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Autore: KiarettaScrittrice92    28/10/2020    1 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie che probabilmente tutti i fan dei due gemelli Kagamine (Rin & Len) conoscono già.
Ho deciso di farmi ispirare dai testi delle loro canzoni e tradurre il tutto in dei brevi racconti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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Gemini

 

Siamo lontani, immensamente lontani. Una costellazione intera ci separa, quella stessa costellazione che ci rappresenta. Siamo gemelli, gemelli separati dalla nascita e uniti dalle stelle. Un segno che percorre il cielo, portandoci ogni giorno l’uno verso l’altra e allontanandoci durante la notte. In questo cielo stellato siamo gemelli, attratti l’uno dall’altra.

 

Spesso mi capita di svegliarmi alle due del mattino, con un groppo in gola che non riesco a farmi passare. È un po’ come quando ti svegli di soprassalto per un incubo, uno di quelli che ti lasciano senza fiato, completamente terrorizzata sul letto, con il sudore che t’imperla il volto impallidito dallo spavento. Svegliarsi in quel modo, sola e tremante, mentre dentro di te ti sembra quasi di percepire una tempesta, in completo contrasto con il cielo notturno fuori: limpido e carico di stelle.
Anche questa notte, come tutte le altre, è andata così. Mi sono svegliata di soprassalto, in un bagno di sudore, terrorizzata da un’incubo che nemmeno ricordo, ma che mi fa venir voglia di gridare per chiedere aiuto. Anche la mia voce però è spezzata e sembra rifiutarsi di collaborare, mentre nel mio petto riesco a percepire un dolore lancinante, come se il cielo stellato che vedo fosse caduto.

 

Lo sento, sento nella profondità del mio petto il tuo dolore. Nonostante la distanza so che i battiti caldi e calibrati del mio cuore arriveranno fin da te, sciogliendoti. Tu abbracciali, stringili forte a te così io non sparirò nemmeno in quei momenti. Anche io comunque mi sento come perso, è come se non riuscissi in nessun modo a trovare la strada che mi porti a te, mentre l’ansia pervade ogni centimetro del mio corpo. Chiudiamo perciò gli occhi e sentiamo i battiti dei nostri cuori, loro batteranno sempre all’unisono, aiutandoci a resistere.
Almeno fino a che la gelida mattina non ci sveglia, facendoci ritrovare di nuovo vicini e permettendoci di passare pomeriggi languidi e sereni. In fin dei conti è questo il nostro destino, seguire il suono del nostro cuore per riunirci.

 

Appena arriva la sera, però, mi guardo indietro e sono di nuovo sola. Possibile che io sia arrivata così lontano? Oppure è la notte che ci separa, che fa in modo che io svanisca di nuovo dalla tua vita e che tu svanisca dalla mia. Ricomincio a urlare, questa volta la voce sembra uscire, ma nessuno mi sente, nessuno mi risponde. Di nuovo percepisco quel terribile dolore nel petto, come se questo mare davanti a cui mi sono fermata, si fosse spaccato.

 

Alla fine, li ho sempre sentiti, in un modo o nell’altro, questi vecchi e lenti ritmi che trasudano amore e speranza: è il mio cuore che ti chiede di essere ascoltato. Vedrai che se tu li ascolterai e li prenderai, io non svanirò.
«Hey, non piangere…» sussurro, e nonostante la distanza so che tu mi hai sentito.
Tu sappi semplicemente che, quando ti ritrovi sola nella notte buia e fredda, ti basterà ascoltare queste parole; queste arriveranno sempre e comunque dalla mia bocca alle tue orecchie, nonostante la distanza nonostante la pioggia o le bufere.
Grazie a queste parole la notte si accenderà e la terra stessa ci mostrerà, col suo ruotare, che in fin dei conti non siamo così distanti come sembra.
Perciò anche se ci sentiamo ansiosi in questi momenti, basta chiudere gli occhi e ascoltare come sempre il battito dei nostri cuori, loro sapranno sempre ritrovare la strada per portarci l’uno dall’altra e farci passare un altro giorno meraviglioso.
«Sai questa notte, – comincio a raccontarti, quasi cantando – ho trovato per la strada un uccellino smarrito. Aveva il petto tutto bruciato…»
Tu trattieni il respiro, portandoti le mani alla bocca, ma io continuo come se niente fosse.
«…bruciato da quell’amore che non porterà mai a termine. Gli uccelli, più di noi, sanno che il domani è incerto, ma che invece è il presente che bisogna affrontare con forza e coraggio, nonostante certe volte si abbia poca forza per farlo. Per questo è venuto a riposarsi da me, con me: in fin dei conti quel dolore e quella stanchezza la sentivamo entrambi.»
«E poi?» domandi tu.
«Quando finì il pianto ed entrambi i nostri cuori sembrarono un po’ più alleviati, abbiamo cantato una canzone d’amore… Una canzone d’amore di un giorno in cui non può essere cantata, e in quel momento ho pensato a te.»
Tu sorridi ed io so che nonostante questa giornata finirà, separandoci di nuovo, tu ricorderai questa storia e nel momento in cui starai male nella notte, ti basterà ascoltare i nostri cuori e la mia voce che ti sussurra «Hey, non piangere…» e tu resisterai fino a domani.

 

Siamo lontani, immensamente lontani. Una costellazione intera ci separa, quella stessa costellazione che ci rappresenta. Siamo gemelli, gemelli separati dalla nascita e uniti dalle stelle. Un segno che percorre il cielo, portandoci ogni giorno l’uno verso l’altra e allontanandoci durante la notte. In questo cielo stellato siamo gemelli, attratti l’uno dall’altra.



Angolo dell'autrice: 
Ci ho messo parecchio a scrivere questa one-shot, non solo per i vari impegni (o le altre storie da portare avanti), ma soprattutto perché è stato davvero difficile interpretare a parole questa canzone.
Probabilmente l'avrete notato, infatti, che al contrario delle altre che in qualche modo sono riuscite a trasformarle in veri e propri racconti (introspettivi o no), questa è rimasta molto sul poetico e molto platonica, ma purtroppo non ho potuto fare altrimenti, perché avrei rischiato di rovinare il meraviglioso concetto che rappresenta.
Consiglio come sempre a chi ha letto la fanfiction di rifarlo una seconda volta con la canzone in sottofondo.

  
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