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Autore: Alexa_02    20/10/2020    0 recensioni
Eveline Morgan ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare. È intelligente, bellissima, ha una famiglia ricca, una migliore amica stupenda e tutti i ragazzi che vuole. Al ritorno da una festa però, il destino le fa lo sgambetto e tutto ciò che pensava di possedere si dissolve. Al suo risveglio in ospedale, le cose non sono più come le ricordava.
Evie non è più come si ricordava.
È tutto cambiato, in lei c'è qualcosa che non va e la sua famiglia se ne rende subito conto. In casa e nelle loro vite perfette, non c'è più posto per il mostro che è diventata. Eveline viene così spedita al Campbell Accademy, una scuola per persone speciali che possono comprenderla e aiutarla. Sembra l'epilogo di una storia sfortuna ma, come scoprirà presto, la storia è appena cominciata.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Chapter 5 
 
Il silenzio calato sulla mensa è del tutto innaturale. Il corpo studentesco fissa Dhatri come se avesse in testa un alieno verde e ballerino.
«Perché la fissano tutti?» domando a bassa voce ai ragazzi.
Leo si avvicina al mio orecchio, facendomi il solletico. «Quella è Dhatri Kapoor, non viene in mensa a mangiare da quasi un anno».
Nate sbuffa dal naso. «Per colpa di Natalie, naturalmente. Dopo l'incidente la preside le ha dato il permesso di pranzare nella sua stanza o in cucina».
«Quale incidente?».
Leo ammorbidisce il viso in un'espressione triste. «Un anno fa più o meno, Natalie era nel suo periodo più sadico e la sua vittima preferita, come sempre, era Dhatri. Durante un pranzo, nessuno sa come ma il suo tavolo è andato a fuoco e lei con esso. Ci sono voluti tre stregoni potentissimi per spegnere le fiamme che l'avvolgevano».
Trattengo il fiato e una secchiata di dolore e comprensione mi si riversa nell'addome. Ne so qualcosa di fuoco ed ustioni. Una volta mi sono avvicinata alla finestra senza la collana di Kim e il sole mi ha bruciata con così tanta intensità che ci è voluto più di un mese a far passere le bruciature. Le cicatrici sono svanite così lentamente che avevo paura che non sarebbero mai passate. Il dolore da bruciature da luce solare è nulla in confronto a qualsiasi dolore abbia mai provato.
Nate mi guarda con gli occhi pieni di rabbia nera. «L'infermiera Darleen ci ha messo due mesi ha curarla. Nonostante le magie e le pozioni che hanno usato, ha ancora molte cicatrici terribili sul corpo».
Il mondo fa schifo. Non importa se umano o sovrannaturale, le persone fanno pena in ogni caso. «Hanno preso la colpevole?».
Leo scuote la testa. «Non c'erano prove contro Natalie, ma tutta la scuola sa che è stata lei».
«Siccome hanno tutti paura, nessuno si è più avvicinato a Dhatri da allora e lei si è tenuta a distanza da tutti» spiega Nate.
Il dolore e la comprensione mi riempiono. Sento il bisogno di giustizia, per lei e per ogni vittima di Natalie. Voglio che la strega riceva una bella lezione e voglio cominciare da subito. Alzo il culo dalla sedia e, davanti ad una folla di codardi, raggiungo Dhatri. Sfoggio il sorriso migliore e le porgo la mano. «Vuoi sederti con me?».
Lei è titubante e guardinga. Ha paura e lo capisco, ne avrei anch'io. «Ti assicuro che non mordo e che non sto con loro». Beh, forse sul mordere sto dicendo una bugia ma non importa.
Dhatri fissa Natalie seduta dall'altro lato della stanza e il suo odore impaurito si intensifica. Se è venuta fin qui ci sarà una ragione e sono sicura di essere io. «Non le permetterò di farti nulla, è una promessa».
Dhatri finalmente mi guarda e afferra la mano che le sto porgendo. Insieme raggiungiamo il tavolo e ci sediamo insieme ai ragazzi. Il puzzo di plastica bruciata mi raggiunge come una nuvola tossica e da lì capisco che sto facendo la cosa giusta.  
«Ragazzi, lei è Dhatri» la guardo «Dhatri, loro sono Nate e Leo. Ora che ci penso, però, dovreste già conoscervi, sono io quella nuova qui».
Loro ridacchiano e Dhatri accenna ad un sorriso.



A colazione conclusa ci dirigiamo verso le nostre aule. Con mio grande sconforto, la prima lezione della giornata è storia dell'occulto. La professoressa Wright mi odia, mi disprezza e preferirebbe di gran lunga che non ci fossi. I tre tomi che mi ha dato da leggere erano così noiosi che non sono riuscita a finirli. Se mi farà qualche domanda probabilmente improvviserò come sempre, sperando di non ricevere una ramanzina davanti a tutta la classe.
Dhatri ci segue verso la classe e scopro con piacere che segue molte delle mie lezioni. Nathan le cede il posto accanto al mio e si siede dietro di noi. Il gesto la fa arrossire fino alle orecchie e mi ricorda che lui sotto la spavalderia nasconde un cuore buono. Quando lo guardo mi ricordo del gesto della sera precedente e lo stormo di pipistrelli che ho nell'addome si agita senza sosta.
La porta sbatte facendo scoppiare il palloncino pieno delle mie fantasie. La professoressa avanza più brutta di quanto mi ricordassi e con un abito ancora più lungo e impolverato del giorno prima. Si siede alla cattedra e punta i suoi occhi assassini verso di me. «Signorina Morgan». Oh, diamine. «Spero si sia messa in pari con il programma come le avevo assegnato».
Okay, stai calma, menti. «Sì». Risposta molto articolata, Evie, complimenti. 
Arriccia il naso. «Allora sono sicura potrà spiegarci le ragioni umanitarie alla base delle rivolte elfiche del '52».
Elfi, sì. Sono sicura di aver letto qualcosa a proposito di una rivolta. Ma le ragioni? Non c'erano ragioni.
«La rivolta è stata capeggiata da Baldric Horton e si svolse davanti al parlamento sovrannaturale di Londra e...».
Agita la mano scacciando una mosca immaginaria. «Sappiamo tutti la storia, la domanda che le ho fatto è completamente diversa».
Perché ho chiuso quello stupido libro proprio in mezzo al capitolo sulla rivolta elfica?
«Per quanto mi piaccia vedere annaspare uno studente mediocre, sono stufa della sua ignoranza e della suo poco rispetto verso i miei ordini» sbuffa e scribacchia su un foglietto «Un'ora in punizione la aiuterà a capire che deve seguire i compiti che le vengono assegnati». Agita le dita e il foglio mi si materializza davanti. La sua brutta calligrafia mi assegna un'ora di punizione nel pomeriggio.
Potrebbe andare peggio di così? La risposta è: naturalmente sì.
Mentre raggiungiamo la lezione successiva, Dhatri ed io subiamo un'imboscata da parte del gruppo delle streghe. Scendiamo la scala verso il primo piano e quando appoggiamo i piedi sul quinto gradino, il marmo viene sostituito da gelatina molle e scivolosa. I riflessi da vampiro mi impediscono di dare una facciata al pavimento e impediscono che Dhatri ruzzoli giù. Afferro il corrimano con così tanta forza che sento il metallo piegarsi sotto le mie dita. Spero di non aver usato la stessa forza sul braccio di Dhatri.
 Quando siamo di nuovo diritte, la aiuto a scendere gli ultimi gradini e ad appoggiare i piedi saldamente a terra. Lei si massaggia il braccio che le ho afferrato e osserva la scala di gelatina.
«Hai dei riflessi paurosi» sospira «E una presa di ferro».
«Scusa se ti ho fatto male».
Lei sorride. «Mi ha salvato da un ruzzolone imbarazzante e doloroso, non devi scusarti di nulla». 
Infilo un dito nella gelatina viola e la guardo ondeggiare. «Che razza di incantesimo è questo?».
«Trasfigurazione di materia, nulla di complicato. Molto efficace se vuoi far scivolare qualcuno» spiega Dhatri guardandosi intorno. «Meglio se andiamo via».
«Questa sì che è un'ottima idea» afferma Natalie dall'inizio della scala. Schiocca le dita e la scala torna di marmo. Scende gli ultimi gradini come una leonessa a caccia. «Questo posto non fa per te, quanto ancora dovrò ripetertelo?».
Il suo tono altezzoso fa venir voglia di ringhiare. «E tu chi sei per decidere chi merita di stare qui? Sei stata eletta presidentessa del mondo sovrannaturale e hanno dimenticato di mandarci il memo?». Natalie mi incenerisce «Non è nemmeno il tuo posto» mi guarda dall'alto al basso «Non importa cosa sei, se ti accomuni alla spazzatura significa che ne fai parte». Appoggia una manina perfettamente curata sulla spalla di Dhatri. «L'ultima volta ci sono andata leggera con te, non farmi ripetere e stai fuori dalla mia vista».
Sparisce lungo il corridoio in una nuvola di presunzione e ondeggiare di capelli.
«Quella ragazza ha proprio bisogno di una lezione» mormoro.
Dhatri si agita e comincia a spiegazzarsi il maglioncino. «L'hai sentita, dobbiamo starle alla larga. È cattiva, Evie» sbatte le palpebre terrorizzata «Non cattiva da liceo umano, lei è un vero mostro e possiede poteri che io posso solo sognarmi». Si passa le dita sulla cicatrice che le spunta dalla camicia. Stamattina quando si è seduta in mensa, ho notato le bruciature che le spuntavano dai vestiti e non ho smesso di pensarci nemmeno un secondo. «Ho sbagliato a venire in mensa, mangerò di nuovo in camera e tutto tornerà a posto. Sì, faremo così. E tu starai con i tuoi amici e faremo finta di non conoscerti. Sì, è un ottimo piano». 
Le afferro l’avanbraccio interrompendo i vaneggiamenti. «Smettila. Non ci nasconderemo e non faremo nemmeno finta di non conoscerti. Non è lei a decidere come devi vivere».
Scuote la testa. «Tu non capisci, è un mostro».
«Nessuno è un mostro come lo sono io, credimi. Non hai nulla di cui preoccuparti».
 
Accompagno Dhatri in ogni classe, le cammino vicino nei corridoi e scruto la folla con i super sensi per fermare possibili attacchi sul nascere. Le ore successive passano tranquille, fino alla fine della lezione di biologia delle creature sovrannaturali. Il professor Coren cammina davanti alla lavagna agitando le mani e parlando con voce ferma. «Le lezioni di questa settimana sono finite e noi ci rivedremo la settimana prossima. Vorrei che per allora ogni coppia prepari una ricerca ben articolata sul Diavolo del Jersey». Alza le mani per fermare il brusio che ha scatenato. «Per chi non lo sapesse, in questo corso si affrontano molte ricerche e lavori extracurricolari. Come vi ho detto alla prima lezione, le coppie sono formate da chi avete al vostro fianco in banco». Lancio un'occhiata verso Nate che fissa il professore inespressivo. «Quindi per lunedì prossimo voglio le ricerche sulla mia cattedra, non si accettano scuse di nessun tipo». Batte le mani e ci congeda.
Nel corridoio, fermo Nate prima che possa dileguarsi. «Come ci organizziamo per la ricerca?».
Abbozza un sorrisetto sbilenco. «Che ne dici se ce ne occupiamo nel weekend?».
Annuisco. «Va bene».
Dondola in avanti, come se volesse fare qualcosa ma poi cambiasse idea all’ultimo momento. Sorride di nuovo e si allontana lungo il corridoio, lasciandomi a fissargli la schiena come un’imbecille.
 
Il giorno successivo mi rendo conto che qualcosa nel mio orario non va. Ho due ore di lezione che nessuno dei miei amici segue e non ho la più pallida idea di dove andare. Dopo matematica fermo Leo prima che vada a lezione e gli mostro il mio orario. «Oh!» annuisce «Ovvio che nessuno di noi li segua, sono i tuoi corsi personali».
«I miei corsi personali?».
Lui picchietta sul foglio. «Ogni settimana devi seguire delle lezioni che trattano la storia specifica della tua specie e delle lezioni che ti spiegano come controllare i poteri» osserva il foglio «Devi andare nell'edificio cinque, è fuori» mi indica un corridoio «Vicino alla palestra, segui le indicazioni».
«Grazie, ci vediamo dopo a dibattito».
Mi fa l'occhiolino. «A dopo, hermosa».
Raggiungo l'edificio praticamente correndo ed entro sbattendo la porta. La stanza in cui mi trovo dà i brividi, sembra lo studio di uno vecchio pazzo. Ci sono barattoli e recipienti ovunque, foto che sembrano avere almeno cinquant’anni e ragnatele lunghissime. La stanza è completamente avvolta nella penombra. Un solo banco è posizionato davanti alla cattedra polverosa. Appoggio lo zaino a terra e lentamente mi siedo.
«Ai miei tempi, gli studenti restavano in piedi finché il professore non diceva loro di sedersi» Kester salta fuori dall'ombra facendomi venire un infarto. «L'educazione è proprio estinta». Si aggiusta la barba e si accomoda sul trono dietro la scrivania. «Morgan. Eveline Morgan».
Annuisco. «Presente». Non capisco perché faccia l'appello, ci sono solo io qui.
«Ai miei tempi gli studenti parlavano quando interpellati».
Aggrotto la fronte. «Ha detto il mio nome».
«Non mi sembra di averle chiesto di rispondere» borbotta. Sbuffo e mi accascio sulla sedia, saranno due ore lunghissime. Batte le mani e le candele nella stanza si illuminano. «Bene, ora che siamo tutti possiamo cominciare» si china in avanti e mi guarda. «Sa perché è qui?».
«Perché sono costretta?».
Lui scuote la testa e il capello appuntito ondeggia «Lei è qui perché ha un dono».
Sbuffo. «I regali dovrebbero poter essere restituiti».
«Il suo è un dono nello stesso modo in cui è una maledizione» allarga le braccia «Ogni essere in questa scuola vive nelle sue stesse condizioni».
Oh, ma per favore. «Non penso proprio».
Afferra la punta del baffo e comincia ad arricciarla. «Perché pensa di essere diversa?».
«Nessuno di voi beve sangue per rimanere in vita e per non fare del male».
Si inclina verso di me. «Ha mai visto un lupo mannaro perdere il controllo e trasformarsi?» scuoto la testa. «Ha mai visto una strega che sbaglia un incantesimo e che uccide qualcuno? Ha mai visto i cacciatori inseguire una fata per poterle strappare le ali? Ha mai visto un elfo impiccato o bruciato vivo perché ritenuto eretico?». Scuoto la testa con più forza e lui sbatte la mano sul tavolo. «Allora la smetta di compatirsi come una bambina e cominci ad abbracciare i lati orrendi della sua maledizione, sono loro che la terranno in vita in questo mondo malato». Si alza e mi si piazza davanti. «Sa perché è l'unica in quest'aula? È consapevole del fatto che se cerca tra ogni studente non troverà nessuno come lei?».
«Sì, l'ho notato e no, non so il perché» ribatto con astio.
«I vampiri sono pericolosi per natura» afferma «Sa del suo potenziale, cosa può fare ad una persona? Le sue capacità le conosce tutte?».
Alzo le spalle. «Credo di sì».
Incarna le sopracciglia «Crede? No, signorina Morgan. Lei ha così tanto potere da spaventare il resto del mondo sovrannaturale e ne deve essere cosciente, perché è l'unico modo in cui si salverà e l'unico modo in cui eviteremo che lei faccia del male a qualcuno di innocente».
Odio il suo tono saccente ma tutto quello che sta dicendo ha completamente senso. «Va bene».
«In queste ore che passerà con me, le insegnerò la sua storia e come controllare ogni sua singola abilità alla perfezione» torna alla sua sedia «Di norma ci dovrebbe essere qualcuno come lei a spiegarglielo, ma qui non c'è nessun professore vampiro».
«Perché non c'è nessuno come me qui?» chiedo.
Congiunge le mani davanti al petto. «I vampiri sono ricercati dalla legge».
La mascella mi sbatte contro il banco scarabocchiato. «Cosa?».
Lui si gratta il mento e annuisce con lentezza. «La preside mi ha pregato di non parlargliene ma non sopporto l'ignoranza, soprattutto se rischia di esserle dannosa».
Ci deve essere un errore. «Sono una ricercata?».
Lui scuote la testa «Il Consiglio non sa che lei è qui, quindi no».
Mi sembra di essere tornata a Storia dell’occulto. «Cos'è il Consiglio?».
Sbuffa. «Partiamo dalle basi» si mette comodo «Il Consiglio è una delle istituzioni che controlla e regola il mondo sovrannaturale. È composto da quattrocento membri, cento per ogni classe forte».
Arriccio il naso. «Classi forti?».
«Sì, streghe, lupi mannari, elfi e fate» spiega contando sulle dita «Poi c'è un capo per ogni classe, denominato come Capo della fazione».
«I vampiri non ci sono nel Consiglio?» domando.
Mi ignora platealmente. «Poi c'è il capo del Consiglio che viene eletto dai quattrocento ogni quattro anni, la sua decisione vale più di quella di tutti i membri messi insieme» sospira «È quasi sempre o una strega o uno stregone, da pochi considerata la classe dominante» agita un indice lunghissimo in aria «Il che non è affatto vero, tutte le creature sono uguali, se lo ricordi sempre».
«Ha ignorato la mia domanda» puntualizzo.
«Quale era?» chiede aggrottando le sopracciglia cespugliose. Ora che lo guardo meglio, non è così spaventoso come mi era sembrato all'inizio. Da vicino ha l'aria di un vecchietto cupo e un po' svampito. «Ah, sì. I vampiri non ci sono più nel consiglio da dopo la Grande Guerra Fredda».
«Che cos'è?».
Kester si incupisce «Venti anni fa, il Consiglio era composto da cinquecento membri e comprendeva i vampiri. Le streghe, di natura altezzose, si sono sempre credute superiori a tutti. Come le ho detto, il capo del Consiglio ha più potere di tutti, quindi le streghe capeggiavano su tutti. I vampiri, di natura molto irascibili, si erano stufati di questa situazione e stabilirono di volere un cambiamento. Decisero di eliminare la posizione di capo del Consiglio. Le streghe si sono impuntate, ci sono state proteste e rivolte e alla fine il capo del Consiglio in carica ha cacciato i vampiri dal Consiglio» mi guarda comprensivo «Come avrà ormai capito non è una scelta saggia far arrabbiare un vampiro, figuriamoci un'intera specie. Il Capo della fazione dei vampiri ha dato l'ordine di uccidere il Capo del Consiglio e da lì è scoppiata la guerra».
«Perché Grande Guerra Fredda?» chiedo.
«Dopo l'assassinio, le streghe hanno dichiarato guerra ai vampiri ed essendo molto potenti si sono portate dietro il resto del mondo soprannaturale. Non è comunque bastato, i vampiri sono una razza con dei poteri inimmaginabili e con più forza di qualsiasi licantropo. Le morti sono state così tante, il nostro mondo non ha mai visto così tanto sangue come in quel periodo. Alla fine, dopo moltissimi sacrifici da entrambe le parti, i vampiri sono stati sconfitti e uccisi tutti. Guerra fredda perché un dispregiativo per chiamare un vampiro è freddo».
Il dolore mi stringe il cuore morto e immobile. «Non si è arrivati ad una pace?».
«Purtroppo no. Le streghe erano così arrabbiate, hanno condannato a morte tutti i superstiti che si sono arresi e cercano tutti quelli che sono sopravvissuti e che si nascondevano nell'ombra. Dopo la fine della guerra, il nuovo capo del consiglio ha istituito i Paletti D'argento, un gruppo di cacciatori di ogni razza che viaggia per il mondo alla ricerca dei vampiri rimasti».
Il sudore mi si ghiaccia lungo la schiena. «Sta dicendo che là fuori c'è uno squadrone di assassini che mi cerca per uccidermi?!».
Lui scuote la testa «Oddio, no. Il Consiglio non è a conoscenza della sua esistenza, quindi non è in pericolo».
Spalanco la bocca. «Sta scherzando? Come posso non essere in pericolo, sono una ricercata!».
Kester si tira su. «I Paletti D'argento non hanno giurisdizione nelle scuole, qui non la possono toccare. Per questo la preside ha insistito con i suoi genitori a finché la facessero venire a vivere qui».
Ho la testa che mi scoppia. «Non riesco a capire, la preside quando pensavi di dirmi tutte queste cose?». Ora comprendo perché devo tenere un profilo basso, sono una rifugiata. 
«Non voleva spaventarla e indurla a scappare, l’unico posto davvero sicuro per lei è questo» afferma.
Mi passo le dita tra i capelli «Sono una ricercata».
Kester si siede sul bordo della cattedra e mi guarda fissa negli occhi. «Forse non se ne rende ancora conto, ma lei è l'essere più forte e temibile in questa scuola. Non appena avrà imparato ogni sua abilità, nessuno potrà farle del male».
Paura, dolore e rabbia mi si rimescolano nel petto. Vorrei urlare, colpire qualcosa e andarmene. Pensavo di essere rinchiusa in una prigione per mostri, invece sono un’esiliata e il mondo esterno è più terrificante di quanto potessi immaginare. Pensavo che dovermi cibare delle persone fosse la mia maledizione, invece tutta la mia esistenza è una trappola. Devo imparare a difendermi. Devo imparare a sopravvivere. «Mi insegni» affermo «Voglio sapermi proteggere».
Lui inclina la bocca in quello che sembra un minuscolo sorriso «Cominciamo allora».
 
Kester è un sadico. Non un vecchietto rimbambito e nemmeno un vecchietto e basta. È un sadico. Urla, mi rimprovera e continua a farmi male. Mi dice di sentire il mio potere interiore ma io sento solo il mio culo che sbatte sul pavimento ogni volta che mi scaglia in aria con un incantesimo. La sua prima lezione è stata quella di insegnarmi ad affrontare degli incantesimi di movimento. Avrei dovuto saltare, schivare e correre, ma l'unica cosa che ho fatto è stata cadere.
«È un vampiro scadente» brontola quando sbatto la schiena contro il muro e scivolo a terra. «Ho conosciuto vampiri che sapevano fermare un incantesimo solo con la forza del pensiero. È davvero pessima. Per oggi basta così, sono stanco».
Oh, lui è stanco. Mi tiro in piedi mugolando e cercando di rimettere in fila le vertebre. 
«La prossima lezione è domani, non si azzardi a tardare» brontola, per poi sparire in una nuvola di vapori sinistri.
Raggiungo l'aula di dibattito gemendo e imprecando. Mi siedo al fianco di Leo e cerco di rimanere immobile.
L'ora di arte successiva è una tortura. Muovere le braccia per dipingere mi fa venir voglia di urlare. Penso che mi abbia rotto tutte le ossa della schiena.
Quando appoggio il sedere sulla sedia della mensa, mi lascio scappare un sospiro di sollievo.
Leo mi guarda preoccupato. «Evie stai bene?».
Annuisco cercando di non muovermi troppo. «Alla grande».
Dhatri mi guarda. «Sei un po' pallida».
Mugolo. «Quello è il mio colorito naturale».
Nate mastica la pasta con gusto. «Hai iniziato le lezioni di specie?».
«Già».
Annuiscono tutti comprensivi.
Quando arriva il mio pranzo, mi ci avvento sopra come un rapace affamato. Il sangue aiuta a calmare i dolori e a far guarire i lividi.
Nathan pungola la spalla di Leo con insistenza. «Avanti, vuoi dirmi com'è andata la sessione di studio con TK?».
Leo affonda il naso nella pasta e non guarda nessuno negli occhi. «Ti ho già detto di no».
«É andata così male? Cosa hai fatto?» ridacchio.
Lui sbuffa. «Non voglio parlarne».
Gli appoggio una mano sul braccio nudo. «Forza, Leo, dicci cos'è successo».
«Mi è scappato un rutto mentre parlavamo e sono scappato» butta fuori senza controllo. Si tappa la bocca e sgrana gli occhi. Ha la faccia di chi non voleva dire nulla, non di sua volontà almeno. Credo sia colpa mia e della costrizione. Non l'ho fatto di proposito, non sapevo nemmeno di esserne capace. Di solito mi serve il contatto visivo per usarla su qualcuno. Non stavo guardando Leo, l'ho solo toccato. Allontano velocemente la mano e la infilo sotto le gambe.
«Perché l'ho detto? Non volevo dirlo» mormora confuso.
Nate comincia a sghignazzare con forza e tenendosi la pancia. «Hai fatto un rutto?! Terribile».
Leo arrossisce e si fa più piccolo nel maglione. «Non c'è nulla da ridere, è stato l'evento più imbarazzante della mia vita».
Dhatri inclina la testa e lo guarda comprensiva. «Non devi vergognarti».
Gli mollo un colpetto affettuoso. «Non ascoltare il cretino mannaro, può capitare di fare un ruttino, è naturale. Perché sei scappato?».
Leo sbuffa e mugola insieme. «Gli è scappata una risatina e mi sono sentito un cretino atomico, quindi sono corso via. Poi mi sono reso conto che la fuga mi ha fatto sembrare ancora più scemo e mi sono nascosto in camera anche quando è venuto a cercarmi».
Nate sghignazza. «Devo farti un corso intensivo di rimorchio, amico mio».
Leo fa un verso così sconsolato e tragico che riesce a far ridere l’intero tavolo e a rendere la giornata meno pesante e dolorosa.
 
Passo il pomeriggio nella mia stanza, insieme a Dhatri. Lei mi aiuta a recuperare un po' di studio arretrato e io evito che finisca in qualche agguato di streghe.
Afferro i libri di storia dell'occulto. «Oggi la Wright si è divertita a torturarmi, ma non succederà più. Leggerò ogni singola pagina di questi stupidi libri».
«Sembri non piacerle molto» nota.
Rido sprezzante. «Quella mi odia proprio».
Lei annuisce e torna a sfogliare il libro di incantesimi. Apro il tomo che mi ha dato la professoressa e scorro alla pagina che avevo chiuso. Leggo la prima parola e poi richiudo il volume. Mi alzo per riporlo. «Non hai detto che volevi leggerlo» mi fa notare Dhatri.
Mi rendo conto di quello che sto facendo e riprovo a leggerlo. Inizio con la prima riga e la mia mano lo richiude in automatico. La guardo. «Anche a te sembra strano?».
Lei spalanca gli occhioni da cerbiatto. «È incantato!».
«Prego?».
Mi prende il tomo dalle mani e prova a leggerlo. Arrivata alla pagina che stavo guardando io lo richiude anche lei. Annuisce convinta. «È incantato, ne sono sicura!».
«Ancora non ho capito».
«Ha messo un incantesimo sul libro in modo che tu non possa leggere oltre una determinata pagina» schiocca le dita «Si sarà preparata delle domande sulla parte che non hai letto, così da farti una domanda a cui di sicuro non avresti saputo rispondere».
Spalanco la bocca. «Ma che stronza!».
Lei arrossisce. «Ti odia davvero».
Sbuffo frustrata. «Puoi disincantarlo? Voglio fargliela pagare».
Si fa minuscola e molla il libro di colpo. «Non posso».
Mi siedo sul letto con lei e incrocio le gambe sotto il sedere «Come non puoi? Perché? Sei una strega».
Si morde l'interno della guancia e fissa il pavimento. «Non posso e basta».
Annuso l'aria e l’odore della sua paura mista all'ansia mi accende una lampadina nel cervello. «Non devi preoccuparti, non saprà mai che sei stata tu».
Sbianca. «Non è questo...».
«Allora cosa c'è?» domando.
Mugugna massaggiandosi la faccia e poi sospira. «Non ne sono in grado. Lei è una strega potentissima e io lo sono a malapena».
Sono sempre più confusa. «Che significa?».
«Ci sono vari tipi di streghe, come per ogni specie. Se vieni da una dinastia di sole streghe, sei molto più potente e con più talento naturale di una strega che nasce dall'unione casuale di una strega e un umano».
«Pensavo che la magia fosse qualcosa da imparare» commento.
Lei scuote la testa. «Tecnicamente sì, anche una mezza strega può arrivare a padroneggiare gli incantesimi più potenti, ma mai con la sicurezza e la bravura di una strega di dinastia» fa un sospiro lungo un chilometro «E io naturalmente sono solo una mezza strega».
L'odore della sua tristezza mi fa prudere il naso. «Non devi abbatterti, sono sicura che sei bravissima come le altre. Quante streghe di dinastia ci saranno qui dentro? Cinque al massimo?».
Dhatri si accartoccia su sé stessa. «Natalie e la sua cerchia sono tutte streghe di dinastia. Secondo te perché se la prendono con me? Sono una frana. La strega più negata del pianeta».
Credevo di essere l'unica che non riusciva a raccapezzarsi nel mondo del sovrannaturale, come sempre mi sbagliavo. «Sono sicura che non è vero. Comunque non importa, cercherò le informazioni da un'altra parte».
Sospira guaendo. «No, no» si passa le dita tra i capelli con forza «Ci provo».
La paura che la nostra amicizia neonata si possa rovinare sovrasta quella di fallire. «Tree non sei obbligata».
Scuote la testa. «Lo faccio». Prende il volume tra le mani e lo stringe. Chiude gli occhi, si irrigidisce e l'aria che la circonda si condensa. L'energia scivola lungo l'intonaco, contro i mobili e filtra verso di lei. Una strana luce calda la circonda e, per la prima volta da quando l'ho incontrata, non sembra per nulla spaventata. Il libro le tremola nelle mani con lo stesso ritmo dello sfarfallio delle luci.
Sembra andare tutto bene finché la carta di colpo prende fuoco e il tomo si incendia. Dhatri scatta, lanciandolo via con uno strillo acuto. Afferro la bibita alla frutta che stava bevendo e la verso sopra le fiamme. Il tomo si spegne in uno sbuffo di fumo puzzolente e in un mucchietto di carta carbonizzata. Dhatri mi fissa dalla testata del letto con l'aria terrorizzata. Negli occhi le si riflette la paura più profonda che abbia mai visto nello sguardo di qualcuno. Mi sento improvvisamente in colpa e anche molto egoista. «Scusa, non dovevo fartelo fare» borbotto cercando di raccogliere il libro.
Si stringe le ginocchia al petto. «Te l'ho detto che sono una frana».
«No, non lo sei. Ti serve solo un po' più di pratica, come a tutti» affermo. Poso il tomo sulla scrivania e un pezzo di copertina si sbriciola. «Credi che mi ucciderà quando glielo ridarò?».
Alza le spalle. «Suppongo che non possa odiarti più di così».
Già, lo credo anche io. 
   
 
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