Moneta
171 d.C. (dopo la Conquista
di Aegon)
Mi accarezza la pelle nuda e
scura. “Dopo di lui, tu sei il prossimo” “Mpfh. Papà sogna da quattordici anni
di sedere su quel trono. Probabilmente non lo mollerà per altrettanti anni”, si
lamenta. “E tu lo sogni da quando sei nato. Mi ricordo quando dieci anni fa
sbarcasti qui e già ne parlavi” “Ero giovane a quel tempo”. Si tira su dal
letto e si afferra il ventre molle e peloso. I trentacinque anni non stanno
avendo un bell’effetto su di lui. Quando decisi di possederlo la prima volta
era l’avvenente principe occidentale delle fiabe: tratti valyriani, il ventre
piatto e i fianchi insaziabili. Ora è un mediocre ometto con la pancetta e una
barba che tenta di coprire la faccia che si gonfia. Ma nonostante ciò è
comunque padre di due mie figlie e un figlio.
“Come faccio a sapere che è
mio?”, ha borbottato quando gliel’ho mostrato appena è entrato nel palazzo,
“Bellegere, noi due siamo uguali. I nostri cuori battono l’uno per l’altra
anche quando il mare ci divide, ma i nostri corpi…Quelli hanno bisogno di
continuo svago. Te l’ho detto pure su Bellenora e Narnha: non posso sapere se siano
figlie mie” “Questo credo che sia tuo per forza”, ho sorriso maliziosamente
mentre toglievo la cuffietta a Balerion. Gli occhi di Aegon si sono illuminati
alla vista dei capelli color platino. Fanno un contrasto curioso sul mio bambino
brunetto. Ha preso il pupo in braccio cullandolo con un’espressione ebete.
Mentre stava qui il suo devoto
cugino si è ucciso da solo, digiunando in quel tempio costoso che ha insistito
tanto per costruire. Far spendere tutti quei soldi in quel modo. Non c’è da
stupirsi che Aegon sia venuto a chiedere prestiti alla Banca di Ferro. Quello e
a rivedere la sua Perla Nera: me. Ma ora deve tornare per l’incoronazione di
suo padre.
“Forse è meglio così. Mio
padre è stato Primo Cavaliere per più di dieci anni. Praticamente gli mancava
solo la corona per essere re. Sarebbe ora che avessimo di nuovo un buon
sovrano” “Sarà davvero un buon sovrano?”, gli sussurro accarezzandogli le
spalle nude, “È rimasto impassibile mentre quel tuo triste zio ha lasciato
morire la forza della vostra casata: i draghi. E ha sostenuto i suoi due folli figli,
quando hanno preso il trono a loro volta. Uno, un ragazzino che voleva giocare
alla guerra e l’altro un pio idiota soggiogato dai vostri frigidi Sette”
“Ricordati che è per via di quel frigido idiota che sono venuto a Braavos e ti
ho incontrata”, dice cercando di darmi un bacio con quella barba sporca di cibo.
Mi ritraggo e continuo: “Tuo padre ha cinquant’anni. A quell’età un uomo
diventa fragile”. Si scurisce in volto. “Cosa stai insinuando?” “Valar
morghulis. Tutti gli uomini devono morire” “Sei impazzita Bellegere! È di mio
padre che stiamo parlando”, dice mentre si riveste infastidito. Poi domanda:
“Come mai tutto questo improvviso interesse per la politica estera?” “Tu prima
non avevi un erede maschio, ma ora con Balerion ce lo hai” “Oh, è per questo.
Il Signore del Mare, tuo padre, vuole un nipotino sul Trono di Spade. Io ho già
un figlio!” “Davvero?”. Mi fulmina: “Non starai insinuando?” “Non insinuo
niente. Ma anche tu hai tuoi dubbi su chi sia veramente il padre di Daeron. E
la tua fragile moglie non ha fatto altro che darti gravidanze non portate a
termine o figli morti dopo di lui. Invece mio figlio è forte. Nelle sue vene
scorre il sangue di Valyria e delle Isole dell’Estate. Vorresti che la tua
eredità andasse a quel gracile di Daeron e alla dorniana sua moglie?”. Aegon si
tormenta la barba: “Beh, sì in effetti…” Sta cedendo. “Ma è assurdo. Mio padre
è un uomo intelligente. Trovare un modo per ucciderlo sarebbe troppo rischioso.
E se risalissero a me…Solo la Barriera mi salverebbe. E tu sai che non posso
vivere senza almeno una donna nel letto ogni notte” “Lo so bene, principino
mio. Ma non crucciarti. Sai, nelle tue visite qui nella Città Nascosta c’è un
edificio in cui ancora non ti ho fatto entrare”
La porta si staglia alta. Legno
di albero diga pallido da un lato e ebano dall’altro, come i capelli e la pelle
di nostro figlio. Saliamo i gradini della Casa del Bianco e del Nero insieme,
ma poco prima di toccare i battenti lui si ferma. “Belle, non posso. Non riesco
a fare una scelta del genere”. No! Non rinunciare adesso. Tiro fuori una moneta
di Volantis dalla tasca. Su un lato una corona, dall’altro un teschio. “Lascia
che sia la sorte a farlo per te allora, mio principe”. Il metallo scintilla
colpito dalla luna mentre sale in aria per poi ricadere nel mio palmo. Lo guardo
negli occhi e gli porgo il pugno chiuso. Aegon con la fronte che suda schiude
le mie dita marroni con le sue pallide. Un teschio.
NdA
Il regno di Viserys II è
durato meno di un anno. Alcuni sospettano che sia stato suo figlio Aegon poi
divenuto Aegon il Mediocre ha accelerarne la dipartita. Mi sono immaginato uno
dei possibili modi in cui la cosa sia avvenuta.