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Autore: Aya88    14/10/2020    0 recensioni
A volte comprendere i propri sentimenti può rivelarsi molto difficile e complicare relazioni e amicizie.
Sakura, Kakashi e Tenzo si troveranno costretti a dover fare i conti con se stessi e a prendere decisioni importanti.
"Qualsiasi parola le morì in gola appena incrociò lo sguardo di Tenzo. [...] Qualche mese prima, durante una festa, complice una quantità eccessiva di alcool, gli aveva accidentalmente confessato il turbamento per la possibilità, fin troppo concreta, di essersi innamorata di Kakashi. Era stata la stessa sera in cui lui le aveva rivelato il suo vero nome, senza un chiaro motivo se non i numerosi bicchieri di sakè bevuti."
Paring: KakashiSakuraTenzo
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Yamato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Confronti
CAPITOLO IV


Confronti




Sakura lo fissò sconcertata e incredula, sforzandosi di trattenere le lacrime; schiuse le labbra per dire qualcosa, ma non riuscì ad articolare nessuna parola di senso compiuto. 
Forse aveva sentito male, eppure l’immobilità di Tenzo e il suo sguardo che la evitava, dopo che era stato puntato su di lei con insistenza, non sembravano lasciare spazio all’incertezza.
Strinse i pugni e si morse il labbro inferiore, avvertendo l’irritazione diventare rabbia e mescolarsi all’amarezza e all’inquietudine. Non trovò la forza nemmeno di picchiarlo per alleviare l’oppressione che provava; si limitò a scendere dal divano e a uscire rapida dall’appartamento, senza curarsi di recuperare il suo cardigan, con l’unico desiderio di restare da sola.
Richiusa la porta alle spalle, dopo qualche primo passo incerto, iniziò a correre verso casa, contro l’aria ancora fresca della sera, le lacrime che scendevano insistenti, il battito cardiaco accelerato e le tempie che pulsavano dolorosamente per i troppi pensieri che l’assalivano. 
Provava una terribile confusione nella sua mente e nel suo cuore: i frammenti dei momenti trascorsi con Tenzo e le parole da lui pronunciate, a partire da quella sera in cui tutto era iniziato, si sovrapponevano tra di loro scontrandosi rumorosamente.
“Vuoi dimenticarlo davvero?”
Fu una delle frasi che riaffiorò dai suoi ricordi; una domanda all’inizio apparsa insensata e fuori posto, poi interpretata alla luce del sentimento segreto che il jounin provava per lei, e che in quel frangente assumeva una nuova sfumatura.
Colpita da un pensiero improvviso, Sakura si fermò con il respiro affannato, sostenendosi con la mano a un muro di recinzione per riprendere fiato, mentre iniziavano a susseguirsi riflessioni e quesiti senza risposta.
Tenzo doveva saperlo da molto prima della sua confessione da ubriaca e non gliel’aveva mai detto.
“… Kakashi ti ama, Sakura, ma sta reprimendo quel sentimento.”
Era quello il motivo per cui gliel’aveva nascosto? Perché Kakashi considerava impossibile e forse sbagliata una storia tra di loro? O era stato solo semplice egoismo?
Le lacrime asciugate dalla sua corsa impulsiva si ripresentarono con prepotenza sul suo viso; cadde in ginocchio sull’asfalto freddo e appoggiò la fronte contro il suo braccio.
 “… prima di ferire inutilmente qualcuno.”
Scossa dall’allusione alla poca sicurezza dei loro sentimenti, aveva tralasciato quell’ultima parte dell’affermazione di Tenzo e, cogliendone solo allora le implicazioni, riaprì gli occhi profondamente stupita. Avevano continuato a nascondersi solo perché il jounin non aveva avuto il coraggio di raccontare a Kakashi che si frequentavano; era lui, il suo migliore amico, che non voleva ferire inutilmente.
La kunoichi sentì la gola ostruita da uno stretto nodo di angoscia, man mano che si faceva spazio  nel suo petto l’amara constatazione che ad essere feriti dall’incertezza erano prima di tutto loro due e il loro rapporto, solo perché non le aveva detto la verità fin da subito.      
I singhiozzi trattenuti fino a quel momento la travolsero con forza; probabilmente, sarebbe rimasta a sfogarsi lì, in mezzo alla strada, piangendo per minuti che le sarebbero apparsi interminabili, se non avesse sentito le voci di Naruto e Sasuke. 
I due amici rientravano senza dubbio da una delle loro uscite serali ed erano le ultime persone che voleva la vedessero in quelle condizioni o le ponessero delle domande; raccolta qualche briciola della propria determinazione, si rialzò da terra e scelse il posto più vicino in cui potersi rifugiare, raggiungendo infine il tetto dell’ospedale con qualche rapido salto.  
Con il fiato corto, si sedette contro la parete della parte terminale dell’edificio, a pochi metri dalla porta che dava accesso al terrazzo, deglutendo per ricacciare indietro il pianto che la scuoteva, placato solo in parte dall’improvviso spostamento, necessariomper non incrociare i suoi ex-compagni di squadra.
Reclinò il capo all’indietro e socchiuse gli occhi, passandosi una mano sul viso per cancellare le lacrime che le rigavano le guance, poi sospirò profondamente, richiamando tutta la calma possibile, strinse i pugni sulle ginocchia e fissò il cielo, un blu scuro che sarebbe diventato gradualmente sempre più intenso.
Non immaginava sarebbe stata quella la conclusione della loro serata: lei a perdersi in meditazioni notturne su un tetto, Tenzo solo su un divano a guardare il vuoto.
Incapace di trattenerla sentì la bile risalire lenta, insieme alle cose che avrebbe potuto dire o fare prima di scappare dal suo appartamento. 
Non poteva credere che lui avesse omesso quel particolare su Kakashi; che fosse stato per evitarle una delusione o per la paura egoistica di perderla, non aveva in ogni caso il diritto di scegliere per lei.
“Per lo stesso motivo per cui non mi stai rispondendo.”
Aveva replicato alla sua richiesta di spiegazioni, alludendo all’incertezza dei suoi sentimenti.
Se l’avesse messa fin dall’inizio al corrente di tutto, forse avrebbe già avuto la sua riposta chiara e definitiva, la risposta che era quasi sul punto di dargli quella sera stessa, prima che tirasse in ballo Kakashi.
Conficcò le unghie nel palmo della mano, scacciando con il dolore l’impulso di schiaffeggiare qualcuno di non presente, mentre una lacrima silenziosa e insistente compariva di nuovo.
Avrebbe voluto riuscire a detestarlo davvero, ma nonostante tutto non ne era in grado: dopo poco tempo lontano da lui, anche turbata da una sorta di litigio, le mancavano già il calore delle sue braccia, le sue carezze gentili, le sue labbra premute sulla pelle.
Ed era stato proprio quello il problema, le suggerì una voce debole rintanata in un angolino della sua testa; era stata proprio quell’attrazione fisica, esplosa all’improvviso e incontrollabile, che aveva impedito ad entrambi di ragionare e agire in modo ponderato.
Sentì i suoi nervi rilassarsi: allentò la tensione nelle spalle, smise di torturare le mani, distendendo i palmi sulle gambe, e richiuse gli occhi. 
Poteva rinfacciare a Tenzo di non averle parlato di Kakashi, quando anche lei non era riuscita a frenare i propri istinti? Quando aveva accantonato gradualmente gli interrogativi sul rapporto con il suo ex-maestro per il piacere di trascorrere del tempo con lui, stretta al suo corpo?
Era immersa in quelle domande quando una voce familiare attirò la sua attenzione.
“Ti ho trovato!”
Sakura riaprì gli occhi sobbalzando: un carlino marrone, col coprifronte di Konoha sulle orecchie, la osservava scodinzolando, anche se la sua espressione appariva indifferente. “Pakkun? Cosa ci fai qui?” chiese sorpresa, sollevando un sopracciglio.
Aveva provato una improvvisa agitazione appena l’aveva riconosciuto, ma non percependo la presenza del suo padrone nelle vicinanze si era tranquillizzata e al momento era solo curiosa di capire perché fosse lì.
“Kakashi mi ha chiesto di seguirti, avevo perso il tuo odore, ma poi l’ho ritrovato,” le spiegò, grattandosi poi la testa con una zampa come se non ci fosse altro da aggiungere.
La kunoichi pensò che dalla sua narrazione dei fatti mancassero molte informazioni necessarie, incerta se attribuirlo al cane-ninja o agli ordini sbrigativi impartiti dal ninja.
 “E dove è Kakashi-sensei?” domandò per scoprire il dettaglio principale.
Non sapeva se se la sentiva di incontrarlo proprio quella sera.
“Sta parlando con Yamato,” le rispose placido il carlino, utilizzando il nome in codice di Tenzo.
I suoi occhi neri erano di nuovo fermi su di lei e non erano adombrati dal minimo dubbio che ci fosse qualcosa di insolito; al contrario, Sakura avvertì una sensazione non ben definita lungo la spina dorsale, con l’insinuarsi dentro di lei del sospetto che Kakashi l’avesse vista scappare da casa di Tenzo piangendo. Forse era preoccupata per come sarebbe potuta evolvere una conversazione tra i due, o forse provava anche un leggero compiacimento femminile all’idea che potessero discutere per lei.
Con le guance colorate da un improvviso rossore, la kunoichi scosse il capo per scacciare subito dalla sua mente l’ultima possibilità, concentrandosi invece sulla prima; per quanto Tenzo si meritasse almeno una strigliata per aver complicato ulteriormente le cose tra di loro, non avrebbe voluto che il rapporto tra lui e Kakashi si incrinasse, anche in parte per colpa sua.   
Per la seconda volta, Pakkun la distolse dai suoi pensieri.
“Ah, comunque ha detto di aspettarlo,” disse in tono casuale, come se si fosse ricordato qualcosa di secondaria importanza.
Il carlino saltò sulle sue gambe, fece un breve giro su stesso e si acciambellò sul suo grembo, con la chiara intenzione di dormire tranquillo durante l’attesa.
Sakura sentì l’ansia annidarsi nel suo stomaco di fronte all’eventualità concreta di affrontare il jounin e di attribuire definitivamente un nome preciso al loro rapporto, ma nello stesso tempo era consapevole di non avere altra scelta.
Rassegnata emise respiri profondi, poi allungò una mano per accarezzare la testa pelosa del cane-ninja, massaggiandogli con delicatezza il collo e ottenendo in risposta un suono inarticolato che esprimeva soddisfazione. Chiuse a sua volta gli occhi, riappoggiò il capo contro la parete alle sue spalle e attese l’arrivo dell’uomo, spegnendo per un po’ pensieri ed emozioni.   



Prima di affrontare Tenzo, Kakashi aveva ordinato a Pakkun di seguire Sakura e accertarsi che stesse bene, sperando di creare l’opportunità per parlarle con calma e consolarla, qualunque fosse il motivo del suo pianto.
In quei momenti, però, mentre camminava a passo svelto tra le strade e gli edifici di Konoha, cercando con lo sguardo i segni lasciati dal cane-ninja per indicargli la strada, si domandava se incontrarla era la decisione giusta; una volta compreso quanto potessero turbarla i sentimenti proibiti che forse provava ancora per lui, non sapeva se valesse davvero la pena provare a recuperare quella vibrazione presente tra di loro fino a poco tempo prima.
Quando la sua mente gli ripropose l’immagine dell’amico voltato di spalle, incapace di guardarlo negli occhi, una stretta alla bocca dello stomaco gli procurò l’ennesimo tentennamento.
Conosceva perfettamente le emozioni intense e confuse che si agitavano nel suo petto, da tempo ci conviva ogni giorno anche lui: la sofferenza di rinunciare alla persona amata, la speranza di renderla in tal modo davvero felice e l’angoscia di una inevitabile distanza da frapporre tra di loro.
Senza dubbio, doveva essergli costato molto invitarlo ad un chiarimento con Sakura, così come confessarle che il suo amore per un altro era ricambiato.
Per un attimo, si chiese perché la kunoichi avrebbe dovuto scegliere proprio lui, il suo ex-maestro, con tutte le difficoltà che ne potevano derivare, e non Tenzo, con cui sembrava avere molta confidenza e ogni cosa sarebbe stata più semplice.
Qualcosa di solido gli si bloccò sotto lo sterno, costringendolo a fermarsi per tornare a respirare in modo regolare, poi scosse la testa tentando di allontanare l’ombra della gelosia che si divertiva ormai a tormentarlo spesso e volentieri.
Lo seccava essere preda di un sentimento troppo irrazionale per i suoi gusti, eppure era così e non poteva farci un bel nulla; poco importava se il suo cervello gli faceva notare che Sakura non avrebbe mai potuto confidare al diretto interessato i propri turbamenti. 
Sospirò nella speranza di sciogliere la tensione, poi si guardò intorno: era giunto in una stradina familiare, nei pressi dell’ospedale, e il segno lasciato da Pakkun su un muro indicava che la kunoichi doveva essere sul tetto dell’edificio.
Si chiese perché fosse salita a rifugiarsi lassù piuttosto di ritornare direttamente a casa, ma non riuscì a trovare una spiegazione valida.
Prima di raggiungerla, si sforzò di trovare l’equilibrio emotivo necessario per un confronto sereno.
Nonostante i suoi grovigli mentali e le sue remore, l’unica che doveva decidere era proprio Sakura, come forse era chiaro anche a Tenzo, e il percorso da seguire, conoscendola, era tutt’altro che logico e razionale.
Inspirò profondamente, raccogliendo tutta la calma possibile, poi con qualche salto veloce arrivò sul tetto dell’ospedale, scorgendo subito la giovane dottoressa seduta vicino alla porta d’ingresso del terrazzo, con gli occhi chiusi e Pakkun rannicchiato sulle gambe.
Rimase un po’ fermo ad osservarla, pensando che fosse come sempre bellissima, anche dopo una corsa scandita dalle lacrime: anche se alcune ciocche ricadevano in modo scomposto sulla fronte,  i capelli le incorniciavano morbidamente i lineamenti delicati e l’espressione sul suo viso sembrava apparentemente rilassata.
Incerto se si fosse addormentata, le si avvicinò con passo leggero, ma la sua premura risultò inutile, perché ben presto due iridi verdi si posarono su di lui fissandolo con uno sguardo fermo, anche se non gli fu difficile scorgere un riflesso di incertezza poco prima che scomparisse.    
Con il suo movimento, anche Pakkun si riscosse saltando giù dal suo grembo per stiracchiarsi con più spazio a disposizione, agitò la coda in segno di saluto e sparì in uno sbuffo di fumo, eseguendo le sue iniziali indicazioni di lasciarlo solo con Sakura non appena li avesse raggiunti.  
“Avrei scelto un posto più comodo per riposare,” esordì pacato.  
“Non stavo riposando,” gli rispose la kunoichi, scoccandogli un’occhiataccia di finta offesa, chiaramente intenta a nascondere la tensione.
Pur rimanendo seduta, staccò la schiena dalla parete e cambiò leggermente posizione, cercandone forse una più comoda per una conversazione; quando Kakashi si sedette vicino alla ragazza, notò però il suo sguardo indugiare sulle mani congiunte sulle ginocchia, come se ci fosse qualcosa di particolarmente interessante da osservare.   
Il jounin sospirò interiormente, poi approfittò della sua distrazione per coprirle le spalle con il cardigan che aveva lasciato da Tenzo: con l’avvicinarsi della notte, l’aria era diventata quasi pungente ed era sicuro che la maglietta più leggera che indossava non fosse sufficiente a difenderla dal freddo in arrivo.  
Sul suo volto scorse la piacevole sorpresa per il gesto inaspettato, ma subito dopo la vide piegare le labbra schiuse e mordersi il labbro inferiore come colpita da un ripensamento improvviso.
Distolse lo sguardo e lo lasciò vagare sul terrazzo avvolto dal panorama notturno, concedendole il tempo necessario per raccogliere pensieri ed emozioni. 
Sakura ribadì a se stessa di stare calma perché agitarsi non sarebbe servito a niente se non a confonderla; eppure, era maledettamente difficile riuscirci, quando il calore provocato dall’atteggiamento protettivo di Kakashi si scontrava con il ricordo dolceamaro di Tenzo, che ad inizio serata aveva commentato in modo positivo la scelta di quel cardigan il cui colore, a detta sua, le donava molto. 
Incapace anche solo di ringraziare il jounin, rimase in silenzio tirando il maglioncino sulle braccia, non tanto per il freddo quanto piuttosto per sentirsi tranquillizzata dal contatto del tessuto sulla pelle.
“L’ultima volta che siamo stati quassù insieme era pieno giorno e c’era un bel po’ di trambusto,” disse ad un certo punto l’uomo, rispolverando un episodio di molti anni addietro.
Quel giorno ormai lontano, Naruto e Sasuke si erano scontrati violentemente costringendolo ad intervenire per evitare che qualcuno si ferisse seriamente.
Ricordava ancora sia il tentativo impulsivo di Sakura di fermare i due compagni, frapponendosi fra di loro, sia la preoccupazione nei suoi occhi spalancati. Cercare di consolarla, garantendole che tutto si sarebbe risolto per meglio, era stata la cosa più naturale che si era sentito di fare.
“Già, tutta colpa di due teste dure,” commentò la kunoichi con un sospiro, esprimendo ad alta voce l’aspetto meno complicato di quel ricordo.
Si chiese se Kakashi l’avesse rievocato in modo intenzionale, oppure se fosse solo un riferimento casuale suscitato dal luogo in cui si trovavano.
In ogni caso, quella era stata solo una delle tante volte in cui il jounin aveva dovuto rassicurarla e, per quanto volesse archiviare la sciocca e ingenua ragazzina di allora, follemente innamorata di una persona per lei assente, era proprio lì che tutto era iniziato.
Guardò davanti a sé per fissare il cielo stellato, avvertendo il calore del corpo di Kakashi accanto a lei come una solida certezza.  
Ogni volta che ripensava al passato, dalla fuga di Sasuke alla partenza di Naruto con Jiraya, fino al ritorno dell’Uchiha con tutto ciò che ne era seguito, l’unico sempre presente era lui, anche quando diventata allieva di Tsunade e poi ninja medico affermato non era obbligato ad esserci.
 “Comunque mi dispiace per non aver affrontato subito la situazione,” si scusò il jounin, strappandola bruscamente dall’atmosfera confortevole dei ricordi.
La kunoichi non si girò, ma lo guardò di sottecchi scrutando il profilo del suo volto: appariva assorto nelle proprie riflessioni, immerse come il villaggio in un blu profondo.
Non capì subito a cosa si riferisse, poi le balenò in mente la rivelazione di Tenzo sui sentimenti che Kakashi reprimeva e provò a replicare che in teoria non era stato obbligato ad affrontare quella situazione direttamente con lei.
“Beh, no, tu non…” iniziò, ma la sua voce fin troppo calma la interruppe.
“Dopotutto avevo capito i tuoi possibili sentimenti per me,” proseguì.
L’uomo la sentì sussultare leggermente e abbassò lo sguardo incrociando i suoi occhi, due pozze di acqua marina agitate dallo stupore e finalmente dirette su di lui.
“Cosa? Tu lo sapevi?” esclamò Sakura, con la voce resa acuta dall’urgenza di capire. “E da quando?” aggiunse, investita dal dubbio improvviso che fosse stato Tenzo a dirglielo.
Kakashi incurvò le labbra in un breve sorriso, celato sotto la maschera.
“Eh, da un po’, ma in realtà non ci voleva molto sesto senso per intuirlo,” affermò, sforzandosi di ricorrere a un tono di semplice constatazione e di scacciare qualsiasi nota di divertimento, se non voleva ricevere un pugno che gli avrebbe fatto rimpiangere quelli di Tenzo.
Le guance della kunoichi si arrossarono lievemente per l’imbarazzo e sul suo volto calò un’espressione pensierosa, riflesso del percorso silenzioso della sua mente. 
Il suo cuore era davvero un libro aperto per tutti? E se se ne era accorto Kakashi, forse anche..
“E Tenzo lo sapeva?” chiese, completando ad alta voce il proprio pensiero con il petto scosso da una indefinita inquietudine.
Se ne era davvero a conoscenza prima che glielo confessasse, aveva sprecato mesi ad evitarlo per nulla e l’idea le causava la illogica sensazione di essere stata privata di qualcosa, ma non riuscì ad indagarla oltre.
Alla sua domanda, Kakashi avvertì una nuova freccia di gelosia conficcarsi nel suo petto, scoccata da un punto ben nascosto.
Anche se comprendeva che Tenzo non poteva essere tralasciato, avrebbero dovuto parlare prima di tutto del loro rapporto, pur con tutte le difficoltà ad esso legate; a quanto sembrava, invece, l’amico era sempre nei suoi pensieri e non era chiaro se la giovane dottoressa si rendesse razionalmente conto di cosa significasse.
“Suppongo di sì,” ripose in sospiro.
Si girò poi per guardala meglio e, sostenendosi con una mano appoggiata a terra, si chinò un po’  verso di lei, riducendo la distanza tra i loro visi. 
“Ma piuttosto perché tu non hai mai sospettato dei miei sentimenti?” domandò.
Era consapevole dell’avventatezza e dell’incoerenza del proprio comportamento, soprattutto alla luce dei dubbi che l’avevano tormentato prima di raggiungerla, ma non fu lo stesso in grado di trattenersi.
L’attenzione di Sakura completamente concentrata su di lui gli procurò un momentaneo senso di soddisfazione che contribuì solo a trascinarlo ancora di più su quella strada rischiosa.
“Mi era sembrato che riuscissi un po’ a smascherare le mie finzioni,” spiegò con tono fermo, immergendosi nell’acqua sempre più verde dei suoi occhi.
Sotto l’effetto delle sue parole e della sua vicinanza, la kunoichi si ritrovò per qualche istante a trattenere il respiro, avvertendo il suo cuore accelerare il battito.
Aveva creduto anche lei di riuscirci, ma forse si era sbagliata.
“No… io… non lo so,” mormorò in modo confuso, tirandosi leggermente indietro anche se incapace di staccarsi dal suo sguardo intenso.
Ancora di più quando era così vicino, l’unica cosa di cui era sicura era il cambiamento che aveva subito il loro rapporto negli ultimi anni; era successo lentamente, senza che potesse impedirlo, ma l’immagine del maestro e quella dell’uomo si erano di colpo separate, gettandola nella più totale confusione in merito alla natura dei suoi sentimenti.
Col tempo il sospetto di essersi innamorata era diventato insopportabile ed era stato allora che aveva confidato il suo turbamento a Tenzo.
In modo quasi inevitabile, ripensò per l’ennesima a lui e ciò riportò in superficie le sensazioni di quella sera, la tempesta di incomprensione, delusione e angoscia che l’aveva travolta.  
Cercò di soffocare il fremito che avvertiva nel suo petto, proprio poco prima che Kakashi allungasse una mano per sistemarle un ciuffo ribelle sulla fronte.  
“Beh, forse sono ancora capace di nascondere qualche mistero, oltre al mio volto,” le disse, mentre le sue dita giocavano con i capelli e il suo respiro caldo era percepibile anche attraverso il tessuto della maschera.
Per un attimo, Sakura si illuse di potersi lasciare andare e basta, ma l’agitazione rifiutò di allentare la sua morsa perentoria.   
“Perché invece non me l’hai mai detto tu, prima che lo scoprissi da Tenzo?” replicò all’inizio in modo incerto e poi con più sicurezza, sebbene le suonasse come una domanda retorica.
Nella sua voce, c’era un pizzico di irritazione saltato fuori involontariamente, tuttavia la kunoichi lo sentì svanire quando la mano di Kakashi le sfiorò una guancia e un dito si soffermò sulle sue labbra invitandola al silenzio.
Il jounin la fissò serio, arrendendosi all’inevitabile ritorno al punto di partenza della loro conversazione, anche se avrebbe voluto volentieri farsi distrarre dalla morbidezza della sua pelle sotto il proprio tocco. 
“Per questo mi dispiace, forse si potevano evitare lacrime e incomprensioni,” disse con una calma che in realtà non provava, ricordando le velate accuse di Tenzo e tracciando con un polpastrello una breve linea sul suo viso, poco sotto lo zigomo, dove erano scivolate lacrime silenziose.
C’erano tracce di trucco sbavato e gli occhi, ora visti da più vicino, erano lievemente arrossati.
Represse l’impulso di abbracciarla e stringerla contro il proprio petto, trattenendosi con un enorme sforzo soprattutto quando notò un vistoso rossore sulle sue guance e le sue labbra schiuse.
Sakura si trovò di nuovo senza fiato, incapace di proferire anche una sola parola, mentre un brivido correva lungo la sua schiena, alimentato dal calore del corpo di Kakashi e delle sue mani su di lei.
Dubitava che la consapevolezza di essere ricambiata le avrebbe evitato lo scompiglio interiore e l’amarezza, eppure in un angolino del suo cuore aveva nascosto a lungo il desiderio che il suo ex-maestro provasse lo stesso per lei. Si domandò se la speranza irragionevole di vivere quel sentimento fosse ancora lì, dopo le ultime settimane tra le braccia di Tenzo.
La voce profonda del jounin interruppe i suoi pensieri.
“Ma… vale la pena imbarcarsi in una relazione controversa che può mettere a repentaglio molte cose?” chiese Kakashi dopo un attimo di esitazione, circondandole con il palmo della mano una guancia e stringendo tra le dita alcune ciocche di capelli. 
“Vuoi correre il rischio, Sakura?” continuò, mandando al diavolo dubbi ed esitazioni, trascinato dalla voglia di baciarla e toccare ogni centimetro del suo corpo snello e armonioso.      
La kunoichi sentì nel proprio petto una intensa sensazione di calore scorgendo nelle sue iridi scure il desiderio, tuttavia la fredda realtà che emergeva involontariamente dalla sue parole fu sufficiente per mantenerla con i piedi per terra.
La domanda non era in realtà se era voleva affrontare quel rischio, ma se il suo sentimento per lui era davvero quell’amore in grado di superare ogni ostacolo e non crollare come un castello di carte. Era davvero innamorata di Kakashi o era stata solo un’infatuazione che l’affetto le aveva fatto confondere con l’amore?
Spinta da una inaspettata determinazione, pensò che forse c’era solo un modo per spezzare il circolo vizioso creato da quegli interrogativi.
Con lo sguardo ancora incatenato a quello dell’uomo, protese le mani e le posò delicatamente sul suo viso, sentendo il tessuto liscio e morbido che lo ricopriva, poi fece scorrere le dita affusolate verso l’alto fino a sfiorare l’orlo della maschera, poco sopra il suo naso.   
Kakashi sentì il suo cuore mancare un battito, causandogli una leggera oppressione al torace: si sarebbe aspettato che gli rispondesse a parole e non con quel gesto improvviso che, per quanto fosse una piacevole sorpresa, contrastava con l’incertezza che si dibatteva nei suoi occhi smeraldini.
“Sakura…” mormorò, non sapendo neanche lui se voleva invitarla a proseguire o a fermarsi.
La kunoichi percepì sulle dita il suo respiro caldo mentre la chiamava per nome; si fermò un istante attendendo cosa avesse da dire, ma l’uomo rimase in silenzio e lei continuò nel suo intento, mossa dal bisogno di capire la verità e insieme da una forte curiosità.
Non ricordava più quante volte, con Naruto e Sasuke, prima che la dura realtà del mondo ninja li travolgesse, aveva escogitato un piano per svelare il mistero del suo volto, senza ottenere nessun concreto risultato.
Pervasa da un senso di anticipazione, Sakura infilò i polpastrelli sotto il tessuto leggero e tirò giù la maschera scoprendo il naso dritto, gli zigomi alti, i lineamenti decisi ma non marcati, le labbra sottili.
Se avesse avuto ancora qualche dubbio, ora non ne aveva più nessuno sul fatto che fosse un uomo attraente.
“Sbagliavamo a ipotizzare che fossero sporgenti,” disse in un sussurro, con lo sguardo fermo per un secondo di troppo sulla linea delle sue labbra e le mani appoggiate sulle sue spalle.
Attraversato da una scarica di eccitazione, Kakashi pensò che non poteva tollerare oltre quella lenta tortura e smise di riflettere su cosa le passasse esattamente per la testa: con movimenti veloci, si raddrizzò, immerse una mano tra i suoi capelli e fece scivolare l’altra dietro la sua vita, attirandola a sé in un bacio a lungo desiderato.     



Note dell'autrice

Capitolo pubblicato un po' in ritardo per causa lavoro e cose varie, in ogni caso eccolo on-line, sperando che i percorsi mentali dei personaggi appaiano sensati.
Nel prossimo e ultimo capitolo vedremo quale sarà l'esito di questo bacio e chi sceglierà Sakura.







  
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