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Autore: Juliet8198    21/10/2020    1 recensioni
Choson, 1503
La condizione di principe esiliato aveva portato Yoongi a fidarsi unicamente delle persone che vivano sotto al suo tetto. La cosa, però, in fondo non gli dispiaceva. Erano pochi quelli che tollerava e ancora meno quelli a cui concedeva confidenza. Eppure, per qualche motivo, quando Namjoon si presentò al suo cospetto con quella schiava dalle sembianze tanto inusuali, decise di andare contro i suoi stessi principi.
Il mondo di Diana era cambiato nel giro di istanti. Dall'essere così vicina a scoprire quel meraviglioso impero di cui suo padre le aveva tanto parlato, al ritrovarsi sola e in catene, venduta ad un padrone dall'attitudine fredda e scontrosa. Solo il suo intelletto e la sua conoscenza avrebbero potuto aiutarla nell'impervia strada verso la libertà, costellata di ostacoli, complotti e pericolosi intrecci politici.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inspirò. 

 

La calligrafia è una questione di meditazione. Il flusso che unisce l'aria nel corpo e il movimento nel braccio al liquido nel pennello è un circolo che scorre come un fiume.

 

Il petto si riempì, trascinando con sé la mano che si allontanò dal foglio e sollevò  lo strumento, bloccandolo in un momento di stasi perfetta. Il movimento era pronto. Il fiume era sul ciglio di una cascata, vicino a precipitare e scaricare tutta la sua energia nel proprio letto, trascinando con sé ogni cosa si frapponesse al suo cammino. 

 

Espirò.

 

Il braccio intraprese la sua discesa precipitosa, condotto dal fuoriuscire dell'aria, e avvicinò il pennello alla superficie intonsa. Le setole avevano appena iniziato a sfiorare la carta, macchiandola di qualche schizzo di nero, pronte a tracciare il flusso di quell'oscuro fiume. 

 

-Mio signore! 

 

La mano esitò, virando indecisa e scorrendo con un tremolio nervoso. Al posto di un fiume dalle ampie e definite sponde, sul foglio si trovava un rigagnolo di montagna pieno di curve e dossi. Yoongi fece schioccare rumorosamente la lingua. Contemplando il rovinoso risultato, risucchiò le guance all'interno della bocca, scavandole nervosamente coi denti prima di emettere un sospiro. 

 

"Avrei dovuto tagliargli la lingua tanto tempo fa. Perché non l'ho ancora fatto?" 

 

Le orecchie del giovane si acuirono al suono dei passetti concitati del suo assistente, che si stava precipitando verso le sue stanze. 

 

"Dovrò chiedere a Jungkook di provvedere il prima possibile." 

 

La porta scorse frettolosamente sul suo asse, provocando un fruscio irritato nel legno. Anche l'arredo non sopportava l'impetuosa irruenza di Hoseok. 

 

-A cosa devo questa inaspettata quanto sgradita irruzione? 

 

Il tono del padrone era minacciosamente basso; il suo sottoposto doveva avere colto senza ombra di dubbio la malcelata irritazione che vi aleggiava. Egli, però, la ignorò imperterrito. D'altronde, Hoseok era l'unica persona in quella casa che non sembrava essere influenzata dai malumori del giovane signore. 

 

-Namjoon è alla soglia. 

 

Yoongi piegò lievemente il capo, rilassando il collo. Sospirando nuovamente, arrotolò il foglio recante il tremolante rigagnolo nero e lo allontanò dalla sua vista. 

 

-Si presenta alla mia porta senza essere invitato e senza che io abbia richiesto i suoi servigi? Ha qualche malsano desiderio di terminare la sua esistenza?

 

Il giovane si strofinò le palpebre, cullandosi nel conforto dell'oscurità. Quando riaprì gli occhi, però, il suo assistente era ancora lì. 

 

-Dice che ha portato un dono. Merce rara. 

 

Il signore distese nuovamente il collo, sentendo un sonoro schiocco provenire dalle sue ossa. 

 

-Non sono interessato alle armi. Dovrebbe saperlo. 

 

Hoseok, per la prima volta da che aveva messo piede nella stanza, sembrò a disagio. I suoi occhi si allontanarono dal padrone, posandosi sul pavimento, mentre le sue mani presero a contorcersi nervosamente. 

 

-Penso di avere intravisto una terza persona insieme a Namjoon e al suo secondo. 

 

Al suono di quelle parole, Yoongi alzò il capo e sollevò un sopracciglio. 

 

"Schiavi?" 

 

 

 

Il giovane signore sedeva placidamente a gambe incrociate quando Namjoon fece il suo ingresso nella sala di accoglienza. In effetti, chiamarla sala di accoglienza era un generoso complimento, date le sue modeste dimensioni e il suo scarso arredamento. In generale, però, Yoongi non aveva mai amato gli inutili fronzoli. Questo aspetto si rifletteva anche sul suo abbigliamento. Non indossava mai i raffinati hanbok reali. Pure in quel momento, nel ricevere un ospite, non si era curato di cambiare la sua veste. Tale ospite, d'altronde, non avrebbe neanche meritato la cortesia, considerando il suo sgradito arrivo. 

 

-Vi ringrazio di avermi concesso udienza nonostante la mia inaspettata visita, mio signore.

 

Yoongi contemplò il giovane ignorando le sue parole. Il suo corpo, il suo viso, la sua voce. Lo irritavano grandemente. Namjoon sapeva perfettamente come addestrare le sue membra a fingere la più totale deferenza. Ma il giovane signore poteva leggere nei suoi occhi quanto poco rispetto si celava in realtà dietro a quelle onorevoli espressioni. 

 

-Spero per il tuo benestare che tale inaspettata visita sia motivata da cause assai importanti, Namjoon. 

 

Il ragazzo si fermò al suo cospetto, annuendo mansuetamente. Non vi era traccia di nervosismo o agitazione nel suo collo e nelle sue mani, come se non avesse colto la velata minaccia nelle sue parole. La sua indifferenza, accostata al fasullo rispetto che gli mostrava, facevano oscurare la vista di Yoongi. Tollerava quel ragazzo solo perché era un'ottima fonte di informazioni e perché era sveglio. Il problema stava nel fatto che era troppo sveglio. 

 

-Il mio sottoposto ha...

 

Gli occhi di Namjoon saettarono per un istante in direzione dell'uomo alle sue spalle, il quale abbassò lo sguardo al pavimento. 

 

-... incontrato un affare interessante. So che solitamente il mio signore non ricerca questo genere di merce, ma ho pensato che potesse esservi utile. 

 

Yoongi scorse un leggero movimento alle spalle del ragazzo. Sapeva già cosa stava per proporgli. Ne aveva avuto la conferma quando aveva intravisto quella terza figura entrare nella stanza dopo il suo secondo. Il giovane aveva cercato di ignorarne la presenza, ma il largo cappello di paglia che ne nascondeva i lineamenti non aveva fatto che attirare il suo occhio. Era una donna. Il pregiato hanbok che indossava non lasciava spazio a dubbi. 

 

Per quale motivo quella serpe di Namjoon gli avrebbe rifilato una schiava? 

 

E per quale motivo l'aveva incartata con così tanta cura? 

 

Quella seta veniva sicuramente dall'impero. Era talmente lucida da catturare avidamente la scarsa luminosità della stanza e trasformare l'arancio della camicia in un cielo sull'orlo del tramonto e il verde della gonna in un prato ricoperto di rugiada. 

 

-Non sono interessato. 

 

Il tono del giovane calò perentorio nella stanza, pesante come la lama di un boia. Il corpo di Namjoon non manifestò il minimo segno di indugio. 

 

-Vi prego di darle un'occhiata prima di prendere una decisione, mio signore.

 

Il ragazzo si scostò facendo un passo di lato e liberando la vista sull'oggetto di interesse. Quest'ultimo portò le pallide mani al cappello e lo sollevò dal capo. 

 

 

 

Yoongi ne aveva viste di cose bizzarre nella vita. Soprattutto nel periodo in cui aveva risieduto nella capitale, non era raro scorgere carovane straniere e compagnie di intrattenitori da terre lontane. Aveva incontrato uomini dalla pelle del colore del legno e altri con grandi occhi chiari come il cielo. Ma la creatura di fronte a lui era un esemplare unico. 

 

Non poteva essere umana. Doveva per forza essere l'incarnazione di una cavalla bianca o la manifestazione di una ninfa celeste. Solo quello avrebbe potuto spiegare l'immensa meraviglia che le sue sembianze avevano instillato in lui. 

 

Non appena il cappello lasciò la testa della donna, una cascata di filamenti d'oro scivolò sulle sue spalle. Quelle preziose fibre ricadevano in piccole onde, simili alla superficie di un mare turbato, e circondavano un viso piccolo e tondeggiante. I suoi occhi... di che colore erano? 

 

"Dei del cielo..." 

 

Erano giada levigata. Se li avesse paragonati alle pietre incastonate nell'ornamento che sorreggeva i propri capelli, molto probabilmente sarebbe stato incapace di distinguerli.

 

A ben guardarla, dalla freschezza della sua pelle e dalla morbidezza delle sue forme, Yoongi notò che doveva essere giovane. Più giovane di lui. Nonostante ciò, aveva già la struttura di una donna. 

 

I grandi occhi della creatura lo scrutarono attentamente per diversi istanti, esitanti e allo stesso tempo quasi sfacciati. Poi, si abbassarono con modestia. La giovane giunse le mani davanti al suo viso, sovrapponendole l'una all'altra fino e formare una linea orizzontale, le abbassò e chinò le ginocchia fino a raggiungere il pavimento. Il suo capo si era chinato in avanti e non si sollevò completamente neppure quando fu di nuovo in piedi. 

 

-Che cosa significa, Namjoon?

 

Il signore distolse gli occhi dalla giovane donna e li puntò nello sguardo attento dell'interpellato. Questo si schiarì la gola e analizzò velocemente la figura che si era appena inchinata.

 

-Come vi ho detto, mio signore, il mio sottoposto ha incontrato questo interessante affare mentre percorreva le campagne vicine al confine. L'ha trovata a vivere con una famiglia di contadini. 

 

Yoongi riportò la sua attenzione sulla ragazza. Poteva notare che le sue mani erano leggermente rovinate nelle parti in cui si reggevano gli strumenti per lavorare i campi. Le dita recavano anche lievi sbucciature nelle nocche, segno che doveva aver passato del tempo a strofinare i panni sporchi. Infine, sulla sua pelle si poteva cogliere un lieve rossore dovuto alle scottature del sole. 

 

Non c'era dubbio. Il suo corpo portava i segni del lavoro in sé. Nonostante ciò, era pure evidente che quello stesso corpo non era abituato a quel genere di attività. Le bruciature erano troppo recenti, troppo poco sedimentate nell'organismo per poter suggerire una provenienza contadina. Quella ragazza doveva avere avuto una dimora confortevole e pasti regolari nella sua infanzia. 

 

-Da dove vieni?

 

La creatura non sollevò il capo alla sua domanda. Rimase muta, immobile. 

 

-Non parla la nostra lingua, mio signore. Ma a quanto pare conosce quella dell'impero. 

 

Yoongi sollevò di scatto un sopracciglio, osservando la giovane. 

 

-Parli la lingua dell'impero? 

 

La ragazza tenne gli occhi fissi sul pavimento e la mani giunte vicine al ventre. 

 

-Sì, mio signore.

 

Yoongi non poté trattenere un ghigno di fronte a quella risposta. Una cavalla bianca che parlava la lingua dell'impero vestita come una donna di Choson. Di certo non era una visione che si incontrava tutti i giorni. 

 

-Come ti chiami?

 

La ragazza, imperterrita, tenne gli occhi al pavimento. 

 

-Il mio nome è Diana. Il mio nome di famiglia è Barbo. 

 

La situazione, agli occhi di Yoongi, era ancora più ilare. Aveva perfino un nome di famiglia. Sapeva inchinarsi e conosceva il linguaggio formale da rivolgere ad una persona del suo rango. Non c'era dubbio che Namjoon l'avesse preparata per quell'incontro, eppure era evidente che era già stata addestrata all'etichetta per anni. Decisamente non proveniva da un contesto contadino. 

 

-Da dove vieni? 

 

A quella domanda, la giovane sembrò esitare. Le mani ancora giunte sul suo ventre si strinsero, attorcigliando per un momento le dita in una morsa. 

 

-Da molto lontano, mio signore. 

 

-Quanto lontano? 

 

Le domande uscivano dalla bocca del giovane padrone taglienti eppure piene, tronfie di curiosità. Per una persona come lui, che riusciva normalmente a celare senza indugi le sue emozioni, stava facendo davvero un pessimo lavoro. 

 

-Da Occidente. 

 

-Non è un novità. Molti stranieri che giungono nelle nostre terre vengono da Occidente. Da dove di preciso? 

 

La giovane sembrò esitare nuovamente. Dopo qualche istante, deglutì. 

 

-Se mi è concesso avere il materiale per scrivere ve lo posso mostrare. 

 

Yoongi non poté fare a meno di lasciare che un fiotto di curiosità si tramutasse in uno spasmo della bocca. Con un cenno del capo, ordinò ad Hoseok di portare il necessario nella stanza e, in seguito, riportò la sua attenzione sulla giovane donna. Passarono lunghi, trascinati istanti di silenzio, nell'attesa del ritorno dell'assistente. Il signore di certo non aveva intenzione di rompere quella beata calma. Lui ci sguazzava, nel silenzio. Anche in quello imbarazzato e irrequieto che era nato in quel momento. Gli altri presenti, parimenti, non sembravano intenzionati a fare il primo passo. La giovane rimaneva immobile nella sua posa ossequiosa, Namjoon era fermo come una statua con gli occhi puntati sulla sua merce e il suo secondo continuava a tenere lo sguardo basso, agitando impercettibilmente le mani tremanti.

 

E poi c'era Jungkook. 

 

Da quando Yoongi aveva messo piede nella stanza, il ragazzo aveva preso posto alle sue spalle e si era bloccato nella sua tipica posizione, dritto sui piedi come un tronco. La sua guardia personale era un tipo di poche parole e il signore lo apprezzava grandemente per questo. La sua presenza era talmente silenziosa da essere appena percepibile nella stanza, ma lui sapeva che le sue mani rilassate sarebbero infallibilmente state pronte a sfoderare la spada nel momento del bisogno. Quel ragazzo era così. Tremendamente affidabile. 

 

Hoseok fece il suo ritorno, avvicinandosi alla giovane e posandole davanti un tavolino imbandito con carta, inchiostro, acqua e una pietra scura. La creatura afferrò la stecca di inchiostro solido senza esitazione, versò qualche goccia di acqua nella pietra e prese con lenti e accurati movimenti a strofinare il pigmento sulla superficie. Quando ebbe finalmente ottenuto un liquido scuro e non troppo denso, prese il pennello con pollice e indice, intingendo le setole nel composto. 

 

"Molto probabilmente è capace di scrivere. Sa come usare i nostri strumenti di scrittura."

 

Yoongi, senza accorgersene, aveva preso a toccarsi il mento con le dita. 

 

"Potrebbe essere una spia?" 

 

Il pennello prese ad accarezzare la carta in linee fluide, tracciate senza incertezza e con movimenti circolari. Dopo poco tempo, la giovane si fermò a contemplare il risultato. Appoggiando delicatamente la punta setosa, lasciò un'ultima traccia di inchiostro prima di riporre il pennello sul suo supporto. Il signore la studiò attentamente mentre prendeva il foglio e lo sollevava davanti ai suoi occhi. 

 

-Quell'area scura che vedete è da dove provengono io. Si trova oltre le Indie, oltre alle pianure della steppa e oltre al Mar Nero e alla Palestina. Sorge nella penisola che sormonta il continente nero. Si chiama Venezia, è una città commerciale che si affaccia sul mare Mediterraneo. 

 

I grandi occhi della ragazza si spensero impercettibilmente di quel fuoco che li aveva animati durante la spiegazione. Abbassò lo sguardo, nascondendolo dietro al foglio. 

 

-È da lì che provengo. 

 

Yoongi osservò per qualche istante la mappa. Non era accurata, sopratutto nella parte meridionale. Inoltre, si fermava ai confini dell'impero, poco oltre Beijing. La penisola di Choson era appena abbozzata e mancava completamente l'arcipelago di isole che si affacciava all'altro lato del mare orientale. Era certo, però, che la giovane aveva una conoscenza generale della geografia del continente. 

 

-Come sei arrivata qui? Perché ti trovavi da una famiglia di contadini? 

 

La giovane abbassò le mani e, per un istante, sollevò i grandi occhi su di lui. Che gli dei potessero aiutarlo, dovette distogliere lo sguardo. 

 

-È una storia molto lunga, mio signore. 

 

Yoongi giunse le mani sulle sue gambe incrociate, rilassando la schiena. 

 

-Abbiamo tempo.

 

 

ANGOLO AUTRICE 

 

Come siamo formali a iniziare così gli angoli autrice... e va beh, dato che questa storia è un po' più seria del solito dobbiamo apparire professionali almeno in partenza. Dunque, iniziamo che già abbiamo un sacco di cose di cui parlare. 

 

Come anticipato nella premessa, il corsivo si riferisce al cinese e come, come avrete capito, la Cina qua viene indicata come l'impero. 

 

Il cavallo bianco nella mitologia tradizionale coreana era simbolo di purezza e divinità, quasi come una sorta di messaggero degli dei. 

 

Yoongi rimane stupito dal fatto che Diana ha un cognome (o nome di famiglia) perché nell'antichità in Corea solo i nobili avevano cognomi. La gente comune non ne aveva affatto. Tenete a mente questo aspetto perché più avanti nella storia ve lo spiegherò più a fondo (scoprirete anche perché è pieno di Park e di Kim). 

 

L'hanbok è il vestito tradizionale coreano. Nella versione femminile è costituito da un'ampia gonna che arriva sotto il seno e una specie di camicia che si incrocia sul petto. Nella versione maschile, ovviamente, presenta dei pantaloni. 

 

Bene, per ora è tutto. Se avete altri dubbi non esitate a scrivermi e sarò felice di rispondere. Spero che la storia non vi annoi, so che può essere più pesante da leggere delle altre ma la trama ha anche molte sorprese nascoste (e molti momenti Sope ).

   
 
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