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Autore: f9v5    19/10/2020    1 recensioni
[Joint Training Battle Arc; Spoiler per chi non legge il manga] [Classe 1-A vs 1-B... probably] [Raiting alzato ad arancione perchè vi saranno scene un pò pesanti ad un certo punto]
Allora, diciamo che questa saga del manga è quella che più mi ha lasciato l'amaro in bocca, per varie ragioni. Ho deciso quindi di provare a riscriverla a modo mio, non so cosa ne uscirà fuori, possiamo definirlo un esperimento.
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Le due classi passarono alcuni secondi a lanciarsi intensi sguardi, sembrava che le schermaglie pre-lotta avessero avuto inizio.
Izuku francamente non sentiva i calori della fantomatica rivalità, ma passò un considerevole lasso di tempo a studiare attentamente tutti loro.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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2° Giorno, ore 16:14
-Midoriya, ti rendi conto, vero, della gravità della situazione?-
-Credimi, so benissimo quanto sia orribile ciò che mi ha fatto.-
-E allora vorrei capire perché non hai ancora fatto niente a riguardo.-
All’insaputa dei due, impegnati in quel momento a discutere, Togaru Kamakiri, dall’altro lato della porta, strinse i denti.
-Ci terrei ad aggiungere una cosa, prima che tu risponda: sono a dir poco furioso e vorrei prenderlo a calci, quindi sarà meglio tu mi dia una risposta che si riveli ben più che soddisfacente.-
Ricordi poco piacevoli gli riaffiorarono nella testa, se ci ripensava poteva addirittura ricordarsi dove si trovavano le ferite che gli avevano causato quella volta, con aspro condimento di insulti e inviti a sparire per sempre.
-Tanto nessuno sentirà la mancanza di uno schifoso insetto.-
Brevi flash del vicolo, il puzzo della spazzatura gettatagli addosso, la frustrazione crescente e il desiderio di staccare la testa a quei miserabili.
Che dire, neanche ci pensava all’epoca, a voler diventare un Eroe.
-Todoroki, la verità è che non voglio abbassarmi al suo livello.- sentì la voce di Izuku che mormorava dall’altro lato, se si fossero accorti di lui avrebbero già cambiato argomento.
Ricordava il bruciore dell’alcol sulle ferite mentre Setsuna lo medicava, quella volta ancora la odiava, ma fu anche la volta in cui cominciò a sospettare che non fosse una stronza, poi col tempo ebbe la conferma che Tokage stronza lo era eccome… ma in senso positivo.
-Non basta come motivazione, vuoi veramente dirmi che è solo per questo? Denunciare il suo comportamento non è abbassarsi al suo livello, ma far sì che paghi le conseguenze delle sue azioni.-
Sentì la voce di Todoroki farsi più veemente, sembrava che la sua calma si fosse incrinata.
Se avesse parlato per sé stesso, Togaru avrebbe detto che la sua, di calma, era andata a farsi benedire appena l’argomento bullismo era entrato in causa.
-Se riportassi questa storia potrebbe venire espulso.-
-Il minimo che si meriterebbe.-
Cazzo, se dava ragione a Todoroki qui, lui avrebbe optato anche per un bel paio di calci in culo.
-Dico sul serio, Midoriya, magari aspettiamo che finisca l’esercitazione, ma poi Domenica tu…-
-Non faremo nulla del genere!- Midoriya quasi alzò la voce, era serio e determinato, inconsciamente quasi tirannico.
Togaru sgranò gli occhi scioccato, una simile presa di posizione, assunta con tale fermezza, era decisamente una presa in contropiede e poteva scommetterci che l’espressione di Todoroki non fosse da meno.
Ma perché? Non lo capiva, non riusciva a capire cosa Midoriya Izuku avesse per la testa.
-Ascolta, non è che non capisco cosa vuoi dire, e ti mentirei se ti dicessi che non c’è neanche una parte di me che desidererebbe fargliela pagare, per tutto quanto.-
E allora che diavolo aspettava ancora?
Il ragazzo insetto strinse i pugni, non riusciva a comprendere cosa spingesse il suo compagno di team ad adottare quest’atteggiamento.
Perché non volere che un individuo disgustoso come Bakugo imparasse la lezione, che pagasse per le schifezze che aveva fatto? Perché lasciare che la passasse liscia?
Per il piano? Per questo? Ora francamente gli sembrava ancora più insensato, era uno sforzo che quello lì non si meritava.
-Todoroki, ricordi su cosa ci siamo accordati, no?-
-Certo che ricordo, e ora mi sembra ancora più incomprensibile l’impegno che ci stai mettendo, uno come lui ne vale la pena?-
Già, il piano, a loro della squadra 5 lo aveva spiegato pure, era stato proprio lui il più reticente, lui che aveva solo voglia di fare a botte per confrontarsi con avversari forti, non gliene importava di aiutare uno come Bakugo, adesso ancora di più.
-Una parte di me ancora lo odia, Todoroki. Una parte di me ancora odia Bakugo!-
-Direi che è compren…-
-Non va bene!- lo interruppe con calma.
Togaru strinse i pugni, era sicuro gli fossero sbiancate le nocche.
-Voglio che Bakugo capisca i suoi sbagli, ma con lui bisogna andarci per gradi. Facendolo espellere non cambierebbe nulla. Lo porterò a capire l’importanza dei compagni, della fiducia, di cosa voglia dire essere un Eroe. Lo farò sconfiggendolo!-
-Credi che questo lo farà cambiare?-
-Sarà il primo passo! E poi… ne ho bisogno io… per affrontare definitivamente i miei demoni.-
Demoni? Fantastico, era arrivato il momento della discussione simil-filosofica, magari se ne tornava a dormire e ripassava dopo.
-Voglio essere un Eroe che salva tutti col sorriso. Ma come potrei riuscirci se un giorno in pericolo fosse una persona verso cui dovessi nutrire risentimento? Ultimamente ci ho pensato.-
Qualcuno verso cui si provava risentimento?! Togaru si trovò a sgranare lo sguardo nuovamente, lui non ci si era mai fermato a pensare a certe cose, e bastava il suo carattere a spiegare il perché.
-Non voglio che i miei rancori possano portarmi un giorno a fare, o non fare, qualcosa di cui so già che mi pentirei. Un Eroe vero cerca di salvare chiunque indiscriminatamente, eventuali dissapori non devono importare. Quindi sconfiggerò Bakugo e al contempo lo aiuterò a capire, o almeno cercherò di far sì che cominci a provarci. Perché se gli voltassi le spalle un giorno potrei farlo anche con qualcun altro. Non è l’Eroe… non è la Persona che voglio essere!-
Se qualcun altro fosse stato in quel corridoio avrebbe visto Kamakiri chinare la testa e rimanere imbambolato per alcuni secondi buoni.
Todoroki disse qualcos’altro dopo, ma ormai non stava più ascoltando, sinceramente colpito da quelle parole.
Un ghigno sorse spontaneamente sul suo volto.
“Brutto figlio di puttana, sei veramente pazzo!” e si rese conto di provare qualcosa, qualcosa che si chiamava rispetto.
Midoriya Izuku ne aveva passate tante, forse anche più di lui, aveva visto il peggio delle persone, cavolo, aveva la causa che aveva dato inizio a tutto sempre a pochi passi da lui.
Era costretto a vedere Bakugo ogni giorno, la personificazione delle sue sofferenze, eppure non aveva impedito a ciò di ostacolarlo, di non cadere preda del desiderio di vendetta.
Lui non c’è l’avrebbe fatta, doveva essere sincero, avrebbe ceduto alla rabbia e avrebbe tentato ogni giorno di spaccargli la faccia.
Sospirò, non aveva senso continuare ad impicciarsi, ormai aveva finito per ascoltare abbastanza da capire che genere di persona fosse il suo compagno di squadra.
Nessuno dei due di là sospettava della sua presenza, magari poteva tranquillamente tornarsene nella stanza che si era scelto e dormire ancora, almeno si sarebbe riposato.
Poi però volse distrattamente lo sguardo alla finestra di fianco la porta di ingresso e il suo ghigno si trasformò in una smorfia di disgusto.
Senza accorgersene si era già mosso.
 
 
2° Giorno, ore 16:20
Reiko non poteva dire di conoscere bene Kamakiri, le loro interazioni nel corso dell’anno erano state ridotte al lumicino.
Al massimo avrebbe potuto dire che aveva una scarsa pazienza, ma era un dato mostratosi ovvio già dai primi giorni.
Era relativamente facile irritarlo, ma ogni volta risultava palese come non andassero prese sul serio le sue sfuriate, non c’era stata una singola volta in cui questi poi non avesse fatto intendere di non pensare davvero certe cose che diceva.
Ma stavolta aveva il serio sospetto che non fosse lì per delle parole al vento.
La ragazza fantasma della classe B stava osservando il compagno avvicinarsi a passi pesanti verso un Bakugo già nervoso di suo, ma che non appena intese di essere l’oggetto d’interesse di quelle occhiate fulminanti, si alzò in piedi per fronteggiarlo senza timore alcuno.
Così vicini com’erano adesso rendevano evidente la differenza di altezza, il biondo non appariva minimamente scalfito da ciò, e Reiko dubitava che l’intento del più alto fosse spaventarlo.
-Che vuoi, insetto?-
Kamakiri ringhiava a denti stretti, sembrava a tutti gli effetti un predatore che non aspettava che il minimo cenno per scattare, e il cenno in questo caso era una parola di troppo pronunciata dalla bocca di Bakugo, condizione facilmente ottenibile.
-Ti ho chiesto che vuoi, rispondimi o ti faccio esplodere!- sapevano entrambi che non avrebbe dato seguito alla minaccia, ci teneva troppo a non farsi squalificare.  
Due bombe ad orologeria dalle micce estremamente corte e la ragazza non sapeva come gestirli, pensò quasi di mettersi in mezzo, e forse lo avrebbe fatto, se non fosse che il compagno di classe sembrò rilassare leggermente il suo cipiglio aggressivo.
Reiko stessa si sentì più leggera quando Togaru sospirò, un chiaro tentativo di ristabilire l’equilibro nella sua testa, ma continuò a fissare Bakugo con estrema serietà.
-DECIDITI A PARLARE!-
Gli occhi del mezzo insetto si assottigliarono, si poteva leggere in essi il desiderio di passare alle mani, ma una piccola scintilla di raziocinio adesso stava riuscendo a farlo stare relativamente calmo.
Voltò leggermente la testa dietro di sé quando sentì il suono della porta che si apriva e le figure di Midoriya e Todoroki stanziarsi all’uscio, erano stati palesemente allertati dal grido di prima.
Sembravano seriamente allarmati, forse sospettavano che li avesse sentiti, non che avessero torto in quel caso.
Midoriya sembrò implorarlo con lo sguardo, sudava freddo durante la sua silenziosa richiesta di non fare nulla, di non dire nulla.
Tornò a guardare Bakugo.
-Ti dico solo questo, ritieniti fortunato che lui abbia il mio rispetto a differenza tua…- e lì indicò Izuku -…e che io non voglia mandare tutto in malora per il mio team, solo per questo non aggiungo altro. Ma fossi in te mi farei un esame di coscienza finché non mi renderei conto di tutti gli sbagli che ho commesso.- disse, senza mai smettere di guardarlo negli occhi.
Ignorò le proteste del biondo e gli diede le spalle per raggiungere gli altri due ragazzi.
Si fermò un attimo quando si ritrovò affianco proprio a Midoriya.
-Sei un tipo in gamba, Capo.- e gli rifilò un’energica pacca sulla spalla.
Izuku sgranò gli occhi, non lo aveva ancora chiamato con quell’appellativo da quando lo avevano scelto come leader del team, gli sorse spontaneo un piccolo sorriso.
-Grazie Kamakiri.- ed era sincero, a quanto sembrava poteva contare sulla sua segretezza.
-Oh, ma che smielata dimostrazione di affetto, volete baciarvi già che ci siete?-
 
 
2° Giorno, ore 16:23
-Hm.-
Midnight portò la matita sotto il labbro, pensierosa.
Aprì il taccuino e tornò sulla sezione dedicata alla squadra 5 e cominciò ad annotare.
“Midoriya Izuku e Kamakiri Togaru. Nome in codice: MidoKiri. Ignoriamo cosa sia avvenuto dentro la baita (e c’era anche Todoroki, le yaoiste praticamente sarebbero in brodo di giuggiole), ma sembra che abbia sigillato la nascita di un sincero rapporto di rispetto. Certo, bisognerebbe accertarsi dei “gusti” di entrambi prima di pensarci, ma intanto mettiamola come ipotesi.” Scrisse con un sorrisetto divertito.
Rivolse poi un’occhiata alla piccola Eri.
-Sentiamo, tesorino, tu con chi lo shippi il tuo papà?-
-Io… cosa?- la bambina dagli occhi rossi inclinò la testa confusa, cosa voleva dire quella parola?
Aizawa rivolse a Midnight la sua peggior occhiataccia.
-Non parlare con lei di certe cose. Ci manca solo che le vengano idee strane in testa.- già era preoccupato del fatto che Midoriya e Bakugo fossero ora faccia a faccia.
Meglio alzare il volume, con quei due era necessario ascoltare ogni cosa.
Sarebbe bastato muovere lestamente le dita per silenziare quando parlava il biondo, anche se basarsi solo sulle parole di uno non avrebbe fornito un quadro completo.
Ma con quei due bisognava cercare di capire cosa diavolo li legasse in quel rapporto a dir poco assurdo.
-Midnight, vammi a chiamare All Might, credo vorrà sentire, visti i due coinvolti.-
 
 
2° Giorno, ore 16:25
Izuku sospirò prima di volgere lo sguardo a Bakugo, quest’ultimo aveva il volto contorto nel suo immancabile ghigno innervosito.
Poi guardò Todoroki, lui aveva il suo usuale sguardo impassibile.
-Pensi sia davvero necessario?-
-Midoriya, rispetto il tuo punto di vista, per quanto non lo condivida in pieno, ma se non fai almeno questo ci penserò io.-
-Non dirai sul serio?-
-I patti sono chiari: devi fare almeno questo perché io rispetti i termini.-
-Di che diavolo confabulate voi due, eh?-
Izuku strinse i denti, ultimamente si stava rendendo conto di quanto la voce di Bakugo suonasse fastidiosa, probabilmente una conseguenza di una maggior leggerezza di pensiero.
Riflettendoci, pensò il ragazzo, c’era una parte di lui che gli diceva di farlo, anzi, ora che ci pensava bene, lui voleva farlo, ne sentiva effettivamente bisogno, per sfogarsi definitivamente.
Dopo l’ennesimo sospiro, il verde decise di percorrere la strada che lo separava dal biondo, sotto gli occhi concentrati degli altri tre presenti.
-Beh, che cavolo vuoi adesso anche tu, Deku?- gli sputò per l’ennesima volta contro quel soprannome denigratorio, carico di tutto l’odio che aveva sempre nutrito verso di lui.
Izuku lo fissava seriamente, sorprendentemente calmo.
-Sai, Deku, dovresti tenere a bada quell’insetto extralarge che ti porti dietro.-
-TU RINGRAZIA CHE LUI SI SIA CONQUISTATO IL MIO RISPETTO, SOLO PER QUESTO, e perché siamo nella dannata zona sicura, CHE NON TI STO FACENDO A PEZZI!-
Izuku era rimasto in silenzio, ma non occorreva un’attenta analisi per notare che non era contento dell’ultima frase del rivale.
-Cos’è, niente da aggiungere? Adesso che ti sei ritrovato con altri lecchini da strapazzo che ti vengono dietro ti senti padrone del mondo? Credi che solo perché hai avuto una botta di culo stratosferica…-
-MI HAI ROTTO IL CAZZOOOOOOOOOOOOO! –
L’urlo di Izuku riecheggiò nell’aria… e numerose furono le conseguenze.
 
Tokoyami ebbe un sussulto quando Dark Shadow sbucò fuori dal suo ombelico senza ragione.
-Che ti prende?-
-Capo, per un istante io… ho pensato che… che dovremmo convertirci alla Luce!- mormorò sconvolto, sotto lo sguardo altrettanto scioccato del suo padrone.
-Rimangiatelo!-
 
Vicino al laghetto, nel piccolo spiazzo ormai divenuto nascondiglio del Green Team, Ibara Shiozaki si voltò sconvolta verso un punto improvviso.
Le altre tre ragazze la videro mettersi in ginocchio e fare il segno della croce.
-Signore, abbi pietà, perché hai fatto succedere una cosa del genere? Per cosa vuoi punirci?-
Setsuna di contro ebbe, senza saperselo spiegare, un brivido di piacere lunga la schiena.
-I bravi ragazzi quando si arrabbiano… oh, mamma mia come sono eccitanti.-
 
Le braccia di Iida cominciarono a muoversi senza la loro tipica angolatura, sembravano quasi normali.
-Cosa sta succedendo?-
 
Al laboratorio del dipartimento scientifico della U.A…
Hatsume Mei mostrò fiera il suo ultimo macchinario al professor Power Loader, già corso a nascondersi dietro un tavolo da lavoro.
Non ci fu nessuna esplosione, la ragazza fu scioccata al punto che le cadde il cacciavite di mano.
-L’apocalisse sta arrivando.-
 
Intanto, ad I-Island…
David Shield osservava impietrito l’incendio che divampava in uno dei laboratori mentre i pompieri lo spegnevano.
-Melissa, non era mai successo prima che una delle tue invenzioni esplodesse.-
-Non… non so cosa dirti, papà, non ho fatto nulla di diverso dal solito.- si scusò la ragazza massaggiandosi distrattamente il collo.
David si portò le mani alla testa sconvolto.
-Da qualche parte è successo qualcosa che non era stato concepito che avvenisse. Forse dovrei chiamare All Might e chiedergli come sta.-
 
A casa Midoriya…
Inko Midoriya si bloccò come una statua di fronte alla tv.
Era appena successo qualcosa di sbagliato, il suo istinto di madre era completamente in subbuglio.
-Izuku ha avuto un incidente… no, sennò adesso avrei le gambe molli… oh santo cielo, si è appena scambiato il suo primo bacio con una ragazza… no, starei piangendo altrimenti… oh… mio… dio… il mio bambino ha detto una parolaccia!-
La povera donna rischiò lo svenimento.
 
Alla roulotte/centro di comando degli insegnanti…
“Beh…” pensò All Might, con gli occhi comicamente sgranati per lo stupore. “… di sicuro era… qualcosa che non mi aspettavo.”
Midnight aveva lo sguardo di qualcuno che aveva appena ricevuto una rivelazione mistica, prese il block notes per le annotazioni sulle ship e andò nella pagina dove aveva segnato BakuDeku.
La scritta era stata coperta da numerose ripassate di penna rossa, pensò comunque di aggiungerci un’annotazione.
“Anche mettendo per assurdo che succeda, mi viene il sospetto che sarebbe Midoriya il dominante.”
Aizawa stava fissando, con comica preoccupazione, la piccola Eri.
Aveva silenziato Bakugo per tutto il tempo per timore di termini sconci o volgari, chi diavolo se lo aspettava che sarebbe stato Midoriya a presentare il problema?
Fissò la bambina, che ricambiò lo sguardo.
Adesso lei rivedeva in Midoriya una figura paterna, ed era una cosa ben nota che i bambini tendessero ad imitare la figura genitoriale da cui prendevano ispirazione.
Passarono parecchi secondi di tensione, ma trascorsero in silenzio.
La bambina poi sorrise, come se per lei in quel momento fosse la cosa più naturale al mondo.
Shota temette che gli sarebbe venuto un colpo.
Ma trascorsero altri secondi e la bimba tornò a concentrarsi sullo schermo specifico in cui c’era la figura da lei eletta a papà.
Il professore responsabile della classe A poté tirare un sospiro di sollievo, il candore di quella piccola non era stato scalf…
-Cazzo!-
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
Quella volta Aizawa Shota provò il serio impulso di uccidere un suo allievo.
 
 
Quando Todoroki gli aveva imposto una condizione per il suo silenzio in merito alla faccenda bullismo aveva accettato subito.
-PARLO SERIAMENTE. NON LE TOLLERO PIÙ LE STRONZATE CHE DICI, SEMPRE LE STESSE DA ANNI E ANNI, OLTRETUTTO QUASI SEMPRE GRIDANDO, MI SORPRENDE CHE LE TUE FOTTUTE CORDE VOCALI NON TI ABBIANO PIANTATO IN ASSO!-
Certo non si era aspettato che la condizione in questione fosse che, alla prima occasione in cui avesse rivisto Bakugo, sarebbe dovuto andare a sfogarsi con lui e dirgli quello che pensava.
-DICI CHE VUOI DIVENIRE L’EROE NUMERO UNO?! NOTIZIA DELL’ULTIMA ORA: NON FOTTE A NESSUNO, OK? TANTO ORMAI ABBIAMO CAPITO CHE SOFFRI DI UN COMPLESSO COMUNEMENTE DETTO “SENTIRE DI AVERCELO PICCOLO” E CHE VUOI COMPENSARE GRIDANDO E CERCANDO DI CONVINCERE TUTTI CHE SEI SUPERIORE, MA HAI SUPERATO IL LIMITE E VERAMENTE DA PARECCHIO!-
Izuku in un primo momento aveva acconsentito esclusivamente per garantirsi il silenzio dell’amico, riflettendo, tra sé e sé, che al massimo che avrebbe pronunciato un breve discorso sull’essere Eroi e cosa volesse dire davvero quel concetto.
-E SONO DANNATAMENTE STUFO DI ESSERE IL BERSAGLIO DEI TUOI INSULTI E DELLE TUE MINACCE SOLO PERCHÉ TI RODE CHE IO ORA SIA AL TUO LIVELLO E SONO SICURO CHE CHIUNQUE ALTRO NON TI SOPPORTI PIÙ PER LA TUA ARROGANZA. L’UNICO CHE TI TOLLERA DAVVERO È KIRISHIMA, PERCHÉ LUI TI CONSIDERA DAVVERO UN AMICO E TU NON LO APPREZZI NEMMENO PER QUESTO. PORCA TROIA, SI GETTEREBBE SOTTO UN CAMION SENZA ATTIVARE IL SUO QUIRK IN NOME DELL’AMICIZIA CHE NUTRE VERSO DI TE!-
Poi si era ritrovato davanti l’oggetto del discorso praticamente subito, aveva pensato di risolverla presto, poi però Bakugo aveva ricominciato con la sua ennesima provocazione e qualcosa in lui scattò stavolta.
-SONO PASSATI ORMAI PIÙ DI SEI MESI DA QUANDO SIAMO IN QUESTA SCUOLA E ANCORA NON HAI IMPARATO UN BEL NIENTE! SEI ANCORA CONVINTO CHE IL MONDO GIRI INTORNO A TE, PRETENDI CHE SIA COSÌ PERCHÉ HAI PAURA DI CRESCERE E AFFRONTARE LA REALTÀ. PERCHÉ TU SEI IL “GRANDE KATSUKI BAKUGO”, NON SIA MAI CHE TU SIA NEL TORTO. LA VERITÀ TE LA DICO IO: LA VERITÀ È CHE SEI SOLO UN BAMBINO VIZIATO, VIGLIACCO E, SOPRATTUTTO, DEBOLE!-  
Le prime parole erano state come un fulmine a ciel sereno che per un istante sconvolse anche lui, poi però fu tutto diverso, fu come se il freno inibitore fosse stato tolto dal suo animo, lasciandolo a velocità folle.
-NON ACCETTI QUANDO LA REALTÀ NON VA COME VUOI TU, MA NON CERCHI DI CAMBIARLA, TU GRIDI E TI FISSI CHE SIA IL CONTRARIO. NON TOLLERI CHE GLI ALTRI PROVINO AD AIUTARTI, LO CONSIDERI SEMPRE UN ATTACCO ALLA TUA PERSONA. TI REPUTI INFALLIBILE E CREDI CHE TUTTO QUELLO CHE FAI SIA SEMPRE GIUSTO, MAI UNA VOLTA TI HO VISTO SERIAMENTE RIFLETTERE SU QUALCOSA E CHIEDERTI SE TI FOSSI SBAGLIATO. PRETENDI TI CONSIDERINO UN DIO SCESO IN TERRA E TI FAI STRADA CON LA PAURA PER NON SENTIRE OPINIONI DIVERSE DALLA TUA, CHE IN AUTOMATICO ETICHETTI COME INUTILI. SE CONTINUERAI COSÌ RIMARRAI DA SOLO! E CREDIMI, PARLO PER ESPERIENZA, LA SOLITUDINE È ORRIBILE, TI SEGNA PER LA VITA, E PUOI “IMMAGINARE BENISSIMO” COME MAI LO SO!-
E ora, più andava avanti, più Izuku si rendeva conto di averne effettivamente bisogno. Aveva subito per anni le sue angherie in nome di nulla, di accuse di guardarlo dall’alto in basso totalmente infondate, pestaggi per aver provato a difendere altri bambini quando lui voleva “dare sfoggio del suo potere superiore”, insulti e minacce anche quando solo lo incrociava, un’istigazione al suicidio che, poco importava fosse stata pronunciata senza pensarci, non lo avrebbe mai giustificato.
-SE VUOI ANCORA RIFIUTARTI DI CRESCERE FA PURE, MA SMETTILA DI USARMI COME VALVOLA DI SFOGO E DI ACCUSARMI DI ESSERE LA CAUSA DEI TUOI PROBLEMI. TU SEI L’ULTIMO CHE PUÒ PERMETTERSI DI PUNTARMI IL DITO CONTRO! IO VOGLIO ANCORA AIUTARTI E LO FARÒ A PRESCINDERE, UN EROE FA QUESTO! MA NON TI ASPETTARE CHE SARÒ ANCORA DISPOSTO A TOLLERARE IL TUO COMPORTAMENTO INFANTILE!-
Si sentiva sorprendentemente leggero, tutto l’odio che aveva covato per anni, tutto il risentimento, tutto ciò che Bakugo gli aveva immotivatamente gettato sulle spalle, le denigrazioni, le ferite, le parole di derisione, si stava spogliando di tutto per ripartire dall’inizio. Voleva riuscire a far sì che i sentimenti negativi non lo ostacolassero più, e ora finalmente capiva che, per farlo, era necessario sfogarli ed estinguerli.
-QUINDI DA ADESSO IN AVANTI FARAI MEGLIO A DARTI UNA SVEGLIATA E CAMBIARTI L’ASSORBENTE, BAKUGO! LA VITA NON È UN GIOCO DI CUI SEI PROTAGONISTA O UN MANGA IN CUI SEI IL PREFERITO DEI FAN E PERTANTO LE PASSI TUTTE LISCE, SE CONTINUERAI CON QUESTO ATTEGGIAMENTO NE PAGHERAI LO SCOTTO! E RISCHI CHE NON CI SIA NESSUNO A TENDERTI LA MANO, PERCHÈ NESSUNO VORRÀ AVERE A CHE FARE CON TE!-
Izuku ebbe infine il fiatone, tirava lunghi respiri a testa china, sotto gli sguardi scioccati di tutti.
-Cavolo, non immaginavo nemmeno io uno sfogo del genere, ma mentirei se dicessi che Bakugo non se lo meritava.- mormorò Todoroki all’indirizzo di Kamakiri.
Quest’ultimo aveva un ghigno largo quanto l’intera faccia e di certo non si stava facendo problemi a nascondere la soddisfazione.
Izuku voltò le spalle ad un Bakugo la cui espressione era un misto tra lo scioccato e l’incredulo, ormai la frittata era fatta, pertanto preferì affrettare il passo e tornare dentro la baita per non doverlo guardare.
Si fermò quando fu di fianco a Todoroki, aveva gli occhi sgranati per lo stupore.
-Non pensavo avrei mai potuto parlargli così. Mi sento benissimo.- mormorò in tutta sincerità.
-Te l’avevo detto che ne avevi bisogno. Ora le cose ti verranno più facili.-
-Spero tu abbia ragione.- se la voce nella sua testa non avesse ripreso ad importunarlo si intendeva.
-Kamakiri, io me ne vado prima, vado incontro a Shiozaki. Per il resto rimaniamo come ci siamo organizzati.- rivolse un cenno al compagno di squadra e poi rientrò nella baita, non ebbe nessuna rimostranza a proposito.
Sarebbe uscito cinque minuti, costume di nuovo indosso e zaino in spalla.
Ricevette un’energica pacca sulla spalla da Togaru e un cenno d’assenso da Todoroki, che gli raccomando di stare calmo, non aveva sbagliato a dirgli quelle cose.
Si ritrovò ancora faccia a faccia con Bakugo.
Ringhiava a denti stretti, scintille che sprizzavano dai palmi, frustrazione e rabbia.
Ma Izuku non tentennò, sostenne il suo sguardo e, per quella che forse fu la prima volta, fu il biondo a chinare la testa, trattenendo a stento il suo ennesimo verso di stizza rabbiosa.
Midoriya rimase in silenzio, quello che doveva dirgli lo aveva infine detto.
Lo superò e si rivolse per la prima volta a Reiko.
-Scusa per la… sceneggiata, diciamo.- era sinceramente dispiaciuto, non ci teneva a fare una figura del genere, magari ora lo credeva un isterico.
-Meritava ogni parola.- gli disse lei in risposta, si erano parlati abbastanza ormai che sapeva che Izuku si portava un peso dentro che prima o poi avrebbe dovuto scaricare, era contenta che lo avesse fatto.
La ragazza dai capelli argentati allungò una mano per dargli un colpo sulla spalla così lieve da non sentirlo neanche, piccolo gesto di intesa che gli strappò un sorriso.
Un inchino in segno di rispetto per entrambi, poi Izuku Midoriya si apprestò a rientrare in gioco.
 
 
2° Giorno, ore 17:10
Shoji sapeva di non essere il più forte della classe A, o il più intelligente, o il più veloce, in parole povere, era consapevole di non essere il primo in nulla.
Onestamente non gli aveva mai dato fastidio questo pensiero, per lui non era mai stata una questione di prevalere sugli altri o ottenere la gloria personale.
Non era quello l’Eroismo in cui credeva, quello che lo aveva ispirato era quello che, anche ad un’analisi molto superficiale, sarebbe risultato un voler diffondere la sua filosofia di vita: semplicità priva di eccessi.
Non era una convinzione arrogante, si era sempre limitato a guardare la cosa nel pratico: il suo stile di vita, dall’arredamento (inesistente) della sua stanza ai dormitori, al suo vestiario, passando per le abitudini quotidiane, tutto improntato sulla semplicità.
Era soddisfatto della sua vita, e a volte pensava che il mondo avesse dimenticato il valore che la semplicità possedesse.
Si applicava anche all’Eroismo ovviamente: un Eroe aiuta gli altri semplicemente perché deve, obbiettivi come il denaro e il divenire famosi non dovevano esserci o, comunque, essere secondari.
Voleva diffondere la sua filosofia, ricordarla al mondo, che sembrava sempre più improntato alla spettacolarizzazione della figura dell’Eroe.
Se poi i suoi concetti si fossero rivelati errati sarebbe stato il primo a riconoscerlo, ma era convinto delle sue ragioni.
Uno dei vantaggi, a suo dire, di una vita priva di vizi e tentazioni, era che ti permetteva di essere molto attento a ciò che ti circondava, prestavi maggior attenzione alle persone, agli ambienti, imparavi a capire certi stati d’animo anche senza parlare, anche senza conoscere troppo bene la persona che viveva il travaglio mentale.
Tokoyami era suo amico e stava palesemente attraversando una fase di tormento, attualmente.
Si era appollaiato sul ramo di un albero e, da ormai alcuni minuti, era rimasto in silenzio.
Era tutto il giorno che cercavano Ashido e, sfortunatamente, non erano incappati nuovamente nella squadra di Midoriya, erano stati bravi, andava riconosciuto.
Fumikage si sentiva responsabile per questo, all’occhio attento di Shoji non sfuggì certo quel particolare non da poco, seppur non ufficialmente lo avevano eletto a leader del gruppo, lui aveva accettato quel fardello e ora stava comprendendo quanto potesse pesare.
Da che il ragazzo mascherato ricordasse di conoscerlo, Tokoyami non era mai stato insignito della posizione di comando, quindi era un’esperienza nuova, negativa ma nuova, la prima ovviamente era quella che influiva maggiormente.
-Non vuole ancora scendere?- gli chiese Tsunotori, che ora lo affiancava.
Lui si limitò ad un breve cenno di diniego con il capo.
-Mi dispiace, che si senta così, non è stata colpa sua.-
Manga, seduto sulla fresca erba, poco più in là, materializzò nella sua nuvola un volto triste stilizzato, dispiaceva anche a lui.
Mezo materializzò una bocca da uno dei suoi arti.
-Se Ashido fosse qui… beh, intanto non saremmo neanche in questa situazione… ma lei saprebbe tirarlo su di morale.- e chiunque avrebbe potuto confermare.
Mina si poteva dire, insieme a Toru, l’elemento più allegro della classe, era la studentessa che riusciva bene o male a strappare un sorriso quasi a tutti con le sue chiacchiere un po' sciocche, magari a volte anche invadenti, ma sempre guidate dalle migliori intenzioni.
Lei e Tokoyami non si parlavano molto (effettivamente Tokoyami parlava poco con chiunque in generale), ma quelle volte che avevano interagito capitava di vederla scherzare e ridere con Dark Shadow, quindi qualcosa doveva pur significare.
Per quanto il team esistesse solo da un giorno e mezzo, la ragazza rosa si era dimostrata il collante del gruppo, aveva trovato subito il suo posto all’interno della squadra.
E, forse, avevano dato tutti per scontato che, fino alla fine, ci sarebbe stata lei a far stare meglio gli altri nelle situazioni più buie, erano stati colti impreparati dalla sua cattura.
Shoji non sentiva tuttavia il bisogno di parlare.
Gli dispiaceva per quello che era successo, ovvio che anche lui ci tenesse a fare del suo meglio e tentare di vincere, ma, per quanto la situazione si fosse complicata, non era ancora irreparabile.
Tokoyami stava passando un breve momento buio, doveva essere lui a trovare la forza di uscirne e rimettersi in piedi.
Quando, dopo qualche altro minuto passato a riflettere, questi scese dall’albero, notò che i suoi occhi rossi erano ancora un po' spenti.
-Rimettiamoci in marcia, finché non sarà mezzanotte non dobbiamo mollare, possiamo ancora riprenderci Ashido!-
-Hai ragione.- Tsunotori sorrise al suo indirizzo.
Shoji si limitò ad incrociare le braccia ed annuire, mentre la squadra otto si rimetteva in cammino.
Il percorso per essere dei bravi leader era irto e complicato, Tokoyami aveva a malapena iniziato a grattarne la superficie.
Sperava che l’amico non si facesse schiacciare, ma aveva fiducia.
 
 
2° Giorno, ore 17:30
-Ehilà, guarda un po' chi si rivede.- Setsuna fu la prima a salutare Izuku quando questi ritorno al “quartier generale” -Già si sentiva la tua mancanza, boss.-
-Sono stato via solo per poche ore.-
-Questione di soggettività.- replicò lei con un sorrisetto.
Il ragazzo andò a sedersi sulla fresca erba dello spiazzo e poggiò la schiena su un masso.
-Dov’è Tsuyu?-
-Qui nei paraggi, in perlustrazione, qualora il team di Mina, o qualunque altro, passasse nelle vicinanze.-
-Capisco, previdente come al solito. Almeno non saremo scoperti per un’eventuale attacco.-
Parlando dell’ostaggio, Izuku notò che Ashido era davvero molto tranquilla, sorprendentemente tranquilla.
-Tokage, Ashido ha tentato di fuggire qualche volta?-
Setsuna lanciò un’occhiatina alla ragazza seduta proprio di fianco a lei vicino al laghetto, quest’ultima scrollò le spalle con un sorrisetto.
-Molto educata e collaborativa. Ammetto che anche io ho avuto dei sospetti, non l’ho mollata per un istante.-
-E per ammazzare il tempo abbiamo chiacchierato parecchio.- Mina parlò per la prima volta da quando Izuku fece ritorno.
-Oh, bene, allora buon per voi. Sono… contento che abbiate fatto amicizia.-
-Te lo dico, Midori, Tokage è uno spasso, ancora non capisco perché io e lei non abbiamo mai passato del tempo insieme e sia servita questa esercitazione per conoscerci.-
-Perché Monoma c’ha il sederino che brucia, amica mia.-
Le due risero insieme al nominare il (secondo) biondo più isterico del dipartimento di eroismo, il ragazzo si fece scappare una lieve risata a sua volta, prima di rilassare i muscoli e sospirare sovrappensiero.
Non mancò molto prima che Setsuna alzasse un sopracciglio, incuriosita dalla cosa.
Lanciò poi uno sguardo verso Ashido, di lasciarla incustodita non se ne parlava.
Fortuna che aveva il Lizard Tail Splitter che tornava sempre utile per casi del genere.
Izuku si ritrovò un dito a picchiettargli la spalla e una bocca a pochi centimetri dal volto, tanto bastò per imbarazzarlo dopo aver capito la situazione.
-Un dito per i tuoi pensieri.-
-Non… non si dice “un penny per i tuoi pensieri”?-
-Ti sembro forse inglese io?- chiese sarcasticamente la bocca fluttuante, sogghignando.
-No, in effetti no.- disse Izuku con un sorriso lieve e forse anche un po' amaro -È solo che… è successa una cosa prima, una cosa che ho fatto, e… non so ancora cosa pensare a riguardo.-
-Come ti sei sentito dopo questa cosa?-
Izuku alzò lo sguardo al cielo, cosa aveva provato lo sapeva benissimo.
-Mi ha fatto star bene, era un peso che portavo da troppo e credo di essermene liberato finalmente.-
La bocca andò a riattaccarsi alla sua proprietaria, che alzò le spalle sorridendo divertita.
-Allora non hai motivo di pensarci. Un peso via dalle spalle, ti fa star bene, allora tanto meglio, no?-
Prima di continuare, Setsuna trascinò Mina più vicina ad Izuku in modo da averla sempre a portata d’occhi, poi andò a sedersi di fianco a lui.
Inizialmente il verde arrossì e fece un piccolo saltello per distanziarsi, cosa a cui lei rispose facendone un altro a sua volta.
-Stiamo replicando ieri mattina?- gli chiese allusiva, prima di mostrare uno sguardo più comprensivo.
-Ascolta, lo capisco che non ci conosciamo ancora abbastanza bene da essere la tua prima scelta come confidente, ma ricordati che siamo compagni, ci sosteniamo a vicenda, e sono sincera quando dico che puoi contare su di me.-
Il sorriso di Izuku era stanco, ma lasciava trasparire il sincero apprezzamento per quelle parole.
-Anche io ho avuto i miei momenti no, sai?-
-Mi… mi sembra difficile da credere, sei così… sicura di te.-
-Oh, puoi scommetterci che lo sono.- disse con fierezza -ma… non vuol dire che lo sia sempre stata. Diciamo che sono successe certe cose che mi hanno fatto rivalutare quali tipi di persone voglio nella mia vita.-
-C-cioè?- chiese, incuriosito, solo per ritrovarsi il dito staccato volargli davanti al viso e fare il gesto di diniego prima di posarsi ancora sulla sua spalla.
-Non funziona così, se non vai nei dettagli tu non lo faccio neanche io.- e gli mostrò giocosamente la lingua.
Il ragazzo si gratto imbarazzato la guancia, in effetti non sarebbe stato giusto.
-Prometto di tenere a mente le tue parole. E… mi sento un po' meglio.-
Notò che il dito di Setsuna era rimasto sulla sua spalla senza tornare dalla proprietaria.
-Perché non lo riattacchi?-
-Ho detto un dito per i tuoi pensieri, quindi ora lo devi tenere.-
Poi Izuku fece qualcosa che avrebbe portato Mina a volersi portare le mani alle guance, se non le avesse avute legate dietro la schiena.
Con un sorriso gentile, Izuku afferrò delicatamente la mano di Setsuna e con l’altra riportò il dito mancante al suo posto.
-Sta molto meglio se rimane attaccato a te.-
Cavolo, si ritrovò a pensare Mina, lei sapeva il contesto, ma quanto poteva apparire fraintendibile quella scena.
Setsuna aveva persino le guance imporporate, si riusciva a notare nella parte non coperta dalla maschera, sembrava fosse stata colta di sorpresa da quel gesto, forse non se l’aspettava.
“Chi si immaginava che Midori sapesse essere così deciso con le ragazze?”
Poi Izuku rimase imbambolato per alcuni secondi, i suoi occhi scattarono verso la mano di Setsuna ancora stretta nelle sue, divenne tutto rosso e cominciò a sudare.
Si girò dall’altro lato e si copri il volto.
-Oh accidenti, scusa, scusa, scusa, non volevo invadere i tuoi spazi.-
Di fronte allo spettacolo di lui che cercava di distanziarsi e Setsuna che, ridendo, lo prendeva amichevolmente in giro per le sue “doti seduttorie”, Mina si ritrovò a sorridere un po' sconsolata.
“Ochaco, io faccio il tifo per te, amica mia, ma sembrano molto presi l’uno dall’altra. E cavolo se sono carini, avrò tanto di cui parlare con Toru.”
 
 
2° Giorno, ore 20:32
Non andava bene per niente, erano sempre alle calcagna.
Koda crollò in ginocchio, ansimando per la stanchezza.
-Coraggio, Koji, dobbiamo ricongiungerci agli altri.- la compagna di squadra si inginocchiò accanto e lui e cercò di farlo rialzare tirandolo per un braccio
Hagakure aveva i brividi lungo tutto il corpo, sia per il vento che ora le perforava la nuda e invisibile pelle sia per la situazione in cui versavano.
Il ragazzo, tra un respiro affannato e l’altro, le fece la silenziosa richiesta di scappare, di lasciarlo lì, almeno lei c’è la faceva ancora a correre, poteva ancora ritrovare Itsuka e gli altri.
-Non ci pensare neanche. Siamo compagni, o ci salviamo entrambi o veniamo catturati entrambi.- continuò lei con determinazione, mai avrebbe abbandonato un amico.
Ma la minaccia era incombente.
Da quanto li avevano rintracciati e li stavano seguendo ormai? Non ricordava, era sicura solo che entrambi fossero stremati.
E poi il molle tocco del terreno che li risucchiava fino alle ginocchia, a Koda vennero bloccate anche le braccia fino ai gomiti per via della posizione in cui era messo per rifiatare.
“No, no, no. Ci ha raggiunti!”
E fu poi che i brividi aumentarono.
In un’apparizione tanto scenografica quanto da rimanerci col fiato bloccato in gola, Honenuki emerse dal terreno.
Gli effetti dei primi raggi lunari attraverso il suo casco riflettevano il bianco del suo scheletro dentale, minaccioso e perennemente ghignante.
-Trovati… e stavolta non si scappa.-
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Allora… può anche essere che io mi sia lasciato trasportare sul pezzo di Izuku, ma onestamente non sono pentito di averlo fatto, anzi, non potrei sentirmi più soddisfatto.
Diciamoci la verità: nel manga una cosa del genere doveva succedere, era giusto che succedesse, Izuku merita di potersi sfogare con quell’essere e dirgli in faccia quanto sia uno schifo di persona, ma poi i Bakuminkia (da adesso chiamerò così la parte tossica dei fan di Bakugo) avrebbero bruciato l’auto ad Horikoshi o gli avrebbero messo una testa di cavallo mozzata nel letto e quindi… e non so fino a che punto si può considerare ironico quello che ho detto.
Riguardo Eri… beh, a quale genitore non capita di insegnare per sbaglio qualche parolaccia ai figli?
E tanto la bambina non sa il significato e tranquilli che non saprà “certe cose” ancora per molti anni.
Forse Aizawa tenterà di uccidere Izuku, se non ci riuscirò prima io… scherzo, qui non morirà nessuno… almeno, io sto dicendo così.
Alla prossima.
  
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