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Autore: angelo_nero    24/10/2020    3 recensioni
[Attenzione! Possibilità di spoiler per chi non ha seguito/ segue DB Super]
Dal primo capitolo:
"Guerrieri, la maggior parte, con grande forza combattiva e dall’enorme potenziale, amministrati da un Lord potente quanto pazzo, astuto quanto sadico, che desiderava l’intero universo ai propri piedi pur non muovendo un dito. Un tiranno che non si faceva scrupoli ad eliminare chi gli era d’intralcio. Fu egli stesso a sterminare la razza a lui più fedele temendo una loro possibile rivolta, i Saiyan, spazzandola via assieme al pianeta che portava il nome del loro sovrano. Non ne rimaneva che una manciata di questi guerrieri, di cui ancora meno purosangue, e un buco buio lì dove risiedeva il pianeta. "
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nappa, Radish, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La navicella dalla strana forma sfrecciava nel buio più completo dello spazio profondo, illuminata di tanto in tanto da qualche riflesso di una stella non troppo lontana. I componenti dell’equipaggio non erano esattamente quelli che ci si aspetterebbe, anzi se a prima vista potessero sembrare abbastanza a loro agio a una più approfondita si sarebbe scoperto che nessuno di loro era entusiasta di quel viaggio. Le gite interstellari non erano per tutti e la maggior parte dei componenti del gruppo non aveva mai desiderato uscire fuori dalla propria casa figuriamoci dall’atmosfera.
La navicella era piuttosto angusta, lo spazio disponibile era poco più che sufficiente per muoversi sul posto e gli sguardi scuri e per niente amichevoli dei Saiyan puntati su di loro non aiutavano. In teoria non era previsto la quantità di persone che poi effettivamente avevano preso parte al viaggio, sarebbero dovute essere presenti solo due di loro.
Evelyn* si alzò in piedi stanca di rimanere seduta sotto lo sguardo penetrante dei guerrieri, raggiungendo i due ragazzini con la faccia spiaccicata contro il vetro della navicella affascinati dall’immensità dello spazio. Si mise alle loro spalle osservando per un po’ il monotono paesaggio scuro al di là del vetro con aria curiosa. Aveva sempre sognato di poter esplorare il mondo e conoscere culture differenti ma l’universo era su un altro livello. E la cosa la esaltava. 
-Incredibile. Tutto questo l’ho visto solo sui libri al liceo.- disse mentre il passaggio vicino a una stella le illuminava il viso.
Goten si girò sorridente con gli occhi luccicanti, saranno state le sue origini aliene o semplicemente la sua immensa curiosità ma quel viaggio fuori programma lo entusiasmava.
-Già, anche io!- disse il piccolo Son.
 Keiko* invece se ne stava ancora appiccicata all’oblò come se allontanandosi avesse potuto veder sparire tutto quello che c’era al di fuori.
-Dove stiamo andando?- chiese la ragazzina senza staccare gli occhi dal panorama.
-Vorrei saperlo anche io.- le rispose la donna guardandosi attorno.
Sotto gli occhi dei due ragazzini, Evelyn voltò le spalle allontanandosi dalla parete di metallo della navicella. Sorpassò il resto del gruppo radunato al centro e si affiancò all’eroe eterno bambino. Gli battè sulla spalla con un dito attirando la sua attenzione.
-Ehy.- la salutò Goku con il suo tipico sorriso.
Evelyn pensò che quel sorriso fosse molto più infantile di quanto non sembrasse, luminoso ed innocente. 
-Senti un po’, visto che sembri la luce in fondo al tunnel del gruppo, mi sapresti dire dove diamine ci sta portando questa scatola di latta in mezzo al nulla?-
Il ragazzone si portò una mano dietro la testa, in un gesto consueto di imbarazzo abbassando lo sguardo sul pavimento a corto di parole. 
La castana continuò a fissarlo in attesa di una risposta, incrociò le braccia al petto e sollevò un sopracciglio vedendolo indugiare sulla risposta.
-Vorrei saperlo anche io.- disse alla fine.
-Che cosa!- sbottò lei travolgendolo con le parole.
Goku si sentì attaccato e scattò in posizione di difesa ponendo le mani avanti manco stesse affrontando un nemico potente. 
-Come diavolo è possibile! È colpa tua se siamo tutti qui, devi pur sapere qualcosa!- gli urlò a un centimetro.
-Veramente no. Non sono stati molto loquaci, semplicemente mi hanno chiamato e fatto segno di andare con loro.- spiegò facendosi piccolo piccolo sotto lo sguardo di fuoco della donna.
Evelyn sospirò spostando lo sguardo sui guerrieri che li stavano scortando chissà dove, chissà quando e chissà perché. Li squadrò da capo a piedi constatando le loro origini aliene nonostante le fattezze umanoidi. Sembravano anche piuttosto forti, calzati in quelle armature all'apparenza assai resistenti. Non li aveva sentiti proferire parola per tutto il tempo, al massimo parlottavano tra di loro scambiandosi poche frasi corte. Riportò le iridi nocciola sull'amico che sussultò impaurito.
-Sono Saiyan come te, perché non glielo chiedi?- 
Goku tornò a grattarsi la testa a disagio, Evelyn gli ricordava Bulma. Forse anche troppo.
-Io non conosco la loro lingua e loro non sanno la nostra. Quindi...- le rispose con aria innocente.
Evelyn alzò un sopracciglio con fare indagatore, posò entrambe le mani sui fianchi piegandosi un po' in avanti e scrutò a fondo gli occhi tanto scuri quanto limpidi dell'uomo davanti a sé, che sembrava voler scappare il più lontano possibile. Tornò in posizione eretta appurando che, no, il ragazzone non stava mentendo.
-Ma sei uno di loro.- disse indicandoli.
-Sì ma ero molto piccolo quando arrivai sulla Terra.- spiegò imbronciandosi un poco, sentendosi accusato di tale mancanza. -E anche se l'avessi imparata poi battei la testa dimenticando tutto.- 
Il viso di Evelyn si contrasse in una smorfia infastidita e delusa. Pensava di poter contare su quel bambinone nel corpo di un adulto.
-Allora sei inutile.- gli disse voltandogli le spalle.
Goku rimase fermo sul posto incassando il colpo senza però afferrarne il motivo. Evelyn dava per scontato che lui, in quanto Saiyan, potesse comunicare con i suoi simili facilmente. Credeva che lei sapesse del fatto che lui fosse più terrestre che Saiyan. Alzò le spalle, inutile scervellarsi non ci sarebbe arrivato.


Bulma schivò un pugno, parò un calcio ed evitò una sfera d'energia. Saltò il tentativo del suo avversario di buttarla a terra e sfruttò lo slancio per ruotare su se stessa e tirare un calcio preciso. La sua gamba venne però bloccata e Calliope sogghignò serrando la presa sulla sua caviglia per poi lanciarla dalla parte opposta della stanza. L'azzurra non riuscì ad evitarlo né ad ammortizzare la caduta ma si rimise subito in piedi, pronta a contrattaccare con maggior vigore. Calliope le fece segno di avvicinarsi, provocatoria e la Regina non se lo fece ripetere partendo in quarta contro la Saiyan. 
La guerriera schivò l'attacco della donna sbattendola velocemente a terra. Le torse un braccio dietro la schiena abbastanza a lungo da farla gemere di dolore ma non arrendersi. Infatti l'azzurra le tirò una testata cogliendola di sorpresa spingendola a lasciarle il braccio per potersi portare le mani al naso.
Bulma si allontanò in fretta massaggiando l'arto dolorante. Rimase sul chi va là mentre Calliope si ripuliva dal sangue che le usciva dal naso. Ma prima che una delle due potesse ripartire all'attacco, la porta di metallo si aprì interrompendo l'allenamento. Bulma si voltò per capire chi fosse il nuovo arrivato e cosa volesse di tanto importante per farle fermare. 
La figura del Re si rivelò ai loro sguardi appoggiato con la spalla all'uscio e con le braccia incrociate. La solita espressione impassibile stampata in faccia con appena l'ombra di un ghigno derisorio. 
-Ma allora ti stai allenando sul serio.- proruppe.
Bulma aggrottò le sopracciglia offesa da quell’affermazione. Drizzò la schiena e alzò la testa assumendo una posa più consona al suo ruolo di Regina. 
-Ovviamente. Vuoi provare?- lo provocò.
Vegeta sogghignò divertito dalla solita sfacciataggine della donna. Fece un passo avanti abbandonando l'uscio che finalmente si chiuse. Le guerriere si inchinarono di fronte al Re ma lui non le vide quasi, ignorando la cosa e puntando alla moglie che lo fissava spavalda dall'alto verso il basso con la schiena dritta. I loro sguardi si incrociarono e nessuno dei due lo abbassò, neanche per un secondo riuscirono a staccare le iridi l'uno dall'altra. Come calamitati da una forza più grande di loro. Il Saiyan si piegò in avanti quel tanto che bastava per far sfiorare i loro nasi sogghignando.
-Non resisteresti un secondo contro di me.- le disse a un soffio dal viso.
Lei sorrise allo stesso modo, beffarda lo provocava.
-Potrei riuscire a batterti.- 
-Non alzare troppo la cresta, terrestre.- le sussurrò in un orecchio provocandole brividi caldi.
Amava il suono della sua voce, era così calda e sensuale. A quella vicinanza non potè far altro che lasciarsi andare a pensieri ben distanti da uno scontro. Mantenne un contegno, non gliel'avrebbe data vinta tanto facilmente e mostrargli l'effetto che lui sapeva avesse su di lei non avrebbe giovato a quello scambio di sguardi. Incrociò le braccia al petto e lo sfidò nuovamente con gli occhi.
-Mettimi alla prova.- gli disse sicura.
Vegeta rimase a fissare quelle iridi color del mare luccicare di sfida e di una sicurezza mai vista in nessun altro. Non aveva paura né di farsi male né di perdere, anzi sembrava piuttosto convinta della sua vittoria nonostante le possibilità fossero assai vicine allo zero. Testarda, caparbia e avventata. L'idea di uno scontro lo stuzzicava eccome.
Tornò con la schiena dritta senza però staccare gli occhi pece dai suoi azzurri. 
-
Lasciateci soli. - ordinò con fermezza.
Il gruppo di guerriere non se lo fece ripetere una seconda volta. Obbedirono all'ordine del Re uscendo dalla stanza una per volta inchinandosi poco prima di varcare la soglia. Calliope lanciò un lungo sguardo d'intesa a Bulma che annuì: la stava implicitamente incoraggiando a farsi avanti e a non temere nulla, neanche il Re che era migliaia di volte più forte di lei. Quando anche il capitano uscì, la pesante porta si richiuse lasciandoli soli. 
Il Saiyan si prese qualche secondo per osservare l'avversario, squadrandola dalla testa ai piedi come se non l'avesse mai vista. Poté notare un aumento della massa muscolare in lei e stranamente la cosa non lo disturbava. Fece scorrere le iridi color della notte sulla sua intera figura accarezzandola con lo sguardo, per poi piantarglielo in faccia. Sogghignò e fece un paio di passi indietro. Si leccò le labbra pregustando il momento in cui l'avrebbe sbattuta a terra con facilità dimostrandole quanto non ci fosse speranza per lei di batterlo. Quello era il suo regno.
Le fece segno di farsi avanti, provocatorio, mantenendo l'altra mano in tasca senza la minima intenzione di assumere una qualunque posizione di difesa. Ciò non sfuggì a Bulma che lo fissò determinata. Lui la stava prendendo sotto gamba? Bene, gli avrebbe fatto capire che il concetto "mai sottovalutare il tuo avversario" valeva anche con lei. Sorrise e partì all'attacco a gran velocità.
Vegeta schivò i suoi colpi con una facilità impressionante continuando a sogghignare divertito. Bloccò un calcio, una gomitata e un tentativo di farlo cadere. Schivò l'ennesimo pugno e la spinse un poco. Bulma per poco non perse l'equilibrio essendosi sbilanciata troppo verso il suo avversario che, dall'alto della sua esperienza, se la rideva divertito. Voleva toglierli dalla faccia quel sorrisetto derisorio, la irritava quel suo modo di sottovalutarla. 
Si lasciò cadere all'indietro e, tenendosi sollevata da terra con le mani, gli tirò un calcio sfiorandogli il mento con la punta della scarpa. Il Saiyan alzò le sopracciglia sorpreso e Bulma sorrise. Tentò di farlo nuovamente cadere ma lui si spostò quel che bastava per evitarla. Allora si tirò su, si guardò attorno qualche secondo per capire cosa avrebbe potuto sfruttare per metterlo in difficoltà. 
-Allora? Ti sei già stancata?- le chiese con entrambe le mani in tasca.
La donna fece saettare lo sguardo su di lui e si mosse in avanti con l'intento di fare da ariete e sperare di muoverlo almeno un po' o di fargli quantomeno sentire la botta. Ma lui era decisamente più scaltro, quindi si abbassò poco prima che lei gli arrivasse addosso e se la mise sulla spalla al volo, sfruttando il suo slancio per poi farla cadere giù spingendole le gambe. Bulma atterrò sulla schiena e la fitta che le arrivò al cervello se la sarebbe ricordata per ore. Dannazione non poteva continuare così, doveva far lavorare il cervello e trovare un modo per poterlo battere. 
Si rialzò dolorante ma temeraria non intenzionata a dargliela vinta. Partì veloce con un pugno diretto al viso ma lui si spostò ficcando anche l'altra mano in tasca, allora tentò con calcio che il suo avversario bloccò con facilità prendendole la caviglia. Bulma si ritrovò a saltellare su un piede solo osservandolo ghignare divertito. Si diede lo slancio con l'altra gamba e ruotò su se stessa per colpirlo. Il Saiyan schivò ma dovette lasciare la presa su di lei che atterrò agilmente sulle mani attutendo la caduta. Ripartì alla carica con una serie di calci e pugni in tutte le combinazioni possibili, inutilmente però dato che lui non si scomponeva neanche mentre la evitava. L'azzurra gli tirò un pugno furiosa e lui lo bloccò, incapace di tirare via la mano provò a colpirlo con l'altra che il marito prese con la sua stringendo abbastanza da non permetterle di liberarsi. Bulma tirò con forza ma lui non sembrava intenzionato a lasciarla andare, tentò di colpirlo ovunque. Il Saiyan la lasciò fare avvertendo a mala pena i colpi della donna di sé. Alla fine la lasciò andare di scatto e lei cadde all'indietro. Vegeta trattenne una risata di fronte alla scena comica scatenando l'ira della consorte che, come una furia, gli si buttò addosso con la speranza di bloccargli le gambe. Ovviamente l'uomo si spostò di pochi centimetri e Bulma si sfracellò a terra. Imperterrita tornò all'attacco provando ancora a colpirlo con una combinazione di tutti e quattro gli arti alternandoli. Però i suoi colpi non andavano a segno a meno che non fosse il Saiyan a lasciarsi colpire e a quel punto non ci trovava gusto. 
Passarono i minuti e da quella situazione di stallo non si muoveva. Provava a colpirlo in ogni modo che gli venisse in mente ma il Saiyan era molto più scaltro rendendo vani i suoi tentativi. Con il fiato corto si piegò sulle ginocchia grondando di sudore. Sentiva i polmoni esplodere e i muscoli del corpo incendiarsi, non si era mai mossa così tanto neanche durante uno delle più intense sessioni in palestra. Quella era tutta un'altra storia, a confronto ciò che faceva lei era una passeggiata di salute. Sputò a terra e ripartì alla carica, era stanca ma non si sarebbe arresa. 
Vegeta la guardò continuare imperterrita nel suo intento nonostante lo stesse facendo ininterrottamente da parecchio tempo. Continuò a darle spago limitandosi ad evitare o bloccare i suoi colpi. Era curioso di vedere fin dove sarebbe arrivata e a che punto il suo corpo sarebbe crollato in barba alla sua testardaggine.
-Ora basta.- sentenziò dopo l’ennesima scarica di colpi.
Bulma neanche lo ascoltò e continuò a tirare pugni all'aria. 
Il Saiyan assottigliò lo sguardo per quella mancanza di attenzione. Le bloccò le mani dietro la schiena in un gesto veloce e la fece inginocchiare ma la donna sembrava dura di comprendonio. Infatti tentò di alzarsi e tirargli una testata. Vegeta la schivò e la spinse a terra, bloccandola poi con il peso del proprio corpo sul pavimento.
-Game over.- le disse risoluto. 
Bulma tentò di divincolarsi ma la sua stretta era troppo forte e sarebbe comunque stato impossibile toglierselo di dosso. Sbuffò infastidita e smise di dimenarsi, aveva perso doveva ammetterlo a se stessa. 
-Okay! Hai vinto! Ora però togliti che non respiro.- si lamentò.
Il Saiyan fece leva sulle braccia per staccare il proprio corpo da quello della compagna.
A Bulma non stava realmente mancando il fiato con lui addosso - il guerriero aveva sempre la premura di non schiacciarla con il suo peso - anzi amava il contatto fisico con il suo uomo. Però in quel momento, con la sconfitta bruciante nella testa, averlo così vicino le dava fastidio. Si tirò su a sedere girandosi per poterlo guardare in faccia, imbronciata e con le braccia incrociate al petto. Aveva il fiato corto e le gambe che le tremavano mentre lui sembrava appena uscito dal letto.
-Che c'è?- 
Bulma si rifiutò di rispondere borbottando sottovoce qualcosa di incomprensibile sotto lo sguardo confuso dell'uomo di fronte. Detestava perdere e lui lo sapeva, avrebbe potuto farla vincere ma non ci avrebbe trovato gusto. Pensava di poter almeno combattere ad armi pari dopo un mese di allenamento e invece Vegeta era immensamente più forte di lei anche con il dieci percento della forza utilizzata. Lo fissò in cagnesco quasi lui avesse la colpa della sua frustrazione; non le aveva mai detto che ci sarebbe riuscita, anzi aveva messo in chiaro sin da subito che l'avrebbe battuta con facilità, ma nei suoi occhi scuri non vide nemmeno l'ombra della solita derisione che li illuminava dopo uno scontro. Però ci vide qualcos'altro, un altro tipo di luce, più intensa. Sembrava ardere in quelle pupille nere dando al suo viso immobile un aspetto diverso. L'azzurra si sentì trapassare da quello sguardo intenso e si ritrovò a sospirare senza neanche rendersene conto provocando un'intensificazione di quella luce che, ora sapeva, poteva ricondurre a una lussuria che donava solo a lei. Si morse il labbro specchiandosi in quelle pozze nere prima che decidessero di spostarsi più giù per accarezzare il suo corpo morbido e seminudo. Poteva avvertirle su di sé, su ogni centimetro e sciolse le braccia per permettere loro di esplorare senza ostacoli. Quando poté incontrarli di nuovo, la sua delusione per il combattimento perso era passata in secondo piano ormai. Per questo non resistette oltre e si buttò addosso all'uomo davanti a sé, catturando le sue labbra in un bacio pieno di passione. 
Il Saiyan l'abbracciò di rimando, stringendola a sé e ricambiando il contatto con la stessa intensità. Le tolse il top d'allenamento per poter posare le mani ove prima aveva fatto scivolare gli occhi. Fece scendere i palmi sulla vita e la spinse a terra senza staccare le labbra dalla sue, scese a baciarle il collo mentre lei gli infilava le mani tra i capelli apprezzando il trattamento. Si lasciò sfilare la maglia da lei, che ringraziava mentalmente il fatto che non si fosse messo la battle suit ma una semplice t-shirt, prima di terminare di svestirla. Le ricoprì il corpo di baci e carezze ascoltando volentieri i suoi sospiri estasiati.
L'azzurra amava le sue labbra sulla pelle, le sue mani che l'accarezzavano, i suoi denti che mordevano appena ma sentiva il bisogno di qualcosa di più. Lo scontro aveva acceso in Vegeta un'eccitazione che poche volte aveva visto. 
Ribaltò le posizioni, trovandosi nuda seduta a cavalcioni su di lui fissandolo dall'alto maliziosa. Gli slacciò la cintura e i pantaloni, tirandoli poi giù assieme ai boxer impaziente di sentirlo. 
Lui non perse tempo e si alzò a sedere baciandola con desiderio nel momento in cui lei gli permise l'accesso al suo corpo. I sospiri si dispersero per la stanza, a ritmo con i loro movimenti e le loro sensazioni. Bulma intrecciò le loro mani muovendosi su di lui dando ritmo al rapporto e decidendone le condizioni. 
Vegeta si godè lo spettacolo del suo corpo che si alzava e abbassava, i suoi occhi azzurri brillavano ardenti e i suoi denti martoriavano il labbro inferiore nel disperato tentativo di non gemere ad alta voce. La stanza era insonorizzata ma preferirono non farsi sentire neanche per sbaglio, soffocando i gemiti contro la bocca o la pelle dell'altro.
L'orgasmo li colse di sorpresa, veloce, potente e intenso spingendoli a fare uno sforzo in più per non emettere suoni. 
Bulma gli si accasciò addosso, stremata, e lui rimase immobile a farle da materasso, non voleva che si stendesse sul lurido pavimento. Rimasero abbracciati fin quando il respiro non si regolarizzò e anche successivamente non si spostarono dalla comoda posizione. Il Saiyan passò le dita tra i corti capelli azzurri della sua terrestre, regalandole qualche carezza assai gradita, e Bulma iniziò a disegnare linee invisibili sulla pelle ambrata dell'uomo, godendosi il torpore del post sesso. Non le importava di non essere distesa su un comodo letto o almeno in un ambiente più pulito, le bastava che lui le stesse vicino per rendere anche quell'asettica stanza d'allenamento una reggia. 


Evelyn si massaggiò il collo dolorante, aveva preso un brutto colpo di frusta durante il brusco atterraggio. Lanciò un'occhiataccia ai due piloti che, ignari del suo odio, le davano le spalle parlottando tra loro di chissà che cosa. Si alzò incrociando le braccia al petto, non che si aspettasse l'atterraggio morbido di un aereo ma si chiese se fossero impediti loro o il pianeta avesse una reticenza verso gli stranieri. Osservò il resto dei suoi compagni di viaggio rialzarsi doloranti, chi più chi meno avevano risentito tutti di quella manovra affatto delicata. Sbirciò da una delle piccole finestre della navicella incuriosita dall'aspetto del pianeta. Sembrava una distesa desertica dall'alto invece aveva delle immense città di cui poteva vedere soltanto i tetti. Capì di essere molto in alto rispetto al suolo e se ne chiese il motivo, magari c'era una speciale pista d'atterraggio lì sopra che comunque non aveva impedito ai due di farli sfracellare sul pavimento non appena entrati nell'atmosfera. 
Il portellone venne aperto dando modo all'aria secca e calda di entrare all'interno colpendoli in pieno. Il gruppo decise di affacciarsi timidamente fuori per constatare il posto del loro effettivo atterraggio, i Saiyan non erano stati molto loquaci quindi era praticamente una sorpresa. Ma il paesaggio cittadino era oscurato dall'imponente costruzione proprio lì davanti, assomigliava a un palazzo reale. Meno sfarzoso di quello delle favole ma altrettanto maestoso. 
-Dove pensate che siamo?- chiese timidamente Crilin.
-Beh considerando chi ci ha scortati fin qui, direi che siamo sul pianeta originario dei Saiyan.- affermò la moglie dell'eroe rimanendo comunque in disparte, lontano dai pericoli tenendosi stretto il tredicenne secondogenito che invece non vedeva l'ora di scendere e fare casino.
Il terrestre ex pelato si voltò di scatto con occhi spalancati.
-Su Vegeta-sei? Ma com'è possibile, è esploso quarant'anni fa!- esclamò.
La mora alzò le spalle.
-Anche i Saiyan dovevano essere tutti morti ma a quanto pare non è così.- fece notare indicando i due guerrieri che li osservavano manco fossero degli animali in gabbia.
Nessuno ebbe il coraggio di contestare quanto detto, davanti all'evidenza dei fatti non potevano far altro che adeguarsi alle supposizioni di Chichi per quanto assurde fossero a primo impatto. Il guerriero non più pelato venne superato spavaldamente da Yamcha che con fare indagatore posò i piedi sulla pedana.
-Non ci resta che scoprirlo.- sentenziò prima di saltare giù.
Goku osservò l'amico incerto, perso in ricordi non molto lontani di un discorso avuto con il principe a proposito delle caratteristiche principali del loro pianeta d'origine. Se non ricordava male c'era qualcosa a proposito di una gravità elevata.
Un grido di dolore si espanse nella navicella spingendo gli occupanti ad affacciarsi al di fuori per capirne l'origine. Goku osservò Yamcha faccia a terra venire schiacciato dal peso del proprio corpo per aver sfidato la gravità superiore a quella a cui erano abituati. Si sentì in colpa per non averlo informato prima che si buttasse a pesce, gli regalò un sorriso di scuse che però lui, di spalle, non vide. 
-Sei proprio un coglione.- gli disse Evelyn osservandolo cercare di risollevarsi inutilmente. 
Marco* trattenne una risata di fronte alla scena comica, era proprio un deficiente. Arrivare su un pianeta sconosciuto e buttarsi dalla navicella, unico luogo sicuro, come se nulla fosse era stata la scelta più stupida che potesse fare. Persino i bambini erano rimasti con i piedi ben saldi sul pavimento di metallo intuendo che non fosse una buona idea avventurarsi spavaldi. Si sentì picchiettare la spalla e voltandosi si ritrovò ad osservare gli occhi nerissimi di uno dei guerrieri. Egli gli porgeva un contenitore con dentro dei bracciali di metallo spessi un paio di centimetri con al centro una luce blu. Li prese incuriosito e con lo sguardo gli chiese spiegazioni, il guerriero gli indicò fuori dalla navicella l'amico spiaccicato a terra e Marco capì. Ne indossò uno poi li porse alla moglie.
-Bracciali anti-gravità. Eviteremo di fare la sua fine.- disse indicando il guerriero che stava ancora mangiando la polvere impossibilitato a muoversi.
Evelyn indossò uno dei bracciali e ne mise uno alla figlia che rideva sotto i baffi insieme a Goten. 
L'ultimo ad indossare l'utile accessorio fu proprio il guerriero sfregiato che, punito abbastanza per la sua stupidità, riuscì finalmente a respirare e a rialzarsi da terra. Sotto le risatine di Evelyn e Marco, a cui non stava particolarmente simpatico, si liberò dalla polvere sui vestiti e sul viso. 
I due guerrieri Saiyan li esortarono a smettere di cazzeggiare assestando uno spintone a Yamcha, che non tentò neanche di protestare, e a muoversi da lì. Li affiancarono altri tre guerrieri coda muniti, due uomini e una donna, chiudendoli all'interno di una sorta di formazione, quasi stessero scortando in galera dei criminali pericolosi. Il gruppo si guardò attorno intimorito, l'imponenza dei Saiyan passava anche per il semplice modo che avevano di porsi, indifferentemente dalla loro stazza. Perciò Marco si guardò bene dal muoversi troppo, limitandosi a studiare il loro modo di fare militare mentre li spingevano all'interno della grande struttura davanti alla quale erano atterrati. 
Due guardie aprirono il pesante portone e lo richiusero alle loro spalle, dalla parte opposta altre due guardie, di sesso femminile sta volta, presidiavano l'entrata secondaria del palazzo. Nessuno ebbe il coraggio di fiatare, si sentivano dei topi in trappola e non era una bella sensazione. Percorsero una serie di corridoi, superando stanze e altri guerrieri apostati in silenzio. Nessuno di loro ebbe il coraggio di aprire bocca durante l’intero tragitto. Una seconda porta a doppio battente adornata di ghirigori dorati e rossi molto spartani, così come l'arredamento dell'enorme entrata, venne aperta dall'interno dando loro modo di osservare l'immensa sala nella quale due sedute rialzate torreggiavano su tutti. Ma non fecero in tempo a mettere a fuoco l'occupante che Allistar gli sbarrò la strada, impedendogli di scrutare il volto di chi alle sue spalle era comodamente seduto. Il Saiyan dai capelli un poco brizzolati li squadrò a uno a uno, soffermandosi su Goku e su Marco. 
-Benvenuti a palazzo. Io sono il consigliere del Re, mi chiamo Allistar. I nostri sovrani attendono con trepidazione la vostra presenza al loro cospetto.- 
L'intero gruppo ammutolì, incredulo di fronte al fatto che ci fosse qualcuno che parlasse la loro lingua in quel pianeta sconosciuto. 
-Vi invito a inginocchiarvi di fronte al Re e alla Regina, come segno di ubbidienza e rispetto per i loro ruolo.- disse morbido Allistar.
Il gruppo si guardò perplesso di fronte a tale richieta di sottomissione: Nessuno di loro aveva voglia di chinare la testa ai piedi di un sovrano che non riconoscevano come tale. 
-Inginocchiarci? Ma anche no! Puoi dire al tuo Re che noi non abbassiamo la testa di fronte a nessuno.- sentenziò Oscar gonfiando il petto di un orgoglio che non aveva. 
Il resto della combriccola non gli diede corda ma comunque rimasero in piedi. Il viso di Allistar si contrasse appena, infastidito da tanta insolenza, ma rimase fermo al proprio posto.
-Ve lo dico nuovamente: inginocchiatevi e piegate la testa di fronte al Re e alla Regina.- sentenziò decisamente meno disposto a sentire repliche.
Il gruppo di amici incassò a pieno il tono e si guardarono indecisi su cosa fare. Di certo non volevano inimicarsi l'intero popolo Saiyan, ammesso che di quello si trattasse, ma non erano molto propensi a piegarsi a un governo simile. E a esprimere a parole i loro pensieri ci pensò Yamcha, quel giorno particolarmente propenso a fare da cavia, che si fece avanti spavaldo con una sicurezza che chissà da dove gli usciva. Posò una mano sulla spalla del Saiyan con fare amichevole, beccandosi un'occhiata fulminante dallo stesso.
-Amico, non abbiamo intenzione di inchinarci a un Re che non abbiamo neanche mai visto. Perché non ce lo lasci incontrare così possiamo discuterne?- esordì, incurante dello sguardo omicida del Saiyan su di sé.
Allistar lo guardò storto non capendo il motivo di tanta confidenza da parte del terrestre. Storse il naso e si tolse la mano di dosso torcendogli il braccio dietro la schiena fino a farlo lamentare di dolore. Lo colpì sul retro delle gambe e lo costrinse a mettersi in ginocchio con la testa che sfiorava il pavimento. 
Oscar sobbalzò e si andò a nascondere dietro le gambe di Gohan che, in fondo al gruppo, non si mosse.
Il Saiyan purosangue fece un cenno alle guardie che ad una ad una costrinsero gli ospiti ad assumere la posizione più consueta a rendere omaggio ai reali. 
Oscar lanciò un'occhiata a Goku che, nonostante fosse molto più forte del guerriero che lo teneva a terra, rimaneva piegato forzatamente in quella scomoda posizione. 
-Ehy Goku! Fai qualcosa, sbarazzati di questi scimpanzé troppo cresciuti!- esclamò il maialino.
-Meglio di no, queste sono le loro regole e non voglio rischiare la pelle.- gli rispose Marco ottenendo il silenzioso assenso del guerriero.
Oscar si vide costretto a tacere imbrigliato in una situazione troppo grande per lui. 
Allistar, ottenuto ciò che aveva richiesto, si fece da parte permettendo ai terrestri di osservare con attenzione chi li aveva richiesti su quel pianeta e gli stava imponendo di abbassare la testa. Ma le guardie si ostinavano a tenerli fermi imponendogli la vista del pavimento in pietra.
-Ti ringrazio, Allistar.- proruppe la voce della Regina. 
Il Saiyan chinò appena la testa tornando al proprio posto affianco al Re mentre Bulma si alzava e si appropinquava a parlare. 
- Benvenuti. Siete sul pianeta Vegeta-sei, abitato dalla razza guerriera Saiyan, la più forte di tutto l'universo.- disse.
Allistar si affretto a tradurre le parole della sovrana mentre il gruppo strabuzzava gli occhi al suono di quella voce conosciuta. Nessuno poté alzare la testa per verificare ma quando ella tornò a parlare i loro dubbi si sciolsero.
-Vi pregherei di rispettare le nostre leggi e di non combinare casini, altrimenti saremmo costretti a punirvi in modi poco piacevoli.- disse mantenendo un tono calmo e cordiale. - Per il resto mi auguro che possiate passare un buon soggiorno.- concluse scrutando le figure dei suoi amici piegati in una posizione assai scomoda ma necessaria. -Alzate la testa, per favore.-
Le guardie permisero loro di eseguire la richiesta della Regina lasciando andare la presa sulle loro teste mantenendoli però saldi a terra. I pochi dubbi della combriccola vennero frantumati quando la figura elegante, quasi luminosa, di Bulma si schiantò contro i loro sguardi. Bella, fiera e regale fasciata da quell'abito blu sul quale brillava il medaglione che la definiva sovrana. Sulla candida fronte, tra i capelli azzurri, brillava appena un semicerchio dorato al centro del quale una pietra rossa riluceva. Li osservava dall'alto, potente, con lo stesso sguardo amico di sempre ma con qualcosa di più che la rendeva una sovrana. Non passò molto tempo prima che gli occhi dei presenti andarono alla ricerca della figura visivamente oscura, dati i colori in contrapposizione con quelli della donna, che ella aveva scelto come compagno di vita un decennio prima. Lo trovarono seduto alla sua destra qualche passo più indietro, calzato nella battle suit grigio piombo che la donna gli aveva regalato prima che partisse per il suo allenamento con Whis. Sull'armatura bianca brillava lo stesso medaglione e accanto al simbolo dell'angelo vi era lo stesso stemma di cui era tappezzato l'intero edificio. Alla sua destra, seduti anche essi, c’erano i due figli indossanti anche loro la divisa Saiyan. 
Goku sussultò però quando facendo scorrere lo sguardo oltre i regnanti trovò due figure enormi assai familiari che di certo non aveva voglia di rivedere. Aggrottò le sopracciglia e tenne la bocca chiusa. Incrociò lo sguardo con il fratello maggiore che ricordava morto, probabilmente rancoroso per la fine che gli aveva fatto fare. Lo distolse appena non intenzionato ad intraprendere una lotta di sguardi, se ne sarebbe occupato dopo. 
- Vostra Altezza, mia Regina, siamo onorati di presenziare al Vostro cospetto. Vi assicuro che nè io né i miei amici faremo alcunchè che vi possa recare fastidio.- proruppe la voce di Gohan in coda al gruppo attirando l'attenzione su di sé.
Bulma sorrise cordiale ma con contegno rimanendo fedele al suo ruolo. Non si stupì dell'abilità del ragazzo nel parlare quella lingua, Vegeta glielo aveva insegnato durante i sette lunghi anni di pace in cui Goku era morto e Gohan passava molto tempo alla Capsule Corporation con Trunks e, poco dopo,il fratellino Goten. Ancora una volta il Re si dimostrava più propenso ad averla insegnata al figlio del rivale piuttosto che a lei, aveva voglia di strozzarlo. 
Tornò a sedersi, prendendo posto accanto al marito che osservava tutti con la solita aria di superiorità. 
Videl tirò una gomitata a Gohan per attirarne l'attenzione.
-Chiedi se ci possiamo alzare, mi fanno male le gambe a stare così.- 
Il mezzosangue annuì e tornò a rivolgersi alla donna dai capelli azzurri. 
-Vostra Maestà, chiedo il permesso per me e i miei compagni di alzarci.
Bulma neanche ci pensò e afferrando il calice di vino appoggiato lì accanto diede la sua risposta.
-Permesso accordato.-
Mi permetto di dissentire, Vostra Altezza. Capisco che siano vostri amici ma hanno mancato di rispetto a voi e all'intero regno rifiutandosi di chinare la testa di fronte a Voi, li abbiamo costretti con la forza. Quindi, secondo le nostre leggi, devono essere puniti.- intervenì Allistar, unico a cui era permesso intervenire in una discussione ufficiale dei sovrani. -Ma siccome sono forestieri e non comprendono la gravità della cosa ne puniremo soltanto uno, come promemoria per tutti.- 
Bulma sospirò guardando prima Allistar poi il marito, il quale non si espresse in alcun modo costringendola a prendere quella decisione da sola. 
-E sia. Ma che la punizione non sia troppo dura.- asserì.
Allistar chinò il capo.
-Mio Re, avete una preferenza su chi dovrà essere punito e sulla punizione?
Vegeta puntò il proprio sguardo d'ossidiana sui presenti, scrutandone i visi a uno a uno. Ormai nessuno lo temeva più, lo riconoscevano come un amico e un alleato e la cosa non gli dispiaceva. Però vedere Oscar sussultare e tremare quando si soffermò su di lui non aveva prezzo. Sogghignò maligno osservando il povero maialino tremare come una foglia al suo cospetto, probabilmente non aveva mai smesso di temerlo neanche dopo che aveva formato una famiglia con Bulma. Fece schioccare la lingua sul palato e scelse la sua vittima.
-Il tizio sfregiato. Faccia a terra.- ordinò.
La guardia che teneva Yamcha lo spinse con violenza contro il pavimento tanto che il suo naso rischiò di rompersi nell'impatto. Gli piegarono con forza le braccia dietro la schiena fino a farlo lamentare.
-Che succede? Gohan?- chiese Yamcha quasi senza fiato per il dolore.
-Vogliono punirti per oltraggio alla corona. Dovevano farlo a tutti ma hanno deciso di punire solo te.- spiegò Gohan.
-Che?- sbottò il diretto interessato.
Il Re prese dalle mani della consorte il calice con il vino e se lo portò alle labbra.
- Pestatelo.- disse prima di bere.
Le guardie non ci pensarono due volte prima di eseguire gli ordini e iniziarono a colpire il guerriero terrestre dopo averlo tirato in piedi. Il primo colpo arrivò allo stomaco, tanto forte da togliergli il fiato, il secondo al viso e il terzo alle gambe costringendolo a tornare carponi. Fu un susseguirsi di colpi e calci senza pause, i Saiyan lo pestavano senza rimorso infischiandosene dei suoi gemiti di dolore e dei suoi tentativi di difendersi. Durò non più di quattro o cinque minuti poi il Re decise che era abbastanza.
-Fermatevi.- ordinò.
I guerrieri ubbidirono lasciando immediatamente stare il terrestre che grondava di sangue. Yamcha sputò sangue e saliva tossendo, rimase qualche secondo in più raggomitolato su se stesso sul pavimento. Gohan e Goku accorsero in suo aiuto, sollevandolo da terra mettendosi un braccio per uno attorno al collo, sembrava stare bene tutto sommato. 
Bulma lanciò un'occhiata di traverso al marito che, ignorandola totalmente, non si prese la briga neanche di guardarla per giustificarsi. Tornò perciò ad osservare la combriccola che, piuttosto scossa da quanto accaduto, si accertava che l'amico stesse bene per quanto un pestaggio a carico di due guerrieri Saiyan permettesse. Probabilmente c'erano andati giù pesanti ma quelle erano le regole, non potevano ignorarle soltanto perché erano amici. Si alzò raggiungendo l'uomo sfregiato che riusciva a tenersi in piedi da solo con meno difficoltà di quel che si aspettava. Gli sorrise quando incrociò il suo sguardo e lui ricambiò il sorriso anche se uscì un po' storto a causa della guancia che si stava gonfiando. A Bulma fece un po' pena, alla fine gli voleva bene, era un suo amico e vederlo malconcio le dispiaceva. Era abbastanza sicura che Vegeta non avesse scelto casualmente l’ex predone del deserto, in un altro momento gliene avrebbe detto quattro in proposito.
-E tu da quando sai parlare la loro lingua?- chiese Goku a Gohan voltando appena la testa.
Il giovane uomo sorrise: -Ho avuto un ottimo maestro.-
Gohan aveva sviluppato un ottimo rapporto con il Saiyan reale durante la lunga assenza paterna, lo vedeva come una figura autoritaria da cui prendere ispirazione. Una sorta di modello da seguire che, tra le altre cose, gli aveva raccontato un po’ di cose sulle proprie origini a cui lui aveva fatto particolarmente attenzione.
Evelyn si fece largo tra i presenti, scansando chiunque con poca delicatezza. Si guardò attorno ammirata dall’aspetto essenziale ma straordinariamente di lusso della sala del trono. Lo stemma reale stampato in rosso su uno sfondo nero drappeggiato d’oro posizionato dietro le sedute reali metteva in risalto chi vi sedeva. Incrociò le braccia al petto e guardò l’amica dai capelli azzurri, ancora in piedi, con fare indagatore.
-Non ti bastava più essere la più ricca del pianeta, sei dovuta diventare Regina di un intero popolo per sentirti soddisfatta.- ironizzò.
Bulma scosse le spalle spogliandosi del peso di quell’affermazione. Sorrise all’amica e tornò a sedersi accanto al marito.
-Che ci vuoi fare? Il talento è riconosciuto anche fuori dal nostro sistema solare.- 
Evelyn roteò gli occhi al cielo. 
-Talento? Io lo chiamo “culo”. Dato che non si diventa Regina per “talento” ma sposando un principe.- affermò indicando l’uomo accanto a lei.
-Touchè.- 
Vegeta si alzò sotto lo sguardo dei presenti e scese i pochi gradini che lo separavano dal gruppetto. Le guardie si inchinarono al suo passaggio ma lui le ignorò totalmente, non ebbe bisogno di voltarsi per sapere che Radish e Napa lo avevano seguito come un’ombra. Non si sarebbe mai liberato di loro neanche se lo avesse voluto. Avrebbe sempre potuto ucciderli ma non gli sembrava il caso. Preferì non dare loro importanza e fare finta di non avvertirne neanche la presenza. Non gli fu difficile.
Squadrò i due Son che sorreggevano il guerriero terrestre constatando che egli non stava poi così male, avrebbe potuto fare di peggio ma non gli interessava. 
-Ehy, fratellino, è un po’ che non ci si vede.- Il vocione di Radish rimbombò nella grande stanza.
Goku fece una smorfia poco convinta.
-Sinceramente speravo di non doverlo fare più.- gli rispose il guerriero distogliendo poi l’attenzione.
Radish ringhiò appena e gli si avvicinò di un paio di passi, sorpassando il Re che neanche si mosse. Osservò il fratello minore dall’alto in basso con gli occhi scuri che brillavano d’ira, non gli aveva perdonato il fatto di averlo ucciso in quella maniera l’altra volta e di avergli disubbidito con arroganza.
Il Son alzò il viso incrociando gli occhi rabbiosi del fratello con i propri limpidi e sinceri.
-Piccolo ingrato. Io ti sono venuto a salvarti e tu mi hai ucciso.- ringhiò.
Goku aggrottò le sopracciglia. -Hai rapito mio figlio e minacciato i miei amici.
-Sono tuo fratello maggiore, devi portarmi rispetto.- affermò nella propria lingua avvicinandosi di un passo ancora.
-Non ho idea di cosa tu abbia detto, fratellone, e neanche mi interessa.- gli rispose risoluto alzando la testa.
Radish ringhiò ancora, minaccioso ma al Son non faceva paura. Il guerriero più piccolo aggrottò di più le sopracciglia.
-Stammi lontano, Radish, sono immensamente più forte dell’ultima volta che ci siamo incontrati. Non ti conviene.- lo avvertì.
Il guerriero dai lunghi capelli strinse convulsamente i pugni, desideroso di colpire il faccino pulito del fratello minore per l’onta subita ormai vent’anni prima. Una mano gli si posò sulla spalla con fare amichevole e voltandosi incrociò il ghigno derisorio di Napa che, alle sue spalle, oltre ad essersi goduto l’intera scena, cercava di evitare la sua seconda morte prematura per mano dello stesso Goku. Il pelato tirò indietro il compare e fu lui a fronteggiare il Son con atteggiamento meno aggressivo ma con altrettanto risentimento.
-Tuo fratello è un idiota patentato ma capisco la sua rabbia.- sibilò sogghignante.
Goku mantenne lo sguardo corrucciato, concentrato, pronto a scattare in qualsiasi momento. Schiena dritta, testa alta e sensi all’erta. Quei due, sia insieme che separati, non sarebbero riusciti ad eguagliare neanche il quaranta percento della propria forza ma non abbassare la guardia era sempre una buona strategia.
-Guarda che è stato Vegeta a farti fuori, l’altra volta, non io.- gli rispose sollevando un sopracciglio confuso.
I due energumeni sussultaro appena sentendo pronunciare il nome del sovrano che, alle loro spalle, guardava la scena senza apparente interesse. Nessuno dei due aveva la minima intenzione di confrontarsi con lui, in nessun universo parallelo avrebbero rischiato tanto. E non tanto per il timore di venir uccisi, quanto per il modo in cui sarebbe avvenuto. Conoscevano Vegeta e sapevano perfettamente che egli non era il tipo di guerriero che aveva pietà dell’avversario. 
-Scherzi? Non ci penso neanche a sfidare il Re.- 
Goku avrebbe voluto chiedergli il perchè, il motivo di tanto timore nei confronti del regnante così radicato nei loro animi tanto da spingerli a sussultare non appena nominato. Ma la voce della Regina li interruppe.
-Finitela. Non voglio spargimenti di sangue tra i miei amici.- sentenziò mettendosi in mezzo ai tre. Goku da una parte, Radish e Napa dall’altra. Lanciò ai due guerrieri muniti di coda un’occhiataccia. -Non costringetemi a prendere provvedimenti, sono stata abbastanza chiara?-
I due cambiarono atteggiamento all’istante, inchinandosi di fronte alla donna quasi simultaneamente. Abbassarono la testa e l’atmosfera si rilassò mentre l’azzurra li fissava dall’alto in basso con rimprovero.
L’intera sala ammutolì di fronte alla scena di quella donna, priva di qualsiasi forza fisica, che primeggiava sui due Saiyan infinitamente più forti di lei con il semplice utilizzo delle parole. Non seppero dire con sicurezza se fosse più una cosa mentale, derivante dal fatto che lei fosse la Regina e quindi le dovessero rispetto o un vero e proprio timore per ciò che gli avrebbe potuto fare in caso di disubbidienza. Fatto sta che i due non accennarono ad alzare la testa neanche quando lei voltò loro le spalle e rivolse un sorriso al migliore amico, come se niente fosse.
-Fantastico.- mormorò Goten.
Vegeta spostò lo sguardo su una delle guardie accanto a sè, una di quelle che aveva scortato l’intero gruppo dalla Terra al pianeta su cui erano.
-Avevo specificato di portare solo due persone. Non l’intera combriccola.- lo rimproverò con voce piatta, fissandolo negli occhi.
Il guerriero abbassò immediatamente lo sguardo, incapace e non autorizzato a sostenere quello del Re. 
-Chiedo perdono, Vostra Maestà, ma avendo avuto problemi di comunicazione non siamo riusciti a portare soltanto le persone che avevato richiesto.- 
Le labbra del Re si piegarono appena in una smorfia di disappunto ma lasciò correre. Non aveva interesse nè voglia di affrontare la cosa, perciò spostò lo sguardo lontano da lui togliendogli di dosso tutta quella pressione che avvertiva chiunque non lo conoscesse al di là dell’essere un Re guerriero. 
-Voi due. Con me.- esclamò rivolgendosi a qualcuno che però non guardò in faccia neanche un secondo. Voltò le spalle al gruppo e si avviò fuori dalla stanza.
Nessuno seppe a chi il Re si fosse riferito con quell’ordine, di certo non ai due ancora con la testa china ai piedi della Regina. Rimasero perciò tutti immobili a chiedersi chi dovesse seguirlo.
Goku sentì una mano sospingerlo appena. Si voltò ad incrociare gli occhi di smeraldo del terrestre che più di tutti rassomigliava al Saiyan reale. Marco gli fece cenno con la testa di seguire l’altro dando per scontato che si riferisse a loro, con l’affermazione di prima.
-Andiamo, probabilmente vuole parlarci in privato della situazione.- disse precedendolo.
Goku annuì e lo seguì pur non capendo come Marco fosse arrivato alla conclusione che Vegeta volesse loro e non, magari, uno dei tanti guerrieri lì attorno che non aspettava altro che un suo ordine.
Il Re non aprì bocca per tutto il tragitto attraverso il palazzo, lasciando che solo il suono dei loro passi che rimbombava riempisse il lungo silenzio venutosi a creare. I due ospiti si guardarono attorno scrutando ogni angolo per capire qualcosa di più di quella società aliena. Purtroppo l’edificio era fin troppo spartano, a parte qualche stendardo con lo stemma reale, qualche tappeto dall’apparenza pregiata e le grandi vetrate colorate adornate da splendide e pesanti tende rosse e nere, non c’era molto altro che richiamasse a particolari del pianeta e dei Saiyan stessi. Niente quadri, niente statue, niente di niente. Chissà perché.
Vegeta aprì una delle tante porte, cedendo il passo ai due prima di entrare e chiudersi l’uscio alle spalle.
-Quindi, ci dici cos’è successo?- chiese Marco guardandosi attorno.
Il Saiyan maggiore si andò ad appoggiare accanto alla grande porta finestra che dava sull’immenso piazzale, al centro del quale una fontana molto semplice zampillava acqua in quantità.
-In pratica un gruppo piuttosto ampio di Saiyan non accetta l’avere una Regina terrestre. E hanno deciso di manifestare il loro malcontento con un’incursione ai danni della Corona.- spiegò il Re con tono piatto. 
-A me sembra tutto tranquillo.- sentenziò il più giovane dei tre con la sua solita aria bonaria.
Vegeta fece una smorfia poco convinta.
-Hanno rapito Bra.- 
I due interlocutori sussultarono. Cosa?
-Quando è successo?- chiese quasi spaventato Goku.
-Un mese fa.- rispose. -Hanno approfittato di un momento in cui eravamo distratti e sono riusciti a portarla via.- 
La voce del guerriero era ferma, immobile, quasi senza anima mentre i suoi occhi, fissi in un punto lontano, erano due braci. Un mix di rabbia e disperazione li illuminava rendendo il suo sguardo molto più esaustivo di quanto le sue parole potessero esserlo. Non potevano neanche immaginare quello che albergava nel suo animo al ricordo di quanto accaduto neanche troppo tempo fa. Ma le sue iridi permettevano loro di averne una piccola, minuscola anteprima.
-L’avete trovata subito, no?-
Il Saiyan maggiore scosse la testa riportando alla memoria quegli eventi ancora troppo freschi da poter dimenticare.
-Sono riusciti ad entrare senza che nessuno se ne accorgesse, hanno sterminato chiunque ci fosse nei paraggi e l’hanno fatta sparire dalla circolazione rinchiudendola in un edificio schermato.- raccontò. -Non si possono percepire le aure nè dall’interno nè dall’esterno. Ci sono volute ore per trovarla. La sua aura si è alzata di botto per qualche minuto, abbastanza a lungo da permettermi di trovarla e raggiungerla.-
Goku e Marco avevano la sensazione di aver sentito la voce del Re incrinarsi verso la fine, ma era stata una variazione talmente impercettibile che non potevano esserne totalmente sicuri. I momenti in cui si rivelava fragile agli occhi degli altri erano praticamente inesistenti e ciò rendeva più difficile dire se se lo fossero immaginato o meno.
-Oh.- mormorò Goku. 
-Immagino tu abbia fatto rimpiangere tale azione al rapitore.- intervenì Marco decisamente più affine.
-Solo a uno.- rispose il sovrano con un sorriso sornione spostando lo sguardo su di loro. -L’altro è stato sbalzato via ed è morto impalato.-
-Ma c’erano soltano loro e Bra.- fece notare Marco non capendo.
La lampadina invece si accese nel cervello di Goku.
-Aspetta. Un’onda d’urto che sbalza via il rapitore e un picco d’energia, entrambi provenienti da qualcuno di apparentemente non in grado…- ripetè mentre la sua idea prendeva forma. -Non vorrai dire che si è trasformata in Super Saiyan!-
Il sorriso del Re si trasformò in un ghigno orgoglioso. La sua piccola principessa si era rivelata una guerriera con grandi possibilità.
-Oh, figata. Non ci ho capito molto ma sembra una cosa non da tutti.- si espresse Marco, ancora parecchio fuori da quel mondo.
-Infatti non lo è. Nessuno si aspettava che si trasformasse, non così presto almeno.- esclamò felice il più giovane. -È la più piccola ad averlo fatto, giusto?-
Vegeta annuì pensieroso. 
-Ma ciò non la esclude da eventuali pericoli. E immagino tu sia preoccupato per lei e per Trunks e Bulma.- Marco era diventato capace di anticipare i suoi pensieri, forse perchè lo capiva quasi quanto Bulma o forse perchè le loro anime erano molto simili.
Vegeta annuì di nuovo fissandolo dritto negli occhi.
Goku li osservò incuriosito avendo momentaneamente perso il filo del discorso. Incrociò le braccia al petto rispondendo all’implicita domanda del Re sul cosa fare in quella situazione. 
-Hai aumentato le difese attorno al palazzo? Immagino ci siano ehm guardie pronte a scattare a vista.- chiese il Son.
-No.- 
-Come no?- sbottò.
-Se sono riusciti ad entrare di soppiatto, senza farsi notare e ad eludere la sorveglianza di Vegeta non vedo come aumentare le difese possa essere d’aiuto.- spiegò Marco che sembrava essere entrato nella testa dell’amico.
-Esatto.- 
Goku sospirò.
-Allora non ci rimane altro da fare che tenere occhi e orecchie ben aperte. Rimaniamo all’erta e teniamo Bra sotto controllo.- disse alla fine quasi dispiaciuto.
Vegeta lo guardò come a dirgli “ma va?”, li aveva richiamati apposta per avere un’opinione e un consiglio sulla questione non per sentirsi dire ciò a cui pensava già.
-Bra è già sotto controllo, a parte gli allenamenti ho fatto in modo che non rimanesse mai sola. Che stia con me, con Trunks o con Bulma non importa ma non sarà un secondo da sola.- spiegò.
-Ehm, con tutto il rispetto per Bulma e per il suo genio ma non credo che da sola possa affrontare dei Saiyan che la vogliono morta. E Bra non potrebbe esserle di tanto aiuto.- espresse la sua perplessità il Son.
Vegeta fece schioccare la lingua sul palato chiedendosi se l’altro avesse dimenticato il cervello a casa. Sapeva benissimo quali fossero i limiti della “guardia” di Bulma, non si era dimenticato l’essenza terrestre della moglie.
-Bulma ha una guardia al suo servizio in mia assenza, una squadra di Saiyan abbastanza in gamba da poter tenere sotto controllo qualsiasi situazione fino al mio intervento.- spiegò il Re chiedendosi se il rivale l’avesse preso per scemo.
Goku chiuse la bocca, dandosi dell’idiota per quell’affermazione. Era più che ovvio che Vegeta avesse pensato a mettere in sicurezza la moglie stessa oltre che la figlia minore.
-Scusa se te lo chiedo ma il tuo “intervento” consiste anche nell’uccidere l’assalitore di turno?- chiese invece Marco.
Il Saiyan lo guardò e nei suoi occhi si accese una luce furibonda che celava una paura che in molti non gli attribuirebbero.
-Se necessario sì.- rispose con fermezza.
Goku sussultò a quelle parole. Sapeva che il rivale non fosse esattamente uno stinco di santo e che per lui venire alle mani era piuttosto facile ma credeva che non si sarebbe più spinto fino a togliere la vita a qualcuno. 
-Non credi di star esagerando, Vegeta? Alla fine l’importante è metterli al sicuro, non c’è bisogno di far scorrere del sangue!- proruppe cercando di far valere i suoi principi.
Il Saiyan fece saettare le iridi scure nelle sue trasmettendogli con lo sguardo ciò che con le parole non sarebbe riuscito a fare. 
-Esagerando? Un gruppo di invasati minaccia la mia famiglia e io starei esagerando?- iniziò con tono tagliente. -Forse non hai capito bene come la penso, <Goku: non me ne fotte un cazzo se minacciano me, l’intero pianeta o tutto il settimo universo ma se osano mettere gli occhi sulla mia famiglia gli stacco gambe e braccia poi gli fracasso la testa contro il pavimento. È più chiaro così?- disse con uno sguardo che gli ricordò il loro primo incontro.
Il Saiyan cercò aiuto con lo sguardo in Marco che, in quanto umano, fosse sicuro la pensasse come lui. In fondo una vita è sempre una vita e tutti hanno il diritto a una seconda possibilità.
-Sono d’accordo.- disse invece stupendolo. -Non m’interessa se mi massacrano di botte o mettono sottosopra la mia azienda ma la non si tocca.-
Goku si ritrovò tra due fuochi perciò optò per il silenzio. Lui non credeva che quel gruppo di protestanti stesse facendo una cosa giusta o cercasse di difenderli però credeva anche nella non necessarietá di togliere loro la vita. Ma lì il Re era Vegeta, comandava lui e non pensava che protestando gli avrebbe fatto cambiare idea, soprattutto se aveva anche il supporto di Marco. Sospirò arrendendosi all’idea che qualcuno ci avrebbe rimesso le penne.


-Quindi qui dentro sono tutti quanti ai tuoi ordini?-
Le iridi azzurre della Regina si spostarono per incontrare quelle castane di Evelyn, prima che ella concentrasse la propria attenzione sul circondario. Bulma si accomodò meglio sul trono accavallando le gambe. 
-Esatto.- disse guardandosi attorno. C'erano una decina di guerrieri Saiyan sparsi per tutta la sala, compresi Napa e Radish. Tutti di prima classe, tutti pronti a scattare ad ogni suo ordine. O quasi. -Per quanto quelle teste di legno si possano comandare.- 
-Immagino.- commentò Evelyn.
Marco era stato portato via da Vegeta assieme a Goku ormai una buona mezz'ora prima. Non erano ancora tornati e lei era l'unica, nel gruppetto di terrestri e mezzosangue, che iniziava a prendere confidenza con il posto, apparentemente non intimorita dalla quantità di gente poco incline alla pacatezza presente nella stanza.
-Come funziona? Tuo marito prende tutte le decisioni e tu fai tipo da "moglie premio"?- chiese la castana.
Bulma sbuffò quasi annoiata.
-Per fortuna su questo pianeta non sono così maschilisti. Donne e uomini hanno una sorta di parità di sesso, qui conta soltanto la forza fisica.-
L'espressione di Evelyn mutò facendo diventare la bocca una "o" di sorpresa. Poteva arrivarci anche da sola ma era troppo occupata a prendere in giro l'amica.
Trunks scese dal proprio trono con un balzo evitando così di scendere i pochi gradini e si avvicinò al migliore amico, apparentemente sfuggito dall'eccessiva preoccupazione materna. Lo salutò con un cenno della mano e un sorriso.
-Che figata questo posto, c'è gente forte in ogni angolo!- asserì la giovane copia di Goku con entusiasmo.
Trunks annuì. 
-Già ma non sono al nostro livello, neanche gli adulti. - lo informò guardandosi attorno. Ogni guerriero lì presente aveva un livello di combattimento superiore al cento, essendo tutti di prima classe, ma non era neanche lontanamente paragonabile ai loro, persino Pan e Bra erano più forti. Perciò uno scontro alla pari era fuori discussione.
-Eh!?- esclamò deluso. -Ma come, io credevo che i Saiyan fossero i guerrieri più forti di tutto l'universo!-
Il ragazzino riportò le iridi azzurre sull'amico e incrociò le braccia al petto.
-Lo sono ma noi lo siamo molto più di loro.- tagliò corto per non dover dare spiegazioni strane che la piccola mente dell'amico non avrebbe compreso appieno. -Che ne dite di raggiungere gli altri ragazzi al campo? Non possiamo averci uno scontro adrenalinico ma conoscono un sacco di attività divertenti!- cambiò discorso poi, stare fermo non era nella loro natura avevano proprio bisogno di scaricarsi dopo il lungo viaggio, per Goten e Pan, e l'essere stato seduto a lungo per calzare il suo ruolo di principe, per Trunks e Bra.
-Attività tipo?- chiese incuriosito Goten.
Trunks sorrise ma non rispose alla sua domanda, piuttosto voltò le spalle al gruppetto. 
-Seguitemi e lo scoprirete.- 
Keiko alzò gli occhi sulla madre per chiederle il permesso di allontanarsi. Evelyn le sorrise.
-Vai pure, penso che tu sia più al sicuro con loro che qui con noi.- esordì indicando con un movimento della testa il ragazzino dai capelli glicine. 
La bambina annuì con forza, elettrizzata all'idea di conoscere altri bambini con cui giocare. Affiancò Trunks con un sorriso da orecchio a orecchio.
-Ehy è sotto la tua responsabilità! Te l'affido.- 
Il principe annuì ed attraversò la sala di corsa, seguito dagli altri. Era il più grande tra di loro e l'unico a conoscere la lingua parlata su quel pianeta, avrebbe dovuto tenere sott'occhio tutti quanti non solo Keiko. 
Il campo d'allenamento era una distesa di erba e terriccio di diversi metri quadrati, probabilmente quanto uno o due campi da calcio, ed era riservato esclusivamente alle prime classi o a particolari prodigi. Non era circondato da una recinzione o da un muro, quindi in teoria non aveva un vero e proprio confine fisico se non per i soldati che sostavano ai quattro angoli e davanti l'entrata principale. Era parecchio dispersivo ma Trunks non sembrò curarsene dirigendosi in fretta verso il gruppo di ragazzini poco lontano intento ad allenarsi e a chiacchierare. Sembravano quasi normali se non fosse per la coda e la tuta indossata, decisamente più simile a una battle suit che a dei vestiti terrestri. 
Goten osservò il migliore amico interaggire con quei ragazzi allo stesso modo in cui faceva con lui ma ricevere in cambio un comportamento molto più distaccato e reverenziale. Lo vide indicarli e continuare a parlare con quello che doveva essere il più grande, che li fissò un po' incerto. Al Son venne spontaneo chiedersi se quei bambini fossero davvero disposti a far entrare qualcun altro nel loro piccolo giro. 
Trunks fece un fischio attirando la sua attenzione. Alzò lo sguardo su di lui e vide che gli stava facendo segno di avvicinarsi, senza timore.
-Lui è Goten, il mio migliore amico. È un mezzosangue come me ed è molto in gamba oltre che forte.- spiegò il glicine tirando una pacca sulla schiena all'amico.
-Eh? Ci sono altri Saiyan sulla Terra oltre al Re?- chiese incuriosito un bambino seduto a terra. 
Trunks annuì prima di proseguire con le presentazioni:- la bambina mora si chiama Pan, anche lei è una Saiyan ma con meno percentuale di sangue. Poi c’è Keyko che invece è una terrestre al cento per cento e Marlon anche lei terrestre.-
I bambini Saiyan li guardarono un po' storti. Non sapevano molto dei terrestri ma avevano capito, per sentito dire, che non avevano grande forza combattiva. Si chiesero come mai il principe Trunks li avesse portati a giocare con loro se le cose stavano veramente così.
-Loro sono Ivar, Bjarni, Astrid, Abel, Rakel e Thyra.- 
Il bambino seduto si alzò in piedi.
-Non possiamo combattere tra di noi, anche se fossimo pari c’è qualcuno che non è in grado di sostenere uno scontro.- si lamentò Ivar, un ragazzino di circa dodici anni con la battle suit a maniche corte.
-Allora troviamo qualcos'altro da fare.- borbottò Astrid, lunghi capelli e sguardo corrucciato da quindici anni. -Che palle, ci mancavano i terrestri.-
La ragazza al suo fianco, Rakel, le tirò una gomitata. Erano comunque di fronte al principe. Le fece segno di scusarsi. 
La ragazza sbuffò ma obbedì.
-La prego di perdonarmi per la mia insolenza, principe. Saremo lieti di far partecipare anche i suoi amici.-
Ma Trunks neanche l'ascoltava, discutendo con gli altri sul tipo di gioco adatto a tutti quanti. Astrid sbuffò nuovamente e lanciò un'occhiataccia all’amica, che alzò le spalle. Ci aveva provato.
-Che ne dite di Caccia Alla Lepre?- propose Abel.
-Cosa state dicendo?- chiese Keiko a Trunks, facendo portavoce dell'intero gruppetto che non conosceva la lingua neanche per sbaglio.
Il ragazzino sorrise all’amica mentre i Saiyan accanto a loro invocavano a gran voce il nome del gioco scelto.
-Giocheremo a Caccia Alla Lepre.- 
-A che?- 
-Come funziona?- chiese Goten.
-In pratica è come acchiapparella, si sceglie qualcuno che deve scappare, la “Lepre", mentre tutti gli altri lo rincorrono per prenderlo. Gli si danno dieci secondi d’anticipo per permettergli di distanziarsi abbastanza e nascondersi se vuole. Il campo di gioco è fino ai confini della città, non oltre. Non si possono usare le sfere d'energia, colpi energetici, trasformazioni e non si può volare.- spiegò.
Ivar gli si buttò addosso posandogli un braccio attorno a collo, facendo sussultare gli altri Saiyan.
-Vince lui se riesce a superare i confini della città senza farsi prendere. Vinciamo noi se riusciamo a fermarlo.
Trunks tradusse senza far realmente caso all’eccessiva confidenza del ragazzo. 
-Cosa si vince?- chiese Goten.
-Chi perde paga da mangiare agli altri per una settimana.-  asserì Ivar.
-Forte…- 
-Non vi state dimenticando qualcosa?- intervenne Keiko. -Io e la biondina qui non siamo Saiyan, la nostra velocità massima non raggiunge neanche lontanamente la vostra.- 
Ciò fece calare il silenzio all'interno del gruppo, sia perché non si erano letteralmente capiti sia perché non sapevano come ovviare al problema.
Trunks tradusse le parole della ragazzina terrestre al gruppetto alle sue spalle. Ora che sapevano avevano ancora più necessità di tenere chiusa la bocca.
-Possiamo portarvi io e Trunks.- asserì Goten, guadagnandosi gli sguardi di tutti addosso. -Non ce ne accorgeremmo nemmeno talmente siete leggere per noi.- 
Trunks annuì, confermando quanto detto dall'amico. Tradusse agli altri che sembrarono più che favorevoli alla cosa. 
-Io porto Keiko, tu Marlon.- disse il glicine.
A quel punto Abel si rivolse ai purosangue. 
-Okay, problema risolto, ma chi fa la lepre? Di certo non loro, non sanno neanche come funziona il gioco.-
-Mi offro io.- disse alzando la mano Bjarni. 
-Ma è la seconda settimana consecutiva.- puntualizzò Astrid.
Bjarni alzò le spalle e iniziò lo stretching. 
-Non ho problemi a farlo, anzi quasi lo preferisco.- disse leccandosi le labbra e mettendosi in posizione di partenza. -Il brivido del pericolo mi esalta più della caccia.-
-Okay, Bjarni, hai dieci secondo di vantaggio. Quando vuoi.- proclamò Ivar dando il via al gioco.
Il ragazzo con l’armatura con una sola spallina saltellò sul posto un paio di volte. Poi partì, sparendo dalla vista di tutti in pochi secondi.
Ivar sistemò il timer sul rilevatore e contemporaneamente seguì l’energia dell'amico fin quando scomparve. 
-Ma dieci secondi non sono pochi?- chiese Keiko.
-Non per la nostra velocità.- 
Trunks e Goten presero sulle spalle le due terrestri mentre gli altri si preparavano alla partenza.
-Dieci, nove, otto, sette…- iniziò Rakel mentre Ivar si toglieva il rilevatore.
-Sei, cinque, quattro, tre…- proseguì Abel. 
-Due, uno…!- dissero in coro i sei ragazzi.
-Go!- esclamò Trunks.
-Via!- lo sovrastò Ivar.
In un lampo tutti quanti scattarono in avanti, lasciandosi dietro nient’altro che polvere.
Con la coda dell’occhio Trunks osservò Astrid e Rakel saltare sui rami degli alberi agilmente. Alla sua destra invece Goten gli correva a fianco, con la stessa velocità. Poco dietro c'erano Ivar e Thyra, seguiti da Bra e Pan. A chiudere la fila c'era Abel che osservava con attenzione il circondario.
-Eccolo!- urlò Astrid indicando davanti a sé la boscaglia che si muoveva.
Trunks riuscì a cogliere il movimento e si affrettò a seguire Astrid che già si era lanciata all'inseguimento. Non erano passati neanche cinque minuti che la Lepre era stata già individuata. 
Il gruppo si divise, lasciando Astrid, Rakel, Trunks e Keiko da una parte e il resto del gruppo dall'altra. In mezzo a loro edifici, alberi, persone e cose. Evitati con maestria quasi sempre all'ultimo secondo. 
Abel vide qualcosa muoversi su uno dei tetti alla sua sinistra, non riuscì a metterlo bene a fuoco. Tentò di avvicinarsi velocemente ma una bancarella fermò momentaneamente la sua corsa. Ci finì addosso rotolando  qualche metro più in là. Stordito si rialzò e, senza chiedere scusa per il casino, ripartì. 
-Ehy, Abel, tutto okay?- lo canzonò Ivar.
Il ragazzo non gli diede peso.
-Lo vedete?- urlò Trunks non molto lontano.
Nessuno riuscì a vedere né Trunks né Bjarni. 
-È lì!- sbottò Thyra da una posizione imprecisa.
Come un falco che punta alla sua preda così i Saiyan si precipitarono sul “fuggitivo". Trunks sentiva il battito del cuore così veloce da potergli sembrare di averlo sull’orecchio e non in petto. Il vento gli tagliava la faccia e i polmoni bruciavano per lo sforzo. Eppure era una sensazione meravigliosa.
Bjarni però li vide e sparì tra le case, nascondendosi in una viuzza interna. 
-Dannazione!- sbottò Astrid schivando un furgone che sembrava volerle venire addosso. -Cazzo! Non lo vedo più.-
Trunks non conosceva ancora così bene quel pianeta ma aveva un piccolo vantaggio sugli altri. Lui sapeva percepire le auree e ricordava perfettamente quella di Bjarni. 
-Tieni forte.- disse a Keyko.
-Come se non lo stessi già facendo!-
-Ancora più forte.-
La ragazzina lo guardò un po' strana ma non fece un fiato. Si strinse di più al corpo del mezzosangue e chiuse gli occhi, non sapendo che aspettarsi.
Trunks inspirò ed espirò profondamente, concentrato. 
-Fate il giro lungo, tagliategli la strada. Spingetelo verso il forte!- urlò in direzione dei compagni di squadra. -Goten, tieni d'occhio Bra e Pan e segui gli altri.-
Il Son annuì.
-Tu dove vai?-
-A prendere la mia preda.- 
-Eh?-
Il principe schizzò via, distanziando il resto del gruppo in pochi secondi. Quello non era ancora il suo massimo, senza usufruire del Super Saiyan aveva comunque una velocità notevole. 
S'infilò nella stessa viuzza in cui era entrato Bjarni, seguì la sua aura fin quando non potè vederlo.
Sogghignò. -Sei mio.-
Il ragazzo si accorse presto della presenza del mezzosangue dietro di sé. Ridacchiò ma non accennò a fermarsi. Proseguì iniziando a fare lo slalom tra edifici e persone, saltò e si aggrappò su ogni sporgenza disponibile. 
Trunks lo imitò senza sforzo.
Bjarni lo osservò per qualche secondo prima che qualcuno gridasse “ATTENZIONE!” costringendolo a riportare lo sguardo sulla strada di fronte a sé. Evitò per un pelo il crollo di un edificio lì di fianco. Trunks gli era alle costole e non gli fu difficile seguirlo anche oltre quell’ostacolo.
Il purosangue schivò le macerie correndo su un muro, infischiandosene delle regole della fisica che stava distruggendo. Si guardò attorno constatando che ormai non mancava molto ai confini della città. Una decina di chilometri e avrebbe vinto. 
Si voltò per osservare il ragazzo dai capelli glicine che lo seguiva a poca distanza.
-Sei veloce per essere un mezzosangue.- disse.
Trunks sorrise appena.
-Lo prendo come un complimento.-
Bjarni scosse la testa e tornò a guardare avanti, giusto in tempo per evitare il muro. Saltò più in alto che potè atterrando poi morbidamente sul tetto dell’edificio. Riprese la sua corsa saltando di tetto in tetto. Quando la fila terminò saltò giù,  rotolando per attutire la caduta, con il principe alle costole. Non mollava.
-Ehy! Ti ho trovato finalmente!- urlò Ivar spuntando da una via laterale insieme al resto del gruppo. Tagliava la strada alla lepre che se li vide correre incontro ad una velocità sovrumana.
Bjarni imprecò sotto voce. Poteva benissimo rischiare e superarli ma non sapeva se fossero tutti lì o qualcuno era nascosto nei paraggi. Era costretto a cambiare strada, allungando. Perciò svoltò a destra costeggiando sulla sinistra un vecchio edificio di mattoni, molto più alto e vecchio degli altri accanto. Svoltò di nuovo a destra, seguendo il perimetro della strada ormai quasi inesistente. Correndo alzava un sacco di polvere, sperò che bastasse a rallentare il principe. Ormai era vicino al traguardo. 
-Ma che diavolo…?- disse quando vide le due bambine più piccole spuntare dal nulla e tagliargli la strada abbastanza vicino da costringerlo a rallentare. -Merda.-
Trunks non si lasciò sfuggire l’occasione. Accelerò quel poco in più che gli bastava per raggiungere l'altro. Non gli diede neanche il tempo di realizzare che gli si buttò addosso. Strisciarono per qualche metro prima di fermarsi del tutto, stremati e senza fiato. Keyko lasciò le spalle di Trunks, tornando finalmente con i piedi per terra. E soprattutto ferma.
I due ragazzi invece si sdraiarono supini, il respiro accelerato e la momentanea mancanza di forze quasi impedirono loro di realizzare che anche gli altri erano stramazzati al suolo al loro fianco. Distrutti.
-Hai vinto. Mi hai preso.- disse Bjarni tra un respiro e l'altro. 
Trunks sollevò la mano destra e l'altro ragazzo gli battè il cinque.
Era bello essere amici di qualcuno che capiva le tue esigenze.
-Andiamo a mangiare?- chiese qualcuno.
Nessuno gli rispose, troppo stanchi anche solo per pensare. Avevano bisogno di riprendere fiato prima di potersi alzare. Anche solo prima di pensarci.


Il palazzo era una costruzione immensa e ipertecnologica. Molto più grande di qualsiasi castello medioevale avesse mai visto in vita sua. Quello scontrarsi tra modernità e tradizione aveva il suo perché e dava carattere.  
Erano stati autorizzati a gironzolare per fatti loro. Bulma aveva da fare e li aveva liquidati con un “non fate casini" assai distratto. Che casini potrebbero mai fare su un pianeta pieno di guerrieri Saiyan? 
-Certo che ce ne sono di stanze.- borbottò tra sé Evelyn guardandosi attorno. -Chissà a cosa servono.-
-Secondo me molte sono vuote.- le disse Oscar che le camminava affianco.
La castana abbassò lo sguardo sul maialino parlante. Non lo conosceva quasi per niente, tutto ciò che sapeva di lui era che fosse un tipo con le mani eccessivamente lunghe. Un maniaco in miniatura, che assieme all'ex di Bulma non facevano tutta sta gran compagnia. 
Si erano divisi in due gruppi e i migliori -Videl, Gohan, C-18 e Crilin- avevano preso una strada diversa. A lei toccavano il maiale maniaco e Yamcha. Avrebbe preferito proseguire da sola molto volentieri.
-Non trovate che sia un po' pericoloso girare da soli qui dentro? Insomma ci sono tanti di quei guerrieri…- 
Evelyn alzò gli occhi al cielo. Dimenticava che il suo fantastico gruppo era composto anche da Chichi, la moglie rompicoglioni di Goku.
-È proprio il fatto che sia pieno di guerrieri che rende questo posto più sicuro di altri.- le rispose Evelyn. 
-Ma questi Saiyan non sono “buoni", come facciamo a essere sicuri che non ci attacchino?- chiese Oscar improvvisamente impaurito. 
-Non dategli fastidio e non dovrete scoprirlo.- sentenziò la castana rimpiangendo la compagnia di Bulma. 
-Non so voi ma io ero convinto che la storia del principe dei Saiyan fosse una stronzata da megalomani.- confessò Yamcha qualche passo avanti a tutti. 
-Ma smettila! Sei solo invidioso perché oltre ad averti fregato la ragazza le ha dato anche un titolo prestigioso.- lo punzecchiò Oscar.
Il guerriero sfregiato preferì non commentare. Il maialino continuò a punzecchiarlo sul tema e nessuno lo fermò. Alla fine, stufo di essere il nuovo passatempo del muraforma, lo prese dalla maglietta e lo lanciò lontano, alle spalle del gruppo.
-Finalmente. Grazie.- esultò Evelyn che iniziava a non sopportarlo più. Perché Bulma aveva degli amici così fastidiosi?  E soprattutto perché doveva sorbirseli lei?
Proseguirono l’esplorazione del palazzo quasi in totale silenzio. Oscar riuscì a raggiungerli, non senza essersi lamentato con l’amico di quanto si fosse fatto male nella caduta. Yamcha alzò gli occhi al cielo ma si scusò, chiedendogli di smetterla di fare quel tipo di battute. 
-Mi chiedo per quale motivo ancora le muori dietro.- asserì il mutaforma.
Yamcha alzò le spalle, non sapendo rispondere. Probabilmente una parte di lui sperava ancora in un ritorno.
Evelyn si domandò la stessa cosa, non aveva molto senso che Yamcha rischiasse la sanità mentale - e la vita il più delle volte- per un amore che era finito oltre dieci anni prima. La sua amata si era rifatta una vita, sposando un altro uomo che non gradiva affatto nè la sua presenza nè il suo girarle attorno. Eppure si ostinava a sperare. Evelyn si chiese se fosse più stupido o più illuso.
La voce di Chichi che tornava a far presente loro il suo timore per i guerrieri che bazzicavano lì intorno spinse la migliore amica di Bulma ad alzare gli occhi al cielo. Movimento che le permise di adocchiare il gruppetto che, fermo poco più avanti, bloccava loro il passaggio. Sembravano assorti in chissà quali discorsi, sicuramente a proposito di battaglie e combattimenti in generale. Se non si fossero spostati sarebbero dovuti tornare indietro e fare il giro da un altro punto. Che scocciatura.
-Magari possiamo chiedergli di lasciarci passare?- azzardò il maialino che però si era nascosto dietro l’amico sfregiato.
-Conosci la loro lingua?- chiese Evelyn con fare retorico.
Oscar borbottò un no a mezza bocca. Nessuno di loro sapeva parlare la lingua natia dei Saiyan.
La castana fece per parlare ma il movimento di Yamcha verso il gruppo davanti a loro le fece cambiare argomento. -Dove stai andando?-
-A chiedergli se possono spostarsi.-
-Ma non conosci la lingua come speri di farti capire?-
Yamcha le sorrise. -Un modo lo troverò.-
Evelyn pensò che quel giorno il guerriero volesse proprio morire. Ma lo lasciò fare incuriosita da ciò che avrebbe potuto escogitare per interloquire con i Saiyan poco più avanti. Incrociò le braccia al petto e lo guardò allontanarsi. Lo vide avvicinarsi al gruppo e riuscire ad attirare la loro attenzione schiarendosi la voce. Yamcha si sbracciò per qualche secondo, indicando anche loro alle sue spalle, nel vano tentativo di farsi capire. Ovviamente i guerrieri lo fissarono storto non capendo una mazza di quello che volesse comunicargli. Come aveva previsto. 
Poi però successe qualcosa che la donna non si sarebbe mai scordata: Yamcha, colto da chissà quale viaggio mentale, posò sorridente la mano sulla spalla di una Saiyan. La guerriera sussultò al contatto prima di afferrargli il braccio e piegarlo in una maniera che a prima vista sembrava piuttosto dolorosa. Si sentì un “crack”, il suono dell’osso del braccio che si spezzava, seguito dall’urlo di dolore del terrestre. Yamcha cadde in ginocchio dolorante tenendosi il braccio con l’altro sano.
Chichi emise un suono sorpreso e spaventato, Oscar si nascose dietro di lei e Evelyn fissò la scena preoccupata. 
I guerrieri Saiyan si allontanarono, inveendo probabilmente contro il terrestre a terra. 
La castana sospirò, lo sapeva che quel giorno Yamcha si sarebbe cacciato nei guai. Si avvicinò insieme agli altri due solo per constatare che, effettivamente, la Saiyan gli aveva spezzato in due l’omero. 
-Cos’è successo?- 
Evelyn si girò di scatto al suono di quella voce. Alle sue spalle Goku, Vegeta e Marco attendevano una risposta guardandola curiosi, il terrestre e il Saiyan più piccolo, e indifferenti, il sovrano del pianeta.
-Yamcha si è rotto un braccio.-
Quella risposta provocò una reazione persino nel Re che però si limitò ad alzare un sopracciglio. Gli altri due strabuzzarono gli occhi e sbirciarono oltre la porta di quella che sembrava un’ infermeria.
-Come ha fatto?- chiese il Son.
Evelyn seguì il suo sguardo mettendo a fuoco Yamcha che, tra una lamentela e l’altra, si stava facendo ingessare il braccio da quelli che probabilmente erano medici. Sospirò.
-È stata una guerriera. Probabilmente non ha gradito l’essere toccata.-
-Le ho appoggiato una mano sulla spalla! Ouch! Non puoi fare più piano!?- si difese il diretto interessato rivolgendosi poi a chi stava maneggiando il suo arto malconcio. 
-A quanto pare non tutti gradiscono il contatto fisico con sconosciuti.- sbottò la castana facendogli chiudere la bocca.
Goku affiancò l’amico che continuava a inveire contro il medico per la sua mancata delicatezza.
Vegeta girò i tacchi, nemmeno minimamente interessato alle sorti di Yamcha, lasciando la combriccola a discutere su chi avesse la colpa di quanto successo. Percorse i lunghi e intricati corridoi a memoria, dall’ultima volta che ci aveva messo piede non era cambiati. Ignorando chiunque provasse a rivolgergli la parola raggiunse la sala del trono. Pensava di trovarla vuota, perciò si stupì nel vederla piena di gente ammassata. Ignorò i bisbigli che lo avevano come protagonista e cercò di capire cosa stesse succedendo.
Bulma, seduta comodamente sulla regale sedia, guardava dritto davanti a sè. Apparentemente tranquilla. Le gambe accavallate e il gomito sul bracciolo. La pietra sulla sua fronte riluceva grazie alla luce proveniente dalle ampie vetrate.
Il Saiyan reale seguì la direzione dei suoi occhi fino a scontrarsi con la figura inginocchiata a forza di un guerriero. Era tenuto giù a forza da due guardie e sembrava piuttosto malconcio. Nonostante la posizione sfavorevole lo vide sogghignare.
-Lo sai a cosa porta il tuo comportamento, vero?- asserì la donna.
Il ghigno sul viso del guerriero si allargò.
-Lo so meglio di te.- rispose.
Sentì la gente bisbigliare qualcosa a proposito della sfrontatezza con cui il prigioniero si rivolgeva alla Regina. Incurante delle conseguenze che quell’atteggiamento avrebbe avuto.
Vegeta rimase in disparte, lontano dalla marea di spettatori. Abbastanza vicino da scorgere l’espressione della donna farsi via via più preoccupata.
-Perchè non abbassi la testa e basta? Ci toglieremmo un sacco di problemi.-
Il guerriero rise. -Mi dispiace causarti problemi, Regina, ma non ho alcun interesse nel prostrarmi davanti a una terrestre.-
-Neanche se ne va della tua vita?-
Nella sala calò un improvviso silenzio. Nessuno fiatò per interminabili secondi mentre l’espressione del Saiyan piegato a terra non cambiò. Vegeta si chiese se non temesse di morire.
Poi scoppiò in una risata isterica. Quella di chi sa di non avere scampo, di essere nei guai fino al collo e non avere via di uscita. Quella di un condannato a morte.
-Forse dimentichi che sono un Saiyan. Per noi la morte è una vecchia amica.- 
-Sarà ma di sicuro preferiresti morire sul campo di battaglia.-
-Sarebbe l’ideale.- rispose sempre con il sorriso sulle labbra. -Ciò non toglie il fatto che mi rifiuto categoricamente di riconoscerti come mia sovrana.- 
Bulma sospirò spostando lo sguardo sul soffitto, pensierosa.
-Potrei anche risparmiarti, sai? Rifiuterai anche di inchinarti ma non hai mai mostrato intenzione di tentare alla mia vita.-
-Potrei farlo.-
Bulma assottigliò lo sguardo. Non gli credeva. Coloro che volevano la sua testa e quella dei suoi figli non avrebbero perso tempo. Tantomeno si sarebbero mostrati così… accondiscendenti verso di lei. Anzi l’avrebbero riempiti con una valanga d’insulti. Invece il guerriero di fronte a sè era, sì, contrario al suo ruolo in quella società ma non la odiava nè la voleva morta. Magari avrebbe potuto chiudere un occhio quella volta.
-E poi, - continuò attirando il suo sguardo su di sè. - queste sono le leggi. Devi rispettarle o perderai quella poca stima che il popolo ha di te.-
Odiava ammetterlo ma aveva dannatamente ragione. Se si fosse opposta anche a una sola delle loro leggi, cercando al contempo di renderle più “umane”, si sarebbe scavata la fossa con le sue stesse mani. Ma odiava anche sottostare a quel regolamento così barbaro e violento.
Sospirò di nuovo, sta volta con più rammarico e si voltò verso la vetrata distogliendo lo sguardo dal prigioniero.
-E morte sia.-
Non avrebbe sopportato la visione di quell’ordine che aveva dato poco convinta. Era stato già difficile dirlo, assistere al fatto non poteva proprio farlo.
Il guerriero emise solo un gemito strozzato quando una delle guardie gli piantò una sfera d’energia nel petto, aprendo un buco.
Il corpo fu portato via e la sala iniziò a svuotarsi. Vegeta ebbe modo di scorgere tra le decine di facce sconosciute, quelle del gruppetto lasciato poco prima davanti l’infermeria. Mancava solo Yamcha, sicuramente ancora alle prese con il braccio rotto e un medico non esattamente delicato. 
A giudicare dalle loro espressioni quasi terrorizzate dedusse che quello era sicuramente l’ultimo degli spettacoli a cui dovessero assistere. Ormai era fatta sperò solo di non dover sentire una ramanzina sull’inumanità di tale azione. 
Con la coda dell’occhio vide la Regina lasciare la sala, dando le spalle alla scia di sangue che si estendeva fino alla porta principale. Ignorò tutti e sicuramente non notò i suoi amici impietriti in un angolo. La seguì per assicurarsi che quell’evento non avesse avuto un impatto troppo grande per lei. 
-Mia signora, la squadra di Calliope vi attende nella sala d’addestramento.- le disse un guerriero apparso dal nulla.
-Grazie, Shu.- lo congedò la donna.
Quando il guerriero sparì svoltando l’angolo, Bulma si lasciò andare a un sospiro più profondo e malinconico degli altri. 
-Vedo che ci stai prendendo gusto.- 
Bulma sobbalzò al suono della voce del marito. Era abituata a non sentirlo arrivare il più delle volte e lui si ostinava a farle prendere degli infarti nonostante glielo avesse fatto notare. Si voltò trovandolo appoggiato alla parete lì di fianco, braccia incrociate e sorrisetto strafottente stampato in faccia. 
-Vegeta. Mi hai spaventata. Da quanto tempo sei qui?- 
-Abbastanza da aver assistito all’intera scena.- 
Bulma sospirò di nuovo abbassando lo sguardo sul pavimento. Non sapeva se doveva sentirsi in colpa per aver tolto una vita o avesse il diritto di lasciarselo scivolare addosso. 
-Non è stato facile.- confessò sottovoce. -Non ho avuto neanche il coraggio di guardare.- 
Si rese conto che il Saiyan si era avvicinato soltanto perché i suoi stivali entrarono nel suo campo visivo. Alzò lo sguardo incrociando quello d’onice dell’uomo che amava.
-Hai fatto quello che dovevi fare. Non hai motivo di sentirti in colpa.- la rassicurò lui. 
Bulma si strinse nelle spalle avvertendo improvvisamente freddo.
-Spero di non doverlo fare più.- sussurrò.
Erano in mezzo al corridoio, in un punto troppo esposto per lui per lasciarsi andare a un qualche tipo di contatto fisico. Perciò rimase lì a guardarla sperando che le sue rassicurazioni bastassero a non farla sprofondare in un oblio di sensi di colpa. Forse quello era stato effettivamente troppo per lei. Si chiese perchè non avessero chiesto a lui di farlo.
-Farò in modo che non accada.-
La donna annuì abbracciandosi da sola per quel freddo che proveniva da chissà dove. 
-Piuttosto spera che i tuoi amici non ti vengano a fare una ramanzina.-
-I miei ami… Non mi dirai che hanno assistito alla scena!- 
Vegeta alzò le spalle.
-Te l’ho detto che sono una massa d’impiccioni. Tu non mi dai retta.- 
Bulma emise un lamento sconsolato di fronte alla consapevolezza che sicuramente il gruppetto avrebbe avuto qualcosa da ridire. Soprattutto Yamcha, che le avrebbe ripetuto per la milionesima volta che la sua scelta di sposare il principe era stata la cosa più sbagliata che avesse potuto fare. Non aveva proprio voglia di starli a sentire.
-Comunque sì. Ci ho preso gusto ad allenarmi.- ammiccò nella sua direzione. - Soprattutto se le cose vanno a finire come l’ultima volta.- 
Il Saiyan arrossì appena. Bulma non aveva peli sulla lingua e si divertiva a fargli sapere come la pensava. 
-Pensa a diventare più forte o farai la fine del deficiente con i Saibamen.- cambiò discorso lui in difficoltà.
Bulma gli rivolse uno sguardo confuso ma lui non le diede spiegazioni di sorta. Vegeta reputava “deficiente” il novanta percento della popolazione terrestre, facevano eccezione poche persone tra cui lei, suo padre e Marco ed Evelyn. Forse dava il beneficio del dubbio anche a quei pochi altri cervelloni che lavoravano con lei. Ma c’erano due persone che il principe solitamente chiamava deficienti dritti in faccia: Goku e Yamcha. E a giudicare dal tono quasi schifato che aveva usato, Bulma optò per il secondo.
-Yamcha? Ti riferisci al vostro primo incontro?-
Vegeta borbottò qualcosa che aveva a che fare con “l’idiozia del tizio con le cicatrici in faccia” e la sua “voglia di fare l’eroe facendosi ammazzare”.
L’azzurra ai tempi aveva assistito in diretta alla tragica quanto evitabile morte del guerriero. Si era disperata, odiando ancora di più quei due alieni che erano atterrati sul suo pianeta per conquistarlo. Aveva odiato Goku che tardava ad arrivare in aiuto dei suoi amici. A ripensarci a mente fredda si rendeva effettivamente conto di quanto il gesto di Yamcha fosse stato avventato e idiota. In un certo senso se l’era andata a cercare facendo il gradasso contro un nemico più grande di lui. 
Aveva visto da vicino un paio di volte quei mostriciattoli verdi, persino lei che non era una combattente si era resa conto che non erano un granchè come avversari. Ma ciò non significa permettersi di sottovalutarli come aveva invece fatto il terrestre. Finendo per perire nel modo meno intelligente. Era quasi comica come cosa.
Soffocò una risata con un colpo di tosse, non voleva essere così meschina nei confronti dell’ex fidanzato ridendo della sua morte. Vegeta sapeva benissimo che ogni tanto anche in lei spuntava fuori quella vena sadica che tanto li rendeva simili perciò non aveva motivo di trattenersi. Ma le sembrava così ingiusto.
Il Saiyan le passò di fianco in silenzio e la superò. 
-Dove vai?- gli chiese.
Lui non le rispose e Bulma non potè fare altro che fissare la sua schiena allontanarsi. Era sempre così criptico, anche dopo anni. Decise di lasciar perdere, le stava già venendo mal di testa non aveva necessità di scervellarsi su di lui. Piuttosto si domandò dove fossero finiti Trunks e Bra, scomparsi ormai più di un’ora prima con il gruppetto di Saiyan con cui avevamo stretto amicizia. Non era preoccupata, il primogenito insieme al migliore amico erano decisamente più potenti di chiunque fosse nei paraggi, piuttosto infastidita. Per il semplice fatto che lui si divertiva a bazzicare per il pianeta con la sorella mentre lei si doveva sorbire tutta quella roba noiosa e decisamente poco piacevole.
Persa nei propri pensieri non si rese conto di aver percorso buona parte del palazzo a memoria. Quel posto era decisamente enorme e se non stava attenta rischiava di perdersi in mezzo alle numerose stanze e corridoi. E dire che c’era abituata a vivere in posti molto più spaziosi del normale. L’uscita di qualcuno dalla stanza poco davanti a lei attirò la sua attenzione. Era abbastanza sicura che fosse una delle tante infermerie presenti all’interno dell’edificio. Sbirciò oltre l’uscio e venne accolta dal sorriso bonario di Goku, seduto accanto a Yamcha. Li guardò stupita ed entrò.
-Che ci fate qui?-
-L'idiota qui si è fatto rompere un braccio.- le rispose Evelyn rimasta lì per qualche assurdo motivo. -Credo che il concetto di spazio personale non gli sia ben chiaro in testa.-
Bulma li guardò confusa poi spostò le iridi azzurre sul guerriero seduto.Yamcha si sentì sotto accusa e accennò un sorriso imbarazzato in direzione dell’azzurra.
-C’è comunque da dire che non c’era bisogno di una reazione così esagerata.- borbottò Oscar seduto accanto all’amico.
Evelyn lo fulminò con lo sguardo. Possibile che quella combriccola non aveva ancora capito con chi avessero a che fare?
-Certo perchè invece toccare un guerriero alieno molto più forte di lui è stata una scelta intelligente.- disse con sarcasmo.
-Ci sono modi e modi di dire le cose.-ribattè il mutaforma.
-Sono Saiyan, che ti aspetti? Un sorriso e una stretta di mano?-
In che modo dovevano far capire a quei decerebrati che la popolazione del pianeta non aveva niente da spartire con i loro modi gentili? Erano guerrieri, non nonnine ai fornelli.
-Evelyn ha ragione, sei stato avventato e stupido.- intervenne l’azzurra avvicinandosi di qualche passo. -Piuttosto, Goku non hai un senzu?-
Goku scosse la testa. -Non li ho portati con me.-
Bulma sospirò. -Meglio così almeno ti sarà di lezione.- disse portando nuovamente lo sguardo sul ferito che, sentendosi colpevole sotto i suoi occhi azzurri, mantenne il proprio fissò sul pavimento.
-Disse quella che ha appena fatto uccidere un uomo.- borbottò Oscar guadagnandosi uno scappellotto da parte della castana. 
L’azzurra accigliò lo sguardo. Guardò Oscar che litigava con Evelyn per il modo in cui l’aveva fatto tacere. Poi si voltò a guardare il migliore amico. La sua bocca si piegò in una smorfia poco convinta e potè leggergli in faccia che non sapeva che dire.
-Vegeta me l’ha detto che avete assistito.- disse incrociando le braccia al petto. Spostò lo sguardo altrove . -Forza, sfogatevi pure.-
Il maialino mutaforma fece per parlare ma Evelyn gli tappò la bocca con una mano.
-Sinceramente io non me la sento di giudicarti.- confessò Goku passandosi una mano tra i capelli. -Sì, insomma, non è una cosa molto corretta ma qui non siamo sulla Terra. Le cose stanno diversamente.- 
Bulma lo fissò incredula, non credeva alle sue orecchie! Son Goku la luce infondo al tunnel, colui che aveva sempre una buona parola per tutti -persino per i nemici-, che non mancava mai di dire che una seconda possibilità non si nega a nessuno, sembrava sforzarsi di comprendere il suo gesto. E di non giudicare nonostante non approvasse.
-Concordo. Non possiamo permetterci di giudicare le regole di una società lontana anni luce dalla nostra.- asserì Evelyn con ancora la mano sulla bocca del mutaforma. -E se proprio vogliamo dirla tutta anche sulla Terra esistono governi che usano la pena di morte. Perciò non ha senso dire che tu hai sbagliato quando esistono altre decine di società che fanno lo stesso.
Bulma li guardò sorpresa, si sarebbe aspettata una lavata di testa di quelle epocali invece la appoggiavano in toto. Anche se le persone con chi stava parlando erano un guerriero Saiyan, che amava menar le mani a destra e a manca, e la sua migliore amica, non esattamente incline alla “morale” comune, entrambi avevano un modo di vedere le cose tutto loro. Non erano le persone adatta per farle una paternale.
-Non credo che gli altri la pensino come voi.- borbottò di rimando.
Goku scrollò le spalle e si alzò.
-Non importa. La Regina qui sei tu, non loro.- 
L’azzurra gli sorrise cordiale felice di essere stata compresa e non giudicata. Erano i suoi migliori amici ed erano gli unici pareri che le importava di sapere al di fuori della sua famiglia. Con loro aveva stretto un legame molto forte e forse era per quello che si erano limitati a rimanere neutri.
Lo stomaco del Saiyan si mise a brontolare spezzando di netto l’atmosfera pesante che si era andata a creare. Goku si scusò dicendo di non mangiare da quando erano partiti.
-Se raggiungi le cucine ci sarà sicuramente del cibo pronto.- gli suggerì guardandolo divertita. Era sempre il solito.
Evelyn si prese l’incarico di trascinare il Saiyan fuori dalla stanza e cercare insieme a lui le cucine per evitare che si perdesse. Oscar li seguì dicendo qualcosa a proposito dell’andare a cercare il resto del gruppo.
Bulma spostò lo sguardo sull’amico rimasto in silenzio tutto il tempo, seduto afflosciato sulla sedia con il braccio ingessato e l’espressione colpevole.
-Sei proprio senza speranza. Come ti è saltato in mente?-
Yamcha sobbalzò.
-Non pensavo che una mano sulla spalla potesse essere tanto fastidiosa.- sbiascicò.
L’azzurra alzò le sopracciglia.
-Su un Saiyan.-
-Era una donna.-
-Non cambia le cose. Sono guerrieri, Yamcha, non i tuoi compagni di liceo.- 
-Anche Goku è un Saiyan ma non si arrabbia così.-
-Goku è cresciuto sulla Terra. Devi pensare a questa gente come se fossero animali selvatici, non abituati al contatto umano è sempre pronti ad attaccare.- Un po’ come Vegeta, pensò.
-Per questo uccidono i loro simili se non rispettano le loro regole? Perchè sono animali selvatici?- chiese tagliente.
Bulma sospirò.
-Yamcha…-
-Io direi piuttosto che sono sadici. Guarda, Bulma, ti sembra normale avere un braccio rotto per una mano sulla spalla?- disse alzando il braccio ingessato. 
Lo sguardo della Regina si fece glaciale.
-Quello è il minimo, Yamcha. Sei stato fortunato.-
Il guerriero terrestre la guardò come se fosse diventata gialla.
-Li stai difendendo.- mormorò.
Bulma indurì lo sguardo. Si era stancata di sentir giudicare i Saiyan da chi non aveva neanche le palle di affrontare un nemico affianco dei suoi amici.
-Ti sto mostrando i fatti.- sentenziò. -Non sono terrestri, non puoi pretendere di trattarli come se lo fossero e poi lamentarti se reagiscono con la violenza.-
-Loro sono violenti, Bulma. Dovresti averlo capito.-
-Proprio per questo dovresti stargli lontano. Altrimenti le conseguenze sono queste.- disse indicandogli il braccio ingessato.
Il guerriero sfregiato osservò con sdegno il calore scemare dallo sguardo della donna.
-Ti ha trasformata in una di loro.- 
Bulma alzò gli occhi al cielo a quell’affermazione. Come al solito era lì che andava a parare.
-Vegeta non c’entra niente.-
-C’entra eccome, dato che se sei qui è per colpa sua!-
-Tieni fuori mio marito da questa storia. Non è stato lui a dirmi cosa fare o a obbligarmi.- rispose alzando i toni infastidita.
-Però se non lo avessi sposato non saresti su questo pianeta e non dovresti fare cose come quella.
Bulma sbuffò sonoramente.
-Lo sai che sei monotono?- 
-Oh, andiamo! -
-Perchè non chiudi la bocca Yamcha? I tuoi discorsi mi annoiano.- 
-Parli come lui. Non vedi come ti ha plasmata a suo favore? Finché gli farai comodo, poi chissà.- 
-Kami, quanto parli! Vegeta non mi sta nè usando nè plasmando, smettila di farti viaggi mentali che non esistono e di ficcare il naso in affari che non ti riguardano.- sbottò esausta di quei discorsi senza capo né coda.
Yamcha era un geloso cronico, si mangiava le mani per quello che il Saiyan gli aveva fregato da sotto il naso. Come se lei fosse un oggetto poi, era così difficile per lui credere al fatto che fosse stata Bulma di sua volontà a scegliere il principe guerriero invece che lui? Magari perchè lo amava e non per qualche suo strano viaggio mentale.
-Ma come sei bravo a parlare alle spalle, dovresti usare la stessa abilità nei combattimenti. Chissà magari così i Saibamen non ti fanno fuori.- asserì Vegeta spuntando da chissà dove e intromettendosi nel discorso.
Bulma si voltò al suono della sua voce. Non lo aveva sentito arrivare silenzioso com’era.
-Vegeta.- 
Yamcha spostò lo sguardo oltre la donna per osservare il sovrano che, con la solita aria incazzata, li guardava con aria derisoria. Si sentì volutamente ignorato quando lo vide spostare le iridi scure sulla compagna, come se lui fosse esistito nei soli cinque secondo necessari a pronunciare quella frase.
-Calliope si lamenta che stai saltando gli allenamenti.- 
Bulma s'imbronciò. 
-Non sto saltando un bel niente! Le ho solo chiesto di posticiparli di un paio d'ore, voi Saiyan siete così fiscali su queste cose!- sbottò uscendo dalla stanza.
Scese il silenzio. Vegeta si fermò ad osservare distrattamente le condizioni del terrestre. Nonostante le botte prese dalle guardie e il braccio rotto non se la cavava male, a parte qualche livido sul viso. Si rese conto che erano anni che non capitavano nella stessa stanza da soli. C’era sempre Bulma insieme a loro, per quei pochi istanti in cui si trovavano abbastanza vicini da potersi guardare in faccia, a mitigare un possibile scontro verbale. Vegeta sapeva che quel tizio non lo sopportava, anzi lo odiava proprio, e non perchè fosse un ex assassino o lo avesse indirettamente fatto fuori -quelle erano le scuse che rifilava agli amici. Yamcha lo detestava perché Vegeta era riuscito dove lui aveva fallito, in un campo che non era il combattimento e che al Saiyan sarebbe dovuto essere assolutamente estraneo. Invece lo aveva asfaltato come pochi, togliendogli ogni possibilità di tornare tra le braccia dell’azzurra come aveva fatto innumerevoli volte. Gli aveva “fregato” la felicità rendendola propria in una maniera che Yamcha non aveva tollerato allora e non tollerava ancora. Poteva tranquillamente immaginare il fumo uscirgli dalle orecchie per la rabbia ogni qualvolta vedeva il principe accanto a quella che era stata la sua fidanzata.
Ovviamente il sentimento di intolleranza era ricambiato seppur Vegeta si limitava a farlo sparire dalla sua percezione e ignorarlo il più delle volte. Tranne quando lo vedeva troppo vicino a Bulma con intenti poco chiari, a quel punto aveva tutta la sua attenzione e lo avrebbe volentieri preso a schiaffi se non si fosse dileguato in fretta.
-Hai visto come l'hai ridotta? Ora si allena pure.- borbottò Yamcha dopo un tempo infinito.
-Come l'ho ridotta? Io non ho fatto nulla.- rispose senza sforzarsi neanche di  guardarlo.
-Oh andiamo! Non prendermi per il culo! L'hai trascinata qui e l'hai costretta a cambiare atteggiamento per adattarsi alle tue stupide regole!- continuò il guerriero terrestre rimanendo incollato alla sedia.
Vegeta guardò altrove, annoiato da quel discorso dettato dall’invidia. Neanche gli rispose.
-Ha ucciso un uomo! Senza battere ciglio!- esclamò ancora l’altro stringendo con forza il bordo della sedia.
Vegeta fece roteare le pupille su di lui con aria annoiata.
-Le ha mancato di rispetto rifiutandosi di inchinarsi.- sentenziò. -Sono le regole.-
-Ma che cazzo stai dicendo! Non è una giustificazione valida! La stai facendo diventare come te!- scattò di nuovo come fosse stato punto.
Il Saiyan notò come continuasse ad urlare il suo disappunto pure rimanendo con il culo sulla superficie di metallo. Usava le parole per attaccarlo ma continuava a mantenere quella distanza fisica su di loro, come precauzione. Almeno era consapevole dell’enorme differenza di livello combattivo che c’era tra di loro.
Vegeta fece un paio di passi verso di lui, avvicinandosi tanto da poter allungare un braccio e toccarlo. Yamcha s’irriggidì spaventato e perse l'equilibrio cadendo dalla sedia.
-Te lo ripeto dato che mi sembri duro d'orecchi: io non l'ho costretta a fare nulla, anzi è lei che mi ha trascinato qui e obbligato a riprendermi il trono. Sta semplicemente facendo il suo lavoro ricoprendo il ruolo che le spetta di diritto in quanto sia mia moglie.- spiegò osservandolo dall’alto in basso.
Yamcha deglutì spaventato.
-Questi comportamenti non sono da lei.- continuò imperterrito. Tremava di paura a incrociare quelle iridi scure ma non chiudeva la bocca.
Vegeta apparì visibilmente irritato davanti a quell’affermazione e scoprì i canini appuntiti in un ringhio animalesco.
-Si è adattata razza di cretino.- disse guardando altrove per un secondo. Poi riportò le iridi pece su di lui facendolo sussultare. -Qui non siamo sulla Terra ma nel mio territorio e se finora sono stato magnanimo con te è soltanto perché Bulma che per qualche strano motivo tiene a te.- disse facendo una smorfia disgustata. L’attaccamento della moglie per quel tizio non lo capiva. -Ma su questo pianeta comando io: mio il regno, mio il potere, mie le regole. E se ti vedo gironzolare attorno alla mia famiglia o respirare troppo vicino alla mia Regina ti assicuro che quel braccio rotto sarà l'ultimo dei tuoi problemi.- lo minacciò.
Yamcha deglutì spaventato sentendosi piccolo e indifeso sotto quello sguardo che bruciava rabbioso. Sapeva che non si sarebbe trattenuto dal fargli del male se ne avesse avuto l’occasione, sapeva anche che l’unico scudo tra la propria vita e l’ira del Re era la donna dai capelli azzurri. Ennesima dimostrazione di quanto Vegeta tenesse alla donna, tanto da scendere a patti con se stesso per non staccargli la testa dal collo.
Il Saiyan gli lanciò un’ultima occhiata di fuoco inchiodandolo sul pavimento. Poi gli voltò le spalle uscendo dalla stanza.
Yamcha tornò a respirare nonostante non avesse di aver trattenuto il fiato. Ansimò a corto di aria e fissò l’uscio dal quale il Saiyan era appena uscito. Aveva visto i suoi occhi fiammeggiare e probabilmente non per essersi sentito offeso dalle sue parole ma perchè aveva messo in dubbio la libertà personale e l’intelligenza della moglie. Deglutì con gli occhi sbarrati, la prossima volta non sarebbe stato così fortunato.


Trunks osservava distrattamente la confusione generale del locale. C’era tanta di quella gente che a malapena si riusciva ad avere un po’ di distanza tra un tavolo e un altro. La maggior parte dei clienti era palesemente ubriaco e rideva a più non posso. I Saiyan, in compagnia dei propri simili, si comportavano esattamente come i terrestri: facendo casino. E se non fosse stato per la lunga coda attorcigliata alla loro vita e il quantitativo di forza in grado a far esplodere un pianeta con uno starnuto, non ci avrebbe vista gran che differenza con gli abitanti della Terra. Ogni tanto, in un angolo, scoppiava qualche rissa per questo o quel motivo placata immediatamente dalla proprietaria che minacciava di spedirli nello spazio siderale senza navicella se non si fossero calmati, rafforzando le proprie parole con uno scappellotto il più delle volte. Qualcuno aveva anche provato a rabbonirla offrendole un antistress naturale, come lo avevano definito, ma la donna aveva rifiutato tirando un pugno nello stomaco al diretto interessato. 
-Certo che gli adulti sono proprio dei casinisti.- borbottò Astrid, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate sul tavolo fissando quello davanti a loro con disapprovazione. -Poi dicono a noi di non metterci nei guai.-
Trunks si ritrovò a concordare osservando anche lui il gruppo di Saiyan venir sgridati e malmenati dalla proprietaria. I colpevoli borbottarono qualcosa di poco comprensibile mentre sollevavano le sedie cadute e si rimettevano seduti composti, in silenzio. A giudicare dal colore dei loro rilevatori dovevano appartenere alla prima classe, quindi facevano parte dell’èlite. Eppure davanti ai modi della Saiyan, che continuava a mandare maledizioni da dietro il bancone, si erano trasformati in docili agnellini rimettendo a posto. Le donne su quel pianeta dovevano avere un carattere forte e autoritario per star dietro a quel branco di cavernicoli che erano i Saiyan.
-Ehy, Trunks puoi ordinare altro cibo?- chiese Goten con ancora la bocca sporca.
-Ma quanto mangi?- chiese retoricamente Ivar.
Il principe richiamò l’attenzione della proprietaria ordinando a gran voce un altro giro di tutto quello che già avevano ingerito. La donna piegò appena il capo prima di voltarsi e urlare qualcosa a qualcuno nell’altra stanza alle sue spalle.
Quel posto era una delle locande più rinomate e più costose sulla faccia del pianeta. Il cibo era di ottima qualità. Le possibili varietà ordinabili erano quasi infinite dato che si rifornivano anche da altri pianeti. Normalmente era sempre piena e non accettavano gente che a prima vista potesse sembrare squattrinata. Non li avrebbero mai fatti entrare se Trunks non fosse stato a capo del gruppo. Le facce dei regnanti -ad eccezione di quella del Re per ovvi motivi- erano sconosciute ai più. Si sapeva soltanto che non appartenevano alla razza Saiyan e che i colori di occhi e capelli richiamavano quelli del mare. Appena apparsi sulla sua porta, la proprietaria li aveva squadrati con occhio critico da capo a piedi. Dubbiosa e quasi schifata aveva aperto la bocca per mandarli via ma si era fermata. Aveva abbassato gli occhi sull’armatura del principe mezzosangue e aveva fatto due più due. E ora si ritrovavano in un tavolo a caso in quel posto di lusso pieno di guerrieri d’èlite e decisamente poco inclini al silenzio.
I piatti ordinati arrivarono sprigionando un profumo delizioso. D’un tratto gli si era riaperto lo stomaco e non era l’unico a giudicare dalle facce degli altri ragazzi seduti al tavolo.
-Andateci piano che non sono ricco.- si lamentò Bjarni osservando i compagni fiondarsi sul cibo.
Abel gli sorrise addendo un pezzo di carne proveniente da chissà dove. -Avresti dovuto pensarci prima.-
Bjarni sospirò sconsolato. Sapeva che avrebbe dovuto spendere una fortuna. Fregò il cibo dal piatto dell’amico di fianco, quantomeno ne avrebbe usufruito anche lui.
-Perchè non ci raccontate qualcosa della Terra?- chiese Rakel rivolgendosi a Trunks e Goten.
-Che ha detto?- sbiascicò il Son con la bocca piena.
-Di raccontarle qualcosa della Terra.-
-Oh.- disse. Si voltò verso la ragazza che lo guardava tra l’incuriosito e lo schifato. -È bella. È verde e azzurra.-
-Credo voglia sapere qualcos’altro a parte i colori.- gli disse Keiko che, nonostante fosse più piccola di loro di cinque anni, era sicuramente più intelligente del ragazzino che non smetteva di ingozzarsi.
Trunks sembrò pensarci su.
-Cosa vuoi sapere?-
La ragazza scrollò le spalle. -Quello che ti viene in mente.-
-Ci sono guerrieri forti?- chiese Bjarni seduto accanto.
Trunks scosse la testa. A parte i due Saiyan purosangue e loro tre mezzosangue non vi erano altri combattenti forti. Certo, il gruppo di amici terrestri era sicuramente più forte del restante novanta percento della popolazione ma niente a che vedere con un Saiyan.
-No. A parte noi non ce ne sono.-
-Allora deve essere una noia mortale.- commentò Astrid.
-In realtà no. Ci sono un sacco di cose da poter fare sulla Terra non legate al combattimento. Tanti posti da vedere e tante cose da conoscere.- spiegò. -E se proprio vogliamo allenarci possiamo farlo tra di noi. Mio padre mi allena spesso e quando lui non può combatto con Goten.- 
I ragazzi purosangue lo guardarono pendendo dalle sue labbra, Trunks aveva ereditato parte della parlantina della madre. Quando si trattava di raccontare riusciva a incantare tutti con la facilità con la quale si districava tra le parole. Rimasero ad ascoltarlo elencare tutti i tipi di clima esistenti sul pianeta, dai ghiacciai alle foreste tropicali, dai deserti sconfinati alle grandi città. Il principe illustrò loro anche come era strutturata la società terrestra, come vivevano e come, a differenza loro, basavano i loro rapporti sociali sulla chimica che scattava tra le persone. Per i giovani Saiyan fu strano sentire che lì nessuno ti ingabbiava in una classe sociale appena nati in base al livello di combattimento. Che nessuno ti guardava dall’alto in basso se era più forte di te o ti spronava a diventare più forte per non farti ammazzare da qualcuno. Era strano anche sapere che i terrestri non viaggiavano per lo spazio come se fosse una cosa normale, anzi avevano a malapena messo piede sul loro satellite. Una sola volta. Per il resto mandavano in giro sonde o robot al posto loro.
-Quindi i terrestri non sanno dell’esistenza di altre popolazioni oltre alla loro.- asserì Ivar quasi deluso.
-Alcuni di loro non credono neanche nella possibilità che esista la vita fuori dalla Terra.- intervenne Keiko dopo che Trunks ebbe tradotto le parole del Saiyan.
-Certo che sono stupidi.- disse Thyra stravaccata sul tavolo.
-Io direi più megalomani. Sono convinti che esistano solo loro sulla faccia dell’universo.- 
-Ma come ci è finito il Re su un pianeta abitato da stolti?- chiese curioso Abel.
Trunks battè le palpebre preso alla sprovvista dalla domanda tanto diretta. Non si aspettava che qualcuno gli chiedesse di suo padre.
-Era venuto con l’intento di conquistarlo ma qualcosa è andato storto.- minimizzò. La storia di come suo padre fosse finito a vivere sulla Terra era lunga e costellata di fallimenti. Qualcosa che non poteva di certo raccontare agli abitanti del pianeta Vegeta-sei. 
Astrid alzò un sopracciglio confusa. -E quindi ci ha messo radici? Come si passa dal voler conquistare un pianeta al volerci vivere?- 
-È una storia lunga. Ma diciamo che ha trovato qualcosa di… interessante che lo ha spinto a rimanere.- 
-La Regina?-
Trunks sorrise. In un certo senso Astrid ci aveva pienamente azzeccato. Suo padre era rimasto attaccato alla Terra perchè si era affezionato a sua madre e a lui, figlio inizialmente non voluto e quasi rifiutato. Il cambiamento che la loro vicinanza aveva avuto sull’animo del Re lo aveva spinto a rimanere sul pianeta azzurro di sua volontà, per proteggerli.
-Anche.-
Ma sarebbe stato un bugiardo se avesse omesso che la donna di cui suo padre si era innamorato ancor prima di sapere il significato di tale parola era stata soltanto uno dei due motivi che inizialmente lo avevano ancorato al pianeta. L’altro aveva un sorriso ingenuo sempre stampato in faccia e la faccia tosta di chi si può permettere di mettere in pericolo un intero universo per il semplice volersi scontrare con altri guerrieri più potenti. Son Goku e la voglia di rivalsa per una sconfitta mai perdonata avevano spinto Vegeta a rimanere sulla Terra in vista di uno scontro di rivalsa che ancora non era stato consumato. E mai lo sarebbe stato dato che ormai anche il sovrano vedeva nel Son un rivale e un compagno d’avventure. E non più un nemico da eliminare.
-Prima o poi verrò a farmi un giro sulla Terra. Tanto per aggiungerla alla lista di pianeti che ho visitato.- disse Ivar con un ghigno di chi non vedeva l’ora di vivere un’avventura.
-Ti aspetto a braccia aperte.- gli rispose Trunks con sguardo di sfida.
Bra attirò l’attenzione del fratello toccandolo con l’indice. Quando incrociò i suoi occhi blu della stessa tonalità dei propri mise su un faccino imbronciato.
-Torniamo indietro, fratellone? Mi annoio.-

Il principe annuì e fece cenno al resto del gruppo di alzarsi. Il perdente della sfida di quel pomeriggio pagò per tutti. Bjarni lanciò un’occhiataccia agli amici per la quantità di denaro speso mentre loro ridacchiavano. Avrebbe fatto in modo che quella sarebbe stata l’ultima volta che il suo portafoglio avrebbe pianto lacrime amare per lungo tempo.


*personaggi originali presenti della long "vita-life" e in varie OS. Evelyn è la migliore amica di Bulma, sa tutto del mondo "alieno" in cui vive l'amica e della storia travaglia con Vegeta. Ha il suo stesso caratterino con la lingua lunga. Marco è suo marito, italiano, precisamente nato a Roma, ex galeotto e con alle spalle una storia di dipendenza da droghe pesanti. Si è ripulito grazie ad Evelyn ed è diventato proprietario di un impero aziendale secondo soltanto alla CC. Ha stretto un legame con Vegeta ed è l'unico terrestre che lo capisce (a parte Bulma). Keiko è loro figlia, ha cinque anni meno di Trunks ma hanno stretto velocemente amicizia, frequenta una scuola di kick boxing ed è sveglia.


 

Angolo autrice:
Ma quanto tempo è passato da quando ho aggiornato sta storia? Tipo un anno? 
Non l'ho abbandonata come potete vedere, solo che ci metto un casino a tirare fuori i capitoli che sono sepolti nella mia testa.
Lo so che in teoria chiunque abbia messo piede sul pianeta di Re Kaioh ha la tolleranza alla gravità 10 volte superiore a quella terrestre e che quindi Yamcha non avrebbe avuto problemi ma, stando a Super, non mi sembra che si alleni molto quindi può aver tranquillamente perso tale abilità. Spero di non averlo reso OOC, chi mi conosce sa quanto io lo detesti. 
Perchè ho deciso di inserire personaggi di un'altra long di mia proprietà? Perchè ho notato che a molti sono piaciuti e che la loro caratterizzazione sarebbe funzionale in mezzo al resto del gruppo. Poi vorrei che quella piccola famiglia facesse parte (quasi) di tutte le mie storie.
Ho voluto creare dei Saiyan tra i 17 e 13 anni per dare un po' di movimento alla storia e dare a Trunks la possibilità di interagire con suo "simili".
Bene, dopo questo sproloquio spero di aver toccato tutti i punti interrogativi riguardanti il capitolo. Ovviamente per domande e delucidazioni potete tranquillamente farle nelle recensioni, sarò felice di rispondere ai vostri dubbi ~


angelo_nero

  
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