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Autore: Miki_TR    15/05/2005    6 recensioni
Una storia un po'... folle.
Genere: Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FOLLIA

FOLLIA

Mi chiamo Mattia Zanaldi, Liceo classico, seconda D, eterno ultimo. Nessuno si è mai accorto di me, mi saltano quando fanno l'appello, tanto sono in fondo, i miei non si preoccupano se ritardo, i compagni non mi invitano alle feste. Meglio così. Non capiranno il mio segreto. Solo io lo conosco. Solo io.

Martina aveva tre anni. Treccine, lentiggini. Me lo ha rivelato lei. Sei pazzo. Poi è caduta. Dalle scale, anzi dalla balaustra. Tre piani di testa. Non si sa come abbia fatto a sporgesi. Terribile tragedia. Genitori e maestre in lacrime. Io piangevo, avevo visto tutto, non è un bello spettacolo per un bambino di quattro anni il cervello della propria compagna sul pavimento. E' facile piangere.

Versione di greco. Cinque e mezzo. Non mi sono distinto. Professore con gli occhiali, non mi guarda. Eppure sono bello. Moro, occhi azzurri, atletico. Non si accorgono che non mi hanno mai visto sorridere? Non gli importa.

Poi è arrivata lei. Supplente di filosofia. Quarant'anni, mora. Si presenta sorridente, vestita di lino giallo, le manca il cappello di paglia poi è perfetta. Dalla scollatura si intravede la spallina del reggiseno. Eccitante. Fa l'appello, poi mi interroga. Proprio me. Mi ha scelto. Ed io ho scelto lei. E' legata a me, carne e sangue. Mi guarda. Mi ascolta addirittura. Straparlo di Cartesio. (Ironia: meccanicamente). Ho occhi solo per le sue gambe. Sette. Puoi fare di meglio, mi dice, hai affinità con la filosofia. Io non ho affinità. Solo follia. Ma lei non lo dovrà sapere mai.

Ci porta in gita quell\rquote anno. Trentino. Quattro giorni. Chiacchieriamo in treno. Di eresia. I roghi mi hanno sempre eccitato, ma lo ometto. Chiacchieriamo per strada. Chiacchieriamo sulle piste. Chiacchieriamo in albergo tutta la notte. Non chiacchieriamo solo. Sono affari miei. Mi considera brillante, geniale addirittura. Genio e follia, inseparabili come luce e ombra. Si sta innamorando. Lo confessa come una quindicenne.

Sono due mesi tranquilli. A scuola è tutto normale. A casa sua non c'è nessuno. Uccido il mio gatto. Lo addormento col Valium di mia madre e gli passo sopra con la macchina. La mia sorellina piange. Non l'ho proprio visto.

Lei riempie i miei sogni. Mi taglio affettando le carote. Vado in bagno e scrivo il suo nome con il sangue sullo specchio. Il mio sangue e il suo nome bellissimo. Mar-ghe-ri-ta. Lo scandisco. Pulisco lo specchio. La chiamo. Alle otto da lei. Mi deve parlare di una cosa importante. MiamaMiamaMiama. Una litania che mi permette di vivere. Mamma ceno fuori. Va bene caro.

Non ne può più. I vicini chiacchierano di noi. Cosa direbbe se volessi ucciderli per lei? L'ho già fatto. Mio zio molestava mia cugina. Andavo a fargli l'insulina la sera. Aria nella siringa. Embolia. Suo padre era morto così. Niente indagini. Avevo solo tredici anni. Insospettabile.

Fuggiremo. La supplenza finisce domani. Domani sera andiamo in Svizzera. Luci basse. Letto matrimoniale. Il finale giusto per una serata idilliaca.

Quindici giorni a Saint-Moritz. Alpi attorno. Albergo. Noi due soli. Ho comprato un monolocale in periferia con i soldi che ho rubato a mio padre. Andrà bene se stiamo stretti. Stretti per sempre. Come un cappio.

Festeggiamo. Ristorante costoso. Cameriere in livrea. Lei gli sorride. E' solo educata, mi dico. Gli sorride. GLI HA SORRISO. Il caffè mi va di traverso. Tosse. Lucine davanti agli occhi. Tutto bene caro? Sopravviverò. Forse.

Litigio, il primo. Vorrei picchiarla. Finiamo a letto. Scopro che le piace se sono violento. Sempre meglio.

Mal di testa, tre giorni dopo. Lei parla al telefono. Mal di testa. Lei ride. Dolore. Lei dice ciao Gianni. MAL DI TESTA. Chi è Gianni? Un nome orribile. Un amico, risponde. Troia. DOLORE.

Sera. Ancora mal di testa. Chi èGianni? Un amico, amore. Lo ucciderò. Questa volta lo dico. LEI E' MIA. No, tesoro, non scherzo. Sei pazzo. Non doveva dirlo. Come Martina. Ha paura. Prendo il coltello. Lacrime. Sue e mie. Ti amavo.

 

Eppure mi sembrava un bravo ragazzo, un po' chiuso, ma terribilmente seducente. Ricordo che mi colpì subito. Mi innamorai in un mese. Ero divorziata, non ne volevo più sapere di uomini, ma lui aveva il fascino del ragazzino inesperto nel corpo di un adulto. Era troppo bello per essere vero, lo capii quando impugnò il coltello. Prima credevo che scherzasse, altrimenti gli avrei detto la verità. Gianni era un ginecologo. Ero incinta di lui. Volevo solo fargli una sorpresa, Dio, lo giuro. Non volevo mentirgli. Era così dolce. Dopo la prima pugnalata svenni. Mi ripresi e lui era dentro di me. Il viso stralunato, e io capii la verità delle mie stesse parole. Pazzo. Continuò a picchiarmi e a sfregiarmi col coltello. Svenni ancora. Ricordo l'ambulanza. Ero stesa sul marciapiede davanti casa coperta di sangue. Sentii le sirene e pensai che l'incubo era finito. Ma avevo perso molto sangue. Lo disse il medico. Sentivo il lettino cigolare, gli scossoni, la voce di un medico che mi chiamava. Ogni respiro era sofferenza. Poi qualcosa si fermò dentro di me. Espirai. Chiusi gli occhi. Non inspirai mai più, mentre per qualche istante ancora sentii il lungo bip della macchina che leggeva il mio cuore. Sipario.

Eccola la corda, il cappio. Lacrime. Ti amavo, per questo ho dovuto ucciderti. Arrivo. Salto, la corda è tesa. Chiudo gli occhi. Mar-ghe-ri-ta. Sipario.

 

" E' appena giunta in redazione una notizia dalla Svizzera: due nostri connazionali sono i protagonisti di una tragica vicenda di omicidio-suicidio a sfondo passionale. La polizia svizzera non ha ancora fatto alcuna dichiarazione in merito ai dettagli di questa triste storia. Vi daremo ulteriori notizie nella prossima edizione del nostro telegiornale. Ed ora, passiamo allo sport..."

  
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