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Autore: Dreamer47    01/10/2020    0 recensioni
Seguito di "Heartbeats" e "Storm don't last forever"!
Ecco la terza ed ultima parte della storia che coinvolge i fratelli Winchester e le tre sorelle Collins, che si colloca esattamente all'inizio della decima stagione e continuerà fino all'ultima.
Genere: Avventura, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bela Talbot, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 3.
I don't wanna let go, I know I'm not that strong.


 
Mosse la gamba nervosamente, seduto al tavolo della sala lettura del bunker mentre tracannava il contenuto del suo secondo bicchiere di Whisky, sentendo il nervosismo crescere dentro di sè: erano passati due mesi da quando Sam e gli altri lo avessero curato, due mesi in cui avessero ripreso a cacciare insieme, a seguire le tracce di Katherine - che era sparita la sera del ritorno di Dean umano, lasciando solamente un biglietto- e adesso un caso su degli strani omicidi catturò la loro attenzione.
Sam si schiarì la gola e tornò ad esaminare i pochi dati che avessero: le vittime non riportavano segni particolari, nè vi erano collegamenti fra di essi, eppure le morti erano troppe e misteriose, spingendo i quattro cacciatori e l'angelo ad indagare sempre più a fondo; il caso divenne ancora più interesssante quando Castiel, tornato da un'indagine in solitaria, disse loro di aver fatto due chiacchere con Caino, che ammise di essere il responsabile di quelle morti e che stava iniziando una vera e propria carneficina per eliminare tutti i suoi discendenti maligni dalla faccia della Terra.
Passò poco prima che i cacciatori si misero sull'attenti, attirati da due colpi sonori contro la loro grande porta in ferro; i due fratelli avanzarono impugnando le loro armi, così come le due sorelle tennero strette le proprie.
Sam e Dean si scambiarono una veloce occhiata ed il maggiore aspettò che il fratello pronunciasse il tre per spalancare la porta e rimanere completamente sconvolto da ciò che vide: una figura femminile che i due uomini conoscevano fin troppo bene li guardò abbozzando un sorriso ironico, ma non fu quello a lasciarli di stucco.
Sapevano che Katherine prima o poi sarebbe tornata, e che probabilmente avrebbe trovato la circostanza adatta per di fregarli di nuovo, ma il modo in cui si presentò loro lì spaventò non poco: premeva entrambe le mani sull'addome per via di una probabile ferita molto profonda, mentre il sangue le ricopriva l'intera camicetta bianca che indossasse; altro liquido rosso uscì da un profondo taglio sulla tempia destra, mentre lo zigomo sinistro ne conservava un altro, con sangue ormai secco.
Katherine provò a dire qualcosa ma, probabilmente per la cospicua quantità di sangue perso, i suoi occhi si chiusero e perse le forze e conoscienza proprio lì davanti, abbandonando il proprio corpo contro quello dei due ragazzi con la consapevolezza che mai posto sarebbe stato più sicuro per lei; Dean l'afferrò prontamente fra le braccia e per un momento gli sembrò così fragile e malconcia, tanto da spaventarlo che non ce l'avrebbe fatta.


 
 
L'odore pungente del sangue giunse alle sue narici sottoforma di ruggine e ferro, tanto da fargli storcere il naso mentre lavava le mani nel lavandino del bagno per la terza o quarta volta; chiuse il rubinetto e si asciugò le mani, per poi sollevare lo sguardo verso lo specchio ed osservare il suo riflesso: aveva delle grandi e marcate occhiaie scure, risultato di una notte passata a medicare le ferite della donna e a vegliare su di lei fin quando non si sarebbe svegliata.
Dean pensava che una volta rivista, avrebbe fatto una grossa ramanzina a Katherine e avrebbe cercato di aiutarla come lei aveva fatto con lui, consegnandolo a Sam, Hailey e Bela per farlo tornare umano; aveva preparato un bel discorsetto efficace, ma vederla in quello stato gli aveva messo davvero paura.
L'aveva vista sanguinante e ferita in diverse occasioni, ma il modo in cui era stata ridotta lo fece tremare ed arrabbiare, a tal punto che strinse i pugni con il pensiero che avrebbe distrutto chiunque l'avesse toccata con le sue stesse mani.
Sospirò ed uscì dal bagno, avvicinandosi al grande letto presente nella stanza per controllare le condizioni della donna e contrasse la mascella osservando le ferite; allungò una mano per sfiorarle la fronte con un gesto dolce, sentendola ancora tremendamente calda, ed in silenzio inzuppò un asciugamano nella ciotola d'acqua che avesse precedentemente messo sul comodino, prima di strizzarla e metterla su di essa.
La profonda ferita all'addome si era sfortunatamente infettata, e ciò spinse i ragazzi a chiedersi in che guaio si fosse messa Katherine in quel momendo, decidendo di abbandonare temporaneamente il caso con Caino; si sedette accanto alla donna, che ogni tanto farneticava parole senza senso per via della febbre molto alta, e prese le sue mani fra le sue, portandosele alle labbra ed accennando uno stupido sorriso.
Nonostante quanto fosse successo da quando Katherine si fosse svegliata dal coma, nonostante il modo in cui se ne fosse andata dopo averlo salvato dalla natura demoniaca e, nonostante si fossero detti numerose volte di aver smesso di amarsi l'un l'altra nella loro lunga estate romantica con Crowley, per Dean rimaneva sempre e solo l'unica.
Raffreddò nuovamente un panno e lo mise sulla fronte della donna incosciente, notando come la temperatura sembrasse essere leggermente scesa; i suoi pensieri vennero interrotti da un leggero mugolio e quando sollevò lo sguardo verso il suo viso, vide Katherine sbattere le palpebre un paio di volte in preda alla confusione e cercare di tirarsi su con le braccia, guardandosi attorno; Dean le si avvicinò sollevando le mani, per farle intuire che non avesse cattive intenzioni, e la guardò con aria incerta.
La donna strinse gli occhi e si portò le mani alle tempie in preda ad un forte dolore, trovando un panno umido a ricoprirle la fronte, quando delle immagini iniziarono a passarle davanti agli occhi: vide se stessa, con almeno 17 anni di meno, mentre teneva fra le braccia una piccola bambina avvolta in una copertina rosa; si vide legata ed appesa al soffitto in un magazzino, mentre Sam e Dean - prettamente più giovani- le andarono incontro per salvarla; rivede se stessa con Sam e poi con Dean, ricordando le sue storie ed i più piccoli particolari della sua vita. Finchè non si vide all'interno del suo Suv ribaltato e finito fuori strada, mentre faticava a tenere gli occhi aperti, e l'unico pensiero che attraverò la sua mente fu di salvare il suo bambino.
Quando finalmente tutti i flash si conclusero, Katherine dovette sbattere gli occhi più volte prima di voltarsi verso Dean ed aggrottare le sopracciglia: lo guardò e ricordò tutto ciò che avesse fatto nell'ultimo anno, tutte le cose brutte che avesse fatto a lui, alla sua famiglia e a Judith, ed il senso di pentimento e di vergogna che avesse provato fino a quel momento fu nulla paragonato a ciò che provasse in quel momento.
"Come ti senti?" chiese il cacciatore seduto sul bordo del letto accanto a lei, guardandola negli occhi ed accennando un sorriso amaro. "Hai la febbre alta, la ferita all'addome si è infettata: ti ho dato qualche antibiotico e ti ho messo qualche punto qua e là, ma non puoi ancora fare movimenti troppo bruschi: rischieresti di riaprire la  ferita".
Katherine si sentì tremendamente confusa e indebolita, ma abbassò lo sguardo stordito sul suo stesso corpo e capì finalmente di cosa stesse parlando, così sospirò lentamente ed annuì, poggiando nuovamente le spalle contro il materasso ed abbozzando un sorriso.
"Grazie, Dean. Non era necessario che facessi così tanto per me".
L'uomo la guardò per un lungo istante per scavare la verità nei suoi occhi e scrutare la sua anima, ma improvvisamente si alzò divenendo più serio e mise più distacco fra loro, determinato a scoprire cosa le fosse accaduto e perchè, distogliendo lo sguardo dal suo con la speranza di non perdersi dietro all'azzurro dei suoi occhi. 
Katherine lo osservò e certò di tirarsi sù con le spalle, fino ad appoggiarle alla testiera di legno della sua vecchia stanza, e non si sorprese quando l'uomo non si apprestò ad aiutarla: la sua espressione era cambiata rispetto a pochi istanti prima, e lei che lo conosceva bene e adesso finalmente se lo ricordava, sapeva che agisse così perchè era arrabbiato e deluso.
Cercò di nascondere le smorfie dolorose quando sentì i punti della ferita tirare e si portò una mano all'addome come per proteggersi, ma all'uomo non sfuggì, che istintivamente fece qualche passo avanti per osservarla meglio.
"Che ti è successo?".
Katherine distolse lo sguardo dal suo, così freddo e distaccato, e si chiese come avesse fatto a mettersi in un simile guaio; se solo fosse stata più attenta quella sera alla guida e non avesse mai avuto quell'incidente, se solo avesse detto a Dean la verità sulla gravidanza, se solo non fosse stata così offuscata dalla rabbia e dal dolore, forse, le cose sarebbero potute andare in maniera diversa.
"Caino mi ha attaccata mentre ero all'Inferno: ha ucciso molti demoni e poi ha cercato di uccidere anche me".
Dean sollevò un sopracciglio e mise su uno sguardo stranito, sgranando gli occhi ed iniziando a pensare a ciò che avessero scoperto durante le ricerche a quel caso particolare; strinse la mascella per calibrare bene le parole da utilizzare con lei e sollevò un dito nella sua direzione. "Caino è venuto a cercarti? Perchè?".
"Non lo so" rispose seccamente Katherine facendo spallucce, osservando il verde dei suoi occhi e sospirando rumorosamente, riuscendo perfettamente a leggere in lui che ci fosse qualcosa che stesse nascondendo .
"Dì la verità!" esclamò Dean alzando il tono della voce ed incrociando le braccia al petto, guardandola con sufficienza e rabbia, mostrando quanto poco si fidasse di lei.
"Non sto mentendo!" rispose la donna sgranando gli occhi e sgranando gli occhi, facendo automaticamente un movimento verso di lui e sentendo per l'ennesima volta i punti tirare, costringendola a piegarsi leggermente ed a tenersi la ferita con la mano sinistra; pensò che avrebbe potuto dirgli che la commozione cerebrale dovuta all'attacco di Caino le avesse fatto ricordare ogni singola cosa, ma non avrebbe voluto vederlo combatutto per ciò che avesse fatto.
Da quando si era svegliata dal coma si era comportata come una ragazzina viziata e cattiva, ma adesso che aveva coscienza di ciò che avesse fatto e di chi realmente fosse, le sembrava troppo falice giocare la carta della memoria: aveva sbagliato, si meritava il disprezzo di ognuno dei suoi familiari.
Ma Dean si avvicinò con uno scatto, aiutandola a tornare distesa e sfiorandole il viso con delicatezza,  sentendolo ancora maledettamente caldo e Katherine lesse nel suo sguardo quanto gli facesse male vederla ferita e ridotta ad un amamasso di graffi e tagli; la donna si appoggiò contro la sua mano e chiuse gli occhi, respirando lentamente mentre sentiva il suo corpo bruciare dalla temperatura fin troppo alta e la ferita all'addome iniziare a pulsare. 
Sentì le mani di Dean vagare sul suo corpo, coprendola bene con le lenzuola e umidizzando un altro panno per metterlo sul suo viso, e lo udì spiegarle cosa avessero scoperto su Caino e perchè quindi volesse ucciderla.
Katherine aprì nuovamente gli occhi e lo guardò per capire se quella fosse una delle sue solite battute o meno, ma quando lesse il suo sguardo serio non riuscì a fare a meno di sorridere: non bastava essere la filgia di Azazel, aver perso l'umanità già due volte, avere ucciso molta gente ed aver condannato la vita di Dean da quando avesse preso il Marchio, no. Doveva anche essere una dei discendenti di Caino, che tra l'altro stava ammazzando uno dopo l'altro per evitare che la loro natura da mostri li spingesse a commettere atti osceni.
"E' meglio che ti lasci riposare.." sussurrò il ragazzo accennando un sorriso e chinandosi sulla sua fronte per baciargliela, ma quando si mise in piedi pronto per usire dalla stanza si accorse del viso della donna farsi appena più serio.
"No, non mi lasciare da sola!" esclamò Katherine di getto, sollevandosi quei pochi centimetri che bastassero per bloccargli una mano fra le sue; solo dopo qualche secondo e lo sguardo stranito dell'uomo su di sè, si rese conto di ciò che avesse fatto e sentì le guance diventare sempre più calde. "Sarà la febbre o il fatto che abbia una grossa ferita che fa un male cane, ma non andare.. per favore".
Dean strinse forte la mandibola e sentì il tocco leggero delle dita della donna sulla sua mano, ed osservò il modo in cui lo stesse guardando; sembrava supplicarlo di restare, ma anche che avrebbe capito se non lo avesse fatto. "Ho delle ricerche da fare e uno psicopatico da fermare".
Katherine si morse il labbro ed annuì in silenzio non aggiungendo altro, e si preparò a vederlo uscire dalla stanza senza voltarsi più indietro, ma poi lo osservò togliersi scarpe e giacca e farle un leggero sorriso, facendole segno di fargli un po di spazio.
Appoggiò le spalle al materasso e le passò una mano attorno alla vita, permettendole di sdraiarsi su un fianco ed appoggiare il viso sul suo petto, e Dean non riuscì a trattenersi dal carezzarle il capo ed i capelli, per poi scendere alla schiena e le spalle: sapeva che quello fosse il modo per farla rilassare e farla dormire più velocemente e Katherine parve apprezzare, tanto da stringersi sempre di più a lui, come se non fosse mai passato del tempo.
Dean non aveva mai avuto dubbi sulla loro relazione, per tutti quegli anni fu sicuro di amarla nella maniera giusta e che non ci fosse un modo per migliorare il proprio amore: ma adesso, stringendola ricoperta di ferite fra le braccia ed osservandola crollare fra le braccia di Morfeo, qualche ripensamento iniziò a venirgli.
Pensò agli alti e bassi della loro storia ed ai modi in cui sembrassero destinati a finire, facendolo ragionare sul fatto che probabilmente non avrebbero dovuto continuare a stare insieme.
La osservò tremare appena fra le sue braccia e subito cercò di coprirla per scaldarla di più, malgrado scottasse, e l'avvicinò appena a sè, baciandole la fronte e stringendola fra le braccia, beandosi di quel contatto e sperando che durasse per sempre.
In fondo, non era la prima volta che sentisse dentro di sè dei sentimenti contrastanti verso di lei, nè la prima che iniziasse a far a botte con il suo stesso orgoglio pur di starle vicino.


 
 
"Siamo a conoscienza della piccola incursione di Caino all'Inferno, vogliamo sapere se è tornato per finire il lavoro!".
Sam si mosse nervosamente sulla sedia, continuando ad osservare lo schermo del suo computer in cui stesse visualizzando uno dei tanti articoli su Caino ed il suo Marchio, nella speranza di trovare una minima traccia per trovarlo; sbuffò dopo aver pronunciato quelle parole, osservando per qualche secondo il suo cellulare, in vivavoce, ed aspettando che il suo interlocutore vuotasse il sacco.
"E chi vi avrebbe detto una cosa del genere?".
Dean incrociò lo sguardo del fratello e delle due Collins, che si chiesero se il tono ironico di Crowley avesse un significato particolare o se quel massacro lo avesse reso euforico, così il maggiore si schiarì la voce e si avvicinò alla scrivania del fratello per prendere parola.
"Crowley, non farmi perdere tempo: sappiamo che Caino sta uccidendo tutti i suoi discendenti e sappiamo anche che è sceso all'Inferno per uccidere Katherine, quindi..".
"Ma di che parli, ragazzino?!" chiese Crowley dall'altro capo del telefono ridendo di gusto, assumendo un tono molto divertito. "Caino non è sceso all'Inferno, sa che qui non c'è nulla per lui!".
"Questo non ha senso: Katherine è stata attaccata e.." iniziò Hailey aggrottando le sopracciglia ed incrociando lo sguardo preoccupato degli altri cacciatori, ma venne brutalmente interrotta.
"Katherine ha lasciato l'Inferno da ormai due mesi: ha abdicato!".
I WInchester e le Collins si guardarono con aria stranita, rimanendo in silenzio ed iniziando a chiedersi cosa diavolo stesse succedendo davvero e cosa nascondesse Katherine per l'ennesima volta; avevano sbagliato a fidarsi nuovamente di lei? A credere alle sue bugie?
"Com'era conciata quando l'avete incontrata?".
"Perchè lo vuoi sapere?!" chiese Bela aggrottando le sopracciglia e spostando lo sguardo sul cellulare, e fu sicura che dietro a quello schermo il Re stesse facendo un grosso sorriso compiaciuto, sopratutto quando ripetee la domanda. "Male. Molto, molto male".
Passarono pochi secondi e Crowley si lasciò andare ad un grosso sospiro di sollievo, quasi come se fosse sollevato per qualche motivo, e si lasciò scappare un risolino infantile di felicità, cosa che fece serrare i pugni al maggiore e che gli fece pensare di stanarlo ed ucciderlo.
"Sapete, lo sospettavo da quando ha abbandonato il trono per cui aveva combattutto con tutte le sue forze, ma adesso grazie a voi ne ho la conferma..".
"Di che stai parlando? Che vuol dire?!" chiese Sam aggrottando le sopracciglia ed osservando la mascella contratta del fratello simboleggiare il suo nervosismo.
"Sto dicendo che Katherine sarebbe dovuta uscire dal combattimento con Caino con qualche graffietto superficiale al massimo: niente di serio insomma!".
Haiely, appoggiata con i gomiti al tavolo, si sporse a guardare la sorella e i due ragazzi negli occhi, chiedendosi cosa volessero significare veramente le parole del demone. "Caino è molto forte, anche per lei e poi..".
"Katherine è finalmente tornata umana!" esclamò il Re dell'Inferno prendendo nuovamente a ridere e a trarre piacere da una notizia del genere, sentendosi finalmente felice di non dovere più avere a che fare con un rivale al trono. "Ha perso i poteri!".


 

 
Aprì gli occhi sentendosi madida di sudore, avvertendo una spiacevole sensazione di calore avvolgerle il corpo e farla appena rabbrividire, ma sentendosi immediatamente meglio rispetto a poco prima; si guardò attorno e si trovò sola, immaginando che Dean fosse andato a dar la caccia a Caino.
Avrebbe tanto voluto sgattaiolare dal bunker e rincorrere Caino per ucciderlo una volta per tutte, ma non aveva più i mezzi per combatterlo, ne tanto meno riusciva a stare in piedi da sola; si sedette con enorme fatica e sentì un forte dolore alla testa e all'addome farsi largo dentro di lei, e dovette aspettare qualche minuto buono prima che la pressione si stabilisse normalmente.
Si sollevò in piedi, tenendosi saldamente alla pediera del letto, e toccò esternamente la tasca della sua giacca ricoperta di sangue poggiata sulla sedia della scrivania, e sentì all'interno ciò che avrebbe voluto sentire: il suo anello.
Katherine aveva deciso da quasi due mesi di allontanarsi per sempre dall'eredità del suo padre biologico e quindi dei suoi poteri, schiava dei sensi di colpa e dal profondo dolore che le sue stesse azioni avessero procurato a lei ed alla sua stessa famiglia; prese quel diamante di contenimento fra le sue mani e lo osservò brillare, sentendone tutto il potere e desiderando che sgorgasse nuovamente dentro di sè.
Le mancavano i suoi poteri, ma perdeva il controllo quando li aveva dentro di sè: d'altronde quei poteri erano il frutto della malvagità di Azazel, doveva intuirlo in partenza che l'avrebbero cambiata in negativo.
Osservò ancora quel diamante, pensando a quando Dean glielo diede come simbolo del loro amore e quando accettò di sposarlo per suggellare il loro amore, in quella stessa stanza ormai più di un anno prima.
Un sorriso malinconico si disegnò sul suo viso e sospirò, avvicinandosi all'armadio che una volta condividevano; sapeva di non poter più portare l'anello con sè perchè prima o poi ne sarebbe stata sedotta nuovamente, così decise di fare la cosa più difficile: lo nascose all'interno di uno dei cassetti di Dean interni all'armadio, conscia che così in bella vista non sarebbe stato trovato.
Due colpi di nocche la fecero voltare di scatto e si apprestò a chiudere le ante senza fare troppo rumore, quando vide la porta spalancarsi e le sue due sorelle affacciare la testa dentro la stanza per controllare che stesse bene.
"Oh Kath, sei in piedi!" esclamò Hailey più con tono sorpreso e dubbioso, facendo velocemente scorrere lo sguardo sulla stanza per poi posarsi su di lei.
La donna sorrise teneramente e fece un passo istintivo verso di loro, per poi fermarsi immediatamente non appena sentì i punti della ferita tirare spezzarle il fiato, e subito entrambe le sue sorelle si apprestarono ad aiutarla, sorreggendola e sorridendole.
"Non fare troppi sforzi, sei ferita.." disse Bela mordendosi il labbro inferiore e sforzandosi di non mostrare quando le facesse male vedere sua sorella ridotta in quel modo.
"Sto bene.." sussurrò Katherine respirando lentamente, sentendo il corpo continuare a bruciare per via della febbre che non accennava a scendere.
Guardò le sue sorelle negli occhi ed accennò un sorriso sincero, ricordando tutti i momenti passati con entrambi e ciò che avessero fatto per salvarla, e come lei si fosse ribellata, andando via e non lasciando alcuna traccia. Aprì la bocca per improvvisare delle scuse davvero sentite, probabilmente dicendo loro quanto gli volesse bene e quando le fossero mancate, ma la porta si aprì del tutto, catturando l'attenzione delle tre Collins.
"Sei sveglia, bene: sappiamo dov'è Caino, stiamo andando a fare il culo a quel figlio di puttana" disse Dean entrando nella stanza e fissando lo sguardo sulla donna affiancata dalle sorelle, cercando di mantenersi il più freddo possibile.
Katherine spalancò la bocca come per dire quanto ciò le suonasse come una delle sue solite cazzate che gli sarebbe costata cara, ma incrociò lo sguardo di Sam, che accennò una smorfia disperata su viso, e quello delle sue sorelle, trovandolo uguale a quello del giovane ragazzo; si morse il labbro e fissò gli occhi in quelli del maggiore, chiedendosi se fosse davvero così stupido da compiere un'azione del genere, e fece qualche passo avanti riuscendo ad ignorare la ferita all'addome tirare, la debolezza ed i capogiri, parandosi davanti a lui. "Io verrò con te". 



 
 
Osservarono Sam e le due sorelle Collins allestire il piano per attirare e catturare Caino all'interno del capanno degli attrezzi della casa in campagna di una delle potenziali vittime del primo demone, essendo sicuri che sarebbe apparso da un momento all'altro: avevano persino coinvolto nuovamente Cassie, che dopo la questione con Katherine, aveva deciso di prendersi una piccola vacanza al di fuori del mondo sovrannaturale, tornando a casa per qualche mese.
Cassie aveva detto loro di utilizzare una pietra di amaranto risalente al medievo per mettere su un'illusione per far cadere Caino in una trappola, e dopo aver spiegato loro come fare,e i tre cacciatori si misero all'opera, mentre Dean e Katherine rimasero in disparte per aspettare che tutto fosse pronto.
Il maggiore lasciò scivolare lo sguardo sulla donna seduta accanto a lui sul portico di quella casa, sul quale osservarono le stelle nel tentativo di prepararsi psicologicamente alla battaglia, e notò il modo in cui periodicamente portasse la mano destra sulla ferita al ventre, strizzando appena gli occhi quando le fitte iniziarono a torturarla.
Dean estrasse dalla tasca della sua giacca un piccolo flaconcino di antidolorifici e, dopo aver controllato la data di scadenza lo scoperchiò per passarle due pasticchette con un sorriso sincero; la vide voltarsi verso di lui e ricambiare il sorriso, prima di mandare giù le pillole con un sorso di birra.
Katherine lo osservò per qualche secondo, seduto sugli scalini della veranda accanto a lei, e rimase ad osservare il verde dei suoi occhi nel buio della notte con un sorriso, leggendovi dentro tutto ciò che Dean si stesse sforzando così tanto di nascondere. Gli sfiorò la mano sinistra con una carezza delicata, osservando il modo in cui non si scompose e rimase con gli avambracci appoggiati alle cosce semi divaricate. "Lo so che hai paura".
Dean si voltò ad osservarla di scatto, come se lo avesse ccolpito con un pugno in pieno stomaco, e sgranò leggermente gli occhi, fissandoli nei suoi azzurri e serrando i pugni. "Non ne ho".
La donna non fece troppo caso al suo tono perentorio che non accettava repliche ed abbozzò un sorriso, inclinando la testa e rimanendo a fissare i suoi occhi con sicurezza. "Si, si che ne hai!".
Dean ridusse gli occhi a due fessure ed iniziò a sentire una strana rabbia montare dentro di sè, complice lo stress di dover fermare Caino, e si ritrovò a pressare le dita della mano sinistra contro il braccio destro riuscendo a sentire nonostante la stoffa il Marchio pulsare sulla sua pelle. "E come lo sai, mmh? Neanche mi conosci, non sei più la stessa di prima e neanche io, quindi come puoi..".
Katherine non aspettò che finisse la sua frase carica di rabbia e astio, ma annullò la distanza fra di loro allungando velocemente una mano verso la sua guancia, carezzandolo con delicatezza ed accennando un sorriso. "So come agisci quando hai paura: fingi di non averne e compi azioni che ti condurranno alla morte. Sam e le mie sorelle non saranno in grado di fermarti, ma io verrò con te e..".
"No, non esiste! Toglietelo dalla mente!" esclamò Dean sgranando gli occhi e scuotendo la testa, fissandola in cagnesco mentre la preoccupazione per la sua incolumità si fece largo dentro di lui, spaventandolo.
"Fosse l'ultima cosa che faccio, io verrò con te! Non ti lascerò da solo contro quel mostro!" esclamò Katherine alzando il tono della voce e ritirando la mano con un gesto troppo brusco, sentendo la pelle tirare e dei lunghi brividi attraversarle tutta la schiena.
La vista della donna così fragile ed indifesa aumentò la sua convinzione di lasciarla fuori dalla battaglia, ma gli fece anche tenerezza, tanto da abbassare il tono della voce ed abbozzare un piccolo sorriso nella sua direzione. "Non posso preoccuparmi per te mentre sono dentro quella trappola con lui, rischierei di morire e di farti morire. Non lo capisci Kath? E' un rischio troppo grande che io non posso correre e io.. io non posso perderti".
Katherine scrutò nei suoi occhi e lesse tutto il suo dispiacere e la sua preoccupazione, così gli sorrise dolcemente e lo vide prendere una mano fra le sue, abbassando lo sguardo su di esse ed appoggiando il suo capo contro la spalla esile della ragazza; l'avvolse in un abbraccio attraverso cui cercò di trasmettergli tutta la sua forza e si beò di quel contatto, felice che la febbre fosse scesa e che fosse completamente cosciente questa volta.
Sarebbe piaciuto ad entrambi che quel momento non fosse mai finito e che la vita reale non li avesse mai chiamati, ma la voce di Sam li rese partecipi del fatto che Caino fosse appena stato intrappolato e che adesso fosse il turno di Dean; l'uomo scattò subito in piedi come una molla, irrigidendosi e stringendo i pugni con rabbia.
La donna gli fece strada, incitandolo a seguirla, fin quando non giunsero all'interno del grosso capanno degli attrezzi ed i due lo videro intrappolato all'interno di una trappola demoniaca abbastanza grande da ospitare uno scontro.
Dean sospirò rumorosamente e guardò ad uno ad uno i suoi familiari, notando in ognuno dei loro sguardi la convinzione che ce l'avrebbe fatta, ma ciò non lo convinse del tutto che sarebbe uscito da quello scontro senza cedere al suo lato malvagio.
Allungò una mano verso Castiel che gli consegnò la Prima Lama con titubanza e Dean l'afferrò con finta decisione, provando immediatamente la vecchia ed amata sensazione di invincibilità e di potenza che avesse ogni qualvolta che la tenesse in mano; il braccio destro iniziò a tremare ed il suo sguardo si incorciò con quello di Caino, che sorrise nella sua direzione come se lo stesse aspettando e ciò lo rese nervoso.
Proprio quando stava per fare un passo verso il capanno, Katherine lo trattenne dal braccio sinistro intrecciando la mano destra con la sua, volgendo verso di lui lo sguardo sereno e convinto che ne sarebbe uscito vincitore in tutti i sensi.
Dean osservò in silenzio le loro dita unite con aria confusa per poi risalire al suo viso, dove trovò tutte le risposte ed la giusta dose di coraggio e di fiducia in se stesso, e la donna si sporse sulle punte dei piedi per arrivare alla giusta altezza del suo viso, lasciandogli un piccolo e casto bacio sulla guancia destra.
"Cerca di tornare da me tutto intero, ok?".
La osservò sciogliere la presa ed accennare un sorriso, conscia di aver ripetuto le stesse parole della notte in cui rimase nella chiesa con Sam per completare l'ultima prova, ed osservò Dean sgranare leggermente gli occhi come se avesse capito cosa volesse dirgli; l'uomo le fece un cenno con il capo e senza dire nulla si avvicinò al capanno, chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo completamente solo con Caino.
 



 
Castiel fece il suo ingresso nella sala comune, avanzando verso i cacciatori che rimasero seduti al grande tavolo in silenzio intenti a bere una lunga birra ghiacciata per rimuvere le immagini che sarebbero rimaste impresse nelle loro menti per sempre: stare ad osservare Dean combattere contro Caino non era stato semplice per nessuno, così come vedere il cacciatore soccombere ai colpi del primo demone fino a crollare.
 
Quando Dean sembrò essere del tutto spacciato, riuscì a capovolgere la situazione e ad avere la meglio su Caino, e fu proprio quel momento che lo tormentò di più:
"Dimmi che puoi cambiare! Dimmi che puoi fermarti".
Caino rise a quelle parole, in ginocchio sulla trappola per demoni, sanguinante ed intento a pressare la parte del braccio destro in cui avrebbe dovuto esserci la sua mano, che Dean aveva tagliato via per evitare che lo pugnalasse in pieno petto con la Prima Lama.
"Non mi fermerò mai!".
Dean abbassò lo sguardo udendo la sua frase così risoluta e decisa, cosciente che avesse firmato da solo la sua stessa condanna a morte; il cacciatore sollevò lo sguardo verso la sua famiglia, parecchio distanti ad osservare la scena, e fu certo che tutti i presenti capirono quanto fosse difficile per lui portare a termine quel combattimento.
Non era solamente perchè Dean si fosse sentito vicino a Caino suo malgrado, nè perchè si sentisse simile a lui: piuttosto era perchè Dean rivedeva se stesso in Caino e sapeva che, se non c'era speranza per il primo demone, non ce ne sarebbe stata neanche per lui.
Il cacciatore girò attornò al demone in ginocchio fino ad arrivare alle sue spalle ed impugnò la Prima Lama, preparandosi a colpirlo mortalmente per finire una volta per tutte quella battaglia, ma delle parole lo colpirono come una coltellata in pieno petto.
"Ricordo la prima volta che l'ho vista, quando siete venuti a casa mia: il suo cuore era freddo come il ghiaccio, ti usava per avere il Marchio e tu eri così accecato dall'amore da non capirlo.." sussurrò Caino continuando a premere con la mano sinistra la parte mancante del suo avambraccio destro, cercando invano di bloccare la fuoriuscita di troppo sangue, mentre il suo sguardo vagava sui cacciatori spettatori. ".. ma quando l'ho sorpresa qualche notte fa nel motel in cui si nascondeva, ho capito: lei è cambiata ed è tornata ad essere una semplice umana, ucciderla sarebbe dovuto essere più facile del previsto, ma è riuscita a sfuggirmi ugualmente".
Dean fermò il braccio a mezz'aria e fissò il suo viso da dietro, aggrottando le sopracciglia mentre il suo cuore prese ad accelerare più del previsto. "Lasciala fuori da tutto questo".
"Ma è lei il vero motivo di tutto ciò, giusto? Io l'ho ferita gravemente e l'ho quasi uccisa, e tu questo non lo puoi perdonare" disse Caino strisciando lentamente sul pavimento sporco e voltandosi nella direzione del cacciatore con un sorriso rassicurante. "Va tutto bene, Dean. Se lei fosse stata la mia Colette, avrei fatto lo stesso. E un giorno, quando lei riuscirà a toglierti dai guai.. tu lasciaglielo fare".
Con lo sguardo strinsero un patto tacito perchè, nonostante tutto, Dean si fidava di lui. 
Poi per Caino ci fu solamente il buio.
 
"Ragazzi, come sta Dean?".
I quattro cacciatori si scambiarono uno sguardo stanco, molto sofferente e pieno di preoccupazione, finchè Sam si schiarì appena la voce, mantenendo gli occhi sulla sua birra mentre mentalmente si chiese come sarebbero usciti da quella situzione. "Penso che sia nei guai Cas, guai grossi".
La sua testa prese a pulsare per la preoccupazione ed il dolore e la stanchezza sopraggiunsero molto velocemente in lei, specialmente per via della ferita e del suo stato di salute degli ultimi due giorni; lasciò la birra a metà e lasciò la stanza senza dare troppe spiegazioni, un po' perchè non voleva sentire quelle storie su Dean e su come se la stesse passando male, un po' perchè era stanca e debole, quindi avrebbe fatto bene a raccogliere le sue cose prima di rimettersi in viaggio verso il primo motel per continuare le sue ricerche sul Marchio.
Camminò lungo i corridoi del bunker, giungendo fino alla zona delle camere da letto dei cacciatori, ed indugiò con lo sguardo sulla porta della camera di sua figlia, sentendo un grande senso di vuoto dentro di lei e chiedendosi quanto sarebbe stato bello rivederla, parlarle, stringerla fra le sue braccia e dirle quanto mai avesse smesso di amarla.
Scosse la testa, reprimento quei sentimenti, perchè aveva fatto troppe cose brutte per meritare di riavere Judith nella sua vita: doveva concentrarsi sul cercare di sistemare le cose e avrebbe dovuto continuare da dove aveva iniziato.
Salvare Dean dal Marchio, perchè era stata lei a far si chè Caino glielo trasferisse.
Fece qualche altro passo fino ad arrivare alla camera da letto di Dean e bussò timidamente, non aspettando una risposta per aprire; spinse giù la maniglia ed aprì lentamente, affacciando la testa e trovando l'uomo seduto al piccolo tavolino dietro la porta, intento a bere del probabile Scotch dal suo bicchiere.
"Come stai?" chiese la ragazza quando sentì gli occhi del cacciatore su di sè, chiudendosi la porta alle spalle e facendo un passo avanti.
Dean sorrise amaramente a quella domanda e scosse la testa, avvicinando il bicchiere alle sue labbra fino a tracannare giù tutto il contenuto. Si riempì nuovamente il bicchiere di Scotch e fece spallucce, facendo risalire lo sguardo su di lei. "E tu invece?".
"La mia ferita sta guarendo, la febbre è passata e.. sono pronta ad andare" rispose Katherine facendo spallucce, abbassando lo sguardo e mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
"Andare dove?" chiese Dean di getto, aggrottando le sopracciglia e scrutando il suo viso con fare indagatore. "Avevo capito che ti saresti fermata".
La donna intercettò il suo sguardo e subito si maledì mentalmente per averlo fatto, perchè Dean era così.. speranzoso. E lei avrebbe distrutto le sue speranze, ancora una volta.
Deglutì a fatica e quando capì che le parole non l'avrebbero aiutata, scosse la testa in silenzio e gli diede le spalle, avvicinandosi all'armadio per estrarre il borsone che aveva portato con sè due sere prima ed iniziò a riporre all'interno alcuni indumenti che aveva sparso per la stanza.
Dean posò il bicchiere e si mise in piedi, avanzando nella sua direzione con determinazione, afferrando una maglia che la donna teneva fra le mani e catturando la sua attenzione, facendo in modo che Katherine lo guardasse negli occhi; per qualche secondo, fu come se non fosse mai successo nulla di brutto fra di loro, ma poi i flashback di tutto ciò che avesse fatto negli ultimi mesi inondarono la mente della donna, che si trovò costretta ad abbassare lo sguardo. "Resta".
Katherine deglutì a fatica e si sentì invasa dalla miriade di sensi di colpa che si portava dietro da quando avesse deciso spontaneamente di restare umana, eliminando per sempre i poteri del suo padre biologico dalla sua vita; aveva fatto così tante cose sbagliate nell'ultimo paio di mesi e aveva fatto del male a così tante persone durante quell'estate, da non riuscire a perdonare se stessa. Scosse la testa debolmente e sospirò, riappropiandosi della sua maglia e mettendola nel borsone senza neanche piegarla, non riuscendo a fare a meno di sentire gli occhi dell'uomo su di sè. "Devo trovare una soluzione Dean. Per il Marchio".
"Allora non andare, resta insieme a noi e..".
"Dean.." sussurrò la donna con un tono parecchio basso, sufficiente però ad interromperlo ed incrociò il suo sguardo, perdendo le parole e non trovando alcun argomento per opporsi.
"Ho avuto un buco grosso nel petto da quando sono tornato umano e sapevo perchè mi sentissi così, ma non volevo più ammetterlo: eri tu, Kath. E lo so come ti senti, perchè mi sento anche io così ogni volta che penso a quello che abbiamo fatto a New Orleans.." sussurrò Dean accennando un debole sorriso, allargando le braccia e facendo spallucce. "Ma ho sentito la tua mancanza per così tanto tempo e so che è lo stesso per te, quindi..".
"Dean, non posso" continuò la ragazza scuotendo la testa, abbassando lo sguardo e chiudendo di scatto il suo borsone, sollevandolo dal letto con l'intenzione di uscire immediatamente da quella stanza.
Dean la osservò muoversi in silenzio per la stanza, guardandosi attorno come se stesse esaminando ogni singolo centimetro per assicurarsi di non dimenticare nulla. Come se sapesse che non sarebbe tornata per un tempo molto, molto lungo.
Proprio quando la vide abbassare la maniglia, pronta per andar via, il ragazzo fece un passo avanti e pretese la sua attenzione, facendo si che si voltasse e lo guardasse ancora negli occhi in modo da poter scrutare attraverso i suoi occhi. "Perchè? Insomma, ho ancora bisogno di te nella mia vita ed è chiaro che anche tu ne hai di me!".
Katherine sospirò rumorosamente, non riuscendo a far a meno di zittire la parte di sè che avrebbe voluto disperatamente confermargli che avesse ragione e che senza di lui la sua vita era cambiata negativamente; si morse un labbro ed incrociò il suo sguardo, sentendosi immediatamente in colpa, perchè Dean aveva davvero bisogno di lei quella notte, dopo ciò che avesse dovuto fare quella giornata.
Sospirò ed adagiò il borsone sulla sedia della scrivania, avanzando nella sua direzione con un sorriso amaro sul volto e gli occhi appena più lucidi del normale. "E' meglio che vada..".
"Non è necessario che.." iniziò Dean contrariato, allargando le braccia ancora un volta in preda alla disperazione e guardandola con frustrazione.
"Perchè sei così ostinato nel continuare a farci del male a vicenda? La nostra storia è tossica, troviamo sempre il modo di ferirci l'un l'altra e dopo tutto quello che abbiamo fatto quest'estate, i-".
"Eravamo sotto l'influsso di forze malvagie, non eravamo noi!" esclamò Dean sgranando gli occhi e facendo un passo avanti, interrompendola bruscamente.
"Tu eri controllato dal Marchio, Dean! Tutto quello che ho fatto io, come condannare persone innocenti ad un'eternità di tormenti o portare te a indossare il Marchio di Caino per uccidere Abbadon, l'ho fatto mentre ero cosciente! E' questo il problema!" esclamò la donna con esasperazione alzando il tono della voce, mentre un grosso velo trasparente le inondò gli occhi, mettendo a nudo la sua anima con lui per l'ennesima volta. "Ho troppo sangue sulle mani, troppi rimorsi e dolore, e l'ultima cosa che posso permettere a me stessa è di essere felice con te dopo tutto quello che ho fatto!".
Dean rimase a fissarla in silenzio, perchè sapeva che le sue parole corrispondessero al vero: si erano fatti male troppe volte e, quando entrambi erano passati al loro lato oscuro, avevano iniziato a far del male agli innocenti.
Sentì gli occhi pizzicare e farsi più lucidi ed un grosso nodo in gola iniziò ad impedirgli di deglutire correttamente; Katherine aveva ragione, anche se detestava ammetterlo. Così strinse la mandibola e contro ogni logica si ritrovò ad annuire, ad accettare il fatto che sparisse per un po' dalla sua vita.
"Ho solo bisogno di tempo per riflettere e rimettere le cose a posto.." sussurrò la donna abbassando il tono della voce e spazzando via le lacrime dalle sue guance con un gesto veloce, prima di avvicinarsi a lui ed accennare un sorriso sincero. "Ma posso cominciare da domani: hai bisogno di me stanotte e questo non te lo posso negare. Però domattina andrò via Dean, e ho bisogno che tu mi lasci andare".
L'uomo la guardò con incertezza sul viso, perchè gli sarebbe costato tanto, troppo, vederla andare via l'indomani; deglutì finalmente quel macigno che gli si fosse bloccato in gola ed annuì, avvicinandosi a lei e conducendola a letto insieme a lui.
Si misero comodi e Katherine sfiorò il suo viso ferito dal combattimento con Caino, non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto quella storia si sarebbe potuta evitare se solo lei non fosse stata ossessionata dall'uccidere Abbadon per ciò che le avesse fatto e per averle rubato il trono; Dean si accorse del suo stato pensieroso e la strinse di più fra le braccia, ripetendole che non fosse colpa sua e che il suo modo di guardarla e di vederla non erano mai cambiati.
E Katherine si lasciò cullare da quelle parole, contraccambiando la stretta e permettendo a se stessa di chiudere a chiave il suo dolore almeno per quella notte, godendosi ogni singolo istante accanto a Dean e beandosi del contatto fra i loro corpi ed i loro occhi.

 
Quando il buio della notte lasciò spazio alle prime luci dell'alba, la prima a svegliarsi nel bunker fu proprio Katherine, che si ritrovò aggrovigliata in una matassa di braccia, gambe e coperte nello spazioso letto che aveva condiviso con Dean per anni; sorrise a guardarlo dormire così sereno, pensando che probabilmente non riposasse così da molto tempo.
Cercò di sgattaiolare dal letto senza svegliarlo e lo vide agitarsi appena, prima di rigirarsi e continuare a dormire profondamente; la sua attenzione fu catturata da un piccolo block-notes abbandonato sulla sua scrivania, che prese fra le mani prima di guardare l'uomo dormiente per qualche secondo e scegliere le parole con cura.
 
Passerà molto tempo prima che le nostre strade si incroceranno ancora; spero di essere pronta a rivederti ed a riuscire a darti tutto ciò che meriti, ma nel contempo mi auguro che tu possa trovare qualcuno migliore di me, che non ti spezzi il cuore e non ti usi come ho fatto io.
Ti amerò per sempre Dean e vorrei che le cose fossero andate diversamente fra noi, lo vorrei tanto. 
Sii felice e combatti per rimanere sempre la persona buona ed altruista che sei, non farti mai piegare dalla malvagità di questo mondo.
Prenditi cura di tutti, prenditi cura di te.
                                                                                                                                                                                     Per sempre tua, Katherine.
 
Piegò con cura il biglietto con un sospiro silenzioso e lo adagiò sul cuscino sul quale avesse dormito fino a cinque minuti prima; si chinò sul letto, carezzando delicatamente il viso dell'uomo e si affrettò a baciargli teneramente e castamente le labbra, chiedendosi se avrebbe mai più provato quella sensazione e quel sentimento che provasse ogni qualvolta lo tenesse stretto vicino a sè. 
Prese il borsone ed uscì in fretta dalla stanza con le lacrime agli occhi, dirigendosi nella grande sala per salire le scale e lasciarsi alle spalle il bunker una volta per tutte; arrivò in cima e stava per aprire la grande porta in ferro, quando qualcuno fu più veloce e lo fece al posto suo dalla parte opposta, spalancandola e lasciandola senza fiato, mentre le parole le morirono in bocca ad osservare le tre figure davanti davanti a sè.
"E voi che ci fate qui?".
  
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