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Autore: Darlene_    30/10/2020    1 recensioni
Nella Londra vittoriana una serie di macabri omicidi terrorizzano la popolazione. Sherlock Holmes si schiera con la polizia per trovare il criminale e chiede aiuto (oltre che al suo fido Watson), all'unica donna che abbia mai stimato: Irene Adler.
Riusciranno a scoprire l'identità che si cela dietro lo pseudonimo di Jack lo Squartatore?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Irene Adler, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la
Trick or treat(ment) challenge
gruppo fb Hurt/comfort Italia

 


Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: Sherlock, John, Irene
Note: victorianAU, morte di un personaggio, dettagli macabri
Mi sono attenuta il più possibile alla creepy pasta, questo è il link: https://creepypasta.fandom.com/it/wiki/Jack_lo_Squartatore
 


 


Lo Squartatore 
 



“La donna si chiamava Catherine Eddowes, trovata da un cocchiere un paio di ore fa.” Lesse Lestrade dal suo inseparabile taccuino. Una goccia di sudore scivolò dal mento fin sotto il colletto della camicia mentre spostava il peso da un piede all’altro in evidente agitazione. “Come potete vedere sembra un’opera dello Squartatore, ma alcuni dettagli non tornano.”
Watson annuì cercando di ignorare il tanfo. Aveva già sentito quell’odore in guerra, quando i cadaveri dei soldati venivano gettati nelle fosse e i vivi pregavano Dio di non essere i prossimi, ma era stato tanto tempo prima e molto lontano da Londra. Scostò i vestiti della poveretta, notando la precisione dell’incisione addominale che terminava all’altezza del pube. Sollevò parzialmente il cadavere e si accorse di un altro taglio chirurgico nell’area renale. Tastò la ferita constatando l’assenza dell’organo.
Lanciò uno sguardo al suo partner che assentì con un cenno del capo prima di rivolgersi all’Ispettore.
“Pensate ad un emulatore?”
Lestrade si passò una mano tra i capelli, sconcertato. Attese che i barellieri portassero via il corpo, quindi prese da parte l’investigatore per spiegare la sua teoria. “La Eddows è una prostituta della zona, ma a differenza delle precedenti vittime è stata sfregiata e l’orecchio le è stato amputato.”
Holmes sistemò il cappotto, ovviamente contrario. “I tagli sono estremamente precisi, è presente l’incisione addominale e la brutalità dell’omicidio fa pensare ad un’evoluzione del suo modus operandi. Si sente sicuro, prende in giro la polizia con le sue lettere e diventa sempre più feroce. Non c’è dubbio, è lo Squartatore e presto riceveremo sue notizie. Venga, Watson, qui abbiamo finito.”  
Il dottore infilò nuovamente il cappello, pronto a buttarsi a capofitto in quell’avventura. Non provava un brivido di eccitazione da tanto tempo, forse addirittura dal loro primo caso insieme, quello che aveva giocosamente soprannominato “uno studio in rosso”.
“Aspettate, deve darmi più informazioni, Holmes!” Protestò Lestrade.
L’investigatore sorrise, sornione, quasi intenerito di fronte all’evidente stupidità delle persone. “Non c’è nulla da aggiungere, gli indizi sono tutti lì, deve solo metterli in fila, Ispettore.”
“Ma non esistono omicidi in serie!” Si grattò la fronte, sempre più afflitto. Quando aveva accettato il caso pensava si trattasse di un pazzo in preda ad una crisi, eppure ad ogni nuovo cadavere la situazione pareva diventare sempre più confusa. Holmes, d’altro canto, era estasiato. “Non so come, non so perché, ma è un killer seriale.” Gridò allontanandosi con il suo fido dottore.
 
“Perché siamo qui?” Domandò Watson guardandosi intorno. Avevano attraversato mezza Londra per raggiungere i quartieri benestanti e si erano fermati di fronte ad una lussuosa casa con giardino. Un cocchiere li sorpassò masticando una bestemmia e una donna, presumibilmente una domestica, si affrettava a rientrare con un cesto di verdure sotto al braccio. Holmes sorrise senza dare spiegazioni e bussò alla porta. Nell’attesa osservò la sua immagine riflessa nel vetro, sistemando meglio la sciarpa.
“Desidera?” Il maggiordomo in livrea li accolse con un vassoio d’argento in mano. I capelli bianchi erano tirati indietro e il viso rugoso sembrava non vedere la luce del sole da parecchio tempo.
“La signora è in casa?” Ovviamente la sua brillante mente era riuscita a raccogliere una quantità di dati sufficienti per rispondere alla domanda, ma sperava, per una volta, di essere in errore.
Il vecchio scosse la testa, afflitto. “È uscita ieri sera e non ha ancora fatto ritorno, le è forse accaduto qualcosa?”
Holmes scosse la testa, congedandosi.
“Devo avvisare la signorina Adler della sua visita, signore?”
Watson sollevò il mento, la sua attenzione completamente ridestata. “La signorina Adler?”
Il consulente investigativo, in piedi di fianco a lui, sbuffò.
“Sta parlando di Irene Adler?” Chiese ancora. Il maggiordomo annuì scrutandolo con sospetto. Fu Holmes a risolvere la situazione strattonandolo per un braccio fino a che non raggiunsero nuovamente la strada.
“Mi può spiegare?” Il dottore tratteneva a stento la rabbia. “Abbiamo abbandonato Lestrade perché doveva risolvere il caso prima della polizia ed ora viene a trovare la sua amante?”
“Oh, Watson.” Lo canzonò. “Lei è così meravigliosamente stupido!” Notando l’espressione dell’altro rettificò, pregandolo di non offendersi. “Voglio dire, è un ottimo medico, ma quando si tratta di ragionamento logico la sua mente non riesce minimamente a stare al passo con la mia.”
Con le mani chiuse a pugno lungo i fianchi, Watson assunse un’aria imbronciata.
Holmes fermò una carrozza, esortandolo a salire e, dopo aver indicato la direzione al cocchiere cominciò a parlare. “Come ben sa ho grande stima per la signorina Adler. È una donna di carattere che non si lascia dominare da nessuno, men che meno da un uomo. Dopo lo scandalo che ho contribuito ad evitare, io e lei abbiamo mantenuto i contatti.” Non si lasciò distrarre dall’occhiata curiosa del coinquilino. “La nostra corrispondenza è stata sporadica, principalmente lettere da parte sua a cui io non ho risposto, ma quando Jack ha cominciato a terrorizzare Londra le ho chiesto un aiuto.”
“L’incredibile Sherlock Holmes che domanda aiuto? E per di più ad una donna?” Watson era visibilmente sorpreso.
“Come lei sa, la Adler intrattiene uomini dell’alta società e nonostante non operi per strada, come una qualsiasi donnaccia, conosce così tanti segreti che potrebbe danneggiare almeno un paio di Stati. Le ho chiesto di indagare e proprio la scorsa notte si è recata in un bordello. Dato che non è ancora tornata a casa presumo che le sia accaduto qualcosa, perciò ora io e lei andremo là.”
“Irene Adler! Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe legato ad una donna…” Bofonchiò a tono abbastanza alto da essere udito. “Certo, non è una donna comune, ma d’altronde nemmeno lei è un uomo qualsiasi.”
Holmes lasciò cadere l’argomento e il resto del viaggio trascorse nel più assoluto silenzio.
 
Giunti a Whitechapel il detective si districò tra gli stessi vicoli somiglianti tra loro, fino a raggiungere il bordello. La presenza di due gentiluomini prima ancora di mezzogiorno mise in agitazione le ragazze, ma permisero loro di entrare per cercare la loro “amica”. Dai racconti delle giovani donne riuscirono ad ottenere una descrizione non troppo dettagliata del tipo che la sera prima aveva richiesto i servigi di quella nuova.
Mentre il sole saliva alto nel cielo, le speranze di Holmes si affievolirono e una paura crescente e mai provata prima si impossessò di lui. Il suo istinto gli diceva che Irene era riuscita a scoprire qualcosa sull’assassino e probabilmente lui l’aveva scoperta. Voleva restare da solo, per pensare ad una strategia, così mandò Watson alla posta per telegrafare le ultime notizie a Lestrade, mentre lui si incamminò tra le sudice strade della prostituzione.
La puzza di fogna e lo squallore del posto distrassero i suoi sensi e si accorse del cosiddetto granello di polvere sulla lente quando individuò la striscia di sangue. La seguì con il cuore in gola finché la vide. La Donna giaceva a terra, le mani al ventre e le labbra dischiuse in un gemito fioco. Il suo abito rosso era strappato e lasciava intravedere le mutandine di pizzo nero. Holmes si chinò accanto a lei, togliendosi la sciarpa per tamponare la ferita.
“Signor Holmes…” Sussurrò Irene afferrandogli la mano.
“Non parli, signorina Adler.” Si passò una mano tra i capelli corvini, spaventato. L’incisione dello Squartatore era meno precisa del solito, ma comunque profonda e fiotti di sangue continuavano a zampillare, nonostante la pressione che le sue mani affusolate imprimevano all’addome.
“L’ho visto, Holmes.” Era conscia della gravità della situazione e non si aspettava di essere salvata. Sherlock tirò su con il naso, cercando di trattenere le lacrime.
Nel frattempo il cielo plumbeo si era scurito e gocce di pioggia bagnavano il terreno. Holmes si guardò intorno alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo, ma quei vicoli erano deserti fino al tramonto e Watson non sarebbe tornato molto presto. Posò due dita sul polso della donna, contando le pulsazioni sempre più fievoli. Si sistemò in modo da avere la schiena contro il muro scrostato di una casa e prese delicatamente Irene tra le braccia. I loro visi quasi si sfioravano, mentre la pioggia si mischiava alle loro lacrime. Con le sue ultime forze lei avvicinò le labbra al suo orecchio, sussurrandogli un nome: James Moriarty.
“Lo troverò e si pentirà di essere venuto al mondo.” Le promise cullandola dolcemente.
Irene afferrò tra le dita il cappotto scuro, come per ancorarsi ancora per qualche istante alla vita terrena. “Stia attento, signor Holmes.”
Lui annuì accennando un sorriso tirato. Le carezzò una guancia, ammirando la sua pelle candida e quando alzò nuovamente lo sguardo si accorse che i suoi occhi erano divenuti vitrei. Lasciò che le sue labbra cercassero quelle dell’ormai defunta Irene Adler e le diede quel bacio che le aveva sempre negato.
 
 
 
Scotland Yard aveva ricevuto un’ultima lettera dello Squartatore e una scatola contenente un rene umano. Non fu possibile stabilire se appartenesse alla vittima numero tre, Catherine Eddow, nemmeno con l’aiuto del più brillante consulente investigativo, ma ad un tratto i decessi cessarono.
Nel periodo successivo il Tamigi restituì i corpi di numerosi uomini, tra cui quello di un chirurgo: James Moriarty. Lestrade non riuscì a collegarlo agli omicidi e il fascicolo di Jack lo Sqartatore fu archiviato come non risolto. Sherlock Holmes non avanzò nessuna ipotesi, ma Watson sospettò che avesse trovato il colpevole.




NdA: non scrivevo qualcosa nel fandom da ere geologiche e sono contenta di esservi tornata proprio per Halloween. Ringrazio tantissimo Rossella per la bellissima iniziativa e tutti voi che siete arrivati fin qui. 
  
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