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Autore: Herm_periwinkle    28/09/2020    3 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua idea era di andarsene da quella casa il giorno successivo, ma ne erano già passati tre da quando aveva preso una simile decisione. Per quanto si sforzasse di ripetersi che in realtà non gli importava nulla di lei, non riusciva a staccarsene. Nonostante ormai i loro contatti fossero drasticamente diminuiti, Zuko non riusciva a far a meno di quei momenti in cui riusciva a strapparle uno sguardo o, addirittura, un sorriso. Da quando era tornato Aang non erano stati più nemmeno un istante da soli, ma Zuko si continuava a ripetere che non aveva bisogno d’altro, gli bastava sapere che fosse felice, anche se quella felicità era un altro a dargliela. Di conseguenza continuava a rimandare la sua partenza, godendo del fatto che ci fosse suo zio Iroh a controllare il regno in sua assenza, regno che da un anno era più che tranquillo.

Ogni giorno aspettava la sera con ansia, perché dopo cena si riunivano tutti in salotto per raccontarsi storie o giocare a giochi di ruolo. Lui si sforzava di non guardarla sempre, si faceva bastare piccoli sguardi fugaci, che duravano un istante. Si chiese che cosa gli fosse successo. Per tanto tempo era stato convinto di non avere un cuore ed ora non riusciva a togliersi quella ragazza dalla testa in alcun modo. Soffriva come un cane a vederla abbracciata ad Aang, ma era un dolore al quale non poteva sottrarsi, perché stava ancora peggio quando non la poteva vedere.
 
Quella sera decisero di andare a teatro. Nel paese vicino davano una rappresentazione dal titolo “Il segreto dei draghi danzanti”. Era un’opera molto rinomata, che aveva avuto talmente tanto successo che era stata riadattata in tutte le nazioni. Zuko aveva assistito a quello spettacolo quando era molto piccolo, ma non si ricordava nulla, se non una scena con una danza, ma era talmente vaga nella sua memoria che se la sarebbe benissimo potuta immaginare.
“L’ultima volta che ho visto questo spettacolo è stato insieme a mia madre e ad Azula”. Il commento gli era sfuggito dalle labbra come un singhiozzo e si pentì delle sue parole non appena le disse. Non voleva affatto generare compassione nei suoi amici. Katara si volse verso di lui, con un’espressione indecifrabile. Zuko non sapeva perché, ma da quando era tornato Aang non riusciva più a comprendere cosa volessero dirgli quegli occhi blu. Gli rivolse un lieve sorriso, mentre camminava mano nella mano con Aang. Quella vista gli faceva sempre estremamente male e ogni giorno era più difficile convincersi di non provare niente. Stava cominciando a perdere il controllo sui suoi sentimenti. Sentì Sokka fare una battutina su sua sorella, per cercare di alleviare la tensione che si era creata, percepì Aang ridere e così rise a sua volta, mostrandosi il più sereno possibile, ma in realtà da quando Katara lo aveva guardato aveva perso ogni connessione con ciò che lo circondava.

Quando si sedettero sulle poltroncine di velluto Katara si trovò nel posto peggiore che avrebbe potuto immaginare. Aang era seduto alla sua destra e Zuko alla sua sinistra. Si maledisse. Perché i suoi sforzi di evitare Zuko fallivano ogni volta? Eppure ci si stava impegnando così tanto. Sperò che lo spettacolo fosse allegro e la distraesse dal turbine dei suoi pensieri. Le sue speranze andarono infrante nell’esatto momento in cui si rese conto di cosa parlasse lo spettacolo.

Era la storia di un uomo, fidanzato con la più bella fanciulla del regno. Tutti la desideravano e lui si considerava estremamente fortunato ad averla accanto, perché la bellezza non era la sua unica virtù. Era anche raffinata, intelligente, riusciva in tutto quello che faceva, oltre ad avere una bontà invidiabile. L’amore tra i due giovani era evidente ed entrambe le famiglie accettarono di buon grado il loro matrimonio. Per far sì che il legame matrimoniale fosse propizio e indissolubile decisero di seguire la tradizione e celebrare la cerimonia sacra. Solo i grandi amori riuscivano a superare questa cerimonia e i due promessi erano sicuri di potercela fare. Per portare a termine questa cerimonia l’uomo, come prova del suo amore, avrebbe dovuto scalare il monte Tsu-goju e sottrarre da lì un uovo di drago.
Arrivato in cima alla montagna l’uomo, che si chiamava Kuzho, trovò l’inaspettato. A custodire l’uovo non c’era un drago, ma il suo primo amore, Rhataka, che tutti credevano morta, da quando dieci anni prima era scomparsa dopo essere caduta in un burrone. Inutile descrivere il tumulto e l’indecisione nel cuore del povero Kuzho. Quale grande amore avrebbe dovuto scegliere?

Durante tutta la durata dello spettacolo Katara ridusse in pezzetti il volantino che le avevano dato all’ingresso. Si sentiva profondamente presa in giro, le sembrava che tutto lo spettacolo non facesse che parlare di lei. Non si volse nemmeno una volta alla sua sinistra, sforzandosi ostinatamente di fingere che Zuko non fosse seduto accanto a lei e che non fosse il suo il cuore che sentiva battere come un tamburo.

“Vuoi qualcosa da mangiare, tesoro? Mi è venuto un languorino” sussurò Aang, seguito da un gorgoglio del suo stomaco. Katara scosse la testa stizzita. Come poteva pensare al cibo quando erano arrivati a un momento tanto clou dello spettacolo?
“Va bene, allora aspetto un altro po’ prima di andare” cedette Aang, sperando che anche a Katara venisse un po’ di fame. Si rimproverò per non essere andato all’intervallo, ma non aveva avuto modo di farlo, perché era stato circondato da gentili signori che lo ringraziavano per quanto avesse fatto per il mondo e soprattutto per essere venuto lì quella sera.

Rhataka, quando seppe che il suo grande amore stava per sposarsi con un’altra impazzì dal dolore, ma nonostante ciò disse a Kuzho di tornare dalla sua promessa sposa, perché lei per poter vivere era costretta a rimanere lì, insieme ai draghi che l’avevano salvata dalla morte, e non poteva costringere il suo amore ad isolarsi dalla civiltà quando aveva una bella vita ad aspettarlo. Kuzho però non voleva abbandonarla lì, non ora che l’aveva ritrovata e si era reso conto di amarla ancora, perciò chiese se ci fosse un modo per slegarla dalla maledizione che la teneva ancorata a quella montagna.
L’unico modo per farlo era riuscire a battere il drago che l’aveva salvata nella danza dei draghi.

Katara si emozionò per la bellezza della danza che ballarono i due amanti e dal sentimento che trapelava dai loro volti. Erano indubbiamente degli attori fenomenali.
“Tesoro, io vado a prender i fiocchi di fuoco, sto davvero morendo di fame. Sei proprio sicura di non volere niente?”
“Sì. Sbrigati o ti perderai il finale.”
Aang si alzò in silenzio, divertito da quanto lo spettacolo avesse preso Katara. Di solito rideva abbastanza di questi spettacoli, soprattutto perché il livello di recitazione non era un gran che. Per carità, ne avevano visti di peggiori, ma avevano davvero molto da esercitarsi prima di poter essere considerati buoni attori. Passò davanti a Katara e Zuko per arrivare al piccolo corridoio laterale. Anche Zuko sembrava molto preso dallo spettacolo. Strano. Era piuttosto sicuro che di solito verso metà del primo tempo si stufava e andava fuori a prendere aria.

Kuzho e Rhataka riuscirono a tornare a casa e lì la futura moglie di Kuzho, quando vide che ormai negli occhi del suo promesso non brillava più la fiamma d’amore di un tempo, decise di sacrificarsi e si uccise. Amava talmente tanto Kuzho che per evitare di costringerlo a fare una scelta dolorosa, scelse per lui, augurandogli ogni bene.

Zuko sentì Katara singhiozzare al suo fianco. Pesanti lacrime le scendevano sulle guance, mentre lei cercava di asciugarle imbarazzata con un gesto veloce della mano. Zuko rimase per l’ennesima volta incantato a fissarla, poi le porse un fazzoletto, che lei accettò volentieri. Si asciugò gli occhi e cercò di ridarsi un contegno, guardando ostinatamente di fronte a sé. Eppure continuava a tremare, scossa da singulti silenziosi che non riusciva a controllare. Zuko sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma non poté far a meno di allungare la mano per stringere quella della ragazza. Era piccola e calda. Katara si girò verso di lui con gli occhi sgranati, ancora lucidi di pianto. Scossa appena la testa e sottrasse la mano dalla sua, lasciandolo in preda all’angoscia.
Perché aveva scosso la testa con quello sguardo distrutto? Zuko si sentì morire. Aveva sbagliato tutto.

Poche poltroncine più indietro, con i fiocchi di fuoco ancora caldi in mano, Aang sentì il cuore stringersi di fronte alla scena a cui aveva appena assistito.

 
Ed eccoci qui. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere che ne pensate, io cercherò di aggiornare il prima possibile. A presto!
   
 
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