65… ma ci riesce
solo troppo tardi
Il Nano snocciolò
una sfilza di imprecazioni molto
colorite. Sono mesi che lo seguo in
questa dannata foresta, ed ora che ho capito tutto e sono pronto a portarlo
via, lui rovina tutto, maledetto orecchie-a-punta!
“Mastro Nano, se vai avanti così passeremo qui la Festa di
Mezza Estate!”
Aveva risalito la
frana, più velocemente di quanto pensasse perché la sua discesa del giorno
prima, per quanto precipitosa, gli aveva permesso di notare alcuni
passaggi interessanti e facilmente
percorribili; e si era cercato un punto di osservazione.
Aveva anche potuto
verificare che sì, in effetti i Nani possono
arrampicarsi sugli alberi, se ne hanno bisogno, e senza nemmento troppa
fatica ed aveva notato, con soddisfazione, che la vegetazione primaverile
gli consentiva di occultarsi ma non era tanto folta da non permettergli di
vedere lontano.
E aveva visto.
Una pattuglia di
Goblin trionfanti trascinava con sé un prigioniero lacero ed arruffato;
dovevano avergli anche fatto pagare cara la fatica e la beffa di tutto quel
tempo, perché il viso del prigioniero recava alcuni vistosi lividi. Nel
complesso, Lirien appariva abbastanza miserabile.
Accidenti, e adesso?
Il Nano seguì con lo
sguardo il gruppo che si avvicinava al suo nascondiglio. I Goblin erano ancora
più di quelli che pensava, forse una trentina. Far fuggire l’Elfo era escluso.
Le malefiche
creature non erano più all’erta, quindi non videro il Nano mimetizzato nel folto della chioma della quercia, nemmeno
quando passarono proprio sotto il suo nascondiglio. Procedevano rapidamente
verso la frana, proprio come aveva
immaginato.
Non ho altra scelta. Devo seguirli, e tentare il tutto per
tutto quando si fermeranno.
Scivolò lentamente
lungo il lato del tronco opposto
rispetto a quello rivolto verso i Goblin; non sembravano intenzionati a voltarsi,
ma meglio non correre rischi.
Gwennis stava
esaminando il mucchio delle loro
proprietà; si era infatti resa conto che, senza Billy, non avrebbero mai potuto
portarsi dietro tutta quella roba. La maggior parte di essa doveva essere
abbandonata.
D’altra parte, i
piani del Nano erano piuttosto precisi:
adesso o mai più. Quindi, con l’Elfo o senza l’Elfo, entro pochi giorni
avrebbero fatto rotta verso la civiltà,
sotto forma dei villaggi che, lo ricordava dalle mappe studiate a
scuola, punteggiavano tutta la Valle del Grande Fiume. Ricordava pure che si
trovavano quasi tutti sulla riva opposta rispetto a quella dove si trovavano loro, ma questo era
un problema che al momento non voleva
considerare, anche perché non sapeva esattamente a che altezza del Fiume si
trovassero.
Al momento si
occupava di dividere i loro averi in tre gruppi, che aveva chiamato rispettivamente
“Da tenere” , “Non posso tenerli” e “Ci provo”.
Teiera?... “Ci provo”. Sarebbe stata dura
fare a meno di qualsiasi tisana, anche se fatta con le erbe più svariate, dal
finocchio selvatico alla melissa alla valeriana, essendo da tempo finito il tè.
Abiti di ricambio?... qualcosa sì, qualcosa no.
Mentre lavorava, con
la mente Gwennis tornava al problema del suo Nano che aveva perso la memoria, e più ci pensava più si convinceva
che non sarebbe stato difficile risalire alla sua identità. Liquidato il dubbio “sono un
assassino condannato”, palesemente assurdo, Gwennis era sicura che la battaglia
avrebbe costituito la chiave per risolvere l’enigma.
Di sicuro i militari avranno elenchi… li fanno sempre!
Elenchi dei combattenti divisi per plotoni.. o quel che diavolo erano nei Colli Ferrosi… elenchi dei caduti, dei
presenti, dei feriti.. e dei dispersi. Sono sicura che esiste un elenco di quelli presenti sul campo di battaglia che
non risultano né tra i sopravvissuti né tra i caduti.
Non poteva essere un
elenco troppo lungo, visto che i Nani venuti con Dàin dai Colli Ferrosi non
erano moltissimi, di sicuro non più di
un migliaio. E da quell’elenco bastava depennare coloro che non erano né
giovani, né nobili, né biondi. Era quasi sicura che il suo Nano dovesse essere
un ufficiale; e i capelli biondi sarebbero stati un elemento importante. Negli Ered
Luin sarebbe stato decisivo, visto che i biondi lì erano rarissimi; ad est
forse un po’ meno, vista la prossimità con gli Stiffbeards, ma in ogni caso era
convinta che in quell’elenco non potevano essere più di due o tre.
Giovane, nobile, biondo… non ce ne sono tanti comunque!
Superata la frana, i
Goblin si dirigevano verso il fiume che
dava origine alla cascata; per alcuni minuti, il loro pedinatore stette fermo,
raggelato, trattenendo il respiro. I mostricciattoli procedevano in ordine
sparso, senza alcun ordine, come una comitiva in vacanza, ed in qualsiasi
momento uno di loro poteva scendere giusto un po’ troppo a valle, finire tra i
cespugli che coprivano la fessura dove era caduto lui stesso e trovarsi dritti nella grotta dove doveva trovarsi
Gwennis.
Poi il momento
passò. Nessuno scese troppo a valle, si radunarono e guadarono il fiume,
diretti verso la zona scoperta.
Il Nano si rese
conto che doveva pensare in fretta. Fino ad ora aveva proceduto in relativa sicurezza,
da un albero all’altro, nascondendosi dietro tronchi, fogliame e cespugli, e la totale rilassatezza
dei Goblin aveva fatto il resto: nessuno si era accorto di lui. Ma tra poco le
cose sarebbero cambiate.
Cosa fare?
Abbandonare dopo tutto questo tempo?
Tutto in lui si
ribellava. Sono stato così vicino, così
vicino…
Impulsivamente decise
che avrebbe provato ad andare avanti.
I Goblin avevano
ormai oltepassato l’ultima fila degli alberi e si erano addentrati nella zona
morta. Il Nano si fermò dietro l’ultimo albero, e lasciò che procedessero;
tanto sarebbero rimasti visibili per centinaia di metri.
Raccolse alcuni rami
carbinizzati e si annerì faccia e mani; si rialzò il cappuccio della grezza cerata nera e si avventurò nella
zona bruciata. Si teneva basso, gli occhi fissi sul gruppo lontano ma ancora
ben visibile, cercando di passare da un’ombra di un troncone ad un ammasso di arbusti
anneriti, felice che il sole al tramonto
allungasse l’ombra delle montagne su tutto il pianoro, rendendolo confondibile
con i residui carbonizzati.
Nessuno dei Goblin
si voltò mai, nemmeno allora.
Fu solo dopo un’ora
di cammino che i Goblin si radunarono e si fermarono. Il nano continuò a procedere, con cautela, per
vedere esattamente cosa stava succedendo; e fu allora che si accorse che il
gruppo si stava assottigliando.
Cosa? Stanno sparendo!
Ma dove?
Si arrischiò ad
uscire allo scoperto, e corse tenedosi basso mentre i Goblin diminuivano di
secondo in secondo.
La terra li ha inghiottiti?
Quando l’ultimo
Goblin sparì alla vista, il Nano corse apertamente, più veloce che poteva,
tenendo gli occhi fissi sul punto dove l’aveva visto l’ultima volta; e solo
quando fu più vicino, vide che nella parete rocciosa si apriva una stretta spaccatura.
Si avvicinò con
cautela, spada e coltello tra le mani;
si sporse oltre l’ingresso.
L’apertura portava
ad un sentiero, stretto anche quello,
che si inoltrava nella profondità della montagna.
Nessuno in vista. Ascoltò
con attenzione esentì l’eco di passi di numerose persone.
Era il momento di decidere.
Esitò un attimo. Poi
raddrizzò le spalle; si aggirò per qualche minuti raccogliendo piccoli pezzi di
rami carbonizzati e se ne riempì le tasche.
Quando fu
soddisfatto, spada in una mano e carboncino nell’altra, si inoltrò nell’oscurità.
In quel momento il
sole tramontava dietro le Montagne.
Lo choc fu talmente
forte che Gwennis si trovò seduta per terra completamente senza fiato.
Perché improvvisamente
le era apparso chiaro chi poteva
essere un Nano piuttosto giovane, biondo, certamente con
educazione superiore ed addestramento da
ufficiale, che era inspiegabilmente sparito dal campo di battaglia: uno che tutti stavano cercando da mesi.
ANGOLO AUTRICE
Capitolo corto, lo
so: dopo tanto tempo una delusione. Ma devo cambiare argomento!
Alla prossima
Baci
Idril