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Autore: Potteriana_V    05/10/2020    3 recensioni
Sono passati quattro anni dalla fine della Seconda Guerra Magica, Hermione torna in Inghilterra dopo avere iniziato la sua vita in Francia. Tante cose sono cambiate ed è proprio il suo ritorno che le aprirà gli occhi su tanti aspetti della sua vita: nuove attrazioni, vecchie storie e tanto altro sono pronti a coinvolgere i nostri protagonisti. Gli anni di terrore sembrano ormai storia passata... ma se così non fosse?
Genere: Azione, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando il rumore di uno scarico la svegliò Hermione impiegò qualche secondo a ricordare di avere dormito nel letto con Pansy che, appena si erano smaterializzate a casa la notte precedente, aveva completamente perso i sensi e, dopo che Hermione le aveva tolto i residui di vomito con un gratta e netta e le aveva messo il pigiama l’aveva implorata di dormire con lei.

-Non berrò mai più in tutta la mia vita.- fu il buongiorno della serpe che, rientrata in camera, aveva notato fosse sveglia.

-Sìsì, ed io sono una Purosangue razzista.- disse ironicamente la riccia alzandosi dal letto e dirigendosi in cucina per preparare il caffè; nonostante quella ubriaca fradicia fosse stata Pansy, anche lei sentiva i postumi della serata.

Mentre preparava la moka sentì Pansy prendere posto al tavolo e, quando si voltò, la trovò nella stessa posizione che assumeva ogni volta dopo essersi ubriacata: i gomiti poggiati al tavolo e le mani tra i capelli a sostenere il capo.

-Come va?- domandò, già conoscendo la risposta, mentre spalmava della marmellata su delle fette biscottate.

-Preferirei che un ippogrifo mi calpestasse e staccasse la testa.- rispose proprio mentre la caffettiera iniziava a sbuffare ed il profumo del caffè ad inebriare l’aria e a svegliarle un po’. Hermione verso il caffè in due tazzine che fece levitare sul tavolo insieme alle fette biscottate, per poi sedersi di fronte all’amica che, già dopo un sorso di caffè, sembrava stare meglio.

-Non so come ho fatto tutti quegli anni senza questa diavoleria babbana italiana.- disse riferendosi alla caffettiera per l’espresso. Blaise aveva provato per anni a convincere Daphne e Pansy a provare una bella tazzina di caffè, snobbando il caffè lungo inglese, ma solo Hermione era riuscita a fare sperimentare alle due la bevanda.

-Non sai come faresti senza di me.- si pavoneggiò lei, ottenendo come risposta un semplice grugnito.

Iniziarono a parlare del giorno prima, della cerimonia, di quanto fosse bella Daphne e tenero Blaise, delle loro promesse, del ricevimento.

-Per non parlare di quando quei cosi luminosi mi hanno accoppiato con Potter.- disse delusa Pansy mentre giocherellava con la tazzina ormai vuota.

-Perché? Cosa è successo?-

-Niente, ecco cosa è successo! Un bel niente, stavamo ballando e poi è stato riempito di inviti che ovviamente non ha rifiutato per stare con me e quindi sai anche tu com’è andata a finire.- disse semplicemente tenendo gli occhi fissi sulla tazzina -chissà magari nel fondo del caffè posso leggere che Harry Potter non mi si filerà mai.- scherzò con un tono amaro.

-Quello era il tè.- si morse subito la lingua per il suo essere così pignole -comunque penso che dovresti chiedergli tu di uscire, da quando hai paura di un uomo? La Pansy Parkinson che conosco io ottiene sempre ciò che vuole, anche se questo significa rischiare venire espulse da Madame Maxime.- scherzò ricordando le varie avventure nel loro ultimo anno.

-Hai ragione.- disse la ragazza con una nuova luce negli occhi -Solo che a volte vorrei essere corteggiata, come te con Draco.- continuò facendo andare di traverso il caffè all’amica.

-Ma cosa stai – ma si interruppe prima di terminare la frase, perché formando una “O” con la bocca, che coprì quasi subito con la mano, fece capire all’amica che la sua mente le aveva restituito una parte della serata momentaneamente accantonata -Per la barba di Merlino.- continuò mettendosi le mani a coprire il volto, ricordando veramente tutto quello che era successo.

-Hermione Granger sei l’unica che può dimenticare per un solo istante un invito a cena da parte di Draco Malfoy.- rise Pansy, divertita ma anche scioccata.

-Ieri sera ho ballato con Draco Malfoy- elencò guardando l’amica negli occhi attraverso le dita, per avere conferma di ciò che la sua mente le stava proiettando -mi sono ubriacata con te e lui mi ha chiesto di ballare sulle note di una delle canzoni più belle di sempre.- continuò mentre Pansy annuiva -poi l’ho quasi violentato solo perché lui si comportava da cavaliere.- questa ultima frase uscì con una nota isterica.

-Dimentichi il fatto che ti abbia invitato a cena.- terminò l’amica.

-Non ci vado, gli mando un gufo subito. Gli dirò che ho avuto un imprevisto.-  tutte queste frasi uscirono dalla sua bocca fin troppo velocemente, iniziando ad aprire in modo convulsivo tutti i cassetti di una credenza per cercare la pergamena.

-Wowowo.- disse Pansy alzandosi e bloccandole entrambi i polsi -Respira. Tu sei Hermione Jane Granger, la Salvatrice del mondo magico, la Strega migliore della tua generazione, la secchiona timida di Hogwarts ma anche la donna fenomenale sia a lavoro che ai vari ricevimenti, amante delle tute ma anche degli abiti di classe. So che quel pel di carota ti abbia infettato il cervello anni fa, ma sei fenomenale e no, non rifiuterai l’invito che io, Daphne e soprattutto tu aspettiamo da due settimane, perché se c’è una donna su questo pianeta fatta per Draco Malfoy se proprio tu. Perciò tu non disdici un bel niente e fai vedere al principe delle Serpi che vuol dire essere la regina dei Grifoni e se non va mi dispiace per lui.- terminò il discorso lasciandole i polsi, sicura di avere centrato i giusti argomenti.

-Hai ragione.- disse sicura di sé la riccia -ma senti: come ci si veste ad un appuntamento con Draco Malfoy?- domandò con un tono a metà tra il divertito ed il preoccupato, consapevole di avere lasciato quasi tutto il guardaroba a Parigi.

-Beh- Pansy guardò l’orario -direi di fare un’intensiva seduta di shopping e pranzare fuori.- e fu così che entrambe andarono a farsi una bella doccia.

 

 

La suola delle scarpe italiane battevano sul marmo nero del Ministero della Magia. Draco Malfoy, jeans e golfino nero, avanzava rilassato e completamente a suo agio tra quelle mura… e sorrise. Il suo obiettivo in quei cinque anni fuori continente era proprio quello, tornare ed avere il completo rispetto di tutti senza sentire né i pesi del suo cognome né del suo passato. Entro in uno degli ascensori, diretto al secondo livello, quello che conteneva l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia e quindi il quartiere generale degli Auror.

Salutò con un cenno del capo la segretaria, Heidi MacAvoy, una tassorosso innamorata di lui fin dai tempi di Hogwarts, che invece gli dedicò un saluto della mano fin troppo affettuoso per i suoi gusti. Lui alzò gli occhi al cielo, pentendosi per l’ennesima volta di essersela portata a letto un paio di volte finendo col trovarsela sempre attaccata come una cozza in ufficio. Che ne poteva sapere che lei avrebbe iniziato a farsi i migliori film mentali per un paio di scopate che, a detta di lei, erano state eccezionali, mentre per lui niente di che.

Avanzò fino ad arrivare alla porta dell’ufficio di Harry Potter e, dopo aver sentito un ovattato “avanti” aprì la porta. Trovò il suo superiore immerso nella lettura di un fascicolo sulla sua scrivania che non era mai stata così disordinata da quando lui era entrato nella squadra; quel caso li avrebbe fatti impazzire.

-Nessuna novità.- disse semplicemente il moro dopo avergli lanciato uno sguardo.

-Buon pomeriggio anche a te.- rispose ironicamente il biondo sedendosi di fronte a quello che ormai poteva considerare quasi un amico.

Harry prese il fascicolo e lo passò al collega, che si mise subito a leggerlo, amareggiato di trovare scritto nero su bianco tutto ciò che ormai sapevano da una settimana.

Tutto quello che avevano era ovviamente ciò che avevano dedotto dal corpo delle vittime, avevano messo sottosopra la casa senza trovare neanche un granello di polvere fuori posto, nessuna traccia di stranezze o di un possibile attacco. Flint aveva inviato loro la lista delle conoscenze dei genitori ed in quella trentina di nomi tutti, compreso Marcus, avevano degli alibi stabili ed erano stati interrogati sotto veritaserum. Quindi si trovavano senza un filo di informazioni, con le indagini in stallo e la pressione della stampa che aveva anche tentato di invadere il quartier generale convinti che gli Auror nascondessero le indagini.

-Mi dispiace dirlo ma dobbiamo aspettare che colpisca ancora e faccia un passo falso.- disse a malincuore il Serpeverde -si sa che gli omicidi seriali, ed uno che incide sul petto delle vittime “vendetta” lo è sicuramente, al loro primo atto sono così meticolosi che è raro facciano errori.-

-Hai tremendamente ragione.- soffiò Harry battendo il pugno sulla scrivania. Ci fu un attimo di silenzio interrotto da un lieve bussare.

-Signor Potter vi ho portato i caffè.- Heidi era entrata, dopo avere ricevuto risposta affermativa, con in mano due tazze di caffè fumante non staccando mai gli occhi dal biondo e questa mossa per poco non la fece cadere dopo essere inciampata in un tappeto. Uscì ancheggiando, osservata da entrambi i ragazzi; Heidi non era un brutta ragazza… tutto il contrario! Aveva dei capelli castano chiaro, quasi biondi, che incorniciavano un viso dalla carnagione chiara con gli occhi azzurri, tutto accompagnato da un fisico formoso, ma tutto quello non poteva colmare alle lacune del suo cervello.

-Devi smetterla di portarti a letto le donne che lavorano per questo ufficio.- disse ridacchiando il ragazzo Sopravvissuto sorseggiando il caffè non richiesto.

-Tu invece dovresti iniziare.- rispose il biondo, ricevendo un “touchè” dal collega, trasfigurando il suo caffè lungo in un espresso… quello si che era caffè vero.

-Grande serata ieri, vero?- disse Harry tra un sorso e l’altro con un tono che lasciava molti sottintesi.

-Arriva al punto Potter.- non si poteva raggirare Draco Malfoy questo lo sapevano anche i muri.

-Ti ho visto ballare con Hermione e poi vi ho persi di vista.- disse con tono a metà tra il serio ed il malizioso. Dopotutto erano entrambi grandi e vaccinati, lui aveva rivalutato il ragazzo che gli sedeva di fronte ormai da un bel po’ ed Hermione era cresciuta e matura, sapeva che non si sarebbe fatta abbindolare.

-Potter sai che se fosse stata una come le altre avrei già provato a portarmela a letto, invece ieri mi si è buttata addosso e l’ho anche respinta.- non sapeva nemmeno lui perché gli stesse dicendo quelle cose, ma era la cosa più vicina ad un amico che aveva ora, perché non gli andava di rompere le palle a Blaise il primo giorno di viaggio di nozze e Theo era partito in mattinata per una causa legale in Spagna.

-Non ho intenzione di fare il discorso dell’amico protettivo, anche perché non ce n’è bisogno, lo sappiamo tutti che sei cotto, aspettavamo tutti un tuo passo.- disse alzando le spalle aspettandosi una reazione dal biondo che non arrivò, anzi il biondo si alzò ed andò alla vetrata che dava su Diagon Alley.

-Quasi come te con Pansy quindi?- disse semplicemente lui, facendogli andare di traverso il caffè.

Qualsiasi risposta di Harry venne interrotta da un bussare alla porta che questa volta venne aperta senza alcuna conferma.

-Buongiorno Harry, scusa se sono in anticipo ma ero in giro con Pansy e, visto che lei è dovuta andare a fare delle cose per il Manor della sua famiglia ho deciso di venire qui.- disse sorridendo e posando sulla poltrona precedentemente occupata da Malfoy un sacco di buste di negozi sia magici che babbani, sedendosi sull’altra senza avere ancora notato la presenza del biondo alla vetrata -Penso dobbiate cambiare segretaria, questa mi sembra leggermente rincitrullita.- constatò con un tono leggermente preoccupato ed il biondo per poco non rise di quella situazione, ma si prese un attimo per guardarla. Fin dai tempi di Hogwarts aveva ammirato il suo essere così inarrestabile, sempre con qualcosa da fare e dire, poi la maledetta aveva deciso di sbocciare fisicamente ed ecco a qualche metro da lui quella che sapeva sarebbe stata la sua rovina.

-Non si usa più bussare Granger?- domandò spavaldo e si beò della presa di coscienza che vide sul volto di lei, che finalmente lo aveva notato.

-Malfoy!- esclamò con un acuto, per poi ricomporsi subito -non ti avevo visto… ho interrotto qualcosa? Scusatemi esco subito.- disse colpevole iniziando ad alzarsi.

-Stai Granger, non preoccuparti.- disse lui iniziando a muovere dei passi verso la porta -Vado io.- disse posando lo sguardo su di lei e poi sul suo capo -Potter fammi sapere se ci sono novità, io vado a consegnare quelle scartoffie sulla tentata rapina alla Gringott della scorsa settimana.- poi si diresse verso la porta e, prima di chiuderla alle sue spalle, disse -Granger spero che quella busta di Victoria’s Secret non sia per questa sera.- e, senza attendere risposta, se ne andò con un ghigno sul volto che nessuno dei due Grifondoro vide.

-Questa sera?- domandò Harry squadrando l’amica.

-Mi ha invitata a cena.- rispose Hermione con gli occhi ancora puntati sulla porta ormai chiusa.

-A cena? Malfoy?!- quasi gridò per la sorpresa… da quando lavoravano insieme Malfoy non aveva portato a cena nessuna ragazza, sicuramente aveva offerto pranzi, caffè, colazioni, ma la cena l’aveva sempre vista come un momento più intimo, più confidenziale e sicuramente una dinamica più da “appuntamento” con la A maiuscola.

-Abbassa la voce.- lo fulminò lei -non so, vuoi che ti risponda la segretaria? O Kingsley dall’altro piano?-

-Scusa, solo che sei la prima che porta a cena da quando lo conosco veramente.- si giustificò.

-Ma va, vuoi dirmi che Malfoy non è uscito con nessuna ragazza in questi mesi?- domandò scettica, dopotutto aveva già la testimonianza di Gabrielle.

-Non hai capito, è uscito con un centinaio di ragazze, e non sono esagerato con i numeri.- notò subito l’irrigidirsi di Hermione a quella possibile cifra -ma non ha mai organizzato qualcosa di simile ad un appuntamento galante… diciamo che di solito si focalizza più su altri aspetti.- disse con un tono che si sapeva dove voleva andare a parare ed Hermione chiuse per un attimo gli occhi; si sapeva che il biondo, fin dai tempi di Hogwarts, si divertisse a ricevere particolari attenzioni da tutte le ragazze che lo circondavano, e per quanto ne sapeva lei la compagnia di belle donne era centro delle sue giornate anche in quel momento. Non poteva incolpare né lui, che da scapolo si prendeva tutte le libertà che poteva, né le diverse donne che erano state con lui, dopotutto anche lei al solo pensiero della sera precedente si rese conto che non si sarebbe fatta problemi a concedersi a quel fascino innato se non fosse stato per la sua galanteria.

Fermi un attimo: e se quella che lei definiva cavalleria non era altro che un modo educato per rifiutarla? Però non avrebbe avuto senso invitarla a cena, o forse lo faceva per pena? Quasi come fosse un contentino?

-Hermi ci sei?- la voce di Harry la ridestò dai suoi pensieri.

-E se gli facessi solo pena?- la domanda le uscì dalle labbra ancora prima che potesse decidere di non dirla. Harry rise.

-Non ci trovo niente di divertente.- affermò seria.

-Tu fare pena? A Draco?  Perché ti è così difficile accettare che gli piaci? Tu sei Hermione Jane Granger.- disse semplicemente Harry, poggiandosi allo schienale della poltrona.

-Tu a Pansy vi organizzate per dirmi le stesse cose?- domandò divertita mentre Harry si faceva rosso.

-Anche tu e Malfoy vi organizzate per trattare gli stessi argomenti?-

-Dai andiamo… vuoi o no una mano con i nuovi mobili?- disse la riccia alzandosi e prendendo le buste. Harry aveva deciso di ri-arredare la sua casa, i mobili stile barocco che aveva scelto Ginny non gli erano mai piaciuti, ma per amore se li era fatti andare bene. Era arrivato il momento di cambiare.

-Cacciami una curiosità prima di uscire.- disse il ragazzo appena posata la mano sul pomello della porta.

-Dimmi tutto.- annuì Hermione.

-Quella busta contiene davvero un completo per stasera?- chiese malizioso alludendo alla busta della famosa marca di intimo.

L’unica risposta che ricevette fu uno schiaffo sulla nuca.

 

Era tornata a casa sfinita, Harry si era rivelato più difficile di quanto pensasse e, nonostante le decine di negozi girati, non avevano acquistato neanche il 50% di quello che si erano prefissati. Erano le 6.30 del pomeriggio, aveva due ore per prepararsi.

Fece una lunga doccia e cercò di modellare i suoi capelli in modo che risultassero più ondulati che ricci. Per il trucco optò per qualcosa di semplice, fondotinta, un filo di eyeliner, mascara e rossetto nude, anche perché ancora non aveva la più pallida idea di cosa mettere. Pansy le aveva fatto comprare diverse alternative, ma adesso lei non era tornata ed Hermione si trovava ancora più confusa.

“Calma, iniziamo dall’intimo” pensò, estraendo dalla famigerata busta di Victoria’s Secret tre completini e adagiandoli sul letto. Uno era nero, uno rosso e l’altro verde “con questo lo farai impazzire” aveva detto la Serpeverde riferendosi al colore della loro casata ed infilando il completo nel cestino di Hermione che non aveva potuto minimamento opporsi.

Optò per quello nero, completamente in pizzo, con la mutanda a brasiliana ed il reggiseno a balconcino.

Dopo aver studiato i diversi pantaloni, vestiti, top e gonne che aveva acquistato quel giorno optò per una gonna bordeaux a tubino lunga fino al ginocchio e con un profondo spacco sulla coscia sinistra ed un top nero con scollo a barca. Si guardò allo specchio soddisfatta dell’effetto che il balconcino dava col top, poi lasciò cadere lo sguardo sullo spacco e le venne un brivido al ricordo della mano di Malfoy, grande e sicura, sulla sua coscia la sera prima.

Calzò un paio di sandali neri, semplici, ed indossò solamente un paio di orecchini con punto luce. Guardò l’orologio: erano le 8.25, aveva giusto il tempo di preparar la borsetta, nella quale inserì la bacchetta, il portafogli e le chiavi.

Quando il campanello suonò aveva appena finito di spruzzare il suo profumo e, lanciando uno sguardo all’orologio, vide che Malfoy era preciso come un orologio svizzero. Il tempo di esprimere questo pensiero e il campanello suonò nuovamente però in modo più insistente, ed alzò gli occhi al cielo. Guai a fare aspettare un Malfoy.

-Mi daresti il tempo di attraversare il corridoio?- disse aprendo la porta proprio mentre il biondo stava facendo squillare il campanello per la terza volta, finendo appena la vide -Buonasera Malfoy.- disse ostentando una sicurezza che realmente non aveva, ma facendosi forza con lo sguardo che le aveva lanciato appena l’aveva vista.

-Non si fa aspettare un Malfoy- disse con un tono fintamente serio -Buonasera a te Granger.- ghignò. Hermione si prese un attimo per guardarlo e ringraziò per non essersi messa qualcosa di troppo casual: Malfoy indossava un completo blu scuro dal taglio leggermente sportivo ed una camicia bianca, niente di che, ma sembrava elegante quasi quanto il giorno prima mentre indossava un abito di alta sartoria.

-Vuoi entrare?- domandò Hermione cercando di fermare l’analisi degli occhi di lui su di lei: chissà che stava pensando.

-Oh Granger sì sei bellissima stasera ma penso non sia arrivato ancora il momento di fare questo genere di inviti.- scherzò lui facendo capire alla riccia la gaffe.

-Va al diavolo Malfoy.- disse arrossendo e facendo per uscire -dove mi porterà stasera il fantastico principe delle Serpi?- disse mentre chiudeva la porta ed innalzava gli incantesimi di protezione.

-Come mi hai chiamato?- domandò sorpreso, mentre lei posava la bacchetta nell’elegante borsa nera. Sfruttò quel suo momento di distrazione per guardarla nuovamente: oh sì, quella sera aveva intenzione di farlo impazzire con quell’outfit, e qualche istante prima quando lei gli aveva posto quella semplice domanda nel modo più ingenuo possibile, lui aveva rischiato di accettare, perché avrebbe mentito se avesse detto che non l’avrebbe fatta sua seduta stante, come anche la sera precedente, ma sapeva che lei sicuramente non lo avrebbe né rifiutato né incolpato, ma lo avrebbe rivalutato perché l’avrebbe trattata come tutte le donne fino ad ora.

-Non fare il finto tonto Malfoy – la voce di lei lo ridestò – lo sai che ti chiamavano così le tue spasimanti ai tempi di Hogwarts.- disse lei con un tono ovvio.

-Quindi possiamo dire che tu sei una mia spasimante?- domandò malizioso porgendole il braccio.

-Nei tuoi sogni Malfoy.- rispose lei sicura afferrando il braccio di lui.

-Sapessi cosa c’è veramente nei miei sogni Regina dei Grifoni.- le sussurrò all’orecchio mentre si dirigevano al portone del palazzo. L’unica risposta di Hermione fu un pizzicotto ben assestato sul braccio che le aveva appena porto.

-Quindi dove mi porti?- domandò nuovamente appena usciti dal palazzo ed Hermione ebbe la consapevolezza di essersi dimenticata una giacca, aveva quasi dimenticato come la sera a Londra potesse fare freschetto anche con giornate caldissime, però decise di non dire niente, consapevole che se ne sarebbe pentita presto.

-Allora Granger, so che potresti non fidarti – iniziò a dire mentre mandava la mano libera nella tasca dei pantaloni per prendere quella che lei riconobbe essere una chiave di auto – ma ormai sei sulla barca, quindi devi prendere tutto quello che ti viene.- e, ghignando, pigiò un pulsante che le fece subito notare di fronte a loro la Lamborghini di qualche giorno prima.

-Giura che non hai barato per prendere la patente.- disse lei fermandosi mentre lui continuava in direzione dell’auto per aprire lo sportello lato passeggero. Hermione, conscia di essere in mezzo alla strada lo raggiunse, lo sportello a dividerli.

-Credi veramente che metterei in pericolo la vita della ragazza con cui ho un appuntamento?- scherzò lui, ma notò che lei rimanesse impassibile -Granger non ho imbrogliato, né usato la magia al mio esame della patente. Il ristorante dove ti sto per portare è a mezz’ora da qui in auto quindi decidi se salire o, se non sei a tuo agio, possiamo trovare un vicolo e smaterializzarci.- disse serio.

Hermione si prese un attimo, sembrava veramente onesto e, volle fidarsi.

-Spero per te che non mi farai pentire della mia scelta.- disse lei sorridendo nervosa e sedendosi sul comodo sedile in pelle scura, allacciando la cintura. Lui evitò di darle il tempo di pentirsi e salì subito in auto, nascondendo la sua euforia: da quanto tempo non si sentiva così? Mise a moto e si immise nelle strade della capitale inglese, sicuro delle sue mosse.

-Allora…- disse Hermione spostando lo sguardo dalle luci della città al guidatore, sentendo una fitta allo stomaco per quanto fosse affascinante così concentrato nella guida -come mai Draco Malfoy si è abbassato a questa realtà babbana?- domandò facendolo sorridere.

-All’inizio è stata quasi una scelta obbligata dovuta alle mie ricerche nel mondo babbano in America- mise la freccia per voltare a destra ad un incrocio -poi mi sono reso conto che fosse una cosa che mi piacesse, quasi come quando sono su una scopa. Sono sempre stato amante della velocità e questo è solo un altro mezzo per raggiungerla.- disse battendo la mano sul cruscotto, quasi come se stesse facendo una carezza ad un cucciolo -Ero serio prima Granger, non ho imbrogliato, ho preso la patente come un qualsiasi cittadino babbano.- rimarcò il concetto quando rallentò per fermassi ad un semaforo rosso.

-Chi lo avrebbe mai detto!- esclamò la riccia con tono ilare, guadagnandosi uno sguardo fintamente offeso dal biondo -Dai, se qualcuno cinque anni fa ti avesse detto che avresti guidato un auto babbana per portare a cena una mezzosangue come l’avresti presa?- scherzò lei.

-Forse non così male come crediamo.- rispose onesto partendo allo scoccare del verde.

-Cioè?- sapeva che quella curiosità sarebbe potuta essere un’arma a doppio taglio, ma ormai era partita.

-Questa…- si fermò come a cercare la parola giusta –“elettricità” che c’è tra di noi- disse guardandola distraendosi solo un istante dalla guida, come a cercare la conferma delle sue parole nello sguardo di lei -c’è sempre stata, e se ai tempi fossimo stati semplicemente troppo ciechi e presi dalle nostre rispettive battaglie per notarla? Capisci che intendo?-

E come se lo capiva, dentro di se forse aveva già fatto quel discorso, ma sentirselo dire così, da lui, faceva tutt’altro effetto.

-Capisco, avevo riflettuto anche io su questa cosa.- ammise -Non guardarmi così, Pansy e Daphne mi stanno facendo un pressing mentale da quando mi hai portato a casa il braccialetto di mia nonna.- esclamò dopo lo sguardo sconcertato del biondo, sorpreso che lei non avesse per nulla negato quel loro strano tipo di connessione.

-Beh, loro da 15 giorni, Blaise più o meno dal ballo del Ceppo.- disse frettoloso, accendendo la radio.

Le note di “In the end” dei Linkin Park inondarono l’abitacolo ed Hermione ne venne subito distratta… adorava quella canzone!

Il biondo sospirò di sollievo, sapeva di avere detto un po’ troppo, come sapeva anche che con la Grifona il discorso fosse semplicemente rimandato. Rise sentendo la voce leggermente stonata della Granger, sembrava rilassata, dopotutto per cantare una canzone in auto accanto al tuo nemico di sempre devi sentirti un minimo a tuo agio no?

-Non ti piacciono i Linkin Park?- domandò la mora a fine canzone.

-Sì mi piacciono, ma non canto spesso davanti alle persone.- disse sereno.

-Scusa, ti ha dato fastidio che cantassi?- chiese leggermente mortificata. Non avrebbe cantato se non si fosse sentita di farlo, a volte si tratteneva anche davanti alle sue colleghe con le quali aveva diviso notti in missione e molto altro, ma con lui accanto le era venuto quasi automatico.

-No, anzi, gli acuti stonati mi hanno quasi fatto ridere.- disse lui ghignando.

-Faccio finta di non aver sentito.- disse lei -Quindi mi porti in un locale della Londra Babbana?- domandò notando che si stava immettendo in dei parcheggi che ricordava fossero vicino Covent Garden.

-Non riesci proprio a non fare domande per più di due secondi?- scherzò lui trovando parcheggio e spegnendo l’auto -comunque sì, il ristorante è qui vicino.- disse spegnendo l’auto.

Lui le aprì la portiera e dentro di lei si sentì lusingata per quelle piccole attenzioni cavalleresche che nessuno le aveva mai concesso. Le porse di nuovo il braccio che lei non esitò ad accettare e si incamminarono.

 

 

Il San Carlo Cicchetti era uno dei ristoranti italiani migliori di Londra, ed Hermione lo sapeva, perché non esisteva londinese che non conoscesse la nomea di quel ristorante di Covent Garden. Lei adorava la cucina italiana, perciò si chiese se il biondo non le avesse letto nella mente quando si erano trovati davanti al locale.

-Stupita Granger?- le chiese aprendo lo spesso portone di vetro del locale per farla entrare.

-Sarei una bugiarda a dire di no.- ammise poco prima che un cameriere salutasse in modo tanto rispettoso quanto confidenziale il biondo per indicargli il tavolo a loro riservato; doveva essere un cliente abituale.

Il loro tavolo non era troppo appartato, e la riccia ringraziò per questo, ma neanche troppo in mezzo alla gente; si trovava accanto una delle grandi vetrate, affiancato da due comode sedia imbottite turchesi e con sopra una grande lampada dallo stile moderno che illuminava il tutto in modo soffuso.

-E’ bello qui.- disse semplicemente guardandosi intorno. Quel locale era accogliente, con gente ma non troppo affollato e quell’atmosfera italiana sembrava, nonostante fosse un posto abbastanza elegante, creare un ambiente confidenziale; tutto l’opposto del locale dove l’aveva portata Pucey qualche giorno prima, dove si sentiva scomoda e fredda.

-Sì, per non parlare della cucina.- replicò lui prendendo posto.

-Come hai fatto a prenotare con così poco preavviso?- era veramente curiosa, sapeva che quel locale fosse sempre pieno e che, per trovare un tavolo si dovesse telefonare almeno una settimana prima -Non dirmi che avevi previsto questa uscita perché non ci crederebbe nemmeno Pansy da ubriaca.- lo bloccò prima che potesse dire qualche scemenza.

-Touchè.- rise lui alzando le mani in segno di resa -Conosco il proprietario, comunque. Vengo spesso qui.-

-Ecco perché sembra che ti conoscano tutti.- constatò proprio mentre una cameriera porgeva loro i menù, non staccando gli occhi dal Serpeverde.

-A lei signor Malfoy.- disse civettuola, mentre non degnò la riccia di uno sguardo.

-Grazie Mary.- la ringraziò lui non dandole troppe attenzioni. Questo non scoraggiò la biondina.

-La trovo bene.- insistette lei, mentre Hermione afferrò il suo menù cercando di distrarsi.

-Grazie, ci porteresti cortesemente una bella bottiglia di Chianti mentre scegliamo con cosa cenare, per favore?- domandò cortese ma distaccato, e la cameriera annuì dileguandosi.

-Pessima mossa portare qualcuna a cena in un posto dove ti sei fatto la cameriera Malfoy.- disse con un tono leggermente irritato.

-Gelosa Granger?- la stuzzicò il biondo accettando la bottiglia di vino da un cameriere e versandone un po’ sia a lei che a lui.

-Hermione Jean Granger.- qualsiasi risposta venne interrotta da una voce dal marcato accento francese che fede sorridere malefica Hermione ancora prima di voltarsi. Conosceva quella voce ed era un segnale divino che le avrebbe concesso di vendicarsi leggermente sul biondo che, vedendo il nuovo arrivato alle spalle di lei, irrigidì la mascella impercettibilmente.

-Antoine!- esclamò Hermione quando il suo ex-collega e scopamico le si presentò davanti in tutta la sua bellezza. Perché Antoine aveva il tipico fascino del parigino. Si alzò per abbracciarlo e dargli i consueti 4 baci sulle guance -Cosa diavolo ci fai qui? – domandò sinceramente contenta e stupita di vederlo.

-Devo incontrare stasera un esponente del Ministero inglese per degli scambi di Manufatti magici e, per fortuna divina, ha scelto questo locale.- disse facendole il baciamano e l’occhiolino -Ora devo andare, rimango in città per un paio di giorni, nel caso mandami un patronus.- terminò per poi andarsene.

-L’educazione del presentare la gente dov’è finita Granger?- disse sprezzante il biondo quando lei si risedette.

-Dove l’hai lasciata tu prima quando eri nella bolla con la tua Mary.- disse semplicemente afferrando il calice di Chianti.

-Hai dei precedenti con quel tipo?- domandò con un tono infastidito.

-Geloso Malfoy?- ghignò lei per l’uso della stessa domanda che le aveva posto poco fa lui.

Vennero interrotti da Mary che prese le loro ordinazioni, anzi quelle di Malfoy che, chiedendole il permesso con lo sguardo, ordinò una moltitudine di piatti che avrebbero diviso.

-Fidati, meglio provare più cose possibili qui.- disse cercando di smorzare l’atmosfera, senza alcun risultato.

Fu così che chiamo Peter, un altro cameriere più anziano della bionda che si avvicinò sorridendogli cortese.

-Signor Malfoy mi dica.-

-Salve Peter, preferirei avere un altro cameriere a servirmi questa sera se possibile.- disse serio, guadagnandosi uno sguardo stupito dalla riccia di fronte a lui.

-Certo signor Malfoy, vi servirò personalmente.- sorrise sia a lui che ad Hermione per poi dileguarsi.

-Non dovevi…- disse lei intimidita fuori ma con dentro una festa piena di gente che faceva il trenino.

-Dovevo invece. Siamo riusciti a fare un’uscita, stava andando tutto bene e non voglio che una sempliciotta Mary o un francese Antoine possano rovinarla. Ovviamente abbiamo avuto entrambi una vita prima di questa serata, sinceramente quella cameriera è stata forse la peggiore performance e non pensavo fosse così poco professionale e mi scuso. Ricominciamo?- disse alzando il calice in segno di resa?

-Ricominciamo.- disse leggera Hermione alzando il suo calice e facendolo tintinnare con quello del biondo.

 

La cena proseguì abbastanza bene, sarà stato merito della loro connessione o delle tre bottiglie di Chianti, ma avevano riso tantissimo e chiacchierato come dei normali ragazzi e, per molte persone che li scorsero dall’esterno della vetrata, sembravano una coppia felice.

Nessuna tecnica di Hermione era servita per dividere il conto, perciò accettò leggermente infastidita, ma anche lusingata. Uscirono dal locale con ancora il sapore di quel fantastico tiramisù in bocca e si resero conto, lanciando uno sguardo al grande orologio all’uscita del locale, che si erano fatte le 11.30.

Lui, conscio di avere fatto ubriacare la Granger, aveva intenzione di portarla a casa e tornare subito a casa sua, al massimo rubarle un bacio sotto il portone, ma come la sera precedente non avrebbe sfruttato la sua debolezza, la voleva pienamente conscia di ciò che avrebbe fatto.

-Non andiamo già via.- disse Hermione con la voce da bambina afferrandogli la manica della giacca -non mi va.-

-Non ti va?- domandò divertito.

-No, non voglio finire la serata, stiamo così bene.- disse ormai senza alcun filtro.

-Ok va bene.- accettò il biondo guardando la strada e pensando a cosa fare -andiamo.- disse dopo avere avuto un’illuminazione. Senza alcun invito la riccia si aggrappò al suo braccio e ridacchiando.

La stava portando sul lungofiume del Tamigi che era poco distante da lì, non era niente di troppo originale, ma lui aveva organizzato solo la cena perché convintissimo che non sarebbero arrivati agli antipasti senza accoltellarsi. Invece aveva passato una delle cene più belle e divertenti della sua vita, perché la Granger sapeva essere divertente, arguta, intelligente ed anche insopportabile in un modo fenomenale.

-Ho sempre adorato questo posto.- disse la riccia fin troppo euforica dopo qualche minuto di passeggiata accompagnata dal rumore dell’acqua che si infrangeva sulle sponde e del traffico londinese sempre impazzito.

-Ho azzeccato allora.- affermò lui vittorioso, mentre Hermione inciampò su una mattonella dislivellata e sarebbe sicuramente caduta se i riflessi di Malfoy non l’avessero subito afferrata -Attenta Mezzosangue, voglio portarti sana e salva a casa, altrimenti Potter mi ucciderà.- scherzò con le mani ancora sui fianchi di lei a sorreggerla.

Lei gli mise le mani intorno al collo cercando, per quanto il vino le permettesse, di trattenere i brividi che il calore delle mani di lui attraverso la stoffa le causavano. Lo guardò, studiando ogni dettaglio del viso, passando dagli occhi, al naso, fermandosi poi sulla bocca, su quelle labbra che bramava ormai da giorni e con la consapevolezza di ciò che era ormai nella sua mente dal risveglio quella stessa mattina.

-Granger non credo sia il caso.- disse lui in un sussurro, cercando di trattenersi. Certo che per lui era il caso, ogni cosa di quella ragazza lo faceva impazzire, ma non voleva andare troppo di fretta, non voleva rovinare tutto… ma era così difficile! E lei non lo aiutava per niente!

-Cosa c’è Draco, non ti piaccio?- soffiò lei a pochi centimetri dalle sue labbra, sentendo il profumo alla menta di lui.

-Non dire scemenze Granger, non sai quanto mi piaci.- affermò, con la testa ancora ferma a come il suo nome risultasse migliore se detto dalle labbra carnose di lei.

-Allora taci.- disse lei, annullando la distanza tra le loro labbra.

Il bacio iniziò prima timido e cauto, per poi diventare più consapevole, dolce, ma anche sensuale. Il biondo strinse maggiormente il corpo esile di lei al suo, facendoli aderire perfettamente e facendole uscire un leggero gemito, mentre le sue mani piccoline giocavano con i capelli sulla sua nuca, facendogli venire la pelle d’oca. Si beò di quel bacio, chiedendosi come aveva fatto a non rendersi conto di attenderlo con tanta ansia, euforico e felice come non era da tempo.

-Draco- disse lei staccandosi dalle labbra di lui, rendendosi conto di avere la schiena poggiata ad uno di quei lampioni in metallo scuro che costeggiavano tutto il Tamigi, vicinissima al corpo del biondo.

-Sshh- fu l’unico suonò che uscì dalla bocca di lui prima di riprendere a baciarla, col corpo ancora più vicino a quello di lei che non protestò e non si oppose, anzi, iniziò a fare vagare le sue mani su e giù per il petto di lui, coperto dalla camicia.

Erano proprio loro: Hermione Granger e Draco Malfoy, intendi a baciarsi come una normalissima coppia sulle sponde del Tamigi, dimentichi della gente intorno, dei clacson delle auto e di tutto ciò che li circondasse. Si studiavano, si saggiavano, tutto ciò con una tranquillità che non si aspettavano di avere mai nella vita. Il fatto di essere lì a baciarsi veniva così automatico che era quasi come se lo facessero da sempre, come se quelli non fossero i primi incontri delle loro labbra, come se si incastrassero perfettamente.

Hermione gemette leggermente quando lui le mordicchiò il labbro inferiore, sentendo ancora il sapore amaro del caffè e dolce della crema al mascarpone della bocca di lui e, probabilmente, in quel momento catalogò il tiramisù come il suo dolce preferito in assoluto. Lei perse ogni collegamento con il mondo terreno nel momento in cui le dita di Draco sfiorarono, intende a salire e scendere per la sua schiena, una porzione di pelle rimasta scoperta dal top; fu dopo quel contatto che afferrò il capo del biondo per avvicinarlo, se possibile, ancora di più al suo, approfondendo maggiormente il contatto tra le loro lingue. Non ce la faceva più, era colma di desiderio nei confronti di quell’uomo affascinante intento a baciarla.

-Vieni.- disse separandosi da lui, sospirando per il distacco, afferrandogli la mano e facendolo camminare. Lui non disse niente, se non un semplice mugugno di protesta quando si era staccata, e la seguì in un vicolo abbandonato.

-Granger ma cosa…?- ma venne interrotto dalla smaterializzazione congiunta che lei aveva fatto partire.

Si trovarono in un altro vicolo buio, col suono della città leggermente ovattato.

-Granger si può sapere…- questa volta venne interrotto dalle labbra di lei, pretenziose, sicure e non più caute come qualche minuto prima. Lo aveva fatto appoggiare al muro, per aderire completamente a lui. Sentiva tutto il suo essere donna attaccato a lui, partendo dal seno a scendere, stretta a lui quasi come a volersi fondere. Non resistette alle labbra seduttrici di lei ed alle sue mani curiose che avevano ripreso a giocare con i suoi capelli e, con entrambe le mani le afferrò i glutei per spingerla ancora di più verso di lui che pensò di potere anche morire in quel modo, a metà tra un muro lurido ma con lei di fronte, vogliosa e presa quanto lui.

La riccia a quel contatto si eccitò maggiormente, poi quando lui fece pressione sul suo sedere per avvicinarsela, lei sentì l’eccitazione di lui aderire, sempre attraverso la stoffa, al suo monte di Venere, e non riuscì a non farsi scappare un gemito di piacere. Sorrise sulle labbra di lui, orgogliosa di essere lei la causa di tutto quel suo desiderio, sentendosi potente, e sia grazie al vino che a questa sensazione trovò l’ulteriore coraggio di strusciarsi a lui, facendo dei piccoli movimenti su e giù, sentendo la sua pelle quasi bruciare dal desiderio.

Quando lui sentì quello sfregamento non ci vide più e, con una mossa agile, capovolse la situazione, e fu Hermione a trovarsi tra il muro e Malfoy, che continuava a stringerle i glutei rubandole profondi sospiri.

-Non qui.- disse lei in un attimo di lucidità, quando si ricordò di esser in un lurido vicolo della Londra babbana e, nuovamente, gli afferrò la mano e lo obbligò a seguirla.

-Mi farai impazzire.- disse lui con la voce resa roca dal desiderio, facendole ribollire il sangue nelle vene. La Grifona li aveva fatti smaterializzare a pochi passi dalla macchina di lui.

-Dove vuoi andare?- domandò una volta che entrambi si trovavano dentro l’auto. Lei guardò fuori dall’auto, era notte fonda ormai e tutte le auto che prima si trovavano nel parcheggio erano scomparse.

-Da nessuna parte.- disse con una luce maliziosa negli occhi. Prese la bacchetta e fece un incantesimo di disillusione sull’auto; nessuno li avrebbe mai potuti vedere -Non ce la faccio ad aspettare Malfoy.- disse rispondendo al suo sguardo interrogativo. Gettò tutto sul cruscotto e, con un salto di agilità, si mise a cavalcioni su di lui.

-Viva il romanticismo Grifona.- scherzò lui prima che lei riprendesse a baciarlo in modo tremendamente sensuale. Oh sì, quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire.

-Stai zitto.- disse per poi continuare a baciarlo lentamente. Scese poi a baciargli la porzione di collo non coperta dalla camicia.

-Granger.- la chiamò lui sospirando per quelle attenzioni, posandole nuovamente le mani sui glutei -Granger.- non ottenne nuovamente nessuna risposta, perciò l’afferrò per le spalle così da allontanarla da lui.

-Malfoy se non ti piacevo bastava dirlo.- disse lei delusa facendo per scendere, ma venne ben presto bloccata da lui.

-Non fare l’idiota Granger. Lo sai che mi piaci e penso che si noti.- commentò acido riferendosi alla sua erezione che svettava nonostante i pantaloni -Volevo solo essere sicuro che tu fossi convinta, abbiamo bevuto stasera, non vorrei ti pentissi.- ammise onesto, facendola quasi commuovere per la galanteria e la gentilezza che le stava dimostrando.

-Non sono mai stata così sicura.- disse dolce, fiondandosi nuovamente sulle labbra di lui, che adesso, preso dalla sicurezza della sua conferma, era più rilassato. Portò le mani sulla zip della sua gonna, che adesso vista la posizione era quasi completamente raccolta all’altezza delle cosce. La fece calare mentre la riccia si stava nuovamente dedicando al suo collo, aprendo i bottoni della sua camicia. Fu felice di scoprire che la zip aprisse tutte la gonna, così da poterla rimuovere senza problemi e lanciarla sul sedile accanto. Si beò del tatto delle sue mani con la pelle morbida dei glutei di lei, facendo scendere e salire le mani e adorando i gemiti di lei. La riccia nel frattempo gli aveva tolto giacca e camicia, constatando che tutto quello che traspariva quando era vestito non era meglio di quello che effettivamente si trovava davanti; sembrava un Dio Greco, col fisico longilineo e muscoloso, non troppo grosso, ed era tutto lì per lei.

Il biondo iniziò a toglierle il top, avendo completa visuale di lei in quel completino intimo tanto sensuale quando semplice.

Vennero interrotti da una luce celestina.

-Draco vieni subito al Magic Ritz di Diagon Alley, ti aspetto lì.- la voce proveniente dal patronus di Harry terminò così come era iniziata, facendo dissolvere il cervo in una nuvola.

Non ebbero neanche il tempo di prendere coscienza di quello che era appena successo che arrivò un altro patronus, questa volta con le sembianze di un gatto.

-Herm vieni subito al Magic Ritz di Diagon Alley, è lavoro ed è urgente.- disse la voce di Pansy.

Entrambi si guardarono negli occhi ansimanti e, presa coscienza di ciò che stavano per fare, si rivestirono… senza il bisogno di parlare, si erano già capiti.

 

Angolo autrice:

Ciao a tuttiiiiii, capitolo in ritardo (come sempre ormai) e più lungo dei precedenti. Finalmente siamo arrivati al fatidico primo appuntamento ma, se vi ho fatto aspettare un po’ per il primo bacio, potevo servirvi su un piatto d’argento la prima volta? Ovviamente non sono Draco ed Hermione senza qualche interruzione/complicazione. Ho voluto dedicare un poco di tempo anche ai due separati con i loro amici, vedi il momento Herm/pansy e Draco/Harry, anche perché adesso a quanto pare avranno del lavoro da fare tutti insieme. Che sarà successo? Nuovi omicidi? E perché hanno chiamato a servizio anche le Auror francesi? Nei prossimi capitoli spiegherò tutto!

Parliamo dell’appuntamento… che ne pensate? Finalmente siamo riusciti a farli stare insieme come una coppia quasi normale! Il ristorante esiste veramente, ed è uno dei ristoranti di cucina italiana migliore a Londra… come avete visto mi piace inserire elementi (come anche quelli musicali) appartenenti al mondo reale, li rende quasi quasi più vicini a noi!

Beh spero vi sia piaciuto il capitolo, fatemi sapere che ne pensate e che aspettative avete per il futuro di questa storia. Ho in mente un’idea per un’altra storia, con trama diversa da questa, ma sicuramente Dramione, dite di iniziarla o aspettare ancora? Fatemi sapere!

Ringrazio come sempre tutti voi che seguite, ricordate, preferite e recensite la mia storia, siete fantastici! <3 Fatemi sapere che ne pensate del capitolo, come sempre, tengo molto alla vostra opinione. Baciiiiii <3

PS: risponderò questa sera alle recensioni degli scorsi capitoli! <3

 

  
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