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Autore: LadyHeather83    30/10/2020    3 recensioni
Mai se nè andata dalla Capsule Corporation insieme a Pilaf e a Shu, dopo aver confessato a Trunks il suo segreto.
Può questo separarli per sempre?
Estratto dal 2^ Cap. “Ehi Mai a cosa stai pensando?” Pilaf interruppe i suoi pensieri porgendole un pezzo di pane.
Non mangiavano da giorni e quel pasto era l’unica cosa che era riuscito a racimolare, o meglio a rubare al panettiere lì vicino.
“Non ho fame” Gli disse senza prendere niente.
“Devi pur mangiare qualcosa” Le disse Shu ancora con il fiatone per la corsa appena fatta per seminare quel pover uomo che li aveva beccati sul fatto.
“ Se solo fossimo rimasti alla Capsule Corp., lì avremo avuto di tutto” Si lamentò Pilaf addentando qual pasto.
“Già…ma perché ce ne siamo andati?” Chiese Shu facendo la stessa cosa.
“Perché Mai si è presa una cotta per il ragazzino e …” Non fece tempo a finire la frase che gli arrivò un sonoro ceffone che gli fece la guancia rossa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ALLA RICERCA DI MAI

*

Capitolo 28

*

E adesso? Che cosa aveva sentito Bulma di preciso, su quella conversazione in via confidenziale tra Mai e Vegeta?

Confidenziale per modo di dire, è stato il saiyan ad accorgersi del suo attuale stato, e a lei, non rimase altro che vuotare il sacco.

“Non ti immischiare in affari che ti riguardano” Zittì sua moglie, prima che Mai potesse dire qualcosa.

“Sei appena arrivato, e già voi due avete segreti da raccontare”. Bulma mise delle caraffe d’acqua fresca in tavola e del vino.

“Forza a tavola, che è già tutto pronto” Esordì Bra, seguita dai robot meccanici, che si stavano prodigando per servire il pranzo.

“Maleducati, non mi aspettate?” Chiese Trunks, sbrigandosi a prendere posto vicino alla consorte.

“Sei sempre stato lento come una lumaca” Lo schernì la sorella, mettendo in bocca la forchetta.

“Mai, vuoi del vino, cara?” Chiese Bulma porgendole la caraffa.

“Ah, no grazie, mi brucia un po' lo stomaco, meglio evitare”.

Ancora quel tintinnio percepito da Trunks, che si alzò di scatto.

“Che ti prende figliolo?” Per quanto fosse grande, Bulma non aveva mai smesso di chiamarlo con quel nomignolo.

“Forse sono stressato, ma è da prima che nella testa, sento come se avessi delle campanelle” Imitò il gesto con la mano.

“Oh!” Esclamò potendo intuire di cosa di trattasse, quando aspettava sia Trunks, che Bra, Vegeta lo sentiva in continuazione, motivo per il quale, per tutte e due le gravidanze, il saiyan, preferiva evitarla durante il giorno e dormire il più lontano possibile di lei, la notte.

Guardò suo marito, che le lanciò un’occhiata omicida, se avesse proferito qualsiasi altra parola.

“Prenditi un periodo di vacanza tesoro, sarà sicuramente il troppo stress, hai avuto un mese impegnativo, tra riunioni e contratti nuovi”. Biascicò inventando al momento qualcosa di plausibile.

“Vedremo, sarà una settimana impegnativa, anche la prossima, non posso permettermi di stare a casa. Lo sai che deve arrivare quell’importante compratore dal Villaggio Pinguino”.

“Ah si, hai ragione, ma se vuoi ci posso pensare io” Le disse amorevolmente sorseggiando dell’acqua.

“Ti ringrazio, ma è compito mio” Ammiccò.

*

Il pranzo filò liscio, senza particolari complicazioni, e come richiesto da Mai, niente di sfarzoso o eclatante.

Non era nei suoi canoni, essere al centro dell’attenzione, soprattutto ad una festa.

“Bene, è il momento della torta” Bra si alzò, prendendo il tovagliolo che aveva posato sulle gambe, e lo appoggiò sul tavolo, dopo essersi pulita la bocca.

“Avevo detto niente torta” Piagnucolò Mai imbarazzata.

“Niente festa, niente torta, niente regali” Bra la schernì, elencando tutte le cose di cui si era raccomandata, imitandola nei gesti e nella voce.

“Dai Bra, non è carino” La rimproverò con tono gentile Trunks.

“Non ti preoccupare, ha ragione, sono noiosa”. Piagnucolò abbassando lo sguardo.

“Non sei noiosa, ognuno è libero di festeggiare come meglio desidera, se ti fa stare bene, solo un pranzo in famiglia, allora che pranzo in famiglia sia”.

“Grazie” Gli sorrise.

“Vai a prendere la torta, Bra, ho voglia del dolce” Ordinò.

“Si, basta che non mi cantante tanti auguri”.

Anche Vegeta intervenne in quella discussione, odiava anche lui i convenevoli delle feste. “Se lo fate, mi alzo io”.

“Dai Vegeta, almeno facciamole spegnere la candelina” Cinguettò Bulma, che se fosse stato per lei, sarebbero andati a festeggiare il trentesimo compleanno della nuora, in qualche posto da fare invidia a chiunque.

Insieme alla torta, arrivarono anche un paio di pacchettini confezionati minuziosamente, uno da parte di Bulma e l’altro da parte di Bra.

“Avevo detto…”

Non fece tempo a terminare la frase, che Bra la zittì “Ma smettila e aprili, è il tuo compleanno, ed è obbligo ricevere qualcosa. Passi il fatto che non vuoi la festa, ma non puoi impedirci di farti un regalo.

“Scusami, non sono riuscito a fermarle” Trunks alzò le spalle rassegnato.

“Sei stato più bravo tu” Gli disse sorridendo e per poco il glicine, non si strozzò con un pezzo di torta andatagli per traverso.

Di certo uno dei suoi regali non poteva portarlo fisicamente li.

“Già…” Affermò imbarazzato.

*

Passarono qualche ora in compagnia, ridendo e scherzando, poi con una scusa, le due donne, dovevano in qualche modo fare allontanare i due.

Trunks doveva ancora dargli il suo regalo e sarebbe stato difficile farlo al buio.

“Scusatemi, ma devo tornare in laboratorio, è successo un guaio” Disse Bulma facendo finta di guardare il cercapersone.

“Non può farlo qualcun altro?” Chiese Vegeta irritato.

“No, solo io lo posso sistemare” Rispose tirando gli occhi, facendogli segno di non intromettersi.

Trunks si alzò da tavola “Bene, allora noi andiamo”.

Anche Mai lo imitò “Grazie mille per tutto, non dovevate disturbarvi”.

“Tesoro, sei come una figlia per me, mi spiace solo che non mi hai dato la possibilità di fare di più”. Bulma l’abbracciò e ci volle una grande forza di coraggio per non scoppiare a piangere, difronte la notizia che presto sarebbe diventata nonna per la prima volta.

Certo, non era ancora stata ufficializzata la cosa, Trunks, sembrava non solo non sapere, ma non sospettava nulla.

“Sicuramente ti saresti fatta prendere troppo la mano” Disse il glicine dietro di lei.

“Oh andiamo, che saranno mai due palloncini e due addobbi in croce”.

“Aggiungiamoci pure, musica, ballerine, crociera, cuochi proveniente da ogni parte del mondo…”.

“Quello è stato per il mio trentottesimo compleanno”.

*

Quando uscirono dalla casa principale, si diressero verso la dimora di Trunks poco più distante.

“Cosa facciamo adesso” Gli chiese Mai.

“Innanzitutto metti questa sugli occhi” Le porse una benda nera, lasciandola interdetta.

“Perché?”

Mmm, quante domande, non sei capace di fare quello che ti dico?”.

“No”.

“Ti conviene metterla se non vuoi rovinarti la sorpresa”.

“Ti prego Trunks, lo sai come la penso…ok la metto” Gli volse un sorriso tirato, giusto per farlo contento.

“Comunque non è nulla di quello che stai pensando”. Le aprì la portiera della macchina e l’aiuto a salire.

“Non sai cosa mi sta passando per la mente ora”.

“Non c’è nessuna festa a sorpresa, questo te lo posso assicurare, ma resterai di stucco lo stesso.”

“Ora sono curiosa”.

“Era il mio obiettivo” Peccato che Mai, non abbia potuto vedere il suo ghigno soddisfatto, che si era dipinto sul volto dell’amato.

*

“Arrivati” Decretò dopo dieci minuti di tragitto, allungato di proposito, perché a Trunks tremavano visibilmente le mani, quindi doveva calmarsi un po'.

“Finalmente, mi stava venendo la nausea”. Si lamentò cercando di togliersi la benda, ma venne fermata dalla mano del fidanzato.

“Non ancora, aspetta”. Uscì dall’auto per poi aprirle la portiera ed aiutarla a farla uscire.

“Ora puoi toglierla” Le ordinò.

Mai rimase interdetta per qualche secondo con la bocca spalancata.

Erano davanti al cancello in ferro battuto nero, di una villa, quella villa che aveva visto su un sito internet qualche giorno fa assieme a Bra, e scherzando le aveva detto che le sarebbe piaciuto vederla dal vivo.

Si era innamorata di quelle camere ampie, di quella cucina con rifiniture di pregio, dal caminetto del salotto, immaginando un albero di Natale lì vicino, e dal giardino, tutto quel verde in mezzo a quella città, sarebbe stato il suo angolo di paradiso.

Anche la posizione era perfetta, non in pieno centro, ma nemmeno troppo lontano.

Tutto attorno c’erano case di quell’altezza e non enormi palazzoni che ospitavano anche cinquanta piani.

“Che dici entriamo?” Le chiese facendole segno con la mano.

Trunks…” Riuscì solo a dire seguendolo.

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto nel vialetto ciottolato, l’unico rumore che potevano udire, erano le loro scarpe che affondavano nei sassetti bianchi.

“Faremo pavimentare qua”. Disse sorridendo Trunks.

Aprì poi la porta di ingresso marrone, girando la maniglia di pregiato legno, dopo aver inserito la chiave.

A Mai iniziò a battere il cuore, era semplicemente stupenda quella casa, ed erano appena all’ingresso, un salone ampio, con al centro una scala in marmo, che si diramava poi in due direzioni, portando ai piani superiori.

“Vieni, iniziamo da qua” Volutamente, Trunks la trascinò verso sinistra, dove si trovava quello che sarebbe diventato il loro salotto, ed eccolo lì, il caminetto bianco, in stile rustico, che adornava il centro della stanza.

“Qui ci starebbe bene un divano ad angolo, e qui una libreria. Cosa dici?” Chiese indicando le pareti vuote.

“Dico che sarebbe fantastico” Mai era estasiata.

Trunks aprì la  porta finestra, delle dimensioni di una parete, ed insieme entrarono nel giardino.

L’erba era incolta e nascondeva leggermente la piscina.

Che delimitava quella parte della casa, c’era uno steccato, nascosto da alberi da frutto.

“Mi immagino con amici e partenti a fare grandi grigliate” Biascicò Trunks.

Mai si sedette sull’altalena cigolante, ne era passato di tempo da quando lo aveva fatto l’ultima volta, si dondolò leggermente con i piedi che toccavano il terreno.

“Stai bene’” Le chiese.

“Si, mi sto solo godendo il silenzio e tranquillità di questo posto”.

“Vero, non passa una mosca”

“Comunque dì la verità, è stata Bra?”.

“No, ero passato da queste parti la scorsa settimana, ed avevo visto il cartello vendesi fuori, e poi Bra mi ha detto che l’avevi vista sul web e che ti era piaciuta.” Spiegò gesticolando con le mani.

“Non ho visto il cartello. Non l’avrai mica comprata?” Assottigliò gli occhi.

“Beh! Ecco…a dire il vero…”.

“Lo sapevo”.

“No, in realtà manca una firma sull’atto di proprietà” La guardò dritta negli occhi “…la tua”.

“Devo ancora finire di vederla, poi ci penserò”. Mai si alzò dall’altalena con l’intento di riprendere il tour della casa, anche se nel suo cuore aveva già deciso cosa fare o meno, lo tenne a cuocere nel suo brodo.

Percorsero la scalinata che li avrebbe condotti alle camere, cinque per la precisione, di cui quattro erano camere da letto, e un bagno.

La camera padronale, poteva vantare di servizi personali e un enorme cabina armadio.

“Questa non mi servirà” Sorrise indicando la porta di quest’ultima.

“Mai dire mai nella vita”.

Ritornarono infine al piano inferiore ed esplorarono la parte alla destra della scala, dove si trovava la sala da pranzo, perfetta per gli ospiti e la cucina, già arredata con accessori di ultimo modello.

Fu lei a parlare per prima “E’ bellissima Trunks, sono senza parole”.

“Sapevo che ti sarebbe piaciuta” L’abbracciò “…quindi, cosa hai deciso?”.

“Spero solo non sia il mio regalo di compleanno” Si assicurò lei, avrebbe pagato la sua parte di quella casa, non importava se avrebbe dovuto chiedere un prestito alla banca.

Mmm, non necessariamente, però voglio chiederti se vuoi venire a vivere con me, in questa casa” La guardò con gli occhi lucidi, non avrebbe accettato un no come risposta.

Seguì qualche secondo di silenzio “Si, voglio venire a vivere con te”.

L’abbracciò di nuovo prendendola in braccio, cercando di non stringere troppo la presa, e quando i loro corpi furono vicini, Trunks sentì ancora quel tintinnio.

“Uffa, questo campanello mi perseguita”.

“Forse lo senti quando sei felice, che ne so, non è che sia una cosa di voi saiyan?”.

“No, mio padre me lo avrebbe detto, credo!” Si portò due dita al mento per pensare.

“Ah, prendi lo champagne in frigo, bisogna festeggiare”.

“Hai pensato proprio a tutto, eri talmente sicuro che ti avrei detto di si, che ti sei preoccupato di mettere al fresco una bottiglia”.

“Sono sempre sicuro quando si tratta di me e te” Il glicine aprì la credenza, prendendo due bicchieri, e sentì la porta dell’elettrodomestico sbattere.

Mai era impietrita e si girò guardando il compagno.

“No, dimmi di no Trunks”.

Nel ripiano superiore, illuminato dalla luce del frigo, c’era la scatolina rossa di velluto aperta, ed in bella vista, luccicante il solitario che la guardava.

“Si Mai, hai capito bene” Prese l’anello con l’intento di metterglielo al dito, dopo essersi inginocchiato davanti a lei e prendendole la mano.

Le parole però gli morirono in gola, non sapeva da che parte cominciare, si era preparato tutto un discorso romantico, ma sapeva già che con lei il romanticismo era un optional.

“Mai, io ti amo! Mi vuoi sposare?”

La corvina iniziò a piangere e non rispose subito.

“Va tutto bene” L’abbracciò vedendo che le sue lacrime non riuscivano a placarsi. Troppe emozioni tutte insieme.

Trunks…c’è una cosa che devo dirti”. Il suo viso si fece serio e non prometteva niente di buono.

“Ti ascolto”.

“Non so come dirtelo però…”

“Non è una cosa grave vero?”

“Ehm…dipende dai punti di vista”

“Ok mi stai facendo preoccupare”.

Mai inspirò profondamente “Sono incinta”.

Trunks strabuzzo gli occhi incredulo “Tu…cosa?”

“Aspetto un bambino, Trunks. Ho fatto il test stamattina, avevo un ritardo, e io non sono mai in ritardo.”

“Non so cosa dire…pensavo…”

“Si, prendo la pillola, ma…un giorno ho dimenticato di farlo, scusami, non ci troveremo in questa situazione, se non fosse stato per la mia sbadataggine”.

“Pensavo di farti io il regalo, invece lo hai fatto tu a me” Disse Trunks con gli occhi colmi di felicità e qualche lacrimuccia.

Nessuno lo aveva mai visto piangere, se tentava di farlo quando era più piccolo, suo padre sapeva come fargli passare la voglia di lamentarsi e frignare come una femminuccia.

“Sono lacrime quelle? Non è da te” Lo schernì Mai, facendogli ritornare il sorriso.

Si asciugò con le dita gli occhi bagnati.

“Hai il privilegio di essere la prima a vederlo fare”.

“Custodirò gelosamente questo ricordo dentro di me” Gli sussurrò prima di baciarlo.

“Comunque, non hai risposto alla mia domanda”.

“Ce n’è forse bisogno?” Gli chiese baciandolo ancora.

***

continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao ragazzi, un capitolo, a mio avviso pieno di emozioni, e ci ho messo davvero poco a scriverlo, o meglio, è uno dei primi capitoli che avevo scritto, quando nella mia testa martellava l’idea di questa fan fiction, quindi ci sono particolarmente affezionata.

E vi devo comunicare che manca davvero poco alla fine, ancora un paio di capitoli.

Trattenete le lacrime per quello finale.

Erika

  
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