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Autore: Juliet8198    30/09/2020    1 recensioni
Vivevano in un sogno meraviglioso. In quel mondo fittizio, i due ragazzi potevano fare quello che volevano ed essere quello che volevano. Potevano toccare le stelle e vivere in fondo al mare. L'unico limite era la loro immaginazione.
Ma i sogni nascondono ciò che temiamo di più. Essi liberano le ombre che cerchiamo di reprimere nella parte più nascosta della nostra psiche.
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-Tutto questo...non è reale.-
-Lo so, ma tu lo sei. Noi lo siamo. Questo mi basta. Questa può essere la nostra realtà.-
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Jimin...- 

 

Jein sbatté le palpebre brevemente. Per un istante aveva dimenticato l'ambiente in cui si trovava. 

 

-... ssi.- 

 

Lui era fermo sulla soglia della porta e la fissava. La giovane avrebbe voluto distogliere lo sguardo ma non poteva. I suoi occhi. La osservavano con un misto di nervosismo, aspettazione e... cos'altro? Dolcezza? 

 

Non poteva essere vero. Non poteva essere davvero lui. La cosa non aveva alcun senso! Questo avrebbe significato che lui... che anche lui... 

 

Oppure era semplicemente una fortuita coincidenza. Molto fortuita, apparentemente. 

 

-Jungkook-ssi. Prego, accomodatevi.- 

 

Dopo istanti di imbarazzante silenzio, Jein si era accorta anche del ragazzo che tallonava l'oggetto delle sue attenzioni. I due, a seguito del suo invito, si fecero avanti accomodandosi sul divanetto di fronte al suo. Non appena si furono seduti, la giovane si trovò davanti proprio quegli occhi che avrebbe così tanto voluto evitare. E lo fece. 

 

-Vi chiedo scusa per la mia sorpresa ma... ma non mi aspettavo di... vedere entrare voi.- mormorò Jein tenendo lo sguardo sul suo americano. 

 

Attraverso il riflesso del tavolino di vetro, poteva vedere il viso di Jimin fisso su di lei. I suoi capelli erano tornati al loro scuro colore naturale, facendo risaltare spiccatamente la sua pelle diafana che sembrava brillare sotto le luci della stanza. 

 

Jein avrebbe continuato a fissarlo. Lo avrebbe fissato per l'eternità, se avesse potuto. 

 

No. Doveva assolutamente capire qual era lo scopo di quella visita. 

 

-Siamo noi che dobbiamo scusarci per usare il tuo tempo libero, Jein... ssi. Purtroppo per ovvie ragioni non potevamo partecipare all'evento come pubblico ma...- 

 

Jimin si fermò e sembrò prendere aria per un lungo istante. La giovane, allora, alzò finalmente gli occhi su di lui. 

 

La sua voce. 

 

Era la sua. 

 

Le delicate note del suo timbro, il modo vellutato in cui accarezzava le orecchie dell'ascoltatore. Persino quell'adorabile modo di pronunciare le s. Erano tutti suoi. 

 

-... desideravo davvero incontrarti.-

 

 

Jimin aveva il disperato bisogno di aria e di libertà. L'ultimo anno l'aveva incastrato in una routine talmente estranea alla sua quotidianità da arrivare a farlo sentire alienato. Quando prima impiegava ore nella sala prove ad esercitarsi nelle coreografie, in quel periodo non aveva fatto altro che fare fisioterapia per riattivare i muscoli intorpiditi. Invece che incidere le canzoni per un nuovo album, passava ore ad ascoltare la musica cantata da altri. Al posto di essere in tour, viaggiando di città in città ed esibendosi per decine di migliaia di persone, era incastrato in casa. A riposare. 

 

Capiva bene la situazione. Non poteva rischiare un altro aneurisma, i medici erano stati chiari. Un altro incidente simile e sarebbe stato caput. The end. Niente più seconde chance. 

 

Lo capiva. Capiva anche che il suo stile vita precedente non era esattamente rilassante e che di certo non lo avrebbe aiutato a "evitare ogni genere di stress fisico, psicologico o emotivo". 

 

Lo capiva davvero. Eppure... che ne rimaneva della sua vita, una volta privata della sua parte più importante? Il suo lavoro era ormai una componente indissolubile della sua stessa identità. Senza di esso, Park Jimin era vuoto. Non era nessuno. 

 

Da quando aveva realizzato tutto ciò, aveva cercato uno scopo. Qualsiasi cosa pur di ritrovare una parte di se stesso oppure di scoprire qualcosa di nuovo a cui appartenere. E Jimin sentiva qualcosa stuzzicargli i sensi e poi sfuggirgli via come acqua fra le dita. Gli rimanevano solo gocce di coscienza, frammenti di idee confuse che si intrecciavano nella sua mente. 

 

Da quando si era svegliato cercava qualcosa. Ma cosa? Non riusciva a capirlo, per quanto si spaccasse la testa nel tentativo di scoprirlo. 

 

Era qualcosa di molto importante, ne era sicuro. Era qualcosa di molto vicino al suo cuore. Anzi, Jimin avrebbe perfino potuto dire che prendeva una grande porzione di esso. Ma perché non riusciva a capire cos'era? 

 

Sepolto da quella marea di soffocanti pensieri, non ce l'aveva più fatta. Dopo essersi frettolosamente infilato un berretto e una mascherina, era uscito di casa e aveva iniziato a vagare per le strade di Seoul. Forse quel qualcosa che cercava gli sarebbe spuntato davanti come un Pokemon. Lui avrebbe dovuto solo tirare fuori una pokeball e catturarlo, ricongiungendosi finalmente con esso. 

 

Già. Gli sarebbe piaciuto se tutto fosse stato così facile. 

 

 

In effetti, era stato così facile. Era stato ridicolmente facile quanto passeggiare lungo un viale commerciale e fermarsi davanti alla vetrina di una libreria. Era stato così facile, quanto vedere un manifesto pubblicitario e osservare una foto. 

 

Incontro con Chang Jein, autrice del romanzo di successo Dreamland! 

 

Sotto alla scritta, l'immagine di un libro si presentava insieme alla foto di una giovane donna. 

 

Chang... 

 

Jein. 

 

 

Jimin non poteva farne a meno. Nel momento in cui se l'era ritrovata davanti, era come se un'alta marea di ricordi gli avesse inondato la mente. Ogni minimo dettaglio di lei era lì, nella sua memoria. Dalla cortina scura dei suoi capelli, all'espressione dei suoi occhi fino al buffo modo in cui corrugava le sopracciglia. Le sue labbra, che lui conosceva così bene. I suoi zigomi alti, che le davano quasi un aspetto aristocratico. 

 

Ma c'era ancora un dettaglio che non riusciva a vedere. Quella sarebbe stata la prova definitiva. Se avesse confermato quello, non avrebbe avuto più dubbi. 

 

Jimin si accorse troppo tardi di aver seguito involontariamente il filo dei suoi pensieri. Il suo corpo doveva essersi mosso da solo, portandolo a compiere l'azione che meditava nella sua testa. Quando si accorse del modo in cui Jein aveva improvvisamente incamerato aria, con un secco sibilo, si rese conto di quanto compromettente era la sua attuale posizione. 

 

La sua mano si era allungata in avanti, fino a raggiungere il viso della giovane. Le sue dita, curiose esploratrici, avevano raggiunto il suo orecchio e scostato dolcemente le ciocche di capelli. Infine, avevano sfiorato il pallido collo fino a scoprire un'area nascosta sotto al lobo. Lì, un piccolo puntino scuro venne alla luce rivelando il suo segreto all'osservatore. 

 

Jimin si congelò per un istante. Poi, rapidamente, ritornò seduto sul divanetto alle sue spalle abbassando lo sguardo sulla bibita che gli era stata posta davanti. 

 

-Chiedo scusa, avevate... una cosa fra i capelli.- mormorò brevemente. 

 

"Certo, come se le avessi toccato solo i capelli." 

 

Mentre tentava di soffocare l'imbarazzo e il rossore affondando nel suo tè ghiacciato, Jimin sentiva lo sguardo rovente di Jungkook perforarlo da parte a parte. La bruciante curiosità del suo dongsaeng era comprensibile. Gli aveva improvvisamente chiesto di seguirlo ad un incontro completamente casuale senza spiegargli le sue motivazioni o la ragione del suo senso di urgenza. In più, aveva passato cinque minuti fermo davanti alla porta di quella stanza prima di racimolare il coraggio di entrare e di affrontare la più grande delusione della sua vita. 

 

Jungkook aveva tutte le ragioni per essere sospettoso. 

 

Mentre i presenti sorseggiavano sommessamente le loro bevande, il silenzio calò pesantemente nella stanza avvolgendoli in una coltre di imbarazzo. 

 

Doveva fare qualcosa. 

 

Quella era Jein. La sua Jein. Non poteva uscire da quella stanza senza aver ottenuto una qualche conferma che lei ricordasse quello che era successo. 

 

-Sono rimasto molto colpito dal fatto che la storia traeva ispirazione da vicende reali. È la verità, Jein-ssi?- 

 

La giovane sollevò lo sguardo su di lui. Quel modo che aveva di evitare i suoi occhi quando era in forte imbarazzo era inconfondibile. E Jimin lo trovava fin troppo adorabile. 

 

-Ah, ecco... sì, è così.- 

 

Jein si interruppe ingoiando un sorso di americano e sembrava non intenzionata a continuare. Evidentemente, lo sguardo insistente di Jimin riuscì a farle cambiare idea. 

 

-A seguito di un incidente stradale ho passato un mese in coma. Questo romanzo è il risultato di...- 

 

La giovane donna deglutì visibilmente, evitando in modo assai accurato gli occhi attenti e ansiosi del suo interlocutore. 

 

-... dei sogni, se così vogliamo chiamarli, che ho avuto in quel periodo.- 

 

Non appena ebbe finito di parlare, Jein affondò nuovamente la labbra nel bicchiere appannato dal freddo dei ghiaccioli al suo interno. Kippeum, al suo fianco, la scrutava con la stessa bruciante curiosità che Jimin percepiva in Jungkook. 

 

-Se posso chiedere, Jein-ssi, in che periodo siete stata in ospedale?- 

 

Jimin non avrebbe mollato la presa. Era uscito da quel posto per lei e ora che l'aveva trovata non se ne sarebbe andato a mani vuote. 

 

Jein sollevò finalmente lo sguardo su di lui. Ci fu un lungo istante di contemplazione reciproca. Le loro bocche tacevano, ma i loro occhi sembravano parlare una lingua tutta loro. 

 

"Ricordi? Ricordi di noi?" 

 

"Certo che ricordo, come potrei non farlo?" 

 

"Avevo una tremenda paura che fosse tutto solo nella mia testa." 

 

"Anche io." 

 

Jimin sbatté le palpebre. Quando le riaprì, rivide lo sguardo della donna che gli aveva dichiarato il suo amore mentre era stretta fra le sue braccia. La donna che aveva sposato in un matrimonio fasullo di cui loro soli erano i presenti. La donna che gli aveva assicurato che lui era parte della sua anima. 

 

-A dir la verità, è successo nello stesso periodo in cui anche tu, Jimin-ssi, ti trovavi in ospedale.- mormorò lei in risposta. 

 

Non evitava più il suo sguardo. Anzi. Lo cercava e vi affondava dentro, sguazzandoci come se fosse il suo habitat naturale. E lo era. Quella era casa sua. 

 

Jimin non ce la fece più. 

 

Il suo cuore stava esplodendo e la sua mente andò in blackout. 

 

-Sposami.- 

 

In sottofondo, molto lontano dalla percezione di Jimin, si udì il suono di qualcuno che tossiva violentemente. In seguito scoprì essere Jungkook, che si era strozzato con il suo cappuccino. 

 

Ci fu un momento di stasi. 

 

"Oh no. Ho fatto un casino." 

 

Jimin era pronto a mettersi in ginocchio per scusarsi con lei per la sua uscita completamente causale, finché non vide l'angolo della bocca di lei sollevarsi insieme a un sopracciglio. Il suo viso si contrasse in un'espressione giocosa. 

 

-Mi dispiace, ma non accetto proposte di matrimonio prima di almeno tre appuntamenti, Jimin-ssi.- 

 

Jimin fissò la ragazza. Avrebbe voluto saltare in piedi e iniziare a gridare come un pazzo. Avrebbe aperto le finestre e urlato al mondo tutta la sua follia. 

 

Invece, si schiarì la gola. 

 

-Ci sto.- 

 

-Ad una condizione.- 

 

Le parole di Jein fecero diminuire il sorriso sul volto di Jimin. Sospeso su un filo, pronto ad affrontare una rovinosa caduta, fissò nervosamente la giovane contorcendosi le mani in attesa. 

 

-Se avremo un figlio lo chiameremo Minho.- 

 

Mentre il sorriso tornava ancora più prepotentemente sul volto di Jimin, si sentì in sottofondo un altro suono di qualcuno che tossiva con violenza. In seguito avrebbero scoperto essere Kippeum, che si strozzava con la sua bevanda. 

 

-Affare fatto.-

 

 

 

THE END!!!

 

Mamma mia. Ci credete che è finita? Io no XD

Che ne dite? Il finale è un po' cheesy, lo so. Ma dopo avervi fatto soffrire per bene vi meritavate un po' di sdolcinerie. E sì, i due piccioncini vissero per sempre felici e contenti. 

All'inizio avevo pensato ad un finale diverso. Ma Ho deciso che non potevo lasciare in sospeso anche loro come avevo fatto in Déjà vu, volevo che avessero un vero happy ending. Ed ecco qua. 

Ma non è finita! Mi raccomando, passate al prossimo capitolo dei ringraziamenti perché ci saranno anche delle sorprese!

   
 
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