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Autore: pippobaudo_    09/10/2020    2 recensioni
Courtney 'Wallis', eccezionale tirocinante presso il migliore studio legale del Canada e moglie di uno degli uomini più potenti della città... se solo se lo ricordasse.
Aiutata da un'acida coinquilina, un'artista gotica e un criminale con un'indecente cresta verde, riuscirà a ricostruire la propria vita passata tassello dopo tassello e a colmare il vuoto lasciato da uno spiacevole trauma?
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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VENERDI’ 09 OTTOBRE 2020
 
DUNCAN
Quella mattina si svegliò supino sul divano-letto, la testa che gli scoppiava.
'Buongiorno, Bella Addormentata' disse il rosso seduto sulla poltrona con un pacchetto di biscotti tra le mani ricevendo come risposta un grande sbadiglio.
 
'Alejandro?' chiese poi Duncan portandosi di fronte all’amico.

'A farsi una doccia, con Lightning e Topher alle calcagna' rispose Scott porgendogli una tazza di caffè bollente in mano; senza volerlo, fissò incessantemente le ragazze lì presenti, una ad una, ognuna occupata in qualche attività: Bridgette, per esempio, stava medicando con cura la ferita di Heather, seduta immobile sul tavolo da pranzo, dei deliziosi pantaloncini a scoprirle le gambe lunghe; Gwen, attrezzata di un blocco da disegno e di una matita, portava alle orecchie delle cuffiette nere, ispirata con molta probabilità da alcune canzoni dei Gothic Mind Explosion, il suo gruppo musicale preferito, mentre una indaffarata Courtney era intenta a riordinare le carte dell’ennesimo caso da risolvere. 'Allora, chi tra le ragazze pensi possa essere?' riprese Scott sussurrando appena.
 
'Heather è da escludere, abbiamo ricevuto informazioni dalla talpa anche quando era rinchiusa' fece Alejandro comparendo all’improvviso alle loro spalle, facendoli sobbalzare.

'Ehilà, Al' salutò il punk.

'Non chiamarmi Al' rispose Alejandro mascherando l’irritazione.

'Va bene, Al' e il latino rabbrividì appena.

'Anche Courtney è da escludere' s’intromise Scott mettendo in bocca un biscotto. 'Altrimenti avrebbe consegnato il libretto direttamente a Mal'. Duncan annuì leggermente. 'E Bridgette non ci farebbe mai del male, anzi morirebbe lei al posto di suo marito'.
 
'Gwen?' chiese distratto il latino.

'Non è il tipo' commentò Duncan. 'Io mi preoccuperei di Jasmine, quella mette i brividi, potrebbe ucciderci tutti quanti se solo lo volesse'.

'Avete finito, voi tre?!' disse Heather brusca cogliendoli alla sprovvista. 'Sono due giorni che non fate altro che sussurrarvi cose all’orecchio. C’è qualcosa che dobbiamo sapere?'. I tre si scambiarono delle occhiate fugaci, non sapendo come rispondere. Certo, avrebbero potuto essere un po’ più discreti…
L’asiatica continuò a squadrarli da capo a piedi in attesa di una risposta.
 
'Ehm…' iniziò Duncan. 'Stavamo commentando il vostro vestiario'. Le ragazze aggrottarono la fronte, per poi rivolgere lo sguardo verso il proprio abbigliamento. 'Hai un pigiamino striminzito, panterona' ammiccò il punk, e in effetti era vero: quei maledetti pantaloncini neri lasciavano ben poco spazio all’immaginazione.
Inutile dire che si beccò una stilettata dal latino, infatuato com’era della ragazza.
 
'Crepa' fece l’asiatica rossa in faccia pestandogli il piede, ma l’espressione del ragazzo rimase impassibile, il ghigno strafottente solcava il viso dai tipici lineamenti duri.

'Calma, Heather' intervenne Courtney lanciando un’occhiataccia ai ragazzi. 'Lo sai che Duncan è volgare, rozzo e fastidioso come vuole fare credere' e l’accompagnò in cucina, a fare colazione. Il punk tirò un sospiro di sollievo, così come gli altri due.
 
'Voi tre non me la raccontate giusta' s’intromise Gwen. 'Come ha detto Heather, è da un po’ che non fate altro che confabulare, e non di come ci vestiamo' e scoccò un’occhiata verso di loro prima che potessero replicare. 'Sta accadendo qualcosa e non volete dircelo'.
 
'È per la vostra sicurezza' ammise Scott. 'Meno sapete, meglio è'.
 
'Quindi è vero che c’è qualcosa sotto' aggiunse Bridgette.
 
'Cioè?' domandò la spagnola ritornata nell’ampio salotto a recuperare i documenti della giornata.
 
Duncan portò gli occhi al cielo, stanco delle continue domande. Mai una volta che le ragazze lasciassero perdere o si disinteressassero a qualcosa dentro quella maledetta casa. 'Io e Scott vogliamo allargare il gruppo' buttò lì. 'Chiederemo ai miei vecchi compagni di aiutarci… se in città ne è rimasto qualcuno'.
 
'Spero solo non sia altra gente strana' commentò Heather portandosi al fianco di Courtney con una tazza di caffè fumante tra le mani.

'Potete stare tranquille'.

'Come no'.
 
 
 
 
Non era stato per nulla semplice convincere Scott a lasciarlo uscire di casa, ma eccolo lì, davanti ad una palestra, il cui edificio era composto da due piani, il secondo ricoperto interamente da grandi vetrate dalle quali si intravvedevano ragazzi e ragazze correre sopra dei tapis roulant o esercitarsi su altri attrezzi ancora.
Duncan entrò, lasciando che il compare Scott lo attendesse in macchina, dirigendosi speditamente verso lo spogliatoio femminile al pian terreno, incurante delle eventuali lamentele provenienti dalle ragazze.
Al suo passaggio, riuscì ad intravvedere le sue prede: Jo, una ragazza bionda dai capelli corti e gli occhi di un particolare color indaco, ed Eva, mora con un enorme monociglio nero a solcarle gli occhi color rame. Entrambe erano mascoline… non tutta ‘sta bellezza, insomma…
Spalancò l’ultima porta, in fondo al corridoio, e attese, guardandosi attorno. Lo spazio era piccolo, le pareti bianche e spoglie se non per qualche poster; su lati opposti vi erano dei tavoli adibiti a scrivania con sopra varie carte e altra robaccia ancora tra cui dei manubri blu da palestra. Su un angolo un sacco della boxe era stato appeso al soffitto e legata ad esso con del nastro isolante vi era una stropicciata foto segnaletica, la sua.
Due voci femminili stavano percorrendo l’intera lunghezza del corridoio, avvicinandosi un poco alla volta finché entrambe le proprietarie non misero piede nella piccola stanza. 'Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra di sentire odore di… TESTOSTERONE!' esclamò la bionda inspirando l’aria circostante e indicando subito dopo il punk, felpa nera e cappuccio in testa, appoggiato al tavolo alla loro destra, nell’ombra, le braccia conserte e un piccolo ghigno dipinto sul volto.
 
'Signore, è un piacere rivedervi' fece Duncan con un piccolo inchino.
 
'Non si può dire che lo stesso valga per noi, DunCANE' commentò acidamente Jo, la bionda, chiudendo violentemente la porta. 'CHE VUOI?'.
 
'Dacci un valido motivo per cui non dovremmo prenderti a calci nel didietro' aggiunse Eva schioccandosi le nocche e mostrando i pugni alti, pronta allo scontro.
 
'Piano, piano, piano' disse il ragazzo alzando le mani in segno di resa. 'Perché tutta questa rabbia? Non vi ho fatto nulla'.
 
'Hai ammazzato una ragazza e aggredito il suo fidanzato per rubar loro qualche spicciolo' iniziò Jo rossa in volto. 'Ti sei fatto beccare dalla polizia e adesso sei pure un fuggitivo!'.
 
'Mi hanno rilasciato loro per mancanza di prove'.
 
'Allora perché gli sbirri ti stanno cercando?' domandò Eva retorica. 'Quegli avvocati non erano neanche veri'.
 
Duncan sospirò e portò gli occhi al cielo, scocciato nel dover raccontar loro tutta la storia dal principio; se non fosse stato solo in quella minuscola stanzetta con due orsi grizzly pronti a sbranarlo e divorarlo avrebbe delegato ben volentieri la scocciatura ad altri. Le ragazze cominciarono a picchiettare il piede a terra impazienti nell’udire una più che plausibile risposta. Il punk cominciò e raccontò loro tutto, perdendo, ovviamente, del tempo prezioso, più di mezzora forse.
'Incredibile…' commentò la mora alla fine.
 
'Lo so' affermò Duncan passandosi una mano tra i capelli.
 
'Incredibile che tu ti sia fatto infinocchiare così' concluse Eva incrociando le braccia al petto.
 
'E che a salvarti siano state delle donne, ma di questo non mi stupisce' disse la bionda con un ghigno mettendo in risalto i bicipiti. 'Ora a comandarti è Scott'.

Il punk sbuffò quasi irritato. 'Nessuno mi comanda, è lui che fa quello che gli dico, è per questo che sono qui' parlò lui fiero con il sorriso, che si spense quasi subito allo spalancarsi della porta alle sue spalle. Saltò sul posto, una voce profonda e irritata lo chiamò, due occhi blu cominciarono a fissarlo malignamente.
 
'È quasi un’ora che aspetto, meno male che era, per citare le tue parole, cosa da poco' fece Scott.
 
'Guarda un po’ chi abbiamo qui, ho sentito che il tuo locale ha fatto BOOM!' commentò Jo con un ghigno.
 
'Infatti' rispose il rosso apparendo indifferente alla cosa. 'Allora che ne pensate? Siete con noi?'.

'Aspetta, cosa?!' chiese sbalordita Eva sgranando gli occhi.

'Non ci ero ancora arrivato, idiota!' esclamò il punk schiaffandosi la mano sulla fronte.

'E che cosa avete fatto per tutto questo tempo?!'.



 
JO
Era passata più di un’ora da quando sia lei sia Eva avevano messo piede in quella piccola stanza. Trovare il suo ex capo, lì in piedi, appoggiato al tavolo e con un ghigno sul volto, era stata veramente una sorpresa, soprattutto dopo tutto quello che avevano passato. Non sapeva se gioirne o meno: da una parte lo detestava per aver abbandonato la squadra e aver deciso di saltare fuori come se niente fosse solo dopo due mesi dal rilascio. Certo, la polizia lo stava cercando ma niente in passato lo aveva mai fermato, almeno questo per il Duncane che aveva imparato a conoscere.
Dall’altra parte, invece, non vedeva l’ora di ritornare in pista e vendicare i propri compagni deceduti, nonostante fosse pienamente consapevole del pericolo che avrebbe corso, ma non prima di aver fatto sudare sette camicie a quegli imbecilli, seduti sulla panca a spiegare la situazione.
'Quanto pagate?' chiese Eva a bruciapelo spiazzando i due. 'Voglio dire, ci state chiedendo di tornare a lavorare per voi per cercare questi tizi, farli fuori e rischiare che a morire siamo noi. Questo è completamente diverso da quello che facevamo, Duncan. Prima non rischiavamo la vita: vendevamo la “roba” e basta, al massimo qualche pestaggio se ce ne era bisogno'.

'Lo so, è diverso ora, ma volete davvero continuare a fare finta di nulla?' fece il punk guardandole con i suoi occhi azzurri.

'Quello che ci stai chiedendo è troppo: hai già perso parte della squadra, altri ti hanno voltato le spalle o si sono fatti un’altra vita' continuò Eva.

'Esatto, parte della squadra è stata fatta fuori… pensavo che voi due, più di chiunque altro, avreste capito. Non si tratta solo di pararci il culo e difenderci da questi individui, o fare a gara a chi vende più roba e fa soldi; dei nostri compagni, amici, sono morti, e chi ha fatto questo deve pagare' detto ciò si alzò dalla panca e si diresse verso la porta, il braccio teso, la mano sulla maniglia. 'Scusate se vi abbiamo fatto perdere tempo'.
Al cenno del punk, anche il rosso si alzò, pronto a seguirlo.
 
Ma lei, Jo, parlò.
'Non sappiamo come, ma quel dannato giorno lui ci trovò'.
 


 
MERCOLEDI’ 22 LUGLIO 2020
Erano nel “covo” (una stanzetta di uno di quei sudici motel, non un granché ad essere sinceri, soprattutto se a passarci le giornate erano in dieci, per non parlare poi del caldo soffocante), tutti incollati al piccolo schermo del televisore, a guardare gli aggiornamenti dell’arresto del proprio capo, esterrefatti ovviamente dall’avvenimento.
Non poteva ancora crederci: quel maledetto di Nelson aveva ucciso una ragazza, un’innocente.
Era un criminale, ma non era mai arrivato a tanto.
 
'Non può essere, non si spingerebbe mai fino a questo punto' aveva iniziato Rock, il biondo, appoggiato dal suo migliore amico Spud.
 
'Il ragazzo ha dato la sua descrizione…' aveva fatto notare Shawn, e tutti avevano abbassato lo sguardo a terra.
 
 

 
'Stavamo discutendo del tuo arresto, eravamo sorpresi che tu avessi compiuto un’azione simile' ammise Jo triste. 'Poi, improvvisamente…'.
 

 
 
Qualcuno aveva bussato alla porta ed era come se fosse suonato un campanellino d’allarme nella sua testa; si era precipitata a prendere la pistola, sotto il letto. Con l’arma in mano, si era avvicinata lentamente all’ingresso della stanza. 'Chi è?' aveva chiesto Jo, il dito impaziente sul grilletto.
 
'Il locatore, il vicino si è lamentato di voi' aveva risposto una voce maschile dall’altra parte della porta in legno. Jo aveva lanciato un’occhiata a Eva, accanto alla finestra la cui tenda era stata leggermente scostata per permettere la visuale verso l’esterno.
 
'Sembra innocuo' aveva comunicato la mora.
Jo aveva tirato un sospiro di sollievo nascondendo la pistola nei pantaloni della tuta. Scoccando uno sguardo d’intesa al resto del gruppo allo scopo di mettere via qualsiasi tipo di arma, aveva aperto lentamente la porta trovandosi davanti un uomo basso e dall’aspetto bizzarro con i capelli viola e il naso a porcellino. Neanche il tempo di aprire bocca che degli uomini armati di pistole e fucili avevano irrotto nella camera, obbligandoli in ginocchio e con le mani intrecciate dietro la testa.

'Chi siete, che cosa volete?!' aveva domandato Eva, la fronte aggrottata, ma l’unica risposta ricevuta era stato uno schiaffo al volto.
 
'Zitta' aveva detto l’uomo spietato. 'Capo, sono inermi' e aveva calciato via le pistole, lontane dalla loro portata. Una figura alta e magra aveva fatto ingresso fischiettando una melodia. Jo, come forse tutti gli altri suoi compari, lo aveva riconosciuto all’istante: il fidanzato di Zoey Mamabolo, la ragazza uccisa dal loro leader.
 
'I famosi “Der Schnitzel Kickers”' aveva iniziato lui con voce profonda e alquanto inquietante. 'Pensavo meglio ad essere sincero, ma sono comunque intenzionato a prendervi sotto la mia protezione' aveva proseguito guardandoli uno ad uno dall’alto verso il basso.
 
'Protezione da cosa?' aveva chiesto Jo guardandolo furente, non capendo nulla. Era lì per vendicarsi perché Nelson aveva ucciso la sua ragazza? Voleva soffiargli la gang da sotto il naso? Chi era veramente quel tipo?
 
'Tu devi essere Jo, il braccio destro di quel miserabile. Vedo che siete al corrente della faccenda' e aveva indicato il televisore ancora acceso sul canale delle notizie che mostrava la foto segnaletica di Nelson. 'Protezione da lui, per esempio. È un vigliacco, sa come funziona il carcere e pur di uscirne è pronto a vendere i propri compagni…'.
 
'T-tu non sai n-niente di lui, non è una s-spia' aveva ribattuto Shawn un po’ spaventato.
 
'Ed è un amico leale' aveva continuato il biondo, Rock.
 
'Come lo era stato per Scott?'.
 
'Tu che ne sai?'.
 
'Unitevi a me e tutti i vostri desideri diventeranno realtà'.
 
'Oppure?'.
 
'Morirete'.
 
 

 
'Amy, Chet e Lorenzo accettarono subito pur di avere salva la pelle e andarsene via illesi, ma dovettero provare la loro lealtà al nuovo boss' continuò Jo fissando le mattonelle del pavimento.

'In che senso?' chiese Duncan perplesso.

'Secondo te chi premé il grilletto uccidendo Rock, Spud ed Ezekiel quella sera? Li presero e li uccisero a mo’ di esecuzione' terminò Eva, gli occhi lucidi. 'Noi due fortunatamente riuscimmo a scappare, così come Shawn'.

'Solo che quel nano infame è andato avanti come se nulla fosse unendosi ad un altro gruppo' sbottò Jo piena di rancore. Il silenzio era calato, il gruppetto si era scambiato qualche sguardo, quello del punk sembrava inespressivo, puntato a terra. Doveva essere stato un brutto colpo: lo scioglimento della gang, il tradimento di alcuni e la morte di altri per mano dei primi. 'Sappiamo con chi abbiamo ad a che fare per questo siamo un po’ titubanti'.

'A meno che non ci paghiate tanto' affermò Eva sicura. 'Quando voi due lavoravate insieme fruttavamo di più, Duncan da solo invece ci dava una miseria'. Scott rise, mentre il punk sbuffò contrariato.

'Con l’esplosione dell’“All Stars” sarà difficile accontentarvi ad essere onesti' ammise il rosso un po’ amareggiato da quella frustrante situazione. 'Ora la nostra preoccupazione è trovare un posto adatto, dove siamo adesso non è più sicuro'.

'Tra l’altro non possiamo muoverci prima di aver scovato la talpa' aggiunse Duncan.
Le due sgranarono gli occhi incredule.
 
'Noi abbiamo visto i volti di quelli che ci hanno attaccato ma nessuno di familiare' disse Eva. 'Ma vi aiuteremo, atti del genere non passano impuniti'.
 



 
COURTNEY
'Mi fa piacere che tu voglia portarci in un locale diverso ogni volta che ci vediamo, ma così rischiamo di far fuori tutti i tuoi risparmi, tesoro' disse l’uomo seduto di fronte a lei.

'Per non parlare della linea' aggiunse la donna accanto.

“Chez Hatchet”.
Uno dei più rinomati ristoranti della catena Hatchet, chef stellato e capo di uno degli ex compagni di scuola di Duncan. La sala era elegante e sontuosa, illuminata da grandi lampadari a sospensione in cristallo; le tavole erano adornate da una fiandra monocolore, sopra la quale giaceva la migliore argenteria.
'Una ragazza in ufficio me l’ha consigliato e ho voluto portarvici' spiegò lei sbrigativa, anche se, col senno di poi, sarebbe stato meglio optare per un ristorante meno caro. Di certo non poteva invitarli a casa sua: da quando era stata strozzata non ci aveva più messo piede lasciando tutto nel caos più totale.
Ovviamente aveva loro omesso di aver liberato un criminale, aver ritrovato la sua migliore amica ed essersi stabilita in casa sua, insieme all'ex marito e alla sua banda di scagnozzi. Così, ogni volta che chiacchieravano gli argomenti principali erano la pratica forense, il lavoro di suo padre e i viaggi intercontinentali della madre, sorvolando se possibile sulle domande di quest’ultima in merito alla vita amorosa della figlia.
 
'Allora, hai conosciuto qualche bel giovanotto allo studio?'. Ecco, appunto.
 
'No, mamma. L’unica cosa di cui vorrei occuparmi allo studio è il mio lavoro e come surclassare quella Chang' rispose Courtney assaggiando il proprio piatto di salmone.
 
'Ben detto' affermò il signor Barlow. 'Prima la carriera e poi tutto il resto. Heather come sta?'.
 
'Bene, anche se disperata, vorrebbe lasciare quel manicomio in cui si trova a lavorare' mentì lei.
 
'Suppongo non sia facile trovare un altro lavoro se si è passato il resto della propria vita a fare la magazziniera' commentò la signora Barlow facendo irritare la figlia.
 
'Non tutti sono fortunati come me, mamma. Io ho avuto il supporto di voi due, lei, al contrario, ha perso i genitori quand’era solo una bambina' fece la spagnola finendo il filetto e pulendosi la bocca con il tovagliolo. 'A proposito, papà, non ti sembra strano che il signor McCord mi abbia voluto con sé dopo l’incidente? Insomma, ho perso la memoria e con quella anche tutte le varie nozioni base di diritto, hai idea del lavoro immane che sto facendo per recuperare ed essere alla pari con tutti gli altri praticanti?' continuò cercando di cambiare argomento.
 
'Non lo so, Courtney, ti avrà trovato… ehm… un elemento interessante per il suo studio' rispose lui assaporando il vino rosso, non prima di aver lanciato un’occhiata alla moglie. Il che era tutto strano.
 
'Pensavo c’entrassi tu, non sei amico di McCord?' domandò lei curiosa.
 
'Vero, ma questo non vuol dire che lui non veda delle potenzialità in te; sei in gamba, Courtney, dovresti darti più credito'.
 
'Sì, ma…'.
 
'Che ne dici di un dessert, tesoro?' intervenne la madre aprendo il menù dei dolci. 'Il tiramisù dev’essere delizioso'.
Già, era tutto strano.
 
 
 
 
Terminato il pranzo con i suoi e finito quel lungo pomeriggio presso lo studio sotto le direttive di quell’insopportabile Chang, fece ritorno a “casa” scortata da Scott e dalla sua elegante Volvo nera.
Le cose con lui stavano andando bene, un po’ alla volta stava imparando a conoscerlo volendo recuperare il rapporto che i due avevano in passato. Ultimamente però era diventato molto più chiuso e riservato, scambiando poche parole quando lei osava fare domande sui progressi della squadra. Gli unici con cui parlava apertamente erano i ragazzi, la gang appunto.
'Sei silenzioso. Tu e Duncan non siete riusciti a rintracciare gli altri?' domandò lei, speranzosa di ricevere risposte.
 
'Due di loro sono dalla nostra' rispose lui conciso immettendosi in una stradina.
 
'Bene, no?'. Lui annuì.
 
Silenzio.
Girò a destra e poi a sinistra, pronto a percorrere una strada tutta dritta.
 
'Scott? Sono giorni che ti vedo assente, c’è qualcosa che non va? E non dirmi di no perché tu, Duncan e Alejandro non fate altro che bisbigliare e cambiare argomento appena qualcuno vi si avvicina' continuò lei.
 
'Dobbiamo trovare una nuova base' fece lui.
 
'Hai visitato vari locali, non ce n’è nemmeno uno che ti soddisfi?' domandò lei instancabile.
 
Giunsero presso la casa della gotica, il rosso parcheggiò e spense il motore.
Rimasero in silenzio mentre attraversavano a piedi il vialetto di casa, Scott con le mani in tasca e lo sguardo di Courtney, dietro di lui, a trapassargli la nuca.
'C’era un posto a cui avevo pensato' fece poi il ragazzo sospirando. 'Era una cosa che avevamo progettato insieme, tu ed io'. La spagnola lo guardò interrogativa. 'Tipo una casa dei sogni' disse lui guardando l’espressione perplessa di lei. 'Ancora in ristrutturazione però'.
 
'Ma Scott, questo è stupendo! Potremmo trasferire la base lì, no?'.
 
'No, non possiamo: Mal l’ha già occupata' dichiarò lui, spiegandole per filo e per segno quello che aveva rivelato loro Alejandro. 'Era ancora in ristrutturazione l’ultima volta che ho fatto una visita… non so in che diavoleria l’abbia trasformata poi quello psicopatico' e prese a sbuffare, grattandosi la nuca e pensando velocemente sul da farsi. Dopo quelli che parvero minuti, si guardò intorno, certo di non essere visto o sentito. 'Io adesso ti dico una cosa, un segreto, che NESSUNO dovrà sapere, intesi?'. La spagnola annuì, un po’ preoccupata. 'È una cosa grossa, quindi vedi di controllare le tue reazioni, semmai ci stessero spiando'.
 
'Spiarci..? Chi mai dovrebb…' e gli occhi di lei si spalancarono leggermente. 'C-c’è una spia, v-vero?'. Un groppo le si formò in gola e il cuore cominciò a batterle all’impazzata, il solo pensiero di aver condiviso discussioni, piani e opinioni con qualcuno che li stava tradendo e portando dritti dritti nelle fauci del loro nemico le stava togliendo il respiro. Ma aveva promesso a Scott di mantenere la calma e così fece, cercando di mascherare le proprie emozioni. 'S-sai chi è?'.
 
'No, sappiamo solo che è una delle ragazze' sussurrò il rosso circondando la ragazza con le sue muscolose braccia cercando di tranquillizzarla. 'Mi serve solo che tu mantenga il segreto, anche con le altre'.
Sebbene fosse incerta, annuì.
 


 
§
 
 
 
Distrusse tutto ciò che aveva intorno, irritato e arrabbiato più che mai.
Degli incapaci, ecco chi aveva come seguaci, dei veri e propri incompetenti: un traditore scappato con una prigioniera, alcuni inetti nello stipulare un semplice accordo con i Kobra e far cambiare loro idea su una possibile alleanza con i Vultures e una spia rivelatasi decisamente inutile, ed è a lei che si rivolse. 'Dimmi che hai buone notizie'.
 
'Non esattamente: Jo e Eva sono state reclutate da Duncan questa mattina, mentre Scott è ancora alla ricerca di un posto in cui nascondersi' fece questa. 'È diventato molto più discreto'.

'Perché a quest’ora avrà saputo che nella sua squadra c’è una talpa, il che ti rende inutile' e detto questo la afferrò per il collo, premendo con forza ed energia alzandola di qualche centimetro da terra. Il colorito della ragazza sfumò sul blu, la bocca spalancata in cerca d’aria e le piccole mani su quelle del proprio aggressore con l’intento di sciogliere la presa.

'M-ma non s-sanno che s-sono io' biascicò lei. 'P-pensano sia Jasmine, p-potrei farglielo credere e mettere l’uno c-contro l’altro' e le mani del boss la lasciarono facendola cadere a terra. La ragazza tossì, portandosi istintivamente una mano al collo.

'Spero per te che funzioni' e prese posto su una poltrona. 'Comunque ci serve un’ulteriore distrazione, giusto per farci guadagnare un po’ di tempo per preparare la prossima mossa'.

'P-potremmo dar loro delle… attenzioni indesiderate…' buttò lì una terza voce.
Il boss fissò intensamente negli occhi il ragazzo, intimorendolo ancor di più (se possibile), invitandolo con un cenno della mano a proseguire. 'S-sappiamo che le famose avvocatesse sono Courtney e Heather, quindi perché non spingere la polizia verso quella pista?'.
 
'Questo potrebbe momentaneamente distrarli da noi, e soprattutto da me' commentò la spia ancora intenta a massaggiarsi il collo. 'Saranno così occupati a proteggere quelle due da abbassare la guardia'.

Un largo ghigno gli deformò i tratti del viso quando diede l’incarico al suo uomo.







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ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, come state? :))
Dunque, per questa settimana direi di aver fatto abbastanza!!!
Venendo a noi, come avete sicuramente capito non sono brava a scegliere i nomi, ergo li copio altrove: il capitolo precedente, ad esempio, parla delle "Akuma", la gang da cui provengono Josee e Jacques. Ecco, sappiate che "Miraculous" mi ha aiutato, LOL. Le "Iene", invece, dal nome della squadra di Stephanie e Ryan su "Missione Cosmoridicola" e così via.
Devo ammettere che ne sono successe di cose in questi pochi capitoli, spero solo di riuscire alla fine di tutto a spiegare e a far incastrare tutto D: (vi confesso che in questo momento sono ad un impasse, saprei anche come risolverlo in realtà ma questo vorrebbe dire eliminare scene che ho già scritto e francamente mi piacciono troppo per non inserirle nella storia D:).
Staremo a vedere...
Come sempre, un GRAZIE a tutti voi che siete arrivati fino a qui! <3 se avete teorie, perplessità o vi va solo di mandarmi a quel paese per aver sciolto una delle vostre ship  preferite *cough* DXC *cough* sapete dove trovarmi!

Un bacio e un abbraccio a tutti! <3
   
 
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