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Autore: Ciuffettina    18/10/2020    4 recensioni
Michael era orgoglioso della missione affidatagli, lui era un bravo figlio obbediente, desideroso di compiacere suo Padre, tuttavia avrebbe preferito non avere quel mantra sempre nelle orecchie
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Gabriel, Metatron, Michael, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Il giorno dopo, al posto delle benedizioni che si era aspettato Michael, dall’accampamento degli ebrei salirono delle urla che nulla avevano di umano, sembrava che qualcuno li stesse sventrando con una zappa.
Ma che succede?” pensò preoccupato e si precipitò a vedere che cosa stesse accadendo: serpenti velenosi? Un’invasione di scorpioni nelle tende? Altri soldati egizi?
Niente di tutto ciò: semplicemente gli Israeliti erano usciti dalle loro dimore, non avevano trovato la consueta manna, si erano precipitati nei dintorni a cercarla freneticamente e, avendo costatato che era inutile, avevano cominciato a dare di matto: «Non cadrà mai più! Moriremo di fame! Ma perché non siamo rimasti in Egitto dove almeno mangiavamo a sazietà da pentole colme di carne?» incuranti che era rimasta per ognuno di loro una scorta sufficiente per quel giorno.
Era un’altra prova di fede e, anche questa volta, avevano fallito miseramente.
Michael comparve a Mosè con le ali spalancate, segno che era oltremodo irritato, e disse: «Dio vi ha condotto fuori dall’Egitto, ti ha dato il Bastone per dividere le acque del mare e per addolcire l’acqua dell’oasi di Mara, vi ha mandato la manna e ancora non obbedite ai suoi statuti e precetti? Non potete nemmeno accampare la scusa che vi ha dato troppi ordini perché, dopotutto, vi ha comandato solo di avere fede in Lui e voi non l’avete fatto. Sei il loro comandante e dovresti imporre della disciplina».
Mosè sbottò: «Perché te la prendi con me? Perché mi avete messo addosso il carico di tutto questo popolo? L’ho forse partorito io?»
Fosse stato libero di agire, Michael gli avrebbe insegnato che cos’era l’obbedienza, detto anche timor di Dio, ma si limitò a dirgli di ricordare a quei capoccioni di Israeliti che la manna sarebbe piovuta di nuovo il giorno dopo.
 
 
L’indomani, come promesso, la manna riprese a cadere nelle prime ore del mattino e questo avrebbe dovuto rallegrare gli umani, invece ripresero i mugugni: «Ma basta! Siamo stufi di ‘sta roba! Vogliamo della carne!»
Ai Piani Alti cominciarono ad averne abbastanza delle loro proteste, visto che avevano tutta la carne che volevano, viva e belante, e ancora si lagnavano!
Michael comparve a Mosè: «Non avete fatto altro che lamentarvi: “Chi ci farà mangiare carne? Perché siamo usciti dall’Egitto? Ci stavamo così bene!” Ebbene domani il Signore vi darà la carne e voi la mangerete. Non per un giorno, non per 2, non per 5, non per 10, non per 20 giorni, ma per un mese intero, finché non vi esca dalle narici e vi venga a noia perché, nonostante tutto quello che il Signore ha fatto per voi, non Gli avete dimostrato la benché minima gratitudine». Dopo di che decollò.
Mosè si chiese come l’invio di carne potesse essere un castigo, sarebbe piovuta marcia? O sarebbero stati obbligati a mangiare i loro animali? Attese l’indomani con un bel po’ d’agitazione.
 
 
Il giorno dopo non fu diverso dagli altri: piovve la solita quantità di manna tra i soliti brontolii degli Israeliti, fecero la solita marcia infernale nel deserto di Sin sotto il sole con Michael che indicava la strada sotto forma di nuvola di polvere… insomma la solita routine, perciò Mosè stava cominciando a pensare che la promessa / minaccia dell’arcangelo era stata accantonata.
Fu solo verso sera, quando gli ebrei stavano montando le tende, che si alzò un forte vento, portando uno stormo immenso di quaglie, facendole cadere presso l’accampamento.
Gli uccelli erano talmente storditi che non fu difficile per gli israeliti catturarli.
Per tutta la sera, la notte e il giorno dopo il popolo raccolse le quaglie, nonostante Mosè ricordasse loro che prima sarebbero partiti e prima sarebbero arrivati nella Terra Promessa e che avevano raccolto scorte a sufficienza. Fiato sprecato.
Gli Israeliti fecero una bella grigliata di gruppo fra vari: «Finalmente!» «Era ora!» «Basta con quella fetida manna!»
Stavano ancora masticando tutti allegri, quando furono colpiti da una fortissima indigestione.
Loro non potevano vederlo, ma in un angolo c’era Gabriel, con un sorriso ironico: «Ecco soddisfatta la vostra smania di carne! La mia manna non è fetida, ingrati!»


Dopo qualche giorno di degenza, alcuni Israeliti fecero sapere a Mosè che, nonostante il mal di pancia, volevano ancora le quaglie e il condottiero li rassicurò, un po’ sorpreso, riferendo loro che Dio aveva promesso di farle piovere per un mese.
Quando gli altri seppero che avrebbero mangiato ancora quaglie per un mese, la popolazione si divise in tre fazioni: i più ottimisti sostenevano che, allo scadere del tempo, sarebbero entrati nella Terra Promessa; altri sostenevano che non sarebbero ancora arrivati ma che dopo ci sarebbe stata un’altra prelibatezza e infine, i più pessimisti sostenevano che allo scadere del mese non solo non sarebbero ancora giunti a destinazione, ma che sarebbero tornati a mangiare manna, solo manna, nient’altro che manna (alla faccia di chi sostiene che l’espressione “piovere manna dal cielo” significhi “fortuna improvvisa”.
Comunque Michael era ottimista: sembrava che, tutto sommato, mandare la manna al mattino e le quaglie la sera fosse la formula vincente per accontentare gli umani ma la strada era ancora lunga attraverso il deserto…
   
 
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