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Autore: KikiShadow93    17/10/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, Teo5Astor per aver recensito il capitolo 31 e Kiira_kun per le bellissime parole spese per il capitolo 17! 💛

 

𝟜𝟙. 𝓛𝒶 𝒷𝒶𝓉𝓉𝒶𝑔𝓁𝒾𝒶 𝒹𝑒𝓁𝓁𝑒 𝒸𝒾𝓃𝓆𝓊𝑒 𝒶𝓇𝓂𝒶𝓉𝑒


«Una mossa divina? Che vorresti dire?» Dopo un primo momento di smarrimento, è C-18 a prendere la parola, facendo saettare gli occhi da Roman allo strano specchio d’acqua che sta mostrando loro i vari avvenimenti. Vorrebbe intervenire, vorrebbe aiutarli. Sa bene che ce ne potrebbero essere alcuni, lì in mezzo, con una forza pari o addirittura superiore alla sua, anzi, ora che sono su quattro zampe è sicuro. Però la consapevolezza che una delle poche donne al mondo che può definire amica è in seria difficoltà, la carica quel tanto che basta da farle desiderare ardentemente solo di buttarsi in campo. Oltretutto sa bene di avere la concreta possibilità di metterli nel sacco, dal momento che, al contrario loro, ha la capacità di volare.
«Vuoi forse che ci inginocchiamo tutti e cominciamo a pregare forte, forte, forte?!» Domanda acidamente Bree, ormai quasi del tutto incapace di trattenere la muta. Se ancora si è limitata a far cambiare gli occhi, e a sfoderare zanne e artigli, è solo perché al suo fianco ci sono Mimì e Fern. La vista di suo padre che combatte furiosamente con Daryl, però, le sta facendo ribollire il sangue come mai prima d’ora. Non puoi morire, è chiaro? Tu. Non puoi. Morire!
Roman però non si scompone. Si limita ad avvicinarsi al goban lasciato incustodito, per poter così prendere una delle piccole pedine bianche e posizionarla in modo corretto e vincente.
«Nel gioco del Go, viene chiamata così una mossa ispirata, assolutamente originale.»
«Stai davvero paragonando una battaglia ad uno stupido gioco da tavolo?» Borbotta stizzito Vegeta, che di tutta quell’assurda faccenda comincia ad essere veramente stufo. Se ha portato le sue nobili chiappe in quel posto, è solo perché era fermamente convinto che avrebbe avuto la possibilità di sgranchirsi le ossa contro qualche enorme lupo rabbioso. Invece eccolo qui, impossibilitato dallo scendere in campo, a parlare di un gioco da tavolo con un vecchio Spettro, che a questo punto reputa pure un po’ rimbambito.
Ma Roman è tutto fuorché rimbambito. Se si è attaccato al Go, è solo perché spera ardentemente che la conversazione prenda la piega sperata. Non posso muovermi apertamente, la mia posizione me lo impone, quindi… svegliati! «Jäger finora ha avuto il sente, il vantaggio. A loro serve una mossa divina per ribaltare la situazione.»
Rimangono tutti in silenzio per qualche istante, che sanno potrebbe risultare fatale ai loro amici, finché Tensing, con tono beffardo, prende la parola: «Qualcuno si sente divinamente ispirato?»
«Possiamo trovare tutte le mosse divine che vogliamo, ma sarà comunque inutile: noi siamo qui, e loro sono lì!» Controbatte Chichi, a dir poco stizzita. Sua cognata, la donna che senza alcuna esitazione è corsa da loro ed ha salvato la vita al suo preziosissimo bambino, sta rischiando tantissimo. Se ci pensa, poi, si rende conto che la morte, per lei, in realtà è l’ultimo dei problemi, e questo le mette i brividi.
«Tuo padre non può fare niente per aiutarli? In fondo è qualcosa di riconducibile ad una divinità, se non sbaglio.» Domanda Bulma, prendendo il coraggio a due mani ed avvicinandosi con passo di carica allo Spettro, che adesso ha un’aria tutt’altro che amichevole.
Radish, in tutto questo tempo, non ha emesso un fiato, osservando dolorosamente le varie immagini che gli passano sotto agli occhi, con l’orribile sensazione di una lama incandescente che gli trapassa le carni ogni qualvolta un membro della sua nuova e bizzarra famiglia allargata viene ferito. Ma quelle parole hanno come lo strabiliante potere di risvegliarlo dal suo torpore, rianimandolo con forza e, al contempo, stordendolo profondamente.
«Come hai detto…?»
«Che forse suo padre può—»
«No, non quello.» Il cervello macina velocemente l’informazione, giungendo ad una conclusione maledettamente ovvia e lampante, che finora gli era però totalmente sfuggita «Tuo padre è una divinità per voi, e tu sei il suo unico discendente diretto ancora in vita.»
«Dove vuoi arrivare, Radish?» Gli domanda un poco confuso Piccolo, sorpreso da questo suo strano cambio d’umore.
«Tu sei la massima autorità. Tu, non i due Re in carica!»
Bingo! «C’è qualcosa in particolare che mi vuoi chiedere?» Assottiglia lo sguardo e reclina un poco il capo di lato, sorridendo con aria arrogante. Il suo accordo con le Fate non gli permette di scendere in battaglia o, più in generale, di impicciarsi negli affari degli Spettri, e questo è un fatto risaputo da tutti. Il problema, per le Fate, è che lui rimane pur sempre uno Spettro - il primo Spettro della storia, per essere precisi -, e gli Spettri, si sa, trovano sempre un modo per aggirare le loro stesse regole.
«Non ti chiederò niente, vecchio. Tu mi porterai lì, e lo farai anche alla svelta.»
Angelina vorrebbe davvero mandare a quel paese il Saiyan, dirgli di stare al suo posto e di trovare un’altra soluzione che non preveda l’intervento del marito, ma non lo fa. Ne avevano parlato, quando si sono svegliati nel cuore della notte, e sono giunti alla conclusione che non potevano proprio escludere questa spiacevole piega degli eventi.
In fondo suo padre gli ha sussurrato di pensare, e lui lo ha fatto. Ha pensato a tutti quei cuccioli che potrebbero rimanere orfani, a quelle giovani donne che potrebbero rimanere vedove, a quei simpatici sbruffoncelli che conosce da anni e che stanno combattendo al fianco di una giovane donna decisa a porre fine alla tirannia di un Re ormai totalmente privo di giudizio. Ha pensato che intervenendo direttamente avrebbe infranto l’accordo con le Fate e sarebbe stato cacciato, e che Angelina lo avrebbe seguito con dolore. Ha pensato furiosamente per ore, valutando i pro e i contro, confrontandosi anche con la moglie, finché non ha capito cosa voleva davvero fare: aiutarli. Quei due scellerati però non sembravano proprio volerlo, il suo aiuto, ed hanno anche vietato categoricamente al Saiyan di intromettersi. Per poter intervenire senza pestare platealmente la coda - o le ali - a nessuno, era necessario un piccolo sotterfugio: lasciarli fare per un po’, il tempo necessario per far emergere il dislivello di forza… ed anche quello per far usare la testa a Radish.
Se non avesse chiesto niente, se fosse rimasto lì a guardare… non vuole davvero pensare a ciò che sarebbe successo, a quante vite sarebbero andate sprecate. La fortuna ha però voluto che quell’uomo di cui ha tanto dubitato in quegli anni si mostrasse più sveglio e furbo del previsto!
L’unica cosa che rimane da fare, è decidere dove andare e cosa fare per prima cosa. Anche adesso non riesce a fare a meno di sperare con tutto il cuore che quel contorto alieno pieno di sorprese prenda la decisione più saggia. Un vero Alpha non deve pensare solo ai propri interessi, Radish. Deve sempre mettere la sicurezza del branco di fronte alla propria, ti è stato spiegato, lo so. Quindi, forza! Mostrami che hai molto di più da offrire, oltre al tuo seme!
«Davvero? Tu puoi fare come vuoi? Porterai Radish laggiù?» Yamcha si sente di colpo carico come una pila. Da quando li conosce, brama la possibilità di mostrare a tutti loro che non è una persona inutile, come si sono immediatamente convinti. Vuole mostrargli il suo valore, e forse a breve ne avrà la possibilità.
«Esattamente. Pensi che, in caso non fossi stato io la massima autorità, come Radish mi ha definito, sarebbero corsi qui subito dopo averglielo chiesto? O che Sherry mi avrebbe chiesto il permesso, prima di venire qui per la Festa del Fuoco? Quei quattro non chiedono il permesso a qualcuno, eccetto che a me.»
«Allora porterai anche tutti noi.»
Per quanto Chichi non sia esattamente entusiasta della scelta del figlio, per una volta non controbatte assolutamente. Vuole la disfatta di quel mostro, vuole che quel futuro roseo che si è immaginata più volte si realizzi sul serio. Vuole che tutti loro diventino un’enorme, bizzarra e assurda famiglia, e se per ottenere ciò suo figlio dovrà scendere ancora in campo, se ne farà una ragione.
Peccato solo che Radish non sia particolarmente d’accordo.
«Non se ne parla, la faccenda non vi riguarda ed io non ho bisogno del vostro aiuto!»
«Non lo stiamo facendo per te.»
Lo sguardo determinato del giovane Mezzosangue li lascia sbigottiti. Gohan non è quel genere di persona che risponde a tono, tantomeno è il tipo di persona che si rigira contro Radish in modo così sfrontato. Non che adesso lo tema davvero, non dal momento che, seppur a modo suo, si è mostrato premuroso nei suoi confronti, ma il trauma seguito dal loro primo incontro è pur sempre nella sua mente.
Il ragazzino si rende immediatamente conto di aver risposto con tono duro e un poco arrogante, e con un poco di imbarazzo riprende velocemente la parola, rivolgendosi però a Roman. «So che gli Spettri possono essere ostinati… e capoccioni… e… difficili. Sono sospettosi e riservati con chi è di un’altra specie, hanno le peggiori maniere che si possano immaginare, ma sono anche coraggiosi… e gentili… e leali fin troppo. Io, come gli altri, mi sono affezionato a loro, e vorremmo aiutarli, già che possiamo.»
È sempre molto piacevole, per Roman, notare che là fuori ci sono ancora persone tanto buone e pure. Il mondo è estremamente pieno di cattiveria, ma lui, malgrado tutto ciò che ha dovuto affrontare, non si è lasciato contaminare.
Hai un potenziale enorme, Gohan. Un domani potresti davvero fare grandi cose.
Annuisce appena, non sorprendendosi minimamente nell’avvertire un cambiamento in quei guerrieri: se prima avevano il timore che la situazione potesse colare irrimediabilmente a picco, adesso sono come eccitati dall’idea di potersi misurare con quei feroci Spettri che hanno portato tanti problemi. Pure Vegeta, sempre fermo da un lato, adesso ha un pericoloso scintillio negli occhi d’onice.
Prima di compiere un gesto forse un poco estremo ma necessario, ci tiene a mettere in chiaro un piccolo ma proprio non trascurabile dettaglio con Radish.
«Molti di quelli che vivono meritano la morte, e molti di quelli che muoiono meritano la vita. Tu sei in grado di valutare, Radish? Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi.»
Non lo capisce. Davvero non lo capisce. Stanno per scendere in guerra contro degli enormi lupi famelici e letteralmente assestati di sangue. Cosa c’è da valutare? Cosa c’è da pensare se qualcuno merita o meno di morire? In battaglia non si pensa a queste cose. In battaglia si colpisce con l’intento di uccidere chiunque provi ad uccidere te, è così che ha sempre funzionato e che sempre funzionerà.
Non volendo però fare la figura dell’idiota che deve sempre chiedere delucidazioni a qualcuno, rimane in silenzio, guardandolo dritto negli occhi, cercando non solo di mostrarsi sicuro di sé e pienamente consapevole delle sue parole, ma anche di trovare da solo una spiegazione che abbia un senso.
Spiegazione che poi arriva, dopo secondi che gli sono sembrati lunghi un’eternità: quei corpi agonizzanti a terra, quei guaiti disperati, quegli uomini e quelle donne che si trascinano il più possibile da una parte per non farsi calpestare, che si stringono le parti lese nel disperato tentativo di non morire dissanguati, tutti con quella paura angosciante negli occhi…
Se davvero deve dare un senso alle sue parole, non può che essere questo: Jäger, Apophis e i suoi veri fedeli vivono, ma meritano la morte per le atrocità commesse, mentre molti che meritano di vivere sono morti o stanno morendo. E lo faranno, se non verranno portati via di lì, se non verranno medicati al meglio e subito. Ma come toglierli di mezzo e combattere al tempo stesso? Se vogliono aiutare i loro amici, se vuole togliere Sherry dai guai e aiutarla, deve trovare un modo, e deve farlo pure molto in fretta.
Con un bonario sorriso vittorioso in volto, Roman si allontana per raggiungere la moglie, ferma da una parte. È più che lieto che il Saiyan abbia capito e che stia ragionando su un modo per salvare chi non c’entra niente, chi si è visto trascinare in una battaglia all’ultimo sangue per le mire espansionistiche di uno squilibrato, ma vedere gli occhi tristi di Angelina gli spezza il cuore.
A lei piace vivere lì, in mezzo a tutte quelle creature che conosce da sempre, in quella foresta dove ha svolazzato per secoli, e proprio non vorrebbe andarsene, lui lo sa. Ma come potrebbero continuare a vivere felici e spensierati se lui lasciasse stare? Sin dal primo momento in cui si sono incontrati, sapevano che ruoli ricoprivano tra la loro gente, sapevano che il primo figlio del Grande Spettro avrebbe sempre avuto delle responsabilità e dei doveri, quindi, alla fin fine, avevano messo in conto pure un’eventualità del genere.
«Con un’altra goccia del mio sangue, dovresti essere in grado di portarci e di tornare illesa. Mi farai questo piacere?»
Gli prende il volto tra le mani e lo bacia teneramente. La sensazione della barba corta e pungente contro la pelle è sempre piacevole ed eccitante per lei, e, senza neanche rendersene conto, gli sta avvolgendo le braccia attorno al collo per tenerlo più stretto.
Certo che gli farà questo piacere: lui ha rinunciato ad ogni cosa per lei, e lo ha fatto senza mai lamentarsene neanche per sbaglio. Dopo più di mille anni vivendo secondo le regole delle Fate, adesso è il suo turno di chinare la testa e rimboccarsi le maniche. Se solo riuscissi a rintracciare quel buono a niente di mio fratello, forse potrei aiutarti anche di più!
«Spero che tu abbia già in mente un bel posto dove trasferirci.»
Le sorride bonariamente per poi allontanarsi con passo svelto. Deve mantenere una buona distanza da ognuno di loro ora più che mai, perché il suo lato animale, quello che un tempo lo portava ad attaccare qualsiasi creatura vivente gli transitasse attorno, adesso è sovreccitata a causa non solo di tutta la situazione, ma proprio per la folle ondata di emozioni che ha percepito in mezzo a tutti gli altri membri della sua specie.
Si porta quindi ad una decina di metri da tutti loro, e pianta con forza i piedi a terra. Una volta che si è denudato, ritrovandosi quasi del tutto incapace di sentire i pudici ammonimenti delle donne presenti, chiude gli occhi ed inspira profondamente col naso. La pelle gli prude per lo spuntare del manto grigio, e come sempre è una sensazione magnifica.
Sorride appena quando sente il primo tremore nelle ossa. I muscoli delle braccia e delle gambe si tendono, tanto da strappargli letteralmente la pelle. Sgrana gli occhi, percorso da uno spasmo, e le ossa nelle ginocchia scrocchiano. Le gambe si piegano e si allungano, assumendo una forma diversa.
Si piega in due e geme di dolore quando la cassa toracica si allarga di colpo, e sospira quando sente il breve dolore della spina dorsale che si spezza, per poi rilassare il corpo.
È sempre stato un Spettro di dimensioni assai notevoli ma, da quarant'anni a questa parte, non è più sul podio, dato che Apophis, Everett, Blackwood e Jäger hanno raggiunto dimensioni superiori alle sue. Un altro che è andato assai vicino a raggiungerlo, è Mordecai.
La mascella si frantuma e si ricompone velocemente, allungandosi col resto del cranio fino a donargli la classica forma da canide. Si passa la lingua lunga sui denti affilati, facendo finalmente saettare gli occhi di sangue sul gruppo che ha di fronte, guardandolo con aria famelica e pericolosa. Dio solo sa quanto il suo lupo voglia avventarsi su di loro, quanto brami il loro sangue forte, la loro carne e i loro muscoli…
Angelina, pur essendo ben consapevole di non correre reali rischi con lui, rimane comunque a debita distanza per una manciata di secondi, e lo osserva con attenzione mentre emette un basso ringhio ed arriccia un poco il labbro superiore, così da mostrar loro i denti.
«È molto nervoso…» Mormora con poca convinzione, domandandosi cosa gli stia passando per la testa… ed anche quanto il lupo sia attivo e ricettivo.
Quanti anni sono che non combatte? Che non combatte sul serio, che non scende in campo per dimostrare cosa vuol dire essere Roman il Saggio? Angelina neanche lo ricorda più…
Nessuno Spettro, dopo il suo ultimo combattimento contro Regan per far capire a tutti che no, non dovevano avvicinarsi al suo territorio con intenzioni anche solo vagamente ostili, si è più azzardato a combatterlo. Giusto Everett, ma i loro erano allenamenti, e Roman era tranquillo. Combattere per uccidere è una cosa che si è ritrovato a provare solo ultimamente dopo quasi un millennio, e la Fata non è certa che gli sia tanto dispiaciuto.
Quel fuoco nei suoi occhi, quella rabbia feroce che trasuda ad ogni respiro… quanto c’è adesso del suo Roman, in quella bestia? In realtà, molto più di quanto lei immagini.
Tenendo gli occhi fissi su Radish, l’enorme Spettro compie un gesto che di certo Angelina non aveva calcolato. Che nessuno aveva mai anche solo preso in considerazione. Si porta una zampa vicino al muso e, grazie alle dita prensili, si afferra un canino… e tira. Uno strattone deciso e la zanna si stacca, seguita da un fiotto di sangue che bagna il mento dell’animale e il terreno.
«ROMAN!» Angelina scatta subito, corre da lui per soccorrerlo. Non che ce ne sia bisogno, dal momento che la zanna ricrescerà in tempi piuttosto brevi - processo, tra l’altro, piuttosto fastidioso al limite del doloroso -, ma l’amore che nutre nei suoi confronti le ha impedito di rimanere ferma a guardarlo.
Ascolta i suoi latrati, guarda con attenzione i suoi occhi un poco più calmi e mortalmente decisi. Se fino ad un secondo prima era preoccupata per lui, adesso vorrebbe solo prenderlo a pugni. Quante zanne nemiche ha collezionato nella sua gioventù? Proprio una delle sue doveva staccarsi?! È mai possibile che ti sia bastato uno scontro più acceso del solito per tornare un cucciolo impulsivo?!
Prima che possa sibilargli che è un cretino, e che è sul punto di frantumarlo a furia di calci nel suo culo lupesco, lui latra spensierato che era necessario. Nel mentre, si è pure messo ad armeggiare con la zanna che ancora tiene tra le lunghe e micidiali dita artigliate, creando due piccoli forellini.
Pur vivendoci fianco a fianco in quel loro mondo isolato, Angelina aveva come dimenticato con cosa aveva a che fare, a quali strane usanze continuano ad attaccarsi, malgrado abbiano una traccia primitiva non indifferente. È infatti da tradizione che il capobranco, l’Alpha degli Alpha, indossi o le zanne o il vello dei due primi Sovrani, così da affermare visivamente il loro dominio sulle rispettive terre. Una sorta di corona, ecco. Non esiste però una corona per quelli che vivono nel mondo esterno, non ce n’è mai stato bisogno, non dal momento che ci vive Roman, che è vivo e gode anche di buonissima salute. Con questo gesto però, staccandosi la zanna e legandola ad un sottile laccio a mo’ di ciondolo, Roman sta ad indicare la propria “sottomissione” ad un nuovo capobranco, ad un nuovo Alpha. Un Alpha che, in assenza di quel cimelio, non avrebbe mai avuto reale potere su quegli Spettri.
Mentre Roman si passa ripetutamente la lunga lingua sulla ferita per bloccare l’emorragia, Angelina fluttua velocemente verso il Saiyan che ha portato tanti cambiamenti e, in un certo senso, danni. Lo guarda duramente, quando sono faccia a faccia, e ancora una volta cerca di capire cosa il Grande Spettro abbia visto in lui, cosa, ai suoi occhi, lo renda adatto a creare un ibrido di immenso prestigio e potere.
Durante quegli anni ha avuto non pochi rimorsi per aver aiutato a resuscitare un uomo con il suo passato e la sua ferocia, ma adesso… adesso le sembra giusto.
Le sembra giusto perché non c’è più solo la rabbia, la disperazione e l’odio, nei suoi occhi. C’è qualcosa che, per quanto ne sa, quelli della sua razza non conoscono, o che comunque non reputano importante conoscere. Vede la disperazione di un uomo follemente innamorato, pronto a fare tutto ciò che è in suo potere ed anche di più per salvare la sua innamorata. Lo sguardo di un uomo che, senza volerlo e senza accorgersene, è diventato capace di forte empatia per i propri cari.
Vede un uomo fiero e determinato, che potrebbe davvero fare la differenza per creature che per troppo tempo hanno vissuto nella paura e nel dolore.
«Finora si sono fidati di te, Saiyan, e non li hai mai delusi.» Gli passa le mani attorno al collo, stando attenta a non tirargli i capelli mentre lega tra loro le estremità del cordino. Lo guarda dritto in faccia anche mentre poggia una piccola e delicata mano su quell’enorme zanna insanguinata che ora gli pende sul possente petto «Non cominciare proprio adesso.»
Per quanto gli sia stato spiegato in modo assai sbrigativo da Hurricane, dopo avergli chiesto perché portasse una zanna al collo, Radish fatica a comprendere. Perché staccarsene una? Perché farla indossare a lui? Vorrebbe davvero chiederglielo, capire il perché di un simile gesto, ma il suo forte latrare glielo impedisce.
«Chiede se siete pronti.»
I vari guerrieri annuiscono con convinzione, mentre Bulma, Chichi, Riff e Puar rimangono fermi da una parte, accerchiati da quelle giovani lupe in dolce attesa, che ancora fissano con stupore e meraviglia la zanna che Radish si rigira tra le dita.
La parte più irrazionale ed istintiva del Saiyan, quella che arde al solo pensiero di Sherry, adesso scalpita per poter correre in suo soccorso, per metterla al sicuro e sbaragliare i suoi nemici. Quella razionale, invece, non solo gli urla a gran voce che così facendo rischierebbe di creare una situazione più che spiacevole tra loro due, ma continua a macinare incessantemente per trovare una soluzione a tutto quanto che gli calzi come un guanto.
Deve tenere al sicuro lei senza che le pesi, non deve e non può uccidere Jäger, ma non può neanche permettere che ammazzi Everett, e, oltre a tutto questo, deve anche trovare un modo per portare via i feriti, ed anche qualcuno a cui affidarli, così che si riprendano. Lui però ha solo due mani, non può fare così tante cose contemporaneamente.
Gli altri, che ora sono al fianco dell’enorme Spettro ad attenderlo, possono certamente portarne molti da una parte, magari anche far loro da scudo per un po’, ma così non potrebbero piazzarsi al fianco dei lupi che conoscono per aiutarli direttamente. Ed è ovvio che dovranno fare così, dal momento che non hanno modo di distinguere i Nordisti dai Sudisti.
Cosa diavolo devo fare?!
Gli manca il respiro, e il cuore improvvisamente accelera.
Lui è nato di infimo livello, dopo tutto, l’ultima cosa che si sarebbe mai potuto aspettare in vita sua era proprio doversi fare carico di una popolazione intera! Neanche quando hanno cominciato a frequentarsi pensava che si sarebbe ritrovato con un qualcosa di simile per le mani, quindi non ci aveva realmente fatto i conti.
Ma adesso deve farlo, ed è costretto a farlo pure alla svelta.
Deve difendere Sherry, e non deve uccidere Jäger.
Deve difendere il suo branco, e deve anche trascinare via i feriti. Quest’ultimo punto, in realtà, lo eviterebbe a cuor leggero, se non fosse che, in fondo, sa bene che a Sherry farà enormemente piacere. E se le farà enormemente piacere, poi, ovviamente, lo ricompenserà enormemente. Sì, devo farlo. Ne varrà sicuramente la pena… Ma come?!
Non sa se qualche forza ancestrale gli ha appena dato una spintarella per giungere alla conclusione, ma di colpo c’è. La sta tenendo tra le dita, la sta letteralmente toccando.
Per uno Spettro come me, indossare la zanna di un forte avversario sconfitto, sta ad indicare la propria forza combattiva. Un Sovrano, invece, non porta con sé le zanne dei vari avversari affrontati durante la propria vitaa, ma solo la zanna del precedente Re, perché così viene sottolineato il suo potere. Quando hai una sua zanna, che sia donata o conquistata, l’intero branco arriva a riconoscerti come vero Alpha, e ti seguirà per timore e ammirazione, talvolta proprio venerazione. Sta all’Alpha in sé decidere che via seguire.
È con queste parole di Hurricane nella testa che, abbandonando momentaneamente ogni rancore, si gira verso Bree e l’afferra saldamente per le spalle, scuotendola un poco.
«C’è molta distanza tra un Territorio e l’altro?»
«Non particolarmente, tra i due centri principali. Perché?»
Non le risponde, non ha davvero più tempo da perdere, così si volta di scatto verso Angelina e la raggiunge a grandi falcate: «Puoi insonorizzare momentaneamente tutto il Nord, così che dall’altra parte non si accorgano di niente? Una roba come quella che è qui, per intenderci.»
«Certo…» Che cos’hai in mente?
«Se non ti scoccia spiegarlo anche a noi poveri imbecilli, di cosa non dovrebbero accorgersi?» Insiste la Mezzosangue, non venendo calcolata di striscio. Se la situazione generale non fosse tanto grave, lo insulterebbe senza problemi. Insultare Radish, in fondo, è sempre una gioia per lei.
«Portaci al Nord, nella piazza centrale del primo centro.»


Con gli occhi incollati sul proprio avversario, Everett continua a girare lentamente attorno a Jäger, cercando l’opportunità migliore per colpire. Sente il cuore battergli più forte, con il sangue che circola più velocemente nelle vene. La sua mente è lucida e affilata, concentrata completamente sul nemico. Gli ha gentilmente regalato un grosso taglio nella zampa anteriore destra, e questo minerà pesantemente sulla possibilità di scattare con la giusta energia e potenza, ma non per questo si lascia abbattere.
Jäger, per niente allarmato dalla potenza del maggiore, reagisce muovendosi in un cerchio altrettanto lento, con gli occhi ametista che bruciano all’odio. Everett, ai suoi occhi, è sempre stato fastidioso. Sin da quando era un cucciolo è sempre stato forte, veloce, intelligente, difficile da comprendere… ed anche ammirato. Molto ammirato. Doveva diventare il Re, in quanto primogenito… ed anche in quanto, in realtà, apprezzato dal loro popolo. Non ha mai capito se ciò fosse dovuto alla sua straordinaria potenza - che ora impallidisce, di fronte alla sua - o per il suo carattere chiuso, riservato e, per quegli inutili Omega, giusto. Jäger non lo sa, non lo ha mai capito, perché uno Spettro deve essere forte, non giusto, ma l’unica cosa che è riuscito a capire sin da piccolissimo, è che lui è fastidioso. Erano fastidiosi i suoi brillanti risultati, i traguardi raggiunti senza apparente sforzo, l’ammirazione forse eccessiva e morbosa di Darko, l’affetto che Baileys nutriva nei suoi confronti, gli apprezzamenti di Margarita alle sue spalle, gli odiosi sospiri delle lupe, e quello strano sguardo che gli riservava Mezcal. Se dovesse indicare il momento in cui ha sinceramente cominciato ad odiarlo, direbbe senza sforzo che ciò è avvenuto nel momento esatto in cui Mezcal lo risparmiò, dopo la sua scenata per Leila.
Ed ora è lì davanti a lui, con il pelo irto in mezzo alle scapole, e la saliva mischiata al sangue nemico che gli cola fuori dalla bocca socchiusa. In un certo senso, lo fa quasi ridere, poiché davvero convinto di poter vincere contro di lui. Ma questo divertimento svanisce non appena la mente viene attraversata dal pensiero che sia venuto lì con lei, che in qualche modo le sia vicino in un modo a lui da sempre negato.
Se non posso averla io…
Serra la mascella, con il muscolo vicino all’orecchio che si contrae.
Non l’avrà nessuno!
Scatta, apre la bocca e la serra con violenza attorno al collo del fratello. Lo strattona un paio di volte, poi lo scaraventa di lato, col dolce sapore del suo sangue che gli carezza la lingua.
Everett, malgrado il dolore, riesce a rimettersi subito sulle zampe. Deve trovare il modo di guadagnare tempo, lo sa. Potrebbe anche riuscire a mandare a segno qualche colpo, ma è consapevole di non avere la possibilità di fare molto più di questo. Il divario tra loro è imponente.
Non ci aveva pensato, prima di ritrovarcisi faccia a faccia, ma quando ha ucciso Sherry, ha preso parte della sua potenza, fondendola con la propria. È così che succede quando si ammazza l’Alpha del branco, quando si elimina il capo. Non ci aveva stupidamente pensato, non del tutto almeno. Quella sciocca parte ottimista che alberga dentro di lui, quella che Leila gli ha istillato dentro con forza, voleva credere disperatamente che, essendo Sherry resuscitata, quell’assorbimento si fosse annullato. Ma non si è annullato proprio un bel niente, e Jäger è più forte e in forma che mai.
Quando lo vede scattare di nuovo, riesce non solo a schivare di lato, ma anche ad affondargli gli artigli nella schiena. Le immerge più che può e tira forte, aprendogli una lunga e profonda ferita che parte dalla spalla sinistra fin quasi alla radice della coda. Anche adesso, come quando lo morse per far scappare Sherry e Bree, non si lascia andare a nessun lamento, limitandosi a stringere i denti e ringhiare più forte.
Beh, in fondo volevamo farlo incazzare quanto più possibile…
Il nuovo colpo non riesce però a schivarlo. Non credeva neanche che riuscisse a muoversi in modo così veloce e umano, in questa forma. Ora però lo crede più che possibile, dal momento che, con il calcio che gli ha sferrato, ha sentito l’articolazione della zampa posteriore frantumarsi, andando in briciole. Ed è un problema: una normale frattura, per quanto scomposta possa essere, si rimargina in pochissimo tempo, ma quando l’osso deve praticamente ricrearsi del tutto…
Gli balza addosso, Jäger, inchiodandolo a terra. Potrebbe anche ucciderlo, se lo volesse. Gli ha esposto la gola un istante di troppo, mentre cadeva gemendo per il dolore, e affondarci le zanne sarebbe stato semplice. Troppo semplice.
Deve soffrire per tutto quello che ha fatto.
Deve soffrire per averlo messo in ombra da piccolo.
Deve soffrire per avergli rubato l’ammirazione paterna, per avergli tolto la dolce sensazione di sentirsi offrire spontaneamente la corona.
Deve soffrire per essere stato promesso a lei, per aver avuto la possibilità di averla… e forse anche averla avuta.
Il pugno si schianta sul viso di Everett, una volta, poi ancora, con ogni movimento rapido come un lampo. Allo stesso tempo gli colpisce il fianco, danneggiandogli gli organi interni.
Ma poi lo lascia andare, togliendoglisi di dosso e allontanandosi di qualche metro, in un gesto umiliante come pochi altri, per uno Spettro. “Sei così debole che ti do il tempo di rialzarti, sennò non mi diverto”, questo vuol dire, per loro.
Per quanto però possa essere umiliante, e per quanto Everett possa essere orgoglioso in modo disturbante… non gliene può importare di meno. Ha sentito un guaito di Sherry, e pure Blackwood non se la sta passando nel migliore dei modi. L’unica che gli pare messa meglio è Nike, che combatte con le due sorelle e i due fratelli. Quando li ha scorti in mezzo a quel delirio, schiena contro schiena, intenti ad azzannare chiunque gli si avvicinasse, ha provato un vago senso di compassione per gli avversari, poiché è abbastanza risaputo, sia al Nord che al Sud, che toccare il piccolo Voret non sia la più brillante delle idee. Quello scassa coglioni di massimo livello rimane pur sempre il piccino della figliata, anche adesso che ha 28 anni, e difficilmente gli Spettri prendono bene che il più piccolo venga toccato. La famiglia di Nike in particolar modo.
Nel momento in cui riesce a tirarsi in piedi, con le zampe che tremano visibilmente per lo sforzo di sostenersi, il cuore gli si gela per un breve, ma vitale istante: Darko è a terra.
Darko, l’uomo che lo ha cresciuto, che gli ha dato l’amore e la protezione di un padre, di un fratello e di un amico, l’unico alla quale ha sempre sentito di poter dire ogni cosa, è a terra. Daryl gli sta sopra, gli sta aprendo il petto con gli artigli mentre lo blocca a terra, serrandogli le mascelle attorno alla gola. Per quanto l’altro continui a provare a scrollarselo di dosso, affondandogli ripetutamente gli artigli nei fianchi e nel ventre, non riesce a spostarlo. Preferirebbe morire, Daryl, anziché abbandonare la presa per il troppo dolore causatogli proprio dal padre, e lo sta mostrando apertamente.
Distrarsi in combattimento è senza ombra di dubbio l’errore più grande e stupido che si possa commettere… ed Everett ne sta pagando il caro prezzo.
Schiacciato dal peso del fratello sulla schiena, stringe furiosamente i denti per non urlare neanche quando, con un morso preciso ed insopportabile, gli stacca l’orecchio destro, divorandolo.
Il sapore del suo sangue caldo sulla lingua, la consistenza della sua carne che si strappa grazie alle sue zanne, il boccone che scende giù per la gola… non poteva neanche immaginare che quello scontro potesse essere così sublime.
Tenendogli la testa inchiodata a terra con una zampa, avvicina il muso all’orecchio superstite, ghignando famelico.
«Sarebbe stato meglio per te se fossi rimasto morto!»


Freddo. Freddo quasi insopportabile per loro, che non hanno abiti idonei per ripararsi e tenersi almeno tiepidi. Se non fosse per Angelina e per la sua magia che un poco li scherma - e che li aiuta inoltre a non risentire del repentino cambio di pressione -, di certo adesso non potrebbero godersi lo straordinario paesaggio che gli si apre davanti.
Ghiaccio cristallino a perdita d’occhio con cumuli di neve qua e là, alti fuochi disseminati ordinatamente, alberi dai colori bizzarri, una sottile striscia rossa che s’interra nei pressi di un enorme maniero dall’aspetto lugubre e, al contempo, maestoso. Tutto, in quel bizzarro luogo, si mescola e si fonde in un potente mix tra un paesaggio fiabesco, che ricorda in un certo modo il “villaggio di Babbo Natale”, ad uno più selvatico, antico e pericoloso.
Odori e suoni lontani li sfiorano delicatamente, dando loro la più che bizzarra sensazione di terrificante calma, come quella che può provare un qualsiasi erbivoro che cammina libero e sereno in un territorio vivono enormi e feroci predatori.
Roman, muovendosi silenziosamente, si porta in cima all’escrescenza vicina al largo arco di pietra, che segna l’inizio del tunnel per arrivare al ponte crollato. Il piano di Radish gli suona bene, davvero tanto bene, ma non può negare di avere un piccolo dubbio: considerando che si tratta pur sempre di lui, non è del tutto certo che il nemico non si accorgerà di niente. Purtroppo, però, non hanno grandi alternative, così decide di procedere, e si drizza su due zampe.
Nessuna bestia è imponente e regale come lo è lui, nessuno emana le sue stesse contrastanti vibrazioni… nessun Alpha ha gli occhi di un rosso così vivo e penetrante.
Ritto su quelle possenti zampe, lascia scivolare la testa all’indietro a mano a mano che il suo ululato si intensifica, richiamando tutti gli Spettri rimasti nel territorio. E nessuno può sottrarsi al suo richiamo, nessuno avrebbe il coraggio di mancargli di rispetto tanto apertamente. Oltretutto è un onore incredibile che si sia portato fino a lì, in casa loro, non avendolo mai fatto prima.
«Questo posto… è…»
Radish non capisce perché Yamcha sia andato con loro. Cosa può fare uno come lui contro bestie come quelle? Potrebbero stenderlo con una zampata e divorarlo non appena riprende un minimo di conoscenza, così da fargli provare quanto più dolore possibile.
«Bellissimo…»
Ecco, la presenza di Tensing la capisce maggiormente. Ha combattuto - ed è sopravvissuto - contro Cell al secondo stadio. Sicuramente può prendere a calci nel culo molti Spettri, prestando ovviamente le dovute attenzioni.
Pure Vegeta, fermo a braccia conserte al fianco del compagno Saiyan, ammira silenziosamente ciò che lo circonda. Hanno visto tanti mondi e tante realtà diverse, loro due, ma è abbastanza certo che non ne abbiano mai visto uno simile… soprattutto se pensa che questo mondo in particolare, è nascosto all’interno del mondo che ormai pensava di conoscere.
Sotto alcuni aspetti sono l’uno molto simile all’altro, ma dall’altra sono profondamente opposti. Già unicamente l’aria che sta respirando, così incredibilmente pulita, è tutto l’opposto di ciò che si può respirare in città.
Con la coda dell’occhio, nota dei movimenti lontani. Qualcosa che si aggira per la neve, che salta sulle pareti, che corre su quegli enormi ponti in pietra… sbucano ovunque, correndo ad una velocità impressionante, muovendosi come se danzassero in tutto quel gelo.
Non appena poi si fanno più vicini, si sorprende nel constatare che sono diversi dagli Spettri che, suo malgrado, ha imparato a conoscere. Per quanto possa sforzarsi, nessuno di loro gli ricorda le figure nobili, slanciate e possenti di Sherry, Glover, Willem, River…
Le creature che ha di fronte sono davvero magre, le loro pellicce appaiono come più opache e meno folte, ed ogni singolo pelo è più sottile e corto rispetto al normale.
Pur essendo Radish, tra di loro, quello con una maggior cultura su quella razza, pure per il Principe dei Saiyan non è difficile comprendere il perché di quelle evidenti differenze. Come nella natura selvaggia che pure lui conosce, i lupi dominanti hanno un comportamento che si manifesta con specifici atteggiamenti e importanti privilegi, come ovviamente l’accesso alle prede in anticipo e quindi la possibilità di nutrirsi molto di più rispetto agli altri. Questo fattore, lo sa, influisce anche sullo sviluppo fisico e sulla salute del soggetto in questione, e questa si manifesta apertamente anche grazie a come appare il vello. Per i membri del branco che invece stanno in fondo, gli Omega, la situazione è decisamente più ardua, poiché si limitano a promuovere il momento del gioco o, più frequentemente, a sedare gli animi in caso di conflitti, sopportando al contempo la scarsa considerazione del branco.
Pur non avendo mai perso tempo a studiarli, Vegeta immagina e capisce che, malgrado conflitti e crudeltà, la ricerca del branco è fondamentale per dare un senso all’esistenza stessa dell’animale, poiché un lupo solitario è in realtà destinato a fare una brutta fine per motivi di mera sopravvivenza.
Tutti gli esemplari che si stanno radunando davanti a loro, sia in forma umana, animale o, in pochi casi, ibrida, altro non sono che Omega, costretti a rimanere in un luogo ostile che li vuole vedere schiacciati al massimo, se non addirittura morti. Sono un qualcosa di inferiore pure ai terza classe dei Saiyan, ma, curiosamente, questo non gli fa provare quel solito senso di fastidio che ha sempre provato di fronte a forme di vita per lui inferiori. Pur non essendone completamente certo, pensa di provare per quei reietti stanchi e terrorizzati un senso di pietà.
Che mi sta succedendo?!
Radish, al contrario dell’amico/rivale, è certo di star provando un senso di pietà, seppur non particolarmente acceso e per motivi suoi. Gli fa pena la situazione in cui si trovano, gli fa pena vedere quelle profonde e vistose cicatrici che solcano i loro corpi, quelle pellicce fini e arruffate, quelle ossa sporgenti di chi non ha la possibilità di mangiare decentemente da troppo - e forse neanche l’ha mai avuta. Gli fanno pena, ma gli fanno anche male, perché gli ricordano la foto che gli ha mostrato Fern, quando trovò Sherry e Bree nel capanno.
Gli tremano un poco le mani per la rabbia che improvvisamente lo sta attanagliando con forza, ma si impone di mantenere la calma. Deve farlo, in ballo ci sono troppe cose, e se si lasciasse accecare dalla collera, manderebbe tutto a puttane, lo sa.
Dopo un breve respiro profondo, così da imporsi silenziosamente la calma, si porta con passo sicuro e fermo al fianco di Roman, e lì rimane in silenzio per qualche secondo. Vuole che vedano la zanna che gli oscilla sul petto, vuole che tutti loro capiscano che Roman lo vede sia come un pari che come capobranco. Vuole che capiscano che come l’antico lupo si è fidato, possono farlo anche loro.
«Voi tutti sapete cosa sta succedendo oltre quel ponte, non è vero?» Non era poi troppo sicuro che sarebbe riuscito a parlare con tono tanto fermo, soprattutto senza apparire come un violento conquistatore, un tiranno al pari di Jäger, ma a quanto pare aveva sottovalutato le proprie capacità oratorie.
Tutti quegli Omega, per quanto terrorizzati dalla presenza di quegli strani intrusi dall’odore tanto pericoloso, oltretutto affiancati da Roman, annuiscono appena, non sapendo a quali possibili conseguenze questo gesto possa condurli. E se quello strano uomo li attaccasse per questo? Se stesse approfittando dell’assenza del loro esercito per schiacciarli? Hanno vissuto nella paura e nella violenza per tutta la vita, nessuno ha mai preso le loro difese, e colui che li sta interpellando ha una coda da scimmia, proprio come l’uomo di cui hanno tanto sentito mormorare dai membri della guardia. Per quanto ne sanno, potrebbe essere lì per ucciderli tutti e vendicarsi della morte della compagna.
«Ma certo che lo sapete. Siete stati voi a fabbricare quella lastra, così che il vostro Re potesse inseguire le sue folli ambizioni. E lo avete fatto per paura, immagino. Non vi sto biasimando, in realtà capisco molto bene la vostra scelta. Ma la volete sapere una cosa assurda? Oltre quel ponte, c’è una giovane donna che si è buttata nella mischia per liberare i vostri culi. Non vuole niente da voi, dopo: vuole solo liberarvi dalla tirannia del vostro schizzatissimo Re.» Il discorso che si era preparato velocemente in testa non doveva prendere una simile piega. Sarebbe dovuto essere molto più impostato, ricco di belle parole altisonanti che dessero molto più valore alla moglie, che mettessero il branco ed anche i presenti sotto una bellissima e calda luce. Invece sta parlando loro un po’ come parlerebbe con i suoi amici, buttandoci in mezzo termini piuttosto “bassi”.
Ma forse, e questo lo spera davvero, non sta sbagliando, perché loro lo guardano con attenzione, seppur sempre con estremo timore. Stanno ascoltando ciò che ha da dire senza che debba infiocchettarli con tante belle paroline rassicuranti, o incazzarsi per farsi sentire.
«Ora che ci penso, immagino che la conosciate tutti quanti: si tratta di Sherry. Si tratta di lei, e di tutti quegli Spettri liberi che hanno deciso spontaneamente di seguirla, di combattere con lei.» Cazzo, sì! So cosa vuol dire quando drizzate così le orecchie! Siete attenti, siete interessati! AH! Tu scodinzoli pure, l’ho notato! Sto andando alla grande! Alla faccia tua, Everett! «Tutti voi avete cercato disperatamente un modo per sopravvivere in questo branco, di guadagnarvi un poco del suo rispetto o della sua ipotetica clemenza, riducendovi a qualcosa di peggio di uno schiavo. Ma avete sempre sbagliato: non ci si schiavizza per un leader, non si combatte neanche per un leader, ma per la sua causa!»
«Quale causa?»
Nessuno del Team Z pensava che quegli Omega tanto spaventati avrebbero avuto il coraggio di parlare, non quando è già buono se in pochi hanno il coraggio di incrociare il loro sguardo. Nel sentire però quella giovane voce femminile, si sono dovuti ricredere.
Un magrolino lupo poco più che adolescente scatta e ringhia contro la sorellina che, contro il suo volere, li ha raggiunti per seguire il richiamo di Roman. Si piazza poi a zampe larghe sul suo corpicino stanco, la coda tremolante tra le zampe, mentre rivolge uno sguardo supplichevole al piccolo gruppo che li osserva dall’alto. Lui sa cosa comporta interrompere un combattente d’élite quando sta parlando, da quelle parti. Suo padre trovò la morte proprio per questo, e sua madre non ha poi fatto una fine migliore, anzi…
Si stringe loro il cuore nel vederlo appiattire le orecchie contro la testa, nel sentirlo guaire spaventato. Teme che gliela portino via perché ha fatto loro una domanda, e ciò è possibile solo perché Jäger - e sicuramente anche i Re prima di lui - hanno instaurato in loro questa terrificante convinzione.
Gohan, per quante cose orribili abbia visto e vissuto nella sua breve vita, non ha mai dovuto aver paura di fare una domanda. Si chiede come si possa essere tanto crudeli da riuscire ad instillare negli altri una simile paura, ma la sua voce da vita a ben altre parole. Parole che, almeno lo spera, possano fare capire a tutti loro che si può vivere in modo diverso, ed anche dargli la giusta spinta motivazionale.
«Ciò a cui Sherry tiene di più, è tenere al sicuro la sua famiglia, ed il branco è la sua famiglia.» Vorrebbe davvero scendere in mezzo a loro, avvicinarsi a quel lupo e alla bambina, dire loro che andrà tutto bene, che sono lì per aiutarli, ma sa bene che, adesso, li spaventerebbe solo di più «Farebbe il possibile e l’impossibile per salvare le persona a cui tiene, tanto che ha combattuto da sola contro Jäger e i suoi scagnozzi pur di salvare mia madre e mio fratello!»
«Se non c’è modo di vincere, lei continua a lottare. Quando non c’è più niente da fare, lei trova un altro modo. Quando è a terra ferita, si rimette in piedi!» Lo pensa davvero, Radish. È convinto di ogni singola parola, perché la conosce come nessun altro. Conosce la sua folle e cieca determinazione, la sua grinta, il suo desiderio malato di riuscire in ciò che si prefissa. Quando l’ha conosciuta forse non era così, forse le sue paure erano troppo grandi e non voleva davvero affrontarle, ma lui sa bene che è cambiata.
Vegeta, però, per quanto potrebbe anche trovarsi d’accordo con lui, non può credere che voglia buttare in campo quegli Spettri pelle e ossa.
«Radish, cosa stai facendo?! Guardali! Sono allevatori, maniscalchi, coltivatori! Non sono soldati!»
«Vegeta ha ragione, Radish. Molti hanno visto troppi inverni, o troppo pochi.» Gli dà man forte Angelina, che dovrà rimanere con loro fin quando non entreranno in campo. Non capisce il perché della scelta del Saiyan, ma soprattutto non la condivide. Troppo sangue è già stato versato, buttarli in campo significherebbe solo mandarli al macello.
«Loro non vi credono all’altezza del compito che voglio chiedervi… ma io sono fermamente convinto del contrario. Non pensate però che vi trascinerò in campo contro la vostra volontà, l’idea non mi sfiora nemmeno. Io sono qui per chiedervi di portare via i feriti, così da portarli qui per le prime cure! Vi chiedo di lasciare indietro chi sapete essere davvero dalla parte di Jäger, chi davvero lo crede nel giusto, e di fare un grande sforzo per aiutare gli altri, che come voi si è solo trovato in mezzo.»
Se già il Team Z e Angelina sono stupiti dalla sua richiesta, gli Omega del Nord lo sono molto di più.
Radish glielo sta chiedendo, non ordinando. Sta dando a tutti loro la possibilità di scegliere se tornare a rifugiarsi nelle loro tante o scendere in campo per aiutare. Radish li sta trattando come esseri coscienti e pensanti, non come oggetti semoventi privi di umanità.
L’unica cosa che sta comunque remando contro di lui, è la loro enorme paura.
«Jäger non vi ha mai degnati di un briciolo di pietà. Vi ha umiliati in ogni modo possibile, vi ha costretti ad una vita miserabile, a spaccarvi le ossa per un qualcosa in cui neanche credete! Vi ha però tolto anche l’ultimo grammo di dignità che avete?»
Possibilità di scelta. Dignità. Onore. Libertà.
Non credevano assolutamente che un uomo con una potenza come quella che emana quello straniero, che un uomo con una zanna di Roman al collo, potesse offrirle loro con tanta semplicità.
«Vorrei che adesso rispondeste ad una semplice domanda: voi dovete aiutarla a sconfiggerlo… o volete farlo?»


Avevano fatto tante considerazioni, in quei giorni di allenamento intensivo. Tante, tantissime considerazioni… eccetto una. L’idea che quei tre, considerati non proprio positivamente come “i flagelli del Nord”, se ne sarebbero rimasti ai margini, non li aveva neanche lontanamente sfiorati. È infatti impensabile, per un super-predatore del loro calibro, rimanere ai margini quando c’è tanta violenza e tanto sangue nei dintorni. È più forte di loro: a meno che la situazione non sia davvero troppo svantaggiosa, si butteranno sempre nella mischia.
Loro tre, invece, no. Sono rimasti in alto ad osservare lo svolgersi degli eventi. Sono rimasti ad aspettarli. Come abbia capito che sarebbero arrivati, soprattutto tenendo in considerazione che la credevano morta stecchita, non riesce a capirlo.
Ma ora non ha proprio modo di pensarci, non quando i suoi amici e i suoi fratelli stanno morendo.
In quanti sono caduti? In quanti sono lì lì per farlo? In quanti non ce la fanno più, lacerati da troppe ferite e col fiato davvero troppo corto? Pure lei, femmina Alpha con una forza fuori dal comune, è vicinissima al proprio limite. Non è inferiore a nessuno degli Spettri che l’ha attaccata e la sta attaccando, ma sono davvero troppi. La stanno schiacciando ed isolando dai compagni, mordendola ripetutamente sulla schiena, sul collo e alle zampe. Come unica consolazione, può dire che la loro tossina non è sufficientemente forte da non permettere alle ferite di rimarginarsi velocemente, così come non sarà capace di lasciarle delle significative cicatrici. Beh, qualora sopravvivesse, ovviamente, ma visto come sta proseguendo lo scontro non ne è poi troppo convinta.
L’ho promesso a Radish, dannazione! Con che faccia mi mostrerò in giro, quando verrò resuscitata dopo essere stata battuta? Che umiliazione…
Le tremano le zampe. Le tremano davvero, e non più solo per la fatica e per il dolore.
La verità è che adesso è terrorizzata. Ha sentito le urla dei suoi fratelli, le ha sentite chiaramente. Ha visto Mordecai combattere spalla contro spalla con River, così da pararsi almeno un fianco a vicenda, ed entrambi erano così piedi di ferite che per poco non si è messa ad urlare. Spera solo di aver preso un abbaglio, quando ha visto la coda mezza mozzata di Mordecai…
Ha visto Micah saltare da una parte all’altra come una cavalletta impazzita, così da poter aiutare un po’ in ogni gruppo alleato. Il problema sorge dal fatto che lui è sì veloce come forse nessun altro, ma in quanto Segugio manca della forza fisica necessaria per fare danni davvero considerevoli. Quell’enorme alone di sangue attorno al collare di pelo, per lei è stata come una dolorosa pugnalata nelle budella.
Major e Becca non riusciranno a fare muro ancora a lungo, non nelle loro precarie condizioni. Quando ha visto il fianco oscenamente aperto di Becca, nella mente ha avuto un doloroso flash dei volti dei suoi piccoli in lacrime…
Maddox è finito col combattere al fianco nientemeno di Greywind. Come e quando quei due si siano trovati, in mezzo alla bolgia, ed abbiano deciso di unire le forze, è un piacevole mistero. Non se la passano certo bene, ma la brutale ferocia da troppo trattenuta del Cacciatore fornisce ad entrambi un prezioso vantaggio.
Un’altra alleanza impensabile - seppur assai breve - era quella nata tra Darko e Hurricane. Quando il primo era ormai ad un passo dal venire soffocato e sventrato dal figlio, il primo bastardo del Sud è riuscito a scrollarglielo di dosso, dando così il via al fatidico scontro tra Capitani - anche se, in realtà, il Capitano del Sud è un altro.
Se ne sono date di santa ragione, col futuro Capitano del Sud che si trascinava dietro una zampa posteriore ormai inutilizzabile tanto era malridotta, e il Capitano del Nord che grondava sangue in modo osceno. Era come se nessuno fosse lì con loro, tanto che sono riusciti pure a girarsi attorno in un piccolo cerchio per almeno un paio di giri.
Sherry non è a conoscenza dell’esito dello scontro, dal momento che i due sono spariti, tenendosi stretti l’uno all’altro fino a formare un’enorme e ringhiante palla di pelo e sangue.
Glover, Willem, Viper e Sharon combattono in cerchio, ma ormai sono vicini al collasso. Nel momento esatto in cui anche solo uno di loro cederà, entrerà in azione un effetto domino che non lascerà scampo agli altri tre.
Nike, lì in mezzo, è quella che indubbiamente se la sta passando meglio, accerchiata com’è da quella che presuppone essere la sua famiglia. Hanno un taglio d’occhi davvero troppo simile l’uno all’altra per non essere così, lo si nota dopo una brevissima occhiata anche in questo frangente. Il problema, per lei come per tutti loro, è che non riesce assolutamente ad aprirsi un varco per raggiungere Everett e Blackwood.
Le pare assurdo, ma è come se per ogni nemico che buttano giù ne saltassero fuori altre tre, sempre più agguerriti, feroci ed ubriachi di sangue e violenza. Se la condizione non fosse per loro tanto critica, scherzerebbe citando un vecchio film, dicendo “Vengono fuori dalle pareti! Vengono fuori dalle fottute pareti!”, ma, considerato che gli stanno facendo il culo a strisce, non solo è probabile che nessuno l’ascolterebbe, ma nel remoto caso in cui invece qualcuno le prestasse pure ascolto, farebbe pure una figuraccia clamorosa.
Oltretutto, poi, non è che sia poi troppo in vena di fare battute, per quanto queste possano pure rivelarsi azzeccate. Perché lei ha visto bene in che condizioni versano anche Blackwood ed Everett.
Il primo non è nelle condizioni migliori e non pare avere esattamente la vittoria in pugno, ma può dirsi ancora piuttosto ben messo. Senza contare inoltre le condizioni di Apophis, la cui rabbia per le ferite ricevute ed il sangue versato sta raggiungendo vette per lui ancora inesplorate.
Il secondo, invece… Perché voi due testoni arroganti non ci avete aspettate? Perché non siete rimasti al nostro fianco, aprendovi un varco con noi?!
Sherry ha ben capito ormai che Everett non reggerà ancora a lungo. Per quanto si stia evidentemente sforzando di non urlare ad ogni colpo sempre più brutale, è oltremodo evidente che stia soffrendo in modo indicibile. Pure a quell’assai considerevole distanza, e anche malgrado il vello corvino, le vede bene quelle enormi ferite grondanti di sangue che gli ha disseminato lungo il corpo, le vede le due zampe a destra che non riescono più a sostenerlo, lo vede l’orecchio mancante.
Dal canto suo, Everett non vuole mollare la presa, malgrado la situazione sia oltremodo tragica ed evidentemente segnata. Non può, il suo orgoglio non gli permetterebbe mai di accettare del tutto l’evidente superiorità del fratellino e la propria imminente sconfitta. Se poi anche riuscisse ad ingoiare l’orgoglio, la voglia di vivere per lei, di continuare a starle vicino e continuare così a proteggerla, gli impediscono categoricamente di rimanere a terra.
Continuerà ad alzarsi, continuerà a colpirlo ogni volta che ci riesce… almeno è quello che il suo spirito ha intenzione di fare. Il problema sta nel corpo: le zampe non reggono, il sangue perso è decisamente troppo ed anche le energie sono ormai agli sgoccioli.
Riesce giusto a rialzarsi per quella che - almeno la sua parte razione - sa essere l’ultima volta, e ad attaccarsi con i denti alla sua spalla, strattonandolo un poco mentre il suo sangue gli schizza in gola. Ma poi è di nuovo a terra, steso sulla schiena, con la forte e ancora sana zampa grigia del fratello che gli preme sulla gola, mozzandogli il respiro.
«Sei arrivato tardi, Jäger…» Rantola tra un tentativo di spostarlo e l’altro «Non sarà mai tua!»
Jäger ha sentito più volte parlare di un qualcosa di buffo e bizzarro che ti frena, in questi frangenti. Secondo molti, già l’idea di uccidere è spaventosa, ma quella di uccidere un fratello è addirittura impensabile. Lui, però, non prova proprio niente. Neanche la soddisfazione che pensava avrebbe provato. L’unica cosa che prova, forse, è un vago senso di disgusto nei confronti della sua debolezza. E pensare che abbiamo lo stesso sangue!
Si abbassa lentamente su di lui, portando le brillanti e candide zanne a pochi centimetri dal suo muso: «Ohhh, non preoccuparti per me: sono certo che mi divertirò lo stesso!»
Finire divorato dal fratello minore non è esattamente la morte che si era immaginato. Non che l’avesse esclusa del tutto in realtà, però, giunto a questo strano punto della sua vita, aveva preso in considerazione la più probabile idea di stirare le zampe per aiutare il cognato contro qualche strano mostro. Non che si consideri al livello suo o dell’altro Saiyan, sia chiaro, ma è abbastanza consapevole della propria forza e sa che avrebbe potuto contribuire, facendo guadagnare loro tempo prezioso.
Se era arrivato a pensare una cosa del genere, è solo perché sa bene che, se non fosse sceso lui in campo, lo avrebbe fatto Sherry, e questo è impensabile per lui. La sua sorellina che corre un simile ed inutile rischio? No. Non l’avrebbe mai permesso.
Sarebbe morto per aiutare quella scimmia parlante, questa era l’idea. E gli stava pure bene, in realtà.
Invece eccolo qui, steso sulla schiena, ricoperto di sangue e polvere, col corpo che non riesce praticamente più a muoversi tanto è sfinito e dolorante, e con le zanne del fratello che tra pochi istanti gli si serreranno fatalmente attorno alla gola.
Devi correre via, Sherry. Richiama quanti più Spettri possibile ed andatevene nei Regno delle Fate attraverso il tunnel. Lì Jäger non può entrare, lo sai, e Roman vi darà asilo e protezione. Devi farlo, superstar… non lasciarmi morire per niente.
E mentre si aggrappa disperatamente al ricordo del sorriso di Sherry, con la speranza che riesca davvero a fuggire, vede come una luce. Una luce calda e dorata, che si fa sempre più luminosa ed avvolgente.
L’ultima volta non ha visto alcuna luce. Non ha visto proprio un accidenti di niente… e non ha neanche fiutato questo fastidioso odore acido.
Di colpo poi, Jäger non è più su di lui, non lo sta più schiacciando. Non è neanche al suo fianco, no: è per metà incastrato nella parete rocciosa a circa cinquanta metri di distanza. Incastrato bene eh, tipo cartone animato, con un espressione così tragicamente stupita da essere oltremodo comica.
Ma che cazzo…?
«Che dici, Everett, adesso mi perdoni?»
Per quanto si muova male e lentamente, riesce comunque a far scattare la testa all’indietro, e lui è lì, con quella sua faccetta arrogante che, non meno delle altre volte, vorrebbe strappargli a morsi. In un certo senso, vedere quei capelli ridicolmente lunghi e biondi, e quegli occhi stranamente azzurrognoli, stranamente intensifica pure quel desiderio.
Però, e questo deve concederglielo, gli è grato per avergli tolto di dosso l’avversario. Per quanto non lo ammetterà mai, era curioso di vedere come si sarebbe comportato qualora fosse sceso in campo, ed essendosi limitato ad un magistrale calcio nel costato all’uomo che tanto vuole morto…  Forse non sei idiota come pensavo.
Vedere delle persone che volano, era proprio l’ultima cosa che potevano aspettarsi. Già il fatto che siano riusciti ad entrare è assurdo oltre ogni limite, ma vederli anche volare!
«E con questo siamo pari!»
Raoul, senza capire chi, come, cosa e quando, si ritrova a volare a sua volta, con la mascella che dondola tragicamente da una parte all’altra, totalmente in frantumi. Non solo non l’ha visto arrivate, ma non se n’è proprio reso conto! L’unica cosa certa è che dopo quel pugno, le sue probabilità di poter tornare a mangiare - e parlare - correttamente sono assai scarse.
«Sììì, Gohan! Vai, fratellino!» Mordecai invece, che ancora sbatacchia la testa di un Cacciatore fino a sotterrarlo a mo’ di struzzo, l’ha visto. Ohhh, se l’ha visto!
Se già per uno Spettro tutta questa violenza è eccitante, vedere quel ragazzino tanto tenero e per benino sferrare un colpo simile, e con quella cattiveria incredibile, è qualcosa di assolutamente sublime. Bene, adesso posso anche morire felice!
I Nordisti - e in realtà anche i Sudisti - non capiscono. Non capiscono davvero da dove diavolo siano saltati fuori, chi siano, cosa vogliano, come cazzo facciano a volare e da dove stracazzo tirino fuori quella potenza allarmante.
L’unico che non si sta lasciando prendere dal panico è Jäger, troppo accecato da un odio puro e avvolgente - oltre che da una rabbia atroce per via dei suoi Omega che stanno aiutano gli invasori. Si libera dalla parete rocciosa e corre sull’estremità del grande spiazzo sulla quale si trova, e li guarda combattere in aria per qualche secondo. Decisamente questo non lo aveva calcolato.
«Prendeteli!!!»
I suoi cani sono forti, questo è fuor di dubbio, tanto che è certo siano in grado di abbattere anche alcuni dei nuovi e odiosi avversari, ma evidentemente sono così imbecilli da non aver compreso l’ordine.
Stanno provando ad attaccare gli Omega infatti, così che non possano trascinare via i feriti. Per quale ragione dovrebbe volerli morti adesso, quando ci sono quei fottuti problemi volanti?!
Maledetti IDIOTI!
«No! Prendete loro, non gli Omega! Loro! Seguite il dito: loro!» Qualcosa di curiosamente simile ad un cerchio luminoso gli passa vicino, smuovendogli la pelliccia. A giudicare da come riduce poi la parete alle sue spalle, comprende che, qualsiasi cosa fosse, avrebbe potuto fargli male.
«Gli idioti svolazzanti…» Ringhia a mezza bocca, rizzando ulteriormente il pelo sulla schiena.
Sente uno degli intrusi - una donna - berciare ad un certo Crilin di non perdere tempo e di darsi da fare sul serio, e non gli ci vuole che un istante prima di identificarlo: è un ometto piccolo e pelato, ed ha lo sguardo beota ed imbarazzato di chi ha fatto una scemenza.
Piccolo sgorbio mal riuscito, come hai osato?!
Dopo essere riuscito, senza capire come, a non attirare degli sguardi di troppo, Vegeta decide di fottersene alla grandissima di Radish e di affrontare uno Spettro in particolare. Sa bene che vorrebbe ucciderlo lui, che vorrebbe togliersi almeno questo sfizio, ma il Principe dei Saiyan è lui e quindi dovrà farsene una ragione, anche se adesso quelle bestie lo considerano come il loro Re. Si vede che in fondo sono degli animali: chi altri potrebbe mettere quell’idiota al comando di qualcosa?!
Non si avventerà però su Jäger solo ed unicamente perché, seppur a modo suo, rispetta la forza e la determinazione di Sherry, e comprende che voglia vendicarsi - un po’ come lui voleva vendicarsi di Freezer. Ma questo qui, invece…
Un calcio nel fianco e la bestia rotola di lato con un sonoro guaito.
Blackwood, in piedi di fianco a lui - ed oscenamente alto -, lo guarda con sorpresa, per poi rivolgergli quello che suppone essere un sorriso tra il divertito e il grato.
«Vai da Everett, forza.» A questo ci penso io.
Ha sentito qualche chiacchiera sul conto dello Spettro che Blackwood avrebbe affrontato. Il Beta del Nord, Apophis.
Ha sentito che non si è mai fatto problemi di alcun genere nel far male in tutti i modi possibili, che si diverte ad umiliare chiunque, che ha usato la sua posizione per portarsi a letto - spesso anche con la forza - qualsiasi bella ragazza gli orbitasse attorno e che, infine, ha fatto fuori senza pensarci tutti i piccoli che aveva involontariamente generato, spesso ammazzando pure la povera malcapitata.
Ha sentito quanto sia schifosamente marcio fino al midollo, ad un livello che neanche Nappa ed il vecchio Radish messi assieme avrebbero mai potuto raggiungere.
È per tutto questo che sarà lui ad ucciderlo. Per questo e perché, dopo Jäger, è l’avversario più forte.
Nei suoi occhi arancioni c’è un odio che Vegeta ha scorto poche altre volte in tutta la sua vita. Odio e cattiveria pura, qualcosa di simile allo sguardo che lui stesso aveva - e che talvolta pensa rivorrebbe -, ma comunque assai peggiore. Forse quella malvagità pura l’ha vista solo nello sguardo di Freezer.
«So che il tuo capo non potrà essere ucciso da nessuno all’infuori di Sherry… ma di te non hanno detto niente.» Colpito e affondato. Se l’avessero detto a lui, che nessuno si era preso minimamente la briga di calcolarlo, sarebbe andato su tutte le furie. E quella mastodontica bestia che gli sta ruggendo contro, con quelle enormi fauci spalancate e le zanne acuminate in bella vista, pare esserci cascato in pieno.
«Sai, in realtà mi infastidisce molto l’idea di prendermi il merito di averti fatto fuori, considerando come sei ridotto…»
Apophis scatta, accecato dall’ira, ma viene sbalzato all’indietro dal violentissimo pugno dell’avversario. Ma che cazzo— QUESTO È BARARE!
«Per tua sfortuna, però, so accontentarmi!»
Vegeta però non è certo l’unico che si sta divertendo dando da fare.
Mentre Crilin e Yamcha sudano sette camice per tenere gli Omega al sicuro a furia di calci, pugni e ki blast, ricevendo in breve l’appoggio di Yvonne e delle sue compagne, sorprese dalla loro presenza ma pur sempre incazzate a morte con gli avversari, in alto C-18 combatte fianco a fianco con Becca… e si sta divertendo un mondo.
Possono fare la differenza, possono sfogare ogni tipo di frustrazione accumulata massacrando di botte chi li vuole morti, e stavolta non c’è neanche l’odioso senso di terrore per le sorti del pianeta. Nessuno mai saprà del loro scontro, il mondo continuerà ad andare avanti senza neanche immaginare cosa sta accadendo sotto ai loro piedi, e questo di certo aiuta.
Un altro pro, è sicuramente la certezza che i loro amici si sono come rianimati. Becca era agli sgoccioli, C-18 l’aveva visto, ma adesso le pare di nuovo carica e pronta a massacrare chiunque le si avvicini, e per il letale cyborg è come una carica in più.
Tensing, dal basso della sua posizione, si è ritrovato senza sapere come, quando o perché a saltare da uno Spettro all’altro mentre li prende a pugni. In realtà ha in mente tutt’altro colpo da sferrare, ma deve prima ricevete il segnale di Micah, così da essere sicuro di non fare più danni che altro. Lo aveva già detto agli altri e, per la prima volta, ha ricevuto una pacca sulla spalla da Radish, seguito da un commento davvero elegante: “E bravo bastardo a tre occhi!”
Il graffio che ha nella gamba sta bruciando in modo insopportabile, ed il sangue che ne sgorga un poco lo mette in allarme, ma decide di accantonare la preoccupazione quando vede quell’enorme lupo dorato schizzare in alto ed ululare tre volte in rapida sequenza. Scatta anche lui, lo afferra a mezz’aria e lo porta in alto, su uno di quei ponti. Hanno pochissimo tempo a disposizione e lo sa bene, soprattutto perché gli sono quasi addosso, ma quando il lupo ulula nuovamente, e tutti gli Spettri di quell’improbabile alleanza si buttano di scatto a terra, agisce: «Taiyoken!»
Se avessero la possibilità di capire la loro lingua, adesso sentirebbero le peggiori bestemmie mai dette da essere vivente. Bestemmie, insulti, maledizioni e chi più ne ha più ne metta.
Non ci vedono, non capiscono cosa stia succedendo, com’è possibile che, da un misero istante all’altro, la situazione si sia tanto ribaltata. Stavano vincendo, stava andando tutto alla grande, e adesso sono loro a fargli il culo a strisce, a reagire con una forza che, a conti fatti, non dovrebbero più avere. Se tutto questo non fosse sufficiente, il loro Re è stato colpito. È stato colpito davvero, è stato buttato da una parte e non è riuscito ad evitare il colpo.
Se prima erano colmi di arroganza e spavalderia, adesso cominciano a temere che la situazione possa non essere più tanto rosea. Giusto la guardia più stretta di Jäger non accetta l’evidenza, continuando ad attaccare chiunque si muova nel loro raggio d’azione, continuando disperatamente a tenere duro. Quando però è Radish a scendere in campo, a piazzarsi di prepotenza al fianco di Sherry… beh, capiscono che forse la situazione è un po’ bruttina.
Il Saiyan, che all’inizio era del tutto convinto di poter evitare il sicuro sguardo furente e offeso della giovane ed irascibile moglie, dopo neanche un minuto non regge più, e si volta a guardarla. Per quanto gli sembri improbabile, gli è parso di scorgere come un sorriso su quel muso macchiato di sangue, ed una minuscola scintilla negli occhi rubino. Scintilla che però scompare totalmente, quando torna a guardare in alto.
Radish segue il suo sguardo, seppur non voglia realmente farlo. Sa bene dove sta guardando, chi sta guardando… e davvero non vuole vedere ciò che invece potrebbe probabilmente trovare.
Sulle prime ha scorto Vegeta lottare come una furia contro Apophis che, malgrado i ripetuti atroci colpi incassati, non molla assolutamente. Se Radish avesse avuto modo di soffermarsi di più su di loro, non solo avrebbe notato lo stupore sullo sguardo del compagno, ma l’avrebbe anche visto ricorrere al Garlick Cannon, mettendoci una potenza tale da tagliare letteralmente in due l’avversario.
Non si è però bloccato su di lui, continuano ad alzare gli occhi, ed eccoli lì. Everett, ancora bloccato a terra, sta vomitando sangue, mentre Blackwood, che di certo non è arrivato fino a lì esattamente in forma, sta subendo attacchi sempre più violenti da parte di Jäger.
Neanche lui urla, si rifiuta categoricamente, ma il suo corpo non reggerà ancora a lungo le sue zanne. Quando poi il minore gli si attacca alla zampa posteriore, e comincia a triturarla con le fauci, capisce che non potrà più fare molto. Quelle anteriori già erano state danneggiate da Apophis, ma ancora poteva muoversi con una certa autonomia, invece adesso non potrà neanche più sostenere il peso su quelle posteriori.
Radish sgrana gli occhi con orrore quando vede quella cosa che tanto odia sferrare una potente zampata sul muso dell’eccentrico principe, ma non ha momentaneamente la possibilità di muoversi per dargli man forte, perché in troppi si stanno improvvisamente avventando su Sherry.
Quanto bisognerà essere stupidi per compiere un azzardo simile? Cazzo, io sono qui!
Jäger è ormai a tanto così dal perdere del tutto la ragione, ma la palese possibilità di uccidere sia Blackwood che Everett in una volta sola gli permette di mantenere la lucidità.
Non li aveva previsti. Lui, che è sempre riuscito a prevedere le mosse dell’avversario, non ha previsto il loro arrivo. In realtà non avrebbe proprio potuto farlo, non dal momento che Roman non si era mai schierato prima, e che nei loro Territori non possono proprio accedere altre creature, a meno che non sia uno Spettro a portarcele - o meglio, trascinarcele.
Mentre continua a colpire Blackwood, pensa che deve trovare un modo per sbarazzarsi di loro. Ma come? Come può lui da solo - perché ormai gli è evidente che dovrà farlo da solo -, occuparsi di tutti loro insieme? Gli è parso di scorgere una particolare informazione nel sangue dei due principi, ma non ci ha badato sul serio. La rabbia che sta provando adesso non gli sta permettendo di ragionare come al solito.
Prova a concentrarsi sul serio, a ripescare quel fastidioso ma forse utile ricordo, ma l’arrivo nientemeno di Roman in campo lo deconcentra ancora di più.
Lo vede, quel bastardo traditore del suo stesso sangue, che salta e si lancia in mezzo alla mischia, che attacca i suoi stessi discendenti, mentre dietro di lui arrivano gli Omega del Sud. Prima di tirarsi in campo è andato a chiamare anche loro, così che portassero via i feriti per metterli al riparo.
Lurido traditore…, il pelo gli si drizza ancora di più, il sangue gli ribolle follemente nelle vene. Abbassando per un istante gli occhi, vede inoltre la carcassa dell’unico amico che abbia mai avuto.
Non appena mi sarò sbarazzato di loro, verrò personalmente anche da te, Roman, e ucciderò la tua maledetta compagna sotto ai tuoi occhi! Eccome se verrò, sì… ora so anche come fare. E me lo sta dicendo proprio il tuo protetto, sai? Tutto sommato, Everett, non sei poi così inutile! Guarda di quante cose fastidiose potrei sbarazzarmi con il minimo sforzo? Mi basterebbe uscire da qui e correre alla Capsule Corporation. A quanto vedo, l’umana di quel tappetto che ha ucciso Apophis ha un radar apposito. Lei la ucciderò per te, amico. Prima, però…
«Ehi, Greywind!»
Il lupo, spinto da un’orribile sensazione che gli attanaglia le viscere, alza lo sguardo. Basta meno di un secondo prima che liberi il suo ruggito, che attira inevitabilmente gli sguardi di tutti i presenti.
Lo sta tenendo appeso per il collo, le zampe che ciondolano nel vuoto si agitano debolmente, ed un profondo squarcio parte dal fianco e sale fin sul petto, passando per l’addome.
«BLACK!» Nike ci prova ancora di più a liberarsi, fosse anche solo per riuscire a prenderlo al volo, ed evitargli l’umiliazione di schiantarsi a terra.
Per quanto ci provi però, la sua mente non riesce più a ragionare. Suo marito, l’uomo che ha amato per tutta la sua vita, è ad un passo dall’essere ucciso sotto ai suoi occhi, e lei non può fare assolutamente niente per intervenire. Se questo non fosse sufficiente a mandarle completamente in tilt il cervello, Everett le pare ormai più morto che vivo, tanto che non è decisamente più certa della seconda possibilità.
Ci prova, però. Ci prova e ci riprova, azzanna tutti quanti, i suoi fratelli e le sue sorelle le danno man forte fin oltre lo stremo, ed in breve pure l’intera alleanza fa ancora più forza per lasciarla passare. E per intera alleanza, si intende proprio tutta. Gli Omega, che ormai hanno portato via chiunque non si trovasse troppo nel mezzo, si fanno coraggio e cominciano a mordere zampe e code per farsi inseguire. Il Team Z mena calci e pugni contro chiunque gli venga indicato, mentre C-18 e Crilin, dall’alto della loro posizione, mirano ai ponti per farli crollare, così che da terra debbano necessariamente spostarsi. Tutti loro vorrebbero poter colpire nel mezzo, ma sanno di non poterlo fare: potrebbero uccidere troppi alleati.
Scivolano tutti sul sangue, i movimenti sono sempre più goffi ed impacciati, le forze ormai li hanno quasi del tutto abbandonati. Se riescono ancora a muoversi, è solo per la loro folle determinazione nel riuscire nella propria impresa.
Sherry, tanto è piena della tossina degli avversari, ormai non avverte quasi più niente. È oltre ogni proprio limite, ed ha perso così tanto sangue che è un miracolo se ancora riesce a reggersi sulle proprie zampe. Ma non gliene frega niente. Deve avanzare, deve arrivare in cima e deve portarlo su quel maledettissimo ponte. Deve farlo per forza, deve salvare Everett e Blackwood, e deve ucciderlo.
«Non farmene pentire!»
Cosa voglia dirle Radish con quelle semplici parole, Sherry non ne ha la più pallida idea. Non le avrebbe capite neanche in un altro contesto.
Quando però le afferra la pelliccia su due punti ben distinti della schiena e la solleva in aria, un’idea comincia a farsela. Idea che poi si rivela giusta, perché il compagno davvero ha deciso di lanciarla su Jäger.
La guarda giusto per un secondo, Radish, prima di doversi rigirare per colpire con un cazzotto dritto sul naso qualcuno che pensava scioccamente di poterlo attaccare alle spalle. Se non si concentrerà su tutti loro adesso, non riuscirà ad evitare di andarle dietro. E non può farlo, lo sa. Deve lasciarle sconfiggere i propri demoni, deve farle realizzare il proprio sogno, e deve farlo senza di lui. È già intervenuto abbastanza, potrebbe addirittura non perdonarlo per tutto questo… se intervenisse anche ora, neanche Shenron potrebbe aiutarlo.
Sherry tende le zampe in avanti, estrae maggiormente gli artigli e spalanca le fauci un istante prima di atterrargli addosso.
Gli è sopra, adesso, è riuscita ad inchiodarlo a terra, a morderlo alla spalla, e a conficcargli in profondità gli artigli. Ma il suo sforzo non è sufficiente, non quando la sua rabbia ha raggiunto ormai il picco che loro stessi avevano sperato di fargli raggiungere.
Il tuo sangue…
Riesce ad azzannarla alla spalla e, senza neanche pensarci un istante di più, la strattona via, infischiandosene se così lui stesso si farà del male, a causa delle sue unghie conficcate nella carne.
Il tuo odore…
Reso cieco e folle dalla gelosia e dalla collera più assolute, agli occhi di Sherry appare improvvisamente come più grosso, ed i muscoli di colpo non le rispondono. È sfinita, dolorante come non lo era mai stata, con più tossina che sangue in corpo, e questa visione è decisamente il colpo di grazia.
Prima che però riesca a raggiungerla, a stringerle per l’ultima volta le fauci attorno alla gola per ucciderla in maniera totalmente consapevole, una zampa artigliata gli afferra dolorosamente la zampa posteriore.
«CORRI!»
Si rigira immediatamente contro Everett, tirandogli un manrovescio dritto nel muso che lo fa ribaltare dall’altra parte.
Mentre il fratello, ormai incapace di mantenere la muta a causa dell’estremo dolore, riprende sembianze umane, Sherry si volta fulminea, cominciando a correre con quanta più forza può mettere nelle zampe.
Il cuore le martella furiosamente nel petto, e l’improvvisa nuova ondata di adrenalina mista a determinazione non le fa più sentire il dolore agghiacciante che la stritolava fino a pochi istanti prima.
Non è lontano, posso farcela!
Jäger si è però lanciato furiosamente all’inseguimento, mentre quell’immagine scorta tra i ricordi del fratello gli si marchia a fuoco nella mente, rendendolo incapace di ragionare.
Maledetta puttana!
Lo schioccare dei denti vicini alla sua coscia sono come una frustata dritta al cuore, così potente e vibrante da farle accelerare ancora di più la propria corsa.
È dietro di lei, lo sente. Gli basterà un ultimo sforzo e la butterà a terra. Non può evitarlo, non ha modo di scattare da nessuna parte per seminarlo, non può fare niente, se non provare ad accelerare ancora.
Major, invece, qualcosa la può fare.
Dopo essersi trascinato con le ultime energie rimaste fin sul margine del ponte, afferra un fucile. Ha un solo colpo a disposizione, uno solo.
Dovrò farmelo bastare.
La tossina che contiene non avrà alcun genere di effetto su una bestia di quel calibro, tanto meno il veleno, ma se riuscirà a colpire nel punto giusto…
«Cosa pensi di fare?!» Un paio di forti mascelle lo stringono in vita, con una forza tale che, lo sa, presto si spezzerà in due come un ramoscello.
Urla con forza, sforzandosi comunque di prendere la mira. Ha un solo colpo in canna, gli altri fucili sono scarichi e, nella maggior parte dei casi, distrutti, dopo essere stati usati come armi contundenti per togliersi gli avversari di dosso.
Mad… prenditi cura di Dom e le bambine per me…
Per quanto stia provando a mutare di nuovo, così da impedirgli di segarlo in due, il suo corpo è davvero troppo stanco per riuscirci, ed ormai rifiuta il comando, lasciandosi praticamente andare.
Aspetta, Major. Aspetta che la bocca si chiuda attorno a lui, che lo spezzi del tutto… ma quella non si chiude.
«Spara, che aspetti?!»
Riconosce la voce di Piccolo, ed un moto di sollievo gli permette di respirare di nuovo. Sta tenendo quell’orribile bocca aperta, si sta ferendo alle mani per far sì che non si chiuda e non l’ammazzi. Non può assolutamente deluderlo.
Un colpo, uno solo.
Ispira, prende la mira, espira.
Un colpo, uno solo, e Jäger perde l’equilibrio quando il proiettile si schianta contro la sua zampa sinistra. Perderà anche la sua solita falcata, adesso, perché quel solo proiettile gli si è incastrato nella rotula. Corri adesso, bastardo!
Gli occhi di Sherry saettano veloci da una parte all’altra. Di colpo ha troppi sguardi addosso, perché per tutti quanti è evidente che sarà il loro personale scontro a decidere le sorti del Nord.
E mentre Sherry scorge Major e Piccolo, capendo grazie a quest’ultimo che la sua idea è tutt’altro che infondata, Radish ha recuperato Nike ed è salito nella piccola "arena privata”, dove si trovano ancora Blackwood e Everett. Il primo, dopo essersi ri-arrampicato quando è stato lasciato all’improvviso da Jäger, si sta trascinando verso il secondo, che giace immobile per terra.
Una nuova ondata di panico assale il Saiyan, tanta è la sua immobilità, e subito gli solleva il busto e lo scuote un poco, dandogli infine qualche pacca sul viso per fargli aprire gli occhi.
Loro due non si sopportano, questo è palese, ma non per questo lo vuole morto. Tutto sommato, può dire di essersi addirittura affezionato alla sua spocchia e al suo carattere impossibile, a quegli sguardi al vetriolo e alle frecciatine pungenti. In fondo, avrebbe anche potuto ignorarlo, togliergli definitivamente la parola, trovare addirittura il modo di allontanarlo da Sherry, soprattutto dopo tutto ciò che è successo… ma non l’ha mai fatto, limitandosi a trattarlo come un moccioso stupido e fastidioso.
Non vuole rinunciarci, per quanto gli sembri strano. Non vuole e non può, perché un lutto simile sarebbe troppo per la psiche già assai provata di Sherry. Vaffaculo, maledetto arrogante del cazzo! Sappi che, anche se non vuoi, ti riporterò in vita con le Sfere! Non ti libererai di nessuno di noi così facilmente, soprattutto di me!
«Non ti azzardare a morire, hai capito?!» Bercia contro il suo volto preoccupantemente pallido. Dopo uno schiaffo più forte, finalmente lo vede riaprire debolmente gli occhi, pieni di una stanchezza e di un dolore infiniti. E di arroganza. Quindi non eri del tutto incosciente, eh? Stronzo! «Mi servi per quella parte di lei che ancora non so gestire, quindi vedi di restare vivo!»
Senza volerlo, Everett gli tossisce addosso un preoccupante fiotto di sangue, alla quale ne segue subito un altro, e un altro ancora. Non riesce a fermarsi, e il suo organismo non riesce più a combattere tutta la tossina che ha in corpo.
«No, no, no!» Panico assoluto, quasi non riesce più a respirare. Non può perderlo, non può permettere che accada. Ma non può neanche curarlo, non ne ha le capacità.
Pensa furiosamente a come fare, a quanto tempo impiegherebbe a portarlo al riparo dagli Omega per farlo curare, finché qualcuno non gli tira con forza i capelli.
«Zendor, smettila di fare lo stupido e aiutami qui, forza!»
Riconosce la voce di Angelina, ma non riconosce quell’altra creaturina piccola e pallida che gli svolazza vicino. Suppone essere un Elfo, l’equivalente maschile delle Fate, ed ha pure ragione: Zendor, infatti, altro non è che il fratello minore di Angelina. Come pochi altri di loro, si è lasciato convincere ad usare le loro abilità per curare i feriti. In fondo, Roman per loro ha sempre fatto tanto, anzi tantissimo, e un piccolo sforzo possono farlo pure loro, per una volta. Per gli Elfi, inoltre, l’idea è risultata tutto sommato assai divertente, perché quel prepotente di Jäger si sentirà malissimo nel subire uno smacco simile da creature per lui tanto inutili.
«Radish!»
Seguendo il dito della piccola Fata, che ha urlato con una paura incredibile, Radish si sente improvvisamente congelare fin nelle ossa.
Lei sta correndo, ma lo sa che non ce la fa più. Se non riesce a sentire né ciò che prova né il suo dolore, è perché è totalmente annebbiato dall’adrenalina che ha in circolo e dal terrore di perderla. Però lo sa che non ce la fa più a correre, che ogni singolo limite possibile è stato abbattuto di prepotenza, e che il suo corpo è ormai ad un passo dal collasso. Mentre Jäger, a meno di un paio di metri dietro di lei, gli pare tutt’altro che stanco. Gli sembra solo incazzato a morte, e assolutamente deciso ad ucciderla.
Ma non è questo a fargli veramente paura, quanto il fatto che la via scelta da Sherry è ormai finita. Per quale ragione si sia lanciata verso un ponte crollato, anziché scegliere una qualsiasi altra diramazione, non lo capisce, ma non è certo il momento adatto per lambiccarsi il cervello e capire quale disturbo mentale possa averla spinta a prendere una tale decisione.
Le due creature fatate gli hanno ormai tolto il corpo di Everett dalle mani, e, senza riuscire assolutamente a trattenersi, scatta a sua volta in avanti. Non gli ci vorrà niente a raggiungerli, lo sa. L’unica cosa difficile sarà lanciarsi verso di lei per aiutarla, anziché lanciarsi su di lui per farlo a pezzi.
Senza neanche vederlo, Sherry in qualche modo riesce ad intuirlo.
No! No, Radish! Fermo, non lo fare! Non avrò una seconda occasione!
Più forza nelle zampe, ancora di più. Manca così poco, e potrà mettere in atto la sua idea. Idea che è nata guardando dei bambini giocare.
Ma è così che loro imparano, da piccoli: giocando.
Il gioco serve non tanto per stancarli e tenerli allegri, quanto per fargli imparare come dovranno muoversi una volta adulti. Serve per capire quanta forza usare nella mascella per evitare di fare del male e viceversa, quando è il caso di mostrare il ventre e quando no. Il gioco è un po’ come la base del loro addestramento.
Logan si stava lanciando sulla sorellina, quella volta. Era più in alto rispetto a lei, e si è esposto totalmente.
«Fine della corsa, puttana!»
Ahhh, puoi dirlo forte!
Pianta le zampe anteriori sul bordo del ponte crollato. Ai loro lati, ci posiziona con più fermezza quelle posteriori, e subito carica tutto il peso in basso.
Non è necessario saltare troppo in lungo, né particolarmente in alto. È lui che deve andare più su, ed è ovvio che lo farà. Tutto il suo corpo è schifosamente più potente, ed è ancora carico di preziosissime energie. Entrambi fattori che, anche a causa della folle rabbia che lo sta divorando, adesso gli si ritorceranno contro.
Nota Radish con la coda dell’occhio, è sempre più vicino. Ancora pochi secondi, e le sarà addosso.
Non farlo, Radish! Aspetta, dannazione!
Salta, il corpo viene attraversato da un’ondata di dolore che per poco non le fa perdere i sensi.
Non ancora!
Jäger salta dietro di lei, le fauci sono orribilmente spalancate, mettendo in mostra tutte quelle terrificanti zanne.
Non ancora!
Un altro piccolo sforzo, e Sherry riesce a piegarsi su sé stessa, ribaltandosi. Adesso è a testa in giù, sospesa ad un’altezza incredibile, e Jäger è proprio sopra di lei, che si protende per afferrarla e farla a brandelli.
Chiude gli occhi, e rivede velocemente tutto il male che le ha fatto. Rivede i suoi morsi alle zampe, l’artigliata all’orecchio. Risente la sua voce melliflua, risente quelle orribili parole che le rivolse quel lontano gioco da dimenticare. Sente di nuovo le sue mani sul proprio corpo, lo sente mentre la viola brutalmente, godendo del suo dolore e della sua umiliazione.
Ricorda tutto quanto, ogni dettaglio, tutto quel dolore atroce che l’ha quasi fatta impazzire…
Di scatto apre occhi, fissa il punto, e finalmente spalanca le fauci. Si era in un certo senso ripromessa di non fare mai più una cosa del genere, e, soprattutto, l’aveva promesso a Radish, quel giorno in cui provò ad insegnarle questo genere di attacco. È però convinta che, considerate le circostanze, non glielo farà pesare.
Game over, stronzo!
E in un istante, un solo, sfavillante ki blast nero e blu viene lanciato dritto contro il suo cuore.




ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ben ritrovati, amici lettori! 😘
Mi scuso infinitamente per il ritardo! Ci ho sperato fino all’ultimo di tornare a casa in tempo, ma alla fine ho fatto tardi e quindi ho pubblicato oggi. 😖
La verità è che ho fatto un salto in ospedale, e poi sono rimasta a cena dai miei per far sorridere un po’ mio papà. Suo fratello infatti ha avuto un infarto pochi giorni fa, ed in pratica per poco è proprio morto. Ora si sta riprendendo bene, quindi tutto a posto, però babbo ha perso sua mamma a Marzo, quindi lasciarlo solo adesso me ne sapeva troppo male, e allora sono stata un po’ a casa con loro.

😰😰😰😰😰😰

Passiamo al capitolo vai, lasciamo fuori tutti questi problemi.
Il capitolo è stato un parto. Davvero. Fate conto che, problemi personali a parte, qui piove da tipo dieci giorni, e con la pioggia a me viene mal di testa e non riesco a dormire! Sto a pezzi, davvero! Il cervello mi cola giù dalle orecchie ormai.😢😫
Il titolo…🙄 "La battaglia delle cinque armate”… OOOOHHH! Suona così bene, eppure il capitolo è una schifezza! 🤪
Ebbene sì, sono una gran fan de Il Signore degli Anelli e de Lo Hobbit. Ricordo che al liceo ci fu proprio un periodo in cui tutti in classe (eravamo in 13 quell’anno, mi pare) eravamo fissatissimi, tanto da farci le supercazzole ad una professoressa. Povera donna 😛
Comunque, cinque armate: Nord, Sud, Terre di Nessuno (con Roman annesso), Team Z, e le Fate!
Ci sono voluti 4 “eserciti” per buttare giù il Nord! Saranno stati cazzuti?

Ebbene sì, Cramisi, ci avevi visto giusto: la soluzione ai problemi di Radish, altro non era che Roman! Tra l’altro, ironia della sorte, fu proprio Sherry, nel capitolo 4, a dirgli che lui sta sopra a tutti quanti! (e te ne eri pure ricordata!💛)
Tra l’altro, qual è la chiave del suo sotterfugio? Semplice: Radish è più forte di lui, e si è imposto come nuovo Alpha. Roman, semplicemente lo ha accettato davanti a tutti come suo superiore - in quanto a mera forza fisica -, e ciò gli impone di seguirlo e di obbedirgli. Le Fate sanno bene di non potergli impedire una cosa simile, perché andrebbe contro alle loro regole più sacre.
In sintesi, piegandosi a Radish, Roman ha fottuto tutti quanti!
In fondo, gli deve un favore non da niente.

Piccolo chiarimento: La parte dove viene affermato che “uccidendo l’Alpha, si prende il suo potere”, vale solo se suddetto Alpha ha un branco sotto di sé. Se l’Alpha in questione è un solitario, è come da considerarsi un comune Spettro. La forza del lupo, viene dal branco.

Comunque vi chiedo davvero scusa se il capitolo non ha raggiunto le vostre aspettative. Se già di mio non sono buona per niente a scrivere scene di questo genere - che però erano inevitabili -, questo capitolo ha subito le conseguenze dei problema di cui vi ho parlato. Ora va meglio, sono più tranquilla, ma il capitolo rimane comunque quello che è. Sorry!☹️
A meno che in settimana non succeda qualcosa (e, cazzo, spero davvero di no!), venerdì prossimo ci sarà il solito aggiornamento 😁 e, a proposito dell’aggiornamento… Sherry sarà uscita ad riuscita ad uccidere Jäger?

Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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