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Autore: Scarlet Jaeger    03/10/2020    5 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 – Lost Within
 

 
And i know you’re feeling low
E so che sei abbattuto
Feel like you’ve lost control
Come se avessi perso il controllo
But the darkness that you know
Ma l’oscurità che conosci
It’s not your home and you’re not along
Non è la tua casa e tu non sei solo.”

Fivefold - Lost Within
 
 
 
La mattina del primo giorno di scuola, Kai, Yuri e Boris si presentarono fuori dal cancello della villetta in cui abitava Saya all’ora prestabilita. I due Russi abitavano con il presidente Ditenji, nel solitario appartamento in cui viveva da quando era venuta a mancare sua moglie. Avere un po’ di compagnia aveva fatto sempre piacere all’anziano signore, nonostante spesso avesse convissuto con Saya, quando i genitori di lei si assentavano per lavoro.
I ragazzi avevano convenuto di raggiungere tutti insieme la scuola, visto che tanto avrebbero dovuto fare la stessa strada. Quello meno d’accordo dei tre era stato Kai, che abitava più lontano rispetto agli altri, nella grande villa del nonno appena fuori città. Aveva dei maggiordomi pronti a scarrozzarlo ovunque lui volesse andare, anche a scuola se lui avesse voluto, ma Boris l’aveva così tanto punto nell’orgoglio che si era convinto a prendere i mezzi pubblici, seppur con una certa contrarietà. Kai non si sarebbe mai abituato ad essere stipato nella metropolitana, in mezzo al mare di studenti che si riversavano in essa tutte le mattine. Essere ricco era stato sempre un bel vantaggio, ma in ogni caso non proferì parola, così da non dare da parlare all’ex compagno di squadra, che sembrava essere sempre ben lieto di punzecchiarlo.
«Quella è la divisa scolastica femminile?», chiese Boris, una volta che la ragazza varcò il cancello. Indossava la tipica gonna nera a pieghe ed una camicetta bianca a mezze maniche, su cui era annodato il tipico fiocco rosso all’altezza della scollatura. Quella mattina aveva anche convenuto di legare i capelli, visto lo strano caldo che stava da giorni facendo. Gli occhi ametista di lei saettarono subito nella direzione del russo, che se la stava ridacchiando tutto eccitato all’idea di vedere altre studentesse vestite in quel modo. Al monastero, in cui aveva vissuto probabilmente da tutta la vita, le ragazze si contavano sulle dita di una mano e di certo non indossavano divise scolastiche così succinte. Inoltre anche i ragazzi avevano il loro perché con la divisa scolastica, composta dalla tipica camicia bianca e pantaloni neri.
«Buongiorno anche a te…», gli rispose però lei, alzando gli occhi al cielo nonostante fosse pressoché divertita. Non avrebbe mai creduto che Boris Kuznetsov, lo spietato Blader che aveva militato sotto il comando di Vorkof, e che aveva letteralmente mandato Rei all’ospedale dopo il loro incontro nel primo campionato mondiale, fosse così incredibilmente spensierato ad amichevole. Aveva osservato l’intera squadra dei Neoborg per tutta la durata del terzo campionato, che avevano combattuto quello stesso anno, ed era rimasta colpita dal fatto che non avesse mai sentito parlare più del dovuto i componenti di quella squadra. Anche Kai stesso non era stato di molte parole da quando aveva cambiato fazione. Tutti i componenti della squadra Russa avevano sempre mantenuto una certa compostezza durante ogni incontro, Yuri in primis, eppure era riuscita a ricredersi anche su di lui. Quando aveva aperto gli occhi di ghiaccio su di lei, dopo essersi svegliato dal coma in cui lo aveva mandato Garland, e dopo che lei gli riconsegnò Wolborg, ricostruito diligentemente pezzo per pezzo, lesse in quello sguardo una certa gratitudine, nonostante in passato le avesse sempre fatto salire i brividi lungo la schiena. Però, nonostante fosse rimasto il solito ragazzo silenzioso, Yuri non era più spietato come quando era sottoposto a Vorkof, e lo dimostra il fatto che si fosse quasi fatto ammazzare pur di andare contro colui che li aveva usati per tutti quegli anni.
«Su, non fare la pudica…Non sei emozionata di iniziare questo nuovo anno?», continuò lui, in un Giapponese decisamente discutibile.
«Non quanto te. Scommetto che sei più eccitato di conoscere le tue compagne di classe piuttosto che iniziare le lezioni…», gli intimò con una smorfia e lui non poté far altro che fare spallucce, colpito a segno da quella constatazione. Si ritrovò così a ridacchiare, sotto un sonoro sbuffo da parte di Yuri ed un’alzata di occhi al cielo da parte di Kai. E fu proprio quest’ultimo che Saya osservò, mentre Boris era distratto a ridacchiare. Non si era ancora rassegnata all’idea che lui sapesse di Hitoshi. Non erano più tornati sul discorso e sembrava averlo superato, ma comunque non riusciva a togliersi dalla mente il fatto che lui l’avesse potuta allontanare e quella era l’ultima cosa che voleva. In ogni caso avrebbe continuato a fare quello che aveva sempre fatto, e magari a scuola avrebbe anche potuto conoscere qualcuno che le avrebbe rapito il cuore ed avrebbe così dimenticato Kai Hiwatari.
Anche se non era così sicura di riuscire a dimenticarlo facilmente. In fondo non ci era mai riuscita...
«Ebbene sì, lo ammetto», continuò a ridacchiare Boris, «ma sappi che sarai sempre tu la mia prima scelta. Non so, tipo la mia musa ispiratrice. In fondo ti sono pur sempre riconoscente per esserti presa cura di me, anche mettendomi le mani addosso per cambiare le fasciature!», la prese bonariamente in giro e sotto quella constatazione Yuri non poté che seguire l’esempio di Kai, alzando prontamente gli occhi al cielo, decisamente in imbarazzo per i modi di fare di Boris. Ma Saya scoppiò a ridere, perché in fondo quel ragazzo la metteva di buon umore e vederlo finalmente spensierato, dopo tutto quello che era stato costretto a vivere, nel bene e nel male, le faceva piacere. Sperò solo di riuscire a vedere altrettanto spensierati anche Yuri e, soprattutto, Kai. Ma forse per loro ci sarebbe voluto del tempo. In ogni caso non era intenzionata a demordere. In fondo era abbastanza brava a consolare le persone, doveva a malincuore ammetterlo.
«Allora, ci vogliamo muovere?», fu però il “simpatico” commento di Hiwatari a far desistere Kuznetsov dal continuare e facendo capire a tutti che non era più il caso di perdere tempo. Così, tra una risata e l’altra, arrivarono fino all’istituto seguendo la scia di quelli che sarebbero diventati i loro compagni di scuola.
 
 
 
«Però, non male!», si lasciò sfuggire Boris una volta varcato il cancello d’entrata, senza però parlare ad una persona in particolare. Stava osservando il giardino con fare interessato, spostando l’attenzione di ragazza in ragazza con espressione soddisfatta, prima di posare gli occhi sulla porta a vetri dell’ingresso.
«Ѐ una scuola del tutto normale, come ce ne sono in tutto il Giappone», Saya ridacchiò all’entusiasmo del russo, che sembrava più un turista che uno studente.
«Sì ma per me che ho sempre visto le mura buie del monastero questa sì che è vita!»
Quella constatazione zittì per la prima volta la ragazza, che non seppe davvero come rispondere a quel commento, perché in fondo lei sapeva bene come avessero vissuto i ragazzi. Lei stessa, due anni prima, aveva potuto vedere con i suoi occhi la soggezione che metteva quel luogo ed a pensare agli orrori che dovevano aver passato non riuscì più ad incrociare i suoi occhi con quelli degli altri.
«Spero solo ci sia il caffè», fu il commento di Yuri a stemperare la tensione che era scesa tra loro, mentre Kai iniziò a camminare stizzito verso l’ingresso senza aspettare gli altri. Probabilmente la conversazione l’aveva colpito più del dovuto, ed Hiwatari non era mai propenso ad ascoltare gli altri comuni mortali di prima mattina.
Si fermò solamente quando fu a poca distanza dalla porta d’entrata e quel fatto risultò strano ai ragazzi, soprattutto a Saya, che si accostò a lui con un sopracciglio alzato.
«Tutto bene?», gli chiese preoccupata, dopo aver visto l’espressione tirata dell’amico. Stava guardando un punto fisso di fronte a sé, con la mascella serrata e le mani nelle tasche dei pantaloni, chiuse sicuramente in due pugni altrettanto serrati.
«Che succede? Ansia da prestazione Hiwatari?», lo sbeffeggiò Boris, e per un momento fu anche divertito dalla sua stessa battuta, ma si ricredette e, soprattutto, si preoccupò quando l’espressione del compagno non cambiò di una virgola. Sembrò come se Kai non lo avesse minimamente sentito, o ascoltato. Solitamente riusciva sempre a fare breccia nella sua impassibilità, pungendolo nell’orgoglio e costringendolo a rispondere stizzito, cosa che lo divertiva parecchio, eppure in quel momento non era riuscito a trovare il modo di colpirlo e lo trovò alquanto strano.
Anche Saya trovò strano il fatto che non si fosse voltato a fulminare Boris con lo sguardo, mentre Yuri era rimasto in silenzio alle loro spalle, ad osservare con aria curiosa ciò che stava succedendo, pronto ad intervenire se la situazione l’avesse richiesto.
La ragazza si voltò nella direzione in cui Kai stava guardando, curiosa ed insospettita allo stesso tempo, chiedendosi cosa avesse attirato così tanto l’attenzione del ragazzo, e gelò sul posto quando vide la persona che il suo compagno stava guardando. Era un ragazzo che entrambi conoscevano bene e dall’espressione che egli aveva sul volto, e dal sorrisetto sardonico che aveva sulle labbra, capì che ce l’avesse proprio con Kai. Lo stava osservando con nonchalance, con una mano nella tasca della divisa scolastica ed una poggiata sulla spalla, a reggere la cartella che stava trasportando con svogliatezza. Nonostante fosse in piedi, vicino alla porta di ingresso, sembrava aspettare proprio lui.
«Hiruta?!», sbottò lei, aggrottando leggermente le sopracciglia e lanciando un’occhiata insospettita verso il ragazzo accanto a sé, per cercare di captare la sua reazione. Ma Kai rimase impassibile, nonostante la piccola smorfia che comparve sulle sue labbra. Era chiaro che quella situazione lo stesse indispettendo non poco, soprattutto per il fatto che il suo vecchio sottoposto lo stesse guardando dall’alto al basso.
«Che cosa vuoi?», sbottò invece il nippo-russo, decisamente contrariato dalle occhiate eloquenti dell’altro. Era dai tempi del primo campionato mondiale che non lo vedeva, da quando, al suo ritorno, era tornato al covo degli Shall Killer per “dimettersi” dalla sua posizione di capo. Non aveva più senso per lui continuare ad esserlo, visto che i suoi interessi erano radicalmente cambiati. Li aveva fondati solamente per trovare quello che poi si rivelò essere Black Dranzer, ma dopo gli eventi trascorsi in Russia non aveva più valore quella ricerca. Aveva rinunciato al potere dell’Aquila Nera già da tempo. Adesso la sua vita era notevolmente migliorata, nonostante alcuni vecchi ricordi che non riusciva a superare, ma non era il caso degli Shall Killer. O almeno, così credeva…
«Nulla. Assolutamente nulla», ridacchiò però Hiruta, con il suo tipico modo di fare. Aveva sempre avuto quell’atteggiamento da superiore, ma Kai era sempre riuscito a rimetterlo in riga e ad incutergli un certo timore. Almeno un tempo. Non era sicuro di riuscirci ancora e quella constatazione gli fece stringere ancora di più la mascella. Rinunciando ad essere il loro capo aveva perso il potere su di loro. A lui stava bene così, ma quello sguardo sarcastico non gli piacque nemmeno un po’. «Ѐ da molto che non ci si vede», riprese poi Hiruta, facendo spallucce, «mi sono solo meravigliato di vederti tra noi comuni mortali. In questi ultimi anni non hai frequentato un collegio privato d’alta classe?», finì poi, puntando i suoi occhi marroni in quelli ametista di Kai, con un’occhiata talmente eloquente che stizzì addirittura Boris, che però pensò bene di non intromettersi.
«Non sono affari tuoi!», gli rispose per le rime Hiwatari, imbronciandosi leggermente ma senza sciogliere la sua posizione disinteressata.
«Ma certo, ero solo curioso», alzò le braccia in segno di resa l’ex membro degli Shall Killer, senza però togliersi dalle labbra il sorrisetto soddisfatto che gli era spuntato da quando era apparso. «Non credevo di rivederti a scuola Hiwatari. Sono rimasto colpito, tutto qui. Né credevo di vedere lei con te…», puntò poi il dito in direzione di Saya, che si aprì in una smorfia contrariata.
«Siamo stati compagni di squadra e siamo amici…», gli rispose per le rime la ragazza, ma servì solo a far scoppiare a ridere Hiruta e quella risata indispettì Kai ancora di più.
«Ma certo, lo so. Siete abbastanza famosi nel quartiere…», riprese, parlando con un tono di voce quasi schifato. Nonostante Kai non fosse più uno di loro, lo indispettiva il fatto che, per una cosa o per l’altra, fosse ancora discretamente famoso. L’ultimo incontro con Brooklyn era ancora sulla bocca di tutti.
«Mi fa piacere però incontrare i famosi Neo-Borg», continuò poi, incurante degli sguardi assassini della ragazza e della contrarietà della sua vecchia conoscenza. Scese gli scalini che lo dividevano dai ragazzi e camminò altezzoso fino a fermarsi a qualche passo di distanza da loro, impettendosi quasi fosse stato una persona altolocata ed allungando una mano in direzione di Boris, che invece la guardò come se gli avesse appena allungato qualcosa di marcio.
«Il piacere non è reciproco», commentò piatto quest’ultimo, aprendosi in un sorrisetto decisamente troppo soddisfatto, che mozzò di netto quello che aveva mantenuto sulle labbra per tutto il tempo il nuovo arrivato. Anche Kai riuscì ad essere soddisfatto di quella risposta, così tanto che il commento di Boris gli strappò un sorriso.
Hiruta però era rimasto gelato da quella constatazione, soprattutto dopo che Kuznetsov lo lasciò impalato al suo posto come un allocco, per riprendere a camminare in direzione della porta d’ingresso.
Invece quando Yuri gli passò accanto gli riservò un’occhiata di ghiaccio tipica delle sue, perché quel suo modo di fare così spocchioso aveva indispettito anche lui. Non che gli importasse dei trascorsi di Kai, quello era ovvio, ma il modo di fare di quel ragazzo non gli era piaciuto nemmeno un po’. Capiva anche perché Boris avesse reagito in quel modo. Hiruta gli ricordava il sé stesso di un tempo, quello dello spietato Blader che militava tra le fila della vecchia Borg. Quello che, in quei due anni, dopo la sconfitta da parte dei Bladebreakers, aveva cercato di sopprimere e Yuri non avrebbe mai voluto che Boris, o Kai, tornassero a tormentarsi per colpa di un passato che non riuscivano a dimenticare.
Forse per quanto riguardava il compagno russo poteva stare tranquillo, ma non poteva dire lo stesso di Kai. La sua reazione alla vista di quel ragazzo ne era stata la prova. Se non gliene fosse importato nulla, Hiwatari lo avrebbe snobbato come aveva sempre snobbato il resto del mondo.
«Ci sono anche gli altri», commento però Hiruta, quando oramai i quattro ragazzi avevano varcato la soglia dell’ingresso. Non si aspettava certo una risposta a quella frase, gli bastò solamente che il suo vecchio capo ne avesse afferrato il senso. Dopodiché si voltò ad incrociare lo sguardo di qualcuno poco distante da lui, che lo stava osservando soddisfatto in mezzo agli alberi del giardino.
 
 
 
«Stai bene?»
Saya richiamò l’attenzione di Kai, seduto nel banco accanto al suo. Era assorto nei suoi pensieri mentre osservava distrattamente di fronte a sé, con le mani nelle tasche dei pantaloni e la schiena poggiata allo schienale della seggiola.
Per loro fortuna i quattro ragazzi erano finiti nella stessa classe, ma quando entrarono nella loro aula notarono come quasi tutti i posti migliori fossero stati presi. Purtroppo aver perso tempo con Hiruta all’ingresso aveva fatto perdere loro tutta la precedenza che avevano acquistato partendo anticipatamente da casa.
Avevano trovato due fila di posti liberi in fondo all’aula, dalla parte delle finestre che davano sulla piscina, e si erano seduti senza neanche stare a pensare a chi dovesse sedersi accanto a chi. Era stato tutto così meccanico e naturale che Yuri si era seduto accanto a Boris, che aveva diligentemente scelto il posto accanto alla finestra, così che poteva distrarsi guardando qualche bella fanciulla in costume, se mai ce ne fossero state, mentre Kai si era seduto accanto a Saya, che anch’ella aveva prediletto il posto vicino alle vetrate.
«Perché non dovrei stare bene?», le rispose stizzito lui alla vecchia maniera, ma lei non si fece fermare dal suo tono alterato, perché sapeva che non ce l’aveva con lei. Immaginava lo stato d’animo del suo amico, perché ritrovarsi a fare i conti con un passato che pensava di aver lasciato alle spalle era troppo da sostenere per Kai, soprattutto dopo tutto quello che era stato costretto a vivere. Non voleva che lui avesse problemi per colpa della sua vecchia gang. Aveva imparato a conoscere Hiruta dalle dicerie del quartiere e non avrebbe mai voluto che Kai incrociasse di nuovo la strada con lui o con gli altri, non dopo tutta la fatica che aveva fatto per essere una persona migliore.
«Non lo so, ti sei incupito dopo aver visto quel ragazzo…», continuò lei, inclinando leggermente la testa con fare disinvolto e cercando di mantenere un tono di voce neutro. Non voleva assolutamente indispettire il suo compagno più di quanto già non fosse, ma se poteva fare qualcosa per alleggerire il suo cuore lei lo avrebbe fatto ad occhi chiusi.
«Tzè, non mi importa nulla di lui o di tutti gli altri Shall Killer. Ho chiuso con loro e con quella vita. Se dovessero infastidirmi mi comporterò di conseguenza, fino ad allora continuerò ad ignorarli», asserì invece lui, che però aveva indurito l’espressione ed aveva serrato la mascella una volta finito di parlare.
Saya era già pronta a controbattere per dire la sua, ma la provvidenziale entrata del nuovo professore troncò di netto la conversazione e per tutta la durata delle lezioni Kai non guardò mai dalla sua parte, chiaro segno che non era intenzionato a riprenderla.
Quando fu il momento della ricreazione i ragazzi uscirono dall’aula per sgranchirsi le gambe e prendere una boccata d’aria. Stavano camminando tranquillamente verso l’ingresso quando un’orda di ragazzine bloccò loro il passaggio. Erano tutte voltate di spalle e la loro attenzione sembrava essere stata catturata da qualcosa di fronte a loro, che però da quella posizione i nostri beniamini non riuscirono a vedere.
«Che strazio…che hanno da starnazzare così tanto?», chiese Boris, incrociando le mani dietro la nuca con fare annoiato. «Quelle sono della tua razza, traduci quello che stanno dicendo!», si rivolse poi a Saya, che storse leggermente il naso sotto quella constatazione.
«Io non ho nulla a che fare con questo, ma se il mio fiuto non sbaglia lì dovrebbe esserci un ragazzo, ed a quanto pare anche molto popolare. Ho visto questa scena ripetersi milioni di volte nella vecchia scuola», rispose lei facendo spallucce, prima di venire quasi travolti da un’altra orda di ragazze in piena crisi ormonale.
«Ѐ lui? Terrà un discorso?», disse una ragazza del gruppetto che li stava superando a grandi passi.
«Speriamo!», rispose l’amica, lasciando interdetti i quattro ragazzi, che si erano acquattati alla parete per non essere schiacciati dalla folla.
«Tutto questo casino per un ragazzo?!», sbottò di nuovo Boris, staccandosi dal muro solo quando il gruppetto li ebbe superati.
«Ѐ una cosa normale nelle scuole», ridacchiò Saya, portandosi una mano a coprire la bocca in un gesto composto.
«Io non sono pratico di scuole…», le rispose il russo e tra loro cadde di nuovo il gelo, ma il ragazzo pensò bene di riprendere parola dopo alcuni secondi.
«Beh, comunque non hanno ancora visto me…o Yuri! Vedrai dolcezza, tra qualche giorno nessuno si ricorderà di quello. Chiunque esso sia…»
Quando di fronte a loro si aprì un passaggio tra la folla, forse perché il ragazzo preso d’assalto si era allontanato dall’ingresso, riuscirono a passare e ad uscire un po’ in giardino.
L’aria aperta li aiutò anche a non pensare più agli eventi trascorsi, da Hiruta fino alle ragazzine in calore, almeno finché il preside non radunò tutti gli studenti nell’aula magna, che solitamente veniva usata come aula delle assemblee. In fondo allo stanzone era stato messo un piccolo palco di legno, mentre di fronte ad esso erano state posizionate molte sedie poste a semicerchio, così che ogni studente della scuola avesse un posto a sedere. Ovviamente non sarebbero bastate per tutti, ma i professori convennero di far sedere prima le prime sezioni, smistandoli nelle prime file, e così, quando tutti si furono seduti, iniziò quella che sembrò una cerimonia di benvenuto per i nuovi studenti. A parlare fu prima il preside, un ometto basso e tarchiato ma dall’aria amichevole, ed in seguito la parola fu data al presidente d’istituto. Fu in quel momento che dalla platea si levò un grido di approvazione, soprattutto dalle ragazze, che iniziarono a gratificarlo come avevano fatto nel corridoio non molte ore prima.
«Ah, quindi era per questo bell’imbusto che si stavano dando tanta pena?», chiese di nuovo Boris, storcendo il naso in un’espressione pressoché schifata. Perse anche del tempo ad osservarlo e notò, con suo sommo dispiacere, che purtroppo era veramente attraente come lo descrivevano. Era un ragazzo abbastanza alto e posato, coi capelli neri leggermente scompigliati e gli occhi di un verde smeraldo. Parlava al pubblico con voce rassicurante, spostando lo sguardo da una parte all’altra della platea con fare disinvolto. Si vedeva che era abituato a stare al centro dell’attenzione.
«A quanto pare sì, la reazione del pubblico non può essere fraintesa», ridacchiò di nuovo Saya, spostando poi lo sguardo su Kai. Voleva cercare di captare la sua reazione, visto che era rimasto in silenzio per tutto il giorno, ma lui aveva portato le braccia conserte al petto e stava osservando il presidente d’istituto di sottecchi, con uno sguardo talmente tagliente da far aggrottare le sopracciglia alla nipote del presidente. Lei però non volle indispettirlo ancora con le sue parole, visto come era stato poco propenso a parlare quella stessa mattina, quindi si voltò di nuovo verso Boris. Purtroppo però il ragazzo aveva iniziato a confabulare sottovoce con Yuri, quindi non le restò altro da fare che prestare attenzione allo studente che stava parlando al microfono, ammettendo in fondo che le sue compagne di scuola non avevano poi tutti i torti.
Quel tipo era veramente molto carino.
Nella sua lunga conversazione aveva anche appreso due cose fondamentali: la prima era che si chiamava Hisashi Fujima, la seconda che, oltre ad essere il presidente d’istituto, era soprattutto il capitano del club di Judo.
 
 
 
«Saya? Saya Ditenji?»
La ragazza stava camminando tranquillamente al fianco dei Neo-Borg quando qualcuno cercò di richiamare la sua attenzione.
La giornata scolastica era giunta al termine e tutti gli studenti stavano tornando nelle aule per riprendere le loro cartelle, esattamente come stavano facendo i quattro. C’era un netto frastuono, per via della folla che si era riversata nei corridoi, e per quello in un primo momento non sentì che qualcuno l’avesse chiamata.
Quando si sentì toccare una spalla sobbalzò per lo spavento. Era talmente assorta nei suoi pensieri da non essersi accorta di nulla.
Fu quando si voltò indietro, per vedere chi l’avesse disturbata, che rimase di sasso.
Di fronte a lei c’era il ragazzo che aveva ammirato nell’aula magna per tutto il tempo dell’assemblea. Giurò anche di essere leggermente arrossita, ma non ci dette più di tanto peso e cercò di mostrarti spigliata e serena come al solito, sapendo soprattutto che gli occhi dei suoi compagni erano puntati su di lei. Soprattutto quelli di Kai.
«Saya Ditenji?», chiese di nuovo lui con un tono di voce leggermente speranzoso. Aveva un sorriso gioviale stampato sul volto, che fece spostare leggermente di traverso quello della giovane, ma lei annuì sommessamente sotto quella domanda.
«Sono io…», gli rispose con un sorriso, portandosi le braccia dietro tra schiena con fare spensierato. «Tu sei il presidente d’istituto, il sempai Fujima», continuò curiosa. «Come fai a conoscere il mio nome?», chiese poi, leggermente accigliata. Era assolutamente certa di non averlo mai visto. Se così non fosse stato se lo sarebbe sicuramente ricordato…Inoltre sapeva che frequentava l’ultimo anno, e lei non aveva mai conosciuto persone più grandi, a parte nei tornei di Beyblade.
«Beh, sei abbastanza famosa…», le sorrise di rimando lui, facendo storcere il naso a Kai ed accigliare gli altri due, che tuttavia rimasero in disparte ad osservare la scena. «Sei la nipote del presidente della federazione locale di Beyblade. Il Presidente Ditenji è abbastanza conosciuto dagli appassionati come me», ridacchiò poi, spostando la sua attenzione sui compagni di classe di Saya. «Quindi è un piacere per me fare la conoscenza dei famosi Neo-Borg. Ho seguito con piacere l’intero campionato mondiale. Io sono alle prime armi, purtroppo, ma mi piacerebbe un giorno arrivare al vostro livello», sorrise ancora, cordiale, con un sorriso che abbatté tutta la titubanza della ragazza. «Tu mi hai attratto fin dalla sfida che disputasti con Yuri*, nella tappa Italiana del mondiale, quando sostituisti Takao Kinomiya. Sei così fiera e combattiva che sei stata d’esempio per molti ragazzi come me», continuò.
«Non si è perso nessun dettaglio…», commentò sarcastico Boris, ma lo fece in modo che potessero sentirlo solo Kai, che storse leggermente il labbro in una smorfia contrariata, e Yuri, che socchiuse leggermente gli occhi di ghiaccio e si lasciò sfuggire un piccolo risolino divertito.
«Wow, non credevo di essere popolare per un ragazzo altrettanto popolare», rise infine la nipote del presidente, che di nuovo si portò una mano alla bocca per non sembrare troppo sguaiata. Quel ragazzo sembrava così etereo e raffinato che per un momento stentò a credere che facesse parte del club di Judo.
«Beh, sì, sono abbastanza popolare, ma sono altrettanto sicuro che lo diverrai anche tu», si lasciò sfuggire lui e lei lo guardò di nuovo leggermente accigliata, ma non le lasciò il tempo di controbattere. «Ho un’idea! Mi piacerebbe battermi con te, ci stai?», le propose e lei non poté che alzare di nuovo un sopracciglio, confusa da quella strana richiesta. Rimase ferma nella sua posizione, con le braccia incrociate dietro la schiena, ma col pelo dell’occhio buttò uno sguardo verso i suoi compagni, che lei stava facendo attendere. Anzi, in realtà le era sembrato strano che non l’avessero preceduta. Se ci fosse stato solo Kai, era sicura che lui l’avrebbe lasciata sola a parlare con quel ragazzo. Ma forse era stata un’idea di Boris. Quel ragazzo era così protettivo quando si trattava di Saya…ed inoltre era sicura che Hisashi Fujima non avesse fatto una bella impressione al trio.
«Vuoi fare a pugni?», ironizzò lei, ma il ragazzo scoppiò subito a ridere, trasportandola in una risata cristallina e facendo storcere per l’ennesima volta il naso ai Neo-Borg.
«Ma certo che no, non alzerei un dito su una ragazza», fece spallucce, «ma sarei molto felice se mi permettessi di battermi con te a Beyblade».
Gli occhi del ragazzo si illuminarono di una luce che la ragazza conosceva fin troppo bene, perché era la stessa luce che infiammava i suoi occhi quando era il momento di lanciare Star Pegaso ed era la stessa che vedeva negli occhi di tutti i suoi amici Blader. Si vedeva che quello strano ragazzo era mosso dalla sua stessa passione ed anche se era alle prime armi, come le aveva reso noto, Saya non se la sentì di rifiutare. In fondo, un bravo Blader non si tira mai indietro quando si tratta di una sfida.
«Hey amico, non è cortese né leale sfidare una ragazza…perché non te la vedi con me?», s’intromise però Boris, parandosi di fronte alla sua compagna di classe e battendosi un pugno all’altezza del petto. Il suo sguardo penetrante colpì il ragazzo come un fulmine a ciel sereno, ma il presidente d’istituto, seppur all’inizio rimase impressionato dalla volontà ferrea del membro della Neo-Borg, non poté che finire a sorridere divertito.
«Boris…», s’intromise però la nipote del presidente Ditenji, sospirando sconsolata, nonostante sulle sue labbra avesse un piccolo sorriso.
Anche Kai e Yuri si erano avvicinati a lei, consci del fatto che, se il bell’imbusto avesse risposto in una maniera poco cordiale, Boris l’avrebbe preso per la collottola e sbattuto sicuramente contro il muro, giusto per fargli capire con chi avesse a che fare. Per fortuna però non successe nulla di simile. Quel ragazzo era veramente uno dai modi gentili, dovettero riconoscerlo dalla sua cordiale risposta.
«La tua proposta mi alletta veramente molto, e penso che prima o poi verrò a chiedervi di battervi con me, anche se, ahimè, so già come andrebbe a finire l’incontro», sorrise benevolmente, nonostante lo sguardo penetrante fosse ancora puntato verso la loro compagna, «ma la mia proposta quest’oggi è diretta a lei, perché mi ha affascinato il suo stile di gioco. Vorrei l’onore di potermi battere con la nipote di un uomo importante. Per favore!», continuò poi, portandosi anch’egli una mano all’altezza del cuore e la fermezza di Saya vacillò.
«Beh io…ecco…se me lo chiedi così non posso non accettare», disse imbarazzata, finendo per ridacchiare nervosamente.
«Magnifico! Ti andrebbe bene anche…subito?», continuò poi il moro, unendo le mani come se fosse in preghiera e nascondendo il volto dietro di esse, incurvando leggermente le spalle.
«Beh, a questo punto non posso che accettare!», sorrise lei, dandogli man forte, e lui non poté che riprendere felicemente la posizione eretta, spostandosi poi nella direzione dei tre ragazzi, che lo stavano osservando decisamente contrariati. Yuri gli puntò addosso il suo sguardo glaciale, come ad intimargli di non fare cazzate o se la sarebbe vista con lui. Boris lo guardò come se gliel’avesse dovuta far pagare da un momento all’altro, mentre Kai gli riservò l’occhiata più scocciata che riuscì a fare. Sicuramente quell’inconveniente della sfida doveva averlo indispettito parecchio, perché a quell’ora potevano già tutti essere sulla via del ritorno, invece gli toccava assistere ad un noioso incontro, perché era sicuro che Saya l’avrebbe liquidato in poco tempo. In fondo quella ragazza era sempre riuscita a tenere testa a Dranzer ed era addirittura riuscita a comandare il suo Beyblade e l’Aquila Rossa. Quel damerino non costituiva un problema per lei, Kai ne era sicuro. Sperò solo che, vista la sua solita magnanimità d’animo, non ci avesse messo troppo a metterlo K.O.
«Benissimo!», espose raggiante il presidente d’istituto, voltandosi in direzione delle scale. «Seguitemi, in giardino abbiamo tutto lo spazio»
Così non restò loro altro da fare che seguire lo studente verso il posto prestabilito.
Quando arrivarono notarono parecchi gruppetti di ragazzi, che si erano fermati a vedere cosa stava succedendo. C’erano soprattutto le studentesse che sbavavano dietro al ragazzo ed i loro occhi erano tutti puntati su Saya, un po’ per gelosia ed un po’ per curiosità, ma lei non si fece fermare da ciò. Posizionò sul prato la cartella, che avevano recuperato dall’aula prima di scendere, e prese Star Pegaso dal suo interno, alzandosi mentre lo incoccava al caricatore. Era pronta a raggiungere la posizione di lancio, non troppo distante dal suo avversario, ma una presa ferrea sul suo braccio la costrinse a voltarsi di scatto.
«Kai!», lo richiamò lei, aggrottando le sopracciglia sotto quel gesto decisamente avventato. La presa del suo compagno era salda ed il suo sguardo leggermente incupito.
«Vedi di finire in fretta l’incontro!», le disse perentorio, alzando leggermente lo sguardo per buttarlo alle spalle di lei, dove il suo sfidante era già in posizione, in attesa che lei lo raggiungesse. Ma lei alzò leggermente spazientita gli occhi al cielo, oramai rassegnata dai modi bruschi del suo amico. In fondo Kai era fatto così.
«Non preoccuparti», lo rassicurò lei con un piccolo sorrisetto complice. «Cercherò di non umiliarlo troppo davanti alle sue fan».
«Quel tizio non mi piace», continuò però lui, piccato, ma sentì Boris scoppiare a ridere, al ché gli lanciò uno sguardo di traverso che avrebbe fatto desistere chiunque da continuare, ma ovviamente non lui.
«Esiste qualcuno che ti vada a genio?», chiese Kuznetsov e Saya rise sotto quella domanda. Alla fine il nippo-russo lasciò la presa che aveva sul polso di lei e le diede le spalle portando le braccia conserte al petto con fare imbronciato.
Ma qualcun altro aveva altri progetti per lui.
«Hiwatari?»
La voce dello sfidante di Saya lo fece voltare di nuovo con la mascella serrata, perché tutto si sarebbe aspettato fuorché essere richiamato proprio da lui. Non gli rispose però, gli fece solamente intendere con uno sguardo che lo avrebbe ascoltato. Non aveva minimamente intenzione di sprecare la voce per lui. Ma quello lo trapassò con un’occhiata strana, molto in contrasto con quelle che aveva usato fino a quel momento e che costrinse il nostro beniamino ad accigliarsi. Fu solo un attimo però, come se avesse voluto intimargli qualcosa, ma quello riprese il suo solito sorriso e la cosa passò in secondo piano.
«Puoi fare da arbitro?», gli chiese infine, con lo stesso tono di voce cordiale con il quale si era espresso fino ad allora.
Kai fece spallucce e, seppur la cosa non lo entusiasmasse, si mise in mezzo ai due e dette il via all’incontro.
Yuri e Boris si posizionarono non molto distanti, appoggiati ad un albero, così da avere la visuale libera, mentre molti spettatori si erano accerchiati al quintetto, in attesa di vedere l’esito dell’incontro. Non capitava spesso di vedere il presidente d’istituto esporsi così.
“Perché quella lo ha sfidato?”
“No scema, è stato lui!”
“Guarda come se la tira!”
“Non pensavo ci fossero ragazze così carine quest’anno”
“Io la conosco, è la nipote del presidente della federazione di Beyblade. L’ho vista in tv!”
“Sì, quelli sono i Neo-Borg!”
“Quello è Kai Hiwatari”
“Il presidente la annienterà subito”
“Non vorrà fare la smorfiosa con lui!”
Queste erano molte delle voci che si erano accerchiate a loro ed i diretti interessati fecero di tutto per non ascoltarle.
Kai dette il via all’incontro, annoiato da tutta quell’assurda situazione. Però dovette ammettere che un po’ quel ragazzo lo incuriosiva. Non era da tutti sfidare una ragazza, conscio del fatto che lei gli fosse stata nettamente superiore, né era stato tanto saggio farlo di fronte a tutta la scuola. Quel cicaleccio lo indispettiva quanto il fatto che l’indomani sarebbero stati sulla bocca di tutti ed a lui non piaceva affatto avere tutta l’attenzione su di sé. A meno che non fosse in uno stadio, ovvio!
Però dovette ammettere che era strano, molto strano che quel ragazzo avesse insistito per battersi con Saya proprio lì, nel giardino della scuola, con un Beyblade assolutamente anonimo come quello che stava usando. Era grigio e senza tante rifiniture, quasi fosse stato un Beyblade di ripiego, così com’era antiquato il caricatore. Ne stava usando uno di base, di quelli che oramai erano superati da tempo e quella visuale gli fece storcere leggermente le labbra.
Non aveva nessuna speranza di battere Saya, ed infatti lei, dopo aver attutito un po’ gli insulsi attacchi di quel Bey e dopo aver constatato che quello fosse stato il massimo che potesse dare quel piccolo pezzo di plastica, lei passò al contrattacco con un colpo che non avrebbe messo K.O nessuno dei suoi compagni Bladers, ma che funzionò alla grande con lui. Ovviamente non si sarebbe mai aspettata di andare a segno con un attacco così insulso, eppure era riuscita a vincere ed il Beyblade grigio del suo avversario giaceva fermo a poca distanza dai suoi piedi.
Kai dette la vittoria a Saya e senza dire una parola, ma lanciando un’ultima occhiata al ragazzo, raggiunse Yuri e Boris, che erano allibiti tanto quanto lui.
«Ѐ Saya ad essere incredibilmente forte o è lui ad essere una schiappa?», si lasciò sfuggire Boris, con la testa leggermente piegata e le mani incrociate dietro alla nuca in una posizione annoiata.
«Saya è forte, indubbiamente, lo so perché mi sono battuto con lei, ma credo che lui sia veramente un principiante. In fondo lo ha ammesso anche lui…», rispose Yuri facendo spallucce, con un sorrisetto incredibilmente soddisfatto a deturpare l’impassibilità del suo volto. Era soddisfatto di come Saya avesse vinto su una persona nettamente inferiore, senza umiliarlo. Se ci fosse stato Boris al suo posto, come aveva inizialmente proposto, non si sarebbe solamente limitato a vincere. Come minimo gli avrebbe distrutto il Beyblade, e ci avrebbe goduto anche nel farlo di fronte a tutta la platea che si era accerchiata attorno al campo di gara.
Inoltre il cicaleccio non si era fermato. Anzi, le pungenti voci delle studentesse che davano contro Saya riuscivano a percepirle benissimo anche da quella posizione. Per fortuna non sembrarono sortire alcun effetto sulla ragazza, che era andata a parlare con il suo sfidante, probabilmente a complimentarsi per l’audacia o per qualsiasi altra cosa. Sarebbe stato decisamente da lei.
Kai continuò invece a lanciare le sue occhiate fulminanti contro quel Fujima, assottigliando lo sguardo per osservarlo meglio.
Quando però gli occhi dal colore smeraldino di lui raggiunsero le sue ametiste, una strana inquietudine si impossessò di lui ed uno strano brivido gli percorse la schiena, costringendolo a spostare lo sguardo e portarlo di nuovo sui suoi compagni con fare seccato.
«Quel tipo non mi piace per niente», sentenziò infine, ma l’attenzione dei due era stata catturata da Saya, che stava tornando verso di loro con un sorriso smagliante stampato in faccia.
Fine capitolo 2
 
 


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Colei che scrive:
Ma salve e ben trovati alla fine di questo lungo capitolo (almeno per i miei standard xD solitamente ho sempre scritto capitoli di 7 pagine Word, questo ne ha 12. Sto facendo progressi xD). Avrei voluto metterlo lunedì, ma ero così emozionata di farvelo leggere (essendo il vero inizio della storia), che non ho resistito XD Inoltre sono successe alcune cosine, ed abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo personaggio<3, ma soprattutto abbiamo rivisto un vecchio “amico”. Credo ricordiate tutti Hiruta e gli Shall Killer muahahahah Detto questo continuo a ripetere che tutto succede per un determinato motivo, nulla è lasciato al caso (per lo meno le cose importanti ahahah) ehehe ed a quanto pare Mr. Fujima non va a genio ad Hiwatari (strano eh? xD).
Per quanto riguarda l’asterisco che ho posto quando Yuri dice di aver combattuto contro Saya, mi sono immaginata che fosse scesa in campo lei al posto del prof Kappa (è la puntata 12 o 13, se non sbaglio, della G-revolution. Takao era in crisi ed Hitoshi convenne di schierare Daichi ed il Prof contro i Neo-Borg. Il prof perse ovviamente conto Yuri, ma per esigenze di trama mi è servito che in questa storia fosse scesa in campo Saya, ma l’esito rimane lo stesso).
Bene, detto questo non mi sembra ci sia null’altro da dire. Il capitolo parla già per sé, spero! xD
Passo a ringraziare i meravigliosi recensori *-*, le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite ed a tutti i lettori silenziosi giunti fin qua!
Al prossimo aggiornamento!!!
  
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