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Autore: Zappa    24/10/2020    4 recensioni
“Tra le più recondite stelle della galassia, dove anche i grandi avventurieri in caccia di sogni hanno fermato il loro passo e le grandi navi spaziali, ricche di diamanti e cristalli arthurianii, hanno deviato il loro lento incedere, laggiù, in uno dei luoghi più oscuri e silenziosi dell'universo, fluttuava placido, tra i confini di una galassia e il nascere di una stella, un grande e profondo buco nero.”
Un principe, un pirata, un’ambasciatrice e una dea.
Tutti vogliono lo stesso prezioso Libro della Pace, anche a costo di navigare lo spazio aperto per raggiungerlo.
#Remake di Sinbad, la Leggenda dei Sette Mari.
La storia è già completa, non voglio uccidere nessuno nell'attesa di nuovi capitoli.
Grazie se aprirete questa storia.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Goku, Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo secondo

Un mostro ed una proposta d’affari



Una creatura gigantesca aveva attraversato lo specchio degli astri rossi di Meridione come se fossero fatti d’acqua, animandosi improvvisamente, e si era rivelata come un’enorme piovra coperta e diamantata di luce stellare. Scaturita dalla brillante ed infinita Costellazione del Cethus, aveva iniziato a muoversi e ad allungare i suoi lunghi tentacoli verso la nave militare, arpionandosi sinuosamente con i bracci e facendo impennare verso il mare infinito la nave, che vide danneggiarsi inaspettatamente i suoi sistemi tecnologici di difesa. Le grandi vele a specchio d’energia si chiusero sugli alberi a bordo e la prua della nave fu completamente arpionata dal mostro, stritolata tra le sue spire.

Vegeta e Goku fissarono inorriditi la grande bestia che stava cominciando a salire attorno all’albero maestro e videro l’intera flotta precipitarsi per combatterla, pur venendo subito spazzata via come foglie al vento dai forti e pericolosi tentacoli.

La grande creatura, quasi proveniente da un altro mondo, scivolò con fare maestoso a bordo della grande imbarcazione e, con i suoi tentacoli brillanti come le stelle più profonde del mare, fece piazza pulita della flotta, non venendo minimamente sfiorata dalle spade ad energia laser e ad energia solare che i soldati brandivano con coraggio.

Vegeta, quando vide che il gigantesco Chetus pareva invincibile anche ai cannoni ad energia protonica concentrata, decise di svignarsela e, dando per scontato che nessuno in quel momento badasse alla custodia del prezioso Libro della Pace, nemmeno di comandante della nave che immobile cercava di organizzare le idee per scacciare la piovra, fece qualche passo all’interno del ponte per raggiungere nuovamente l’entrata della stiva per, poi, con sommo disappunto vedersi sfumare l’idea dalle mani, per un colpo troppo assestato del mostro al castello della nave.

Fece spallucce e rise di gusto quando vide Broly, il più piccolo d’età della ciurma, ma anche uno tra i più alti come stazza e sicuramente una delle creature più strane con cui avesse mai avuto a che fare, appiccicarsi imperterrito ad uno dei tentacoli del mostro, venire sollevato di peso e scagliato verso la piccola nave pirata, volando via come un uccellino.

« Beh, hai da fare, vedo... » si avvicinò al comandante che si voltò di scatto, « perciò… sentiamoci! » gli fece l’occhiolino, pronto per afferrare una cima della nave e ritornare di fretta e furia sulla sua piccola Saiya e sfuggire al mostro, sparendo nello spazio.

Goku lo fissò, incredulo: « Fermo! Aspetta, vuoi scappare? » e Vegeta lo fissò con altrettanta incredulità, supponendo l’ovvio: « Ehm, sì? »

Gli sorrise sinceramente per una volta, e si preparò al salto, nel frattanto che tutta la sua truppa era risalita a bordo del piccolo vascello per prendere il largo tra le stelle più a Meridione, ma un grosso tentacolo dell’enorme piovra di stelle spazzò via la sua imbarcazione, allontanandola violentemente dalla nave militare e spazzando via con lei anche la speranza di Vegeta di svignarsela.

Vide con orrore la sua piccola Saiya venire gravemente danneggiata dal colpo secco del mostro: si spezzò irrimediabilmente uno dei due alberi, quello di prua, e cadde il bompressoi, così come il pennoneii, che strisciò le sue imponenti altezze contro il parapetto della nave, distruggendo parte delle vele coperte di specchi ed alimentate a luce cosmica.

« Vegeta! » urlò il secondo sulla nave, cercando di riprendere il controllo del timone per stabilizzare nuovamente i motori sulle onde di luce, ora molto agitate, che frastagliavano il mare spaziale.

« La mia nave! » s’indignò il capitano, lanciando un’occhiata all’enorme mostro fatto di materia lucente che, con l’energia di un buco nero, stava danneggiando gravemente il galeone, con il rischio che questi esalasse il suo ultimo respiro tra le stelle rosse e violente della Costellazione e non tornasse più a solcare il profondo ed infinito mare.

Goku, non abbandonando i suoi uomini, si era buttato nella lotta contro il mostro, cercando di ferire con la spada laser e con le lance ad attrazione magnetica i suoi lunghi bracci, ma non riuscendo minimamente a scalfirlo: il cetaceo coperto di stelle, infatti, stringendosi ancor più saldamente, gridò orribilmente e azionò la sua lingua squamosa che si conficcò come una freccia nella corazza di uno dei soldati della guarnigione e, veloce com’era scattata, sparì tra le fauci del mostro, trascinandosi con sé il soldato.

« Hey! » sentì inaspettatamente Goku voltandosi e si stupì di trovare il pirata ad un passo da lui. Questi, veloce, dopo aver accatastato alcuni scudi a Forza Solare H, era riuscito a cingerli assieme come una grossa palla di metallo in titanio e, grazie alla vibrazione di una delle sue spade, li aveva sovraccaricati di potenza, facendoli diventare una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

« Hey, bestione, sono qui! » urlò poi a pieni polmoni, attirando così gli occhi vitrei del mostro che, agitando freneticamente il capo, rilasciò la sua lingua per afferrarlo: Vegeta, scattante come una volpe del Deserto Ghiacciato, si mise però al riparo e lasciò che la grossa appendice della piovra si arrotolasse attorno agli scudi in sovraccarico e che li trascinasse nella enorme bocca.

Il comandante del bastimento non fece in tempo a vedere il ghigno soddisfatto di Vegeta, che la piovra, come se avesse mangiato una pietra di fuoco ardente, strillò per l’improvvisa esplosione che scosse il suo corpo e rilasciò sul ponte della nave la carcassa di metalli implosi che aveva ingurgitato e, per ultimo, risputò il povero soldato che poco prima gli era finito nello stomaco.

Il poveretto, sparato sul ponte, si ritrovò a terra grondante di liquido bavoso e rossastro, e non contento afferrò la sua lancia con ancora più fervore di prima e scattò contro il cetaceo a tutta forza.

Il pirata e il comandante si guardarono stupefatti.

« Dagli un aumento a quello… »

La piovra, nel centro del mare spaziale, ancora non mollava la presa e la nave stava ormai inclinandosi pericolosamente oltre la striscia di schegge solari che la teneva a galla, facilitando il lavoro dei motori, e che impediva un’avventata caduta verso l’infinito. Le spire e i tentacoli si facevano via via più letali e veloci, spazzando via i soldati e tutto quello che incrociavano sul loro passaggio.

« Vegeta, dobbiamo andarcene di qui! » gridò Goku, afferrando per una spalla l’amico, temendo il peggio, ma Vegeta lo bloccò facendosi stuzzicare da un’altra idea, l’idea che li avrebbe tratti in salvo.

« Aspetta! » gridò, trattenendolo per la corazza e fischiò in direzione del mostro, per attirare un’altra volta la sua attenzione.

« Hey, seppiolone, vieni qua! »

La bestia non si fece attendere un secondo di più e scagliò ancora la sua lunga lingua squamosa, pronta per mangiarsi finalmente il pirata: appena questa sfiorò il suolo venne, però, subito intercettata dalla spada del pirata che, attraversò inclemente la lingua, bloccando la creatura sulla nave e costringendola a fermarsi in mezzo all’albero maestro e all’albero a prua, dove i due pennoni danneggiati volgevano le sue estremità affilate verso il punto esatto dove si dimenava la testa.

« Ritirata! » impartì il comandante ai suoi uomini e si avvicinò a Vegeta che gli porse il lato di una corda, stretta attorno all’albero maestro. Dopo essersi scambiati un sorriso complice, ritrovandosi ragazzini e amici come un tempo, afferrarono entrambi la corda e si aiutarono a vicenda a salire il grande albero maestro, che, grazie ai rinforzi in fibre di metalli asgardianiiii, rimaneva immobile al centro del ponte, sebbene la forza travolgente del mostro avesse iniziato a far sfavillare i suoi circuiti elettronici.

Arrivati all’estremità della nave, Vegeta lasciò che l’amico s’arrampicasse sulla scala di corde poste di lato all’albero, che arrivasse ad uno dei pennoni e si stringesse alle corde, per reggersi sul vuoto. Gli passò velocemente una delle sue spade e Goku, appena lo vide salire ancora, gli gridò: « Dove stai andando? »

Ma Vegeta salì ancora, fino ad arrivare in cima all’albero maestro e, con una capriola, si issò sopra la fune detta marciapiede, che collegava i due alberi, sovrastando di almeno quindici metri il ponte della nave.

« A pescare! »

Con eleganza e destrezza, il capitano camminò agilmente lungo la corda tesa come un funambolo, ponendo in modo attento un piede davanti l’altro finché non arrivò all’albero di prua, scese lungo il pennone e tagliò una delle funi di drizzaiv che tenevano il palo in posizione orizzontale. Goku fissò Vegeta negli occhi e capì il suo piano: grazie alla loro altezza e alla posizione favorevole del mostro, entrambi avrebbero tagliato contemporaneamente le cime che tenevano issato il pennone e questo, sarebbe caduto dritto in testa alla piovra, trafiggendola.

Si fissarono ancora negli occhi, mettendosi in posizione, con le spade laser azionate.

« Al mio tre! »

« Uno! »

« Due! »

« Tre! » urlarono assieme e tagliarono lesti le funi: i due enormi pali scesero velocemente verso il ponte, come due frecce scattate in contemporanea da un esperto arciere e la bestia non si rese conto di essere in trappola. I pennoni si conficcarono inclementi nelle sue carni, il mostro lanciò l’ultimo grido di dolore e lentamente, iniziò a ritirarsi dalla nave, facendo scorrere i lunghi tentacoli verso il mare spaziale.

Urla di gioia echeggiarono tra la flotta del pirata, che aveva assistito alla lotta contro il mostro potendo ben poco, vista l’inutilità dei cannoni ad energia protonica concentrata che ancora funzionavano a bordo, e tra la flotta del comandante il quale, appeso ad una fune, scese lentamente al suolo, seguito subito dopo da Vegeta. Sorridente, fu sul punto di ringraziarlo per la prima volta da quando aveva messo piede sul suo bastimento con una sonora pacca sulla spalla, quando Vegeta urlò.

« Attento! »

Lo spintonò via, per evitare che uno dei tentacoli del mostro lo trascinasse con sé nel cosmo.

Goku vide con orrore il suo amico di un tempo finire nel grande oceano infinito, stritolato tra le spire forti del mostro. Cercò irrazionalmente di saltare giù dalla nave per correre a salvarlo, ma i suoi soldati furono più lesti di lui a bloccarlo e il nome del pirata si disperse tra le stelle.



A centinaia di metri sotto le navi, dispersi tra le nubi cosmiche e i colori accecanti delle nebulose, il mostro di luce e Vegeta precipitavano a gran velocità del vuoto: il pirata, stordito dal forte sbalzo termico del cosmo, la cui temperatura poteva passare dai folgoranti gradi di ghiaccio delle galassie più nere alle impossibili temperature delle stelle nascenti più giovani, cercò di liberarsi dalle spire del mostro che gli toglievano il respiro e si trovò a trattenere il fiato, quel poco che ancora gli era rimasto in gola, dovuto all’adrenalina della caduta.

Poi, d’improvviso, il mostro iniziò a mutare i propri colori con lo sfondo che li circondava, mischiando il proprio essere con le stelle astanti e Vegeta si vide travolgere da un’improvvisa esplosione, più forte delle deflagrazioni delle stelle azzurre. Un improvviso lampo gamma deflagrò veloce e letale, spargendo la sua energia in un millisecondo e i raggi gamma collassarono tra lorov; infine, come in un sogno, davanti ai suoi occhi resi lucidi dalla luce e dal frastuono, comparve quale fantasma una figura armonica, a tratti sinuosa e a tratti scomposta come una scia di fumo che, presto, assunse le sembianze di una donna dagli occhi di ghiaccio e le labbra del fuoco.

I suoi polmoni bruciarono per l’esplosione che lo inglobò finché non si ritrovò da solo, immerso in una bolla d’aria sospesa magicamente nel vuoto: respirò affannosamente, riprendendo un poco di orientamento dopo la caduta nell’oceano e, sotto i suoi piedi, vide il mostro sparire in una nuvola di fumo, sparsa al vento dell’Eatherium.

Sospeso nello spazio, rimase solo, con attorno a sé il silenzio di migliaia di stelle e il vuoto più profondo.

Poi, parlò una voce.

« La giornata sembrava così promettente… e ora guarda: il mio mostro marino è morto e, ancora, non ho il Libro della Pace »

Vegeta spalancò gli occhi quando, dal buio, emerse una enorme figura femminile che, delicata come il vento, si poggiò sugli avambracci davanti al pirata, scrutandolo con occhi misteriosi.

« Tutto per colpa tua, Vegeta… »

Il pirata acquisì presto la parola, schiarendosi la voce. « Aha… tu sei? »

« Lazuli… la Dea della Discordia » si presentò la donna, muovendosi armonicamente tra i contorni sfuocati della bolla, cambiando il suo aspetto e le sue sembianze di continuo, come il filo leggero di una candela che si spegne.

« Sicuramente avrai visto le mie sembianze sulle mura dei templi più antichi »

Il suo volto gli parve, poi, di riconoscerlo. Vegeta la guardò, incredulo.

La dea dagli occhi di ghiaccio, pur avendo una bellezza eterea e pura, a differenza di altri Dei Cosmici non faceva parte degli Dei dell’Olympus. Tutti gli dei che, da secoli, risiedevano al centro dell’universo nelle Galassie più prosperose, erano consacrati alla ricchezza ed erano prosperi e bendisposti verso gli abitanti dell’Universo. Lei, invece, era stata relegata ad un compito più becero, forse il più crudele: era la custode delle anime dimenticate e, su ogni pianeta sul quale era capitato, il pirata ricordava di aver visto templi maestosi in suo onore, in cui i devoti e i fedeli chiedevano clemenza perché la dea non facesse scivolare il loro destino tra le braccia della morte e dell’oblio.

I templi la raffiguravano sempre con le braccia dispiegate in avanti, pronta per rubare ogni tesoro e ricchezza, braccia che divenivano due ali enormi da Drago Nero, forse il mostro più temuto delle Terre ad Ovest e conosciuto per la mortalità del suo sguardovi.

Aveva sentito sussurrare nei peggiori anfratti delle galassie meno conosciute e nei bordelli più malfamati che la dea succhiava la vita dai pianeti e dagli abitanti, sciogliendo il loro ricordo in una nuvole di polvere che si amalgamava con l’essenza della sua stella morta, Tartaro. Tutto ciò che era dimenticato, nomi, uomini, ricchezze, tesori e pianeti, finivano nel suo regno perduto, il regno del Caos.

Deglutì sommessamente, non volendo mostrarsi nervoso davanti a quella apparizione trascendentale.

« Ah, certamente… sai, quelle immagini non ti rendono giustizia » abbozzò un sorriso, allontanandosi cautamente di qualche passo dalla dea, come alla ricerca di una via di fuga.

« Aha… » sussurrò poco convinta la dea che punzecchiò l’uomo con un dito, « ora, torniamo al mio mostro marino… »

« È vero, è vero… » si mise una mano sul cuore il pirata, « ascolta, mi dispiace tanto, ma immagino che delle scuse accorata non bastino... » ghignò con sarcasmo, cercando di sfuggire all’imbarazzante situazione di dover spiegare il perché delle proprie azioni direttamente ad un essere immortale padrone di metà Cosmo.

La dea, con sua sorpresa, rise di gusto: « Accorate? Proprio tu? Vegeta… tu non ce l’hai un cuore... »

Si tramutò un’altra volta e comparve, come un’illusione, accanto al pirata avvicinandosi suadente e lasciando che i suoi lunghi capelli dorati incorniciassero il suo volto angelico e fluttuassero alla brezza marina dell’Eatherium.

« È questo che mi piace di te… »

Gli accarezzò il volto lentamente e Vegeta sentì il freddo contatto della sua mano, come se fosse una mano di un essere privo di linfa vitale da tempo, e cercò di reprimere un brivido di freddo.

« Perciò, io ti lascerò in vita » continuò l’essere soprannaturale, « ma in cambio dovrai fare per me una cosuccia… prendere il Libro della Pace e portarlo a me »

Vegeta si ritrovò incredulo davanti alle parole della bella dea e lesse sul suo volto e nei suoi diamanti azzurri la stessa bramosia che lo caratterizzava quando si parlava di ricchezze. Ed ovviamente, il Libro della Pace era la ricchezza più grande.

Arricciò soprappensiero un labbro, specchiandosi nelle miriadi di luci che risplendevano fuori dalla bolla e scorrevano, fluenti, nel moto incessante dell’Universo.

« Certo, capisco… be’, vedi, mi crei un problema, perché… » bofonchiò il capitano, portandosi le braccia al petto e iniziando a gironzolare per la bolla, restio al guardare la donna dritta negli occhi « mi ero fatto un progettino mio, sai... riscatto, ricchezza… del sano egoismo! »

Sobbalzò, trovandosi la dea ad un palmo dal naso e quella rise ancora.

« Non pensi abbastanza in grande, Vegeta » comparve nuovamente alle sue spalle e questa volta gli sfilò lesta una delle sue spade laser dalla custodia, facendola vibrare nell’atmosfera: « rubi il Libro per il riscatto e sei ricco a sufficienza per bivaccare da una galassia all’altra… »

Avvicinò la spada al volto del pirata, che si ritrasse indietro, cercando di non staccare i suoi occhi scuri dagli occhi chiari della visione.

« Rubi il Libro per me e puoi comprartela la galassia… e la costellazione… e l’Universo »

Vegeta si trovò a sogghignare: « Hmm… » rifletté un attimo, « mi lasci in vita… mi rendi ricco, mi ritiro in paradiso… niente da obiettare » considerò, finché non assottigliò lo sguardo, serio. « Se… mantieni la parola »

« Vegeta, quando una dea dà la sua parola... » ricomparve nella sua mano la spada lucente del pirata che si attivò in un fascio luminoso « è vincolata per l’eternità... » e tracciò sulla sua spalla sinistra un segno di ics, che rimase luminescente sulla sua pelle candida.

Il principe allora annuì e la dea proseguì.

« Allora » iniziò e, con la spada tracciò un’improvviso squarcio nella bolla, che si aprì come una grande finestra sull’Universo e Vegeta venne inondato dalla luce improvvisa degli astri più fluorescenti.

« Una volta rubato il Libro, prosegui verso Ovest, oltre le Dodici Galassie e oltre la Costellazione della Fornacevii, finché non arriverai alla mia stella morente. Una volta lì, prosegui oltre ciò che tocca la luce… ti ritroverai a Tartaro, il mio regno del Caos... »

« D’accordo » accettò Vegeta.

« È un appuntamento… » mormorò la dea e gli si riavvicinò velocemente, consegnandogli la spada ma, prima che l’uomo potesse afferrarla, facendola scomparire in una nuvola di fumo.

« Dov’eravamo? » soggiunse poi, Lazuli, carezzando lentamente le labbra dell’uomo e incatenando il suo sguardo infinito negli occhi curiosi e avventurosi del pirata, che inarcò un sopracciglio davanti alla bellezza solenne della donna, schiudendo inavvertitamente le labbra, soggiogato al suo tocco.

La dea socchiuse gli occhi e Vegeta si ritrovò a fare lo stesso.

« Ah sì… stavi cadendo... »

In un batter d’occhio, la bolla, così com’era comparsa, si dissolse bruscamente, squagliata come una bolla di sapone e Vegeta si ritrovò ancora tra le braccia della tempesta di fuoco e calore che lo aveva avvolto poco prima: invece di precipitare ancora nel vuoto, però, la forte onda d’energia scagionata lo scaraventò in alto, come una navicella scagliata nell’interspazio, e salì verso l’alto con estrema velocità.

Celata tra le nebulose, la dea sospirò deliziata.

« È così carino… e così credulone » sussurrò alzando gli occhi al cielo, « Chetus... » soggiunse quando le si avvicinò il mostro marino che aveva nuovamente conciliato il suo aspetto con la Costellazione del Chetus a Meridione.

« Ottimo lavoro... »

I suoi occhi blu scomparvero tra le stelle.



La gittata dell’esplosione del lampo gamma lo stava trascinando a velocità supersonica oltre gli enormi schieramenti di stelle che aveva contemplato cadendo e gli sembrò, per un attimo, di stare andando nello spazio alla deriva, come una meteora che presto sarebbe stata catturata dall’orbita gravitazionale di un pianeta o di un buco nero. Fino a che, così velocemente com’era caduto, altrettanto velocemente fu recuperato dal suo piccolo bastimento e si ritrovò tra le braccia solide di Nappa che lo trascinarono a bordo allo stesso modo in cui si afferra un naufrago dal divagare nell’oceano.

La ciurma al vedere la buona pescata schiamazzò esultante e Broly, incapace di contenere l’emozione, abbracciò goffamente il capitano, stritolandolo peggio della piovra interstellare che lo aveva afferrato prima tra le braccia, fino a quando il capitano non si lamentò, indignato.

« Vegeta, sei vivo! » esclamò contento Radish, che sorrise allegro « Meno male! » e lo salutò con una sonora pacca sulla spalla, dandogli il benvenuto. Si girò, poi, verso Toma. « È vivo, sgancia i soldi! », che ancora una volta aveva perso una scommessa con lui.

Una volta aiutato ad alzarsi, Nappa osservò il capitano che cercava di riprendere l’orientamento dopo il volo interspaziale e lo guardò passarsi una mano sugli occhi, come a scrollarsi di dosso una sensazione di vertigine non dovuta solo al salto, ma anche a qualcosa di innaturale e insolito che aveva visto.

Il vice-capitano incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.

« Che è successo laggiù? »

« Se te lo dicessi non mi crederesti… » rispose tra un affanno e l’altro Vegeta, cercando di recuperare il fiato dopo il salto adrenalinico nel profondo oceano di stelle. Nappa lo osservò ancora, curioso.

« Provaci... »

« D’accordo. Ecco qua... » iniziò il capitano, levandosi velocemente uno degli stivali a trazione gravitazionale, che era rimasto bruciacchiato e danneggiato dall’esplosione cosmica che l’aveva sparato in maniera inclemente verso l’alto.

« Ho incontrato Lazuli, la dea del Caos. Si è presa una bella cotta per me e mi ha invitato a casa sua »

Il secondo lo contemplò per qualche istante, per poi scoppiare a ridere insieme alla ciurma che aveva sentito le sue parole. Nappa gli diede una pacca sulla spalla, continuando a sbeffeggiarlo, e gli scombussolò in un gesto paterno i folti capelli neri, avviandosi verso i comandi a poppa.

« Questa è buona! La “Dea del Caos”, me la devo segnare... »

Vegeta, innervosito, alzò gli occhi al cielo e ordinò agli uomini di riprendere i propri posti, per continuare la navigazione.

Gli si avvicinò Turles che scivolò sul ponte dolcemente, calandosi da una corda.

« Quindi, si chiude la storia, niente Libro? » gli domandò in uno spiccato accento della Galassia di Mezzo, un accento con uno spiccato tono ivoriano « e ora che facciamo? »viii

Il capitano diede un’occhiata alla nave militare che, nel giro di poco tempo, aveva nuovamente ripreso il suo ordine, con le grandi vele a specchio d’energia che aprivano le loro enormi ali al vento cosmico e con i motori nuovamente riposizionati sulle onde di luce.

« Un po’ di pazienza, Turles, non è che non sappiamo dove sia diretto... »

Fissò assorto la nave avversaria, individuando tra la folla di soldati Goku.

Presto il Libro sarà mio” pensò, incrociando le braccia al busto e poggiandosi sul parapetto della nave, silenzioso.

Dall’altra parte del mare, a bordo della sua nave, il comandante Goku sorrise quando trovò l’amico sano e salvo a bordo del suo vascello e diede ordini alla flotta per fare ritorno al suo pianeta, il pianeta che avrebbe accolto finalmente il Libro della Pace.

« Uomini, spiegate le vele per Earth24! »









Continua...











Angolo dell’autrice

Hello, bentornati con questo secondo capitolo.

Le cose iniziano a farsi interessanti, spero di stando attirando la vostra attenzione.

Come vedete, ho messo alcuni riferimenti a parti delle navi, come le funi, il ponte, eccetera. Questo non significa assolutamente che io sappia come è composta una nave, le ho messe per precisione linguistica, sperando almeno di aver beccato giusto qualche componente. Spero di non aver ucciso alcun Ammiraglio, là fuori.

Ringrazio tutti coloro che leggono e che recensisco lasciando la loro. Ve se ama!

E, se avrete voglia, al prossimo capitolo!

iAlbero posto a prua, davanti alla nave, inclinato diagonalmente;

iiAsta orizzontale nella parte superiore di un albero che sorregge la vela;

iiiCome non mettere Asgard? Tranquilli, qui siamo in un altro universo, niente Thor e Avengers, di casini ce ne sono fin troppi, non mi serve un Thanos e il suo snap;

ivFune usata per ammainare ed issare le vele;

vQueste esplosioni esistono veramente nell’universo, sono degli intensi lampi di raggi gamma che esplodono d’improvviso nell’universo. Se v’interessa, Wikipedia vi saprà dire di più;

viPiccolo e innocente rimando all’autore Teo5Astor con la sua “Mythos”;

viiIn direzione della Costellazione della Fornace, poco tempo fa, è stata scoperta la galassia più distante e antica mai conosciuta, a 13,2 miliardi di anni luce di distanza;

viiiNel cartone, il personaggio che qui ho presentato come Turles, si chiama “Lercio”, per le sue evidenti condizioni igieniche, ehm… scadenti. Questo personaggio ha uno spiccato accento salentino, quindi mi pareva carino fare riferimento.

   
 
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