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Autore: Traumerin_    16/10/2020    11 recensioni
Sirius non riesce a ricordarle tutte, le scommesse fatte con Lily. Sono state tante, troppe. Hanno abusato di quel termine fino a svuotarlo del suo effettivo significato e a caricarlo di uno nuovo, loro.
Sirius non le ricorda tutte, le scommesse fatte con Lily, ma ce n’è una – l’unica – che non riesce a dimenticare.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ha sempre perso le scommesse.
 
Implacabile e violento è il pensiero che tortura il senno di Sirius, dinnanzi a cui ogni altra sofferenza non può che impallidire: il freddo che gli consuma le ossa e le urla che scandiscono il ritmo delle sue giornate diventano un fastidio appena percepibile, si assottigliano sotto il peso di un dolore che non conosce rivali.
 
Sirius non riesce a ricordarle tutte, le scommesse fatte con Lily. Sono state tante, troppe. Hanno abusato di quel termine fino a svuotarlo del suo effettivo significato e a caricarlo di uno nuovo, loro.
 
«Scommettiamo, Evans?» le diceva, e il verde degli occhi di Lily diventava più luminoso e il sorriso si allargava fino a diventare malandrino.
 
«Scommettiamo, Evans?» e non importava su cosa avrebbero scommesso, perché in quella scommessa, sotto forme incomprensibili, avrebbero tacitamente riversato tutto l’affetto che provavano l’uno per l’altra.
 
«Scommettiamo, Evans?» Sirius lo pronunciava con la consapevolezza che avrebbe perso – non vinceva mai, ma la sconfitta gli era sempre sembrata un ottimo compromesso per la felicità di Lily.
 
Sirius non le ricorda tutte, le scommesse fatte con Lily, ma ce n’è una – l’unica – che non riesce a dimenticare.
 
Come nebbia densa il ricordo avvolge la sua mente, estraniandolo dall’ambiente circostante – dal freddo, dalle urla – e proiettandolo in una dimensione inconsistente, dove tutto è troppo effimero per essere reale – ma il dolore, quella fitta che gli dilania l’animo, non potrebbe essere più vera.
 
È quasi sbiadito il contorno delle labbra di Lily, aperte nel sorriso sfacciato dinnanzi all’ennesima scommessa – «Avanti, Black, scommetto che puoi farcela»
 
Sono confusi i balbettii di Harry. “Ma-ma” “Pa-pa” “Fe-pa-to” e di nuovo, e ancora, in un’incessante ripetizione che aveva portato tutti loro all’esasperazione – cosa darebbe, adesso, per risentire quella voce?
 
È nitida, invece, l’immagine della crostata al centro del tavolo, bruciacchiata sui lati e forse ancora cruda dentro – Lily era sempre stata una cuoca terribile e Sirius non aveva mai invidiato il ruolo di cavia che spettava al suo migliore amico.
 
Scortato da una ventata inaspettata, il suono della risata di James lo scuote, gli dona sollievo e l’attimo dopo le lame nel suo petto diventano più affilate, lo trafiggono con una ferocia che lo lascia senza fiato.
 
Ricorda che James aveva posato una mano sulla sua spalla e l’aveva stretta piano, in una declinazione ironica di quella necessità di tenerlo stretto a sé, di non permettergli di avanzare – se avesse parlato, gli avrebbe consigliato di non cadere nella trappola di Lily.
 
«Evans, scommetto che vivrei almeno quindici anni in più se non mangiassi quella roba»
«Black, scommetto che la mangerò e vivrò molto più a lungo di te»
Aveva alzato le mani, lui, e s’era voltato verso James «Se tua moglie muore, non è colpa mia»
 
La foschia diventa sempre più fitta, poi, e non gli permette di focalizzarsi su altro.
Da qualche parte, vi è ancora il ricordo di ciò che era successo dopo, delle risate, della pretesa di Sirius di stappare una bottiglia di champagne per festeggiare la prima scommessa vinta e del rifiuto categorico di Lily – «Potremo dirlo solo tra quindici anni, Black»
 
Il velo brumoso rende impossibile entrare nei meandri di quel ricordo, ma Sirius sa che non vi è bisogno di scavare a fondo per trovare il motivo che rende quell’episodio la sua condanna.
 
«Scommettiamo, Evans?» sussurra, un pugno a schiantarsi contro la parete dura e i denti a stringersi fino a rischiare di rompersi «Che stronza» sputa fuori con rabbia, mentre le nocche tornano ad insanguinarsi – il dolore fisico che ancora non copre la mancanza – «Non dovevo vincere io!» urla, senza aprire gli occhi, perdendosi nell’illusione che le sue parole sfondino quelle mura e arrivino al cielo, a loro «Dovevo perdere» torna a sussurrare, lasciandosi cadere in ginocchio sul pavimento freddo «Non dovevi morire tu» la sua voce è un bisbiglio che si perde in quel luogo infestato di grida «Non doveva morire lui» il nome di James, Sirius ha smesso di pronunciarlo dopo averlo ripetuto un’infinità di volte sul suo corpo morto «È colpa mia» sentenzia, lasciandosi sprofondare nel vuoto che ormai riempie la sua anima.
 
Ha sempre perso le scommesse, Sirius
e l’unica volta che ha vinto
è morto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
Il rapporto tra Sirius e Lily – che è uno dei miei preferiti di tutta la saga – è stato un pretesto per trattare di quella che considero a tutti gli effetti la vera morte di Sirius: il momento in cui James e Lily vengono uccisi, in cui perde tutto – i suoi affetti, la sua libertà, la voglia di continuare a combattere, a vivere.
Il titolo, difatti, vuole essere un richiamo proprio a questo: è la Morte che fa “jackpot”, che, in quel fatidico giorno, non riesce a prendere soltanto le anime di Lily e James – effettivamente morti –, ma anche quella di Sirius.
Grazie a chiunque abbia letto questa storia!
Alla prossima!
   
 
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