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Autore: Signorina Granger    29/09/2020    1 recensioni
[Danae Burke-Black x Ewart Malfoy]
[...]
“Se ci fossi io a trattenerti resteresti, Ewart?”
La sua domanda – che risuonò particolarmente seria – lo colse di sorpresa, ma Ewart sorrise alla strega e annuì mentre le prendeva una mano per depositarci un bacio sul dorso:
“Se me lo chiedessi, certamente.”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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The Lady and the Jazzman
 
 
“Sai, Ewart ultimamente mi chiede spesso come stai.”
“Beh, digli che sei ci tiene tanto a saperlo può anche degnarsi di venire a sincerarsene personalmente.”
 
Danae parlò con tono disinvolto mentre camminava accanto al fratello maggiore, tenendolo a braccetto mentre passeggiavano nel giardino dove entrambi, da bambini, avevano corso e giocato per ore intere.
Perseus, anche se conscio che la sorella fosse sarcastica, le sorrise divertito e parlò con un liccichio negli occhi azzurrissimi:
“Va bene, penso che lo farò.”
 
*
 
 
Danae era in camera sua e si stava godendo un pomeriggio di relax: leggeva un libro comodamente stesa sul suo letto, in vestaglia, quando dalla porta entrò una degli Elfi Domestici che si occupavano della casa:
“Miss Danae, ha una visita.”
“Una visita? Di chi si tratta?”
Danae sospirò: non aveva molta voglia di vedere nessuno, quel giorno, e stava quasi per chiedere all’Elfa di fingere che fosse indisposta quando la creatura le rispose:
“Il Signor Ewart Malfoy, Miss.”


Danae non lo vedeva da un mese ormai, da quando il ragazzo aveva lasciato casa sua. Sentendo pronunciare quel nome si rizzò a sedere, alzandosi mentre si slacciava la vestaglia con uno sbuffo:
“Ti pareva se non si faceva vedere proprio quando non sono presentabile… Jean, digli che scendo il prima possibile, poi torna qui e aiutami a pettinarmi, per favore.”
 
 
Ewart era stato fatto accomodare in salotto, e stava ripensando a tutti i pomeriggi che aveva trascorso in quella stanza quando un rumore di passi sulle scale lo costrinse a voltarsi: un attimo dopo la figura di Danae entrò nel suo campo visivo mentre la ragazza attraversava l’ingresso, e il mago sorrise mentre si alzava.
“Buon pomeriggio, Danae. Come stai? Scusa se sono piombato qui senza preavviso.”
“Ciao Ewart. Sto bene, grazie. Non ti preoccupare… vuoi qualcosa da bere? Mio padre e mio fratello non sono in casa.”
“Non è un problema, è te che volevo vedere. In realtà non credo sarà necessario… Ti volevo chiedere se ti va di venire a vedere dove lavoro, oggi.”
 
Danae aveva sentito parlare, naturalmente, di quel posto, ma non ci aveva mai messo piede: secondo sua madre era sconveniente che una signorina non sposata ci andasse da sola. Perseus ci andava spesso però, e gliene aveva parlato molto.
Dopo un istante di esitazione Danae piegò le labbra carnose in un sorriso, annuendo:
“Ma certo. Potrò sentirti suonare di nuovo?”
“Non suono tutte le sere, ma se me lo chiedi non posso rifiutarmi, naturalmente.”
 
Ewart le porse il braccio con un sorriso, e Danae lo strinse, ricambiando, prima di avviarsi insieme al mago verso la porta d’ingresso, appellando il suo soprabito per uscire insieme a lui.
 
*
 
“Ultimamente passi diverso tempo con la sorella di Perseus.”
Cadence, sua sorella maggiore, gli rivolse un’occhiata di sbieco mentre lo guardava tenere in braccio il figlio Brutus, seduto di fronte a lei.
Quando aveva deciso di andare a trovarla Ewart si era aspettato un interrogatorio simile: ormai era di dominio pubblico e aveva sentito già diverse persone parlarne a Diagon Alley, a qualche cena o, addirittura, nel suo locale.
“Già, è così.”
“E… ti piace?”
 
Cadence inarcò un sopracciglio, dubbiosa ma, Ewart e fu certo grazie al suo tono di voce, allo stesso tempo anche speranzosa. La sorella gli era sempre stata molto affezionata, e sapeva che moriva dalla voglia di vederlo sisteato almeno quanto suo padre, anche se per motivi differenti.
“Direi di sì.”
“Beh, mi fa molto piacere sentirtelo dire! Spero solo che non fuggirai come con la ragazza in America…”
“Sono cresciuto, Cadence.”
“Beh, lo spero proprio. Hai sentito tesoro? Allo zio Ewart interessa qualcuna, era anche ora!”
La strega sorrise al figlio, che stava giocherellando con la catenella dell’orologio da taschino d’oro di Ewart, che sorrise alla sorella maggiore:
 
“Sono felice se la cosa ti fa piacere, Cadence, ma ti prego, cerca di non esaltarti troppo, ok?”
“Certo che mi fa piacere, Danae a pelle mi piace, penso che potrebbe essere adatta a te. Comunque va bene, non preoccuparti, cercherò di contenere l’entusiasmo.”
“Vedi già fiori d’arancio ovunque, vero? Brutus Jr, la mamma è inguaribile, lo sai?”
 
*
 
 
“Dimmi, com’è l’America? E’ così diversa? Sento parlare spesso degli americani, e talvolta neanche troppo bene.”
Danae sorrise mentre si appoggiava al muretto di pietra con le spalle, osservando Ewart gettare un’occhiata rapida al Tamigi e al Tower Bridge prima di sorriderle:
“Abbastanza, sì. Hanno usi e costumi diversi, è difficile da spiegare. Vedi, lì non hanno la storia e la cultura che abbiamo noi, non c’è l’importanza che qui viene data alle antiche  e ricche famiglie, Babbane o meno che siano… Senza contare che non esiste la nobiltà, e questo la rende una società molto distante dalla nostra.”
“Dev’essere affascinante, però. Ci vuoi tornare, Ewart?”
“Adoravo Ilvermorny, anche se un po’ invidio mia sorella o Perseus per essere stati ad Hogwarts, è una mancanza che dovrò sempre sopportare. Non so se ci tornerò, mio padre mi vuole qui… ma immagino che dipenderà anche da che cosa avrò qui a trattenermi.”
Il ragazzo si strinse nelle spalle mentre si appoggiava al muretto, osservando le autovetture scorrere sul più celebre ponte londinese mentre Danae, invece, si limitava ad osservare lui:
“Se ci fossi io a trattenerti resteresti, Ewart?”
La sua domanda – che risuonò particolarmente seria – lo colse di sorpresa, ma Ewart sorrise alla strega e annuì mentre le prendeva una mano per depositarci un bacio sul dorso:
“Se me lo chiedessi, certamente.”
 
*
 
 
“Signore, c’è il Signor Malfoy per lei.”
“Dì a Brutus che sono subito da lui.”
“Oh, no Signore, il figlio. Il Signor Ewart Malfoy.”
 
Herbert alzò lo sguardo dalle sue carte per rivolgersi all’Elfo Domestico, aggrottando la fronte da sopra gli occhiali:
“E vuole vedere me?”
“Sì, Signore. Lo faccio entrare?”
“… Sì, certo.”
Herbert si tolse gli occhiali e gettò un’occhiata ad una delle fotografie che teneva sulla scrivania mentre l’Elfo usciva dalla stanza per tornare dal loro ospite.
Perché mai Ewart voleva vedere lui, da soli, in pieno pomeriggio?
Poteva essere stato mandato per conto del padre, certo, ma qualcosa suggeriva ad Herbert che non era quello il motivo della visita del ragazzo.
Il mago gettò un’ultima occhiata alla foto che lo ritraeva insieme a Danae il giorno del suo diploma prima di alzarsi per dare il benvenuto ad Ewart, sorridendogli mentre gli porgeva la mano:
“Salve Ewart, come stai?”
“Bene, Signore, e lei? Scusi l’improvvisata, ma c’è qualcosa di cui vorrei parlarle.”
Ewart sorrise e il padrone di casa gli fece cenno di accomodarsi mentre faceva altrettanto, guardandolo quasi con aria divertita:
 
“Sì, l’ho immaginato. Prego, sono tutt’orecchi. Posso offrirti del Whiskey? Mia figlia dice che lo apprezzi particolarmente.”
“Solo se lo prende anche lei, Signore.”
“Naturalmente.”
 
*
 
“Vuoi sapere qual è la fregatura dei ristoranti di lusso? I piatti hanno nomi assurdi, ma nessuno ha il coraggio di chiedere delucidazioni ai camerieri per paura di fare brutta figura, così uno finisce per ordinare a caso piatti microscopici che non ti sfamano, costringendoti a prendere primo, secondo e dolce per far guadagnare di più i ristoratori. Secondo te che cos’è questo Potage Parmentier negli antipasti?”
 
“Credo sia una specie di vellutata di patate e porri, tesoro.”
“Oh, buona, la assaggerò!”
“Mi raccomando, tieniti posto per il dolce.”
 
Ewart sorrise e, chiuso il menù, allungò una mano per prendere quella della ragazza, che sbuffò divertita e lo guardò con gli occhi azzurri luccicanti:
“C’è sempre spazio per il dolce Ewart, che discorsi sono!”
“Volevo solo esserne sicuro.”
“Come mai? Vuoi farmi ingrassare?!”
 
Danae gli lanciò un’occhiata sospettosa e Ewart scosse il capo, affrettandosi ad assicurarle che non era sua intenzione. Danae avrebbe compreso il motivo del suo interesse per il dessert solo a fine cena, quando in mezzo al suo soufflé al cioccolato – uno dei dolci preferiti della ragazza, come Ewart sapeva bene – trovò un anello di fidanzamento  con un solitario di tre carati taglio Princess.
 
*
 
Danae adorava le sue amiche, ma l’evento più importante della sua vita le fece quasi cambiare idea: il suo matrimonio.
Era stata felicissima e piena di entusiasmo nel comunicarlo alle sue migliori amiche, ma presto si era ritrovata quasi a pentirsene quando Althea, Athyna e Aghata le avevano invaso casa sproloquiando e proponendo mille e una idee diverse, premurandosi di dare i loro pareri – sempre contrastanti – su tutto.
Ewart, cogliendo l’antifona e su consiglio di Perseus, si era affrettato a ribadire che lasciava l’organizzazione nelle mani della fidanzata e di Belvina, alle quali si unì una Cadence più che entusiasta alla prospettiva delle nozze del fratello.
 
“Io non ci capisco più niente! Athyna dice che sono meglio le rose bianche, Althea le rose rosse, Aghata propone le peonie, Cadence dice che sarebbe meglio usare più fiori diversi… Uscirò matta! Mamma, aiutami!”
“Tesoro, a te che fiori piacciono?”
“Gigli bianchi.”
“E allora scegli quelli e fine della storia!”
 
Belvina alzò gli occhi al cielo, sventolandosi leggermente con un ventaglio mentre la figlia, sospirando, mormorava che da piccola quando pensava all’organizzazione del suo matrimonio non se l’era affatto immaginato così caotico e faticoso.
“Dobbiamo anche pensare al tessuto per i tovaglioli e le tovaglie, i centrotavola, le sedie… MERLINO, ecco perché gli uomini fanno sempre fare tutto a noi!”
“E’ chiaro tesoro, l’hai capito ora che quelli sono dei pigri, furbi nullafacenti che si dileguano il prima possibile? Con i bambini è lo stesso, di solito.”
“Beh, per me non sarà così, domani vado da Ewart e gli dico che mi darà una mano, eccome se lo farà!”
 
*
 
 
“Sei felice?”
“Ho l’aria di non esserlo, per caso?”
 
Danae sorrise mentre ballava insieme ad Ewart sotto all’enorme tendone bianco, e il marito la imitò prima di avvicinare la testa alla sua per depositarle un bacio sulla fronte:
“Sei bellissima, lo sai?”
“Anche tu. Anzi, forse mi rubi la scena, vergognati!”
Danae si sforzò di imbronciarsi e diede al neo marito uno scapellotto sul braccio prima di sciogliersi in un sorriso, appoggiando la testa sulla sua spalla prima di dire qualcosa a bassa voce:
“Lo sai che mi sei sempre piaciuto da anni, vero Ewart?”
“Ammetto di averlo capito solo dopo… Ma sì, in effetti l’ho capito.”
“Beh, per fortuna voi uomini non brillate per perspicacia… E ricorda che hai promesso di suonare, al nostro matrimonio.”
“Una canzone solo per te, Signora Malfoy.”


Danae lo guardò, i grandi occhi cerulei luccicanti mentre un fermaglio d’oro bianco tempestato di diamanti teneva fermi i suoi lunghi capelli color cioccolato in un’acconciatura in precario equilibrio.
Herbert e Belvina, seduti al tavolo degli sposi insieme a Castor, Lilith, Perseus, Amanda, i genitori di Ewart, sua sorella Cadence e il cognato, osservarono i due ballare finchè anche altre coppie non li raggiunsero sulla pista, i loro figli con le rispettivi mogli inclusi.
 
“E così si è sposata anche la nostra bimba, alla fine.”
“Immagino che non lo sia più da molto, Belvina. E direi che abbiamo fatto un ottimo lavoro, soprattutto tu. Danae a volte pensava che fossi troppo dura con lei, ma sei stata meravigliosa. E sono sicuro che oggi neanche tuo padre avrebbe avuto da ridire su qualcosa.”


Herbert sorrise con calore alla moglie e allungò una mano per stringere quella pallida della donna, che ricambiò il sorriso, gli occhi azzurri lucidi:
“Lo pensi davvero?”
“Ma certo. Io non l’ho mai apprezzato particolarmente, ma so quanto gli volevi bene. E stanne certa, anche lui te ne voleva. Eri la sua unica figlia femmina, e per questo motivo tu hai sempre pensato di occupare un posto in secondo piano per lui, ma non era così. E’ stato molto più selettivo per trovare marito a te di quanto non lo sia stato per sistemare i tuoi fratelli. E modestamente, ha fatto la miglior scelta possibile.”
 
Il mago sfoggiò un sorrisetto mentre si lisciava il papillon, e la moglie alzò gli occhi al cielo prima che Herbert, ridacchiando, la invitasse a ballare.
 
*
 
 
“Ewart, tieni Lily! NON FARLA CADERE!”
“Non la faccio cadere, non sono un incapace!”
 
Danae rivolse un’occhiata obliqua al marito mentre si premurava che tenesse bene la figlia di sei mesi, facendo sbuffare il mago:
“Non fare quella faccia!”
“Quale faccia, scusa?”
“Quella da “sì, come no!” Ora, se vuoi scusarmi, metto Lily nella culla e le suono qualcosa per farla dormire.”
 
Ewart sorrise alla bimba e girò sui tacchi per dirigersi verso la sua cameretta mentre, alle sue spalle, Danae alzava gli occhi al cielo mormorando qualcosa:
 
“L’unica bimba al mondo che viene fatta addormentare con le note di Louis Armstrong…”
“Una bambina fortunatissima, infatti!”


 
*
 
 
Lily,Lily Ivy Ivye Isaak Malfoy Isaak

 
“Ti assomiglia tantissimo, lo sai? Lily, intendo.”
Danae seguì la direzione dello sguardo del marito, che guardava i tre figli giocare con il cane, Jazz – Danae aveva alzato gli occhi al cielo quando Ewart aveva scelto quel nome, ma lo aveva lasciato fare visto quanto aveva sofferto per la perdita di Armstrong un paio d’anni prima, a cui era affezionatissimo – sul tappeto del salotto.
“Sì, lo dicono tutti. E Isaak diventerà uguale a te, ho idea. Contando anche che vi vestite quasi sempre coordinati…”
“E’ divertente, tutti ci guardano inteneriti!”
Ewart ridacchiò e la moglie alzò gli occhi al cielo prima di portarsi la tazza di thè alle labbra, senza farsi sfuggire il goccio di Whiskey che il marito fece scivolare nella sua.
 
“Goditela finchè puoi caro, tra qualche anno temo che non ti permetterò più di farlo.”
“Ma che dici, sono ancora giovanissimo e in ottima forma! Vero tesorine?”
“Sì papà, sei bellissimo!”
Ivy rivolse un enorme sorriso adorante al padre, che lanciò un’occhiata soddisfatta alla moglie prima di affermare, versandosi altro whiskey nel thè, che i bambini erano la bocca della verità e che chi erano loro, dunque, per contraddirli?
 
“Sei proprio un amabile idiota, Ewart.”
 
 
 
 
   
 
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