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Autore: ElenaDamon18    12/10/2020    1 recensioni
“Bambini, forza prendete posto, oggi ho qualcosa di molto speciale da raccontarvi”.
Sono Kagome, una ragazza di 17 anni, una sacerdotessa devota ai Kami che vive in un piccolo villaggio chiamato Musashi. Oltre a svolgere le mie mansioni ufficiali da sacerdotessa, mi impegno affinché i bambini del villaggio possano avere una buona istruzione, insegnandogli a leggere e scrivere, ma soprattutto intrattenendoli con le storie e le leggende del passato.
“Arriviamo subito Divina Kagome”.
I bambini del villaggio adorano questi momenti, sono sempre più affascinati nel sentirmi narrare le storie di valorosi guerrieri che sconfiggono demoni malvagi.
Dopo che ebbero preso posto sul prato iniziai a il mio racconto: “Oggi vi narro la leggenda della Sfera degli Shikon e della sua creatrice, la sacerdotessa Midoriko”.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardai intorno. C’era sangue, decine e decine di corpi martoriati, il villaggio era in fiamme, gli occhi mi bruciavano per il troppo fumo, non riuscivo a tenerli aperti.

Poi una voce di una donna, calda e avvolgente, mi arrivò alle orecchie. Mi stava dicendo qualcosa.

Conosci te stessa, custode di un segreto”.

Riuscì a capire solo questo. Le sue parole furono coperte dal suono di una sadica risata.

 

 

Come se mi fossi bruciata, ansimando, scattai a sedere sul futon.

Cosa significavano davvero le parole di quella donna?

Scossi la testa ed iniziai a respirare profondamente tentando di calmare i battiti impazziti del mio cuore.

Portai una mano sulla tempia per scostare la frangia che si era incollata al viso, non mi stupì di sentire la fronte madida di sudore.

A trasportarmi via da quella strana nebbia di ansia e dolore, fu la voce degli abitanti del villaggio che invocavano insistentemente il mio nome.

“Divina Kagome, Divina Kagome vi prego aiutateci” ansimò un uomo.

“C’è …un demone. Un demone ci sta attaccando!”

Presi in fretta arco e frecce e mi diressi verso la concentrazione di aura demoniaca.

Accidenti, i ricordi di quell’incubo, che rivivevo quasi tutte le notti, mi avevano destabilizzata più del solito.

Non ho nemmeno percepito l’aura di quel demone che si stava pericolosamente avvicinando al villaggio.

Appena lo vidi impallidì.

Era un enorme demone, simile ad una farfalla, dotato di due grande ali che gli cingevano l’intero corpo e delle zampette tozze e pelose.

Il suo corpo era ricoperto da enormi scaglie che lo proteggevano come una corazza.

Le sue grida, acute e fastidiose, squarciarono il cielo.

Impugnai saldamente l’arco ed incoccai una freccia.

Avvertì l’arrivo di Miroku, annunciato dal tintinnare del suo bastone.

“Divina Kagome ho fatto il prima possibile. Da dove è sbucato fuori questo coso?”

“Non ne ho idea Miroku, so solo che dobbiamo farlo fuori prima che distrugga l’intero villaggio”.

Prima di riuscire a scagliare la freccia, una zaffata di vento, provocata dalle ali di quel demone, ci aveva fatto volare lontano.

Mi alzai a fatica, la caduta mi aveva procurato una profonda ferita alla spalla.

Alzai gli occhi e vidi passare sulla mia testa un enorme boomerang, Hiraikotsu.

La mia migliore amica atterrò davanti a me con la sua inseparabile compagna, la nekomata Kirara, che aveva già assunto la forma di una grande e feroce yōkai, anche se ai miei occhi sarebbe sempre rimasta un’adorabile e piccola gattina a cui piacevano tanto le coccole.

“Kagome, stai bene?” mi disse preoccupata

“Tranquilla Sango, sto bene”

“Dov’è finito Miroku?”

Prima che potessi rispondere era già arrivato.

“Oh mia dolce Sango, sei sempre così dolce a preoccuparti per me” le disse mentre le palpava il sedere.

Si sentì solo il rimbombo di un sonoro schiaffo.

Sango era livida di rabbia.

“Maledetto monaco pervertito. Ti sembra il momento per una cosa del genere?” urlò la mia amica.

Li guardavo e non potei far a meno di ridere.

Erano una strana coppia.

Lei una sterminatrice di demoni, bellissima, forte e coraggiosa. Addestrata fin da piccola a combattere, era l’unica in grado di maneggiare Hiraikotsu con quella maestria.

Lui un monaco buddhista, molto, forse troppo sensibile al fascino femminile, dotato di un grande potere spirituale.

Prima che Miroku avesse il tempo di replicare, mi interposi fra loro.

“Bene, adesso che ci siamo tutti andiamo a far fuori quel demone”

Guardai il demone, aveva creato attorno a se un vortice d’aria per difendersi dai nostri attacchi.

“Sango, Miroku dovete distrarlo. Devo capire quale è la fonte della sua origine demoniaca, altrimenti non riusciremo mai a colpirlo” dissi sbrigativa.

I miei amici annuirono e si lanciarono all’attacco.

Recuperai velocemente l’arco e la faretra.

Dovevo capire da dove nasceva quella sua aura.

Dov’era? Nella testa? Nel collo? Nel cuore?

Trovata!

“Sango, Miroku. La spalla destra!” urlai.

L’attacco di Hiraikotsu combinato agli o-fuda di Miroku mi diedero il tempo necessario per prendere la mira.

Tesi il braccio, pronta a scoccare.

La nonna mi aveva insegnato che la concentrazione era tutto, molto più della bravura o della fortuna.

A quel punto sentì tutta la mia energia spirituale dirigersi in un singolo punto, la mia freccia.

Mirai al bersaglio e, scoccai.

La scia rosata rilasciata dall'energia spirituale mi abbagliò per un istante, ero davvero soddisfatta.

Qualche secondo ancora e la pelle di quel demone sarebbe stata attraversata da quell’esorcismo in piena regola.

La creatura avrebbe raggiunto il Regno dei Morti e gli abitanti del villaggio avrebbero potuto tornare a respirare nuovamente, senza l’oppressione della paura.

Prima ancora che potessi tirare un sospiro di sollievo, il demone mi parlò.

“Maledettaaa! Potrai anche aver sconfitto me, ma non cantare vittoria. Tieniti pronta sacerdotessa, la tua ora è giunta! Lui ti ha trovata”.

Furono le sue ultime parole prima di scomparire nella luce rosata.

Sentì le gambe cedere e caddi in ginocchio.

Miroku e Sango mi furono subito accanto.

Cosa voleva dirmi quel demone? Chi mi ha trovata?

Guardai Miroku, aveva lo sguardo fisso nel vuoto.

Starà pensando anche lui alle parole di quel demone? D’altronde era sempre stato il più riflessivo e perspicace di tutti noi, anche se non si direbbe.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce preoccupata della mia migliore amica, che ogni giorno diventava sempre più apprensiva.

“Kagome sei ferita, non ti muovere”

“Dai Sango è una sciocchezza, è solo un taglietto” le risposi scocciata.

“Potrebbe fare infezione”

“Ha ragione Sango, Divina Kagome”

“Non ti ci mettere pure tu Miroku” replicai contrariata.

“Sango, portiamola nella capanna della Venerabile Kaede, così possiamo medicarla”.

Non ebbi nemmeno il tempo di alzarmi che quei due mi avevano già caricata di peso su Kirara e trasportata fuori la capanna.

Rimasi sorpresa nel vedere mia nonna fuori l’uscio.

“Nonna, perché siete uscita? Lo sapete che dovete riguardarvi”

“Kagome, mia dolce nipotina, non saranno certo due passi ad uccidermi” mi rispose tranquillamente.

“Venerabile Kaede, ci perdoni per il disturbo, avremmo necessità di alcune erbe medicinali per curare la ferita della Divina Kagome” disse Miroku

“Monaco accomodatevi. Ho bisogno di parlare con tutti voi”.

Nessuno fiatò, rimanemmo tutti a guardare quell’anziana sacerdotessa che rientrava lentamente in casa.

Dopo aver preso posto, la nonna si era messa a preparare il the e Sango si era presa cura della mia ferita alla spalla.

Avrei approfittato di quell’occasione per parlargli.

“Nonna perdonatemi, prima che incominciate a parlare ho bisogno di raccontare a tutti voi cosa è accaduto ieri”.

Gli dissi ogni cosa, del mio incontro con Sesshomaru, della sua richiesta, del Vecchio Myoga e del suo racconto, ma soprattutto della mia intenzione di aiutarli a salvare InuYasha.

“Kagome, conta anche su me e Kirara. Ti aiuteremo!”

“Ti ringrazio Sango, sei davvero un’amica. Ho da dirvi un’altra cosa però”

Presi coraggio ed iniziai a parlare.

“Temo, purtroppo, che la storia che tutti noi conosciamo sulla creazione della Sfera degli Shikon non sia una leggenda”

“Divina Kagome, cosa ve lo fa credere?” mi chiese Miroku

“Vorrei credere anche io di aver preso un’abbaglio, ma ci sono troppi indizi che mi hanno fatto riflettere. Dovete sapere che il nome del padre di Sesshomaru è Inu No Taisho e, già questo è una prova più che valida. Inoltre, è da quando sono bambina che tutte le notti cado preda di uno strano incubo. Il sogno è sempre lo stesso: vedo un villaggio, che non riconosco, travolto dalle fiamme, sento le urla degli abitanti che invocano aiuto, i pianti dei bambini che hanno perso i propri cari e poi una voce di una donna, sopraffatta da una risata. Non sono mai riuscita a capire cosa mi dicesse realmente, fino a stamattina. Mi diceva: Conosci te stessa, custode di un segreto. So che sembra una follia, ma credo fermamente che questa donna c’entri qualcosa in questa storia. Io non so spiegarvi il perché ma è come se la conoscessi”.

I miei amici mi guardavano, erano senza parole.

Il mio sguardo si andò a posare su mia nonna, ero curiosa di sapere cosa ne pensasse, mi bloccai però quando vidi i suoi occhi così tristi e preoccupati.

“Midoriko” mi disse improvvisamente

“Nonna…, cosa vuol dire?”

“Kagome, è ora che tu conosca la verità”

“Venerabile Kaede, di quale verità state parlando?” le chiese Miroku

“Quello che vedi nei tuoi sogni sono i ricordi della Venerabile Midoriko. La voce che senti è la sua. Ti sta dicendo di conoscere te stessa, ovvero la tua storia. La Sfera degli Shikon esiste, e tu mia dolce bambina ne sei la custode”

“La custode? Come è possibile?”

“Si Kagome, tu sei l’unica che può trovare la Sfera, solo tu puoi compiere quest’impresa. Tu, che sei la reincarnazione della sacerdotessa più potente mai esistita, Midoriko”

“No, non è possibile. Come fate a sapere che sono la sua reincarnazione?” chiesi sconvolta

“La risposta è celata nel tuo passato. Come ben sai, prima di morire Midoriko diede il compito a sua sorella Kikyo di proteggere la Sfera. Quando Kikyo morì, la Sfera venne bruciata assieme al suo corpo, da quel momento tutti hanno sempre creduto che fosse andata distrutta o persa. La verità è che la Sfera ha viaggiato per i Due Mondi e, ancora oggi si trova nel Mondo Spirituale. La Sfera è custodita lì, all’interno di un santuario del monte sacro, il Monte Hakurei. Nessuno vi può accedere, tranne la custode”

“Questo però, non spiega come potete essere certa che proprio io sia la reincarnazione di Midoriko”

“Da quando sei nata ho capito che eri speciale. Vedi, quando tua madre ti diede alla luce, l’intera stanza si colorò di una luce rosa accecante, ma non fu solo questo. Nello stesso istante si percepì una potente aura demoniaca. Non ne avevo mai sentita una così forte, soprattutto da quella distanza. Era tremendamente soffocante, eppure tu, non ne risentivi affatto. Qualche giorno dopo, mi recai presso il villaggio dal quale avevo percepito quell’aura mostruosa. Del villaggio che cercavo non c’era traccia, solo una vasta desolazione. Cercai qualche indizio ma non trovai nulla, tranne una freccia sacra spezzata a metà. Conoscevo bene quel tipo di utilizzo delle frecce sacre. Era stato posto un sigillo, molto potente quanto antico. Chiesi ai villaggi vicini se qualcuno avesse notato qualcosa di sospetto, ma nessuno mi seppe rispondere, fino a quando non incontrai un monaco, vostro nonno Sommo Miroku. Mi spiegò che il sigillo di Naraku era stato spezzato, segno che la Venerabile Midoriko si fosse reincarnata per portare a termine la sua opera. In cuor mio, sapevo già quale era la risposta. Quando lo portai al tuo cospetto, anche lui si rese conto che un energia spirituale come la tua non poteva che appartenere alla potente sacerdotessa defunta. Più crescevi  e più i tuoi poteri aumentavano e, di conseguenza anche i demoni che ti davano la caccia. Il monaco Mushin chiese aiuto anche ad un gruppo di sterminatori, affinché potessimo insieme proteggerti al meglio. Questo è anche il motivo per cui sia tu Sango che Miroku vi trovate qui oggi. Lo stesso Sesshomaru ti salvò nel bosco che eri ancora una bambina e, da quel momento ha sempre vegliato su di te” .

Non potevo crederci, non poteva essere vero.

La mia vita era stata una menzogna, mi avevano sempre mentito. Mia nonna, i miei genitori, persino Sesshomaru.

“Venerabile Kaede, a questo punto però mi sorge un dubbio. Se Kagome è la custode della Sfera e la stessa si trova nel Mondo Spirituale, come sarà in grado di recuperarla?” le chiese Miroku

“Monaco, voi dovreste conoscere bene la storia del Mondo Spirituale. Questo in principio era nato per contenere al suo interno le anime spirituali ma, dopo la nascita dei primi demoni, che hanno portato sventura e morte, i Kami sono intervenuti ristabilendone l’ordine. Il passaggio del Ponte è protetto da Due Guardiani e la sola l’anima può varcare quella soglia. Al cospetto dei Guardiani, Kagome sarà la sola in grado di attraversarlo, poiché l’anima di Midoriko, che è già morta, le farà da tramite per il passaggio”

“Ma non possiamo lasciarla andare da sola!” urlò Sango, sconvolta quasi quanto me.

“Non lo farete infatti. Sesshomaru e voi andrete con lei” rispose l’anziana sacerdotessa

“Ma … come faremo?”

“Questo ve lo spiegherà Sesshomaru a tempo debito”.

Basta! Era troppo. Avevo bisogno di aria.

Mi alzai e mi diressi verso il mio unico luogo di pace, l’albero sacro Goshinboku.

Mi sedetti ai suoi piedi e chiusi gli occhi.

Era l’unico posto che riusciva a calmarmi da quando ero una bambina.

E così, lasciai vagare la mia mente, persa, in tutte quelle verità apprese che mi avevano terribilmente turbata.

 

 

 

All’improvviso sentì un brivido lungo la schiena, non era di certo causato dalla leggera brezza e, quando riaprì gli occhi il paesaggio era sparito.

Che stessi sognando?

Attorno a me c’era il buio, riuscivo a vedere solo una figura vestita di rosso, era girata di spalle.

Non riuscì a vedere il suo volto, solo le sue orecchie. Aveva delle piccole e carinissime orecchie da cane sulla testa. E poi sentì nuovamente la voce di Midoriko:

Misto di sangue ed un’aura sacrale

Son destinati a sconfiggere il male

  
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