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Autore: hugmejameshoran    08/10/2020    0 recensioni
“Bo, devi alzarti!”
Il bussare incessante rendeva difficile continuare a dormire. Mi coprii ancora di più con le coperte, gli occhi ancora serrati, cercando alla cieca un cuscino da scagliare sulla porta. Rotolai a sinistra col mio corpo, toccando la fine del letto con le punta dei piedi. Occupavo metà del materasso ed era confortevole.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"C'è un ragazzo fuori", commenta Tiff leggermente.

E' ancora in ginocchio sul ripiano, ad armeggiare con delle catene di carta economiche che abbiamo acquistato in città. Le ho dato un cuscino da mettere sotto le ginocchia dopo che si è lamentata della posizione imbarazzante.

"Mmh."

Mi giro verso di lei mentre aggiusta lo striscione improvvisato che abbiamo creato con della carta e un tubetto glitter.
Abbiamo poco budget, ma tutti si meritano dello scintillio il giorno del proprio compleanno, anche Rob. Tiff ed io avevamo il compito di preparare la torta e le decorazioni, il resto dei coinquilini aveva il compito di procurare l'acool e preparare gli inviti; il quale si è rivelato un compito semplice dato che una volta che la voce si è sparta le persone hanno portaro da sé le bottiglie.

"Sai, non ha molto senso mettere tutte queste decorazioni. Rob non se ne accorgerà più di tanto una volta che tutti saranno qui e lui avrà bevuto un po' di drink."

"Sto solo cercando di creare un'atmosfera da festa."

"Più addobbi, più dovrai togliere."

"Sei proprio spregevole."

Ritorno alla pasta da zucchero per la torta che abbiamo deciso di colorare di varie tonalità. Se tutto va per il verso giusto, sarà di un bel grigio marmo e blu. Fare dolci non è il mio forte, ma con l'esperienza culinaria di Tiff ce la stiamo mettendo tutta.

"Pensi che stia aspettando qualcuno?"

"Chi?"

"Quel ragazzo. Continua a guardare il cellulare."

"Non ne ho idea", rispondo distrattamente, tirando fuori la punta della lingua per concentrarmi.

"Dovrei metterla nella tortiera?"

"Sì, aspetta ti do una mano."

Abbandona la decorazione per venirmi ad aiutare a mettere la pasta da zucchero sopra la torta. Per poco non ci sfuggiva dalla tortiera. Inizio a pulire il ripiano prima che Tiff torni a lavorarci.

"Oh..", mugola. "Se n'è andato."

Ascolto la sua telecronaca mentre insapono i piatti e li lascio asciugare dopo averli sciacquati.

"Oh no! E' ancora lì. Cavolo, è carino." Esclama, mentre si sposta a destra e sinistra per evitare il riflesso della luce della finestra.

"Come fai a dirlo?" Rido. "Siamo al secondo piano."

"Behg, ha dei bei capelli."

"Fuori è buio."

"Smettila di discutere e vieni qua a capire se possiamo sentire cosa dice al telefono."

Mi chiama con un cenno, un sorriso insolente sul volto mentre cerca di aprire piano la dura serratura della finestra.

"Si chiama origliare, è maleducazione", la rimprovero schizzandola con gocce d'acqua.

Mi guarda acidamente mostrandomi i denti come un gatto.

"Ugh", mugugna. "Lascia stare, fuma."

Nonostante il suo tono schifato, non ha perso interesse. Il suo naso è pressato contro il vetro della finestra mentre segue ogni movimento del ragazzo. Mi ricorda lo sguardo di un predatore che segue gli uccelli che volano intorno agli alberi.

"Penso che stia entrando nel nostro palazzo."

"Cosa?"

"Il ragazzo", conferma animatamente.

E' passato più o meno un minuto, tempo che Tiff si sia inventata una storia sulla personalità del ragazzo quando il nostro campanello suona ed i suoi occhi guizzano nei miei prima che si precipiti davanti alla porta dell'appartamento. La seguo per vederla premere la guancia contro il legno mentre guarda fuori dallo spioncino.

"La festa di Rob inizierà.." controlla l'orologio sul polso, "...tra quattro ore e mezza."

"Non sono qui per la festa", risponde con la voce smorzata dal legno della porta.

"Puoi andare un po' indietro? Non riesco a vederti in faccia."

La spingo via poiché è il mio turno per guardare dallo spioncino, peggio delle bambine. Tiff sa che sono bassa per arrivarci quindi non mi sorprendo quando sento le sue braccia circondarmi il busto e sollevarmi di un centimetro o due mentre ridiamo.

"Oh, allora, perché sei qui?"

Metto le mani a coppa per vedere meglio dalla lente dello spioncino, il ragazzo guarda in alto.

"Harry?"

La presa di Tiff non c'è più e i miei piedi toccano di nuovo terra. E' proprio dietro di me mentre apro la porta. E' vestito con dei jeans neri stretti, strappati all'altezza del ginocchio, e una giacca scura con il cappuccio. Harry mette il telefono in tasca.

"Ciao."

I lati della sua bocca si alzano in un sorriso mentre i suoi occhi passano da me a Tiff.

"Hey", lo saluto tranquillamente. "Sei qui. Come mai?"

"Mh, mi ha accompagnato mia sorella."

"Come fai a sapere che abito qui?"

"Mack."

Annuisco mentre Tiff mi colpisce ripetutamente sulle costole col gomito. Ha un sorriso esagerato, sta cercando di essere presentata.

"Questa è Tiff", la indico con un gesto della mano, ma lei è già davanti a me che porge la mano a Harry.

Lui la afferra ridendo, ripete il suo nome mentre gliela stringe.

Il saluto dura più del dovuto e so che lei sta guardando gli stessi occhi che mi hanno distrutta quella sera in camera sua. L'aria si è fatta tagliente, senza parole.

Sono grata del suo buon senso e dalla sua gentilezza.

"Stretta di mano salda", ammette giocoso mentre si gira verso di me.

Scuoto la testa mentre la guardo rientrare facendo spallucce.

"Vado a controllare la torta."


Lasciati soli, Harry ed io ci scambiamo degli sguardi prima che ricordi le buone maniere.

"Vuoi entrare?"

"Grazie."

Di solito il nostro appartamento odora di cibo al microonde e disinfettante, quindi l'aroma del dolce è benvoluto.
Mentre guardo in cucina, vedo Tiff carponi che guarda oltre il vetro sporco del forno.

Conduco Harry oltre l'entrata e camminiamo davanti le porte finché non arriviamo alla mia camera. Le mie mani sono sulla maniglia quando sento il mio nome.

"Bo", Tiff si affaccia dalla cucina. "Posso parlarti un secondo?"

Mostra un sorriso disinvolto, ma so che è preoccupata dietro quel gesto amichevole.

"Puoi entrare", guardo Harry mentre apro la porta con il fianco.

Dà un'occhiata veloce ai nuri pieni di poster e alla scrivania carica di libri prima di entrare.

"Grazie."

In cucina trovo Tiff in piedi come una madre pronta a fare una ramanzina: anche se probabilmente l'orecchino al naso le dà più l'aria da ribelle di quanto lei vorrebbe.

"E' lui?"

"Sì."

"E' più alto di quanto pensassi. Sexy."

"Gli dirò che approvi", dico mentre gioco con la frusta ancora da lavare.

"Non mi hai detto dei suoi occhi", sussurra.

"Non sapevo come spiegarlo. Non è a suo agio per gli occhi, quindi non mi sembrava giusto."

"Ok."

Il fatto che accetti e non cerchi di sapere come si sia sfregiato la faccia Harry, mi sorprende.

"Cosa farete?"

"Probabilmente parleremo. Forse usciamo, non voglio farlo qui."

"Porta il cellulare."

"Tiff."

"Fammi stare tranquilla", mi sollecita sorridendo debolmente.

L'avrei portato comunque ma annuisco per tranquillizzarla. Quando entro in camera, Harry è impegnato ad osservare la mia bacheca piena di fogli e spille. C'è appeso di tutto: dai miei orasri alla lista dei cibi che io e Tiff sperimenteremo nel fare.

"Sembra che tu ti sia divertita", indica con un gesto della testa una foto attaccata al muro dove ci sono io con i miei amici.

"Sì, ci siamo mascherati", ricordo.

"Cosa sei, uno zombie?"

"Come ti permetti! Sono la moglie di Dracula", scherzo.

"Oh, le mie scuse."

E' strano avere Harry in camera mia, non pensavo avesse mai messo piede qui. Lo avevo tenuto chiuso in una scatola, separato dal resto della mia vita, e pensavo che sarebbe rimasto lì. Ma ora sta riversando dai bordi, troppo grande, troppo prezioso per essere tenuto nascosto in una scatola come uno sporco segreto. I confini che avevo costruito stanno sanguinando.

"Vuoi andare a fare una passeggiata?"

"Certo."

Osserva la stanza mentre mi metto gli stivali.

"Dov'è James?"

"Non qui."

La risposta suona più distaccata di quanto io voglia.

"Fa freddo fuori?"

"Sì, un po'. Dovresti metterti qualcos'altro", indica con un gesto la mia t-shirt e i miei jeans.

Faccio scorrere le grucce sulla barra dell'armadio, e decido di indossare una camicia e un vecchio giubbotto. Sono impegnata a tirare su le maniche che mi coprono le mani mentre prendo dal comodino il burro di cacao.

Ne applico uno alla fragola, muovo le labbra insieme in modo che si spalmi bene e dopo lo chiudo mettendolo in tasca.

"Merda."

L'imprecazione poco carina mi sfugge quando mi volto e urto contro Harry. Tolgo la mano dal suo petto e la rimetto sul mio fianco.

"La indossi ancora", mormora Harry, i suoi occhi fissi su di me. "Lui sa che è mia?"

E' una sensazione focosa, abbastanza da farmi venire la pelle d'oca sulle braccia e farmi combattere per trovare le parole. Mi guarda attraverso le ciglia e il calore scende verso il mio stomaco, una sensazione che non posso ignorare. Una sensazione possessiva, calma, che eccita i muscoli di cui sono imbarazzata ad ammettere.

"E' solo una camicia."

"La mia camicia." Mi corregge.

"No, perché me l'hai regalata, non è vero?" Rispondo, cerco di mandare via il rossore. "Ma se la rivuoi..-"

Faccio finta di togliermela, ma la mano di Harry mi ferma dallo sbottonare gli altri bottoni.

"Per favore."

Smetto di togliermela.

***

Vento gelido tira sulla panchina, il quale alza ciocche di capelli dalle mie spalle e colora le mie guance di rosa. Prendo boccate di quell'aria, il sapore è salato nella mia bocca e fresco nei miei polmoni. Le luci del molo riflettono tra la nebbia, i gabbiani strillano sopra di noi. Nei pochi viaggi di famiglia la spiaggia era la parte che preferivo, ma qua ho scoperto che può anche piovere dove pensavo ci fosse sempre il sole.

Harry mi aiuta a scnedere verso la spiaggia e camminiamo lentamente sulle rocce prima che lui suggerisca di sederci. Non c'è quasi nessuno a patire quel freddo, troppo per nuotare tra le onde increspate.

"Sei andato a trovare tua madre?"

"Sono rimasto un paio di giorni. Jess si è fermata per un po' e ha parlato così tanto da farmi sanguinare le orecchie", Harry scherza, ma non nasconde l'amore nella sua voce. "Lei e il suo fidanzato avranno un bambino a luglio."

"Stai scherzando! Scommetto che sono eccitati", sogghigno. "Zio Harry."

Lo colpisco col gomito scherzosamente.

"Sono felice per lei, ha trovato un bravo ragazzo, quindi..."

Sceglie una pietra, misura il peso e tira indietro il braccio. Il sasso sfreccia nelll'aria e rimbalza sulla cresta bianca di un'onda prima di andare sott'acqua.

"Ti tratta bene?" sbotta Harry.

Spalanco gli occhi.

"No", scuoto la testa sprezzante, un gesto da cui Harry trae una conclusione orribile. "No-no. Intendo che non voglio parlare con te di questo."

"Perché no?" chiede con voce ferita.

"E' troppo imbarazzante."

La conversazione finisce e le onde continuano ad infrangersi, accarezzando i sassolini immobili. Sta arrivando la marea. Mi stringo di più nel giubbotto.

"Non ti ha messo sotto pressione, vero?

"Harry", scatto.

"E' solo..è solo che ci ho pensato molto."

"James è adorabile."

"Continua", cerca di farmi parlare.

"Non ci stiamo vedendo più, quindi qualunque cosa tu voglia sapere è inutile, okay?"

"Non vi state vedendo più?" La sua voce si alza vivacemente nella domanda e ciò fa accelerare il mio battito.

"No."

Se Harry è scioccato dall'informazione, non vuole mostrarlo. Si ricompone.

"Hai freddo?"

"Sto bene."

Un braccio esitante si appoggia comunque sulla mia spalla incoraggiandomi a appoggiarmi a lui. Lo faccio volentieri.

"Quando? Cos'è successo? stuzzica genitlmente.

"Un paio giorni dopo che sono tornata da casa tua. Abbiamo scoperto che stiamo meglio se rimaniamo amici."

"E' una cosa buona, no? Gli impedirà di avere il cuore spezzato."

"So come ci si sente. Non lo farei a nessuno."

"Bo, noi-"

Gli tolgo il braccio dalle mie spalle come una bambina e mi alzo di scatto senza grazia. Si infastidisce perché respingo la sua preoccupazione. Non voglio il suo aiuto.

"Tu mi hai lasciata", lo accuso ferocemente. "Tu sei quello che mi ha lasciata. Quindi non hai il diritto di dire a me o qualcun altro come ci si deve sentire."

Mi guarda come se lo avessi trafitto con un coltello al petto, affondando la lama. Il pensiero mi fa venire un dolore allo stomaco, un dolore che pesa molto sulla mia coscienza. Non avrei voluto ferirlo.

"Tu mi hai lasciata", mormoro.

Ancora seduto tra le pietre fredde, cerca un pacchetto in tasca, tira fuori l'accendino blu. Non aspetto che si porti la sigaretta tra le labbra.

"Non voglio che i miei abiti puzzino, aspetto sul lungomare."

"Ok."

Lo guardo da una panchina che condivido con una signora anziana. Le sue mani tremano mentre aspira un'altra boccata di fumo nei suoi polmoni. Harry vede le onde turbolenti, io vedo lui. Le nuvole di fumo sono cullate e portate via dal vento. In qualche modo mi fanno pensare a Harry, qualcosa che si vede ma difficile da tenere.

Inclino la testa all'indietro per vedere le nuvole che si spostano e rivealano la luce del sole. Ma scompare troppo presto, ingoiata di nuovo tra le orribili nuvole. Pioverà, dovremmo tornare nell'appartamento. I miei occhi vagano nel cielo, la mia vista torna alla spiaggia con i sassi e mi sorprendo a vedere Harry camminare sulle rocce. Lo vedo correre verso di me. Mi alzo dalla panchina e lo raggiungo.

"Stai bene?", chiedo, con la mano sul suo braccio. "Harry?"

Lui scuote la testa.

"Stavo cercando te."

Guardo l'anziana con cui ero seduta sulla panchina, mi sorride e se ne va col suo carrello dietro.

"Cosa c'è che non va?"

Il respiro di Harry è veloce e rimango incerta mentre cerco di mettere insieme i pezzi. Sbottona il suo giubbotto, infila una mano dentro e tira fuori un pezzo di carta stropicciato. Me lo porge. Quando lo apro, è come se fosse stata immersa nelle acque gelide alle mie spalle.

"Quando l'ho letto, mi sono sentito come se stessi parlando a me", spiega freneticamente Harry.

"Era per la fidanzata di Mack."

"Scritto da te. Sapevo che eri tu."

Il mio cuore batte all'impazzata mentre fisso l'inchiostro.

Porti con te la parte sinistra del mio cuore, possiedi la mia metà più grande. Tienila al sicuro.

Sono arrabbiata perché ha visto la lettera. Perché l'ha tenuta. Quando l'ho scritta il sentimento era al posto giusto, Mack ed io avevamo bisogno di qualcosa di solido e di una promessa per mettere insieme queste frasi. Ma adesso fa male leggerla e mi vergogno ad aver dubitato delle parole che avevo detto mentre ero innamorata.

"Ecco perché sapevo che eri tu - dovevi essere tu." Confessa. "Ero arrabbiato all'inizio" Mi irrigidisco alla sua verità. "Pensavo l'avessi fatto per tormentarmi. Ma Mack mi ha calmato. Mi ha spiegato che lo sei andata a trovare solo quando avevo gli incontri. Non volevi che io sapessi che eri lì, lo capisco."

"Come un angelo", sussurra. "Suona stupido", ride a mezza bocca. "Ma mi ha fatto sentire meglio."

***

Mentre torniamo ci fermiamo in una pizzeria vicino al campus per fermare il brontolio del mio stomaco. Sono contenta e sazia durante il cammino verso il mio appartamento. Non prendiamo la strada diretta del campus, ma lo guido attraverso gli edifici indicandogli dove vado a lezione. La presenza di Harry si manifesta attraverso domande, commenti, e lo strofinare delle sue nocche sul dorso della mia mano. I suoi tocchi delicati stimolano la mia voglia di tenere la sua mano, per sentirne la ruvidità delle dita mentre il suo pollice traccia dei cerchi sulla mia pelle. E' qualcosa che mi manca.
 
Inizia a piovigginare una volta raggiunto il mio isolato, entriamo nel cortile con i ciottoli illuminati da lampioni bassi. Harry tiene la porta aperta per farmi entrare e non sono contenta nel sentire che la festa è già iniziata. La porta dell'appartamento vibra mentre giro la chiave nella serratura.
 
Vengo avvolta dal nauseante aroma di vodka e dal fetore del liquore negli aliti delle persone che passiamo. E' troppo forte, troppo caos, probabilmente gli studenti più grandi dell'appartamento di sopra si lamenteranno domani mattina.
 
La cucina è piena di gruppetti di persone che si passano bottiglie e aneddoti interessanti. Vedo Tiff oltre il tavolo della cucina che si versa un drink appena prima che i miei occhi guizzino su un ragazzo che rovista nella mia credenza. Stringo i denti, urtando contro la marea di persone vacillanti ma nel frattempo che lo raggiungo si è già messo in testa il mio colapasta.
"E' mio!" Dico furiosamente, prendendolo dal manico e togliendolo dalla sua testa.
 
Riconosco l'amico stupido di Rob, lui sogghigna urlando il mio nome prima di stritolarmi in un abbraccio. Con difficoltà io e Tiff lo togliamo di dosso prima che si diriga verso il frigorifero, senza dubbio vuole cercare qualcosa con il quale terrorizzare qualcun altro.
 
"Pensavo ti avesse rapita", sussurra nel mio orecchio Tiff in una risatina brilla. "Sei stata via per secoli."
 
Ha la pelle leggermente colorata dall'alcool e gli occhi lucidi.
 
"No, sono ancora qui."
 
Mi volto per guardare Harry. Quando lo vedo, tiene Rob al braccio per aiutarlo a stare in piedi prima che dia una testata al bancone della cucina. Nascondo una risata dietro la mano mentre Harry mi supplica di dirgli cosa fare con l'idiota fra le sue braccia dall'altra parte della stanza.
 
"Venite con noi?" Tiff chiede da dietro.
 
Mi giro verso di lei, il suo alito è addolcito dal liquore della bottiglia che sta cullando sul suo fianco.
 
"Non me la sento, penso che andremo a letto."
 
Fece un gemito infantile di risposta e non sarei sorpresa se iniziasse a battere i piedi a terra col broncio. Invece, sto davanti a lei ad ascoltare le buffonate che mi sono persa mentre eravamo fuori. Il fatto che qualcuno avesse vomitato in mezzo ai cespugli non mi sorprende, ma ridacchio comunque.
 
"Ti abbiamo conservato un po' di torta", sogghigna prima di avvicinarsi a me. "Usate il preservativo."
 
Le parole di Tiff sono ovvie e se fosse stata meno ubriaca, le avrei dato un calcio sul sedere.
 
"Bo."
 
Il mio stomaco si gela e quando mi volto vedo James che sorride prima di prendere un lungo sorso dalla sua bottiglia di birra. Ha gli occhi luminosi, divertiti dall'alcool. Mi ricordo della sua gentilezza durante l'ultima discussione meno di una settimana fa. Ha detto che preferisce avermi come amica piuttosto che non avermi affatto, un'affermazione che ha indotto lacrime e la condivisione di un pacco di biscotti davanti a un film.
 
"Come stai?"
 
"Bene, tu?" annuisce sopra il rumore.
 
"Sto be-"
 
"E' un fottuto disastro", interrompe Harry senza preavviso.
 
E' in piedi accanto a me.
 
"Quello è il festeggiato", scherzo debolmente.
 
L'attenzione di Harry passa da me a James, probabilmente cercando di capire cosa non fosse andato. Ma siamo tutti qui insieme, e dovremmo superare questa situazione.
 
"Questo è Harry. Harry, James." Faccio con la mano avanti e indietro tenendo il colapasta.
 
Il nostro gruppo è in silenzio in mezzo a musica assordante e occhiate ubriache. Guardavo le loro facce per capire se si riconoscevano. Se la situazione peggiora, mi metterò fra di loro.
 
"Il tuo Harry?" mi chiede James.
 
Beh, suppongo lo sia.
 
"Sì."
 
"E' bello conoscerti, amico."
 
James sposta la bottiglia sulla mano sinistra e porge la destra a Harry. Harry afferra la sua mano senza esitazione e la stringe saldamente.
 
Iniziano a parlare civilmente di cose futili come i giocatori di rugby. Sono perplessa, se non sollevata, dal fatto che io mi sieda e li osservi parlare. Ero pronta ad un confronto, ma sembra che la mia bandierina bianca debba rimanere al suo posto.
 
***
 
"Perché ridi?"
 
Un sorriso divertito addolcisce il suo volto, una fossetta compare sulla sua guancia. Guardando oltre l'unicità dei suoi occhi vedo il calore che mi trasmettono quando mi guardano dimenarmi sotto le coperte.
 
"Perché sembra che io finisca sempre a letto con te." Sussurro la verità come se fosse un segreto.
 
Si spoglia fino a rimanere in mutande e alza il piumone chiedendomi di spostarmi. La mia spalla tocca il muro freddo e mi sposto con un sibilo tra i denti.
 
"Il tuo letto è piccolo" si lamenta Harry, combattendo per prendere più spazio sotto le coperte.
 
"Penso sia il modo dell'università per impedirci di avere qualcuno con noi a letto", ipotizzo. "Il gestore del dormitorio non sarà contento di sapere che sei stato qui."
 
"Beh, chiunque sia il responsabile dell'assegnazione dei letti è uno stronzo", brontola.
 
Mentre continua a contorcersi nel letto, il materasso emette rumori per il troppo peso. Mi giro sul fianco per evitare mal di schiena.
 
"Hai finito?" Chiedo nel freddo buio della stanza.
 
Harry grugnisce prima di girarsi sul fianco ancora una volta, respirando sul mio collo.
 
"Sarà un miracolo se riuscirò a dormire", dice a bassa voce.
 
"Beh, non renderlo un incubo anche per noi altri."
 
I nostri respiri si tranquillizzano prima che senta la mascella di Harry aprirsi in uno sbadiglio. Il suono mi dà fastidio e lo colpisco con una gomitata. In risposta mi infastidisce, mi pizzica la schiena per provocare una reazione.
Afferro le sue dita e lui smette, ora ci teniamo le mani nel buio.
 
"Posso abbracciarti?" Chiede a bassa voce.
 
"Okay."
 
Harry non ha bisogno di vedere per avvicinarsi, si sistema con facilità e mi avvolge il bacino con un braccio. La sua mano preme sul mio fianco ed io mi sistemo contro la forma del suo corpo dietro di me. Mette una caviglia tra le mie.
 
Fuori la pioggia colpisce la finestra, piccoli tuoni fanno da sottofondo e tengono testa ai nostri battiti accelerati. Ho lasciato la finestra aperta prima che ci mettessimo a letto ed ora il vento muove le tende.
 
"Mi è mancato tutto questo. Dopo settimane in cui mi svegliavo nel cuore della notte da solo", pronuncia le parole come se fossero un segreto, sussurra nel mio collo. "Una stupida parte di me pensava che tu fossi andata in bagno o a bere qualcosa in cucina. Era come se il mio cuore si spezzasse tutte le volte che realizzava che tu non c'eri."
 
Stringo la sua mano sul mio petto, intrecciando le nostre dita.
 
"Sono qui adesso."
 
***
 
Harry's POV
 
"Bo! Bo!"
 
Spalanco il mio occhio destro. La schiena mi sta uccidendo e ho la bocca piena di capelli anche se non so bene di chi siano.
L'incessante bussare continua mentre tolgo il braccio da sotto lei. Si agita ma non abbastanza da svegliarsi, espira con il naso prima di prendere un cuscino e stringerlo contro il petto. Con un sorriso gentile e il cuore pesante le stampo un bacio sulla fronte e mi alzo dal letto.
 
I jeans che ho tolto la sera prima sono stesi sul pavimento, li indosso mentre cammino verso la striscia di luce che penetra da sotto la porta. La stanza non mi è familiare, quindi vado rumorosamente a tentoni nel buio mentre mi ambiento nel nuovo territorio. E' facile tastare, mi aiuta a creare un'immagine completa nella mia mente, così ho meno lavoro per il mio occhio buono. La serratura si apre facilmente e tocco ciecamente il legno della porta fino alla maniglia, e la apro.
 
C'è un ragazzo in piedi di fronte a me, sembra dispiaciuto di vedermi nello stesso modo in cui a me dispiace di vedere lui. Ha i capelli in disordine, i pantaloni a quadri del suo pigiama sono arrotolati sui suoi fianchi e indossa un maglione al contrario. Il suo viso mi è vagamente familiare.
 
"Oh, aspetta-" si acciglia, gira la testa a sinistra per guardare il corridoio.
 
Guarda quella che penso sia la sua porta aperta.
 
"Posso aiutarti?" chiedo intontito, con la voce piena di sonno.
 
"Questa è la stanza di Bo."
 
Mormoro confermando, mi sto stufando di questa conversazione e sto per tornare a letto.
 
"Sì, cosa vuoi?"
 
"Latte", risponde semplicemente.
 
"Cosa?"
 
Un tocco leggero sulla parte inferiore della mia schiena mi coglie di sorpresa, mentre Bo mi gira intorno e si mette al mio fianco. Si appoggia a me e sono contento di essere il suo supporto. I suoi capelli disordinati mi solleticano la pelle.
Un braccio circonda la mia schiena e le sue dita delicate fanno pressione sul mio fianco. Mi godo la sensazione, la penetro, imprimo il suo tocco nella mia mente.
 
Gli occhi del ragazzo si spalancano.
 
"Finché lo rimetti a posto, va bene" dice intontita.
 
"Voi due stavate-" la voce gli si affievolisce mentre alza le sopracciglia.
 
"Dormendo? Si. Adesso vattene. Voglio tornare a letto." Bo si lamenta, mi prende la mano e mi tira via dalla porta, dentro la sua stanza.
 
Non mi convince.
 
"Non hai mai lasciato James dormire la notte" dichiara, mettendo in mezzo un piede impedendo alla porta di chiudersi dietro di noi.
 
"Beh, chiaramente questo non è James, non è vero?" tira su la mia mano con la sua, per mostrarmi.
 
Il suo tono tagliente mi fa sorridere, mi piace quando fa così. E' come se ci fosse del fuoco dietro le sue parole, come se si atteggiasse.
 
"Giorno, Harry. Bo." Dice Tiff con un gesto della testa indicandoci da dietro il ragazzo,  poi sbadiglia e si trascina in cucina.
 
Lui segue i suoi passi, chiedendole della nostra organizzazione sul dormire.
 
***
Bo's POV
 
"Quindi, cos'è successo al tuo occhio?"
 
La mia postura cambia, il silenzio si allunga fino a quando mi giro a guardare il tavolo della cucina. Rob inclina la testa di lato, cercando di osservare meglio l'occhio danneggiato di Harry. Tiff si appoggia contro una delle sedie con i cuscini vicino al tavolo da caffè, dimenticandosi dello smalto fresco.
 
"Sono stato sfortunato in un combattimento."
 
La maggior parte delle persone non avrebbe chiesto altro a Harry. Ma Rob è un idiota ed ovviamente chiede.
 
"Un combattimento? Cioè un-" alza i pugni come se stesse prendendo a pugni l'aria. "Un vero combattimento?"
 
"Sì."
 
Posso quasi vedere l'eccitazione di Rob, un altro assalto pieno di domande da fare fino ad offendere.
 
"Mangia il tuo toast", lo sgrido, mettendogli il pane bruciato in bocca.
 
Harry mi guarda tornare alla mia ciotola di cereali. Prendo un cucchiaio pulito dal cassetto e il latte dal frigo. Mangio la mia colazione dopo avergli messo il tè sul tavolo. Mi ringrazia con un sorriso.
 
Lo smalto sui piedi di Tiff si sta asciugando quindi la sua camminata verso di noi ora è più ondeggiante. Si alza la manica sinistra mentre si avvicina, mostrando il suo avambraccio al gruppo. Ho già visto la cicatrice, una spessa linea frastagliata che arriva quasi al polso.
 
"Sono caduta dall'altalena in un albero quando avevo sette anni, un ramo mi è entrato nel braccio."
 
Harry mette giù la tazza, prendendo con attenzione la mano e il gomito di Tiff per guardare la ferita in modo da esaminarla.
 
"E' una bella cicatrice", conclude annuendo.
 
"Beh, almeno tu sembri un pirata sexy", risponde argutamente.
 
Harry sogghigna, tira la testa indietro e ride.
 
***
 
La tempesta di ieri è passata, lasciando al suo risveglio fangose pozzanghere da schivare e un cielo sereno. Harry ed io aspettiamo sotto al riparo della fermata dell'autobus più vicina all'angolo della strada. I motori delle macchine sfrecciano sull'asfalto che quasi brilla per il bagnato. Mentre osservo liberamente questa tarda mattinata di domenica, la mia considerazione si allontana finché non fisso dal basso Harry. Non indietreggia mentre tocco il suo viso con le mie dita.
 
Mi chiedo silenziosamente cosa vede. Tutto è più opaco, o la sua cecità ha amplificato colori e forme? Potenzia i suoi sensi attraverso il tatto, l'ho notato mentre ignaro tocca me o gli oggetti che lo circondano. La mia mano copre cautamente l'occhio sinistro e con la cicatrice nascosta torna l'Harry di un tempo. Mi sorride delicatamente come se capisse quali pensieri occupano la mia mente. Mi penetra con la sua iride luminosa e la pupilla marcata.
 
Tolgo la mano e la metto dalla parte opposta. L'occhio destro, leggermente color latte, funziona col tempo. Cerca qualcosa da vedere disperatamente. Guarda in giro e posso sentire le sue ciglia solleticare il palmo della mia mano. Harry sa che non gli farei mai del male, ma l'improvvisa perdita di vista è troppo. Il suo respiro è aumentato per il panico, mi toglie la mano afferrandomi per il polso.
 
"Perché mi hai lasciata?" chiedo, la voce trema leggermente.
 
Guarda in basso fra di noi, mentre gioca con le mie dita.
 
"Pensavo che saresti stata meglio senza di me. Sembra che tu stia bene adesso", sorride, ma so che gli fa male.
 
Tutto sommato, sono messa bene. Ma questo non significa che tutti i pezzi del mio puzzle hanno trovato il loro posto. Potrebbe non esserci mai una figura completa, ma questo è il bello del gioco.
Potrei aver trovato il mio secondo giocatore.
 
Una macchina argento frena davanti a noi e io faccio un sorriso forzato mentre Mack si allunga verso il centro per salutare. Harry non ha nulla con sé, quindi gli do un forte bacio sulla bocca e lo faccio salire in auto. Un turbinio di emozioni, tutto quello che potrei desiderare in un solo tocco. Mentre mi allontano spero sia qualcosa che porti con lui per tutto il tragitto verso casa. Mi prometto di ricordarlo fino a quando non lo rivedro.
 
"Non sparire", gli dico.
 
"Non lo farò. Promesso."
  
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