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Autore: Chiara PuroLuce    11/10/2020    14 recensioni
Sonia è all'inizio di una nuova vita, una nuova avventura, ma non sarà da sola... con lei ci sarà anche Camilla, sua figlia. Il viola farà ancora la sua magia?
(Writober 2020 - pumpNIGHT 2020 - #fanwriter2020)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                     IL VIOLA DELLA MIA LAVANDA   
                               
                                                                   pumpNIGHT 2020 Prompt 9 – Viola
 
 
Viola. Viola ovunque.
Sonia non riusciva a staccare gli occhi dall’immenso campo di lavanda che si estendeva davanti a lei. Era… meraviglioso. Era… rilassante. Era… la sua eredità.
I suoi nonni materni le avevano lasciato la loro attività, la coltivazione della lavanda. E ora, a inizi luglio, era in piena fioritura.
Purtroppo, Rina ed Ernesto erano venuti a mancare recentemente, a distanza di quattro mesi l’uno dall’altra e ora – a discapito della madre che non aveva mai voluto saperne niente dell’attività di famiglia – era tutto suo.
Sì, lei aveva amato quei campi fin da bambina, ci era cresciuta, ci aveva corso in mezzo, e aveva imparato a curarsene. Durante le vacanze estive, si trasferiva da loro e il rientro era sempre traumatico. I nonni le avevano insegnato tutto. Odiava vivere in città e ora che ne aveva la possibilità, era intenzionata a trasferirsi lì e ricominciare. Era pronta.
 
«Minnie, la nostra nuova vita, incomincia ora» disse al suo meticcio di tre anni.
 
Lei le abbaiò in risposta, facendola ridere.
Sì, quella sarebbe stata la sua nuova vita. A 43 anni suonati. Ne aveva bisogno, dato il periodo di merda dalla quale era appena passata.
Prima la dipartita improvvisa del nonno.
Poi la perdita della nonna per un infarto fulminante.
Infine, l’incidente di sua figlia di dieci anni, investita da un pirata della strada all’uscita di scuola, mentre stava per salire sul pulmino. Un mese di gesso alla gamba destra e poi, da poco, il passaggio al tutore rigido. Altre due settimane di stop per lei, che già era arrabbiata per il cambio di scuola e di casa. La figlia, Camilla, in attesa che lei si sistemasse, era rimasta a casa dei suoi genitori e questo non favoriva certo il dialogo con lei, che si trovava a cinquanta chilometri di distanza e loro si erano già espressi contro questo suo “colpo di testa”. Aveva concordato con i suoi genitori che avrebbe alloggiato da loro fino alla sua guarigione e che lei, nel frattempo, avrebbe fatto la spola tra i due paesi.
L’unica nota positiva era il divorzio reso effettivo dalla tanto attesa sentenza. Quel bastardo del suo ex marito l’aveva tradita ripetutamente e aveva avuto anche l’ardire di rinfacciarle la colpa, visto che, a suo dire, lo trattava con freddezza e indifferenza e se l’era andata a cercare. Alla fine, però, si era visto chi l’aveva spuntata in tribunale e lui era stato condannato a mantenere la figlia con un bell’assegno mensile, visto e considerato che lui possedeva un’azienda di calzature molto nota nella loro zona e proficua. Assegno che, lei in quanto madre e tutrice, avrebbe depositato in buoni postali e su un libretto che le aveva aperto poco prima di partire.
Il profumo della lavanda le entrò nell’anima e lei era decisa a fare innamorare anche Camilla di quel luogo.
 
«È uno spettacolo, vero? Cinque ettari di terreno, completamente viola al momento. La raccolta procede bene.»
 
A parlare era stata Vanessa, la sua compagna da circa un anno. Innamorarsi di una donna era stata una sorpresa per lei, ma non aveva potuto farne a meno. Quella donna l’aveva colpita fin dal primo sguardo. L’aveva conosciuta nel bar dove lei lavorava, una sera che era uscita a divertirsi con le amiche. Vanessa faceva cocktail fantastici e aveva scoperto che era una barman acrobatica. Per fortuna in quel periodo si era già separata dal marito o chissà cos’altro le avrebbe fatto passare. Per Camilla, Vanessa era un’amica di mamma e, con il tempo, le si era affezionata moltissimo. Se tra loro era destinata a durare negli anni, allora, quando la figlia fosse diventata adolescente, gliene avrebbe parlato. Ora era troppo presto.
 
«Sì, benissimo. Per i nonni questa non era solo una passione, ma anche un lavoro. È difficile eguagliarli e mi sembra sempre di fare ben poco in confronto a loro, ma migliorerò.»
 
«Ne sono convinta, Sonia. Tu sei una tosta e se ti metti in testa qualcosa, la porti a termine. Non devi imitarli, ricordatelo, ma fare del tuo meglio e dare la tua impronta. Il resto verrà da sé.»
 
Vero. Imitare i nonni era impossibile. Avevano saputo farsi volere bene da tutti e i loro lavoranti li adoravano. Per fortuna lei li conosceva quasi tutti e tutti la stimavano, avendola conosciuta e frequentata negli anni e la riunione che aveva tenuto con loro poco tempo dopo la dipartita dei nonni – per avvisarli che avrebbe preso lei il comando dell’attività – le aveva confermato la loro lealtà.
La casa era pronta, l’attività in pieno svolgimento, mancava solo sua figlia.
 
«Sai Vanessa, è dura essere lontana da Camilla, specie ora che non sta bene per via della gamba. Però la sento tutti i giorni al telefono. Non era possibile portarla qua ora, tra i lavori in casa – che per fortuna sono appena terminati – e il lavoro nei campi. Non ti ho detto che dò una mano anch’io? Be’, lo faccio e alla sera arrivo distrutta – tanto che a volte mangio praticamente con gli occhi chiusi – ma felice. Sai che i nonni avevano messo su un piccolo laboratorio per fare il profumo alla lavanda?»
 
«Caspita! Sono state delle persone fantastiche fino all’ultimo. Hanno pensato a te e al fatto che sei un Naso e hanno voluto donarti la possibilità di continuare questa tua attività. Che dire, sei diventata un’imprenditrice» l’abbracciò di slancio e lei si lasciò cullare da quel gesto. «Sai che un giorno, mente tu e Camilla eravate impegnate con la lavastoviglie, mi hanno dato la loro approvazione?» le confessò poi.
 
Cosa? Ma davvero? E come mai non gliene avevano mai parlato?
 
«Vedo dalla tua faccia che sei sconvolta, giustamente. Anche io lo ero all’inizio, ma poi mi hanno detto che loro ti volevano bene a prescindere dalla tua inclinazione sessuale – anche se uscita sul tardi – che hai fatto un errore a sposare quel mentecatto, anche se ti ha dato tua figlia e che io gli piacevo molto. Mi hanno detto di prendermi cura di te e di lasciarti i tuoi tempi e spazi per affrontare l’argomento con Camilla.»
 
«Wow, grazie per avermelo detto. Sapevo che erano speciali, ma così…» le disse con gli occhi lucidi.
 
«Ami stare qua, vero Sonia? E non solo perché ti ricorda i momenti felici con loro. Ho ragione?» le chiese poi di getto.
 
«Sì, amo questo posto. Non potrei mai rinunciarci, mai!» le disse una volta sciolta dal suo abbraccio «E spero che anche mia figlia imparerà ad apprezzarlo. Amo questo profumo che si scioglie nell’aria e amo questo colore spettacolare, da sempre. Amo tutto.»
 
«Lo so, me ne sono accorta. Casa tua è di diverse sfumature di viola, per non parlare della tua auto e di molti tuoi vestiti, eleganti o meno. E che mi dici di quella volta che ti sei fatta i capelli viola? A tua madre è preso un colpo e Camilla ha riso per una settimana» ridacchiò lei.
 
«Finirà che mi chiameranno la signora in viola!»
 
«E ora ci mancava solo la coltivazione della lavanda… guarda caso, di che colore è?»
 
«Non saprei… viola, forse?» disse, facendola ridere di gusto.
 
 
Era vero. Lei era sempre stata una bambina irrequieta prima e una ragazzina briosa poi. Ma se c’era una sola cosa al mondo che la calmava, quella era senza dubbio il colore viola. Non sapeva il motivo o quando fosse iniziata, ma da che aveva memoria quel colore l’aveva sempre attratta come un magnete.
Passarono ancora qualche minuto in contemplazione di quel meraviglioso paesaggio, poi Vanessa l’informò che doveva rientrare in città e che si sarebbero riviste nel fine settimana. E così sarebbe stato per un bel po’ di tempo. Le sarebbe mancata, ma il benessere di sua figlia veniva prima di tutto, era lei la cosa più importante e lo sarebbe sempre stata, a discapito dell’amore che provava per quella donna.
 
 
Tre settimane più tardi, Camilla, al seguito della madre, stava per arrivare nella casa dei bisnonni e che ora era la loro, per iniziare una nuova vita. Non ne era molto entusiasta. Lasciare i suoi amici – anche se aveva il loro cellulare per contattarli e avevano creato un gruppo WhatsApp – non era stato semplice. Lasciare la scuola non le dispiaceva, non le era mai piaciuta la sua classe. Lasciare i suoi nonni, era stato un trauma, ma li avrebbe rivisti spesso su Skype.
E tutto questo per inseguire il sogno di sua madre.
Vanessa, la migliore amica di sua madre che a lei piaceva tantissimo perché era una in gamba, una forza, le aveva detto che le sarebbe piaciuto quel posto col tempo e che doveva dargli una possibilità e poi le aveva detto anche una frase strana… “Lasciati incantare dal viola” ma che cosa significava?
Lo scoprì mezz’ora dopo quando…
 
«Wowwwww, mamma guarda!»
 
Camilla non credeva ai suoi occhi. Un’immensa distesa viola si estendeva sotto i suoi piedi e per quasi tutta la grande vallata sottostante.
 
«Ti piace amore?» le aveva detto lei fermando l’auto proprio vicino al bordo della collina sulla quale erano salite e scendendo.
 
Lei zoppicava ancora un po’, ma doveva sforzarsi di usare la gamba senza esagerare, come le aveva detto l’ortopedico quando le aveva tolto anche il tutore. Maledetto pirata della strada. Il soggiorno dai nonni nell’ultimo mese le era piaciuto, non tanto il non potere vedere sua madre tutti i giorni, ma soltanto nei fine settimana. Le era mancata tantissimo, ma lei le aveva detto che stava preparando il loro futuro e così aveva iniziato a contare i giorni che la separavano ancora dall’averla tutta per sé.
Sua madre fece scendere anche Minnie che la precedette di qualche passo e guardò in basso scodinzolando come una matta e abbaiando.
Suo padre, anche se non l’aveva visto molto negli ultimi anni, aveva sempre trattato male sua madre e – da quando se ne era andato di casa – l’aveva visto raramente. Aveva il sospetto che ora che si erano trasferite nella casa dei nonni materni, le visite sarebbero state ancora di meno.
Era bello andarli a trovare, correre nel loro immenso giardino, giocare con loro, ma come sarebbe stato viverci? Un conto era rimanerci qualche giorno, un altro per sempre.
La mamma le aveva spiegato il perché del trasferimento, ma lei non riusciva a capirlo del tutto… in fondo, non poteva andare a lavorare lì – come volevano i nonni – e poi tornare da lei la sera?
Non era poi così lontano, no? E invece no! Era lontano, come aveva fatto a non accorgersene prima? Forse perché si addormentava sempre in auto e quando si svegliava era già arrivata. Invece oggi, lei era così agitata e ansiosa che non aveva chiuso occhio e aveva visto tutto il tragitto per la prima volta, così come l’ora che segnava l’orologio dell’utilitaria di mamma. Caspita, tre ore! E aveva capito il perché, sua madre, non poteva semplicemente andare e venire tutti i giorni da lì. A questo punto sperava solo le piacesse.
Tutti quei dubbi sparirono quando intravide quel pezzo di terra tutto viola e non appena sua madre le aprì la portiera e l’aiutò a raggiungerlo per vederlo meglio dall’alto.
Era fichissimo… uno spettacolo.
Camilla aprì la bocca per dirlo a sua madre, ma non ci riuscì. E come poteva, ne era rimasta conquistata e incantata. Solo allora si rese conto che sua madre la fissava con un grande sorriso sul volto e che le aveva fatto una domanda.
 
«Allora, che ne pensi?» indagò ancora lei.
 
«Bellissimo, mamma. E noi vivremo qui? Lo vedremo tutti i giorni?»
 
«Sì. Noi tre ci saremo in mezzo, mia cara» le rispose accarezzando la loro cagnolina «da quando abbiamo superato il cartello in basso alla collinetta, fino alla fine di tutto questo viola… è tutto nostro!»
 
«Cosa?» rispose lei, incredula «Tutto? Ma è grandissimo!»
 
«No, cara. Sembra a te perché sei piccola, ma sono solo cinque ettari. Sono contenta che ti piaccia. Da oggi inizia una nuova vita per noi.»
 
«Sì. Mamma… credo che il viola sia il più bel colore del mondo» le rispose prima di abbracciarla stretta.
 
 
 
Sonia era veramente felice ora. Avrebbe vissuto nella casa dei suoi sogni. Avrebbe svolto un lavoro che aveva imparato ad amare nella sua infanzia. E avrebbe fatto tutto questo in compagnia di un’entusiasta Camilla. Certo, mancava Vanessa come presenza fissa nel quadro, ma non poteva lamentarsi. Sua figlia l’adorava e con piacere aveva scoperto che i nonni avevano approvato la sua relazione con lei e sentiva che era sulla strada giusta verso la totale felicità.
Il viola, per molti, rappresentava un colore da evitare perché dicevano portasse sfiga, ma per lei non era mai stato così e mai lo sarebbe stato.
E scoprire che anche sua figlia aveva iniziato a pensarla come lei, le aveva fatto un immenso piacere.
Diede un’ultima occhiata da lontano a tutta quella meraviglia, fece risalire Minnie e Camilla in auto e poi raggiunse la casa che le avrebbe viste sue ospiti per molto, moltissimo tempo.
   
 
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