ALLA RICERCA DI MAI
*
Capitolo
24
*
Mai
si alzò presto quel venerdì, svegliata dai raggi solari che colpirono
violentemente il suo volto.
Dopo
che Trunks se ne era andato la sera prima, aveva
lasciato di proposito la finestra e le tende aperte, sperando ritornasse come
aveva fatto qualche giorno fa.
Ma
non fu così, l’aveva avvisata che avrebbe avuto un importante conferenza quel
giorno, quindi doveva parere fresco e riposato, le occhiaie non si addicevano
ad un neo presidente.
E
fare l’amore per quasi tutta la notte, non lo avrebbe aiutato e a malincuore,
dovette lasciare quella stanza.
Cercò
il secondo cuscino con la mano e lo portò al volto per oscurare la luce, ma fu
colpita dal profumo di quel guanciale, l’odore di Trunks
era ancora presente.
Si
inebriò di quell’essenza per qualche minuto, dandole la sensazione che fosse
proprio lì, accanto a lei.
Subito
si fece strada in lei, il ricordo della notte appena trascorsa a fare l’amore,
tra baci roventi e carezze proibite.
Era
incredibile come quel ragazzo le potesse dare l’illusione che la sua pelle
andasse a fuoco sotto ogni suo tocco.
Spostò
il cuscino appena sentì il cellulare vibrare una frazione di secondo, aveva
appena ricevuto un messaggio.
“Ben
svegliata. Questa sera per festeggiare, ti porto a cena, ti passo a prendere
alle 20.30. Vestiti elegante”
Che
cosa avrebbero dovuto festeggiare? Ah si, forse
l’importante affare che avrebbe fatto in mattinata, oppure del fatto che gli
aveva detto che accettava l’incarico nella Città dell’Ovest?
Non
aveva importanza, quello che contava era stare con lui.
“Va
bene, a stasera”
Mai
e Trunks erano tipi di poche parole, nessun emoticon
troppo sdolcinata veniva inserita nei messaggi, facendoli sembrare quasi freddi
e distaccati, ma non era assolutamente così.
Erano
le 8.45, e lei era già in ritardo.
Quella
mattina aveva diversi appuntamenti, primo tra i quali, dover consegnare la
lettera di trasferimento accuratamente firmata e bollata; doveva passare in
agenzia immobiliare per mettere in vendita quell’appartamento e trovarne uno di
più adatto vicino il futuro luogo di lavoro; fare la spesa e altre commissioni.
Per
non dimenticare che si sarebbe dovuta recare in ambulatorio medico per la
visita di controllo, li chiamò e alla segretaria che rispose, avvisò che
sarebbe andata dal proprio medico per la medicazione.
Una
bugia bella e buona, era già guarita appena mise piede fuori dall’ospedale, ma
ai medici sarebbe risultato difficile credere ad un simile miracolo.
Fece
una doccia veloce e si specchiò dopo aver tolto dallo specchio la condensa,
provocata dall’acqua calda.
Si
toccò il collo nel luogo dove doveva esserci la ferita e sospirò.
Mise
una benda lo stesso, per almeno un altro mese, doveva reggere il gioco a quella
farsa, e ne avrebbe approfittato per farsi un mese di vacanza, in fondo lo
meritava, anche se non era il tipo da truffare lo stato, non più ormai.
Cercò
infine, nell’armadio qualcosa di comodo da indossare e si rese conto che oltre
a quegli abiti e a qualche tailleur con stemmi militari, non aveva altro da
mettere per la serata, e Trunks nel suo messaggio era
stato molto chiaro: vestiti elegante.
“Cazzo!”
Imprecò, aggiungendo alla lista di cose da fare, una capatina al centro
commerciale più vicino, non poteva deluderlo, infondo quella sarebbe stata la
loro prima uscita ufficiale.
E
poi chissà cosa intendeva con il vestirsi in quel modo, si era proprio scordata
di chiederglielo.
*
Entrò
in caserma quasi timidamente, gettando un’occhiata fugace tra i vari corridoi e
salutando chi per puro caso, incrociava sul suo cammino.
“Buongiorno
Generale!” La salutò un cadetto portandosi la mano sulla fronte in modo quasi
meccanico.
“Riposo,
ti auguro una buona giornata”.
Girò
l’angolo per addentrarsi nel corridoio che l’avrebbe condotta a quella che,
qualche giorno fa, era la sua scrivania.
“Guarda
chi si rivede e in splendida forma aggiungerei” L’abbraccio teneramente.
“Teo!
E’ sempre un piacere rivederti”
“Come
stai?” Le chiese sciogliendosi dall’abbraccio.
“Ho
ancora qualche dolorino” Disse toccandosi la benda “…ma sono in via di
guarigione. Tu? Che mi racconti?”
“Il
solito…il tuo sostituto mi dà turni impossibili” Fece spallucce sbuffando
indispettito.
“Miles?”
“Lo
sai che aspira il tuo posto da…non so, forse da quando sei diventata te il
nostro Generale” Il viso dell’amico era molto provato, probabilmente quello
stronzo gli aveva rifilato come minimo tre turni di notte, uno di seguito all’atro,
non curandosi che alla mattina, avrebbe avuto a che fare con le solite ronde
per la città.
Mai
sbuffò e quasi quasi si stava pentendo della decisione di lasciare quella
caserma in mani sbagliate, e comunque non era detto che al comando ci sarebbe
stato Miles, lei poteva ancora fare qualcosa.
Lei
era ancora il Generale e visto che la lettera non l’aveva ancora presentata,
qualche decisione la poteva ancora prendere.
“C’è
il Comandante di Prima?” Chiese curiosa.
“Si,
l’ho visto nel campo di esercitazione”.
“Vado
allora prima che sparisca, ci vediamo!” Lo salutò dandogli una pacca sulla
spalla.
*
“Consegnare
lettera: fatto. Passare all’agenzia immobiliare: fatto. Capatina al centro
commerciale, ecco cosa mi manca” Mai ripassò a mente la lista delle cose più
importanti da fare quella giornata, avrebbe rimandato le piccolezze un’altra
volta.
Erano
già le 14.00, e non aveva ancora messo sotto i denti nulla, i morsi della fame
si stavano facendo sentire, ma fermarsi anche al fast food più vicino, avrebbe
comportato un ritardo sulla tabella di marcia, e questo era una cosa
inaccettabile.
Trunks sarebbe stato
sotto casa sua già alle 20.00, se lo conosceva bene, e contando che minimo tra
il centro commerciale e la sua attuale casa, c’era un’ora e mezza di viaggio
tra andata e ritorno, era in tremendo ritardo, forse non sarebbe riuscita a
fare la spesa, e se così non fosse, avrebbe rimandato il tutto all’indomani.
Piano
B, attuato.
A
volte dimenticava che era semplicemente in vacanza e non in caserma,
dove qualsiasi ritardo, anche di un solo minuto, avrebbe comportato una
sanzione disciplinare, anche per lei che era al comando.
Entrò
dall’ingresso principale, e si beò dell’aria fresca che l’aveva appena
investita.
Non
sapeva bene in quale negozio sarebbe entrata, era abituata a fare acquisti al
mercatino, oppure in quelli che vendevano articoli militari, così cominciò a
scrutare le vetrine per adocchiare un possibile candidato per la serata.
Nella
sua mente risuonavano le parole vestiti elegante.
Facile
per chi c’è già abituato, ma per chi di solito indossa abiti comodi e dal
taglio sportivo, era tutta un’altra storia.
“Mai
sei tu?” Chiese una voce dietro le sue spalle, la corvina alzò lo sguardo che
si era soffermato su un capo di rinomata firma, e sul riflesso della vetrina,
notò Bra che le sorrideva.
Si
voltò e la saluto amorevolmente.
“Che
ci fai qua?” Le chiese curiosa.
“Sono
in cerca di un abito per questa sera, tuo fratello mi porta a cena, e nel mio
armadio non c’è nulla di adatto, o meglio che rispecchi le sue aspettative”
“Ah si, giusto, me lo aveva accennato” Disse portandosi una
mano sulla testa.
“Tu piuttosto
cosa fai qua?”
“Devo
sostituire questa maglia” Le mostrò la borsa con il capo al suo interno “…sei
già entrata a dare un’occhiata qua? Di solito hanno cose molto belle, sarò
felice di darti un consiglio, sempre se ti va” Ammiccò complice.
Mai
le sorrise, probabilmente la fortuna era dalla sua parte, chi meglio di Bra
conosceva i gusti di suo fratello? Sarebbe stata un’ottima carta da giocare.
“Volentieri”.
Le
due entrarono nel negozio, e mentre Bra riconsegnava la maglia alla commessa,
Mai fece un giro tra i vari manichini e abiti esposti sulle grucce, in cerca di
quello più adatto.
Ne tirò
fuori qualcuno, che riponeva subito dopo scuotendo la testa, troppo corti o
troppo provocanti.
“Trovato
qualcosa?” Le chiese l’azzurra curiosa.
“Niente”.
“Impossibile,
lascia fare a me”.
Bra
prese il controllo della situazione, e da brava esperta di moda, fece sedere la
corvina sul puff bianco perla in centro del negozio, illuminato
da un immenso lampadario dorato e arricchito di gocce di vetro, dicendole che
sarebbe tornata subito.
Ricomparve
dopo ben dieci minuti con un’ arella piena di: abiti,
completi, scarpe, borse e gioielli.
“Tieni,
provati tutto”
Mai
strabuzzò gli occhi “T-tutto?” Balbettò, pensando che non fosse stata una così
bella idea coinvolgere la futura cognata, nelle sue scelte stilistiche, perché pur
di questo si
trattava, di scegliere un abito per uscire a cena con il suo ragazzo.
Ragazzo?
Si trattava proprio di quello? In realtà non avevano ancora parlato di ciò ed
approfondito la reale relazione che c’era tra i due, forse sarebbe stata quella
l’occasione giusta per parlarne.
Quando
si vedevano, non avevano modo di farlo, era troppa la voglia che avevano l’uno
dell’altro, e si facevano trasportare da un turbinio di passione.
“Ora
tu prendi questa roba e te la metti addosso, senza discutere” Ordinò in un tono
che gli ricordava molto suo padre, dio quanto assomigliava caratterialmente a
Vegeta, con solo l’imposizione della voce, era capace di far fare alle persone
qualsiasi cosa, senza dar loro modo di ribadire
Mai
si diresse con l’arella dentro un camerino ed iniziò a provare le varie
combinazioni, e a improvvisare una sfilata divertita, sotto gli occhi attenti
dell’azzurra.
“Questo
no” Disse scartando subito il primo, si trattava di un completo giacca gialla e
pantaloni viola, con top dello stesso tono del capospalla.
“Mi
piace” Obiettò Mai.
“Non
è adatto” Le fece segno con il dito di ritentare con un altro outfit.
Mai aprì
la tenda porpora e ne uscì con un abito rosso bordeaux con gonna a palloncino,
il corpetto aveva lo scollo a cuore e le metteva in risalto il generoso decolté.
Bra
fece una smorfia contrariata “Se ti abbassi un attimo ti esce tutto” Rise “…cambiati”.
Erano
dentro a quel negozio da quasi un’ora, e non avevano ancora trovato nulla che
poteva andar bene, Mai pensò che forse era Bra troppo esigente, a lei sarebbe
andato bene anche il primo outfit che aveva provato.
Era
già pronta a ringraziarla per l’aiuto che le stava dando e a liquidarla dicendo
che da adesso in poi se la sarebbe cavata da sola, quando si specchiò e i suoi
occhi si illuminarono.
Stava
indossando l’ultimo abito sulla arella, un semplice abito nero di raso con
spalline, gonna asimmetrica, più lunga sul dietro, che le scopriva le
ginocchia, una cintura in raso dello stesso colore, che terminava con un fiocco
su fianco, mise ai piedi un sandalo dorato con tacco dodici e la borsa era una
semplice tracolla bianca, nera con l’hardware dorato.
Ad
impreziosire il decolté, una collana grossa satinata intrecciata, sempre dorata
e degli orecchini in abbinamento.
Uscì
a testa alta, ricevendo l’approvazione anche di Bra che rimase a bocca aperta “Sei
bellissima”.
“Grazie”
Sospirò, finalmente aveva trovato quello che cercava “…ora possiamo andare?”
Piagnucolò.
“No”
Si guardò attorno in cerca di qualcosa, prese una stola nera dal taglio
elegante dal manichino vicino e la mise attorno le sue spalle.
“Ora
sei perfetta”. Disse mandandole un bacio con la mano.
“Meno
male” Sospirò ritornando in camerino con la consapevolezza che la missione più
importante e dura, era finalmente compiuta.
Ma
si tratta pur sempre di Bra, e finchè lei non
aveva completato la sua di missione, che in questo caso aveva intitolato salviamo
il soldato Mai, non l’avrebbe lasciata andare.
“Ora
andiamo da Pier”.
Mai
inarcò un sopracciglio “Eh? E chi è adesso questo Pier”.
“Il
mago dei capelli, non vorrai andarci conciata in quel modo?”
“La
prossima volta che ci incontriamo, ricordami di salutarti e basta”.
“Vedrai
che mi ringrazierai poi” La prese sotto braccio conducendola dal parrucchiere “…a
proposito, dobbiamo prendere anche la lingerie adatta, non vorrai metterti le
tue solite culotte o reggiseni sportivi”.
“Bra!”
Esclamò facendole capire che quelli non erano affari che la riguardavano.
“Ad
ogni appuntamento bisogna indossare il giusto intimo” Spiegò calma.
**
continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti, eccomi
qui con il capitolo 24, che in realtà non sapevo se avrei pubblicato o meno
questa settimana, purtroppo ho avuto dei problemi in famiglia e non ero dell’umore
adatto a rivedere il capitolo e a pubblicarlo, ma la vita va avanti, e quindi
eccomi.
Scusate
se sarò breve, ma non sono dell’umore adatto.
Aspetto
come sempre le vostre impressioni.
Alla
prossima.
Erika