi, Bella”

Padrone” ripeté Bellatrix trasognata, gli occhi lucidi “Come desiderate”

“Credo proprio diventerai un’ottima serva, Bellatrix… vuoi combattere, vero? Vuoi essere libera, vuoi essere una vera strega. Ti darò tutto questo, Bella, te lo prometto, tutto questo e molto, molto, di più”.

Bellatrix socchiuse le labbra, il profumo di Voldemort la inebriava e le sue parole stavano avendo lo stesso effetto di un’ubriacatura. Non desiderava altro che quello, non desiderava altro che lui. Desiderava solo servirlo, contemplarlo, adorarlo. Imparare le Arti Oscure, scendere in prima linea, torturare e uccidere. Così avrebbe assolto al suo compito di Purosangue: combattendo per una giusta Causa, non sfornando figli… non in quel modo. Solo servendo lui.

“Come sta andando qua?” la voce gioiosa di Lumacorno la fece trasalire e si aspettava che Voldemort avrebbe fatto qualche passo per allontanarsi, invece la mano di Voldemort si spostò dalla sua guancia ai suoi capelli.

“Molto bene, Horace” rispose Voldemort, voltandosi verso di lui “Avevi ragione, Bella è perfetta per me”.

Perfetta per me, quella semplice frase risuonò in Bellatrix, echeggiò in lei una, due, tre volte. Andava al di là di ogni sua più rosea speranza. Anche Lumacorno sembrava sorpreso, basito, senza parole.

“Sono molto contento di essere stato promotore di questa… ehm… unione, diciamo”

Volemort ridacchiò “Non credevo davvero che venendo qua oggi avrei trovato la strega perfetta, la mia strega, una perfetta discente di Arti Oscure pronta a servirmi, pronta a combattere al mio fianco…”

“Ah, uhm, pensavo… unione…” balbettò Lumacorno.

“Ma Bella non vuole un marito, lei vuole un maestro, un padrone. Vero, Bella?”

“Sì, mio Signore. Avete perfettamente centrato il punto”.

Senza aggiungere altro Voldemort fece scivolare la sua mano in quella di Bellatrix e poi iniziò a trascinarla via, Bella si girò e vide Lumacorno in mezzo alla stanza, un calice di vino bianco in mano, gli occhi sgranati e la bocca aperta. Sembrava aver appena compreso qualcosa di terribile, terrificante. Ma a lei non importava nulla di quel vecchio tricheco, tornò a concentrarsi sull’uomo davanti a lei, quello che le aveva afferrato con forza la mano e la stava trascinando lontano da quella calca, lontano da tutto e da tutti. Lasciarono l’ufficio di Lumacorno e risalirono qualche piano fino a quando Voldemort non si bloccò di scatto e la spinse con forza contro un muro.

“Lo hai messo per me, Bella, questo vestito?” le chiese in un sibilo mentre con la mano saggiava le sue forme.

“Io…” non riuscì a proseguire perché Voldemort le aveva stretto un seno con forza. “Anni e anni di rigore irreprensibile e poi una ragazzina diciassettenne si mette un vestitino provocante e io non riesco a pensare ad altro per tutta la serata…” le ringhiò all’orecchio. Bellatrix provò a trattenere un gemito poi, un sorriso iniziò a formarsi sulle sue labbra “Ma, Padrone…” iniziò tremante, mentre le dita di Voldemort si facevano spazio nella scollatura e arrivavano a torturarle i capezzoli “Non avevate detto di non avermi vista?”

Voldemort si bloccò e si ritrasse leggermente, fermando il movimento delle mani. “Sei molto attenta, Bella. Brava” avrebbe voluto morderla, dilaniarla, fotterla lì in quel corridoio poco illuminato di Hogwarts.

“Ho visto i pensieri sconci che fai su di me, ragazzina” proseguì mentre si avvicinava pericolosamente al viso della ragazza “Ti tocchi pensando a me, vero?”

Bellatrix annuì con vigore, quelle dita sul seno la stavano facendo impazzire, le labbra così vicine e, allo stesso tempo, così distanti l’avrebbero mandata fuori di testa di lì a pochi secondi.

“E voi, Padrone?” trovò la forza di chiedergli “Vi toccherete pensando a me?”

Voldemort sogghignò e, invece di risponderle, si avventò sulle sue labbra. Bellatrix non aveva mai baciato nessuno. O meglio, lei e Rodolphus si erano scambiati qualche goffo bacio durante le occasioni ufficiali, Rod poi aveva provato a baciarla con passione durante i pomeriggi in Sala Comune ma lei aveva sempre cercato di sfuggire a quelle attenzioni. Ciò che stava vivendo in quel momento, comunque, ne era sicura, non lo aveva mai vissuto prima. In realtà, non le era neanche chiaro se quello fosse un bacio oppure se fosse altro; Voldemort continuava a morderle le labbra e poi, all’improvviso, faceva scivolare la sua lingua nella bocca di Bellatrix che non poté trattenersi dal gemere forte. Lo sentiva da tutte le parti, la mano che le graffiava il seno, l’altra che iniziava a risalirle lungo la coscia fino a raggiungere il suo sesso gocciolante, i denti che le mordevano le labbra e poi la lingua che vi scivolava dentro danzando con la propria, e nella sua testa, poi, si sentiva piena di lui. Non c’era nient’altro, solo lui, nient’altro che lui… vedeva delle immagini potenti. Si vedeva al fianco di Voldemort imparare le Arti Oscure, si vedeva in prima linea a combattere con lui e per lui, cruciava, uccideva senza pietà, viveva la sua vita secondo i suoi desideri, e poi continuava a vedersi a letto con lui, mentre lei gli dava piacere e poi lui dava piacere a lei…

“Tom?” domandò una voce titubante e allo stesso tempo imperiosa. Bellatrix rinvenne e provò ad aprire gli occhi, una parte di lei avrebbe voluto smetterla subito – cosa avrebbero detto i suoi genitori se avessero saputo che pomiciava nei corridoi di Hogwarts con un uomo che aveva più del doppio dei suoi anni? - dall’altra non avrebbe mai voluto separarsi dal suo Signore, dal suo Padrone. Tramite quel bacio Bellatrix sentiva di stare acquisendo nuova magia, nuova vitalità, nuova vita. Tuttavia, dopo qualche secondo, Voldemort si scostò da lei. Prima lo sentì separarsi da lei nella mente, poi abbandonò le sue labbra e, infine, le mani lasciarono il suo seno e il suo sesso privo di attenzioni. Voldemort le fece un sorriso sghembo, poi si voltò “Albus, che piacere”.

Bellatrix avrebbe voluto sotterrarsi. Prese a sistemarsi velocemente il vestito, a nascondere il seno alla vista del Preside di Hogwarts.

“Signorina Black, torna al dormitorio” le disse Silente, senza neanche guardarla.

“Non ti muovere, Bella” le ordinò invece Voldemort bloccandola “Cosa vuoi, Albus?”

“Voglio che lasci la mia scuola, Tom. Ho voluto dare una possibilità a te, ho voluto credere a Horace… invece mi ritrovo con una studentessa in infermeria che lamenta indicibili dolori alla testa dovuti a una spietata incursione di Legilimanzia e un’altra che…” lanciò un’occhiata a Bellatrix e scosse la testa “Cosa credevi di fare?”

“Scoparmela, se proprio vuoi saperlo” rispose con strafottenza Voldemort “So che tu hai altri gusti, ma ti assicuro che Bellatrix è una ragazza molto, come dire, seducente”

“Lascia Hogwarts ora, Tom, e lascia in pace Bellatrix”

“Ti ho molestato, Bella?” chiese Voldemort inclinando il capo di lato e osservandola attentamente. Bellatrix scosse con vigore la testa “Oh no, mio Signore, al contrario! Mi avete liberata-”

“Basta” intervenne Silente facendo ancora qualche passo avanti “Io non sono una ragazzina che puoi plagiare e circuire a tuo piacimento”.

Voldemort rise e anche lui fece qualche passo avanti “Va bene, Albus. Non scaldarti. Me ne vado, non molesterò più nessuno dei tuoi studenti” iniziò a incamminarsi verso l’uscita e Bellatrix sentiva prepotente la voglia di lanciarsi dietro di lui e seguirlo, la stava abbandonando? Dopo aver avuto un assaggio della vita che avrebbe potuto avere – immersa nelle Arti Oscure, guerriera, sesso con l’uomo che voleva – doveva tornare a vivere la sua vita a metà piena di mediocrità?

“Ti aspetto, Bella” sentì, prima che Voldemort scomparisse dalla sua vista…

“Signorina Black… Bellatrix” la chiamò piano Silente avvicinandosi a lei e poggiandole una mano sulla spalla. Bellatrix trasalì e fece un passo indietro, cercando di evitare il suo tocco. Dopo essere stata toccata dal suo Padrone le sembrava un affronto essere toccata da chiunque altro. Silente rimase per qualche istante a osservarla in silenzio.

“Mi rendo conto di quanto alcuni maghi possano essere affascinanti. Sono stato il primo a subire questo tipo di fascino. Soprattutto durante alcuni momenti della nostra vita, quando ci sembra che non ci sia altra via d’uscita, loro arrivano e ci mostrano come il mondo sia ancora bello, interessante, pieno di possibilità. Pensiamo che queste possibilità siano legate a loro, perché questo tipo di maghi è bravo a circuire, plagiare, ma in realtà quelle possibilità sono in noi” fece una pausa “Mi capisci, Bellatrix?”

Bellatrix annuì “Sì, professore”.

“Tom Riddle è sempre stato bravo ad abbindolare le persone. A far credere loro di essere uniche, importanti per lui. A far credere loro che lui possa avere la soluzione a tutti i loro problemi. Non è così. Il destino è nelle tue mani, Bellatrix. Solo tu puoi decidere per te stessa, non credere mai di non avere scelta, non credere mai che sia solo Voldemort la soluzione, colui che può farti vivere la libertà a cui auspichi… potresti pentirti amaramente di questa scelta e, a quel punto, potrebbe essere semplicemente troppo tardi”. Silente la osservò per qualche istante da sopra i suoi occhiali a mezzaluna, poi annuì, “Torna pure al tuo dormitorio e sappi che in me troverai sempre una persona pronta all’ascolto”.

“Grazie professore” rispose Bellatrix, si girò e prese a camminare a passo spedito verso il dormitorio di Serpeverde. Non aveva ascoltato mezza parola del discorso di Silente. Non le importava ciò che aveva da dire quel vecchio Babbanofilo. Lei aveva trovato tutte le sue risposte, aveva trovato la sua vita, il suo futuro.

Forse sì, pensò distrattamente mentre percorreva un corridoio dopo l’altro con ancora il sapore di Voldemort tra le labbra, la sensazione della sua mano tra le sue cosce. Forse in una notte si può davvero cambiare il corso di un’intera esistenza…

 

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Ciao a tutti! Allora, cosa dire di questa ff? Non so bene per quale motivo, sono settimane che ho in testa Lumacorno “Bellamort shipper”, poi ho scoperto che Molly Weasley (all’epoca Prewett) ha all’incirca la stessa età di Bella e allora potevo non scrivere qualcosa del genere? XD Niente, per quanto un po’ particolare, spero possa esservi piaciuta! Ci sono un po’ di rimandi ai romanzi (il duello tra Bella e Molly e Bella che già dice che vuole ucciderle i figli, Lollymolly è il soprannome che Arthur deve usare con Molly quando sono soli, Stubby Boardman dei The Hobgoblins viene citato nel Cavillo, ecc. ecc….) che spero vi abbiano fatti sorridere. Ovviamente, il personaggio su cui ho più dubbi per quanto riguarda l’IC è Tom Riddle/Voldemort. Ci ho giocato, ancora una volta, un po’. Spero di averlo fatto bene e di avergli dato giustizia! Fatemi sapere se vi va :)

A presto,

Clo

 

 

 

  
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