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Autore: Herm_periwinkle    27/10/2020    6 recensioni
*Quinta classificata al contest "La prima volta al primo anno" indetto da Artnifa su EFP forum e vincitrice del premio STORIA PIU ORIGINALE*
Sibilla, pronipote della grandissima Cassandra Cooman, sa che deve seguire le sue origini e diventare anche lei una brava indovina. Tuttavia, ha difficoltà a vedere nei residui delle foglie di tè qualcosa di più di grumi umidicci. Possibile che il potere dei suoi antenati sia del tutto scomparso?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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questa storia partecipa al contest "la prima volta al primo anno" indetto da Artnifa

“Tutto quel tè non ti farà affatto bene” le disse Fanny, guardandola con la coda dell’occhio mentre sfogliava il pesante manuale di Storia della Magia. “Invece di continuare a perdere tempo, ti converrebbe metterti a studiare.” Le sue parole sembrarono disperdersi tra i tavoli della Sala Comune.
“Sib, mi senti? Sto parlando con te” le disse, scuotendole una mano davanti agli occhi. La ragazza finalmente sollevò il viso, con un’espressione stizzita.
“Accidenti Fanny, ce l’avevo quasi fatta! Avevo visto qualcosa!”
Fanny sbuffò. “Hai detto così anche tutte le altre volte, ma non hai mai visto niente. Sono solo superstizioni, ormai non ci sono più maghi realmente in grado di usare la divinazione. E soprattutto, vedere il futuro tra i residui del tè è per ciarlatani.”
Sibilla si sistemò gli enormi occhiali sul naso, lanciandole un’occhiataccia. “Solo perché tu non credi in qualcosa non vuol dire che non esista” bofonchiò, tornando a guardare con insistenza il fondo della sua tazzina. “Ora fai un po’ di silenzio e lasciami concentrare.”
Sibilla si rimise a trafficare con le quattro tazzine che aveva di fronte. Sollevò la tazzina rossa, quella che sembrava più promettente e in cui, prima che Fanny la interrompesse, aveva cominciato a vedere una figura, forse quella di un ragazzo.
Si mise a ispezionarla attentamente, osservandone il contenuto da diverse angolazioni. Si tolse poi gli occhialoni a fondo di bottiglia e per poco non infilò l’occhio all’interno della tazzina. Non fu una buona idea, perché senza occhiali non riusciva a vedere assolutamente nulla, se non un grumo umidiccio. Sentì il risolino di un paio di ragazze dietro di lei, ma le ignorò deliberatamente. Loro non ci capivano niente, non avevano, come lei, membri della famiglia di straordinaria importanza che provavano che la divinazione fosse vera. Loro potevano permettersi di non crederci, ma lei no. Lei doveva imparare quella sofisticata arte.

“Sib, andiamo a mangiare, è quasi ora di cena” le disse Fanny, tirandola per un braccio. Sibilla alzò di scatto l’enorme massa di capelli biondo cenere. Fuori dalla finestra era già buio e i candelabri argentei che illuminavano tutto l’interno della torre di Corvonero si erano già magicamente accesi.
“Allora, hai visto qualcosa oggi?” le chiese Fanny alla fine, cedendo di fronte alla sua espressione imbronciata.
“No, ma questo non significa niente” le rispose, precedendo qualsiasi battutina che l’amica le potesse fare. “Sento che mi ci sto avvicinando sempre di più.”
Fanny alzò gli occhi al cielo, ma non fece ulteriori commenti, ormai si era abituata alle strane fisse dell’amica.
Sibilla si sistemò con aria stizzita la bandana colorata che aveva legata attorno alla testa e cominciò a scendere le scale della torre a passo di marcia, distanziando notevolmente la sua amica miscredente. Ad ogni passo risuonava il tintinnio dei braccialetti di perline e delle collane colorate che sbattevano tra di loro.
“Sib, dai, non arrabbiarti, aspettami!” gli urlò Fanny, correndole dietro. “Dai, hai ragione tu, magari la divinazione non è una baggianata così grande” le disse, per cercare di far passare l’arrabbiatura dell’amica. “Se vuoi puoi provare a leggermi il futuro.”
“Non te lo meriti. Sono stufa di essere trattata come una ciarlatana, soprattutto dalla mia migliore amica.”
Fanny abbassò lo sguardo. “Dai, mi dispiace sul serio. Magari hai solo bisogno di un po’ di allenamento. E potresti interrogare i tarocchi invece che alle foglie di tè.”
“Non ci capisci proprio nulla di queste cose. I tarocchi sono molto meno affidabili” disse Sibilla, lanciandole l’ennesima occhiataccia della giornata. Fanny alzò nuovamente gli occhi al cielo e si limitò a seguirla. Sapeva che le sarebbe passato tutto il nervosismo non appena si fosse seduta a mangiare qualcosa. Poi avrebbero ricominciato ad essere amiche come al solito.

Sibilla stava per entrare in Sala Grande, quando quattro ragazzi del terzo anno corsero fuori ridendo e inseguendosi a vicenda, travolgendo lei e Fanny.

Macerie.

Paura.

Lacrime.

Morte.

Una casetta in cui si respirava un’atmosfera felice.

Il volto di un uomo sfigurato dalle atrocità commesse, gli occhi ridotti a due fessure trasudanti di malvagità.

L’urlo disperato di uomo con gli occhiali.

“Scappa, prendi con te il bambino!"

Un lampo verde.

Il silenzio rimbombante del dolore.

Il pianto di un bambino.

“Piccoletta, tutto bene?” gli chiese il ragazzo dai capelli neri spettinati, tendendogli una mano per aiutarla a rialzarsi.
Sibilla, sconvolta dal turbine di immagini che le si erano parate davanti, alzò lo sguardo incerto sul ragazzo.
Era lui.
Era l’uomo che aveva urlato.
Sibilla annuì, incapace di parlare. Il ragazzo le rivolse un sorriso smagliante, poi corse dai suoi compagni. Diede uno scappellotto ad uno dei ragazzi che aveva a fianco. “Felpato, se continui a guardare la Zabini così finirai per spogliarla!” esclamò ridendo, seguito a ruota dagli altri tre.
“Beh, non credo che dispiacerebbe a nessuno di voi quest’opzione, vecchi volponi!”

“Sib, tutto bene?” le chiese Fanny, notando che Sibilla stava fissando un punto imprecisato davanti a sé.
La biondina annuì di nuovo. Non voleva parlare di quanto aveva visto. Chi mai avrebbe creduto a una ragazzina di appena undici anni?
Ma non era importante. Aveva tempo per salvare quel ragazzo. Avrebbe raggiunto un ruolo di spicco e poi le avrebbero creduto tutti. Sarebbe riuscita a cambiare il suo futuro, a proteggerlo. Ora aveva un obiettivo. Ce l’avrebbe fatta ad ogni costo.



angolo autrice
Ciao a tutti! 
Spero che questa fic vi sia piaciuta, io mi sono davvero divertita a scriverla. Quando ho visto questo contest ho colto al volo l'opportunità di confrontarmi con un personaggio completamente al di fuori dalla mia comfort zone, spero che possiate apprezzare quello che è uscito fuori.
Comunque, ho fatto qualche ricerchina e pare che Sibilla sia nata nel 1963, mentre James nel 1960, perciò teoricamente hanno frequentato Hogwarts insieme.
Se potete lasciatemi una piccola recensione, mi farebbe davvero piacere.
A presto e grazie per aver letto fin qui <3
   
 
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