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Autore: moira78    18/10/2020    7 recensioni
Ormai alle soglie del nuovo millennio, Candy racconta a sua figlia e sua nipote la storia della sua vita. Ho cercato di riempire il vuoto lasciato dal finale sibillino dei romanzi dell'autrice originale, tentando di cogliere lo spirito dei personaggi e scrivendo in modo più dettagliato ciò che è accaduto dalla scoperta dell'identità del Principe della Collina in poi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Il mio bambino", furono le prime parole che sussurrai quando aprii gli occhi. Lui era accanto a me e mi stava accarezzando i capelli.

Sorrise, riportando immediatamente la calma nel mio cuore: "Sta bene, tranquilla. Si è solo agitato un po', lì dentro ma quella che mi ha fatto più preoccupare sei tu".

Sospirai di sollievo, lasciando libere le lacrime, mentre la tensione si allentava. Dopo qualche minuto dissi: "Albert, a proposito di oggi, io...".

"Sst", m'intimò lui con un dito sulle mie labbra, "non ne parliamo ora. Hai bisogno di riposo. Dopo ti giuro che farò tutto ciò che desideri, compreso ritrattare con i giornalisti, se ti rende felice. Ma ti avverto che sarebbe peggio e non lo dico perché voglio sposarti a tutti i costi. Adesso riposa e non pensare a niente".

E lo feci: ero così stremata da quello che era accaduto che dormii per ore. Quando il medico entrò nella stanza era quasi buio: mi raccomandò di stare più a riposo, anche se non mi proibì di lavorare, e di essere sempre prudente. Essendo infermiera discussi con lui di tutte le accortezze da prendere da quel momento in poi, inclusi i consigli alimentari.

"Sono certo che questa gravidanza andrà benone, ha un marito che l'adora, si vede lontano un miglio!", commentò prima di uscire e chiudere la porta.

Già, Albert, mio marito. Che non era mio marito. E il mio ex, che a sua volta mi aveva sposata dopo essere rimasto vedovo, aveva fatto a pugni con lui perché pensava che lo tradissi. Neanche nelle tragedie messe in scena dalla compagnia Stratford c'erano così tanti intrighi e storie complesse.

Ridacchiai, poi cominciai a ridere più forte. In breve, le lacrime mi accecarono e non capii più se stavo ridendo o piangendo. Albert mi abbracciò e io neanche mi accorsi di quando era entrato: "Piangi, piccola mia, piangi pure", mi disse con la sua voce carezzevole.

"Piangere? Ma io stavo ridendo! Pensavo che... che... Terry e tu...", blaterai tra i singhiozzi. Lui mi strinse ancora più forte, accarezzandomi come una bambina.

Non sapevo se fossero gli ormoni della mia gravidanza o la tensione accumulata, ma per giorni rimasi in uno stato sospeso tra sogno e realtà. Albert mi portò a Chicago, ma in un albergo più defilato dove nessuno potesse farci domande: ognuno stava nella sua stanza e lui mi controllava di continuo. Successivamente, mi raccontò che aveva inventato una storia con l'albergatore, sostenendo che mi stava accompagnando da una lontana cugina per portare a termine la gravidanza mentre lui doveva allontanarsi per lavoro. Per un mero colpo di fortuna nessuno si accorse che non avevamo la fede al dito e, viste le mie condizioni, nessuno fece domande sulle camere separate.
Dopo una settimana si decise a venire da me per parlarmi: capii che non potevo più fuggire da quella realtà. Sedette accanto a me, sul mio letto e mi disse: "Candy, quello che è accaduto è terribile, le cose non dovevano affatto andare così. So che sei ancora sconvolta, ma è ora di prendere una decisione. A causa dei giornalisti e del comportamento di Terence ho dovuto raccontare una grossa bugia e spero mi perdonerai per questo".

Scossi la testa: "Mi hai chiesto di fidarmi di te e l'ho fatto, ricordi?". Ancora una volta lo guardai negli occhi e ancora una volta il loro colore limpido mi fece girare la testa.

"Ora hai due strade davanti a te, Candy: la prima è la più difficile. Si tratterebbe di raccontare la verità alla stampa, spiegando che, come tuo padrino, mi sono sentito in dovere di proteggerti dalle accuse infondate lanciate dal tuo ex marito. A quel punto però potrebbero inventare storie parallele non sapendo davvero di chi è figlio questo bambino e sia tu che lui potreste essere trascinati nel fango, includendo forse persino Terence. La seconda strada è la più semplice, ma richiede un grande sforzo da parte tua, che sei ancora così confusa: devi semplicemente sposarmi in segreto e io riconoscerò il bambino. Poi, se vuoi, potremo cercare Terence, o scrivergli, e quando le acque si saranno calmate potrà riconoscerlo come suo: ma anche questo comporterà delle conseguenze, perché potrebbe creare confusione. Purtroppo, sia io che il tuo ex siamo molto in vista e se per noi adulti essere coinvolti in uno scandalo può essere irritante, per un bambino è terribile".

Aveva descritto alla perfezione tutti i pro e i contro di ogni decisione. Mi trovavo in un limbo nel quale dovevo scegliere il male minore: tentare un ricongiungimento col mio ex, un amore incrinato in cambio di un cognome e di una dubbia serenità, o cercare un porto sicuro nell'uomo che stavo imparando ad amare, donando stabilità a mio figlio.

Guardai Albert e il mio cuore non ebbe più dubbi: "Il mio bambino deve vivere in un ambiente sereno e... anche io. Verrà il momento in cui parlerò di nuovo a Terence, ma ora sono ferita e devo guardare al futuro. E più ci penso, mio dolce Bert, più mi rendo conto che il mio futuro è con te". Gli presi le mani, e mi accorsi che erano gelide e stava tremando. "So quanto tu tenga a me, e credimi quando ti dico che ti vedo già con occhi diversi. Ti scelgo anche per questo, perché per quanto possa anteporre la felicità di mio figlio alla mia, so che devo essere felice io per prima. Ma devi essere paziente con me, mio principe, e lasciarmi il tempo di far guarire le ferite del mio cuore. Sono ancora troppo fresche".

Lui chiuse gli occhi e deglutì, chiaramente commosso da quella dichiarazione a metà: "Ti prometto", cominciò, ma dovette schiarirsi la voce, "ti prometto che ti aspetterò, mia dolce Candy e che proteggerò te e il tuo bambino, amandolo come se fosse mio. Sarò paziente e non ti chiederò nulla in cambio, se non la tua felicità".

I suoi occhi lucidi tradirono ancora i suoi sentimenti per me. Conoscevo Albert come un uomo tutto d'un pezzo, non freddo ma posato e affatto incline alle emozioni violente. Io risvegliavo qualcosa di ancestrale in lui, come mi confessò qualche anno dopo.

Questo suo lato così sensibile e tenero era uno dei motivi che contribuirono a ingrandire quel sentimento nel mio cuore.

Il matrimonio si svolse in gran segreto, e Albert mi raccontò dei malori continui della zia Elroy: "Per quel giorno, però, cerca di stare bene, almeno durante l'ora in cui officeremo la cerimonia in casa", le aveva detto facendola andare su tutte le furie.

Al matrimonio eravamo presenti solo noi, Archie ed Annie con il loro bambino, oltre a una riluttante zia Elroy, che avevo sentito sospirare stizzita in più di un'occasione. La cerimonia fu breve ma commovente e Albert era quasi più emozionato di me. Avrei voluto officiarla alla Casa di Pony, magari sulla nostra collina, con Miss Pony, Suor Lane, Patty e il suo fidanzato e tutti i bambini, ma non fu possibile per ovvi motivi.

Quella sera Albert mi portò in una casa alla periferia di Chicago, sapendo bene che la convivenza con gli altri Ardlay non sarebbe stata gradita da nessuno, seppure i Lagan fossero ormai quasi stabilizzati al Sud e la zia vivesse praticamente da sola con la servitù. L'appartamento non era molto grande ma sarebbe stato sufficiente. Dopo il crollo della Borsa di poco tempo prima anche gli Ardlay avevano subito delle perdite, ma non così ingenti da risultare preoccupanti, fortunatamente. Inizialmente non volevo che comprasse una casa solo per noi, ma visto che anche Lakewood era stata venduta non avevamo un altro posto in cui andare.

Ci fermammo sulla soglia e lui mi chiese, un po' imbarazzato, se dovesse prendermi in braccio. Terry lo aveva fatto, tra le risate di entrambi, e mi aveva portata direttamente a letto. Albert lo fece esibendosi in facce buffe e adducendo al peso supplementare ma mi depositò in una stanza tutta mia.

Me l'aspettavo, eppure ne fui vagamente delusa.

Non affrettare i tempi solo perché ti senti attratta da lui, Candy, chiarisciti prima le idee per bene o rischi di fargli solo del male, mi dissi.

E così feci, fino al giorno in cui mi svegliai in preda alle doglie.
   
 
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