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Autore: KikiShadow93    09/10/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 30! 💛 Ringrazio anche Achiko, Chimera__, Elfosnape, Girl_Hufflepuff, LadyTsuky, moony_1906, M_B_V, Noemy 1551 e The Big Dreamer per aver messo la storia tra le seguite 💛; Chimera__, Nhirn9001 e wicapiwakan per aver messo la storia tra le ricordate🧡; ariel17, Celeste98, Chimera__, Lady Devonne Isabel, Mirwen, Noemy 1551, Teo5Astor e _Cramisi_ per aver messo la storia tra le preferite ❤️. Ringrazio in ultimo (ma non certo per importanza) anche tutti coloro che leggono silenziosamente! 💚
Ed ora… cominciamo!

 

𝟜𝟘. 𝒪𝒸𝒸𝑜𝓇𝓇𝑒 𝓊𝓃𝒶 𝓂𝑜𝓈𝓈𝒶 𝒹𝒾𝓋𝒾𝓃𝒶!



Se c’è una cosa che Karin ha sempre desiderato con tutto il cuore, è essere apprezzata dal suo Re. Un’altra cosa, decisamente più improbabile se non proprio impossibile, è essere desiderata da lui.
Quando li ha riuniti nella piazza principale, essendo ormai pronti allo scontro, non ha esitato un solo istante prima di offrirsi per guidare i Segugi oltre il ponte, servendo così non solo come primo diversivo ambulante, ma anche per piazzare i riproduttori.
Non ci ha neanche pensato, la sua fedeltà e l’istinto di protezione verso il Re sono troppo radicati nel suo cuore e nella sua testa, ma una parte di lei, una piccolissima e assai dolorosa parte di lei, non ha fatto altro che sperare che lui abbassasse gli occhi sulla sua figura, che per una volta non la guardasse con indifferenza, rabbia, fastidio o addirittura disgusto. Ha sperato che la guardasse, magari addirittura che le sorridesse, e che le dicesse che non doveva andare lei, che sarebbe stata molto più utile al suo fianco. Desiderava che la tenesse con sé fino alla fine, e che poi la conducesse nelle sue stanze, per tenerla ancora più vicina…
Ma lui non ha abbassato gli occhi su di lei. Non l’ha degnata neanche di un misero sguardo, continuando a concentrarsi sugli Spettri più forti per schierarli a piacimento. Neanche Apophis, al suo fianco, ha pensato per un solo istante di darle davvero attenzione, limitandosi a fare un gesto vago con la mano per indicare agli altri Segugi di seguirla.
Ha sentito il cuore infrangersi ancora, mentre correva verso il ponte crollato. Da quanto il dolore era forte, non si è neanche resa conto di aver saltato, di aver corso a perdifiato per i territori rivali. Da bambina si chiedeva come fossero, le sarebbe piaciuto esplorarli, scoprire tutte le possibili differenze. Mentre correva, invece, non ha guardato niente. Non riusciva a concentrarsi a dovere sui nemici che l’accerchiavano, e non aveva neanche la reale intenzione di combatterli. Li avrebbe tenuti occupati correndo qua e la, questo è fuor di dubbio, ma non li avrebbe combattuti, non quando le loro zanne e i loro artigli le avrebbero fatto meno male dei suoi sentimenti.
Mentre Yvonne, la glaciale regina del Sud, la placcava brutalmente e le affondava gli artigli nella coscia, si è domandata se fosse proprio la sua incapacità di sopprimere davvero le emozioni ad averla resa tanto repulsiva agli occhi di Jäger. In fondo è sempre stata una buona combattente, e l’occhio mancante non ha mai creato alcun disturbo a tutti gli altri corteggiatori. Perché rifiutare le sue avance? Perché non prenderla in considerazione?
Mentre i riproduttori venivano accesi tramite connessione remota, facendo così disperdere le forze del Sud, ignare dell’inganno, ed Yvonne le stringeva la mascella attorno alla gola, si è ricordata che il suo amatissimo Jäger ha praticamente sempre fatto entrare nel suo letto lo stesso genere di donna. Le ha sempre volute piuttosto snelle, con un seno piccolo e la carnagione pallida, i capelli neri e gli occhi scuri. Voleva giovani donne che potessero in qualche modo ricordargli lei, quella bastarda maledetta che gli è entrata dentro con la forza di un uragano… Dio solo sa quanto la odia.
Avrebbe dovuto occuparsi di lei quando era piccola, ma non ne ha mai avuto davvero occasione. Gli altri erano fedeli al loro principe e non l’avrebbero mai toccata davvero, non senza un suo ordine diretto e preciso, mentre le ragazze temevano ripercussioni troppo gravi per un simile affronto. Lei da sola non aveva la sua ferocia in combattimento, quindi sarebbe stata solo brutalmente umiliata.
Le ha rovinato la vita. Da quando è venuta al mondo, venendo risparmiata da Mezcal, per il suo Jäger è diventata come un’ossessione, e a lei è stata definitivamente tolta la possibilità di entrare nelle sue grazie.
All’inizio voleva capire perché vivesse, perché Mezcal la tenesse in vita, e lei sarebbe stata ben lieta di spiegarglielo, se lo avesse scoperto per prima. Poi però ha sviluppato come dei sentimenti, per lei. Lei che non lo ha mai voluto, al contrario suo che si sta facendo ammazzare per aiutarlo nella sua gloriosa impresa.
Voleva solo poter stare al suo fianco, le sarebbe andato bene in qualsiasi modo. Voleva che la guardasse senza traccia di disprezzo, almeno una volta prima di morire.
Ma adesso sta morendo, con la tossina di Yvonne in circolo e un’emorragia inarrestabile che le toglie sempre più forze.
L’unica sua dolorosa soddisfazione, è andarsene col suono dei primi nemici che vengono abbattuti per soddisfare l’ambizione del suo grande desiderio…


Se la situazione non fosse quella che è, Radish chiederebbe più che volentieri a Jane quale potrebbe essere il significato del sogno che da più di una settimana lo perseguita.
Freddo, distese innevate, un paesaggio che pare finto tanto è perfetto… e quel maledettissimo richiamo di sottofondo.
Non riesce a capire cosa sia né mentre lo sogna né dopo, ricordandolo perfettamente, neanche lo stesse ancora sentendo in lontananza. Sa solo che lo attrae e mette in allarme al tempo stesso, spingendolo a cercare qualcosa di sconosciuto per quelle lande desolate.
Ma la situazione attuale non permetterebbe alla giovane Mezzosangue di ascoltare a dovere le sue parole, figuriamoci se le permetterebbe di analizzarle. Verrà lasciata indietro, lei. Verrà lasciata lì con i bambini, gli adolescenti e le donne incinte, poiché tutti incapaci di sostenere uno sforzo simile.
Radish non riesce a fare a meno di osservarla adesso, illuminata debolmente dalle prime luci dell’alba. Trema come una foglia, non si rende neanche conto di star piangendo. Lui capisce bene il suo dolore e i suoi timori, perché li sta provando sulla propria pelle.
Pip andrà con gli altri. Niente e nessuno avrebbe mai potuto convincerlo del contrario, non quando di mezzo c’è la sicurezza della sua Jane, di tutti quei piccoli che hanno deciso di prendere con sé. E non solo: di mezzo ci sono anche i suoi fratelli adottivi, quei pazzoidi che già sono in prima linea, ci sono tutti quegli Spettri con la quale ha stretto amicizia, e c’è l’onore di sua sorella.
Lo invidia, Radish, perché lui può scendere in campo, può combattere con ogni mezzo a sua disposizione, può fare qualcosa. Lui, invece, è costretto a rimanere lì, a guardarli allinearsi mentre Sherry e Blackwood parlano con Roman.
«Non era necessario che veniste anche voi.» Mormora a denti stretti quando Gohan e Chichi lo affiancano. Non sa né come abbiano saputo dell’inizio dello scontro, né perché siano venuti fin lì, dal momento che non possono aiutare, ma in un certo senso gli fa piacere. Non dovrà affrontare tutto quello da solo, e qualcuno potrà trattenerlo quando l’odio e il risentimento per Roman si farà insopportabile, quando il dolore lo accecherà totalmente.
«Ha salvato la vita di mio figlio e la mia, Radish. Se posso aiutarla in qualche modo, qualsiasi modo, lo farò.» Risponde duramente Chichi, osservando quei mastodontici animali che si mettono ordinatamente in linea. Come faranno ad arrivare in tempo non lo sa, ma è certa che abbiano un piano d’azione. «Ho contattato anche Bulma, stanno arrivando anche gli altri.»
Radish vorrebbe davvero dirle che è fatica sprecata, che tanto nessuno di loro potrà fare assolutamente niente per aiutare… ma a che pro? Cosa gli verrebbe nel ribadirlo nuovamente?
Vorrebbe essere vicino a Sherry, adesso. Vorrebbe solo andare da lei, prenderle una mano e guardarla nei suoi occhi adesso gelidi e pieni di una ben mascherata paura per dirle che andrà bene, che crede in lei e che ce la farà, ma sa che non è il momento di perdersi nei sentimentalismi. Ha un esercito di Spettri incazzati a morte che bramano solo la guerra e la morte dei loro avversari a cui badare, le sarebbe d’intralcio. Per dirle tante smancerie avranno tempo dopo la battaglia… almeno è quello che spera.
Gli è però difficile crederci a pieno, dopo ciò che ha visto. Perché Roman ha mostrato ai quattro Spettri al comando e a lui quanto stava succedendo, e in quel momento si è sentito un po’ morire dentro.
Sono tanti. Davvero tanti. E la loro forza è spaventosa, Roman lo ha dolorosamente ammesso. La parte razionale di Radish, per quanto in quel momento non fosse poi troppo capace di farsi sentire, ha pure un poco ammirato la furbizia di Jäger, capendo perché negli anni abbia investito tanto sui suoi lupi, perché li abbia nutriti tanto bene, perché li abbia costretti ad allenamenti impensabili: la forza del branco dipende da chi ne fa parte. Più forti sono le singole parti, migliore è il risultato. Il capobranco stesso acquista sempre più potere, tanto che la forza dei singoli elementi cresce. Glielo ha spiegato Darko, ma allora non aveva badato davvero a quel velo di timore che gli copriva gli occhi chiari. In quel momento però lo ha capito in pieno: Jäger ha aumentato a dismisura il proprio potere, aumentando quello dei suoi combattenti.
L’unica cosa che ha potuto fare in quel momento, è stata sperare con ogni fibra di sé stesso che Sherry riesca ad uscirne quanto più illesa possibile.
Sentendo qualcosa di morbido premergli contro la spalla, si volta, incrociando i grandi occhi perlacei di Mordecai. Non gli pare particolarmente impaurito, e in realtà non se ne sorprende molto.
Inutile arrovellarsi, bro: o la spuntiamo o stiriamo le zampe. Così è la vita, in fondo!
Seppur lo faccia incazzare a morte ammetterlo - ovviamente solo con sé stesso -, quel grosso bestione con la pelliccia color castagna ha ragione: la vita è così. Tutto è veloce e frenetico, non puoi sapere dove vai a cascare, non puoi sapere quando e come arriverà la tua ora. In un certo senso, fa bene a non preoccuparsene - anche se, col senno di poi, andare così calmi in battaglia non è poi troppo normale.
Senza grandi esitazioni, gli passa una mano sulla testa, passandosi quel grande orecchio peloso tra le dita. Sa che agli Spettri non dispiace per niente, arrivando anzi a fare delle specie di fusa quando vengono grattati proprio in quella zona. Non si metterà certo a fargli i grattini però. Non li ha mai fatti neanche a Sherry, figuriamoci se comincerà proprio con lui!
«Vedi di riportare a casa la pelliccia, chiaro? Abbiamo ancora una festa in sospeso.»
Ecco, mostrarsi premurosi proprio nei suoi confronti forse non è una gran mossa, e lo intuisce da genuino entusiasmo malatissimo che gli accende gli occhi in un secondo. Fortunatamente però non fa niente di strano o imbarazzante, limitandosi semplicemente ad abbassarsi fino a poter strusciare la testa contro Gohan e ripetendo poi il procedimento con Chichi. Si è affezionato anche a loro due, era ovvio che andasse a salutarli. Un po’ meno ovvio, è che li salutasse come se dovesse partire per una delle sue devastanti vacanza e non per una guerra, ma trattandosi di Mordecai nessuno pensa di controbattere le sue scelte.
Lo osservano poi in silenzio mentre va a posizionarsi in cima al branco, prendendosi di prepotenza un posto tra Glover e River.
I Mezzosangue, trattenuti nelle retrovie, osservano silenziosi i movimenti dei compagni, mentre lasciano passare davanti quella che viene definita la “Punta”, composta dagli Alpha e dai migliori Cacciatori, seguita poi dagli altri meno talentosi ed infine dai Segugi. Prima di partire, saliranno in groppa a quest’ultimi e salteranno giù prima che varchino il confine, così da potersi arrampicare dove gli è stato indicato per sparare fino all’ultimo colpo. Una volta finite le munizioni, scenderanno in campo e proveranno ad uccidere chiunque gli sbarri la strada.
Adesso rimangono tutti spalla a spalla, sbuffano e agitano la testa, stufi dell’attesa, con i possenti muscoli che tremano dallo sforzo di trattenersi.
Hurricane, ansioso di affondare le zanne nelle gole nemiche - se Dio lo volesse, magari proprio in quella del loro odioso Capitano -, si volta indietro a osservare i suoi compagni d’armi, e vede musi contratti dalla rabbia, volti grondanti di sudore, occhi che brillano di rabbia e paura, membra contratte nella spasmodica attesa dell'attacco. È il momento in cui ognuno di loro guarda da vicino la morte, il momento in cui il desiderio di vivere è più forte di qualunque cosa.
È l'ora di liberarli dalla morsa dell'angoscia e di gettarli all'assalto.


Jäger non riesce a comprendere perché nessuno, prima di lui, abbia mai pensato ad un piano così maledettamente semplice per invade l’altro territorio.
Sì, insomma, era tutto sotto ai loro occhi, non c’è voluto alcuno sforzo per riuscire nel proprio intento. Modificare dei riproduttori generalmente usati dagli esseri umani durante le battute di caccia, così da fargli emettere il loro richiamo, non è stata una pensata poi così assurda. E costruire un’assai spessa lastra d’acciaio per ricongiungere i due ponti? Banale e, secondo il suo parere, schifosamente scontato. Certo, forse è stato un poco ostico capire come fissarlo alle due estremità, dal momento che o sarebbe caduto per le vibrazioni prodotte dai loro movimenti o lo avrebbero tirato giù i cani del Sud, ma chiunque con il suo acume mentale e, soprattutto, con tanti soggetti disposti a morire atrocemente per lui, avrebbe velocemente risolto. E infatti eccolo lì che, con una noia mortale negli occhi, osserva quegli inutili scarti del suo popolo saltati dall’altra parte che, dopo aver scavato grossi e profondi buchi nella roccia, lo stanno fissando quel tanto che basta perché non possa essere tolto facilmente.
Si aspettava una difesa migliore da Greywind. In particolar modo, si aspettava che almeno quel folle esagitato di Blackwood capisse l’inganno, falciasse brutalmente chiunque gli sbarrasse la strada, e poi accorresse a liberarsi della maledetta congiunzione che permetterà una facile invasione. Invece no, non si è mostrato.
A ben pensarci, non ha neanche udito il suo ululato per radunare la sua guardia personale.
Ha scoperto che Everett è ancora vivo ed è corso a cercarlo… che carino.
Ma, se è così - e lui sa bene che è così -, perché non sono arrivati entrambi? Ed Hurricane? Quello attaccherebbe anche il suo riflesso nello specchio quando di umore davvero nero, da quel che si dice. Perché non provare ad intervenire? Che Greywind glielo abbia impedito? No, impossibile. Greywind non ha il potere sufficiente per trattenere Blackwood in un simile frangente, figurarsi se sarebbe in grado di trattenere Everett!
Loro due non ci sono. Sono al piano di sopra… e quel pazzo si è portato dietro i suoi. Ma perché? Per radunare quei buoni a nulla che seguivano la mia piccola Sherry? A quale scopo? Cosa possono fare un branco di randagi contro dei cani così ben addestrati? E, soprattutto, perché non sono ancora tornati?
«Qualcosa non va, Jay?» Apophis, fermo al suo fianco destro, è incredibilmente calmo. Credeva che sarebbe stato più euforico il giorno in cui avrebbero messo in atto quel piano sulla quale fantasticano sin dall’infanzia, e invece, per adesso, non sente niente di particolare. Le poche urla di dolore che ha udito in lontananza non hanno ancora acceso il suo istinto predatorio, non hanno innescato la sua reale bramosia di sangue. Può solo sperare che la situazione migliori non appena le prime fila della guardia attraverseranno il ponte.
«Proveranno a chiuderci su un fianco.»
«Chi?»
Gli Omega che non verranno usati in battaglia, poiché dovranno mettersi a lavoro non appena loro avranno finito e donare fino all’ultima goccia di sangue qualora fosse davvero necessario, riattraversano in fretta e furia il ponte ricongiunto e, con la coda tremolante tra le lunghe zampe magre, sono costretti a passare davanti a tutti gli altri per tornare alle loro abitazioni. Si lasciano andare a degli acuti guaiti quando vengono morsi per spregio, affrettando il passo non appena li superano tutti. Vogliono solo rintanarsi nelle loro piccole tane con la speranza che, chi tornerà vincitore, non andrà a cercarli per sfogare l’ultimo barlume di follia scatenata dalla violenza e dal sangue.
«Resta al mio fianco, Apophis. Ed anche tu, Daryl.» Si volta appena solo verso l’amico, trovandolo attento e pronto a tutto «Stiamo per ricevere una bizzarra sorpresa.» E detto questo, reclina il muso all’indietro e libera il suo ululato, che ha come scopo quello di lanciare alla carica il suo esercito.
Mentre li vede sfrecciare davanti a sé, con il pelo irto in mezzo alle scapole, le orecchie basse e le zanne snudate, non riesce a trattenere un ghigno malevolo e carico di eccitazione: «UCCIDETELI TUTTI!»


Sono accorsi il più velocemente possibile, nella speranza di poterli seguire per dare man forte, ma è bastato vedere lo sguardo spento e addolorato di Radish per capire che no, non sono ben accetti in casa loro. Il che, in realtà, è assai sbagliato, dal momento che non sono in pochi lì in mezzo a volergli mostrare da dove provengono.
Fern, che come Bulma e Chichi è ancora in pigiama e si stringe una coperta leggera sulle spalle per tenersi al caldo, non riesce a smettere di piangere. Si stringe con forza alla scienziata mentre guarda quei giovani e impavidi Spettri che ha cresciuto con tanto amore adesso disposti in una fila ordinata, pronti a scendere in campo, a rischiare le loro vite come se non fossero niente di importante.
Vorrebbe gridare a tutti loro di fermarsi, di ragionare, di non andare da soli, di farsi aiutare almeno un po’, ma sa bene che non l’ascolterebbero mai. Se questo motivo non fosse sufficiente, Amos e Maximilian si sono messi dietro le sue gambe, poiché la considerano a tutti gli effetti come la loro nonna e di conseguenza la loro tutrice in assenza dei genitori. Se adesso si mostrasse debole, anche loro cederebbero di nervi. Non può permettere che accada. Non esiste.
Deve tenere duro per i suoi nipotini adorati, deve smettere di piangere immediatamente e ricomporsi, riassumere il suo solito portamento fiero e così rincuorare i suoi piccini. Deve farlo anche per Tristan, che l’anziana signora ha deciso di prendersi come nuovo figlio adottivo, con grande gioia del piccolo orfanello. Se quella donna è riuscita a crescere dei soggetti simili, vuol dire che anche per lui c’è la reale possibilità di diventare qualcuno, un giorno.
Nike, nel frattempo, sta passando davanti ad ognuno di loro, e gli sta mettendo in bocca un piccolo pezzo di carta imbevuto nel sangue di Roman, e le strabilianti conseguenze sono visibili ad occhio nudo: tutti loro si stanno animando ulteriormente, i muscoli sembrano gonfiarsi, il vello farsi più lucido, e un alone oscuro pare avvolgerli uno dopo l’altro.
Roman, prima del fatidico incontro con Angelina, non era l’uomo che conoscono. Reprimeva il suo reale carattere ed esprimeva unicamente il lato animale, quello feroce e selvatico, che lo ha portato a continue lotte contro chiunque gli si parasse davanti, facendo così crescere il suo potere. Non erano insoliti pure gli scontri col fratello e la sorella, che mai una volta sono riusciti a batterlo.
È sempre stato astuto, capace di individuare velocemente il punto debole dell’avversario e su quello fare leva per una vittoria più veloce, e un tempo era senza ombra di dubbio lui lo Spettro più forte in assoluto, fattore che gli ha permesso di tenere tutti gli altri costantemente sotto scacco. Il fatto che, con Angelina, si poi arrivato anche a collezionare più di un migliaio di anni di vita, rende il suo sangue ciò che di più prezioso e potente si possa trovare.
Non vi sono contenuti i suoi ricordi però, dal momento che è più che capace di nasconderli perfettamente dal primo all’ultimo se necessario, ma questo è irrilevante: la carica di energia e forza che poche gocce sono capaci di scatenarti nell’organismo sono tutto ciò di cui si può aver bisogno.
Avranno poche ore a disposizione prima che l’effetto svanisca e siano così costretti a fare affidamento solo sulle proprie energie, ma a nessuno di loro interessa. Gli scontri tra Spettri non durano mai a lungo, non dal momento che la mossa decisiva è ammazzare il capo. Fatto quello, il resto del branco sarà fisicamente costretto ad abbassare la testa e sottomettersi al vincitore, in quanto sarà quello il loro nuovo leader. Se, per esempio, Greywind dovesse cadere sotto le zanne di Jäger, tutto il Sud sarebbe fisicamente costretto ad arrendersi a lui, almeno sulle prime. Il giuramento di fedeltà dovrebbe avvenire subito dopo, ma è abbastanza evidente che, in questo particolare caso, nessuno di loro lo farebbe; diverrebbero quindi tutti dei traditori, e ciò segnerebbe la loro condanna a morte immediata.
Non c’è un solo Spettro, tra i presenti, che non sia consapevole di ciò, e per questo si ritrovano sorpresi nel vedere quanto Blackwood, Timo, Nike, River e Hurricane riescano a mantenere i nervi saldi. Al loro posto, forse nessuno ne sarebbe capace.
In realtà, però, nessuno dei cinque ha alternative. Se si lasciassero andare al panico e ai sentimenti, non ne uscirebbero vivi. Devono per forza mantenere il sangue freddo e la mente sgombra, così da potersi organizzare il più velocemente possibile.
Angelina, seppur ciò vada apertamente contro il volere delle altre Fate, si sta impegnando con tutta sé stessa per creare un passaggio nel terreno che possa condurli fino ai Territori del Sud. Non è un compito semplice, perché non solo deve creare un qualcosa di abbastanza grande da farci passare almeno una decina di Spettri adulti rigorosamente fianco a fianco, ma deve anche abbreviare il tragitto. La parte peggiore è senza ombra di dubbio quella: ampliare un territorio è semplice, essendo una magia molto più facile e comune, ma ridurlo, soprattutto con l’estensione che ha, non è affatto semplice. Se però lo lasciasse così com’è, per loro ci vorrebbe troppo tempo per scendere dapprima nelle viscere della terra, e poi gliene occorrerebbe altrettanto per arrivare al Sud.
Per fare tutto questo, pure lei si è piegata a bere il sangue del marito, per quanto la cosa la disgusti. Se solo tutte le altre Fate non avessero deciso di astenersi da tutta quella faccenda… avrebbero potuto teletrasportali quanto più vicini possibile e tutti insieme! Invece no, non vogliono entrare nelle spinose e sanguinare faccende degli Spettri, tuttora considerati una razza troppo primitiva e violenta per i loro gusti. Se in quei giorni gli hanno permesso di rimanere, è solo grazie all’alta posizione di Angelina nella loro società e per i ripetuti sforzi di Roman di tenerli sempre al sicuro.
Il Team Z, avvicinatosi ad un tesissimo Radish per fargli percepire la loro vicinanza, non riesce a smettere di osservare il bizzarro spettacolo che gli si presenta davanti.
Sono circondati da occhi luminosi. Troppi occhi luminosi, accesi da un’implacabile desiderio di sangue, violenza e vendetta. Per quanto ormai sappiano da mesi della loro esistenza, poterli vedere tutti insieme è un qualcosa di quasi shockante, perché dà la completa consapevolezza che quelli non sono altro che una piccola porzione di ciò che realmente c’è sotto ai loro piedi, che porta così alla totale presa di consapevolezza che effettivamente loro vivono sopra ad un altro mondo.
È strano, a pensarci. Vivono sopra ad una razza cosciente di sé, intelligente e pensante, che ha costruito, conquistato e ampliato nel corso dei secoli, che ha usanze, costumi, regole e gerarchie ben precise. Vivono sopra ad una società ben organizzata che il resto dell’umanità ignora totalmente possa anche solo esistere.
E quella piccola fazione che loro hanno imparato a conoscere ed apprezzare, in cui ci sono soggetti che hanno pure imparato a chiamare amici, sta per immergersi nelle viscere della Terra per tornare a casa, per andare a liberarla da un tiranno sanguinario e fuori controllo… e molti non torneranno indietro.
Sanno che, in caso di sconfitta, non vogliono che vengano utilizzate le Sfere del Drago per essere riportati in vita. Secondo loro, è un qualcosa che potrebbe minare all’equilibrio cosmico, e non c’è stato modo per convincerli del contrario. È proprio per questa consapevolezza che sono preoccupati: molti amici potrebbero non tornare mai più. Pure Sherry potrebbe non tornare, per quanto ne sanno, e questo pensiero li fa cadere nello sconforto. L’ultima cosa che vogliono vedere, è la straziante espressione che hanno già potuto scorgere sul volto del Saiyan.
Vorrebbero poter intervenire in qualche modo, ma sanno benissimo che non gliene daranno la possibilità. Si rigireranno pure contro di loro se necessario, perché chi li guida ha deciso che non devono intervenire, e Radish ha spiegato che le cose potrebbero andare diversamente solo se qualcuno al di sopra di Sherry e Blackwood decidesse il contrario. Il problema, ovviamente, nasce dal fatto che non conosce nessuno che sia al di sopra di loro due, tranne Greywind e Jäger, in quanto Re in carica.
Everett, che con la coda dell’occhio tiene sempre sotto tiro il Saiyan, non essendo infatti del tutto convinto di potersi fidare a causa del suo temperamento, rimane adesso con le zampe ben puntate a terra di fronte allo schieramento. I lupi in prima fila sono su quattro zampe, mentre quelli che stanno dietro tendono a rimanere dritti sulle zampe posteriori. Lascia vagare lo sguardo su tutti loro, trovandoli per la maggior parte tesi come corde di violino. Sono molti quelli che non torneranno a casa, lo sa. Sono molti quelli che non vedranno sorgere la Luna, e gliene dispiace sinceramente. Per quanto lo riguarda, non avrebbe mai voluto trascinare nessuno nei loro atroci problemi familiari, ma a ben pensarci sa bene che non la questione non si ferma affatto a quello. Jäger, in qualche modo, ha fatto del male a tutti quanti loro, dal primo all’ultimo, ed essendosi finalmente presentata la possibilità di vendicarsi nessuno ha più intenzione di tirarsi indietro. Non ne hanno motivo, a questo punto, perché comunque la si guardi è evidente che il suo adorabile fratellino farà in modo che muoiano tutti quanti, uno dopo l’altro.
Una parte di lui vorrebbe dire loro che andrà tutto bene, che ne usciranno indenni, ma sa bene che sarebbe una bugia enorme. Tanto vale, quindi, provare a fomentarli un altro po’.
«Ricordate questo giorno, Spettri! Perché questo giorno è vostro, e lo sarà per sempre!»
Il loro addestramento non è certamente dei più completi, gli avverasi sono decisamente tanti, troppi, e sicuramente il loro livello combattivo è un qualcosa che la maggior parte dei presenti può solo sognare, ma la cosa non li spaventa più del dovuto: hanno letteralmente sputato sangue per prepararsi a questo momento, ci sono arrivati per vincere e, per Dio!, vinceranno, costi quel che costi!
Quando finalmente Sherry e Blackwood raggiungono fianco a fianco l’entrata del passaggio che Angelina ha creato e ultimato per loro, il messaggio arriva forte e chiaro pure a Radish: il tempo è ufficialmente scaduto.


L’orda di Spettri che si è abbattuta su di loro ha colpito con la forza di uno tsunami.
Come i suoi siano riusciti a non spezzarsi irrimediabilmente sotto quella forza spaventosa, Greywind non saprebbe dirlo con totale certezza. I suoi lupi sono sì forti e preparati, gli anni di addestramenti e lotte li hanno resi indubbiamente dei combattenti temibili, ma nessuno era pronto a questo livello di ferocia e potenza.
Il problema poi non è stato solo quello. La situazione sarebbe stata incredibilmente rosea se fosse stato così…
No, i problemi sono sorti subito dopo il primo impatto.
Mentre lui e la sua guardia più stretta si sono ritrovati schiacciati dal loro peso e dalla loro brutalità, con del sangue forse proprio o forse nemico che gli bagnava il vello e gli annebbiava la vista, tutti gli altri si sono ritrovati schiacciati sui lati dalla seconda ondata. Li hanno stretti in una morsa che non potevano prevedere, non dal momento che nessuno, prima di Jäger, aveva mai creato un esercito di simili dimensioni.
Mentre poi il sangue bagnava oscenamente il terreno, rendendolo fastidiosamente scivoloso ed instabile, Greywind ha potuto scorgere, con la coda dell’occhio, qualcosa che gli ha fatto accapponare la pelle e gelare il sangue nelle vene: i Segugi che li avevano invasi, altro non erano che una piccola fazione di quelli che l’altro in realtà possiede tra le sue fila. Erano così tanti quelli che correvano in giro, che si diramavano per il territorio in cerca di chi si era riparato…
Infine, come se tutto questo non fosse stato sufficiente, sulle prime non è neanche riuscito ad individuare il pericoloso trio formato da Jäger, Apophis e Daryl. Era velocemente arrivato a pensare che fossero andati dietro ai Segugi per stanare Yvonne, per massacrare lei, fare Dio solo sa che cosa alle sue figlie e alle altre donne, e per trucidare tutti i cuccioli… ma poi eccoli lì, su un’escrescenza rocciosa.
Non si erano allontanati dal punto dalla quale erano arrivati, rimanendosene in alto per controllare la situazione. Dallo sguardo attento del giovane e spietato Re, Greywind ha capito immediatamente che stava cercando qualcuno in particolare tra la folla, e che non si trattava assolutamente né di lui, né di Arus: stava cercando - e cerca tuttora - suo figlio. Ma perché volersi battere contro di lui? E perché mettersi a cercarlo tutti e tre insieme?
Pure il figlio maggiore di Darko è rimasto lì, fermo al suo fianco. Perché? È risaputo che quello psicopatico non ha bisogno di protezione, tanto meno della sua. Oltretutto, è piuttosto comune che i due Capitani si sfidino immediatamente in questi casi, così che le il morale di una delle due fazioni crolli con lo Spettro sconfitto, ma quel pazzo dal vello biondiccio non ha degnato di uno sguardo Beckett, il suo Capitano.
Greywind non riesce a capire. Non riesce a collegare il cervello come si deve, non quando centinaia di zanne e artigli gli stanno martoriando la carne per buttarlo a terra. Sulle prime non capiva neanche il perché di questi attacchi quasi infantili, non dal momento che il suo sangue è ben più forte degli altri e gli permette di rimarginare ogni ferita che gli viene inflitta, finché di colpo poi non è stato tutto chiaro: Jäger sa che Blackwood arriverà, e sa pure che probabilmente non sarà da solo. Vuole quindi che l’attuale Re sia sfiancato al limite, per poterlo uccidere sotto ai suoi occhi. Gli altri due sono rimasti al suo fianco anche per questo, per poter mantenere le energie al massimo prima dell’arrivo di avversari che considerano più interessanti.
Sente sempre più rabbia montargli dentro il cuore, annebbiargli la mente e il giudizio, rendendolo incapace di capire realmente cosa stia facendo, dove stia mettendo le zampe. In realtà, ormai non avverte neanche più la consistenza del terreno. C’è qualcosa di molliccio e umido al suo posto, che talvolta poi emette degli scricchiolii sotto al suo peso.
Non vuole però vedere su quanti corpi si stanno muovendo. Non vuole vedere quanti di quei volti conosce, non vuole assicurarsi se ce ne siano più dei suoi o più dei loro, lì per terra. Non vuole e non può. L’unica cosa che deve fare adesso, l’unica, è stringere ancora i denti, combattere finché ne ha le forze… tenere duro finché gli ormai evidenti rinforzi tanto attesi non arriveranno.


Sa bene, Everett, che non sono davvero pronti ad affrontare ciò che li aspetta. Sa che il livello degli avversari è qualcosa di nuovo per loro, che la loro brutalità non lascia scampo. Lo sa perché lui stesso faceva parte di quel mondo, un tempo. Lo sa perché è stato addestrato sin dall’infanzia per diventare la loro guida, perché doveva esserci lui al posto di Jäger. Sarebbe anche stato così, se non fosse stato per Leila. Col senno di poi, forse sarebbe stato anche più crudele…
Consapevole di ciò e della mancanza di tempo a disposizione, può fare solo tre cose. La prima è senza ombra di dubbio pensare che, forse, forse, l’aiuto del poco tollerato cognato e della sua formidabile combriccola potrebbe anche non essere il male per eccellenza, se vogliono che per la maggior parte sopravvivano. Se solo tu sapessi controllarti, Saiyan…
Secondo, respirare. Deve respirare, svuotare la testa e ficcarci dentro un solo obiettivo: uccidere. Non ferire, non rallentare, solo uccidere. Dovrà tirare fuori tutto il peggio che si porta dentro, tutto il rancore e la rabbia che lo hanno tanto indurito, e dovrà riversarli su qualsiasi avversario gli si avvicini. Tanto non potrà certo terminarlo con loro, non dal momento che si parla di quasi quarant’anni di odio e rancore, quindi non deve temere che non gliene resti a sufficienza per il caro fratellino.
Terzo ed ultimo, occuparsi di Sherry.
Vede quanto è determinata e sicura di sé, quanto stia fremendo dalla voglia di falciare tutti quelli che le taglieranno la strada, di mettere in atto tutte le atrocità che le sono state insegnate sin da piccola da loro padre, di buttare a sua volta fuori tutto quel rancore e dolore… ed è suo compito, in quanto Beta, fratello, confidente e amico, rimetterle la mente sui binari, così che non si lasci offuscare da niente. Perché lui lo sa che, se la sua mente dovesse deragliare, il panico potrebbe arrivare tutto in un colpo e paralizzarle i muscoli.
L’afferra quindi saldamente per la collottola e la tira verso di sé, stringendole il muso attorno al collo.
«Ricordati ciò che abbiamo pianificato.» Afferma duramente, mentre si lascia invadere le narici dal suo odore tanto intenso. Non lo fa per mero affetto, ma perché sarà proprio questo odore a permettergli di individuarla sempre… ed anche la causa dello scoppio di collera di cui hanno tanto bisogno.
«Sei ripetitivo!» Lo sfotte prontamente, tutt'altro che spaventata. Il sangue di Roman è stata come un’iniezione di adrenalina dritta nel cuore… o come se avesse pippato l’inverosimile.
Prima che la giovane lupa abbia però la possibilità di liberarsi, Everett la blocca, serrando la presa attorno al suo collo. Tanto, alla fin fine, un po’ tutti stanno salutando chi rimarrà, quindi qualche secondo può prenderselo pure lui.
«Stai attenta, chiaro? In battaglia i colpi arrivano da tutte le parti.»
«Ci starò attenta, sì…» Borbotta in risposta, alzando gli occhi al cielo per un istante. Come se io non avessi mai combattuto!
Blackwood e Nike li avvicinano, con passi decisi ed involontariamente sincronizzati. La mole del maschio è sorprendente, ma per le sfumature calde del manto appare come più mansueto rispetto ad Everett. Nike, invece, pare un’enorme creatura incantata uscita direttamente da una favola grazie al candido vello; guardandola negli occhi, invece, si può pensare a lei come ad una furia infernale.
Sono tesi più che mai, ma non possono darlo a vedere. I loro figli si sono fatti impauriti tutto in un colpo, e vedere i loro grandi occhioni chiari riempirsi di lacrime è stato peggio di una pugnalata dritta al cuore. Dovranno quindi mostrarsi quanto più calmi possibile, finché saranno di fronte a loro… subito dopo, però, potranno dar sfogo a tutta quella moltitudine di rabbia, disprezzo e preoccupazione che li corrode da dentro.
Blackwood guarda per qualche secondo Sherry, come a volerle dire di muoversi a salutare Radish, che non possono più attendere, ma il suo silenzio e la sua immobilità gli fanno capire che no, non lo saluterà.
Non può andare da lui, non adesso. Se lo facesse, il Saiyan non sarebbe più capace di farla andare via, i suoi buoni propositi andrebbero a farsi benedire e dovrebbe tentare di ferirlo per liberarsi. Anche in quel caso, però, sa bene che non riuscirebbe a fare più di un balzo, prima di ritrovarselo addosso.
Non può salutarlo, malgrado sia l’unica cosa che desidera fare. Vorrebbe davvero mutare forma e lanciarsi tra le sue braccia, stringerlo fino a fargli male e lasciarsi stringere altrettanto forte, baciarlo con quella strana passione che li anima al minimo tocco. Vorrebbe farlo, davvero, ma tutto ciò che fa è girarsi col muso verso l’entrata del loro personalissimo tunnel.
Gli altri tre imitano il suo gesto, e lì rimangono per qualche lunghissimo ed interminabile secondo.
Prima di lanciare il loro ululato, però, Blackwood ci tiene con tutto il cuore a dire la sua opinione, alla quale ha intenzione di restare fedele comunque vadano le cose: «Qualunque sia la sorte… insieme fino alla morte.»
Un ringhiare basso, roco, profondo e spettrale.
Ululati che risuonano in lungo e in largo, che scuotono dentro, una scarica elettrica dritta al cuore, qualcosa che ti fa vibrare pure l’anima.
Radish, sentendoli, avverte come una smossa nel petto. Sente anche che i muscoli si scuotono dalla loro stanchezza, tendendosi e vibrando nell’angosciante attesa di essere messi sotto sforzo. Ma non può farlo. Lei lo odierebbe per il resto dei suoi giorni se la seguisse, se infrangesse il suo ordine. Non essendo riuscito a trovare per tempo una scappatoia, l’unica cosa che adesso può fare è guardarla sparire in quel buco.
Le basta un balzo in avanti, le forti zampe fanno il resto, e in un solo istante sparisce dalla sua vista. Gli altri Spettri si lanciano subito dopo, alzando un polverone incredibile, tanto spesso da rendere difficile capire con chiarezza cosa sta succedendo davanti ai loro stessi occhi.
Mentre il cuore gli si spezza dolorosamente nel petto, avverte una leggera pressione sulla mano. Per la prima volta in vita sua, capisce davvero come si debba essere sentita Chichi tutte le volte che ha visto gli uomini che tanto ama andarsene via, buttarsi a capo chino contro avversari pericolosi, con quell’angosciante e opprimente terrore di non avere poi la possibilità di poterli veder tornare a casa.
Stringendo un poco la sua presa, abbassa lo sguardo per cercare un minimo di conforto da chi, ormai, c’è già passato. Però non era affatto Chichi a stringergli la mano, ma Bree.
Malgrado tutto ciò che ha fatto, anche lei sta guardando la sua famiglia sia biologica che adottiva buttarsi tra le fauci di un nemico che, con grande probabilità, non sono realmente capaci di battere, e adesso ha una paura nera a stritolarle carne e ossa, tanto che le risulta difficile pure respirare.
Per quanto nutra rancore nei suoi confronti, per quanto la sola vista del suo bel volto gli dia fisicamente fastidio, Radish può capire il suo stato d’animo. In un certo senso, è come se potesse sentirlo, e per questo non lascia la sua mano, finché non diventa assolutamente necessario.
«Papà!»
Abbassa d’istinto gli occhi al suono della voce squillante di Lux, e, senza neanche rendersi conto delle proprie azioni, si piega sulle ginocchia per bloccarne la corsa. Ha una tale disperazione nei grandi occhi azzurri che il cuore, per un attimo, gli si stringe dolorosamente nel petto.
«Papà! Papà, aspetta!»
Si dimena furiosamente tra le sue braccia, prova a liberarsi con tutte le sue forze per poter raggiungere i genitori ormai lontani, mentre grandi lacrime gli sgorgano dagli occhi.
Radish è certo di non aver mai reagito così ad una delle partenze del padre. Perché mai avrebbe dovuto? Per i Saiyan era normale che le cose andassero in un certo modo, che se ne andassero spesso e stessero via a lungo, e non era neanche insolito che non facessero più ritorno. Malgrado ciò, riesce comunque a capire cosa sta provando il bambino che si dimena tra le sue mani, che tenta di seguire gli adulti in battaglia con una disperazione sconvolgente. Lui, come gli altri quattro ed anche gli altri piccoli, non sono abituati a rimanere soli, non sanno cosa sia la guerra. Pur essendo consapevoli che la situazione era brutta, pur sapendo che sarebbe scoppiato uno scontro tra le varie fazioni e che i loro genitori sarebbero partiti, non riuscivano davvero a comprendere ciò che stava accadendo, non riuscivano a tener realmente conto del tempo che scorre inesorabilmente.
«Lasciami! Devo andare con loro!» Non riesce a smettere di fissarlo mentre gli prende a schiaffi le mani, mentre le graffia per essere liberato «Sono forte! Posso farcela! Lasciami, posso farcela!»
«E io poi come faccio qui, senza di te?» Non sa da dove gli sia uscita. Davvero, non ne ha alcuna idea. La frase è uscita spontaneamente, spinta da qualcosa che non comprende. «So che sei forte, Lux. Lo so bene, credimi. È per questo che ho bisogno che tu resti qui, con me. Altrimenti chi mi aiuterà con tutti gli altri, eh? Guardali, Lux. Guardali bene: hanno paura adesso, ed hanno bisogno che il loro principe li rassicuri. Hanno bisogno che tu gli faccia capire che andrà tutto bene e che sarai al loro fianco per aiutarli. È un compito davvero difficile questo, molto più di un combattimento. Pensi di esserne in grado?»
Lo hanno ascoltato tutti, e tutti sono rimasti assolutamente stupefatti. Da quando Radish sa interagire così con un bambino? Da quando ha la capacità di calmarlo? Con Gohan non si è mai comportato così. Al primo incontro lo ha terrorizzato, nei seguenti lo ha tenuto a distanza, e solo nell’ultimo anno ci ha un po’ fraternizzato. Con Trunks, invece, non ha proprio mai interagito, preferendo ignorarlo, e Goten lo ha tenuto tra le braccia un paio di volte e solo per qualche secondo, restituendolo alla madre neanche fosse una bomba pronta ad esplodere.
Quando ha imparato, quindi? Che si sia così amalgamato agli Spettri da sviluppare una tale empatia? Che abbia imparato davvero cos’è la pietà? Che abbia scoperto una tale gamma di emozioni tanto estranee ai Saiyan? A tutti loro sembra decisamente improbabile, ma non del tutto impossibile. In fondo, pure Vegeta ha mostrato dei piccoli ma significativi cambiamenti dal Cell Game, perché per lui dovrebbe essere diverso?
«Torneranno, non è vero?» Le lacrime sul volto olivastro del piccolo non accennano a fermarsi, ed i tremori che gli scuotono il corpicino cominciano a farsi sempre più forti. Dietro di lui, Light tiene per mano Set, mentre Shine e Rise rimangono alle loro spalle, tutti e quattro stritolati dalla paura e dal dolore.
«Certo che torneranno.» Spera davvero di essere credibile, che non ascolti il suo cuore che batte furiosamente. Per quanto voglia credere con tutto sé stesso che sì, torneranno sani e salvi, è ben consapevole che ci sono buone probabilità che si verifichi proprio l’opposto. «Torneranno e saranno molto fieri di te, vedendo quanto sei stato forte e coraggioso. Okay, Lux? Ci sarà bisogno anche di tuo fratello e delle tue sorelle però, ma tu sai che non lo faranno senza di te. Che dici? Mi aiuterete tutti quanti?»
Una lacrima solitaria riga il volto pallido di Chichi, quando vede il piccolo allacciare le braccia al collo del Saiyan, scoppiando poi in lacrime contro l’incavo del suo collo. Se questa scena non fosse sufficiente per generare un forte senso di commozione, vedere quell’uomo grande e grosso, spesso cinico ed arrogante, passargli un braccio sotto le gambe e poggiargli una mano sulla schiena per tirarlo in alto e tenerlo stretto, sicuramente lo è.
Radish non era neanche sicuro di sapere come si tenesse in braccio un bambino. Sì, insomma, l’ha visto fare una marea di volte, ma non l’ha mai fatto di persona. Pure con quei vivaci bambini che da una decina di giorni lo chiamano ripetutamente “zio” non l’ha mai fatto, limitandosi ad afferrarli o per le caviglie o per la collottola quando andavano bloccati.
Non era per niente convinto di riuscire in un gesto tanto semplice ma, al tempo stesso, complicato… invece eccolo lì, con Lux stretto tra le braccia che si sfoga sulla sua spalla, mentre gli altri quattro lo avvicinano velocemente e gli si attaccano alle gambe.
Hanno scelto lui come attuale figura di riferimento. Hanno deciso che sarà lui la loro guida, finché i genitori non saranno di ritorno, perché li ha trattati bene, umanamente e con rispetto, e li sta mettendo su un livello praticamente pari a quello di un adulto, affidandogli un compito evidentemente importante. Se dice che ha bisogno del loro aiuto, non può che essere così.
Questo però Radish non lo aveva calcolato. Considerando che si tratta di Spettri - Purosangue e appartenenti alla casata reale, tra l’altro -, non pensava certo che potessero mostrarsi così fragili e vulnerabili. Non aveva proprio considerato, in quel momento di poca lucidità, che si tratta pur sempre di bambini.
Non appena il suo cervello elabora tutta la moltitudine di sentimenti ed eventi in corso, quando finalmente capisce sul serio cosa il suo irrazionale istinto gli ha ordinato di fare, non può fare a meno di irrigidirsi, voltando di scatto la testa alla disperata ricerca di qualcuno che lo aiuti immediatamente. I suoi amici, però, o non lo capiscono o non lo vogliono capire, perché nessuno di loro muove un solo dito, e lo sconforto del Saiyan arriva a toccare vette mai esplorate prima.
L’unica, lì in mezzo, a riuscire a capire il suo stato d’animo, è Fern. È lei che, dopo aver messo le manine dei gemelli in quelle tremolanti di Tristan, gli si avvicina con passo svelto e deciso, prendendogli dalle mani il piccolo principe, che ha finalmente smesso di piangere.
«Che ne dici di aiutarmi a scegliere un bel film da guardare? Il tuo papà mi ha detto che ve ne ha fatti vedere tanti ed anche che ve ne intendete molto, quindi perché non ne andiamo a scegliere uno? Sono convinta che tutti questi bambini lo apprezzeranno tanto.»
Lux ci pensa su per qualche istante, non riuscendo neanche a comprendere perché un’umana non solo abbia l’ardire di toccarlo, ma proprio di stringerlo, decidendo infine di non scervellarsi su questo punto ma di focalizzare la propria attenzione sul compito che gli è stato assegnato. Deve tenerli occupati, deve tenerli calmi. Ha visto tanti Spettri adulti farlo, con i piccoli branchi dei cuccioli, e forse l’idea di un film tutti insieme non è male. Dopo una veloce occhiata con i fratelli, si lascia quindi rimettere a terra e, assieme agli altri, va verso tutti loro. Ognuno ne prende uno a caso per mano, guidandolo verso la villetta di Roman, per poter stare più comodi e riparati. Non ha la più pallida idea di cosa stia facendo, non dal momento che voleva solo buttarsi in campo al fianco del suo papà, ma quando il bambino che ha afferrato gli stringe di rimando la mano e gli sorride timidamente capisce che, forse, non sta sbagliando. È davvero difficile essere un principe!
Sono soli, adesso. Gli Spettri sono spariti in quel buco e Angelina ha chiuso il passaggio alle loro spalle, come le era stato ordinato dai due capobranco, così da non essere seguiti.
Se ne sono andati, forse per sempre.
Radish avverte tutto in un colpo una morsa glaciale attorno al cuore, e le budella gli si attorcigliano dolorosamente. Il respiro si fa di colpo più corto, a tratti gli risulta proprio difficile prendere fiato.
Che cazzo ho fatto? Perché sono ancora qui? Devo andare da lei, subito!, pensa quasi con disperazione, mentre il cuore batte sempre più furiosamente. Devo andare da lei e proteggerla, devo impedire che le venga fatto del male! Ma come ci vado? Ha fatto chiudere il passaggio perché sapeva che le sarei corso dietro. Come la raggiungo? Come supero la barriera che queste fottute Fate hanno eretto anche attorno ai loro Territori? Non farei in tempo a cercare le Sfere per ordinare a Shenron di buttarla già. Avrei dovuto farlo prima, dannazione! Come ci arrivo? Come la raggiungo? Devo andare da lei. Devo, cazzo! Non posso restare qui. Non respiro qui! Come ci vado? Non so dov’è, non riesco più a sentirla. Cosa posso fare?!
Chichi e Bulma sentono ciò che prova. Lo hanno provato anche loro, in un certo senso. Hanno provato quel dolore e quella paura, hanno dovuto affrontare lo straziante dilemma “Tornerà da me? Potrò abbracciarlo ancora?”, e sanno che pure per lui adesso è lo stesso. Anzi, è peggio, perché loro non hanno la fortuna/sfortuna di avere quel tipo di legame.
Prima che però possano avvicinarlo, con l’intenzione di provare a calmarlo almeno un poco, Roman le supera a grandi falcate. Una volta che gli è praticamente accanto, gli poggia una grande mano sulla spalla, riportandolo alla realtà.
Malgrado nessuno se ne accorga, Roman è davvero indeciso adesso. Non ha ben chiaro cosa fare, il sussurro di suo padre, che ha avvertito durante la notte, stavolta non è stato particolarmente chiaro. Ha una gran confusione dentro, un qualcosa alla quale non è decisamente più abituato da tempo. Quando però incrocia gli occhi scuri del Saiyan, riesce a prendere almeno una decisione. Forse gli si ritorcerà contro, forse dovrà pagarne le conseguenze, ma sente che è la cosa migliore da fare.
Non gli dice niente però, limitandosi a rafforzare la presa sulla sua spalla per qualche secondo. Poi si volta, incrociando gli sguardi di quel valoroso gruppo giunto per aiutarli, e su quegli Spettri rimasti con loro.
Pure loro sono tesi, ed una parte di loro smania chiaramente dalla voglia di sapere cosa sta succedendo. Beh, su questo punto posso accontentarvi senza problemi.
«Se può interessarvi…» Ed è ovvio che è così, non lo dice questo, perché non gli pare proprio il caso di essere sgarbato. È solo il suo lupo a volerlo fare, soprattutto ora che sta provando disperatamente ad emergere, essendo stato contagiato da tutta quella rabbia generale.
S’incammina verso Angelina che, muovendo lentamente e sinuosamente le graziose mani davanti ad una piccola bacinella d’acqua, sta creando per tutti loro quello che potrebbe essere definito come uno speciale specchio sul mondo esterno. Si mette alle sue spalle, risultando involontariamente ancora più imponente, e con un espressione seria, un poco lugubre, afferma: «Da qui potrete vedere lo scontro.»


Correre.
L’unica cosa che riescono a fare, l’unica cosa che vogliono fare, è correre.
Le zampe martellano il terreno, attorno a loro tutto pare tremare tanto è forte l’impatto.
Il sangue scorre nelle vene come lava incandescente ed elettrica, i cuori battono così forti e veloci che, ormai, non sono più in grado di capire alcunché. Sanno solo dove sono diretti, sanno solo che vogliono il sangue degli avversari.
Fiutare lo stato d’animo di chi ti circonda, soprattutto in questi casi dove la mente non è lucida, comporta un veloce contagio a catena, dove in breve tutti quanti arrivano a provare le stesse emozioni, amplificandole oltre ogni limite. Se quindi già per i fatti loro sentivano il desiderio di combattere, adesso, che si muovono spalla a spalla e con i cuori che battono all’unisono, non sono proprio più capaci di capire altro.
Non hanno neanche pensato di guardarsi indietro, neanche una volta.
Hanno continuato a scendere, cominciando poi l’avanzata quando il terreno ha perso la sua ripida inclinazione. Per creature come loro, con organismi predisposti ad adattarsi velocemente a qualsiasi cambiamento sia esterno che interno, una discesa così repentina non ha comportato assolutamente niente.
Battono il terreno con ferocia, tentando disperatamente di raggiungere velocità sempre più elevate. Sono pronti e, al tempo stesso, non lo sono affatto. Cosa succederà, se resteranno in vita? Che ne dovranno fare dei nemici ancora in piedi, qualcosa davvero Jäger cadesse? Dovranno ucciderli tutti? Dovranno dargli una seconda occasione, sottoponendoli ad un percorso riabilitativo? Non lo sanno, nessuno ci ha davvero pensato. Tutto ciò che sanno, è che a breve la terra verrà macchiata anche col loro sangue.
Chi sta in prima fila, finalmente vede l’unica parete che li separa dal campo di battaglia. Non sentono alcun rumore, così come loro non possono sentire i loro. Angelina lo ha fatto a posta, così da concedergli l’ennesimo piccolo vantaggio. Oltretutto ha reso la parete piuttosto sottile, e grazie a ciò basterà un’unica spinta decisa per buttarla giù.
Il cuore per un attimo si blocca, il respiro si spezza mentre piegano in bassa la testa.
Manca poco, davvero poco. Presto non esisterà niente, per loro, solo l’attimo. In battaglia è tutto ciò che hai, un unico istante che decide la tua vita. Prima di quel momento non c’è niente. Dopo, quel momento, il nulla.
Niente è paragonabile a quell’unico istante, e non c’è un solo Spettro, tra tutti loro, che non lo sappia.
Una falcata, un’altra ancora. Serrano i denti mentre caricano tutto il peso sui posteriori, slanciandosi poi in avanti, impattando con tutta la loro forza contro la parete.
Sentono la roccia infrangersi contro la loro pelle dura, e un’improvvisa ondata di sangue, dolore, rabbia, furia e follia di colpisce come un fiume in piena.
Le fauci si spalancano, le zampe sono sospese nel niente mentre liberano i loro ruggiti.
Polvere e detriti piovono su chi sta a terra, in pochi hanno la prontezza e/o la possibilità di spostarsi, prima che quegli enormi corpi ancora intatti e carichi di energie planino a terra.
Nuovi ululati, nuovi ruggiti. Gli occhi saettano da una parte all’altra, cercando improvvisamente di capire chi va attaccato e chi no. Al Sud conoscono solo il nome di alcuni di loro, ma non li hanno mai visti di persona. Come potranno attaccare senza sbagliare? Beh, è semplice: si rigireranno contro chiunque li attaccherà e difenderanno chi conoscono.
«A qualcuno piacciono le entrate a effetto…» Jäger, dall’alto della sua posizione, non si è scomposto di un millimetro quando la parete è stata sfondata. È rimasto lì, ritto sulle zampe, ed ha giusto voltato pigramente lo sguardo, individuando all’instante il fratellastro. Come avrebbe potuto non farlo? Assieme a Blackwood, è in assoluto il più grosso tra di loro. Anche un idiota l’avrebbe notato subito.
La bocca ricolma di zanne muta in uno strano ghigno divertito, non appena Daryl libera il suo ruggito. Ha visto Hurricane e il padre, e adesso brama ferocemente di scendere in campo per eliminarli. Sono entrambi pericolosi, non può permettere che si avvicinino a Jäger.
Apophis, invece, non ha badato particolarmente ai lupi scesi in campo, no: lui guarda quelli che non hanno eseguito la muta e che si stanno arrampicando come odiosi insetti sulle pareti. Li vede bene, mentre strisciano e poi si appiattiscono a terra, nascondendosi. Loro e quei fucili.
Non ha senso. Perché portarsi delle armi? Cosa pensano di ottenere?
Non fa neanche in tempo ad esprimere il proprio dubbio, perché Becca, spinta dall’odio e dalla contagiosa follia scatenata dalla guerra, ha subito provato a colpire uno di loro tre. Poco importava chi beccava per primo, l’importante era provarci. Apophis ha udito il colpo - uno dei primi - ed ha anche fiutato una traccia insolita. Con una spallata decisa, ha spostato da un lato il Re, ringhiando ferocemente non appena ha notato il materiale di cui è composto il proiettile… ed anche il suo contenuto.
Caccia la testa all’indietro ed ulula, richiamando l’attenzione dei loro combattenti: «In alto, idioti!»
Non era necessario dirlo, non quando i grilletti hanno cominciato ad essere premuti a ripetizione e i primi guaiti sono cominciati a volare. Adesso Nord e Sud li hanno notati, ed i primi hanno tutta l’intenzione di buttarli giù dai loro rifugi. Pure i loro Segugi, quelli che non si erano allontanati troppo e sono riusciti a tornare subito indietro, hanno come unico obiettivo il loro immediato annientamento.
Major fa appena in tempo a rigirarsi per sparare dritto nella bocca di un Segugio che, usufruendo di uno dei ponti di pietra, che aiutano a spostarsi velocemente da un livello all’altro, stava per avventarsi su uno di loro.
«Porca puttana troia!» Bercia mentre imbraccia il fucile e si alza di scatto, deciso a tirare giù chiunque provi ad avvicinarli. Dal momento però che non sono pochi quelli che riescono ad avvicinarsi al gruppo di cecchini, non si fa più scrupoli e muta all’istante, così da poter combattere alla vecchia maniera. Non lo sorprende poi notare che pure Becca, dalla parte opposta alla sua, ha buttato il fucile a Pip ed ha cominciato a menar le mani. Beh, il piano era decisamente un altro, ma ‘sticazzi?!
Loro però, al contrario di chi sta nell’enorme spiazzo a terra, non se la stanno passando particolarmente male. I ponti non sono abbastanza larghi, bastano pochi di loro su quattro zampe per tenere al sicuro il resto dei cecchini. Chi è sotto, invece… loro stanno vivendo un incubo.
Non c’è modo di capire niente. Tutto è confuso, il cervello è troppo offuscato da una miriade di odori e ricordi estranei, da tutto quel sangue e tutte quelle urla.
Darko, da un istante all’altro, si ritrova muso a muso con Daryl. È in forma, suo figlio. È in forma ed è incazzato. Ora ci divertiamo, piccolo voltafaccia.
Arus li ha notati, e adesso si tiene nelle vicinanze per poter intervenire, qualora l’ex-Beta fosse in reale difficoltà. Sa bene che il giovane Capitano ha una marcia in più, in quanto più giovane e suo primogenito, ma sa anche troppo bene quanto Darko non possa essere mai e poi mai sottovalutato. Proprio per questo, in realtà, ha deciso di intervenire se fosse necessario: le sue zanne possono tornare troppo utili.


«Vedi quello con le orecchie bianche? Quello lì, quello che è saltato via quando si è avvicinata Nike. Lo vedi, Gohan? Ecco, quello è Raoul, uno di quelli che ha attaccato la tua famiglia. Per essere più precisi, è quello che ha spezzato una gamba a tua madre e poi le ha artigliato il braccio.»
Quello che stanno osservando, da un tempo che ormai pare loro infinito, è un agglomerato quasi indistinguibile di pellicce e sangue. Hanno serie difficoltà a seguire il combattimento, ed hanno difficoltà anche nel distinguere i loro amici. Sono in pochi quelli davvero distinguibili in realtà: c’è Major, ancora in alto sul ponte sospeso ed inconfondibile grazie alla pelliccia bicolore; ci sono Blackwood ed Everett, schifosamente più grossi del normale; c’è Micah, con la pelliccia che pare dipinta d’oro e con la criniera foltissima; c’è Maddox, con quella buffa freccia sul fondoschiena. Oltre a questi, Radish riesce a distinguere Sherry giusto perché nella mente ha come una specie di radar, che gli permetterebbe di identificarla anche in mezzo ad un esercito di cloni.
Ma adesso, in quella moltitudine di corpi che si aggrovigliano, che si azzannano, che si lacerano con gli artigli, che si buttano a terra e si strappano a morsi interi lembi di carne, col sangue che rende sempre più difficile distinguerli… Gohan riesce a riconoscerne bene un altro.
Lo vede chiaramente in mezzo alla bolgia, segue con precisione i suoi movimenti, i suoi balzi e i colpi che mena a destra e a sinistra. Lo vede quasi fosse l’unico a combattere lì in mezzo, ed una sensazione a lui assai conosciuta comincia a serpeggiargli pericolosamente nel petto…


Ci sono così tanti Spettri stesi a terra. Greywind ha intravisto pure gli occhi vitrei di Thunder, suo quartogenito. Era un uomo forte e sicuro di sé… forse troppo. Un attimo prima lo aveva visto che si avventava su una Cacciatrice, l’aveva visto stringerle le fauci attorno al ventre e strapparle via la carne, aveva sentito le sue urla… un attimo dopo invece eccolo lì, per terra, con le fauci spalancate piene di sangue, la lingua ciondoloni e la gola squarciata.
Vorrebbe urlare per il dolore. Vorrebbe piangere per la perdita di un altro figlio. Vorrebbe avere la possibilità di raggiungere Jäger per combatterlo, vorrebbe provare in ogni modo a buttarlo a terra, a strappargli il cuore, ma i suoi fedeli costituiscono un muro troppo solido. Pure gli imprevisti alleati non sembrano in grado di fare breccia, rimanendo praticamente chiusi nel loro cerchio.
Non vede vie d’uscita, non vede punti ciechi. Pure i loro cecchini sono davvero in difficoltà, essendo stati chiusi sui fianchi ed ormai con sempre meno munizioni. Hanno avuto un grande impatto, questo è certo, ma le forze del nemico non hanno subito comunque abbastanza danni.
Per un solo, misero istante sente la testa girare e le zampe cedere. La pelliccia è totalmente pregna di sangue, ed in buona parte non è neanche suo. Nella mente gli sfrecciano un numero impressionante di immagini che lo confondono, ricordi che non gli appartengono.
Sta sprecando il suo attimo, lo sa, ma la mente pare non volersi ricollegare, non gli permette di tornare in campo.
Impatta a terra, si ritrova muso a muso con un uomo che non aveva mai visto prima, qualcuno gli è subito sopra. Non capisce se è stato permesso a chiunque di loro di eliminarlo o se vuole farlo Jäger per prendersi il suo branco, ma una cosa è certa: non riesce momentaneamente a rialzarsi, la sua mente è ancora scollegata.
Gli serrano la mascella attorno alla gola, non riesce a respirare. Oltre alla moltitudine di corpi e code che gli ondeggiando davanti agli occhi, e alla sensazione spiacevole che qualcuno gli sia caduto sopra e lo stia così schiacciando, adesso vede anche dei fastidiosi puntini neri davanti agli occhi ed avverte un insopportabile ronzio nelle orecchie.
Devo reagire. Devo alzarmi. Devo continuare a combattere. Rimanere qui, lasciarmi strozzare da questo Nordista, non mi ridarà mio figlio!
Ci prova a toglierselo di dosso. Ci prova davvero. Il peso morto sul corpo non lo aiuta, e il nemico gli ha bloccato le zampe anteriori. Se provasse a mutare adesso, è certo che l’altro serrerebbe la mascella attorno all’esile collo umano.
Prova a respirare ancora, prova a mettere quanto più ossigeno può nei polmoni, ma è inutile. Perché rimaniamo così? Cosa stai aspettando?!
Vorrebbe urlare, vorrebbe liberarsi, affondare i denti nella sua, di gola, ma proprio non riesce ad alzarsi da terra. È stato come chiuso in un cerchio, i suoi non riescono ad entrarvi. Sente i latrati di Hurricane, sente il suo richiamo furioso, seguito da un guaito. Sente i richiami di Arus, altrettanto bloccato da qualche parte. Stanno facendo tutto ciò che è in loro potere per toglierlo di lì, per liberarlo da quella morsa letale, ma non riescono a penetrare le loro difese.
Se non dovesse odiare Jäger per ciò che ha fatto, per ciò che sta facendo e per ciò che farà qualora riuscisse a vincere, stimerebbe sinceramente le sue capacità ed il suo essere riuscito a creare un simile esercito.
I pallini neri davanti agli occhi si fanno sempre più grandi. Non respira a dovere da troppo, sa bene che sta per perdere i sensi. Era troppo ferito quando questo Cacciatore, sbucato da chissà dove, gli è saltato addosso, ed ora non riesce più ad alzarsi. Ho bisogno di respirare, dannazione!
«CORRI, CAZZO, CORRI!»
Una voce di donna. L’ha sentita chiaramente. Com’è possibile che riesca a distinguere così bene una singola voce, in tutto quel caos? Mentre le forze continuano a scemargli via dal corpo, un lieve sorriso gli arriccia il muso. Non invidio affatto suo marito… questa strilla anche più di Yvonne!
Di colpo poi, come un fulmine a ciel sereno, quell’odiosa e mortale mascella si stacca dalla sua gola. Respira di nuovo, si riempie i polmoni fin quasi a farli scoppiare.
Prova dolore, tanto. Nel lasciarlo lo ha graffiato in profondità. Anzi, gli ha quasi strappato un lembo di carne! Se ci fosse riuscito, non è del tutto certo che sarebbe poi stato in grado di rialzarsi.
Nuovi denti lo afferrano per la collottola e lo tirano in alto con forza. Voltandosi, si ritrova muso a muso con un Cacciatore sconosciuto di notevoli dimensioni, che lo guarda con un briciolo di pietà.
«Togliti di mezzo, se non ti reggi sulle zampe!» E detto questo lo guarda voltarsi di scatto e serrare, senza tante cerimonie, le fauci attorno al muso di un avversario, chiudendole di scatto a mo’ di tagliola. Prima di vederlo sparire in mezzo alla folla e ricominciare ad uccidere a sua volta, nota una bizzarra striscia bianca sulla coda, che termina con quella che pare una punta di freccia sull’altezza del coccige.
«Black!»
«Black, aiutaci qui!»
«Black, corri!»
«Black, di chi possiamo fidarci?»
«Uccidili tutti, Black!»
Pensano troppo a lui. Si appoggiano troppo a lui. Non può seguire il piano, se continuano così. Come può lasciarli soli, come può correre da quel bastardo che ghigna sulla roccia, se loro non lo mollano un secondo?
Pa’, scommettiamo che ti faccio incazzare di nuovo? «Oi, cognatino!»
Nel dirlo indietreggia, ritrovandosi senza neanche rendersene conto con le fauci strette attorno alla gola di un Cacciatore che, stupidamente, pensava di poterlo buttare a terra. Lui è Blackwood, futuro Re del Sud, primogenito di Greywind e Yvonne: nessuno di quei poveri idioti potrà mai tirarlo a terra! E come non saranno mai capaci di buttare giù lui, di certo non potranno buttare giù neanche lo Spettro più esagitato che la loro specie abbia mai visto.
«Cognatino un paio di palle!» Salta, Mordecai, e atterra su un Segugio. Stringe le zanne attorno alla sua gola, penetra la carne e, quando ormai ha lacerato tutto ciò che poteva lacerare, ed ha iniettato la sua tossina, strappa. La sensazione del sangue bollente e della carne ancora viva e fresca nella bocca è qualcosa di sublime…
«Coprimi la gola per dieci secondi. Ci riesci?»
«Dieci secondi? Tu stai male di testa!»
«Ci riesci o no?»
«Fa’ quello che devi fare, stronzo!»
Non sanno neanche quanti colpi hanno menato, durante quella breve conversazione. Hanno aperto i musi e le gole di chiunque gli si avvicinasse, ed hanno ringhiato con dolore e odio ogni volta che qualcuno li azzannava tra le scapole o sulla schiena. Proveranno continuamente a buttarli giù, loro due sono sicuramente in cima alla classifica dei più pericolosi. Blackwood lo sa, eccome se lo sa… ecco perché ha deciso, in barba al volere del padre, di buttare in campo chi sarà capace di rabbia anche maggiore. In fondo, non hanno mai voluto una donna a capo di un branco mica per niente!
Caccia la testa all’indietro ed ulula. Ci mette tutto sé stesso, ci mette tutta la rabbia e la disperazione, lasciando uscire anche la traccia capace di pizzicare una particolare corda delle loro femmine: quella materna.
Se c’è qualcosa da non sottovalutare, è proprio il feroce istinto materno che possono tirar fuori le loro femmine… e Yvonne non è certo da meno. Una prova? Il suo ruggito di risposta, che riecheggia nei muri praticamente dall’altra parte dei Territori del Sud.
«Che carino, ha chiamato la mamma!» Scherza con un ghigno Apophis, continuando a seguire con lo sguardo il suo bersaglio. Avrebbe tanto voluto ucciderlo quando non era altro che un cucciolo vivace e petulante, trattenendosi solo perché il suo omicidio avrebbe sollevato un polverone troppo grande per un cucciolo… ma adesso «Ti spiace se vado a giocare un po’ col principino?»
«Verrà lui, basta aspettare.»
«Dici?»
«Non lo vedi? Lui e il mio resuscitato fratello stanno provando ad aprirsi un varco, proprio in questa direzione.»
«Mh. Vero, vero… anche la bella Nike pare diretta qui. Non ricordo, Jay: lei la facciamo fuori o la teniamo come trofeo?»
Non gli risponde, stavolta. Ed è strano. Perché mai non dovrebbe rispondergli? Hanno sempre scherzato su ciò che avrebbero o non avrebbero fatto, una volta attuato il piano, e di certo non hanno mai escluso Nike dai loro discorsi. Perché quindi non dargli alcuna risposta?
«Dimmi una cosa.»
Reclina un poco il capo di lato con curiosità, rizzando bene le orecchie. È vero, il loro udito è formidabile, ma parlare tenendo la bocca quasi chiusa in quel frangente non gli rende le cose semplici.
«Tu sei certo che Sherry sia morta, vero?»
«Abbastanza, sì. Niente ha lasciato intendere che fosse viva, tutt’altro.» Sente come un brivido freddo lungo la colonna vertebrale mentre parla, soprattutto quando nota il pelo grigio dell’altro rizzarsi sempre di più sulla schiena, fino a formare una foltissima cresta.
«Allora spiegami per quale cazzo di motivo la mia Regina è in mezzo alla bolgia!»
Furioso. Non c’è altro termine per spiegare l’attuale stato d’animo di Jäger. È assolutamente furioso.
Lei è lì. Non sa come abbia fatto ad accorgersene solo adesso, ma cazzo è lì! Sta combattendo contro avversari ben più grossi di lei, li sta decimando uno dopo l’altro… e la trova assolutamente incantevole, nella sua estrema brutalità. Ma cos’altro poteva aspettarsi da lei? Non l’ha mica scelta perché delicata come un fiorellino!
Non vede altro che lei, adesso. Non vede quei corpi che si ammassano a terra, non vede chi sta in piedi e combatte fino a non poterne più. Non vede e non sente altro che lei.
C’è lei, la sua ferocia, la sua determinazione, la sua sete di sangue. C’è il suo corpo forte che si muove veloce, c’è il suo vello macchiato di sangue - e Dio abbia pietà di coloro che hanno osato ferirla! -. Vede lei, la sente. Sente i suoi ruggiti, i suoi guaiti. Sente poi anche il suo odore, è riuscito a seguire la sua scia anche a quella distanza. Ma è strano, adesso. Gli risulta amaro, in un certo senso.
Aguzzando la vista, cerca quindi qualche segnale evidente, qualcosa che gli suggerisca perché il suo odore è improvvisamente diverso. Se non avesse già fiutato le tracce di Everett e Darko, identiche a come le ricordava, avrebbe giurato che fosse legato al suo essere resuscitata.
La guarda attentamente, non riuscendo a scorgere alcunché a causa dei movimenti veloci e furiosi, ed un dubbio atroce gli si insinua nella mente. Se l’uomo-scimmia è stato capace di farle un lavaggio del cervello tale da farle ripudiare il suo sangue, chi gli dice che non abbia fatto di peggio?
Il cuore gli batte più velocemente, la rabbia gli monta dentro… ed il cuore gli si spezza quando finalmente trova la sicura causa del suo odore bizzarro.
Le cicatrici che riportano dopo i combattimenti si notano appena quando mutano, poiché il vello le maschera. Ma c’è una cicatrice che rimane sempre evidente, anche quando sono su quattro zampe, e quella determinata cicatrice lui adesso la vede sul suo corpo.
Apophis, al suo fianco, se ne accorge a sua volta, ma sa che non è il momento adatto per pensarci. L’amico in fondo sarà più che capace di tenere testa a chiunque, lì in mezzo, ma lui dovrà un poco impegnarsi per tirare giù uno come Blackwood, quindi è necessario che rimanga concentrato.
Nel momento esatto in cui poi vede Yvonne a capo di altri Spettri giungere in campo e, guidate da quella strana rabbia che solo le loro femmine sono capaci di tirare fuori, schiantarsi contro un fianco del loro esercito, capisce che è giunto il momento di smettere di osservare e basta.
«Blackwood e Everett sono ormai ad un passo dal liberarsi, Jay.»
Lo sente a malapena, adesso. È così vicino al lasciarsi invadere totalmente dalla rabbia e dal risentimento da non essersi neanche reso conto dell’arrivo dell’altra fazione del Sud. Giusto il ruggito di Everett riesce a farlo tornare al presente.
«Uccidi Blackwood. Ad Everett penserò io, e dopo…» Dopo. Quel dopo, adesso, è ancora più spaventoso, per Sherry. Se già ogni suo possibile piano per lei fosse da considerarsi agghiacciante, ciò che la sua mente sta partorendo in questo momento è infinitamente peggio. Perché quando un individuo ossessivo non riesce ad ottenere l’oggetto dei suoi desideri… allora sceglierà di distruggerlo.
Il Beta del Nord balza in basso, il Re sale in alto. Rimarranno su di livelli ben differenti, così che il primo possa continuare a fare muro, ed il secondo abbia la possibilità di far vedere a tutti quanti ciò che sta facendo. Così che lei possa vedere, e disperarsi delle conseguenze delle sue pessime scelte.
Everett e Blackwood, che nel frattempo sono riusciti a liberarsi dalla ressa, che sono riusciti ad uccidere così tanti lupi del Nord da riuscire a crearsi finalmente un passaggio, si ritrovano in breve a doversi separare.
Secondo il piano, infatti, Blackwood si sarebbe dovuto scontrare contro Apophis, che adesso sta sventrando una delle lupe da poco giunte sul campo.
Il principe la conosceva, eccome se la conosceva. L’ha vista crescere, spesso giocava con la piccola Rose. Dio, se ripensa anche a lei, sente di poter anche impazzire. Non è mai stata una buona combattente, ma è stata comunque così folle da raggiungerli assieme alla madre. L’ha vista, quando sono arrivate, ed ha anche visto che non c’è voluto niente prima che la buttassero a terra. La fortuna ha voluto che Micah fosse proprio lì vicino e gliel’abbia tolto immediatamente di dosso, sennò…
«Toglimi una curiosità, principe: la tua carne è buona come quella di tua sorella Ivy?»
Basta questo, e in un istante si sono già saltati alla gola.
È stanco, Blackwood. Lui ha prima corso a perdifiato per chilometri e poi combattuto come un ossesso, senza mai un secondo di recupero. È veramente stanco, il sangue di Roman pare non avere più nessun effetto, malgrado non sia così, e ciò è dovuto unicamente a tutto il sangue che lui stesso ha versato.
Ma non mollerà, non ci pensa neanche. Il suo compito è far fuori Apophis, liberarsi della guardia del corpo di Jäger, così che poi possano massacrarlo tutti insieme. Quanto cazzo ci mettete a liberarvi, voi due?!
Everett, dal canto suo, ha continuato ad arrampicarsi, con le zampe indolenzite per tutti i ripetuti morsi e le artigliate che ha ricevuto. Lui è una forza della natura, questo è sempre stato fuori di dubbio per tutti e l’ha apertamente dimostrato uccidendo chiunque lo toccasse, ma pure per un fenomeno è difficile uscirne illeso quando si è totalmente accerchiati, quando per ogni nemico che butti giù ne sbucano altri due.
Ne ha prese, in campo. Ne ha prese, ma non si è lamentato. Ha stretto i denti - possibilmente attorno alla gola di qualcuno - ed ha continuato la sua avanzata, fino a ritrovarsi adesso faccia a faccia col fratello minore.
È più grosso di come lo ricordava. È incredibilmente grosso. Il pelo è lucente e folto, indice che segue un regime alimentare perfetto, e gli occhi ametista mettono i brividi. Sarà un vero piacere chiuderteli per sempre.
Piantando con forza le zampe a terra, rizza d’istinto il pelo ed irrigidisce i muscoli mentre gli ringhia contro, non facendolo smuovere di un solo millimetro. Guardandolo meglio, Everett è ormai quasi certo che sia divertito, più che intimorito.
«Oh, andiamo. Rinfodera gli artigli, fratellone.» Sogghigna con aria beffarda, per quanto la sua attuale forma glielo conceda «Rappresenteresti una minaccia solo se io fossi cieco, sordo e tetraplegico.»
Ha sempre avuto la folgorante capacità di farlo incazzare a morte senza alcuno sforzo. Volendo fare un paragone, gli riesce pure meglio che al Saiyan!
«Oltretutto, hai dato prova di essere un Beta totalmente inutile, permettendo a quella cosa di morderla. Che minaccia potresti mai essere, se non sei neanche capace di allontanare una scimmia?»
«Ti aspetti che dica qualcosa di spiritoso?»
Finalmente, dopo un tempo che gli è sembrato infinito, Jäger ha sentito la voce che voleva. È preoccupata, la sua Sherry, ed ha urlato il nome dell’altro. Cosa sperasse di ottenere non lo capisce, ma non gli importa neanche. Adesso sa che sono l’uno contro l’altro, così sarà distratta e verrà trascinata via, in modo che possa farle capire in seguito la gravità del suo errore. Ancora un po’, piccola Sherry, ed urlerai solo il mio nome.
«Oh, andiamo. Tu non sei spiritoso.»


«Ora arriva il bello!» Crilin non pensava certo di poter essere tanto impaziente di osservare uno scontro tra lupi giganti. Non pensava neanche fosse una cosa possibile, ma vedere Everett raggiungere Jäger, vederli l’uno di fronte all’altra, vedere quelle enormi bestie che si scontrano a mezz’aria come primo attacco… beh, adesso può dire che è emozionante.
Dando una veloce occhiata generale, può dire anche che non è l’unico a pensarlo. Gli unici che si mostrano freddi davanti a ciò che stanno vedendo, sono Vegeta e Piccolo, ma sa bene che loro sono così di natura ma che, sotto sotto, stanno prestando attenzione.
L’unico sguardo davvero fuori posto, adesso, mentre quei due prendono di nuovo le distanze e si girano attorno con la pelliccia irta sulla schiena e le zampe rigide, è Roman. Lui non li sta guardando come gli altri, nei suoi occhi c’è solo una più che evidente preoccupazione.
«Che c’è? Perché quella faccia?»
Alza gli occhi su di lui per qualche secondo, tornando poi a concentrarsi con grande attenzione sui due sfidanti.
«Everett può batterlo facilmente, giusto? Insomma, tutti l’abbiamo visto combattere! È un fenomeno! Quindi, perché quella faccia? Può batterlo!» A prendere la parola stavolta è Yamcha, che ha dato fiato alla bocca senza neanche pensarci. È convintissimo di avere ragione perché ha assistito ai vari allenamenti del lupo, arrivando in un istante alla conclusione che, se lo volesse morto, per lui non ci sarebbe scampo.
«Non esserne così sicuro.»
Queste parole, dette con un dolore palpabile, sono come una secchiata d’acqua gelida per tutti. Pure Vegeta si era ormai convinto che Everett fosse come un’anomalia tra la loro gente, che fosse un soggetto unico e con una forza unica, tanto da arrivare anche lui a considerarlo come un possibile alleato per il futuro. Come può essere possibile che ci sia uno Spettro più forte? Quello riesce a combattere con dei Saiyan!
«Sta facendo il suo gioco. E mentre Everett cerca di capire come muoversi, Jäger è già dieci mosse avanti, pronto a fare scacco matto.» Come volevasi dimostrare, basta un istante ed ecco il primo sangue, con Everett che barcolla dolorante «Non potrà fare molto da solo, soprattutto finché l’altro rimane così lucido.»
Radish non riesce a parlare. Non ci riesce da molto, in realtà.
Non sa inoltre capire se prova più dolore o rabbia, soprattutto nel vedere da una parte Sherry presa d’assalto da troppi avversari, e dall’altra Everett che si tiene una zampa grondante di sangue vicina al corpo. L’unica nota positiva che è riuscito a trovare, sforzandosi con tutto sé stesso per riuscirci, è stata quella di poter dare finalmente un volto - seppur animale - allo Spettro che tanto odia.
Un’altra persona che sta provando forti sentimenti violenti però è Gohan, che non riesce a smettere di stringere la mano a pugno, conficcandosi le unghie corte dei palmi in modo doloroso. C’è la figura di Raoul nella sua testa, e già quella gli fa ribollire il sangue, se poi ci si aggiunge tutto il resto, se ci si aggiungono anche i lamenti strazianti di tutte quelle persone che è arrivato ad apprezzare sinceramente, alla quale si è legato…
«Se sta giocando, vuol dire che c’è per forza una mossa vincente che possono fare.» La voce gli esce come distorta dalle rabbia, più bassa e gutturale, quasi stesse ringhiando anche lui. Vuole disperatamente aiutarli, togliere gli avversari di dosso a Mordecai, lasciare il tempo a Major e Becca di respirare, trascinare Sherry e Nike da una parte così che possano farsi guarire le ferite come si deve… e vuole anche immergere le dita nella pelliccia nera di Apophis, sollevarlo sopra la testa e lanciarlo contro una parete, così che smetta di mordere Blackwood. Jäger, invece, lo lascerebbe a suo zio per una questione di rispetto.
«Già, ma il punto è: quale?» Pure Bulma è su di giri. Com’è possibile che uno Spettro, un lupo, sia tanto più furbo di lei? È vero, lei non è una stratega militare, ma è una delle persone più intelligenti di tutta la Terra! Com’è possibile che non riesca a metterlo nel sacco usando l’astuzia? Com’è possibile che non sia riuscita a capirlo? Solo ora le è chiaro il perché lui e Apophis siano rimasti immobili: sapevano, in qualche strano modo, che sarebbero arrivati anche loro, e li hanno aspettati lì, rimanendo perfettamente in forze! E io che pensavo che i nostri avessero escogitato un piano intelligente e subdolo…
«Dipende da quale gioco si considera.» Aggrotta le sopracciglia, Roman, assumendo un’aria ancor più pensierosa, e, come se avesse avuto una particolare illuminazione, alza di scatto gli occhi, puntandoli su un gioco di strategia alla quale aveva visto giocare in precedenza un paio di ragazzi.
«A loro occorre… una mossa divina.»




ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ben ritrovati, amici lettori! 😘
Prima di cominciare con i miei soliti sproloqui insensati, ci tengo a precisare che, per curiosità, ho fatto due calcoli… Cristo! Stiamo a 1253 pagine! 😱 CHE CAZZO RAZZA DI MATTONE HO SCRITTO?! 😱 E, probabilmente, un’atra decina di capitoli ci stanno tutti eh… (ecco, ad una certa ho il terrore non solo di essere mandata a quel paese, ma anche che abbandoniate in tronco la lettura perché, mi rendo conto, è una roba infinita! PLZ RESTATE CON ME! 😢)

Beh, che altro dire? Mo’ si menano. Si sono buttati tutti in campo, i colpi arrivano da tutte le direzioni, il sangue scorre come un fiume in piena… si cammina letteralmente sui corpi di chi è morto, ed anche di chi è rimasto troppo ferito e non riesce più ad alzarsi! È un macello!😭😱
Chi morirà? Chi tornerà a casa? Qual è la mossa divina? E come potranno spiegarla a loro, che sono tanto lontani?
Spero di avervi un poco incuriositi, ed anche che questo capitolo un po’ confusionario (forse) vi sia piaciuto. Non è stato affatto facile scriverlo! 🤯

Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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