ALLA RICERCA DI MAI
*
Capitolo
28
*
E
adesso? Che cosa aveva sentito Bulma di preciso, su
quella conversazione in via confidenziale tra Mai e Vegeta?
Confidenziale
per modo di dire, è stato il saiyan ad accorgersi del
suo attuale stato, e a lei, non rimase altro che vuotare il sacco.
“Non
ti immischiare in affari che ti riguardano” Zittì sua moglie, prima che Mai
potesse dire qualcosa.
“Sei
appena arrivato, e già voi due avete segreti da raccontare”. Bulma mise delle caraffe d’acqua fresca in tavola e del
vino.
“Forza
a tavola, che è già tutto pronto” Esordì Bra, seguita dai robot meccanici, che
si stavano prodigando per servire il pranzo.
“Maleducati,
non mi aspettate?” Chiese Trunks, sbrigandosi a
prendere posto vicino alla consorte.
“Sei
sempre stato lento come una lumaca” Lo schernì la sorella, mettendo in bocca la
forchetta.
“Mai,
vuoi del vino, cara?” Chiese Bulma porgendole la
caraffa.
“Ah,
no grazie, mi brucia un po' lo stomaco, meglio evitare”.
Ancora
quel tintinnio percepito da Trunks, che si alzò di
scatto.
“Che
ti prende figliolo?” Per quanto fosse grande, Bulma
non aveva mai smesso di chiamarlo con quel nomignolo.
“Forse
sono stressato, ma è da prima che nella testa, sento come se avessi delle
campanelle” Imitò il gesto con la mano.
“Oh!”
Esclamò potendo intuire di cosa di trattasse, quando aspettava sia Trunks, che Bra, Vegeta lo sentiva in continuazione, motivo
per il quale, per tutte e due le gravidanze, il saiyan,
preferiva evitarla durante il giorno e dormire il più lontano possibile di lei,
la notte.
Guardò
suo marito, che le lanciò un’occhiata omicida, se avesse proferito qualsiasi
altra parola.
“Prenditi
un periodo di vacanza tesoro, sarà sicuramente il troppo stress, hai avuto un
mese impegnativo, tra riunioni e contratti nuovi”. Biascicò inventando al
momento qualcosa di plausibile.
“Vedremo,
sarà una settimana impegnativa, anche la prossima, non posso permettermi di
stare a casa. Lo sai che deve arrivare quell’importante compratore dal
Villaggio Pinguino”.
“Ah si, hai ragione, ma se vuoi ci posso pensare io” Le disse
amorevolmente sorseggiando dell’acqua.
“Ti
ringrazio, ma è compito mio” Ammiccò.
*
Il
pranzo filò liscio, senza particolari complicazioni, e come richiesto da Mai,
niente di sfarzoso o eclatante.
Non
era nei suoi canoni, essere al centro dell’attenzione, soprattutto ad una
festa.
“Bene,
è il momento della torta” Bra si alzò, prendendo il tovagliolo che aveva posato
sulle gambe, e lo appoggiò sul tavolo, dopo essersi pulita la bocca.
“Avevo
detto niente torta” Piagnucolò Mai imbarazzata.
“Niente
festa, niente torta, niente regali” Bra la schernì, elencando tutte le cose di
cui si era raccomandata, imitandola nei gesti e nella voce.
“Dai
Bra, non è carino” La rimproverò con tono gentile Trunks.
“Non
ti preoccupare, ha ragione, sono noiosa”. Piagnucolò abbassando lo sguardo.
“Non
sei noiosa, ognuno è libero di festeggiare come meglio desidera, se ti fa stare
bene, solo un pranzo in famiglia, allora che pranzo in famiglia sia”.
“Grazie”
Gli sorrise.
“Vai
a prendere la torta, Bra, ho voglia del dolce” Ordinò.
“Si,
basta che non mi cantante tanti auguri”.
Anche
Vegeta intervenne in quella discussione, odiava anche lui i convenevoli delle
feste. “Se lo fate, mi alzo io”.
“Dai
Vegeta, almeno facciamole spegnere la candelina” Cinguettò Bulma,
che se fosse stato per lei, sarebbero andati a festeggiare il trentesimo
compleanno della nuora, in qualche posto da fare invidia a chiunque.
Insieme
alla torta, arrivarono anche un paio di pacchettini confezionati minuziosamente,
uno da parte di Bulma e l’altro da parte di Bra.
“Avevo
detto…”
Non
fece tempo a terminare la frase, che Bra la zittì “Ma smettila e aprili, è il
tuo compleanno, ed è obbligo ricevere qualcosa. Passi il fatto che non vuoi la
festa, ma non puoi impedirci di farti un regalo.
“Scusami,
non sono riuscito a fermarle” Trunks alzò le spalle
rassegnato.
“Sei
stato più bravo tu” Gli disse sorridendo e per poco il glicine, non si strozzò
con un pezzo di torta andatagli per traverso.
Di
certo uno dei suoi regali non poteva portarlo fisicamente li.
“Già…”
Affermò imbarazzato.
*
Passarono
qualche ora in compagnia, ridendo e scherzando, poi con una scusa, le due
donne, dovevano in qualche modo fare allontanare i due.
Trunks doveva ancora
dargli il suo regalo e sarebbe stato difficile farlo al buio.
“Scusatemi,
ma devo tornare in laboratorio, è successo un guaio” Disse Bulma
facendo finta di guardare il cercapersone.
“Non
può farlo qualcun altro?” Chiese Vegeta irritato.
“No,
solo io lo posso sistemare” Rispose tirando gli occhi, facendogli segno di non
intromettersi.
Trunks si alzò da tavola
“Bene, allora noi andiamo”.
Anche
Mai lo imitò “Grazie mille per tutto, non dovevate disturbarvi”.
“Tesoro,
sei come una figlia per me, mi spiace solo che non mi hai dato la possibilità
di fare di più”. Bulma l’abbracciò e ci volle una
grande forza di coraggio per non scoppiare a piangere, difronte la notizia che
presto sarebbe diventata nonna per la prima volta.
Certo,
non era ancora stata ufficializzata la cosa, Trunks,
sembrava non solo non sapere, ma non sospettava nulla.
“Sicuramente
ti saresti fatta prendere troppo la mano” Disse il glicine dietro di lei.
“Oh
andiamo, che saranno mai due palloncini e due addobbi in croce”.
“Aggiungiamoci
pure, musica, ballerine, crociera, cuochi proveniente da ogni parte del
mondo…”.
“Quello
è stato per il mio trentottesimo compleanno”.
*
Quando
uscirono dalla casa principale, si diressero verso la dimora di Trunks poco più distante.
“Cosa
facciamo adesso” Gli chiese Mai.
“Innanzitutto
metti questa sugli occhi” Le porse una benda nera, lasciandola interdetta.
“Perché?”
“Mmm, quante domande, non sei capace di fare quello che ti
dico?”.
“No”.
“Ti
conviene metterla se non vuoi rovinarti la sorpresa”.
“Ti
prego Trunks, lo sai come la penso…ok la metto” Gli
volse un sorriso tirato, giusto per farlo contento.
“Comunque
non è nulla di quello che stai pensando”. Le aprì la portiera della macchina e
l’aiuto a salire.
“Non
sai cosa mi sta passando per la mente ora”.
“Non
c’è nessuna festa a sorpresa, questo te lo posso assicurare, ma resterai di
stucco lo stesso.”
“Ora
sono curiosa”.
“Era
il mio obiettivo” Peccato che Mai, non abbia potuto vedere il suo ghigno
soddisfatto, che si era dipinto sul volto dell’amato.
*
“Arrivati”
Decretò dopo dieci minuti di tragitto, allungato di proposito, perché a Trunks tremavano visibilmente le mani, quindi doveva
calmarsi un po'.
“Finalmente,
mi stava venendo la nausea”. Si lamentò cercando di togliersi la benda, ma
venne fermata dalla mano del fidanzato.
“Non
ancora, aspetta”. Uscì dall’auto per poi aprirle la portiera ed aiutarla a
farla uscire.
“Ora
puoi toglierla” Le ordinò.
Mai
rimase interdetta per qualche secondo con la bocca spalancata.
Erano
davanti al cancello in ferro battuto nero, di una villa, quella villa che aveva
visto su un sito internet qualche giorno fa assieme a Bra, e scherzando le
aveva detto che le sarebbe piaciuto vederla dal vivo.
Si
era innamorata di quelle camere ampie, di quella cucina con rifiniture di
pregio, dal caminetto del salotto, immaginando un albero di Natale lì vicino, e
dal giardino, tutto quel verde in mezzo a quella città, sarebbe stato il suo
angolo di paradiso.
Anche
la posizione era perfetta, non in pieno centro, ma nemmeno troppo lontano.
Tutto
attorno c’erano case di quell’altezza e non enormi palazzoni che ospitavano
anche cinquanta piani.
“Che
dici entriamo?” Le chiese facendole segno con la mano.
“Trunks…” Riuscì solo a dire seguendolo.
Rimasero
in silenzio per tutto il tragitto nel vialetto ciottolato, l’unico rumore che
potevano udire, erano le loro scarpe che affondavano nei sassetti bianchi.
“Faremo
pavimentare qua”. Disse sorridendo Trunks.
Aprì
poi la porta di ingresso marrone, girando la maniglia di pregiato legno, dopo
aver inserito la chiave.
A Mai
iniziò a battere il cuore, era semplicemente stupenda quella casa, ed erano
appena all’ingresso, un salone ampio, con al centro una scala in marmo, che si
diramava poi in due direzioni, portando ai piani superiori.
“Vieni,
iniziamo da qua” Volutamente, Trunks la trascinò
verso sinistra, dove si trovava quello che sarebbe diventato il loro salotto,
ed eccolo lì, il caminetto bianco, in stile rustico, che adornava il centro
della stanza.
“Qui
ci starebbe bene un divano ad angolo, e qui una libreria. Cosa dici?” Chiese
indicando le pareti vuote.
“Dico
che sarebbe fantastico” Mai era estasiata.
Trunks aprì la porta finestra,
delle dimensioni di una parete, ed insieme entrarono nel giardino.
L’erba
era incolta e nascondeva leggermente la piscina.
Che
delimitava quella parte della casa, c’era uno steccato, nascosto da alberi da
frutto.
“Mi
immagino con amici e partenti a fare grandi grigliate” Biascicò Trunks.
Mai
si sedette sull’altalena cigolante, ne era passato di tempo da quando lo aveva
fatto l’ultima volta, si dondolò leggermente con i piedi che toccavano il
terreno.
“Stai
bene’” Le chiese.
“Si,
mi sto solo godendo il silenzio e tranquillità di questo posto”.
“Vero,
non passa una mosca”
“Comunque
dì la verità, è stata Bra?”.
“No,
ero passato da queste parti la scorsa settimana, ed avevo visto il cartello vendesi
fuori, e poi Bra mi ha detto che l’avevi vista sul web e che ti era piaciuta.”
Spiegò gesticolando con le mani.
“Non
ho visto il cartello. Non l’avrai mica comprata?” Assottigliò gli occhi.
“Beh!
Ecco…a dire il vero…”.
“Lo
sapevo”.
“No,
in realtà manca una firma sull’atto di proprietà” La guardò dritta negli occhi “…la
tua”.
“Devo
ancora finire di vederla, poi ci penserò”. Mai si alzò dall’altalena con l’intento
di riprendere il tour della casa, anche se nel suo cuore aveva già deciso cosa
fare o meno, lo tenne a cuocere nel suo brodo.
Percorsero
la scalinata che li avrebbe condotti alle camere, cinque per la precisione, di
cui quattro erano camere da letto, e un bagno.
La
camera padronale, poteva vantare di servizi personali e un enorme cabina
armadio.
“Questa
non mi servirà” Sorrise indicando la porta di quest’ultima.
“Mai
dire mai nella vita”.
Ritornarono
infine al piano inferiore ed esplorarono la parte alla destra della scala, dove
si trovava la sala da pranzo, perfetta per gli ospiti e la cucina, già arredata
con accessori di ultimo modello.
Fu
lei a parlare per prima “E’ bellissima Trunks, sono
senza parole”.
“Sapevo
che ti sarebbe piaciuta” L’abbracciò “…quindi, cosa hai deciso?”.
“Spero
solo non sia il mio regalo di compleanno” Si assicurò lei, avrebbe pagato la
sua parte di quella casa, non importava se avrebbe dovuto chiedere un prestito
alla banca.
“Mmm, non necessariamente, però voglio chiederti se vuoi
venire a vivere con me, in questa casa” La guardò con gli occhi lucidi, non
avrebbe accettato un no come risposta.
Seguì
qualche secondo di silenzio “Si, voglio venire a vivere con te”.
L’abbracciò
di nuovo prendendola in braccio, cercando di non stringere troppo la presa, e
quando i loro corpi furono vicini, Trunks sentì
ancora quel tintinnio.
“Uffa,
questo campanello mi perseguita”.
“Forse
lo senti quando sei felice, che ne so, non è che sia una cosa di voi saiyan?”.
“No,
mio padre me lo avrebbe detto, credo!” Si portò due dita al mento per pensare.
“Ah,
prendi lo champagne in frigo, bisogna festeggiare”.
“Hai
pensato proprio a tutto, eri talmente sicuro che ti avrei detto di si, che ti sei preoccupato di mettere al fresco una
bottiglia”.
“Sono
sempre sicuro quando si tratta di me e te” Il glicine aprì la credenza, prendendo
due bicchieri, e sentì la porta dell’elettrodomestico sbattere.
Mai
era impietrita e si girò guardando il compagno.
“No,
dimmi di no Trunks”.
Nel
ripiano superiore, illuminato dalla luce del frigo, c’era la scatolina rossa di
velluto aperta, ed in bella vista, luccicante il solitario che la guardava.
“Si
Mai, hai capito bene” Prese l’anello con l’intento di metterglielo al dito,
dopo essersi inginocchiato davanti a lei e prendendole la mano.
Le
parole però gli morirono in gola, non sapeva da che parte cominciare, si era
preparato tutto un discorso romantico, ma sapeva già che con lei il
romanticismo era un optional.
“Mai,
io ti amo! Mi vuoi sposare?”
La
corvina iniziò a piangere e non rispose subito.
“Va
tutto bene” L’abbracciò vedendo che le sue lacrime non riuscivano a placarsi.
Troppe emozioni tutte insieme.
“Trunks…c’è una cosa che devo dirti”. Il suo viso si fece
serio e non prometteva niente di buono.
“Ti
ascolto”.
“Non
so come dirtelo però…”
“Non
è una cosa grave vero?”
“Ehm…dipende
dai punti di vista”
“Ok
mi stai facendo preoccupare”.
Mai
inspirò profondamente “Sono incinta”.
Trunks strabuzzo gli
occhi incredulo “Tu…cosa?”
“Aspetto
un bambino, Trunks. Ho fatto il test stamattina,
avevo un ritardo, e io non sono mai in ritardo.”
“Non
so cosa dire…pensavo…”
“Si,
prendo la pillola, ma…un giorno ho dimenticato di farlo, scusami, non ci
troveremo in questa situazione, se non fosse stato per la mia sbadataggine”.
“Pensavo
di farti io il regalo, invece lo hai fatto tu a me” Disse Trunks
con gli occhi colmi di felicità e qualche lacrimuccia.
Nessuno
lo aveva mai visto piangere, se tentava di farlo quando era più piccolo, suo
padre sapeva come fargli passare la voglia di lamentarsi e frignare come una
femminuccia.
“Sono
lacrime quelle? Non è da te” Lo schernì Mai, facendogli ritornare il sorriso.
Si
asciugò con le dita gli occhi bagnati.
“Hai
il privilegio di essere la prima a vederlo fare”.
“Custodirò
gelosamente questo ricordo dentro di me” Gli sussurrò prima di baciarlo.
“Comunque,
non hai risposto alla mia domanda”.
“Ce
n’è forse bisogno?” Gli chiese baciandolo ancora.
***
continua
*
Angolo dell’autrice: Ciao ragazzi, un
capitolo, a mio avviso pieno di emozioni, e ci ho messo davvero poco a
scriverlo, o meglio, è uno dei primi capitoli che avevo scritto, quando nella
mia testa martellava l’idea di questa fan fiction, quindi ci sono particolarmente
affezionata.
E
vi devo comunicare che manca davvero poco alla fine, ancora un paio di
capitoli.
Trattenete
le lacrime per quello finale.
Erika