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Autore: Zappa    31/10/2020    3 recensioni
“Tra le più recondite stelle della galassia, dove anche i grandi avventurieri in caccia di sogni hanno fermato il loro passo e le grandi navi spaziali, ricche di diamanti e cristalli arthurianii, hanno deviato il loro lento incedere, laggiù, in uno dei luoghi più oscuri e silenziosi dell'universo, fluttuava placido, tra i confini di una galassia e il nascere di una stella, un grande e profondo buco nero.”
Un principe, un pirata, un’ambasciatrice e una dea.
Tutti vogliono lo stesso prezioso Libro della Pace, anche a costo di navigare lo spazio aperto per raggiungerlo.
#Remake di Sinbad, la Leggenda dei Sette Mari.
La storia è già completa, non voglio uccidere nessuno nell'attesa di nuovi capitoli.
Grazie se aprirete questa storia.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Goku, Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo terzo


Syracysis


Il piccolo pianeta di Earth24 era collocato nella Via Lattea, una galassia di modeste dimensioni che nel tempo era diventata il fulcro di numerose rotte commerciali e astrali, raccogliendo non poche ricchezze da tutto il Cosmo configurandosi come una perla di rara bellezza.

Di media grandezza, in una posizione defilata, ma non troppo rispetto al centro solare che faceva ruotare la galassia, il corpo celeste apriva la sua atmosfera ad una miriade di navi e grandi galeoni commerciali che, dapprima dispersi nell’universo, facevano rifornimento e tappa sul pianeta per smistare le merci e i commerci nelle Dodici Grandi Galassie.

Costruita su fibre di titanio e illuminata dalla danza costante del Sole e di una piccola cometa che vi girava attorno, come il moto circolare di una ballerina su un lento carillon terrestre, la grande capitale Syracysisi stava a guida del pianeta ed era posta alla latitudine Sud-Est del pianeta.

La città, eletta capitale per volontà delle popolazioni eterogenee presenti, raccoglieva in sé le due anime del pianeta: la prima anima, in ricordo dei tempi antichi, si stagliava sui relitti e sulle rovine dei monumenti ed delle opere passate. Grandi torri, ponti e grattacieli ricordavano il tempo di un pianeta ormai morto, sul quale gli abitanti si erano mutati in mostri per il dio denaro e si erano corrotti nel profondo; la seconda anima, più viva e in costante evoluzione, era un omaggio al mondo del trentesimo secolo post Apocalisse ed era costituita da intense strutture in fibra di titanio e diamante, completamente intrecciate alla natura selvatica del pianeta, come se il loro DNA fosse fuso in maniera ossequiosa e onnicomprensiva alla flora e fauna.

Intere città alimentate ad energia solare filtravano l’energia cosmica della Galassia per il loro autosostentamento e per la loro autonomia, e gli abitanti, come avevano sognato da anni, avevano nel tempo imparato a distribuire equamente le risorse e la preziosa acqua a tutti gli inquilini del pianeta; l’oro blu, inestimabile risorsa del passato che era stata selvaggiamente inquinata e che era diventata nel tempo un bene di lusso per pochi, ora era a disposizione di tutti gli abitanti del piccolo Earth24.

Grazie ad un programma mondiale e galattico di rinnovo culturale ed energetico, i governatori di Syracysis avevano intrapreso una costante e fruttifera politica di rispetto per l’ambiente e per la galassia, avviato un’efficace collaborazione interplanetaria con gli abitanti delle altre undici galassie attorno a loro ed una cura del territorio e una valorizzazione delle risorse di ciò che un tempo chiamavano pianeta Terra. Si erano presi cura del terreno, della bonifica da materiali tossici e radioattivi, della pulizia degli oceani, della ricerca di risorse rinnovabili e gratuite fuori dall’atmosfera, della lotta per debellare le malattie e le disuguaglianze nel globo.

Presto, in ricordo della sfera blu che si era autodistrutta secoli prima e che aveva tratto i suoi ultimi respiri nell’istante in cui era sfociata l’Apocalisse di trenta secoli fa, i superstiti del mondo avevano deciso di esplorare nuovi territori esterni al pianeta e al piccolo sistema solare che li conteneva, andando oltre la galassia a spirale e incrociando così, sul proprio cammino, a pochi decine di anni luce, altre costellazioni e galassie altrettanto giovani.

L’ampliamento delle nuove tecnologie e della robotica, l’incontro con nuove civiltà e popoli più evoluti esterni alla Via Lattea, avevano dato inizio ad un’era di esodo verso terre più ospitali ed ancora vive, finché dopo secoli di buio per il vecchio pianeta, popolazioni estranee al suo primordiale habitat avevano di nuovo scommesso sulla preziosità della piccola perla, dandole di nuovo vita e speranza, ripopolandola di umani superstiti e di nuove specie aliene, fondamentali alla sua rinascita.

Dopo secoli, il governatore Bardack, posto a capo della capitale Syracysis per volontà dei membri delle Dodici Grandi Galassie, si era rivelato essere degno del suo titolo poiché, grazie alle sue precedenti abilità di esploratore, aveva portato molte ricchezze al pianeta e all’Alleanza galattica, edificando opere di rinnovamento economico e astronomico ed intessendo nuove rotte commerciali di particolare efficacia. Ma soprattutto, perché aveva cercato in gioventù e per tutto il resto della sua vita il Libro donato dagli Dei del Cosmo.

Bardack, in passato, ancora consigliere del legittimo governatore Tsufii, a capo di una vasta legione di uomini Earthariani e di eserciti provenienti dalle Dodici Grandi Galassie che una dopo l’altra si erano unite all’impresa, aveva infatti attraversato molte Costellazioni conosciute alla ricerca della promessa di pace ed era giunto fino alle Stelle di Ghiaccio della Galassia Nera. In una battaglia epica, in cui vi era stato lo spettacolare scontro tra gli Earthariani, i soldati delle Dodici Galassie e le legioni del demone del Ghiaccio Cold e di suo figlio Freezer, era stato costretto a prendere la corona di comandante dell’esercito, deposta sul suo capo dal morente Tsuf, ferito a morte, e aveva condotto gli uomini alla vittoria.

Gli Dei del Cosmo, allora, vedendo la sua tenacia nella ricerca del Libro, avevano promesso a Bardack che i membri delle Dodici Grandi Galassie avrebbero trovato lo strumento di pace che tanto avevano cercato e che tanto era stato decantato dai poeti e rapsodi.

Finalmente dopo anni di ricerche, suo figlio Goku, che grazie alla grandezza della sua impresa sarebbe diventato a tempo debito il nuovo governatore di Syracysis e di Earth24, giungeva sul pianeta con la promessa che gli Dei avevano mantenuto.

Quel giorno, presso il Palazzo del Consiglio, istioriato delle imprese compiute dai reggenti passati, si teneva una grande festa in onore dell’arrivo del Libro della Pace che tanto si era sognato di avere a Syracysis: accolta da una folla trionfale, da capannelli di gente esultante proveniente da ogni angolo delle Dodici Galassie, la grande nave militare attraccò allo Spazioporto e il Libro, poggiato sul suo piedistallo che rifletteva la rotazione precisa degli astri del cielo come un astrolabio di fine raffinatura, venne portato in cerimonia sulla torre più alta del palazzo.

Da lì, come una stella catturata in uno specchio, illuminò con la sua luce l’intera capitale e fece brillare di composta commozione anche gli occhi del governatore Bardack, che richiamò con un brindisi i reggenti delle altre Dodici grandi Galassie e gli ospiti della sua corte.

« Fin da quando io ho memoria, ho sognato questo momento. Il sacro tesoro che ha protetto l’Universo per migliaia di anni e che, in passato, è stato promesso dagli Sacri Dei, è finalmente a Earth24! »

Accolse raggiante la presenza del figlio accanto a lui e sollevarono assieme il calice, in onore di quel prezioso ed agognato momento. Circondato da ambasciatori provenienti da ogni angolo delle Dodici Grandi Galassie, librò nell’aria il suo inno alla pace.

« Al Libro della Pace! »

« E a voi, governatore Bardack e fiero Goku! » brindarono i commensali, portando al cielo le coppe di vino rosato delle vigne coltivate a goccia nelle terre natie a Sud dell’Equatore del pianeta Sagard, all’estremità Ovest della Galassia di Andromeda.

I commensali in festa stavano per onorare ancora il governatore e il figlio con un altro brindisi, quando si fermarono per un improvviso trambusto.

« Fate largo! » esclamarono le guardie che, come uno sciame d’api, si precipitarono all’ingresso del grande Salone dei Congressi, richiamate all’ordine.


« Lo vedi? Ecco cosa succede quando prendi la porta d’ingresso… » scosse la testa Vegeta, che con Nappa, Turles, Broly e Radish, era improvvisamente comparso all’apertura della cerimonia ed ora era circondato da una schiera di soldati di guardia.

Da lontano, Goku stava raggiungendo a grandi passi l’entrata, per capire il motivo di tanta agitazione e ridacchiò quando notò la ciurma pirata all’ingresso.

« Che ci fa lui qui? » s’irrigidì, invece, il vecchio governatore.

« Almeno non è in giro a derubare! » lo tranquillizzò il figlio, avviandosi sorridente all’entrata, superando il padre, che rimase indietro e allargò le braccia, piccato: « Perché quelli che vale la pena di derubare sono qui! »

Il gruppetto, ancora all’ingresso, intanto, ridacchiava e scherniva le guardie che, integerrime, non lasciavano la loro posizione ed erano in attesa dell’ordine di arrestare i pirati.

Broly, un po’ defilato rispetto al gruppo e nascosto dietro i compagni, notò le grandi tavole imbandite di prelibatezze e pietanze da tutto il Cosmo e si passò sovrappensiero la lingua sulle labbra. Senza farsi notare, silenzioso come sempre, si staccò dal gruppetto e raggiunse una tavola, iniziando a mangiare come un pozzo senza fondo, sotto lo sguardo spaventato degli ospiti.

Ad una certa, Vegeta rise sotto i baffi e fissò con aria di sufficienza il capitano delle guardie.

« Scommetto dieci corone d’argento che state per mettere via le armi... » disse, notando gli occhi fiammeggianti della guardia, che non si tirò indietro alla sfida.

« Accetto la scommessa! » gli rispose caustica, la guardia, desiderosa di strappagli dalla faccia quel fastidioso sorrisetto compiaciuto, ma le parole del figlio del governatore la obbligarono a riprendere il suo posto. « Guardie! Mettete via le spade! »

I soldati tutt’attorno si misero sull’attenti e il giovane Goku sollevò le braccia come in segno di resa, vedendo gli inaspettati ospiti.

« Non ti vedo per dieci anni e ora due volte in un giorno? » si portò una mano al cuore, ridendo « ti prego, così mi asfissi! »

Vegeta ricambiò il saluto, stringendogli la mano e dandogli una pacca sulla spalla. « Ti ho salvato la vita, so che volevi ringraziarmi… di nuovo » ghignò e Goku lo introdusse al banchetto, facendo gli onori di casa. « Ti avranno detto che qui ci sono cibo e vino gratis! »

Il pirata si girò verso la ciurma: « Sentito ragazzi? Cena e bevande offerte dal figlio del governatore! »

Si avviò, poi, con l’amico verso il centro della sala, perché questo, come aveva detto, desiderava fargli incontrare una persona speciale. Vegeta e il figlio del governatore si allontanarono e il pirata strizzò l’occhiolino alla ciurma, che si accomodò di buona lena al banchetto, ma due guardie, prima potessero unirsi alla festa, chiesero subito loro di depositare le armi all’ingresso.

Napa fece il suo peggiore sorriso e senza che le guardie se ne accorgessero, sfoderò veloce i suoi due piccoli pugnali, passandoli sotto il naso delle due guardie, spaventadole. Lui e Turles si allontanarono ridendo di gusto, dopo che anche il mozzo aveva scarrozzato all’ingresso due pistole laser, delle bombe all’idrogeno tascabili e una spada curva di vibranio.

Quando fu il turno di Radish, questo accomodò malamente sul bancone l’artiglieria, iniziando a svuotare le tasche: tirò fuori tre spade a diffusione plasmatica, un rampino per raggiungere le cime delle navi avversarie, un Mjöllnir rubato su un’astronave aliena da un tizio che, sebbene con qualche chilo di troppo, si era definito figlio di Odinoiii, quattro bombe all’idrogeno tascabili e una spararazzi. Iniziò poi a svuotare l’altra tasca e le guardie si guardarono a disagio, chiedendosi quanto universo potessero contenere i pantaloni di quel pirata.


Il grande palazzo si presentava come una conchiglia argentata e perlacea, la cui bellezza esteriore faceva prevedere le rifiniture della sua crisalide interna: alte colonne costellate da capitelli e bassorilievi riportavano le battaglie epiche degli antichi governanti e su, in cima, sotto le ampie volte, brillavano i colori variopinti delle finestre che, come radiosi pavoni, proiettavano sul pavimento i loro intrecci di luce.

Il pirata continuò a camminare dietro a Goku ammirando la grandiosità della sala, percependo distrattamente il suo discorso sulla maestosità della festa e l’importanza del Libro a Syracysis. Cercò di sembrare interessato alle sue chiacchiere e di non farsi notare a curiosare in giro, alla ricerca di qualche piccolo tesoro nascosto dalle lunghe maniche delle signore presenti al ricevimento o incastonato nelle ampie tuniche dei ricchi commercianti, i quali sfoggiavano preziose collane e spille in segno del loro potere sul pianeta.

S’avvicinò ad un’avvenente signora della Galassia del Centauro, frugando con i suoi occhi neri d’universo tra le pieghe del suo vestito, alla ricerca di un diamante argentato o di una collana di perle. La signora, rimasta incantata dagli occhi selvaggi del pirata, rimase a bocca aperta e spalancò i cinque occhi che le coronavano il viso quando questo le fece gentilmente il baciamano; il pirata ne approfittò per rubarle un sorriso, le sfilò dolcemente il calice di vino dalle mani e la salutò con un profondo inchino, infilando nella tasca il piccolo diamante argentato che le aveva sottratto dalla mano destra.

« Le ho detto tutto di te... » sentì che continuava a chiacchierare l’amico, mentre era tornato a camminargli dietro veloce e ad osservare la grande sala del Congresso.

Tracciò con gli occhi le rifiniture delle alte colonne di prezioso iridio proveniente delle Stelle di Capo Verde: sopra la sala, il grande soffitto a cassettoni neoclassici faceva pendere dei lunghi lampadari ad energia leggera che donavano all’intero salone un’aria di raffinata importanza e cura. Sorseggiò il suo vino e cercò qualche anfratto nel soffitto, alla ricerca di una via nascosta verso la torre del Libro, finché non venne richiamato dall’amico.

« Vegeta... »

Lo vide avvicinarsi ad una donna, dapprima di schiena che richiamata si congedò in fretta da un ambasciatore e poggiò lieve la sua mano destra nel palmo di Goku. Gli si mozzò il respiro in gola, quando riconobbe l’azzurro del suo sguardo.

« Ti presento la mia fidanzata, l’ambasciatrice delle regioni del Sud, donna Bulma »

Il dolce nettare del vino si tramutò subito in un amaro intruglio, quando osservò i lineamenti della donna. Subito si rese conto, ancora prima che iniziasse a parlare, di aver già visto quegli occhi di rugiada, quella bocca di rose e quel sorriso così delicato che, come anni prima, gli aveva fatto battere più forte il cuore.

La donna, per nulla avveduta del tremore interiore che aveva colto il pirata, gli rivolse un saluto cordiale, poggiandosi al braccio che il figlio del governatore le aveva posto.

« Così questo è lo scellerato Vegeta… »

Incatenò i suoi occhi azzurri a quelli del pirata ed a Vegeta parve di contemplare le lontane Stelle di Ghiaccio, belle e pure nella loro fresca energia cosmica.

« Ho saputo tutto questa mattina: prima volevate derubare Goku e poi gli avete salvato la vita. Perciò cosa siete, un ladro o un eroe? »

Sorrise e Vegeta volle per un secondo affogare dentro la luce delicata delle sue Stelle ad Ovest.

« Vegeta voleva darmi l’opportunità di ringraziar- » continuò Goku, introducendo l’amico alla conversazione con la fidanzata, ma, tornando a volgersi verso il pirata, si accorsero entrambi che il loro ospite era improvvisamente sparito. Si guardarono intorno per qualche istante, ma di Vegeta nessuna traccia.


Un paio di tavoli più in là, Broly aveva iniziato ad assalire il secondo tavolo di piatti colmi dei commensali, razziando avidamente i vassoi e le portate dei servitori ma, nonostante il gran baccano, Nappa si gustava una buona coppa di vino, cercando di evitare gli sguardi arrabbiati e accusatori degli ospiti che lo imploravano di fermare lo strano compagno.

Il palazzo sfoggiava una magnifica bellezza, doveva ammetterlo. E, poi, tornare al suo pianeta natale Earth24 l’aveva d’improvviso sbalzato indietro nel tempo a quando, circa dieci anni prima, era al comando della piccola Freccia, l’attuale nave Saiya, ed aveva raccolto dallo Spazioporto un ragazzetto di dodici anni con uno sguardo corrucciato e profondo che gli aveva chiesto di unirsi al suo equipaggio. Il ragazzetto, di corporatura gracile ma di grande coraggio, col tempo, l’aveva surclassato in strategia e forza finché, in raccordo con le regole del Mare Spaziale, l’aveva direttamente nominato capitano e, da allora, ne avevano fatto di strada e di razzie tra le scie di luce dell’Universo.

Ridacchiò, scuotendo la testa, e bevve un altro sorso del suo nettare, per poi alzare gli occhi al cielo alle ennesime lamentele che arrivarono dai tavoli a cui Broly si stava abbuffando.

Notò ad una certa il capitano camminare furiosamente verso l’uscita, così, dopo aver poggiato il calice sul tavolo, raggiunse il compagno più piccolo della ciurma, Broly, gli sfilò di bocca il pesce spada che stava trangugiando e lo trascinò via per un orecchio, verso il punto in cui aveva visto Vegeta.

Anche Turles, che fino a quel momento aveva arruffato dai tavoli diverse prelibatezze da portarsi a bordo, per evitare almeno per qualche giorno di mangiare uova di gallina e cetriolini, s’interruppe quando vide tornare rapidamente indietro il capitano, senza accorgersi, però, dell’aria scura che aveva in volto.

« Ah! La cosa è uno scherzetto » sogghignò il mozzo, ammiccando alla posizione del Libro alla torre del Palazzo. « Ci sta solo qualche guardia! »

« Non importa, torniamo alla nave! » fece subito il capitano, facendosi largo tra i suoi uomini.

« All’improvviso? Il Libro è quasi nostro! » chiese dubbioso Nappa, cercando di bloccare il suo passo, ma inutilmente. Si voltarono entrambi da dove era venuto.

« Ohh… » sussurrò poi il più anziano.

« E quella chi è? » chiese invece Turles, osservando curioso la coppia di reali che, al centro del salone, aveva visto allontanarsi di corsa Vegeta senza trovare spiegazione.

« Una vecchia innamorata? » ghignò il mozzo, ammiccando alla bella donna dai riflessi del mare che, accanto a Goku, aveva assistito alla dipartita del capitano.

« Mi sa che non è così semplice… » scosse la testa il secondo in capo, « andiamo » sussurrò.

« Rad, sbaracca... » comandò a Radish, che, ancora all’entrata, aveva appena finito di depositare le armi davanti alle guardie.

« Cosa? Ma ho appena finito! » si lamentò Radish, ma con uno sbuffo dovette raccogliere tutte le armi dal tavolo e seguire i compagni fuori dal palazzo. Le guardie lo videro avviarsi dietro i compagni con una immensa mole di artiglieria tra le braccia.

Lontano, sopra i tetti del palazzo e distante dalla musica della festa, una figura sottile con un’aurea trasparente come il fumo ghignò, vedendo allontanarsi verso lo Spazioporto il gruppo di pirati e, veloce come brezza lunare, s’avvicinò alla torre dove risplendeva il Libro della Pace.


« Vedila così, ora che Vegeta se n’è andato, tuo padre può finalmente rilassarsi e godersi la serata… »

Goku e Bulma si erano allontanati dalla calca per prendersi del tempo da soli e il loro passo li aveva condotti sulla grande terrazza che dava sulla città e sullo Spazioporto, la via più breve e diretta per lo spazio aperto.

« Su questo hai ragione, lui cerca di non dimostrarlo, ma è così orgoglioso di avere il Libro qui a Syracysis… è tutta la vita che pensa a questo giorno » concordò Goku, accompagnando la sua fidanzata fino alla balaustra illuminata, come tutto il palazzo, dalla luce lunare e dalla luce splendente del Libro della Pace, riposto al sicuro nella torre.

« E presto, sarà tua la responsabilità… » gli sorrise Bulma, stringendosi al suo braccio e lasciandosi cullare dalle braccia nerborute del figlio del governatore, che la strinse al petto. « Nostra, la responsabilità... »

La donna abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente e portò gli occhi verso lo Spazioporto ed, inevitabilmente, verso il mare infinito che si apriva alle stelle e alle galassie sopra di loro. Sospirò, incastonando i suoi occhi di luce con le luci lontane e silenziose del Cosmo, sognando, ancora una volta, di essere lassù, libera, tra le stelle.

« È bellissimo… »

« Sì, mio padre ha passato anni a prepararsi per il Libro. Ci sono guardie ad ogni livello e se guardi su- »

Il figlio del governatore s’accorse poi del suo piccolo errore, come vide una piccola smorfia sul volto della donna, e si schiarì la voce, grattandosi impacciato la sua chioma di capelli.

« Ehm… parlavi del mare, vero? »

La ragazza sciolse il suo abbraccio, andando ad appoggiarsi sulla balaustra della terrazza e contemplando con lo sguardo e con il cuore il mare immenso che attendeva le numerose imbarcazioni e navi spaziali pronte a salire verso il cielo.

« Vorrei solo aver visto più cose… una volta immaginavo di andare ben oltre le Dodici Grandi Galassie… a scoprire l’Universo » ridacchiò timidamente, portandosi una ciocca di capelli dietro il nastro argentato che li teneva uniti in una piccola coda. Goku la guardò comprensivo e la invitò ad accomodarsi ad uno dei comodi divani di velluto che costeggiavano l’ampio terrazzo.

« Bulma… il nostro matrimonio è stato combinato anni fa, se l’aspettavano tutti da noi… ma la politica non è un buon motivo per sposarsi e io non voglio che tu lo faccia solo perché è tuo dovere! »

Bulma lo vide abbassare lo sguardo, inginocchiandosi davanti a lei e congiungere assieme le loro mani, in una calda e confortevole unione.

« Bulma... vuoi sposarmi? »

La luce della Luna si rifletté nei loro occhi improvvisamente così uniti e Bulma, incantata dalle sue parole, aprì la bocca per rispondere, quando vennero interrotti entrambi da Bardack.

« Eccovi qui! »

Il vecchio governatore si avvicinò a loro affannosamente, sistemandosi la lunga toga blu scuro che, per la corsa, si era leggermente stropicciata e iniziò a parlare a loro a raffica, come preso dal panico.

« Credo che i delegati delle Manoli vogliano fare un brindisi… non ne sono sicuro, stanno facendo qualcosa con le ginocchia, una specie di ballo, non saprei! Bulma... mi serve un’ambasciatrice! »

I due ragazzi si sorrisero e Bulma, rassicurata dallo sguardo benevolo di Goku, accompagnò il governatore al banchetto.

« Certamente, Governatore… »

Fece ritorno tutti e tre al banchetto, lasciandosi alle spalle la lunga torre con il Libro della Pace e il mare spaziale, dietro, a farle da sfondo.


Nel frattanto, nel silenzio della notte di Earth24, un’ombra scura si arrampicò lungo la torre del palazzo, strisciando lungo i muri ed infiltrandosi tra le fughe, silente come l’aria e sinistra come il manto della morte.

Arrivò alla sala più in alto della torre, al cui centro torreggiava sul suo piedistallo il Libro della Pace e, al riparo dalla luce incantevole del Libro, si nascose tra le tenebre; allungò una mano scheletrica verso una lanterna di luce elettrica e spense il suo calore, soffocandola nella sua presa ghiacciata e facendo calare un anfratto della sala ottagonale nel buio.

Una delle due guardie, richiamata dall’improvviso tacere della fiammella, si avviò a controllare con fare circospetto verso il punto d’improvvisa oscurità che si era dipanata nella stanza, ma, non notando la figura misteriosa infiltrata tra le decorazioni del soffitto, riacquisì presto la sua posizione lungo il perimetro di sorveglianza della torre.

L’altra guardia, allertata dall’atteggiamento inquieto del compagno, s’avvicinò al Libro per rassicurarsi della sua sicurezza: passò la mano sovrappensiero sull’intreccio meccanico del basamento che lo sorreggeva e che continuava a scorrere. Lento come una meridiana, seguiva il moto delle Costellazioni del Cielo e si spostava in una sinfonia costante, una sinfonia in cui si poteva distinguere il tocco soffuso delle mani dei primi Dei del Cosmo, quando, milioni di secoli prima, avevano fatto scaturire l’Universo.

L’ombra del soldato si proiettò lunga e sinuosa sul muro e da quella scaturì, repentina, nuovamente l’ombra. Felina, allungò ancora le lunghe dita verso le lanterne che illuminavano la camera e le spense in un ronzio soffuso. Le due guardie, richiamate dal debole rumore, si misero questa volta sull’attenti, sguainando le spade ed illuminando le loro corazze di titanio con la luce violacea delle spade.

L’ombra, approfittando della loro distrazione, si trasformò in una nuvola d’aria e in una sottile linea di fumo, strisciò lungo la colonna, nascondendosi dalla ricerca dei due soldati. Sollevò e tirò a sé una nube d’aria e questa prese la consistenza di un corpo preciso, con gli occhi scuri di demone: prese le sembianze di un uomo e, brandendo la sua spada di luce, si mise alle spalle dei due soldati che, voltandosi, riconobbero le sembianze del capitano dei pirati, Vegeta.

« Vegeta! » gridò indignata la guardia.

Scansò velocemente la prima delle guardie che, dopo aver attaccato con un affondo, si vide schiantata brutalmente contro la colonna, perdendo conoscenza. Affrontò subito dopo anche l’altro soldato, che, con un urlo di rabbia, brandì la spada contro quella del pirata. Ma l’uomo con gli occhi di demone si liberò presto della spada della guardia e l’atterrò con un pugno ben assestato, facendola stramazzare al suolo.

L’ombra si liberò delle fattezze del pirata e lasciò a terra la spada, che, vibrando, si spense, accanto al corpo accasciato della guardia.

« Adoro diventare un altro... »

Una risata agghiacciante sorse dalla cima della torre e una dea prese il suo posto, si vaporizzò in fumo e comparì subito dopo davanti al Libro che, ancora, tracciava silenzioso le stelle sul soffitto e illuminava di luce bianca la volta della torre.

In un gesto solenne, specchiando i suoi occhi avidi tra le pieghe infinite del Libro, lo sollevò, prendendolo tra le sottili mani.

« Tutti i pezzi cominciano ad incastrarsi! »

E chiuse il Libro in un colpo preciso.

Un forte terremoto, comparso rapido e spettrale, sconquassò Syracysis, mentre la dea sparì ridendo in una nube di fumo nero che si sollevò come la potenza di un vulcano verso l’alto e il Libro sparì con lei.

Le guardie a palazzo vennero richiamate alla torre e Goku, destato anche lui d’impatto dalla festa, corse alla terrazza e tutto quello che poté vedere fu una nuvola cupa e nera che allargò la sua presenza sul palazzo e sulla città, per coprire tutto il pianeta ed allargarsi verso lo spazio.

Quando i soldati tornarono per fare rapporto, tutto quello che recuperarono fu soltanto una spada laser e Goku si rabbuiò, riconoscendo il proprietario dall’elsa della spada.



Continua...







Angolo dell’autrice


Tan tan taaaan!

Chi se lo aspettava che Lazuli tradisse così in fretta Vegeta, eh?

Mah, io no di sicuro.

Ciò che è sicuro, invece, è che Vegeta è nei guai fino al collo.


Grazie a tutti coloro che leggono e lasciano un commento. Mi scuso se non sono solerte nel rispondere alle recensioni, mi impegno per rispondere con più costanza. Spero che la stesura sia piacevole così come il racconto. Fatemi sapere che ne pensate!

Grazie a tutti!


iRifacimento a Siracusa che, nel cartone, è la città che ospita il Libro della Pace e, visto che è ambientato in un simile Magna Grecia, rappresenta una delle città più influenti del IV-III secolo a.C.

iiNell’anime, come tutti sappiamo, gli Tsufuru, abbreviato in Tsuf, erano i legittimi proprietari di Plant, il pianeta che poi una volta preso dai Saiyan sarà battezzato Vegeta, creando una grande confusione per capire a chi ci si riferisca: al Re, al Principe o al pianeta?

Comunque, ho inserito come nome per dare un minimo di continuità alla storia per avere riferimento all’anime.

iiiL’avete riconosciuto? I pirati hanno rubato il martello di Thor; riferimento a Avengers Endgame, (scusate per il piccolo spoiler).

   
 
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