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Autore: mattmary15    27/09/2020    2 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15
Svolte

 

Tony non è riuscito a parlare con Nat.

Lo ha fatto in realtà ma lei lo ha ascoltato in silenzio e poi si è voltata per lasciare la stanza.

Quello non è parlare.

Così ci riprova con Karen. Quando bussa alla sua porta e quella si apre, la lama di una spada affilata gli viene puntata alla gola.

“Ho capito, il piacere è tutto mio signore.” Karen fa cenno a Hlok di lasciarlo entrare. “Grazie mille.”

“Mi hai fatto sparare.” Dice Karen dando modo di fargli intendere che vuole andare dritta al punto.

“Era un anestetico. E non era un proiettile, era una freccia. Scoccata dal migliore arciere in circolazione. Non poteva sbagliare.”

“Non più in circolazione. Jane mi ha detto che Clint ha dato le dimissioni.”

“Ehi, non è colpa mia.”

“Non l’ho detto. Però quello che è successo tra Loki e Stephen sì.”

“Invece no.” Dice ma poi fa spallucce. “Ok, solo un pochino. Non pensavo che Strange fosse così suscettibile. E, per la cronaca, non mi va che se ne sia andato lasciando a me la responsabilità di quanto è avvenuto.” 

Karen si versa una tazza di caffè e fa un cenno a Tony con la caffettiera. L’uomo prende una tazza e accetta l’invito.

“Non ha dato la colpa a te. Mi ha spiegato che era sinceramente convinto della colpevolezza di Loki fino a che non ha parlato con Fury e che, nonostante abbia capito cosa ha mosso le sue azioni, lui rimane della stessa idea e cioè che Loki è un pericolo per il nostro pianeta.”

“E se l’è filata.” Karen sorseggia il caffè e guarda di sbieco Tony.

“Non se l’è filata. Pensa semplicemente che le gemme dovrebbero essere custodite separatamente. Ora che il Tesseract è in mano ad Odino, ha pensato che fosse meglio riportare quella del tempo in un luogo più sicuro e lontano dalle grinfie del generale Ross. Anche Loki pensa che sia meglio tenere separate le gemme.”

Tony la osserva. I capelli raccolti in una coda alta, gli occhi stanchi e cerchiati per il pianto, le piccole mani che qualche ora prima spaventavano tutti, strette intorno alla tazza di caffè per non tremare. Eppure, nonostante tutti gli avvenimenti, nonostante i cambiamenti che ha affrontato, in quelle parole, lui rivede la dottoressa che ha conosciuto diversi anni prima. Concentrata, obiettiva, riflessiva. Niente in comune con la tremenda regina sposata a Loki.

“Karen, posso farti una domanda? Vorrei che mi rispondessi sinceramente.”

“Dimmi.”

“Sei ancora tu?” Lei sorseggia un altro sorso di caffè poi poggia la tazza sul tavolo e mostra entrambe le mani all’uomo. Tremano appena.

“Sono sempre io. Eppure sono una versione diversa di me stessa. Tu dovresti capirmi. Che mi risponderesti se ti chiedessi se sei ancora Tony Stark o Iron Man?”

“Probabilmente ti direi che Iron Man è la parte che preferisco di Tony Stark.” Dice sorridendo.

“La regina rossa non é la parte che preferisco di Karen Miller ma é quella che, al momento, é più forte.”

“Sembra anche avere una personalità piuttosto indipendente.”

“Non lo nego.”

“Mi farebbe piacere se mi dicessi che c’è sempre la dottoressa al comando dietro quei bellissimi occhi.”

“Solo se le prometti che non le sparerai più.” Tony scuote la testa ridendo.

“Lo prometto. E ora, dottoressa, cosa pensi di fare con gli accordi di Sokovia?”

“Non so se ci sarò.”

“Se te ne vai, sarai considerata alla stregua di Banner.”

“Bruce non é scappato. Dovresti spiegare a Ross la sua condizione.”

“Perché tutti pensate che io possa influenzare quell’uomo?”

“Perché sei Iron Man!” Lo canzona lei.

“Karen, anche se Fury non vuole ammetterlo, ciò che é rimasto dello Shield non é sufficiente a gestire le minacce che possono ancora raggiungerci. Noi continuiamo a combattere, a esporci in prima persona eppure la gente muore e ci appoggia sempre meno. Dietro lo Shield c’era l’Hydra. La Stark Industries ha creato Ultron. Nat era una spia del KGB. Banner é diventato Hulk per via di un esperimento finanziato dall’esercito. Forse, adoperandoci per eliminare le minacce, ci siamo trasformati in quelle stesse minacce. Tu sei morta e sei diventata una specie di arma. La gente non dovrebbe temerti, secondo te?”

“Non ti biasimo se pensi che qualcuno dovrebbe fare di più per tenere al sicuro gli abitanti di questo pianeta. In queste poche settimane ho visto più cose impossibili che in tutto il resto della mia vita. Credo anche che tu abbia ragione quando dici che forse sono le nostre azioni ad aver attratto tanti pericoli su questo pianeta ma questo dipende dal fatto che prima di New York, anche se sapevamo di non essere soli nell’universo, non immaginavamo di avere tanta compagnia. Oggi sappiamo per certo che gli alieni non sono piccoli esserini verdi con le antenne. Probabilmente se non avessimo interagito con loro, non si sarebbero avvicinati a questo pianeta visto che ce ne sono tantissimi nell’universo. Eppure sappiamo bene che era solo una questione di tempo prima che succedesse. Già in passato la Terra é entrata in contatto con entità aliene. Ho studiato decine di file quando ho lavorato per lo Shield. Oggi ogni cosa é di dominio pubblico e tutti cercano responsabili a cui attribuire la colpa del fatto che la loro vita é cambiata. Il cambiamento non é malvagio.” Tony l’ascolta assorto. Condivide ogni parola del suo discorso ma non le conclusioni.

“Gli accordi di Sokovia ci consentirebbero di collaborare con la comunità internazionale, di integrare le nostre risorse con le loro. Cosa c’é di sbagliato in questo?”

“Assolutamente niente. E non dico che gli Avengers dovrebbero agire all’oscuro dei governi delle regioni in cui operano. Dico solo che se accetti di far parte di una organizzazione, poi devi accettare il ruolo che ti sarà assegnato. Che succederà il giorno in cui ti daranno un ordine che non reputi giusto?”

“Ehi, io sono Iron Man, lo hai detto tu!” Karen sorride scuotendo la testa.

“Se conti su di me, conti su di me.” Stavolta é Tony a prenderla in giro.

“Disse la donna che si fece uccidere per portare a termine la missione affidatale da un criminale interplanetario. Al tuo posto non mi caccerei in altri guai.”

“Fossi in te non mi preoccuperei di questo. Sono già in ‘altri’ guai.”

“Che é successo?” Karen lo guarda con occhi supplici. “Avanti, parla. Magari posso aiutare.”

“Dipende! Puoi evitare che scoppi una guerra tra Jotunheim e Asgard?”

“Perché dovrebbe scoppiare una guerra tra due pianeti che, a detta di Thor, sono in pace da secoli?” Karen si morde un labbro.

“Perché ho minacciato di guidare un’esercito di giganti di ghiaccio contro Asgard se Odino non mi restituirà mio marito, ingiustamente accusato di aver liberato le Dísir da una punizione inflitta ancora prima che la guerra tra gli Jotunn e gli Asgardiani finisse, cosa che, tra parentesi, ho fatto io.”

“Cos’hai fatto tu?”

“Dici che é un po’ troppo come bluff?” Tony tamburella con le dita sul tavolo.

“Mia cara, bluffare é quando il croupier ti ha passato delle carte schifose e tu vuoi rilanciare come se avessi un poker. Tu stai giocando con due carte in meno. Come pensi di poter vincere? Comunque non sono interessato a questo, adesso.”

“Come?”

“Raccontami del matrimonio.” Karen allarga le braccia. “Avanti, parla.”

“Loki non aveva speranze di battere Kurtan in un combattimento in cui non poteva usare la magia. Per condividere l’aether, dovevamo pronunciare un rituale di condivisione che, guarda caso, é quello con cui gli abitanti dei nove regni si sposano.”

“Non sulla Terra. Di questo sono certo.”

“Non avevo un’altra possibilità.”

“Molto romantico.”

“Non prendermi in giro.” Tony si copre con una mano la bocca e si gratta il mento.

“Sei un’approfittatrice.”

“Non capisco.”

“Capisci benissimo. Hai usato l’aether per costringere quel povero dio a sposarti. Ora sappiamo perché è il dio della sventura. Ha avuto la sventura di diventare tuo marito!” Karen lo guarda allibita. Tony scoppia a ridere. “Sto scherzando. Hai avuto tu la sventura di diventare sua moglie.” Karen finge di tirargli addosso la tazza. “Ok, nessuna delle due. Siete una coppia stupenda. Davvero.”

“Tra poco sarò vedova se Thor non fa niente per darmi una mano.”

In quel momento però Brun si mette sull’attenti come se stesse fiutando problemi. Thor apre la porta di scatto costringendo le Dísir a frapporsi fra lui e la loro regina.

“Orsù Karen, preparati! Padre ti ha convocata a palazzo.” Brun ripone la spada ma si rivolge lo stesso alla sua signora.

“Maestà é di certo una trappola.” Thor le lancia un’occhiata offesa.

“É sotto la mia protezione.”

“Sappiamo quanto vale la protezione di un principe di Asgard!” Taglia corto in modo velenoso Kara. Tony s’intromette.

“Non per apparire fazioso ma se Karen é regina di Jotunheim e Odino re di Asgard, nessuno può costringere l’altro a fare qualcosa. Quindi tuo padre non può ‘convocarla’ sul suo pianeta, cosa tra l’altro,” prosegue rivolgendosi a Karen, “strategicamente negativa per te. Dovresti portare almeno una delegazione di giganti di ghiaccio.”

“Non le servono i giganti. Ha noi.” Asserisce Brun.

“Non vi porterò nell’unico posto nell’universo in cui sareste in pericolo. Se dovesse succedermi qualcosa, potrete sempre tornare su Jotunheim.” 

Le Dísir si guardano e si capiscono con un’occhiata. Sono sorelle, sono compagne di ventura, sono una persona sola nella sventura. Hanno passato l’inferno private della loro dignità di guerriere e di tutto ciò che le definiva fino a che il loro aspetto é mutato in quello di mostri. La donna a cui hanno giurato le ha liberate fidandosi solo della loro parola.

“Noi verremo, Maestà. Se fosse pure l’ultima cosa che ci resta da fare, va fatta.” Thor le guarda. Sono bellissime e fiere e, per la prima volta, mette in dubbio il fatto che la loro punizione sia stata giusta.

“Andremo. Sarete ciò che siete, l’ultima difesa di Karen.” Dice con decisione Thor.

“Andremo, Thor,” ribadisce Karen, “e io salverò Loki.”

“Torna a casa anche tu o non saprò cosa dire a Ross!” Esclama Tony facendole un’occhiolino. Lei si sforza di sorridere e segue il dio del tuono prima che la paura le blocchi ogni muscolo del corpo.

 

Fury se ne sta nella sua stanza con la porta chiusa e le tende tirate. 

Si dice che, appena prima dell’alba, la notte é più buia. Lui l’ha sempre verificato sulla sua pelle e, di albe, ne ha viste tante. Fin troppe per uno che ha un occhio solo.

Eppure questa volta non é come le altre. Non hanno un vero nemico. Stavolta combattono contro loro stessi e quella é sempre stata la battaglia più difficile da vincere.

Infila la mano in una tasca e prende un vecchio cercapersone. Lo guarda come se fosse strano averci pensato in quel momento. Se lo rigira tra le mani per un po’ e poi lo rimette in tasca.

Bussano alla porta. Lui non risponde ma sente comunque che la porta si apre e si chiude.

“Sei venuto a dirmi che te ne vai?” Chiede senza alzarsi dalla poltrona su cui è seduto.

“Sono così prevedibile?” La voce dell’uomo gli indica che si é fermato vicino alla scrivania.

“Sì, Capitano.” Stavolta Fury si alza e apre le tende inondando di luce la stanza.

“Allora sai anche perché lo faccio.” Fury annuisce.

“E hai il mio rispetto.”

“Grazie. Terrai tu d’occhio gli altri?”

“No.” Steve lo guarda, l’espressione di chi vuol capirci qualcosa.

“Tony é d’accordo con Ross. Non mi piace.”

“Siete adulti e vaccinati. Se te ne vai, non puoi pretendere che qualcun altro faccia il tuo lavoro, non credi?”

“E il rispetto? Che fine ha fatto?”

“Rispetto le decisioni di tutti. Sia di chi resta che di chi se ne va. Se tu e Stark avete un problema sulla gestione delle risorse degli Avengers, dovreste chiarirvi.”

“Risorse? Parliamo di persone.”

“Non é quello che pensa Ross.”

“Ed é quello che pensa Tony.”

“Glielo hai chiesto?”

“Non ce n’è bisogno. Per lui è facile giudicare le situazioni. Quando vuole evitare ciò che é agli occhi del mondo può riporre l’armatura in soffitta ed essere una persona normale. Per altri non é così. Per Wanda, Visione, Karen, persino per me, temo, non é la stessa cosa. Non non possiamo fare altro che essere noi stessi, anche quando gli altri non ci accettano per quello che siamo.”

“Normale? Stark non é mai stato normale. Ha i suoi problemi. Come te e me.” Fury raggiunge la scrivania. “Ognuno prende le sue decisioni, Capitano. Tu lo sai meglio di chiunque altro.”

“E tu? Cos’hai deciso tu?”

“Io andrò in Europa a sentire cosa dicono tutte quelle brave persone su come pensano di proteggere il mondo. Se sono le mie dimissioni che vogliono, le avranno. Forse é davvero tempo di andare in pensione. I miei metodi sono antiquati. Così ha detto Ross.”

“Hai già provato a ritirarti. Abbiamo avuto comunque bisogno che tornassi.” Le labbra di Nick si allungano dando vita ad un sorriso beffardo.

“Questo la dice lunga su quanto durerà la tua vacanza. Hai già pensato a dove andare?”

“Europa, a questo punto. Un viaggio culturale. Vienna?”

“Allora buon viaggio, Capitano.” Steve fa per lasciare la stanza poi, ci ripensa e si volta.

“Perché hai chiesto a Loki di portare via Banner? Avrei potuto farlo io. E non sarebbe successo niente di quello che é accaduto.” Fury si versa da bere.

“Ross ha in conto in sospeso con il dottor Banner, una questione personale. Era chiaro che lo avrebbe portato via subito. Non avrebbe aspettato la firma dei trattati. Avrei potuto chiedere a te di portarlo via in fretta? Certo, ma saresti diventato suo complice.”

“Chiederlo a Loki é stato un rischio. Avrebbe potuto tradirci tutti. Portare via il Tesseract.”

“L’unica gemma che vuole Loki é fatta di carne ed ossa. Ormai é chiaro anche ad un orbo come me. In più, quando il nemico indossa la tua stessa uniforme, uno come Loki é più utile di un esercito intero.”

“Ora però é fuori gioco.”

“Non sottovalutarlo. Io l’ho fatto e ho quasi perduto New York.” Steve apre la porta della stanza.

“Potremmo andare insieme.” Dice all’ultimo momento.

“No. Tu devi andare avanti. Io devo restare. Non voglio che mettano le mani su ciò che resta della Riserva di Ricerca Scientifica che è ancora custodita negli archivi dello Shield.” 

Rogers annuisce ed esce. Nessuno sa meglio di lui quanto conti quell’archivio per la sicurezza del Paese. Nessuno sa quanto conti per lui. E’ come un mosaico prezioso costruito pezzo su pezzo con fatica. E la maggior parte di quei pezzi li ha messi Peggy Carter. E’ sua la fatica. Annuisce.

“Ci rivediamo lì.” Esce lasciando Fury di nuovo solo.

 

Karen è tesissima. Thor le ha fatto mettere un abito asgardiano che la fa sentire del tutto inadeguata. Brun le ha detto che è bellissima e le ha acconciato i capelli al modo delle valchirie. 

Quello che sembra un cavaliere continua a fissare lei e le Dísir ma il suo sguardo, più che sorvegliarle, pare voglia spogliarle. Kara ha già minacciato la sua regina un paio di volte che, se non la smette, andrà a staccargli la testa. 

“Sono amici di Thor e quindi,” prova a ribadire Karen, “sono amici nostri.”

D’un tratto la porta della stanza dove stanno aspettando di incontrare Odino si apre e lei riesce finalmente a fare un sorriso sincero.

“Bruce! Che bello vederti!” Esclama la donna correndogli incontro. Lui l’abbraccia rischiando di rovinare le belle trecce che le coronano il viso.

“Sono contento anche io. Thor mi ha detto di aspettare qui con te. Come ti sei vestita?”

“E’ una lunga storia.”

“Thor mi ha detto che hai sfidato suo padre. Mi spieghi che significa? Lo sai che quello è un dio, vero?”

“Lo so, ma è anche quello che al momento vuole uccidere Loki e io non posso permetterlo.”

“Davvero? E come pensi di fare? Cosa ti è sfuggito nel concetto di ‘dio’?” Kara che continua a masticare amaro guardando gli amici di Thor, sbotta d’un colpo.

“Sarà anche un dio ma lei è la regina di Jotunheim e scoppierà una guerra se non le ridaranno il suo legittimo sposo!” La faccia di Bruce è tutta un programma.

“Regina? Sposo? Cosa mi sono perso?”

“Te l’ho detto che è una lunga storia. Forse riuscirò a raccontartela ma dimmi, piuttosto, hai visto Loki? Sai come sta?”

“Non l’ho più visto da quando siamo arrivati qui ma ho sentito lady Sif dire che è nelle segrete del palazzo. Odino è veramente arrabbiato con lui.”

Il rumore della porta che si apre e il baccano che fanno i suoi amici quando lo vedono, indica che Thor è tornato.

“Karen, è ora. Dobbiamo andare. Questa è l’ultima occasione per cambiare idea, se vuoi.”

La donna guarda le Dísir e poi le sue mani. Prende un respiro e risponde.

“No, andiamo. E Thor,” fa lei tirandolo indietro per un braccio, “ti prego solo di una cosa.”

“Dimmi.”

“Perdonami se sarò sfacciata davanti a tuo padre però, qualunque cosa dica, ti prego di farmi sembrare quanto più forte e cattiva possibile. O non mi prenderà sul serio.” Thor si volta e la guarda dritto negli occhi.

“Credimi, Karen, ti prenderà sul serio. Tu però non esagerare. Ho promesso a Loki che ti avrei protetta. Andiamo.”

Il modo serio in cui il dio del tuono ha pronunciato quelle parole non l’ha tranquillizzata affatto e peggio si sente quando, dopo aver percorso un corridoio infinito, raggiungono la sala del trono.

Il soffitto, altissimo, raffigura Odino e una donna e, poco più sotto Thor nei colori dell’oro e del rosso e Loki in quelli dell’argento e del verde.

Una folla di persone ha riempito la sala ai due lati del tappeto rosso centrale che è stato steso dalla porta al seggio su cui siede Odino.

Avanzano tra i bisbiglii dei presenti. Karen non saprebbe dire se sono più meravigliati dalla sua presenza o da quella delle Dísir. In ogni caso, sembrano tutti molto offesi.

Thor, che cammina davanti a lei, le fa contemporaneamente da scudo e da ostacolo per cui riesce a vederlo solo quando ormai sono a pochi passi dai gradini che conducono al trono.

Loki ha i polsi circondati da spesse catene dorate. Forse suo padre pensa che facciano meno male se sono di metallo prezioso. Il suo viso è pallido e teso ma i suoi occhi verdi e luminosi sono ben piantati su di lei. La sua espressione è indecifrabile. E’ arrabbiato perché non voleva che fosse lì? E’ sollevato nel vedere che è ancora viva? E’ sorpreso? 

Non riuscire a capire fino in fondo il suo stato d’animo la preoccupa perché le impedisce di agire come lui vorrebbe, così distoglie lo sguardo e lo solleva sul trono.

Odino sembra uno dei suoi anziani professori universitari che si fregiano del fatto che la loro età sia obbligatoriamente sinonimo di saggezza. Il suo unico occhio è del colore dell’oro un attimo prima e poi di quello del cielo un attimo dopo.

Resiste alla tentazione di fare un cenno col capo o un saluto qualsiasi che denoti riverenza. Quando Thor si ferma e si inchina, e con lui tutta la sala ad eccezione di Loki, lei rimane ritta con lo sguardo davanti a sé e così fanno le Dísir. Con la coda dell’occhio non le sfugge che la bocca del dio si allunga in un ghigno.

“Così giungi a me, umana che hai osato pronunciare un giuramento infrangibile sulle radici di Yggdrasil. Mi hanno detto che sei saggia e che non sei codarda. Riconosco che ci vuole coraggio a venire qui innanzi a me senza l’umiltà di chinare la testa, eppure non vedo saggezza nel compiere un gesto tanto avventato.” Karen non permette a se stessa di tremare né di esitare proprio ora.

“Non ci sarebbe stato bisogno di essere così sfrontata se non avessi rapito mio marito.” Le mani, una nell’altra, davanti al busto, rimangono salde. Non tremano come quando ha parlato a Tony delle sue intenzioni.

“Tuo marito?”

“Sì. E’ mio marito dal momento in cui abbiamo pronunciato il giuramento sulle radici di Yggdrasil.”

“Un giuramento vacuo.” Stavolta Karen solleva lo sguardo e non può nascondere la sorpresa. Odino ne approfitta. “Colui che tu chiami marito, è prima di ogni cosa mio figlio e non poteva prendere moglie senza il mio consenso. La vostra unione nasce su una menzogna. Saprai bene, avendo conosciuto Loki, che non è la prima e non sarà di certo l’ultima menzogna che ti dirà.” Karen si sforza di elaborare quel poco che sa degli usi e costumi di Asgard e non dubita neppure per un momento che il rito di chiedere il permesso al padre degli dei per prendere moglie possa essere vero. Il punto però non è quello. Lei è lì come moglie di Loki Laufeyson quindi deve continuare a rimanere salda in quella premessa.

“Loki non è tuo figlio.” Non fa in tempo a finire la frase che un tuono squarcia l’aria intimorendo tutti. Karen non può fare a meno di notare che, se l’espressione di Loki ora è più tesa, per un attimo suo marito ha sorriso perfidamente.

“Pensa bene alle tue prossime parole, umana.” Karen non ne ha bisogno, ha agito d’istinto fin dal principio e continuerà.

“Io non sono umana. Se lo fossi, le mie minacce sarebbero vane. Invece sono qui a chiederti di liberare mio marito perché sono la legittima regina di Jotunheim e il mio popolo rivuole il suo re.” E’ così determinata e fiera che nessuno, nella sala, dubita che scoppierà una nuova guerra tra il loro mondo e quello dei giganti di ghiaccio. Persino Thor sorride.

“Il suo re? Loki è stato abbandonato dai giganti di ghiaccio quando era ancora in fasce.”

“Non è quello che dicono su Jotunheim.” Odino sorride e si alza.

“Ammettiamo che io voglia accettare questa unione,” dice il dio indicando prima lei e poi Loki, “potrei addivenire alla decisione di liberare tuo marito solo ad una condizione. Che tu mi consegni le Dísir. Sono traditrici di Asgard. Solo a me spetta stabilire il loro destino. Immagino che tu le abbia portate con te come merce di scambio!” 

Le quatto donne che seguono Karen non fanno una piega. 

“Le ho portate con me perché sono la mia guardia personale.” Karen non aggiunge altro perché ha visto Loki farle cenno di fermarsi.

“Ciò nonostante la mia offerta rimane la stessa. Posso scambiare la vita di Loki con quella delle Dísir. Sei tu la regina, scegli.” 

Thor guarda suo fratello per capire se la piega che hanno preso gli eventi gli piace o no e la tensione sul volto del fratello gli fa capire che non gli piace niente di quello che è successo finora. La voce di Karen lo scuote da quei pensieri.

“Non sta a me scegliere. Io e le Dísir apparteniamo al re di Jotunheim. Se qualcuno può decidere il nostro destino, quello è Loki.” Parla tutto d’un fiato. 

Odino solleva la sua lancia e Thor istintivamente fa un passo in avanti. La voce di Loki precede qualunque sua mossa, ammesso che avesse in mente di fare qualcosa.

“Scegli bene contro chi scagliare la tua collera, Odino, poiché è mio il seme della malizia che ti offende e conduce all’ira. Ogni parola, ogni gesto, ogni offesa, è mia.” 

Odino si volta di scatto e con un fendente della sua lancia colpisce Loki costringendolo in ginocchio. 

“Padre!” Urla Thor ma tutti guardano verso le Dísir che hanno sguainato le spade contemporaneamente disponendosi intorno a Karen che non ha più l’aria composta che è riuscita a tenere fino a quel momento.

Un’aura oscura striata di rosso si sta lentamente allargando dalle sue mani. Senza che nessuno se ne accorga, Loki usa tutta la sua malia per far ritirare l’aura dentro al corpo della donna. Ci riesce non senza sforzo. Guarda Thor supplicandolo di intervenire. Stavolta suo fratello non esita a farlo.

Si frappone fra Odino e Karen e solleva entrambe le mani.

“Padre, non occorre addivenire ad uno scontro. Per favore, concedi a Karen e Loki un momento per parlarsi. Sono certo che faranno quanto hai chiesto. Non ci sarà guerra. Le Dísir obbediranno.”

Odino torna a sedersi. Loki non riesce a credere che sia stato così semplice calmare Odino. E, guardando l’espressione di suo padre, capisce che non è così.

“Obbediranno? Obbediranno a chi? A chi hanno giurato? Chi le ha liberate?” Thor rimane in silenzio. Sa che Loki non vorrebbe che dicesse la verità. Odino lo perdonerebbe, forse, ma se la prenderebbe con Karen. Se però continua a mentire, Loki finirà sulla forca.

“Sai già chi le ha liberate. L’hai sentita, appartengono tutte a me.” Dice Loki rimettendosi in piedi.

“L’ho chiesto a tua moglie. Taci.” Lo sguardo di Loki si posa su Karen in una muta richiesta di assecondarlo.

“Te lo ripeto, padre degli dei, apparteniamo al re di Jotunheim. Mi difendono perché lui l’ha ordinato.” 

“Bene,” fa Odino rivolgendosi a Loki, “dunque cederai le Dísir per avere salva la vita?” Loki non crede alle sue orecchie. Gli sta davvero chiedendo se è disposto a consegnargli l’inutile vita di quattro valchirie maledette in cambio della sua libertà? Per un attimo pensa di ridergli in faccia e dirgli che è davvero un pazzo a pensare di paragonare la sua vita alla loro. Poi però guarda di nuovo le quattro guerriere a difesa di Karen. Sono rimaste con le spade in pugno nonostante l’esercito di Asgard abbia sguainato le proprie. Non hanno smesso di tenere la posizione a difesa di Karen nemmeno nel momento in cui Odino gli ha proposto lo scambio e lui sa che non hanno alcuna fiducia né in lui né in alcun abitante di Asgard. Sorride abbassando lo sguardo sulle sue catene.

“Non credere che lo faccia per loro. La loro vita non significa niente per me. Preferisco morire piuttosto che darti la soddisfazione di rovinare ancora le loro vite che, tra l’altro, passeranno a difendere la mia sposa. Inoltre so che ti darà molto più fastidio vederle andare via da questo posto ancora libere, che vedere morire me. Quindi la mia risposta è no. Non cederò le Dísir.”

“Loki!” L’urlo di Thor mette a tacere ogni mormorio nella sala. Karen si muove in avanti verso di lui con il terrore negli occhi ma Brun la trattiene.

“Molto bene. Allora non mi resta che emettere una sentenza di morte.”

“No!” Grida Karen.

“Invece sì!” Urla Odino. “O vuoi minacciarmi ancora con una guerra che non arriverà mai nella mia casa?”

Karen stringe i pugni ma stavolta è Thor a tirarla indietro.

“Lascia stare, troveremo un altro modo.” Karen è al limite della tensione. Sente le lacrime pungerle gli occhi e combatte per non lasciarle cadere. Sarebbe semplice abbandonarsi tra le braccia forti di Thor ma Loki è lì in catene, i nervi tesi, lo sguardo preoccupato per lei. E’ troppo.

“Devono essere per forza le Dísir?” Grida mentre Thor la spinge lungo il tappeto rosso verso l’uscita. Odino sbatte la lancia in terra e tutta la confusione cessa.

“Cos’altro hai da offrire?”

Karen sa che parlare della gemma della realtà aggraverebbe la posizione di Loki. Non può offrire neanche Utgard. Loki ne sarebbe devastato e i giganti di ghiaccio sono innocenti quanto se non più delle Dísir. 

Guarda disperatamente Loki e a quella figura ammanettata se ne sostituisce un’altra. Le catene sono di acciaio e portano il simbolo dello Shield e lei e Loki sono chiusi nella sua stanza di contenimento a parlare dei segreti dell’universo, di antiche leggende, di scienza e magia. Di antiche tradizioni. Ed ecco la risposta.

“Offro me stessa e un’offerta simile non può essere rifiutata.” Loki scatta in avanti divincolandosi dalla presa delle guardie di Sif.

“Thor!” L’urlo di Loki è inaspettato e cattivo. Il dio del tuono afferra Karen e la trascina via. Le porte della sala si chiudono un attimo prima che Thor possa portarla fuori. La voce di Loki lo raggiunge ancora. “Hai promesso!”

“Taci!” Urla Odino. “L’umana ha ragione, l’offerta di un’anima non può essere rifiutata. Io, il padre degli dei, la accetto.”

“Padre, no, te ne prego!” Lo supplica Thor. Karen gli mette una mano sulla guancia e lo invita a guardarla.

“Non metterti contro tuo padre, va bene così.” Gli sorride lei. “E voi,” dice rivolgendosi alle Dísir, “non intromettetevi.”

Sif li raggiunge per condurre Karen davanti ad Odino ma Thor si frappone fra le due donne.

“Lo faccio io, Sif.” 

Thor conduce l’amica fino al trono guardando il pavimento, i pugni stretti.

“Seguitemi.” Dice Odino prendendo la via per il giardino esterno. Fa un cenno con la mano e ordina a Thor di fare strada a Karen e a lady Sif di condurre Loki.

Odino raggiunge il centro dell’area alle spalle del palazzo e indica un ceppo.

Karen non riesce a trattenere un tremito e Thor la stringe.

“Non sei costretta.” Le sussurra trattenendola per un polso.

“Pensa a Loki.” Fa lei divincolandosi e raggiungendo Odino.

“Ho la tua parola che Loki sarà libero?”

“Libero di tornare a Jotunheim come legittimo re dei giganti di ghiaccio.” Karen annuisce e si inginocchia. Si china in avanti e poggia la testa sul ceppo. Loki viene tenuto da Sif e due soldati ma continua a guardare Thor. Rabbia e disperazione si alternano nello sguardo del dio degli inganni. Thor rimane un passo indietro a Karen.

“Padre, tutto ciò non è giusto.” Dice piano ma in modo che suo padre senta. Di tutta risposta Odino solleva Gungnir ma, quando rilascia il colpo, Thor ha già sollevato la sua mano. La lancia cade ma viene intercettata da Mjöllnir. Lo stridio del metallo contro il metallo agghiaccia tutti i presenti. Tutti tranne Loki, che osa sperare.

“Cosa credi di fare, Thor?” Chiede Odino indignato.

“Ho promesso.”

“E hai sbagliato. Vuoi combattermi con le armi che io stesso ti ho donato? Folle!” 

Come se il martello avesse esso stesso ascoltato le parole del padre degli dei, ricade al suolo impossibile da brandire. Quelli che Karen aveva creduto amici di Thor, si affrettano a tirarlo indietro per impedire che il figlio ostacoli di nuovo il padre.

Odino solleva di nuovo la lancia e stavolta Karen chiude gli occhi sapendo che nessuno può più aiutarla. Eppure lo spazio di una manciata di secondi, sembra dilatarsi all’infinito. 

Loki non ce l’ha con Thor, sa che ha fatto il possibile, a suo modo. Sciocco e infantile, ovviamente.

Sa che la colpa di tutto quello che è successo è sua, come sempre. 

Karen però è lì, ad un passo da lui, con la testa su un ceppo per negoziare per la sua vita.

Lui non lo può tollerare. 

Odino gli ha tolto il suo destino di re. Due volte. 

Ha perso l’unica persona che fino a un anno prima lo avesse mai amato, sua madre.

Ha rinunciato a farsi capire da Thor.

Ha vestito i panni del bugiardo, del traditore, dell’esiliato.

L’unica cosa bella che sia veramente sua è lì, con la testa sul ceppo. 

Stringe le mani e un coltello, uno dei suoi, compare magicamente nelle sue mani. Con un gesto rapido e preciso, lo conficca in una delle belle gambe di Sif. La donna urla e lo lascia andare. Le due guardie sono fuori gioco in un istante. Rimane solo Odino. Che brandisce Gungnir. 

Quello che sta per fare è folle, ma sa che pensare di fermare Odino e la sua lancia oscillante sarebbe ancora più folle.

Si lancia verso di loro e scivola verso il basso, raggiunge Karen e passa i polsi uniti dalle catene intorno alle sua testa frapponendosi con il suo corpo tra la donna e la lancia che cade dall’alto.

Quando sente che Karen si scioglie tra le sue braccia, sorride. Almeno una volta nella sua esistenza ha fatto ciò che doveva. E lì con lei. E se l’Oscillante vorrà due vite invece che una, Odino almeno vivrà con l’onta di non avere mantenuto la sua parola. 

Il colpo, però, non arriva. 

Loki, lentamente, si alza e porta Karen con sé. 

Suo padre lo guarda con la lancia in una mano e l’altra rilassata lungo il corpo.

“Mi dispiace aver tirato così tanto la corda ma dovevo vederlo con i miei occhi.” Dice il dio.

“Vedere cosa?” Sputa fuori Loki velenosamente.

“Mio figlio che sacrifica la sua vita per qualcun altro.” Karen non osa tirare un sospiro di sollievo ma si stringe a Loki come se ancora non credesse che è tutto finito.

“Ti ho detto che è mia moglie, vero?” La voce di Loki adesso è di nuovo sprezzante. Odino ride.

“E che l’hai scelta saggia. Approvo la tua scelta. Avete la mia benedizione.”

“Era una prova?” Chiede Karen.

“Per entrambi.”

“Perdonerai Loki?”

“Ci sono cose che compete a me perdonare e altre no. Può tornare su Jotunheim come legittimo re. Ha conquistato quel titolo secondo le leggi dei nove regni. Riconosco anche la vostra unione. Non sarò meno inflessibile se disturberà ancora l’equilibrio dei mondi.”

Loki non fa in tempo a realizzare il tutto che il corpo di Thor, letteralmente, lo avvolge in un abbraccio.

“Sei stato audace, fratello! Stavolta credevo che saresti morto.”

“E invece no. Neanche stavolta.”

“Bene, adesso che abbiamo salvato Karen, possiamo pensare al nostro amico verde?”

“E’ vero!” Esclama Karen.

“Banner è al sicuro qui.” Risponde Loki.

“Ma gli altri?” Chiede Thor. “Staranno bene? Li abbiamo lasciati in una situazione difficile.”

“Thor ha ragione,” interviene Karen, “Steve e Tony hanno discusso sugli accordi di Sokovia.”

“E come ci riguarda questa cosa?” Ironizza Loki. Karen mette entrambe le mani sui fianchi.

“Non possiamo abbandonare Jarvis e Wanda nelle mani di Ross, non credi?”     

“Dobbiamo aiutarli. Io andrò. E poi devo portare un messaggio di Banner a Natasha.” Asserisce Thor. Karen guarda Loki.

“Steve è stato dalla nostra parte, ora tocca a noi stare dalla sua.” Loki sbuffa.

“Capitan ghiacciolo dalla nostra parte?” Karen annuisce. “D’accordo ma si fa a modo mio. Stavolta non si precipita tra tuoni e fulmini. Stavolta useremo un camuffamento.”

Loki fa l’occhiolino a suo fratello e Karen lo abbraccia. 

Odino, stavolta, li lascia andare con benevolenza.


NdA
Chiedo scusa se questo capitolo è un po' lungo.
Non volevo interrompere la sequenza di Asgard.
Ringrazio tutti coloro che passano a dare un'occhiata. Se volete dire la vostra, ne sarei molto felice.
Un abbraccio a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui.
Mary.

  
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