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Autore: JennyPotter99    08/10/2020    0 recensioni
[It: Chapter One]
Brace d’inverno
I capelli tuoi
Dove il mio cuore brucia
Non so da dove avesse preso quella poesia, ma la ricordo nitidamente nella mia mente come fosse stato ieri.
Ricordo come la sua voce risuonasse nella mia testa, come la sua lingua si muoveva all’interno della sua bocca mentre me la recitava.
E adesso è tutto finito.
Come risolverò questo problema?
Come faccio ad amare la persona che odio di più?
Possibile che sia stato tutto un sogno?
Che lui abbia giocato con la mia mente così…
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ellijay, Georgia – 30 novembre 1931
 
La sveglia era stata messa così alta a posta per farla svegliare.
La maggior parte delle volte Florance non la sentiva affatto, come se le fosse difficile svegliarsi ogni mattina, come se il suo corpo le chiedesse di dormire in eterno.
Ma doveva alzarsi presto, quel giorno, perché sarebbe stato il primo giorno del suo nuovo incarico.
L’America era nel bel mezzo della cosiddetta Grande Depressione e trovare un lavoro era più che difficile.
Florance ricordava pochissimo della sua infanzia a Derry, ma, la morte di sua madre in quel tragico incendio nelle ferriere, quello non se lo sarebbe mai dimenticato.
Dopo l’accaduto, lei e suo padre si erano trasferiti in Georgia.
Il richiamo per il signor Sullivan di andare in guerra, nel ’14 era arrivato quasi subito e così Florance era stata portata in collegio.
Compiuti di 18 anni ne era uscita e aveva iniziato ad accettare qualsiasi tipo di lavoro, fino a raccogliere capelli dentro un parrucchiere per uomini.
La ragazza, in realtà, non aveva esperienza in niente di quei lavori: la gente la prendeva con se per il suo bell’aspetto e i suoi rari capelli rossi lucenti che non si vedevano molto spesso.
Ma la caduta della borsa aveva colpito tutti, specialmente i piccoli negozianti che erano stati costretti a chiudere o a fare dei tagli al personale.
Così, Florance si era ritrovata per strada e con un avviso di pignoramento per la vecchia casa comprata da suo padre prima che partisse per la guerra.
Uscita dal parrucchiere dopo il suo ultimo turno, notò a terra un volantino: in città era arrivato un circo della quale non aveva mai sentito parlare.
Il Gray Circus Father and Son aveva ogni tipo di attrazione e sorprese, ma ciò che Florance notò, fu la scritta in piccolo, in un angolo: “Si cercano nuove meraviglie.”
Prima che suo padre partisse per la guerra, aveva regalato a Florance un hula hoop viola per il suo compleanno.
Da quel giorno in poi, aveva cominciato a giocarci e, col passare del tempo, a creare piccole performance nella sua cameretta.
Dentro di se non sapeva se quelle acrobazie sarebbero state adatte ad un circo, ma Stanley Gray, il proprietario del circo, aveva voluto darle il beneficio del dubbio.
Non lo aveva ancora mai visto di persona, solo il suo volto disegnato sul volantino: un faccione grosso e roseo, con un paio di baffi neri e gli occhi scuri.
Spenta la sveglia, Florance si alzò, si fece una doccia, indossò il suo vestitino blu a fiorellini e, preso l’hula hoop, raggiunse il circo.
Su una delle tante collinette della città, ergeva un tendone bianco a strisce rosse, proprio vicino alla ferrovia dove vi era un treno fermo con dei vagoni.
Su di essi, l’insegna del circo: Gray Circus Father and Son, scritto in giallo.
Intorno al tendone, altre piccole tende: Florance ne contò 7.
Quel circo sembrava così maestoso da ipnotizzarla.
Poco più in là c’era una cabina di vetro dove dormiva un ragazzetto magrolino quanto uno stecchino di legno.
Stava seduto su uno sgabello, con il mento poggiato sulla mano e il ciuffo di capelli neri che gli cadeva sugli occhi.
Sopra la sua testa, la scritta piuttosto sbiadita: Biglietteria.
Florance si aggiustò i lunghi capelli rossi e si schiarì la voce, cercando di ottenere la sua attenzione.
Però egli non si svegliò.
Allora la ragazza bussò alla finestra di vetro, facendolo sobbalzare.
-Oh santo cielo! Chi ti ha insegnato a svegliare la gente così?!- esclamò, pulendosi un po' di bava che gli si era annidata in mezzo alla piega delle labbra.
-S-Scusami, non volevo svegliarti…Sto cercando Stanley Gray.- balbettò lei, arrossendo.
L’uomo si piegò in avanti per squadrarla dalla testa ai piedi.- Ah, devi essere la nuova arrivata. Secondo vagone da destra, c’è il suo ufficio.-
Florance cercò di sorridergli gentilmente.- Grazie.-
Con l’hula hoop, si avviò al vagone indicato e bussò sulla porta di legno, ma fu in quel momento che sentì, all’interno, due voci maschili gridare.
Una più rauca, di qualcuno di avanti con l’età e una più chiara, più giovane.
-Ti avevo detto di dirmi chi avresti scelto!- esclamò il giovane.
-Sta tranquillo, non te ne pentirai, dovrebbe essere qui a momenti.- replicò quella più profonda.
Florence capì subito che la sua presenza non era proprio ben accetta, ma non aveva altra possibilità: le avrebbero tolto la casa se non avesse trovato un lavoro.
Quindi continuò a bussare, fin che non la sentirono.
-Che c’è’?!- urlò il vecchio.
-Mi scusi il disturbo, signore, sono Florance Sullivan.- rispose lei, con voce altrettanto alta per  farsi sentire al di là del legno.
La porta scorrevole si aprì e ne uscì proprio l’uomo disegnato sul volantino: il suo grande pancione usciva fuori dalla camicia bianca, i pantaloni neri gli stavano a malapena, sul capo aveva dei capelli scuri, fin troppo, probabilmente era una parrucca.
I baffi erano sproporzionati rispetto alle labbra e gli andavano quasi la punta del naso.
L’ufficio del proprietario non era altro che una scrivania con sopra delle scartoffie, un piccolo materasso con una coperta e appesi al muro vari volantini del circo.
-Salve Florance, benvenuta al Gray Circus, io sono Stanley.- si presentò egli, baciandole la mano. -Siete anche più splendente di quanto mi immaginassi.-
-E voi dovete farmi fare un ritratto da chi ha disegnato il vostro volantino, siete molto somigliante.- aggiunse Florance, per sembrare divertente quanto lui.
Stanley prese a ridere, sputando dappertutto, con il pancione che gli faceva su e giù. -Che ti avevo detto?! E’ fantastica!- esclamò, dandole una pacca sulla spalla.- Lui è mio figlio Robert.-
Dall’angolo si voltò un ragazzo vestito con delle bretelle su una camicia color panna scuro, sgualcita.
I suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Florance e la ragazza ci trovò dentro qualcosa di famigliare, di già visto, anche se non sapeva dove e quando.
La sua pelle era quasi pallida, le labbra rosee a cuoricino, gli occhi affossati nei buchi, circondati di occhiaie, come di qualcuno che non dormiva da tanto tempo.
Per un attimo Florance pensò ad una specie di vampiro, ma la vena che gli pulsava dal collo per via della precedente litigata con suo padre, stava ad indicare che era pienamente vivo e vegeto.
Il ciuffo di capelli marrone scuro, leggermente all’indietro, scopriva le orecchie quasi a sventola e il suo macabro sguardo su di lei.
-Vi prego, chiamatemi anche Flo, so che Florance può essere troppo lungo.- commentò Florance, stringendogli la mano.
-Di fatti qui, chiamiamo tutti mio figlio Bob.- disse Stanley.
-Nonostante sanno che a me non piace affatto.- borbottò il ragazzo, scendendo dal vagone.
Prima che potesse seguirlo, Stanley le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla: puzzava di gin e paglia, mista a feci, la stessa che si ascolta quando ci si avvicina ad un animale allo zoo.- Non fare caso a Robert, è un po' turbato…Al circo ormai non viene quasi più nessuno di questi tempi e lui è solo preoccupato.- le sussurrò.
-Non si preoccupi, lo capisco…Anche a me servono soldi.- gli disse la ragazza, con un mezzo sorriso.
Robert accompagnò Florance attraverso i piccoli tendoni attorno a quello più grande.
-Lascia l’hula hoop, non ti esibirai oggi, non abbiamo tempo di inserirti nel numero di stasera.- le disse Robert, togliendole il cerchio di mano e lasciandolo appoggiato al vagone.
-O-oh, ok.-
Robert si avvicinò alla biglietteria, battendo sul vetro dove l’uomo di prima si era riaddormentato. -Ed, sveglia! Tra poco arriva la gente!-
Egli sobbalzò.- Mi hai portato le mie salviette imbevute?!-
-Sì, stupido figlio di puttana, ma dovresti farti vedere da qualcuno, signor disturbo ossessivo compulsivo.- rispose Robert, estraendo dalla tasca una pila di cinque fazzoletti di seta appena bagnati e che puzzavano di alcool.
-Nessun disturbo, sono solo pulito!- ribatté Ed, pulendosi prima le mani e poi iniziando a pulire il vetro maniacalmente.
Era un uomo all’apparenza vecchio, ma solo perché i prodotti per l’igiene che usava, gli avevano usurato la pelle tanto da farla sembrare piena di rughe e piegamenti.
Era secco perché non si fidava della maggior parte delle cose che mangiava, tant’è che i suoi occhi azzurri erano ancora più infossati di quelli di Robert.
Capelli biondi chiaro e un accenno di baffetti sul labbro superiore.
-Lui è Edward Sick, è il nostro inserviente, è un po' fissato con il pulito.- spiegò Robert, mentre proseguiva verso una delle tende.
Con sfrontatezza, aprì la tenda che racchiudeva quello che sembrava un camerino: seduta ad una sedia, con davanti uno specchio un po' sporco, vi era una bellissima donna sulla trentina che si stava truccando.
Indossava un costume nero intero con dei brillantini, i capelli rossi vivo lunghi con dei boccoli che le facevano arrivare l’acconciatura sopra il sedere.
-Tesoro, le volte in cui non bussi sono le mie preferite.- commentò lei, con sguardo ammiccante verso il riflesso del suo collega.
Però, quando entrò anche Flo, il sorriso scomparve.
-Red, lei è Flo, la nuova arrivata.- le presentò Robert.
La donna la guardò con un sopracciglio alzato.- Anche lei con i capelli rossi.-
-Lo so, te l’ho detto, l’ha scelta mio padre.- le disse Rob, sotto voce.
A quel punto Red fece un sorriso all’apparenza finto.- Benvenuta tra noi, ragazzina.-
Flo si sforzò di essere gentile.- Grazie.-
Robert abbassò lo sguardo per nascondere una risata sotto i baffi.- Vi lascio da sole a conoscervi.- disse infine, per poi uscire.
Florance si guardò intorno e vide che appesi dappertutto c’erano vari volantini che la ritraevano insieme ad una sfilza di coltelli.
Allora intuì quale fosse il suo numero. -Sei una lanciatrice di coltelli.-
-Sbagliato ragazzina.- esclamò Red.- Io sono LA lanciatrice di coltelli. Ho girato il mondo e visto posti che neanche ti immagini.- raccontò, avvicinandosi per metterle le dita tra i capelli. Il suo sguardo pareva triste, ma allo stesso tempo cercava di nasconderlo con una ineguagliabile sicurezza.- Quando è morta tua madre?-
Flo si chiese come avesse fatto a capire che sua madre era mort.- C-come scusa?-
-Abbiamo tutti una storia triste qui: nessun acconciatura, nessun tipo di trucco, tua madre non ti ha mai insegnato a valorizzare la tua bellezza, ragazzina.- continuò Red, accompagnandola alla sedia.- Vieni, siediti. Vedi, per esempio, Edward viveva in un piccolo buco prima di venir ingaggiato, i topi e le blatte dormivano con lui e perciò, quando finalmente ne è uscito, si è ripromesso che la sporcizia fosse la sua unica nemica. Stanley, d’altro canto, ha sofferto la fame più di tutti noi e adesso si rimpinza come se dovesse morire da un giorno all’altro.- spiegò Red, nel frattempo che le spazzolava i lunghi capelli.
-E la tua qual è?- le chiese Flo.
Red si fermò tutto d’un tratto, prese un bel respiro e ricominciò.- Ero la moglie di un broker di Wall Street: avevamo una bellissima casa, un bellissimo giardino, una macchina stupenda.- La donna non stava neanche più guardando cosa stesse facendo, aveva lo sguardo nel vuoto, con gli occhi lucidi, ma sorrideva.- Poi c’è stato il crollo del ’29 e non è crollato solo quello…Mio marito ha iniziato a dare fuori di testa, a bere e a farsi di cocaina. Una sera torna a casa ubriaco, prende a toccarmi, ma io non ho alcuna intenzione di dargli corda.-
Flo seppe benissimo dove sarebbe andata a finire quella storia, però voleva comunque ascoltare.
-Diviene violento e mi rincorre per tutta casa, ma, alla fine, io prendo un coltello dalla cucina e glielo tirò dritto nel petto.- raccontò, con un ampio sorriso. -E da lì è cominciata la mia carriera.-
-Mi dispiace molto.- commentò Flo. -E la storia di Robert quale sarebbe?-
D’un tratto, Red le tirò i capelli, facendo finta di non averlo fatto apposta.- Nessuna, lui non ne parla o magari è l’unico sano di mente tra noi, ce ne servirebbe uno.- rispose, ridacchiando.
Flo fece una smorfia di dolore e si massaggiò la cute.
Robert si era rivelato più misterioso di quanto pensasse: in quanto mezzo proprietario, Florence si aspettava che lo conoscessero tutti come fosse un vecchio amico e invece non era così.
Quanto a Red, di cui vero nome le era sconosciuto, le parve una donna tristemente sola che aveva fatto del circo l’amore che le mancava.
O, probabilmente, era solo fuggita per non essere incolpata di omicidio.
   
 
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