Love triangle
194 d.C. (dopo la Conquista
di Aegon)
Guardo il mio riflesso allo
specchio. Perfetto. Indosso una veste argentata, non lascia scollature ma mi
riveste come una seconda pelle. La chiave non è mostrare, ma creare l’illusione
della nudità. Le mie maniche sono bianche e lunghe fino alle cosce, perfette
per nascondere qualcosa. Infine mi mette la lunga collana di smeraldi e onice,
che si intona con il colore dei miei due occhi diversi. I capelli argentei sono
apposto, sono pronta per la corte.
Il ragazzo delle Isole
dell’Estate di ieri sera ancora sta ronfando tra le lenzuola. Non posso
biasimarlo dopo la nottata che abbiamo avuto. Spero non lo malmeneranno troppo
quando verranno a pulire.
Il re sta tenendo corte sul
Trono di Spade. Sto sulla balconata insieme alle altre lady, anche se sono una
lady solo di nome, non ho terre o possedimenti, non ho neanche un cognome. Sono
nata bastarda ma non ho neanche un nome da bastardo: Snow, Rivers, Waters,
Flowers, Sand. Mia madre era di Lys perciò non so come dovrei chiamarmi. Il
nome che mi ha lasciato sul letto del parto è più un nomignolo: Seastar (stella
del mare). Mi piace. Questi regni abbondano di bastardi come di fiumi, fiori,
sabbia, neve, ma ce n’è una sola come me.
Sotto il trono vedo il
fratello bastardo del re, Daemon. Viene sempre più spesso al castello a vedere
sua grazia. O meglio per farsi vedere dagli altri. In effetti è un bello
spettacolo: alto, snello, spalle larghe. E accanto lui c’è la sua ombra: Aegor
Rivers. I suoi occhi viola sono puntati su di me. È figlio bastardo del vecchio
re Aegon. Come me del resto. Come Daemon. O come metà dei bastardi del regno
vista la perversione di quel pazzo. Gli sorrido ed esco.
Vado al parco degli dei e in
men che non si dica lui sbuca tra le piante. “Shiera”, esclama Aegor parandosi
davanti a me. Indossa un corsetto dorato con sopra uno stallone alato e sputa
fiamme. Non la capirò mai questa usanza dei vessilli. “Fratello, hai lasciato
il povero Daemon tutto solo? Soltanto per vedere me?”. Sorride dietro la barba.
I capelli lungi e neri gli sono appiccicati un po’ sulla fronte nella fretta di
venire. Glieli sistemo e accarezzo la stoffa sul suo petto. “Mh, è filigrana
d’oro questa tunica?” “Sì, mia adorata. Daemon mi concede i doni più sfarzosi,
ha piena fiducia in me” “Ho sempre trovato l’oro volgare”, dico scostandomi,
“Sa di ostentazione”. Nei suoi occhi vedo il panico, penso che se gli dicessi
di togliersela qui in mezzo lo farebbe subito.
“Comunque Aegor, spero tu
abbia un buon motivo per essere corso con tanta prontezza da me. Non è
appropriato per una fanciulla ricevere questo tipo di attenzioni. Non vorrai
inginocchiarti e chiedere la mia mano un’altra volta, vero?” “No. No mia
diletta. Anche se spero che un giorno me la concederai. No, è che ho trovato un
dono per te”. Da sotto il mantello tira fuori una borsa di cuoio e me la
consegna. Guardandolo negli occhi sfilo fuori il contenuto. Un rotolo antico! È
in alto valyriano. Non risale a prima del Disastro ma ci siamo vicini. “Oh
Aegor, è magnifico” “Sono riuscito ad averlo grazie alle mie conoscenze a
Tyrosh. Spero sia degno della tua attenzione” “Ma certo fratello e anche tu lo
sei. Passeggia con me”
Mentre parliamo un corvo si
posa su un ramo sopra di noi. Lo guardo di sfuggita negli occhi neri e mi viene
un’idea. Prima di congedarmi da Aegor gli do un bacio. E gli sussurro all’orecchio.
Quando torno nella mia stanza
il ragazzo di stanotte è sparito. Vado verso lo specchio a rimirarmi di nuovo e
a scegliere l’abito per stasera. Vedo il riflesso di lui alle mie
spalle. Sorrido e parlo: “Adesso cominci a spiarmi?”, da dietro un angolo
spunta una figura incappucciata. Mi giro a fissarlo: “Sai, in questo castello
anche i muri hanno le orecchie, ma credevo il giardino almeno fosse libero da
sguardi indiscreti”. Si toglie il cappuccio. La sua pelle da albino quasi
risplende, tranne che per quella voglia rossastra che gli percorre il lato
destro del viso, incorniciato dai suoi lunghi capelli pallidi. I suoi occhi
rossi mi squadrano pieni di risentimento… e desiderio. “Stavo osservando Aegor
non te, Shiera”. Roteo gli occhi: “Come vuoi Brynden” “Non mento. Lui e Daemon
stanno architettando qualcosa, lo sento” “Sempre a cospirare e complottare
dietro queste inezie”, dichiaro annoiata mentre mi tolgo la collana, “Tu,
fratello, sei come me. Entrambi siamo destinati a molto più che ai giochi per
questo orrido trono”. Gli do la schiena e inizio a sfilarmi la veste.
Vedo il suo sguardo nello
specchio, che non perde un istante. “Perché lo hai baciato?” “Volevo
ringraziarlo per il regalino. E far ingelosire un certo uccellino su un
albero”. La sua faccia si fa rossa quanto la sua voglia: “Per te niente gioco
del trono, eh? Ti diverti solo a giocare con i cuori”. Tolta ogni stoffa sul
mio corpo mi giro: “Mi reputi così frivola Brynden? Non è la politica o l’amore
che mi interessano”, riprendo il libro di Aegor, “Ma questo”. Apro le pagine
incartapecorite su un’illustrazione: un uomo di valyria con una candela di
ossidiana tra le mani, la fiamma luccica dritta e blu. Gli occhi di Brynden
Rivers si spostano reticenti dalla mia nudità al libro. “Candele di vetro?”
“Candele di vetro e molto altro: corni incantati, bestie mai viste prima… La
magia fratello è il vero potere di questo mondo, ma solo a pochi nati con il
giusto sangue è permesso accedervi. Io e te abbiamo il sangue dell’antica
Valyria, grazie a nostro padre. Tu grazie a tua madre hai il sangue dei primi
uomini. Due discendenze magiche così potenti raramente si mischiano e guardati.
Puoi infilarti nella pelle di ogni animale che vuoi. Pensa se i draghi fossero
ancora vivi” “Abbassa la voce Shiera. Lo hai detto tu stessa che i muri hanno
orecchie. Io te già siamo fortunati a poter restare a corte nonostante siamo
bastardi” “Caro tecnicamente sono dieci anni che siamo stati legittimati. Tu ti
sei scelto anche il tuo piccolo stemma”, gli accarezzo il drago bianco in campo
nero che ha sulla tunica, “Il tuo è un dono Brynden, non una maledizione.
Lasciati guidare da me e diventerai più potente di qualsiasi nobile o re che ci
guardano dall’alto in basso”, vado a mettere il tomo valyriano tra gli altri
scritti della mia libreria. “Ti interesso solo per discutere di magia nera?”,
protesta. Gli sorrido: “Anche per altro” “Ma non sono l’unico” “Temo di avere
ereditato gli appetiti di nostro padre. O forse è il mio sangue lyseiano. Non
sono fatta per stare con uno solo”, mi avvicino al suo viso, “Ma se ti può
consolare non mi sono mai concessa a Aegor. Non come ho fatto con te”,
lo bacio. Lui risponde con passione. Le sue mani tentano di accarezzare il mio
corpo. Spera che mi “conceda” di nuovo. Mi stacco. Gli sussurro all’orecchio:
“Il castello ha occhi e orecchie. Vediamoci alla Fossa del Drago dopo il
banchetto”. Lo lascio andare via fremente, di desiderio e irritazione. Quanto
mi diverte vederlo così.
Sto in mezzo all’arena in
rovina che un tempo ospitava le più grandi bestie del mondo. La luna risplende
sui miei capelli.
Mi chiedo quando arriveranno.
Puntuali sbucano tutti e due
da gallerie diverse. All’inizio vedono solo me poi si riconoscono a vicenda.
“Acreacciaio”, urla Brynden. “Bloodraven”, ripete Aegor con altrettanta
veemenza. “Cosa sei venuto a fare qui?”, chiede Brynden, “Devi smetterla di
pedinare Shiera” “Pedinata?! Lei mi ha chiesto di venire qui.
Probabilmente sei tu che ci hai spiato con qualche diavoleria, abominio”.
Entrambi realizzano lo stratagemma. “Shiera…”, dice lentamente l’albino. “Che
siano dannati i Sette…”, bestemmia invece Acreacciaio. “Scusate”, dico alzando
le braccia, “È che sono stufa dei vostri continui litigi per le mie attenzioni.
Così ho pensato di risolvere la questione in modo più… diretto. Lontano dagli
sguardi del buon re Daeron” “Un duello?”, chiede sospettoso Brynden. “Ah, bella
idea amore mio. Questa mammoletta Blackwood sa combattere solo nascondendosi
dietro arco e frecce. Lascialo a me e vedrai qual’è il vero uomo tra noi due”,
sbraita Aegor. “Un duello non era esattamente quello che pensavo, ma uno
scontro sì”, li conduco verso una fossa che ho fatto scavare e riempire di
fango. “Ecco, come nelle Città Libere. Niente armi. Solo voi due e i vostri
corpi” “Non chiedevo altro”, dice Aegor cominciando subito a spogliarsi.
Brynden esita: “Dopo questa pagliacciata farai la tua scelta?” “Giusto, mia
adorata”, dice Acreacciaio, già a petto nudo, “Mi concederai la tua mano dopo
che l’avrò sconfitto?”. Incrocio le braccia offesa: “Sapete pensare solo a chi
otterrà il premio. Non so se sceglierò uno di voi due come mio unico amore. Ma
di certo sceglierò tra di voi due chi non lo sarà”. Brynden sbuffa e si spoglia
anche lui.
I due Grandi Bastardi si
fronteggiano nel fango. Solo le brache tirate fin sulle ginocchia li coprono.
La luce illumina il petto bianco e snello di Brynden contro quello villoso e
largo di Aegor. “Fatti sotto feccia Blackwood”, dice Acreacciaio incitandolo
con la mano. “Prima le signore, verme di un Bracken”, risponde l’albino. Aegor si
getta urlando su Brynden. Il bastardo più giovane rimane immobile per poi
scansarsi all’ultimo momento e sfuggire alle sue dita. Aegor cade nel fango. Brynden
rimane fermo a osservarlo. Acreacciaio sputando e imprecando si pulisce il viso
e si scaglia di nuovo sul fratellastro. Questa volta Brynden lo afferra e
utilizza al sua forza contro di lui. Si ritrovano uno sopra l’altro tra la
melma. Brynden sembra avere a meglio.
Speravo che il divertimento
sarebbe durato di più.
Vengo accontentata. Aegor è
più vecchio e forte. Si sbalza di dosso Bloodraven e gli salta addosso. Brynden
è più alto ma anche più magro e non dedito al combattimento come suo fratello.
La sua tattica vincente è schivare e sgusciare via, farlo andare in bestia e
trovare un punto debole. Dall’altra parte Acreacciaio è un veterano dei tornei,
si addestra contro suo fratello Daemon e la sua spada di acciaio di Valyria. Ma
qui l’abilità con la spada serve a poco.
I due continuano fino a che
non riesco quasi più a distinguerli per quanto sono coperti di fango.
In un attimo di pausa respirano
affannosamente l’uno di fronte all’altro. Le braccia pendono stanche ai loro
fianchi. “Arrenditi Balckwood”, biascica Acreacciaio, “Non ce la fai più, si
vede”. Brynden si pulisce la faccia dal fango: “Sai Aegor, sei proprio uno
sciocco. Credi davvero che Shiera ti concederebbe la tua mano, quando non ti ha
neanche concesso il suo letto” “Ovviamente non lo concederebbe senza prima
essere uniti in matrimonio”, sbotta Acreacciaio. Brynden sorride: “Sei proprio
cieco allora. Forse non lo sai ma Shiera non è più vergine già da anni”. Oh
maledetto Bloodraven, così ora non potrò più divertirmi a prenderlo in giro su
quel punto. “Cosa?”, dice Aegor fissando il fratello e poi me, “Stai mentendo”
“Sto dicendo la pura verità fratellino. E lo so non solo per via di tutti gli
uomini che entrano e escono dalle sue stanze, ma perché anch’io ho goduto delle
sue grazie”. Aegor sbuffa irato: “È una menzogna”, sembra più insicuro
stavolta. “Chiedilo a Shiera” “No! Sei un bugiardo. BugiardoooOOOH!”, carica
come un toro. Brynden molleggia le ginocchia e lo fa cadere in trappola. Ora è
sopra di lui tenendogli un braccio dietro alla schiena. Acreacciaio urla come
ossesso. Brynden solleva lo sguardo su di me sorridendo. Quell’attimo di
orgoglio però lo frega. Aegor con uno scatto tira indietro la testa colpendolo
in piena fronte. Il bastardo Blackwood cade stordito nel fango. Il fratello si
metta a cavalcioni su di lui e gli prende la gola tra le mani. Brynden tenta
inutilmente di lottare e emette dei suoni soffocati. “Muori bugiardo. Muori
figlio di puttana”, digrigna i denti Aegor. “Cosa sta succedendo qui?”, risuona
una voce tra le balconate. Mi volto e vedo nientemeno che re Daeron che vanza
nell’arena, accompagnato da suo figlio e dalla guardia reale. Anche Aegor
solleva lo sguardo. “Fermate questa pazzia immediatamente”, tuona il sovrano. Acreacciaio
sbuffa irritato, ma lascia la presa. Mentre Brynden boccheggia gli sferra un
calcio nelle costole per buona misura.
Il re, il principe e la
guardia reale sono sull’orlo della fossa. I due bastardi si mettono in piedi.
“Maestà”, dice Aegor in una riverenza. Per sbaglio scivola nel fango finendo
con la faccia sommersa. “Maestà”, dice Brynden che invece si inchina in
perfetto equilibrio. Re Daeron ha le spalle sottili e il ventre molle ma in
questo momento riesce comunque a incutere timore. “Ma guardatevi. Lottare nel
fango come due monelli di Fondo delle Pulci. Se non condividessimo lo stesso
padre vi farei fare a entrambi una bella nottata nelle celle nere”. Non riesco
a trattenere un sorriso. Il re mi fulmina: “Shiera! Sei una ragazza molto
intelligente. Mi aspettavo che usassi il cervello più saggiamente che per
torturare i tuoi fratelli” “Non li ho mica costretti a spogliarsi e a gettarsi
nel fango”, rispondo. “Non aggiungere un’altra parola. Voi intanto uscite fuori
da lì”. I due si arrampicano fuori e si ripuliscono alla meglio con le cappe. Re
Daeron intanto si preme le dita tra gli occhi: “Che la Madre abbia pietà di me.
Shiera è ancora una ragazza ed è più comprensibile che faccia sciocchezze del
genere. Ma voi due… Siete due giovani uomini, entrambi discendete da nobili casate…
Se per sbaglio uno di voi due avesse ferito gravemente o addirittura ucciso
l’altro, cosa credete sarebbe successo?”. Brynden e Aegor restano in silenzio.
“Forse è stato un errore tenervi tutti e tre nella Fortezza Rossa. Dovrei
spedirvi lontani l’uno dagli altri… Baelor” “Sì padre” “Fa scortare i miei
fratelli nelle rispettive stanze dalla Guardia Reale. E assicurati che ci
restino. Domani mattina deciderò sul da farsi”. Appena un cavaliere bianco
prova a toccare Aegor, lui scosta il braccio irritato: “Stia tranquillo maestà.
Me ne torno da lord Daemon al di là del fiume. Qualunque giustizia impartireste
sarebbe a vantaggio di questo sporco Blackwood”. Se ne va a grandi falcate
fuori dall’arena. “Il tuo re ti ha dato un ordine”, gli grida dietro il
principe Baelor. “Lasciatelo andare”, mormora Daeron stanco, “Forse così non lo
rivedremo più per un po’”. Si volta verso me e Brynden: “Voi due invece venite
al castello”. Mentre ci scortano in direzioni opposte Brynden mi fa
l’occhiolino.