Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    12/10/2020    1 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Una storia al giorno con protagonista Jaime Lannister, ambientate nell'universo canonico o in AU.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Prompt: Angst ending
Numero di parole: 3009
Avvertimenti: Death!fic

 
BRIENNE




Lady Sansa aveva convocato l’intero castello per dare la buona notizia: Cersei Lannister era morta e Daenerys Targaryen aveva preso il suo posto sul Trono di Spada. Inoltre, grazie all’intercessione di Jon Snow, sembrava che la nuova regina stesse prendendo in considerazione il desiderio di indipendenza del Nord. Ci furono brindisi e festeggiamenti per tutto il giorno, poiché oramai era evidente che la guerra era definitivamente conclusa.
Brienne rimase al fianco di Sansa per un po’, poi con una scusa chiese di potersi ritirare. La ragazza capì e lasciò che se ne andasse e, con lei, anche Jaime.
Quando furono nella loro camera, Brienne posò Giuramento e il mantello, prendendo alcuni ceppi di legno per ravvivare il fuoco. Una volta fatto questo si voltò verso Jaime, che stava togliendosi la mano dorata, e senza dire niente lo abbracciò.
«Sto bene» le disse con voce atona.
Brienne gli accarezzò i capelli, stringendolo a sé. Non aveva parole per confortarlo, ma desiderava che sapesse che non doveva nascondere i suoi sentimenti con lei. Alla fine Jaime accettò il suo sostegno. Le strinse le braccia intorno al corpo, nascondendo il volto sulla sua spalla, e lasciò fuoriuscire il dolore per la perdita della sua amata sorella.
 

Il giorno seguente le chiese di sposarlo e Brienne gli propose di andare a vivere a Tarth. Partirono una settimana dopo.
 

«Altro secchio di vomito» disse Jaime, svuotando il contenuto nel mare.
«Sta ancora tanto male?»
«Già. Meno male che era entusiasta all’idea di viaggiare su una nave.»
«È naturale» rispose Brienne. «È una sensazione meravigliosa: il rumore delle onde che si infrangono, il vento addosso, il cullare del mare ogni secondo del giorno.»
Jaime sorrise.
«Vedo che sta riemergendo l’isolana che è in te.»
Brienne arrossì.
«Vado a vedere come sta» disse, ma Jaime la fermò.
«Non vuole che tu lo veda in quello stato, si vergogna.»
«Ma non ne ha motivo» ribatté lei. «Non è certo la prima persona nei Sette Regni a soffrire di mal di mare.»
«Certo, ma non vuole comunque che il suo mentore se ne occupi» Si sporse verso di lei, dandole un bacio a fior di labbra. «Mi occupo io di Pod, tranquilla. Tu goditi il rumore delle onde, il vento e quella roba lì.»
 

Selwyn Tarth era proprio come Jaime si era immaginato: immensamente alto, educato, amorevole e protettivo con la sua unica figlia. Quando lei gli disse che desideravano sposarsi, l’uomo lo guardò dall’alto in basso, assumendo un’espressione severa.
«So che hai salvato mia figlia in più di un’occasione» gli disse, «ma non so se questo sia sufficiente per permetterti di sposarla, Sterminatore di Re.»
«Il suo nome è Jaime, padre» lo difese Brienne. «E io non sposerò nessuno che non sia lui. Ti prego di non prendere queste parole come un affronto, quanto più come un fatto: non siamo venuti a chiederti il permesso. Noi ci sposeremo e vivremo insieme. Se potremo farlo qui, ne sarò immensamente felice, ma mi accontento anche di una capanna sperduta in mezzo ai boschi, se dovesse essere necessario.»
«So quello che ho fatto e lo sa anche lei» aggiunse Jaime. «Alcune colpe non potranno mai essere cancellate, ma questo non cambia il fatto che io sono innamorato di tua figlia e desidero restare al suo fianco. So di poterla rendere felice e mi impegnerò ogni giorno della mia vita per farlo. Permettici di restare qui e permetti a me di dimostrarti che sarò un ottimo marito per Brienne.»
Selwyn spostò lo sguardo da Brienne a lui e poi nuovamente a lei. Il suo sguardo si addolcì e si lasciò sfuggire un sospiro.
«Bene. Onestamente non credevo che mia figlia mi avrebbe mai imposto il suo matrimonio, men che meno che sarebbe avvenuto con Jaime Lannister. Tuttavia le tue parole sembrano oneste, figliolo, e so bene quanto Brienne sia testarda. Non voglio che tu viva in mezzo al nulla, cara» disse, mettendole un braccio intorno alle spalle, «perciò va bene. Vi sposerete e vivrete qui. Quanto a te» aggiunse, rivolto a Jaime, «ti terrò d’occhio e se la farai soffrire, te ne pentirai amaramente. Le scogliere di Tarth sono molto alte e un tempo venivano sfruttate per le esecuzioni. Non avrò problemi a reintrodurre questa pratica se mi costringerai.»
Brienne rise, mentre Jaime annuì con un sorriso stentato.
«Farò in modo che non lo debba fare, Lord Tarth.»
 

Appena si sistemarono nella loro nuova camera, Jaime scrisse a Tyrion per sapere come stava e invitarlo al suo matrimonio. La risposta giunse prontamente portata dallo stesso Tyrion.
 

La sera prima del matrimonio, Tyrion raggiunse Brienne con una scatola di legno rossa su cui era dipinto il leone dei Lannister.
«È una cosa un po’ imbarazzante» le disse. «Ma ho pensato fosse più giusto parlarne prima con te. Qui dentro ci sono le ceneri di Cersei.»
Brienne annuì.
«Dovrebbe essere Jaime a decidere cosa farne» disse, esprimendo lo stesso pensiero di Tyrion.
Più tardi, quella stessa sera, Brienne le mostrò a Jaime.
«È una bella tomba» disse, accarezzandone la superficie.
«Se vuoi tenerla…»
«No.»
«Per me non è un problema» insistette Brienne.
Jaime scosse la testa. Le diede un bacio sulla fronte, accarezzandole il volto con un sorriso.
«Ti ringrazio, ma non dovrebbe stare qui. Domani dirò a Tyrion di spargerle dove sorgeva il tempio di Baelor. Merita di riunirsi ai suoi figli.»
 

Si sposarono su un piccolo tratto di spiaggia nascosto alla vista, alla presenza di un septon, Selwyn, Podrick, Tyrion, la scatola rossa e quattro conchiglie che Brienne aveva apposto lì anni prima in ricordo di sua madre e dei suoi fratelli.
«Padre, Fabbro, Guerriero, Madre, Fanciulla, Vecchia, Sconosciuto. Io sono sua e lui è mio, da questo giorno fino all'ultimo dei miei giorni.»
Si baciarono tra gli applausi dei loro cari, mentre la brezza marina avvolgeva i loro corpi uniti. Fu il giorno più felice della vita di entrambi.
 

«Devo parlarti» gli disse un giorno mentre affilava Lamento di Vedova.
Erano due parole che a Jaime non piacevano affatto, ma quella stessa mattina Podrick gli aveva anticipato quella conversazione con un sorriso. Piaceva al giovane cavaliere – o almeno lo credeva – perciò doveva trattarsi di qualcosa di positivo.
«Dimmi.»
«Sono incinta.»
Spada e pietra focaia caddero contemporaneamente a terra, mentre Jaime corse verso di lei.
«Davvero?» esclamò.
Lei annuì.
«Ne… Ne sei felice?»
Jaime le prese il volto tra le mani, baciandola fino a lasciare entrambi senza fiato.
«Secondo te?» chiese.
«Non lo so» rispose lei, cercando di nascondere un sorriso. «Puoi essere un po’ più chiaro?»
Jaime la baciò di nuovo, mentre con la mano iniziò a slacciarle la camicia, indietreggiando verso il letto.
 

«Che te ne pare di Duncan? Oppure Arthur?»
«Mi piacciono, ma sono nomi di cavalieri famosi. Non credi che si sentirebbe sotto pressione, dopo? Come se pensasse che dovesse diventare un cavaliere a sua volta?»
«Donzella, saremo noi i genitori» le fece notare. «I nostri figli vorranno diventare cavalieri a prescindere dal loro nome.»
Brienne annuì, accarezzandosi distrattamente la pancia che stava iniziando a crescere.
«Può darsi. Perché usi già il plurale?»
«Almeno tre o quattro fratellini glieli dovremo dare, non credi?»
Lei rise, scuotendo la testa.
«Vedremo. Per una bambina, invece, che ne pensi di Joanna? Oppure anche Catelyn, mi piacerebbe molto.»
Jaime le passò la mano tra i capelli, che si stava lasciando crescere ed erano ormai arrivati fino alle spalle.
«Sono entrambi dei bei nomi» disse.
«Credo comunque che ci convenga semplicemente aspettare che nasca e vedere cosa ci ispira in quel momento.»
Jaime la trovò un’ottima idea.

 
All’alba dell’ottavo mese, Tyrion arrivò a Tarth, desideroso di essere il primo a conoscere il bambino.
«Bronn si scusa per la sua assenza e vi informa che è lieto che abbiate finalmente scopato» disse loro Tyrion.
«E noi lo ringraziamo per il suo gentile pensiero.»
«Soprattutto per la sua assenza» aggiunse Brienne.
«Allora, il mio nipotino ti dà tante pene?»
«Credo che sarà irrequieto come suo padre» disse toccandosi il ventre, «che dal canto suo non fa niente per cercare di calmarlo.»
«Le mie storie lo calmano.»
«No, le tue storie lo agitano ancora di più.»
«Posso provare a raccontargli una storia io» intervenne Tyrion. «Vi ho mai parlato di quella volta in cui portai un asino e un nido di vespe in un bordello?»
Brienne gli lanciò uno sguardo di fuoco, mentre Jaime gli mise la mano d’oro sulla bocca.
«Questa tienitela per quando sarà più grande» disse.
«O per mai. Sono sicura che ci siano…»
Impallidì di colpo e dovette reggersi al tavolo per non cadere. Jaime le fu subito accanto.
«Che hai?»
Brienne scosse la testa.
«Niente. Solo un po’ di stanchezza.»
«Sei molto pallida» notò Tyrion. «Vuoi che vada a chiamare il maestro?»
«No, non serve, grazie. Mi è passata.»
«Sdraiati un po’» disse Jaime, accompagnandola verso il letto. Lei stava per ribattere, ma scoprendo che le sue gambe facevano fatica a muoversi, obbedì. Quando si fu stesa, Jaime fece cenno a Tyrion di andare dal maestro.
 

«È un po’ indebolita, ma non è strano. Consiglio di restare il più possibile a riposo fino al parto.»
La diagnosi del maestro fu positiva per Brienne.
«Non hai niente di cui preoccuparti, Jaime» gli disse quella sera, mentre erano a letto insieme.
«Sei quasi svenuta. Non ti era mai successo.»
«Perché non ero mai stata incinta.»
Gli prese la mano, posandola sul ventre gonfio.
«Nostro figlio sta bene. Io sto bene. Andrà tutto bene, vedrai.»
Jaime annuì, cercando di convincersene.
 

La salute di Brienne andò peggiorando.
Aveva il volto pallido e poco appetito. Alla fine non riusciva nemmeno più ad alzarsi da sola.
«Sto bene» continuava a ripetere. «Starò meglio quando sarà nato.»
«Non è così raro che una donna muoia di parto» gli disse un giorno Selwyn. Dal primo malore di Brienne, sembrava essere invecchiato improvvisamente.
«Nemmeno così frequente» ribatté Jaime. «Brienne ha affrontato un orso, viaggiato per il continente e combattuto un esercito di morti. È un cavaliere.»
Selwyn annuì con un sospiro.
 

Una sera, Brienne gli strinse la mano tra le sue. Era questione di giorni prima che la loro famiglia si allargasse ed erano sempre più provati – lei fisicamente, lui psicologicamente.
«Nostro figlio sarà felice, vero?» gli chiese.
«Ma certo che lo sarà» la rassicurò lui, dandole un bacio sui capelli. «Saremo degli ottimi genitori, vedrai. E poi avremo il supporto di Tyrion e Pod, ed eventualmente anche Bronn.»
Brienne sorrise, scuotendo la testa.
«Lo amerai?»
«Perché non dovrei?»
«No, è solo… Voglio che voi siate felici. Tu e il bambino.»
«Lo saremo, moltissimo. Insieme a te non potremmo che essere felici.»
Brienne annuì. Allungò una mano verso il suo volto, posandola sulla guancia ricoperta di peli biondi e grigi.
«Ti amo» disse. «E amo nostro figlio. Non dimenticarlo mai, va bene?»
Jaime sospirò.
«Ripetimelo ogni giorno per sicurezza.»
 

Il travaglio durò meno di mezza giornata. Quando Jaime se ne rese conto, tirò un sospiro di sollievo: i parti di Cersei erano sempre stati molto più lunghi.
Brienne era più pallida di quanto lo fosse mai stata lei, ma la sua carnagione era di natura più chiara. Stava perdendo molto sangue, ma di nuovo, anche Joffrey aveva fatto soffrire molto sua madre quando era venuto al mondo. Era pur sempre il primo parto di Brienne ed era normale che fosse faticoso.
Jaime le tenne la mano tutto il tempo, sussurrandole parole d’amore e di incoraggiamento mentre lei dava tutta se stessa per dare alla luce il loro primo figlio. Dopo un’ultima, difficile spinta, la stanza fu invasa da un pianto acuto.
«Abbiamo finito» disse il maestro, mentre sollevava il bambino. «Congratulazioni. È una femmina.»
Il cuore di Jaime si irradiò per quella notizia. In fondo aveva desiderato che fosse una bambina.
«Hai sentito, amore?» disse a Brienne, che nel frattempo si stava riposando gli occhi. «È una bimba. Non sei contenta?»
Lei non disse niente.
Era pallida e in quel momento Jaime si rese conto che non gli stava più stringendo la mano.
«Brienne?»
La scosse leggermente, cercando di svegliarla. Capiva che era stanca e necessitava un po’ di riposo, ma poteva resistere qualche altro minuto per salutare sua figlia – e per rassicurarlo che andava tutto bene.
Continuò a rimanere immobile. Completamente immobile.
Jaime la scosse ancora e ancora, ma lei insisteva nel non rispondergli. Lui però non era abituato ad arrendersi: continuò a chiamarla, pregandola di svegliarsi, di rispondergli, fino a quando Selwyn non gli posò una mano sulla spalla, mentre il suo volto si rigava di silenziose lacrime per la perdita di sua figlia.
 

Cercarono di portare via Brienne, ma Jaime lo impedì. Nessuno doveva toccarla, nessuno doveva osare allontanarla da lui. Fortunatamente, Selwyn accettò la sua decisione e gli lasciò un po’ di spazio per affrontare quello che era appena accaduto. L’unico che poteva entrare in quella stanza era Tyrion, principalmente perché Jaime aveva bisogno di mangiare e di bere – o almeno, così dicevano. Non gli importava molto se fosse morto di stenti. Anzi, sarebbe stato quasi meglio: almeno avrebbe raggiunto Brienne.
Trascorsero due giorni interi prima che Tyrion decidesse che era tempo di spiegare a Jaime che era ancora vivo e che aveva una figlia.
Entrò nella stanza con la culla della bambina, che aveva cullato fino a farla addormentare. Jaime notò la loro presenza solo quando si fermarono di fronte al letto.
«Cos’è?» chiese distrattamente.
«Tua figlia, ecco cos’è. Non l’hai ancora presa in braccio.»
«Non mi va. Portala via.»
Tyrion sospirò.
«Jaime, so che non volevi che le cose andassero così. La morte di Brienne è stata un duro colpo per tutti, ma devi cercare di reagire. Sei padre e probabilmente presto sarai anche il Lord di quest’isola. C’è gente che ha bisogno di te.»
«Anche Brienne ha bisogno di me.»
«Ne dubito fortemente. Coraggio, alzati e vieni a vedere tua figlia.»
«Non voglio vederla. E non voglio vedere nemmeno te.»
«E invece vedrai entrambi! Alza il culo e vieni qui.»
Jaime non rispose.
«Tua figlia ha bisogno di un padre» insistette.
«Ha voluto fare a meno di una madre, potrà farlo anche per il padre» sbottò Jaime.
«Oh. Quindi stai dicendo che l’ha uccisa lei?»
Il silenzio fu una risposta assordante per Tyrion.
«Proprio come io ho ucciso nostra madre.»
Jaime chiuse gli occhi, sospirando.
«No, non è… Non volevo dire quello. Non sono molto lucido in questo momento.»
«Non riuscirai mai a esserlo se non ricominci a vivere. Devi lasciarla andare, Jaime.»
Lui scosse la testa.
«Volevamo avere altri figli» disse con la voce rotta dal pianto. «Viaggiare e vivere nuove avventure. Non siamo sposati nemmeno da un anno.»
«Lo so.»
Si avvicinò a lui per abbracciarlo, ma Jaime lo allontanò.
«Voglio stare solo, Tyrion.»
Lui obbedì.
 

Jaime si era dimenticato della bambina, finché non la sentì piangere. Quel suono gli ricordò lo stesso che aveva sentito due giorni prima, l’ultima volta in cui era stato felice.
«Sta’ zitta» mormorò, ma lei ovviamente non lo capì.
Sbuffando, Jaime si alzò dal letto e si avvicinò alla culla. La bambina era stata vestita con della stoffa celeste – il colore preferito della madre – e aveva il volto paonazzo per il pianto. Jaime dondolò la culla, sperando che si calmasse, ma fu inutile.
La prese in braccio, anche se non ricordava più come si faceva – Cersei non gli permetteva di tenere i bambini ed era convinto che avrebbe avuto Brienne ad aiutarlo. Ma lei non c’era più.
Tenne la bambina contro il suo petto, dondolandosi avanti e indietro nell’attesa che smettesse di piangere. Dopo alcuni minuti, i singhiozzi diminuirono di intensità e alla fine cessarono.
«Brava, ora torna a dormire.»
Jaime mise nuovamente giù la bambina, ma prima che toccasse la culla, si bloccò. Lei era sveglia e lo stava fissando con i suoi occhioni spalancati. Jaime sentì una morsa al cuore che gli strinse il petto fino a togliergli il fiato. Iniziò a singhiozzare, incapace di soffocare il suo dolore. Strinse la piccola al petto e lasciò che le lacrime scorressero libere sul suo volto. Tyrion aveva ragione: non poteva arrendersi. C’era ancora qualcosa per cui valesse la pena di vivere.
 

Il mattino seguente, Jaime si svegliò presto. Quando aprì gli occhi e vide Brienne accanto a sé, non si aspettò che si svegliasse e lo salutasse con un sorriso.
«Nostra figlia sarà felice e amata. Te lo prometto.»
 Le diede un bacio sulla fronte e si alzò. Prese la bambina ancora addormentata tra le braccia e andò a informare il maestro che poteva preparare Brienne per il funerale.
 

«Buongiorno» lo salutò Tyrion quando Jaime entrò in camera sua.
«Ciao. Siamo passati a salutarti» disse, guardando la bambina che nel frattempo si era svegliata. «E io volevo scusarmi con te.»
Tyrion scosse una mano, avvicinandosi a loro per salutare sua nipote.
«Sono giorni difficili per te, Jaime. Lo so bene.»
«Ma resta il fatto che quello che ho detto ti ha ferito. E, soprattutto, lei… Non dirle mai che l’ho incolpata, ti prego.»
«Certo. Non preoccuparti.»
Tyrion gli sorrise e Jaime ricambiò – era il primo sorriso che faceva da due giorni.
«Allora» disse poi. «Questa piccolina ha un nome?»
«Sì. Ne ho trovato uno che mi sembra adatto.»
Sentirono dei colpi sulla porta e, voltandosi, videro Selwyn Tarth sulla soglia. L’uomo sembrava molto più vecchio di quanto Jaime ricordasse, ma probabilmente anche lui aveva un aspetto terribile.
«Ho visto che c’è il maestro nella vostra camera» disse.
Jaime annuì.
«Sì, io… Mi sono comportato come un’idiota per troppo tempo.»
Selwyn si avvicinò a lui, posandogli una mano sulla spalla.
«No. Anche la mia Rohanne se ne è andata dopo un parto, so quanto sia difficile da affrontare. Ma suppongo che avere loro» aggiunse, accarezzando la guancia di sua nipote, «sia la nostra salvezza.»
«È vero.»
«Jaime mi stava dicendo di aver scelto un nome» intervenne Tyrion.
Selwyn sorrise, ma il suo sguardo rimase spento.
«Come si chiama?»
Jaime prese un profondo respiro. Guardò gli occhi blu di sua figlia – gli stessi della donna che amava.
«Brienne» disse, cogliendo entrambi di sorpresa.
Una lacrima scese lungo la guancia di Selwyn.
«È un bellissimo nome.»
 
 

 
   
 
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