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Autore: mattmary15    07/10/2020    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16
Quando speri per il meglio, è allora che tutto precipita

 

Quando la luce del bifrost sparisce dal tetto del palazzo su cui li ha portati, Karen non può fare a meno di sorridere per i travestimenti che Loki ha scelto per loro. 

Lei è vestita come Maria Hill, tailleur nero e tacchi a spillo, Loki indossa un abito grigio che lo fa somigliare ad un attore di Hollywood mentre Thor sembra un meccanico, disordinato e in sovrappeso.

“Cosa mi hai fatto? Perché sembro un ubriacone?” Si lamenta Thor allargando le braccia.

“Non lamentarti, così passi inosservato. Di solito sei più, come dire?” Loki esita cercando la parola giusta.

“Fulgido? Meraviglioso?” Fa Thor.

“Appariscente.” Lo zittisce il fratello.

“Non è il momento di discutere. In effetti faccio fatica a riconoscerti, Thor, ed è un bene.”

“Sentita la signora?”

“Sì, fratello. Qual é il piano?”

“Dobbiamo parlare con gli altri.” Dice Karen. “Saranno tutti nel palazzo dei congressi.”

“Allora dobbiamo cercarli. Faremo prima se ci dividiamo.” Fa Thor.

“Non mi piace questa idea.” Lo interrompe Loki.

“Invece ha ragione,” lo interrompe Karen, “non abbiamo molto tempo. Dobbiamo trovare, Steve e Tony.”

“Tony è nel palazzo mentre Steve è qua intorno, lui non ha intenzione di firmare.”

“Come fai a saperlo?” Chiede Thor. Loki sfila dalla tasca dell’abito un telefono. “Dove diavolo lo hai preso quello?”

“Me lo ha dato Fury, insieme al distintivo da agente. Quello l’ho perso, peccato. Il telefono è più importante. Invenzione interessante. Dovresti averne uno, Thor.” Lo prende in giro Loki.

“A che ti serve?”

“Fury mi ha mandato un messaggio. Finché ero su Asgard non potevo riceverlo ma ora sì. Dice che Rogers è venuto a Vienna da solo per indagare sulle intenzioni di Ross. Stark invece firmerà i trattati di Sokovia.”

“Allora io cerco Rogers. Neanche io intendo firmare quei trattati, quindi sono nella sua stessa situazione.”

“Noi cerchiamo Tony?” Chiede Karen a Loki.

“Tu lo cercherai. Io devo trovare Visione. Le gemme dell’infinito non devono cadere in mano a Ross.” Karen annuisce.

“Allora andiamo e rimettiamo insieme la squadra. Ok?” Thor annuisce e prende la via per le scale. Karen fa per seguirlo quando Loki l’offerta per un polso e la tira indietro. “Che c’é?”

“Fa attenzione lì dentro. Percepisco qualcosa e non ho ancora capito cos’é.”

“Ho affrontato Odino, penso di poter far fronte a Tony Stark.”

“Riparleremo di questa storia. Sei stata avventata e incosciente.”

“Non voleva veramente le nostre teste.”

“E nonostante ciò, se fossi stato insincero, ti avrebbe ucciso.” Lei gli si avvicina e gli tocca una guancia con una mano.

“Sono tua moglie.”

“Sei più di questo.” Fa lui tirandola a sé e baciandola. Preme le sue labbra su quelle di Karen con urgenza rabbiosa. Il bacio é caldo e passionale. Come quelli scambiati nei pochi giorni passati su Jotunheim. “Sei parte di me.”

Come tutte le volte in cui lei non riesce ad evitare che un tremendo rossore le invada il viso, si stacca di scatto dal corpo di Loki e si volta.

“Come tu lo sei di me.” Risponde e prende la via per le scale.

“Non allo stesso modo.” 

Lei non può sentirlo e va bene così.

 

Se una persona vuole passare davvero inosservata, può riuscirci. Anche se sei Capitan America e il tuo volto è sulle figurine da ottant’anni.

Mentre se ne sta con i gomiti sulle ginocchia, Steve si chiede se sia sul serio il berretto ad impedire alla gente che passa di riconoscerlo o, piuttosto, il senso di impotenza che lo attanaglia da quando è arrivato a Vienna.

Spesso si dice di non gradire le responsabilità che la vita ci ha gettato addosso ma, quando qualcuno ce le leva improvvisamente dalle spalle, raramente ne siamo davvero sollevati se siamo dei combattenti, se abbiamo lottato per raggiungere dei traguardi.

Steve é un combattente, anzi é un soldato. Arrendersi non é un’opzione.

É anche un ribelle. Uno che ha fatto la guerra avanzando sempre e soltanto sulla base dei principi che gli sono propri, non quelli che gli sono stati iniettati in corpo per trasformarlo in un supereroe.

Adesso questi accordi di Sokovia puzzano di controllo, limitazione dell’autodeterminazione,  utilizzo improprio di sforzo bellico non indifferente. 

Gli é stato chiesto di cambiare tutto di sé senza cambiare nulla. Ricorda ancora le parole del dott.Erskine. É stato scelto perché anche un piccolo uomo può fare la differenza. Lui ci crede ancora. 

Oggi è piccolo esattamente come lo era allora. Forse é annidata in questo pensiero la sua vera forza. Stringe appena un pugno. Quante persone ha difeso con quelle mani? Perso in questi pensieri, si accorge appena dell’uomo che si è accomodato accanto a lui. 

“Preoccupato?” Steve solleva appena lo sguardo e i suoi occhi inviano un messaggio al suo cervello che dice che dovrebbe conoscere la persona che gli ha rivolto la parola. L’uomo sorride e, in quell’espressione familiare, lo riconosce.

“Thor?”

“Già, amico mio.”

“Che ti è successo?”

“É solo un travestimento. Una delle magie di Loki.”

“Loki è vivo?”

“Lo é. Tutto é andato per il meglio. Karen e Bruce sono al sicuro. Qui come va?”

“Non saprei dirlo. Davvero. Tony e Natasha firmeranno. Clint se n’è andato. Non ho la più pallida idea di cosa faranno Visione e Wanda. Con Bruce e Karen fuori dai giochi, siamo rimasti solo io e Wilson.”

“Fury che dice?”

“Che se vogliono le sue dimissioni per lasciare in piedi ciò che rimane dello Shield, le avranno.”

“Per quello che vale, la penso come te. E Karen ha deciso di fare un tentativo con Stark. Sta andando da lui proprio adesso.” Cap scuote la testa.

“Ha già deciso e Tony è testardo quando é convinto di fare la cosa giusta.”

“Probabile, ma anche Karen sa il fatto suo.” Steve sorride.

“Vero. A testardaggine sono alla pari. Vedremo.” 

Come tutte le volte in cui Steve osa sperare che andrà tutto per il meglio, qualcosa precipita. Ottant’anni fa si trattava di un aereo. Oggi è una figura che, dal palazzo di fronte, si lancia contro la vetrata del palazzo delle Nazioni Unite mandandola in frantumi.

L’esplosione che segue spazza via metà quinto piano dell’edificio.

Steve scatta in piedi. È quello in cui stanno firmando gli accordi di Sokovia.

 

Karen ha raggiunto la stanza in cui hanno fatto accomodare Iron Man in attesa che lo chiamino per far firmare i trattati. É stato facile vestita come un qualsiasi agente della sicurezza.

Si muove con una disinvoltura che, da viva, non ha mai posseduto. Raggiunge la porta e bussa. Attende un istante prima di abbassare la maniglia e aprire la porta. Tony è seduto di spalle e guarda la tv. Solleva una mano e fa oscillare un bicchiere in cui tentenna del ghiaccio.

“Non siete molto ospitali da queste parti. Ho finito il mio drink almeno venti minuti fa.” Karen sorride e avanza fino a che Tony non si accorge di lei. “Karen? Alla fine ti sei convinta?” La donna scuote la testa.

“Affatto. Sono qui perché voglio sentire direttamente da te che cosa diavolo hai in mente di fare.” Tony sia alza e poggia il bicchiere sul tavolo di mogano.

“Ho in mente un mondo migliore. Un mondo che non potremo mai avere senza l’appoggio della comunità che difendiamo.”

“La comunità che difendiamo è stata strumentalizzata da gente come Ross, persone che non attribuiscono alla vita umana sufficiente valore per meritare la fiducia necessaria a gestire l’utilizzo di poteri come quelli che possiede Iron Man.”

“Ross è una persona. Le persone vanno e vengono. Le regole restano.”

“Tu? Tu mi parli di regole? Quando ti hanno chiesto di consegnare l’armatura, ti sei opposto come se quella resistenza fosse l’ultima barriera tra gli Stati Uniti e l’Apocalisse.” Sul senso di quell’ultima parola, Tony si ferma un istante poi, spazientito, si alza.

“Io,” dice rabbiosamente tra i denti, “l’ho vista l’Apocalisse. Sotto forma di un esercito alieno che galleggia lassù” fa indicando con un dito io soffitto della stanza “in attesa di conquistare il nostro pianeta. Quelli sono nemici che nessuno può sconfiggere da solo.”

“Ma tu non sei solo! Tu hai noi! Perché sei in cerca di altri alleati?”

“Tu non capisci, Karen. Per sconfiggere il nemico di cui parlo io, bisogna armare la mano di ogni soldato. Chiedilo a Loki! Chiedigli quanto è grande l’esercito di cui parlo.” Karen si calma.  Prova con un tono più conciliante.

“Non sto dicendo che tu abbia torto e sono certa che anche Steve condivide i tuoi timori.”

“Peccato che non sia qui.”

“Lo sai cosa ha passato. Non puoi chiedergli di fidarsi di Ross e non dovresti farlo neanche tu.”

“Disse la donna che si fida di Loki.” Karen sorride di un sorriso amaro.

“Questo è un colpo basso e lo sai. Non sempre il nemico è là fuori. Tenere unito il gruppo dovrebbe venire prima di tutto.” Tony fa un passo indietro.

“Questo vale anche per te. Tieni unito il gruppo e firma gli accordi. Ti garantisco che non ti sarà fatto del male.” Karen non riesce a trattenere la sorpresa.

“Non ci credo. Me lo stai davvero chiedendo sapendo quello che mi faranno?”

“Ti ho già assicurato che non ti verrà fatto del male.” Karen sbotta.

“E chi decide cosa è ‘male’? Cosa mi fa male? È questo che hai detto a Visione? Dov’é Wanda adesso?” Tony apre la bocca ma le parole non escono. “Lo so che non sono stata l’amica più affidabile del mondo, ma ora potevo essere su un altro pianeta a fare qualsiasi altra cosa invece di stare qui. Sono qui per te. Perché ti credo e vorrei che rimanessimo una squadra pronta ad affrontare ogni difficoltà. Insieme. Prima di evitare la guerra con l’universo, dovremmo evitare una guerra civile.”

Tony poggia un pugno sul tavolo poi, comprendendo che quello è il punto di non ritorno, scandisce bene le parole.

“Volevo cambiare le cose diventando Iron Man, volevo fare la differenza. Ho sbagliato con Ultron e intendo mettere le cose a posto.”

Karen sa che il nocciolo della questione é sempre stato quello. Si volta e raggiunge la porta.

“Tu hai ragione a pensare che in agguato ci sia un grave pericolo. Tuttavia dovresti avere più fiducia in te stesso e meno nel sistema. È vero: Ultron è stato un errore, ma non eri il solo a lavorare su un sistema di intelligenza artificiale. Altri ci stavano lavorando, anche da prima. Tu sei semplicemente stato più bravo.” Tony sorride anche se lei può solo sentirlo. “Non mollarci.”

Karen lascia la stanza. Sta per lasciare anche il piano quando una voce la ferma sulla scale.

“Pensavi di andartene indisturbata?” Karen si volta e guarda negli occhi Nat.

“Vuoi fermarmi?”

“Dipende. Firmerai gli accordi?” Karen scuote la testa. “Allora dovrei farlo. C’è un’ordine di fermo e custodia su di te.”

“Intendo andarmene di qui. Non vorrei farlo combattendo.” Natasha sorride.

“Come se avessi speranze di battermi.”

“Io no, ma la regina rossa è una stronza che non vorresti conoscere.”

“Ne sono sicura e, nonostante ciò, io firmerò il trattato per cui non posso lasciarti scappare.”

“Lo sai che Bruce verrebbe incarcerato e sottoposto ad esperimenti se fosse qui?”

“Ma lui non é qui.” Il tono di voce della Romanov è carico di risentimento.

“È stato un ordine di Fury.”

“Sono tutti ordini di Fury, Karen. Non siamo sempre costretti ad obbedirgli.”

“Allora lasciami andare via.”

“Ottima argomentazione,” fa Nat, “ma io sono più il tipo che agisce.” Karen solleva una mano per difendersi quando una tremenda esplosione riempie l’aria.

 

Il silenzio calato nella stanza è odioso.

Jarvis lo detesta, così prova a riaprire la conversazione.

“Non intendevo offenderti in alcun modo.” Wanda solleva appena lo sguardo torvo.

“Quando hai detto che sono qui per sicurezza precisando che non si tratta della mia ma di quella del resto del mondo?”

“Non l’ho detto in questi termini.”

“Sai, Jarvis, i termini a volte non contano. A volta conta il significato che hanno.”

“Ti ho spiegato che questa momentanea restrizione della tua libertà é un gesto di buona volontà che stai facendo per dimostrare alle persone che si trovano in questo edificio e che rappresentano la volontà popolare che non sei un pericolo.”

“Hai dimenticato di dire che questo gesto mi è stato imposto!” Gli occhi di Wanda brillano di un’intensa luce scarlatta.

“Me ne dispiaccio ma, quando avremo firmato i trattati, sarai libera.”

“È questo quello che vi hanno detto?” La voce di Loki fa voltare Wanda e Visione verso la finestra. Loki se ne sta seduto con una gamba penzoloni fuori dalla finestra e con l’altra dentro la stanza.

“Loki, dunque la sua escursione su Asgard è terminata!”

“Non saprei. In realtà credevo fosse finita la mia escursione su Midgard ma,” dice allargando le braccia, “a quanto pare avete ancora bisogno di me qui.”

“Il sig. Stark ha tutto sotto controllo.” Dice Jarvis con convinzione. Loki si avvicina a lui e a Wanda.

“L’uomo di latta desiderava un cuore. Per questo fece il viaggio fin nel cuore del regno di Oz ma quando si rese conto che il mago cui aveva dato credito era un ciarlatano, dovette accettare la realtà.” Loki pronuncia la storia come se stesse raccontando una favola della buonanotte a dei bambini.

“É forse una metafora?” Chiede Jarvis.

“Neanche tanto velata. Questi accordi sono una favola. Stark vuole il perdono dell’umanità per aver creato Ultron. L’unico che può perdonarlo da quel peccato é lui stesso. Tuttavia cerca qualcuno che reciti la parte del grande mago di Oz.”

“Le leggi che lo governano sono la cartina di tornasole delle qualità un popolo.” Ribatte Jarvis.

“Le leggi sono le regole di chi comanda.” Loki lo dice con malizia. “Ho chiesto al popolo di Midgard di obbedire alle mie, ma non ha voluto. Che cosa curiosa!”

“Ho letto le richieste contenute nei trattati. Non sono irragionevoli.”

“Trovi ragionevole che imprigionino la donna che ami?” Dice Loki indicando Wanda e lei china la testa.

“Trovo che chi ha più potere debba sacrificarsi per difendere gli innocenti.” Risponde lui e si volta a prendere una delle mani della donna. “E trovo che lei sia perfettamente in grado di capire che un piccolo sacrificio le renderà più onore agli occhi delle persone che la temono.” Loki guarda Wanda.

“Non hai detto una parola. Non hai un’opinione o hai paura di esprimerla?” Lei guarda prima Loki poi Visione.

“Ho fatto di tutto per proteggere la mia gente prima e tutti gli altri dopo. Ho perso mio fratello, il mio gemello. È una ferita ancora aperta. Non voglio perdere anche te, Jarvis, ma non mi piacciono questi accordi. Il potere nelle mie vene é pericoloso, é vero, ma sono io a sentirlo scorrere e non credo che nessuno sia in grado di stabilire meglio di me come usarlo. Non voglio essere usata.” Dice sfilando la mano da quella di Visione. Lui piega appena la testa di lato come non comprendendo il senso di quel gesto. “Mi dispiace.”

Loki sta per dire che è ora di fare una scelta quando i vetri alle sue spalle vanno in frantumi e tutto trema.

 

Nick Fury ha risposto a diverse domande della commissione che sta vagliando se lasciargli il ruolo di capo operativo dello Shield oppure destinarlo a diverse mansioni.

Lui non si illude che qualcosa di quello che ha detto possa aver cambiato la decisione che quelle persone hanno già preso. Tra l’altro, gli hanno fatto una serie di quesiti che non hanno ancora centrato il punto quando Ross sale in cattedra.

“Ci riferisce che la presenza di Loki al quartier generale dello Shield era sotto la diretta responsabilità di Thor ma Thor ora non è qui e, per quanto ne sappiamo, non intende firmare i trattati.”

“Thor non è umano. Non é assoggettato alle leggi del nostro pianeta.”

“È un Avenger, giusto?”

“E dovremmo ringraziarlo per questo.” Sbotta Fury.

“Non se fa il suo comodo a casa nostra.”

“Il suo comodo? Ha salvato migliaia di vite umane.”

“Dopo aver creato il pretesto per metterle in pericolo.”

“Preferite che non sia più un nostro alleato?”

“Preferiamo che rispetti le nostre regole.”

“Ha sempre agito sotto la mia supervisione. Vi ho già ribadito che se volete le mie dimissioni, le avrete.”

“Qui si tratta di dare un segnale forte.”

Ross non riesce a terminare la frase che la vetrata che ricopre l’intero lato destro della sala va in frantumi. Molti dei presenti gridano e corrono verso la porta. L’esplosione che segue devasta il salone delle conferenze. 

Il suono stridulo delle sirene dei mezzi di sicurezza, o di soccorso Fury non sa dirlo, le urla dei feriti, l’odore del sangue e di ciò che è bruciato lo avvertono del pericolo. Gli dicono di alzarsi ad ogni costo, controllare se c’è qualcosa che può usare come arma e prepararsi ad uno scontro. Invece rimane disteso a terra, un braccio lungo il fianco piegato in modo innaturale. È ferito, quanto gravemente dipende dalla persona che sta camminando verso di lui e che non sembra affatto appartenere ai soccorritori.

Non riesce a vederlo e gli viene da ridere pensando alle parole di Stark sugli angoli ciechi e  sul fatto che deve continuamente girare la testa per tenere ogni cosa sotto controllo.

Magari potesse anche solo muovere la testa adesso! Non accetterà mai il fatto che non può fare niente, eppure la realtà é questa. 

L’uomo lo afferra per il collo dell’impermeabile e lo solleva con una mano sola. Una mano di metallo. 

“Barnes, che cosa hai fatto.” Si lamenta e non vorrebbe. 

“Obbedisco.” Risponde l’efficienza del soldato d’inverno da dietro la maschera che gli copre metà del viso, lo sguardo vuoto che valuta quanto gli resta da vivere. Decide che gli resta poco o nulla perché lo scaraventa contro la parete opposta. Fury si piega contro il muro, incapace di reagire in alcun modo. Barnes sta per lanciarsi nel suo ultimo attacco quando lo scudo di Rogers lo colpisce alle spalle e lo fa piegare in avanti.

In un attimo Capitan America si pone tra Barnes e il suo obiettivo.

“Bucky, ora basta.” Gli dice cercando di scuotere quello che un tempo era il suo migliore amico.

“Non posso.”

“Sì che puoi. Arrenditi e risolviamo tutto. Già una volta ti ho detto che sono disposto ad aiutarti.”

“Tu non puoi aiutare nessuno, Capitano.” Steve non fa in tempo a replicare che una scarica di proiettili riempie la stanza. 

“Non siete stati carini ad iniziare la festa senza di me.” La voce di Iron Man fa voltare il soldato d’inverno che usa il suo braccio artificiale per schermarsi dagli attacchi di Stark. Si china, porta le mani dietro la schiena e sfila le spolette da due bombe a mano che lancia nella direzione dei suoi avversari. Solo quella contro Iron Man esplode, l’altra, quella diretta contro Rogers, si rivela essere un fumogeno.

Quando il fumo si dirada, di Bucky non c’è più traccia. 

Tony invece sta cercando di tenere la trave portante dell’edificio affinché non crolli e faccia collassare l’intera struttura.

“Capitano, fa evacuare il palazzo. Non so quanto ancora posso reggerlo.” Dice diretto a Steve che però é chino sul corpo di Fury.

“Ha bisogno di un’ambulanza. È messo male. E ci sono almeno venti persone sotto le macerie.”

“Allora datti una mossa!” In quel momento però, mentre Steve cerca di tirare fuori una donna da sotto un pezzo di cemento armato, un altro più grande si solleva e compaiono Visione, Wanda e Loki.

Visione affianca Tony nel lavoro di sostenere il soffitto della sala mentre Wanda si affretta ad usare il suo potere per liberare i feriti. 

Loki si guarda intorno. Sta per chiedere a Stark dove si trova Karen quando la donna e Nat si fanno largo nella stanza forzando una delle ante della porta semidistrutta.

“Che diavolo è successo?” Chiede la vedova nera correndo verso Fury. “Bisogna prestargli subito cure mediche. Tu che fai lì impalata?” Dice rivolgendosi a Karen. “Non sei un dottore?” Karen si china su Fury e controlla le sue ferite. Scuote la testa e comincia la rianimazione.

“È in arresto cardiaco. Se resta qui, non ce la può fare. Posso tenerlo in vita, ma dobbiamo andarcene subito.” 

Un cedimento ulteriore spinge Tony e Jarvis ad usare più energia per tenere in piedi la baracca. Il pilastro più esterno ondeggia paurosamente e cadrebbe addosso a Steve se non sopraggiungesse Thor a puntellarlo con il suo martello.

“Cosa aspettate a lasciare il palazzo? Sta per crollare tutto!” Grida il dio del tuono.

“Ci sono ancora troppe persone nella struttura. Dobbiamo fare qualcosa!” Urla di rimando  Steve.

Loki passa con lo sguardo da Karen, che cerca di evitare la morte di Fury, alla trave sostenuta da Tony e Visione.

“Devo davvero ricordarvi che questa gente vi considera scherzi della natura e che fino ad un attimo fa stava progettando di privarvi di ogni libertà per fare orribili esperimenti su di voi?” Puntualizza Loki.

“Ironico, vero?” Scherza Tony. “Hai idee utili a risolvere questa situazione, piccolo cervo, oppure vuoi che ci seppellisca una risata?” Loki scuote le spalle e cammina fino al punto dove si trova Thor.

“Lascia andare la colonna.”

“Come dici, fratello?”

“Hai sentito. Non puoi evitare il crollo. Prendi Karen e Fury e portali su Asgard.” Lo sguardo di Thor si fa attento.

“A cosa pensi, Loki?”

“Fury era l’unico della squadra presente al momento dell’esplosione. Era lui l’obiettivo. Devi portarlo al sicuro. Karen potrà tenerlo in vita fino a quando non arriverà alle stanze di guarigione.”

“E gli altri?”

“Ci penso io.”

“Come?”

“Ho detto che ci penso io.” Ripete Loki mentre una scintilla verde gli passa nello sguardo.  “Strega,” dice poi diretto a Wanda, “sostieni la colonna il tempo necessario.” Gli occhi di Wanda si riempiono della stessa luce e Thor si sposta.

La colonna rimane in piedi avvolta dal potere scarlatto della Maximoff.

Loki e Thor raggiungono Karen che continua a premere con entrambe le mani sul petto di Fury. Loki mette una mano sulla spalla di suo fratello.

“Fa aprire il bifrost e portali via.”

“Non ti lascio qui.” Esclama Karen all’indirizzo del marito senza perdere il ritmo dei colpi.

“Sei indispensabile altrove.”

“Allora vieni con me.”

“Io sono indispensabile qui.” Risponde lui alzandosi e raggiungendo Iron Man.

“Qui sta per crollare tutto!” Grida lei, disperatamente. Loki allarga le braccia mentre lei avverte di nuovo lo strano formicolio che la prende quando Loki sta per usare l’aether.

“Non in questa realtà!” 

Le parole magiche, che anche Karen ha imparato ad usare quando deve sprigionare il suo potere, liberano dalle mani di Loki il potere della gemma della realtà. Thor invoca Heimdall.

“Posso farlo io!” Grida la donna. Loki la guarda e sorride. Quel sorriso che Karen ama dal profondo di un cuore che batte solo grazie alla sua magia.

“Non scherzare, amore mio.” Dice mentre lei viene avvolta dalla luce del bifrost. Riesce a vedere solo che il fluido della gemma avvolge lentamente tutto lo spazio attorno e lo ridefinisce. Sbatte le palpebre ma, quando rimette a fuoco la vista, intorno a lei c’è Asgard.

Guarda Fury e reagisce.

“Andiamo, Thor. Loki se la caverà.”

 

Il potere é stato sempre un mezzo per Loki. Uno strumento per raggiungere l’obiettivo finale. Quale fosse, cambiava di volta in volta anche se umiliare Thor é sempre stata una priorità per lui.

Ora però, mentre muove le mani plasmando la materia dell’edificio, di fatto modellando la realtà in cui le persone intorno a lui possono vivere o morire, apprezza il potere per ciò che è. Di fatto, l’abilità di definire il destino.

Potrebbe letteralmente smontare Iron Man pezzo per pezzo o disfare lo scudo di Rogers solo muovendo un dito. Forse neanche quello.

Una volta uno dei suoi avversari, non nemici perché di fatto non ha mai avuto dispute con nessuno, gli ha detto che lo trovava mancante di convinzione. All’epoca, quando lo ferì a morte, non capì a cosa si riferiva. 

Muove le mani e la trave che fino ad un attimo prima si stava sbriciolando sotto il peso dell’edificio che sta collassando, si ricompone più spessa e solida di prima.

L’edificio riacquista la sua forma originale.

La convinzione in se stesso è una cosa che non ha mai posseduto prima d’ora.

Più esattamente, prima di aver ceduto la gemma della realtà a Karen.

Alza le mani un’ultima volta per rimettere in ordine persino le sedie e il grande tavolo di legno che decorava la sala delle conferenze. 

Quando l’aether si riavvolge su se stessa per svanire nel palmo delle sue mani, si accorge che Stark, Visione, Natasha, Steve e Wanda lo guardano a bocca aperta.

“Beh? Non avrete pensato che il dio più potente di Asgard fosse Thor!”

“Te lo concedo, piccolo cervo, ci sai fare con quella cosa.” Dice Tony riferendosi al potere della gemma.

“Volete soccorrere i feriti o pensate che debba occuparmi anche di loro?” Sbuffa Loki per nascondere una sorta di soddisfazione che, per la prima volta nella sua vita, non viene dall’aver ingannato o deriso qualcuno ma dall’essere stato utile ad altri che a se stesso.

“Per carità!” Esclama Nat. “Ci penso io. Non vorrei che troppa generosità ti uccidesse.”

Mentre la vedova nera aiuta alcune persone e Wanda ne soccorre altre, Tony riceve un messaggio.

“A quanto pare il soldato d’inverno si sposta rapidamente. E’ stato avvistato appena fuori città. Vado a prenderlo.”

“Aspetta!” Steve lo ferma. “Lascia che vada io.” Tony lo guarda con disappunto.

“Hai già provato a modo tuo. Due volte. Ora facciamo a modo mio.” Steve non si sposta.

“E quale sarebbe? Vuoi ucciderlo?”

“Gli chiederò gentilmente di arrendersi, se non lo fa, gli scarico addosso l’artiglieria pesante. Sono quasi certo che non lo ucciderà.”

“Tony, quell’uomo agisce sotto il condizionamento dell’Hydra. Dobbiamo salvarlo.” Stark mette le mani sui fianchi e scuote la testa.

“Non capisci proprio mai quando una battaglia è persa.”

“Non posso arrendermi con Bucky.”

“Non dipende più da te. Ha attaccato la sede delle Nazioni Unite. Ha fatto delle vittime. Va fermato e contenuto. Sarò chiaro con te. Dammi una mano in questa storia e faremo finta che fossi con me al piano di sopra quando è scoppiata la bomba. Diversamente ti assumi la responsabilità delle conseguenze di quello che è appena successo.” Steve lo guarda contenendo la rabbia che ha preso il posto della frustrazione che aveva provato fino a quel momento.

“Stark il misericordioso! Non fa per me. Fa quello che devi, io farò lo stesso.” Dice voltandosi e guadagnando l’uscita.

“Se te ne vai adesso, è finita!” Gli urla dietro Stark sotto lo sguardo sconfortato degli altri Avengers.

Non riceve risposta. 

Nessuno si accorge che Loki si è volatilizzato un istante prima che Ross compaia sulla porta.

 

Thaddeus Ross è furioso.

Non solo la firma dei trattati di Sokovia è saltata ma è finito tutto in un bagno di sangue e cenere.

Più di uno dei suoi responsabili gli ha chiesto conto di quello che è successo.

Ha contattato Stark ma Iron Man è sulle tracce del terrorista che ha provocato l’attentato e non ha ancora dato notizie. Visione e Scarlet Witch sono stati scortati nuovamente ai loro alloggi. 

La cosa peggiore è che nessuno gli ha detto ancora che fine ha fatto Nick Fury. La Hill sta parlando sottovoce con la Romanov ma non sembra voler condividere le informazioni che si stanno scambiando.

Si avvicina risoluto e decide di fare il duro.

“Signore, aggiornatemi. Vittime? Danni?” La Hill gli mostra un tablet con i dati.

“Che tragedia. Notizie di Fury?” Nat parla per prima.

“No. Risulta tra i dispersi.”

“Dispersi? Come avrebbe fatto ad uscire di qui dopo l’esplosione?”

“Non lo sappiamo, generale,” interviene Maria, “qui non c’è.”

“Dovremmo chiamare l’agente Coulson. E’ lui che ha il livello più alto allo Shield dopo Fury.”

“L’agente Coulson è altrove affaccendato. Sono certa che non sarebbe di alcuna utilità qui. La priorità è definire un perimetro di sicurezza.” Ribatte Maria ma le muore il fiato in gola quando Phil Coulson si materializza alle spalle di Ross.

“Signori, questa è un emergenza di livello sei. Se lei è d’accordo, generale, vorrei affiancarla nella gestione operativa. Agente Hill, lei dovrebbe coordinare le squadre tattiche e ripulire la zona. Dovrebbe anche acquisire tutti i filmati della video sorveglianza. E’ esploso tutto nel raggio di un chilometro ma l’epicentro rappresentato da questo palazzo è intatto. Voglio sapere come.” Lo dice chiedendo con lo sguardo la collaborazione di Ross. Il generale annuisce.

“Va bene, vado.” Dice la donna e si avvia per la porta che conduce alle scale. Coulson prosegue.

“Agente Romanov, rintracci Stark. Non vogliamo che prenda troppe iniziative, vero generale?”

“Certo.” Nat guarda Phil con sospetto ma si allontana.

“Grazie di essere qui,” dice Ross, “come ha fatto ad arrivare tanto in fretta?”

“Ero in zona a dir la verità. Grazie per avermi assecondato, ho sempre desiderato dare ordini alla vedova nera!” Dice sorridendo.

“Lo ha fatto in modo egregio. Mi segua nella sala operativa. Abbiamo diverse cose di cui occuparci.” Coulson segue Ross fino ad una stanza piena di monitor e persone che lavorano al programma di riconoscimento facciale. Capisce subito perché lo stanno usando. Cercano Barnes.

“Non lo avete ancora trovato?”

“E’ solo una questione di tempo.” 

L’agente dello Shield cammina fino al monitor più grande e finge d’interessarsi ad un frame di un video di sicurezza. In realtà si è accorto che uno dei soldati ha sullo schermo la foto di  Fury e non quella di Barnes. Torna indietro, di nuovo accanto a Ross.

“Notizie di Fury?” Il generale scuote il capo simulando contrizione.

“Disperso. A tal proposito, gradirei che usasse le sue credenziali, agente Coulson, per darmi accesso alle risorse dello Shield. Sarebbero molto utili ora e io lo apprezzerei.”

In quel momento una spia rossa lampeggia su tutti gli schermi e un soldato si alza.

“Signore, abbiamo trovato Barnes. Le telecamere esterne dell’aeroporto lo hanno individuato un minuto fa.”

“Bene. Preparate due squadre operative. Non deve sfuggirci.”

“Non dovremmo far evacuare l’aeroporto?” Chiede Coulson.

“Scherza? Non voglio dargli un simile vantaggio. Se la gente si muove, capirà che lo abbiamo trovato.”

“Più che logico.”

“Ritornando alla faccenda dei codici, collaborerà?” Coulson sorride.

“Certo signore. Mi faccia contattare la Vedova Nera affinché si diriga lì con Stark.”

“Faccia pure.” 

Coulson prende il telefono e lascia la sala operativa. Compone un numero e aspetta.

“Fury?” Chiede la voce di Rogers che risponde dall’altra parte.

“No.” Risponde l’agente riprendendo le sue vere sembianze. 

“Loki?”

“Barnes è all’aeroporto. Stark è di certo sulle sue tracce perché lo hanno trovato con un programma di riconoscimento facciale registrato a marchio Stark. Due squadre operative stanno lasciando il palazzo. Hai dieci minuti. E’ tutto il vantaggio che posso darti.”

“Me lo farò bastare.”

“Cercherò di farti avere dei rinforzi.”

“Ok.” Loki sta per riattaccare quando Steve riprende a parlare. “Perché mi stai aiutando?”

“Perché mia moglie lo farebbe. Lei dice che tu sei stato dalla nostra parte.” Rogers sorride  ma Loki non ha finito. “E perché mi ricordi Thor. Lui non si è mai arreso con me. Barnes merita un’altra possibilità.” Il dio degli inganni riattacca. Non ha più tempo, né voglia di parlare con Capitan correttezza. Ora deve mantenere la promessa che ha fatto.


NdA:
Rieccomi... come passa il tempo! E non solo nella realtà. Anche nella storia siamo arrivati agli albori di Civil War ovviamente nella versione di Loki.
Confesso che mi sono divertita a scrivere questo e i prossimi capitoli.
Spero che vi siate divertiti anche voi se avete avuto la forza di arrivare fino a qui.
Da qualche giorno mi ronza un'idea nella testa che è quella di un crossover tra questa storia e quella che sto scrivendo sugli X Men anche se non ho ancora concepito come.
Credo che dovrò andare molto avanti in quest'ultima se voglio agganciarmi al periodo narrato prima di Infinity War e se penso che in questa devo ancora passare per Ragnarock, mi viene il mal di testa.
Chi vivrà vedrà.
Vi abbraccio tutti.
Mary.

  
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