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Autore: KikiShadow93    30/10/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 33, e Kiira_kun per aver recensito il capitolo 22! 💛
Ringrazio anche Achiko, Chimera__, Elfosnape, Girl_Hufflepuff, Kiira_kun, LadyTsuky, moony_1906, M_B_V, Noemy 1551 e The Big Dreamer per aver messo la storia tra le seguite 💛; Chimera__, Nhirn9001 e wicapiwakan per aver messo la storia tra le ricordate🧡; A l e x a n d r a, ariel17, Celeste98, Chimera__, Lady Devonne Isabel, Mirwen, Noemy 1551, Teo5Astor e _Cramisi_ per aver messo la storia tra le preferite ❤️. Ringrazio in ultimo (ma non certo per importanza) anche tutti coloro che leggono silenziosamente! 💚

𝟜𝟛. 𝓘𝓁 𝒹𝑜𝓁𝒸𝑒 𝓈𝒶𝓅𝑜𝓇𝑒 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓁𝒾𝒷𝑒𝓇𝓉à



Si può avere paura di rivedere la persona che si ama, dopo che ha davvero rischiato di morire? Sì, si può, soprattutto se si ha il pensiero fisso che possa aver preso male il tuo intervento non autorizzato.
Radish, da quando ha saputo da Alana che Sherry si è svegliata, non ha fatto altro che pensare incessantemente che, una volta aperta la porta, ci sarà l’altissima probabilità che la trovi, per usare un eufemismo, molto arrabbiata.
L’idea gli è risultata così spaventosa ed insopportabile da rallentarlo inesorabilmente durante il tragitto, tanto da arrivare a bloccarsi nel corridoio.
Non vuole litigarci, non ora, non lo sopporterebbe. Così come non sopporterebbe neanche il sentirsi accusare di qualcosa, non dal momento che i fatti parlano da soli, dandogli ragione: se lui non fosse intervenuto in tempo, se non avesse fatto tutto ciò che ha fatto, avrebbero perso.
Se lei però non avesse pensato a tutto questo? Se fosse comunque infuriata perché è riuscito a trovare una scappatoia? Riuscirà a darsi una calmata, in quel caso, o finiranno col litigare in maniera davvero pesante? Potrebbero volare parole davvero grosse, lo sa, e potrebbe tranquillamente rinfacciargli anche di averla abbandonata nel momento del bisogno. Perché Radish non è tanto stupido da non sapere che, prima o dopo, tirerà di nuovo fuori la questione e la userà contro di lui, anche se non c’entrerà niente col problema. Chi gli dice che non lo farà proprio adesso, facendolo sentire nuovamente in colpa?
Non vuole litigare con lei, non lo sopporterebbe, ma non può neanche più reprimere la smisurata voglia di rivederla in piedi, di rivedere quei grandi occhi scuri, di risentire quelle braccia forti che lo stringono, e per questo, senza più pensarci, spalanca di scatto la porta.
«SHER!»
Lo Spettro rimane immobile, un morbido asciugamano ad avvolgerle il corpo ancora caldo e umido, i capelli bagnati che le gocciolano sulle spalle. Lo guarda come se fosse impazzito, complice anche quell’espressione da pazzo esaltato e l’entrata un po’ irruente.
Rimane immobile anche quando lui si mette a fissarla, gli occhi sgranati pieni di dubbi e paure, ed attende in silenzio una sua qualsiasi reazione. Perché se ha agito in questo modo, se le appare così inquieto, qualcosa sotto deve esserci per forza. Tipo, per voler fare un esempio, la sua totale incoscienza nello sferrare un colpo come quello che ha usato contro Jäger.
Essendosi fraintesi come spesso accade, nessuno dei due muove un muscolo, timoroso della possibile reazione che potrebbe avere l’altra, e così si fissano dritto negli occhi per secondi che sembrano loro interminabili.
È poi Radish a prendere la parola, bloccando così tempestivamente qualsiasi possibile cosa volesse dirgli la compagna.
«Non avercela con me… io— Sherry, davvero, non—»
Alana si è espressamente raccomandata di non fare alcuno sforzo. Pure scendere velocemente dal letto per farsi una doccia calda le è sembrata una trovata pessima, ma non è riuscita a farsi rispettare ed ha per forza lasciato correre, confidando che avesse comunque capito che non doveva fare alcun genere di sforzo eccessivo, nessun movimento improvviso, niente di niente. Il suo corpo è ancora molto fragile, i danni che ha subìto sono stati molti e di assai notevole entità, quindi è necessario, per una buona e veloce ripresa completa, che riposi e stia tranquilla il più possibile.
Questo Sherry non l’ha capito manco per sbaglio, non dal momento che si è lanciata come una furia in braccio al Saiyan, stringendogli le gambe attorno ai fianchi e le braccia attorno al collo, così da tenerlo il più stretto possibile, baciandolo con quanta più passione può.
Radish non se lo aspettava, per niente. Pensava che come minimo gli avrebbe tenuto un po’ il muso, che gli avrebbe fatto il terzo grado per capire nel dettaglio tutto il processo mentale che l’ha portato a capire come scendere in campo, tutto il piano che ha escogitato, come si sia stato capace di trascinarsi dietro tutti gli Omega… e invece gli sta immergendo le dita nei capelli e gli sta mettendo la lingua in bocca.
Quando poi lo lascia andare, rimanendo a pochi centimetri dalle sue labbra, Radish non riesce a trattenere un sorrisetto, mentre rafforza maggiormente la presa sui suoi fianchi.
«Allora non ce l’hai con me…» Mormora con una punta di stupore, mentre il sorriso gli si allarga maggiormente quando lo bacia di nuovo, stavolta più teneramente.
Non lo credeva possibile, davvero, e adesso sente che non potrebbe essere più felice di così. Sbagliandosi.
«Mi sono sbagliata, Radish… e mi dispiace. Dico sul serio.»
Cosa avrebbe mai potuto renderlo più felice, se non sentirle dire una cosa simile? Lei, la sua dispotica e spesso prepotente Sherry, una donna che non chiede mai scusa, si sta invece scusando, sta ammettendo di essersi sbagliata, ed è oltremodo sincera nel farlo.
Col senno di poi, potrebbero esserci tante cose capaci di renderlo anche più felice, ma adesso non gli vengono assolutamente in mente.
«Dimmi che in questa stanza c’è un qualche tipo di videocamera, ti prego! Voglio potermi riguardare questo momento ogni volta che voglio!»
Non credeva che sentirla ridere gli fosse mancato così tanto, non ci aveva realmente pensato, ma non appena la sente, avverte come se il cuore gli si gonfiasse a dismisura nel petto, tanto si sente felice.
Lasciando scivolare le mani in basso, così non solo da palparle il fondoschiena ma anche per sostenerla, si lascia andare anche lui ad una cavernosa risata, sospirando di sollievo quando si stringe nuovamente a lui, nascondendo il viso nell’incavo del collo.
Potrebbe restare così anche per l’eternità, tanto si sente bene. Dopo mesi di pensieri e preoccupazioni, e dopo l’ultima ventina di giorni dove hanno dovuto attraversare il loro personalissimo Inferno, finalmente è tra le sue braccia, sta bene, è fuori da ogni pericolo, e loro potranno finalmente godersi la vita assieme senza preoccupazioni. Cosa potrebbe volere di più? Certo, di punto in bianco hanno ancor più responsabilità di prima, e molto presto si ritroveranno a dover affrontare un nuovo numero di pensieri e possibili problemi, ma finalmente sono fuori da pericoli reali e mortali. Qualsiasi cosa si parerà sul loro cammino, Radish è oltremodo certo di poterla affrontare senza grandi difficoltà.
«Ehi, bimba…» Non appena incrocia i suoi occhi, che a loro volta lo guardano luminosi e innamorati, ci tiene davvero a ricordarle un piccolo, ma non trascurabile dettaglio «Ce l’hai fatta.»
Sherry, che dal momento esatto in cui ha capito che non ce l’aveva in alcun modo con lei, ma che anzi aveva paura che fosse lei quella arrabbiata, non ci ha capito più niente. Nella sua testa c’era solo ed esclusivamente lui, la voglia di stringerlo, di baciarlo, di chiedergli scusa e poi stringerlo anche più forte.
In realtà, è stato il suo primo e praticamente unico pensiero dal momento esatto in cui ha aperto gli occhi. Ha chiesto sì come stavano i suoi amici, com’erano le condizioni generali, ma nella sua mente risuonava solo il nome del compagno, e la voglia di rivederlo le ha fatto dimenticare ogni altra cosa, in parte anche il perché si trovasse in quella stanza a lei tanto estranea, con una donna che non aveva mai visto prima che si occupava di lei.
Ma adesso, mentre Radish la guarda in trepidante attesa di una sua reazione, ogni altro pensiero e ricordo riprende forma, paralizzandola per lo stupore.
«Ce l’ho fatta?»
«Sì.» Gli viene da ridere da morire, e solo per la felicità. È riuscita nella sua personale impresa, è riuscita a vendicarsi, e quella parte l’ha ottenuta usando le proprie forze. Certo, lui le ha dato un paio di piccoli aiuti lanciandola sull’avversario ed anche prendendola al volo, ma per il resto ha fatto tutto da sola. Ha usato l’astuzia per sopraffare il divario di forza tra loro, ed ha vinto.
Non credeva davvero possibile che si potesse essere tanto fieri ed orgogliosi dei risultati di qualcun altro. Mi stai insegnando davvero un sacco di cose, lo sai? E ti sono grato anche per questo.
«Davvero ce l’ho fatta?!» Non riesce a crederci, le pare impossibile. Ha battuto Jäger, lo Spettro da tutti ritenuto imbattibile. Lo ha battuto, è riuscita laddove tutti gli altri hanno e avrebbero fallito, e sa che non ci sarebbe mai riuscita senza l’appoggio di Radish. Tu non hai idea di tutto quello che hai fatto per me, vero? Tu sei ossigeno, Radish… il mio ossigeno.
«Sì!»
Per un solo, misero istante, Radish teme giustamente che possa avere un qualche crollo nervoso, ora che non deve più necessariamente mostrarsi forte ed imperscrutabile per proteggere gli altri. Lo capirebbe, perché ciò che sicuramente sta provando adesso deve essere qualcosa di davvero potente e destabilizzante, ma lei lo sorprende nuovamente, staccandosi da lui e cominciando subito dopo a saltellare da tutte le parti ed urlare per l’entusiasmo.
Se lo sente dentro, Radish, che tutta questa brillante felicità non durerà a lungo. Lo sente con ogni fibra del proprio essere, ne è oltremodo convinto, e per questo, malgrado si renda conto che non è decisamente il caso che adesso si agiti tanto, la lascia fare, guardandola con un grande sorriso pieno di felicità e orgoglio.
Merita di godersi questi momenti di spensieratezza, merita di staccare la mente da tutto quanto, di assaporare la vittoria schiacciante, la libertà e il successo nato da tutto il suo dolore e le sue fatiche.
Arriva però a pentirsi un poco della propria scelta quando la vede bloccarsi ed ondeggiare un poco, con una mano sulla fronte. Considerando che è rimasta priva di sensi per circa tre giorni, e che è stata nutrita con una flebo, non poteva certo aspettarsi un risultato diverso. Anche dicendoglielo, però, cosa avrebbe ottenuto? Sherry non è il tipo di donna che ascolta e obbedisce docilmente, e probabilmente si sarebbe comportata allo stesso modo solo per dispetto.
Sorride divertito, mentre scuote un poco la testa con fare sconsolato. Che me ne faccio di un figlio, quando già ho a che fare con una sconsiderata simile?
«Sarà il caso che ti calmi un po’? Non tanto, giusto un po’.»
Contro ogni sua aspettativa, Sherry si lascia andare a peso morto all’indietro, atterrando sul grande e sfatto letto. Si aspettava che protestasse in qualche modo, uno qualsiasi, invece eccola lì che se la ride, le mani sugli occhi per attenuare il forte giramento di testa, e quel corpo sinuoso che lo fa tanto andare su di giri in bella mostra.
Vorrebbe davvero toccarla, stringerla, morderla, baciare e leccare ogni centimetro di pelle chiara, ma si astiene dal farlo. Teme di poterle fare male in qualche modo, teme che il sesso adesso possa essere troppo nelle sue condizioni, così si limita unicamente a raggiungerla, senza mai abbandonare quel bonario sorriso, e poi sedersi al suo fianco.
«Ho vinto, Radish! L’ho fatto fuori, ho vinto, ce l’ho fatta!»
Il Saiyan si sdraia al suo fianco, sostenendosi su un gomito, e la osserva mentre esulta a pieni polmoni, ride e si agita come una bambina. È totalmente euforica, fuori di sé, e ciò stranamente non fa altro che alimentare il desiderio che nutre nei suoi confronti.
La sua parte istintiva, quella che brama costantemente il suo corpo, il suo calore, il suo sapore, il suo tocco infuocato, non vorrebbe far altro che allungare una mano per tirarsela addosso, stringerla con forza contro il proprio corpo, ed infine possederla per ore, farla urlare fino a lasciarla completamente senza fiato. La parte razionale, invece, la stessa alla quale si aggrappa disperatamente da ormai troppo per i suoi standard, quella che gli ha impedito finora di mettere un piede in fallo, lo costringe a rimanere dov’è, a non sfiorarla neanche con un dito per la semplice paura di poterle fare del male.
Il problema, però, nasce dal semplice fatto che Sherry non solo può avvertire le sue emozioni, ma può anche più semplicemente fiutarle. E adesso lo sente, quell’odore sublime di eccitazione sessuale, e il suo corpo sovreccitato risponde velocemente a questo nuovo stimolo, anche grazie all’elettrizzante confusione che ha in mente.
Se non fosse così eccitata per la vittoria, si sarebbe potuta soffermare su tutto il resto, sul fatto che adesso ha preso il posto di Jäger, che tutto il Nord è sotto di lei, e, soprattutto, che sarebbe decisamente il caso di fare visita a tutti gli altri. In modo particolare, forse, si renderebbe pure conto che presto non potrà più stare nei caldi Territori del Sud, poiché dovrà prendere in mano la situazione nei suoi, e ciò implica necessariamente il doversi trasferire - probabilmente in maniera definitiva - nello stesso luogo che l’ha tanto segnata e oppressa per quasi undici anni.
Ma non ci pensa, non ci riesce. Tutto ciò che la sua mente un poco sconnessa riesce a pensare adesso, è che Radish è al suo fianco, che odora di sesso, e che vuole ringraziarlo per il suo intervento in ogni modo possibile.
Gli occhi del Saiyan si aprono di scatto, quando lo Spettro si rigira di scatto e, dopo averlo spinto con la schiena sul materasso troppo morbido, preme la bocca sulla sua. Dopo pochi istanti di esitazione, però, risponde con entusiasmo al bacio, portando la mano tra i suoi capelli scuri e tirando gentilmente le ciocche corte per inclinarle la testa, in modo da avere un angolazione migliore.
In fondo, è un uomo adulto e maturo, capace di trattenere i propri istinti, e di certo sarà capace di trattenersi adesso, malgrado la disarmante passione della compagna. Questo, almeno, è ciò che si sta debolmente ripetendo per convincersi, perché tutto in lui sta rispondendo in modo assai feroce alle sue attenzioni. Quando poi Sherry spinse i fianchi contro la sua erezione, guadagnandosi un dolce gemito in risposta, Radish si rende davvero conto che forse non ha davvero tutto questo grande autocontrollo, almeno con lei, e per questo si decide ad interrompere il contatto.
Sherry però non vi bada particolarmente, continuando infatti a muovere lentamente i fianchi, mentre lascia scivolare le mani sotto la sua maglietta leggera. C’è qualcosa di strano sul petto, qualcosa di lungo e appuntito, ma, considerato il momento, non ha alcuna intenzione di scoprire di cosa si tratti.
«Non mi pare il caso…»
Sherry non lo ascolta, accarezzandogli la pelle calda, baciando prima le guance e poi le sue labbra in maniera provocatoria, per poi scendere e soffermarsi a leccargli l’addome scoperto, centimetro per centimetro. Compie tutto questo lentamente, come in una lasciva tortura, finché non sente le sue braccia sollevarla e stringerla, il corpo che s’incolla al suo, per poi ritrovarsi completamente sotto di lui, con il suo corpo forte, caldo e muscoloso a schiacciarla dolcemente.
«Ti voglio da impazzire…» Gli soffia nell’orecchio, stuzzicandolo con il tono dolcemente supplichevole che sa piacergli tanto, abbandonandosi infine tra le sue mani.
«Sei debole, adesso… potrei farti del male…» Malgrado questo, però, non fa niente per fermarla. Lascia che lo stringa, che gli graffi la schiena, che lo spogli frettolosamente, che lo baci con urgenza.
Seppur per un breve istante, aveva seriamente pensato che non avrebbe più avito la possibilità di toccarla e di farsi toccare, che non avrebbe più sentito il calore del suo corpo contro il proprio, che tutto sarebbe tornato di colpo incolore, inodore ed insapore. Sentirla adesso, invece, così vulnerabile sotto di sé, così eccitata, così viva, lo accende di un nuovo implacabile desiderio.
«Non mi faresti mai del male…» Mentre lo dice apre di più le cosce, offrendosi alle sue carezze, e s’inarca maggiormente verso di lui «Ti voglio subito, Radish… subito, ti prego…»
La penetrazione è bruciante, appassionata e irruente,  e d’istinto Sherry, con i talloni piantati nelle coperte leggere, serra le cosce attorno ai fianchi del Saiyan, come se fossero il suo unico appiglio alla vita.
Involontariamente un paio di lacrime le sfuggono dagli occhi, e Radish si ritrova ad inspirare bruscamente, come se avesse trattenuto il respiro per tutto il tempo.
Non si è controllato, non c’è riuscito. L’ha presa subito con forza e urgenza, e adesso non ha idea di cosa deve fare. Non sa se provare ad andare avanti, o se raccogliere tutta la forza di volontà che possiede per fare retromarcia. Anche in quel caso, comunque, teme che potrebbe farle male lo stesso.
«Sher…?» Prende un paio di lunghi respiri profondi per calmarsi, abbassandosi poi per avvicinarsi all’orecchio dello Spettro, sussurrando con voce roca «Stai bene? Vuoi che smetta?»
«No!» Radish non aveva ancora visto i suoi nuovi occhi, non ci aveva neanche pensato in realtà, ma vedendoli adesso, che lo guardano con feroce lussuria, sente una nuova ondata di eccitazione scorrergli come lava nelle vene «Non ti azzardare a smettere, o giuro che ti ammazzo!»
Si stringono in un abbraccio incandescente, muovendosi ad un ritmo confuso, sfiorandosi, palpandosi, graffiandosi e mordendosi. Si baciano senza scollarsi, in un reciproco scambio di sussurri e gemiti, mentre il peso del Saiyan le leva il respiro, e i loro corpi vibrano a ogni movimento.
È un amplesso assai diverso dai precedenti, soprattutto sul livello emotivo, perché entrambi sentono di poter sfogare al meglio tutte le loro paure in questo modo, rimarcando al contempo i forti sentimenti che nutrono l’uno per l’altra.
In modo brusco, inatteso e impensabile godono entrambi quasi simultaneamente, sciogliendosi in un grido liberatorio, sfacciato e senza pudore, rimanendo poi senza respiro.
Un capogiro fortissimo la pervade, ed il suo corpo accaldato e umido è all’improvviso come senza peso, né resistenza, e Radish si ritrova come ammutolito mentre la osserva dall’alto. Sherry non è mai stata la più bella tra le belle, pur avendo indubbiamente un bell’aspetto e un suo fascino, ma per Radish è qualcosa di eccezionalmente attraente ed eccitante. Ai suoi occhi pure la bellezza di Nike non ha alcun valore, ed è abbastanza certo che ciò non sia dovuto unicamente al loro legame particolare. Per lui è così perché la conosce, perché conosce il suo vero io, lo stesso che ha conosciuto prima che unissero involontariamente le loro anime. Conosce la sua arroganza, la sua simpatia, la sua testardaggine, la sua dolcezza, la sua infantilità, il suo lato materno e attento. Conosce la sua mente, e di certo non ha scordato che si era trovato bene a parlare con lei anche prima.
Guardandola ora, con il corpo umido di sudore, scosso da leggeri spasmi, si domanda nuovamente cos’abbia fatto di davvero buono in vita sua per poterla avere.
«Sicura che stai bene?» Domanda, abbandonandosi al suo fianco. Le avvolge pure un braccio attorno alle spalle, così da poterla avvicinare a sé e tenerla al caldo.
«Non stavo così bene da un sacco di tempo.» Nel dirlo, lascia scivolare le dita fra le sue, e si porta la sua mano alle labbra. Bacia delicatamente il palmo e il polso, sorridendogli poi con dolcezza, rivelandogli uno sguardo soddisfatto e sonnolento.
«Quanto sei sdolcinata…» La sfotte prontamente, buttando fuori tutta l’aria quando lo colpisce con forza sul petto. Scordo sempre quanto sia manesca!
«Non è vero! Sono solo scombussolata dagli eventi, tutto qui!»
Prima che possa controbattere con qualche frecciatina, giusto per annientare definitivamente la dolcezza atipica che si è venuta a creare, Sherry lo zittisce premendo le labbra sulle sue, ed il cuore del Saiyan si gonfia a quel tenero tocco. Per quanto detesti essere zittito, questo suo particolare metodo non è che gli dispiaccia poi troppo.
«Questa non l’avevo proprio notata…» Borbotta vicino alle sue labbra, rigirandosi tra le dita la zanna che gli pende dal collo. Per quanto sia curiosa di sapere come l’abbia ottenuta, prendendo pure in considerazione l’orribile idea che effettivamente lo abbia massacrato di botte, è felice di vederla lì, perché è la prova concreta che non abbia disubbidito apertamente al suo volere, ma che semplicemente abbia convinto Roman a concedergli di scendere in campo.
«Mi dona molto, non trovi?»
«Non male… ma non è niente a confronto a tutte le zanne di Roscka!» In realtà non è che muoia esattamente dalla voglia di indossarle, l’idea non l’ha mai entusiasmata particolarmente, ma è anche vero che non vuole perdere il confronto con lui.
Radish ridacchia appena, continuando a sfiorare con la punta delle dita il costato della giovane ed evidentemente stanca moglie. Ciò che tocca, per la prima volta, non gli piace: la pelle pare essersi maggiormente tesa sulle ossa, rendendole insopportabilmente più sporgenti.
«Che ne dici se vado a procurarti qualcosa da mettere sotto alle tue, di zanne? Hai perso davvero parecchio peso.»
«E ti dispiace?»
«Sì, e non solo perché così rischi di rovinarti quel magnifico culetto, ma anche perché potresti avere dei problemi di salute. Anche se, devo ammetterlo, così le tette sembrano in qualche modo più grosse!»
«Sei un cretino!» Lo colpisce di nuovo, non riuscendo però a metterci la stessa forza di prima. Ogni cellula del suo corpo, infatti, sembra quasi addormentarsi a mano a mano che i secondi passano, intorpidendola.
Radish se ne accorge, e senza tante cerimonie la sposta da un lato per potersi alzare. L’unico reale problema, dal momento che i suoi pantaloni sono mezzi sbrindellati sul pavimento, è capire dove può rimediarne altri, sempre ammesso che li possa prendere liberamente senza “pestare la coda” a qualcuno.
«No! Resta qui con me…» Lo afferra per il polso e lo tira debolmente all’indietro, rivolgendogli quella che sa bene essere un’arma infallibile: lo sguardo da cucciolo triste.
Pure le sue amiche se ne sono rese conto, e Domino non ha resistito dal commentare che, se un domani avranno davvero dei figli — peggio ancora delle figlie —, se lo rigireranno che è un piacere.
Com’era prevedibile infatti, Radish sospira con rassegnazione, per poi stendersi di nuovo al suo fianco, permettendole di accoccolarsi contro il fianco. Non l’ha mai detto a nessuno e mai lo farà, ma gli piace da impazzire quando lo fa, quando si fa piccola piccola contro di lui e si addormenta con la testa sul suo pettorale. E pensare che un tempo lo odiavo a morte!
«Mi è mancato tanto poter stare così…»
Anche a me, bambolina. Lui però non è smielato come si sta sorprendentemente mostrando lei, così non glielo dice. Non ce n’è bisogno, esattamente come non c’è mai stato bisogno di tanti discorsi zuccherosi tra loro. Il massimo di gesto affettuoso che pensa di rivolgerle, è quello di coprirla con le coperte leggere.
«Adesso che succederà?»
Succederà che dovremo discutere seriamente, davanti ad un sacco di persone scomode, di tutte le novità che vogliamo apportare io e Blackwood.
Succederà che dovremo ricompattare tutto il branco del Nord, unendolo a quello delle Terre di Nessuno, oltre alla delicata questione degli orfani.
Succederà, amore, che dovremo tornare al Nord almeno per un po’… e l’idea mi fa paura.
«Penso che mi addormenterò di nuovo… sono tanto stanca.» Non vuole rovinare il dolce momento che si è creato tra loro, non ci pensa neanche. Vuole poterlo avere al proprio fianco senza dover necessariamente discutere di tutto il resto, senza che tutti quegli ingombranti pensieri si mettano tra di loro.
Vuole solo stare lì con lui.


Nella loro bizzarra relazione, ci sono delle piccole cose che Radish vorrebbe eliminare. Piccole, piccolissime, tanto che, alla fine, se ne dimentica pure, rendendosi così conto che in realtà non è davvero necessario eliminarle.
Ce n’è però una che non può ignorare, perché è così fastidiosa da urtarlo a livello psicofisico. E questa cosa odiosa sta avvenendo anche in questo momento, costringendolo per forza di cose a svegliarsi.
Apre gli occhi e li strizza per la troppa luce che filtra dalla finestra, mugugnando per il fastidio. L’idea, in realtà, non era esattamente quella di crollare addormentato, ma qualcosa deve essere evidentemente andato storto, poiché, dalla luce, capisce che sono trascorse parecchie ore da quando si erano placidamente sdraiati.
Malgrado non fosse l’idea principale, Radish può dire che non sia stato un male, perché finalmente quello strano sogno, dove qualcuno in lontananza lo richiama con strani versi, si è fatto meno strano. Certo, se ne stava sempre in una landa ghiacciata, ma quei richiami non gli sono sembrati angosciati come prima, anzi, gli sembrano quasi allegri.
Quando sente nuovamente l’insopportabile rumore che lo ha svegliato, si mette a sedere, puntando lo sguardo contro la porta.
«Che cazzo è?» Mormora, stropicciandosi la faccia, mentre Sherry si stiracchia al suo fianco, rimanendo sempre ben sepolta sotto le coperte.
«Qualcuno alla porta.» Biascica con ovvietà, lasciando emergere una piccola porzione del volto per poterlo guardare.
Radish, che davvero non dovrebbe mai essere contrariato in alcun modo quando si sveglia, alza gli occhi al cielo con un grugnito «Questo lo so, Capitan Ovvio! Vorrei solo sapere chi cazzo a bussare a quest’ora!»
Dire “a quest’ora” è un poco assurdo, visto che non ha idea dell’orario, ma è abbastanza sicuro di poter dire che non è accettabile. In fondo, da quanto non si faceva una simile dormita? Da quanto non si rilassava in questo modo? Andarlo a disturbare proprio adesso è un’idea davvero pessima.
«Non importa.» Il borbottio di Sherry è quasi incomprensibile, ma Radish, immobile come una statua al suo fianco, riesce comunque ad afferrare le parole seguenti «Li ammazzo comunque tra dieci secondi.»
«Ce la fate ad alzarvi?!»
Da un istante all’altro, i due si ritrovano a trattenere il respiro. Pur essendo entrambi consapevoli che aveva superato la fase critica e che era in rapida ripresa, non pensavano davvero che si sarebbe presentato da loro in tempi tanto brevi.
«Sono tipo cinque minuti che busso! Ora entriamo!» Ecco, questo spiega il tono vagamente alterato: Everett odia aspettare.
«Noi?» Mormora Sherry nel cuscino, mentre Radish scivola fuori dalle coperte e cerca di recuperare almeno le mutande. Non che da quelle parti siano particolarmente pudici, anzi, ma il Saiyan è ben consapevole che all’altro certe cose non vadano proprio a genio, e lui di certo non ha voglia di rotture di palle appena sveglio.
Non appena la porta si apre, Everett appare loro in tutto il suo splendore, con la sua solita postura rigida e fiera, e quella luce arrogante ad illuminargli lo sguardo. Malgrado si stato ridotto in fin di vita solo pochi giorni prima, appare lo stesso in gran forma.
Darko, dietro di lui, non li degna invece di uno sguardo, leggendo velocemente una grossa pila di fogli, così da sapere subito tutto ciò che hanno fatto Alana e la sua equipe. Non che la donna abbia mai dato anche solo da pensare di non essere all’altezza, ma lui non si fida lo stesso, motivo per cui sta cercando incessantemente il minimo errore.
Sherry, emersa da pochi secondi dalle coperte, sorride con aria raggiante al fratello, che le sorride di rimando con una certa eccitazione ad illuminargli gli occhi.
«Ti mostro il mio, se mi mostri il tuo.»
Radish, che stava disperatamente cercando dei vestiti che gli possano entrare, si blocca con le mani immerge in un cassettone, e si volta verso il cognato.
«Scusa?» Spera davvero di aver capito male, di avere un qualche danno all’udito perché magari mentre dormiva è stato mozzicato da qualche bestiola strana che vive da quelle parti, ma è abbastanza certo che non sia possibile.
Sherry, che invece sa bene di cosa stia parlando, lascia che gli occhi si illuminino del loro nuovo coloro ametista, emozionandosi come neanche credeva possibile quando quelli del fratellastro diventano di un caldo arancione brillante.
“Ti mostro il mio, se mi mostri il tuo", infatti, non si riferisce ad altro che al colore degli occhi del lupo, e non è per niente insolito che se lo dicano scherzosamente in questi frangenti.
«Ti dona parecchio, sai? Il viola è decisamente il tuo colore.»
Radish, che ormai ha l’assoluta certezza che prima o poi finirà col picchiarli l’uno contro l’altra, sbuffa e rotea gli occhi al cielo, ritornando poi alla sua ricerca. Gli sembrano tutti così stretti e piccoli, che l’idea di dover girare nudo si fa sempre più vivida e preoccupante.
Darko, che non si sente poi troppo a proprio agio da quelle parti, soprattutto considerato il suo rapporto burrascoso con Arus, poggia la pila di fogli da una parte e si dirige con passo svelto verso il Saiyan.
«Tu vai a far visita a quegli altri esagitati, prima che distruggano tutto, e tu, invece, in piedi, forza.» Nel dirlo, afferma un caftano chiaro e lo butta senza tanti problemi sul petto del Saiyan, giusto per sottolineare il fatto che deve togliersi dai piedi. Ha da fare, parecchio anche, e la sua presenza è unicamente fastidiosa, adesso.
«Non ci penso neanche ad andarmene.» E neanche ad indossare un vestito da donna!
«Devo parlarle di una questione molto delicata e, già che ci sono, controllerò nuovamente le sue condizioni. La tua presenza non è proprio necessaria.» Controbatte prontamente il maggiore, spingendogli di nuovo tra le braccia l’indumento. Non si tratta infatti di un vestito da donna, ma di un abito di uso comune sia per i maschi che per le femmine lì al Sud. La tinta chiara e uniforme sta ad indicare che è un abito da tutti i giorni, al contrario di quelli pieni di colori e ricami che vengono indossati, in genere, durante le cerimonie. Per gli Spettri nati e cresciuti in quell’ambiente, infatti, gli abiti difficilmente sono particolarmente elaborati — a meno che non vengano indossati in particolari circostanze —, perché finiscono col distruggerli spesso e volentieri a causa delle mute. Al Sud usano questo genere di abiti, freschi e traspiranti, mentre al Nord i più usano pesanti vesti più stretti, così da scaldarsi e mantenere la temperatura corporea senza inutili dispendi energetici.
«Già, ma voglio restare lo stesso, guarda un po’!»
Per quanto Darko riconosca la sua posizione, per quanto possa rispettarlo e tutto il resto, sente all’improvviso il fortissimo impulso di fargli del male. Non che sia un sentimento nuovo, giacché l’ha provato in svariate occasioni e per i motivi più disparati, ma in questo momento è assai più forte del solito.
«Radish, sul serio, fuori dai coglioni.» Ringhia infatti, snudando le zanne e fulminandolo con i suoi occhi vermigli «Non voglio parlare dei problemi della mia famiglia davanti a te, chiaro?»
È ufficiale: Radish non capirà mai del tutto gli Spettri.
Hanno tutti un carattere assurdo, e tendono a rigirarsi contro chiunque senza particolare ragione. Vorrebbe solo stare vicino a sua moglie che, e questo è evidente, non è nella migliore delle condizioni. Vorrebbe starle vicino e ascoltare ciò che lui ha da dire perché, se lo sente, lei gliela metterebbe giù molto più soft per non farlo preoccupare.
Invece no, niente da fare, perché la sua adorabile dolce metà gli sorride con quell’aria da bambina ingenua e dispettosa, la stessa che in più occasioni l’ha fatto capitolare come l’ultimo dei coglioni, e poi cinguetta spensierata che non c’è bisogno che stia lì, e che forse è davvero meglio se va a controllare gli altri.
Borbottando insulti sconnessi a mezza bocca, si infila con riluttanza l’abito ed esce, sbattendosi con forza la porta alle spalle, alle volte non avessero capito che questo gesto non gli è piaciuto.
Ecco, senza dubbio anche questa è una cosa che davvero dovrà cambiare, perché non sta né in cielo né in terra che lo sbalzino fuori da camera sua — il fatto che quella camera in particolare non sia sua non conta.
Che poi, era davvero necessario? In fondo li ha sentiti parlare di cose ben peggiori dei problemi famigliari di Darko! Che si vergogni a mostrarsi premuroso e preoccupato nei confronti della Mezzosangue? Beh, per quanto gli sembri assurdo, sa di non poterlo escludere a priori. Se c’è una cosa che ha imparato, oltre al palese fatto che gli Spettri sono strani e che spesso, come direbbe Fern, ragionano col culo, è che un figlio Mezzosangue non è un qualcosa di cui andare fieri. Seguendo questo ragionamento, quindi, viene da sé che da quelle parti, dove si attaccano molto di più alle loro vere tradizioni e usanze, sia bene avere quanti meno spettatori possibili per certe delicate conversazioni. Per quanto gli sembri assurdo pensarci, non può proprio fare a meno di chiedersi come prenderebbero un ibrido tra la sua razza e la loro. No, non m’importa, non ora. Ci penserò quando arriverà il momento… e penso che farò piacere a tutti l’idea a furia di cazzotti nei denti.
Volendo assolutamente allontanare lo scomodo pensiero, si rende inoltre conto che Darko potrebbe averlo allontanato per il suo complicato rapporto con la bionda. Beh, a questo punto Radish spera con tutto sé stesso che la moglie gli ringhi in faccia un cattivissimo e secco “no!”, perché così potrà rinfacciare al vecchio Beta che la sua presenza lo avrebbe unicamente aiutato. Perché per quanto gli stia antipatica e le porti un certo rancore, sa bene che è solo per il suo intervento se adesso lui si sente appagato e felice, malgrado tutti gli improbabili e snervanti problemi che sono sorti in quei mesi.
Cammina con passo svelto per quella terra straniera che, seppur solo in parte, lo affascina, stando ben attento a non toccare niente. L’ultima cosa che vuole, è proprio dover scoprire sulla propria pelle che quelle strane creature sono nocive pure per lui, costringendolo a farsi curare da degli estranei che, per quanto non lo trattino male, lo guardano comunque con diffidenza.
Avvicinandosi velocemente a quella grande costruzione che funge da ricovero, sente sempre più distintamente il vociare degli uomini. Ha visto e superato pure il reparto dedicato alle donne, che invece erano intente a parlottare fitte fitte tra loro. Avendolo però freddato con lo sguardo non appena si è avvicinato di un passo di troppo, ha ben pensato di tirare dritto senza salutare proprio nessuno. Infondo anche Becca, che si è sempre mostrata amichevole nei suoi confronti, gli ha scoccato un’occhiata al vetriolo, lasciandogli così intuire che stessero sicuramente escogitando un qualche piano malefico ai danni dei rispettivi compagni — o li stessero più semplicemente sputtanando l’una con l’altra.
Possibile che loro siano così calme e pacate, e questi imbecilli invece strillino come dei pazzi? È imbarazzante, davvero!
La verità, è che le femmine di Spettro spesso fanno gruppo, riuscendo curiosamente a calmarsi l’una con l’altra, mentre non è insolito che i maschi, quando riuniti in gruppi troppo numerosi, si agitino a vicenda a causa di tutto il testosterone che avvertono nell’aria. Se poi ci si aggiunge che sono tutti nervosi, che in molti sono sulla difensiva, e, non meno importante, che sono chiusi tra quattro mura col Quartetto… che altro ci si poteva aspettare?
Alana, che non aveva proprio più voglia di rincorrerli da una parte all’altra dopo ogni evasione, ha fornito loro un grosso televisore, ed ha saccheggiato la collezione privata di DVD di Blackwood, così che potessero tenersi occupati in qualche modo. Ha pure fornito loro dei mazzi di carte, dei giochi da tavolo e dei libri, ma la prima opzione è stata più che sufficiente, poiché prendere in giro ogni scena pare essere un passatempo apprezzato praticamente da tutti.
Non appena Radish entra, si accorge immediatamente di uno strano particolare, soprattutto dopo la breve ma significativa conversazione con Greywind del giorno precedente.
Due bambine di circa sei anni, infatti, se ne stanno appollaiate sul materasso di Hurricane, vicine alle sue gambe. A Radish ci vuole meno di niente per capire che si tratta delle sue figlie, malgrado non sapesse neanche se ne avesse o meno, e lo capisce per i tratti duri e spigolosi del viso delle piccole, tanto simili a quelli dell’uomo, e per il particolare color ocra dei lunghi capelli ondulati.
Ignorando volutamente il caos nato dal suo arrivo, ed anche il fatto che Mordecai sia stato bloccato al muro con delle catene, il Saiyan si avvicina cautamente a quello che a breve diventerà il Capitano del Sud, stando ben attento a non compiere alcun gesto avventato neanche con la coda. L’ultima cosa che vuole, infatti, è che scoppi il caos, soprattutto per colpa sua!
«Credevo che i bambini non dovessero avvicinarsi.» Afferma con tono involontariamente duro, spaventando così le due piccole, che hanno appreso dal nonno lo svolgersi degli eventi e sono quindi a conoscenza pure della sua potenza.
Una delle due, infatti, si rannicchia maggiormente contro la gamba del padre, stringendosi le ginocchia al petto per ripararsi, mentre l’altra scavalca il genitore momentaneamente inadatto al combattimento per nascondersi tra le braccia di Timo, che se la ride sotto ai baffi.
«Glielo vuoi spiegare tu?» Con una semplice carezza sulla testa, l’uomo lascia capire alla piccola che può stare tranquilla, che non si tratta affatto di una minaccia, e questa in pochi secondi si scioglie, sdraiandosi placidamente al suo fianco con tanto di ventre esposto, segno evidente di calma e fiducia.
Micah, che è nuovamente riuscito a liberarsi dalle varie costrizioni, si avvicina quasi saltellando all’amico, e gli allaccia senza pensieri un braccio al collo, sotto gli sguardi attoniti dei lupi del Nord.
«Com’è che non sei seppellito in mezzo alle cosce di Sherry?»
Non ha pensato minimamente che una simile uscita, per lui tanto normale, potesse sollevare un qualsiasi tipo di problema, ma se ne rende conto quando un uomo sulla trentina o poco più gli snuda contro le zanne, berciando: «Ehi, ragazzo! Stai parlando della Regina!»
«Ma non mi rompere i coglioni!»
Radish sa che dovrebbe almeno provare a calmare gli animi, magari spiegando loro che non è un problema e tutto il resto, ma alla fine non è che gliene importi poi qualcosa. Sono abbastanza grandi e svegli da poterne discutere da soli. Beh, perlomeno lo spera.
«Allora? Come mai stai nei bassi fondi anziché in Paradiso? Anche se, ad occhio, ci sei stato eccome…» Insiste il biondo Segugio, sorridendo sornione all’amico. Fosse per lui, infatti, non si sarebbe schiodato dal letto della compagna neanche se glielo avesse ordinato Dio in persona!
«Darko voleva parlarle, mentre la visitava.»
«Quel vecchio stronzo proprio non si fida del mio operato, eh?»
Alana è sempre carina e gentile, lo è di natura, ma se c’è una cosa che non tollera assolutamente, è che vengano messe in discussione le sue capacità di medico. Certo, Darko ha dato più e più volte prova di essere naturalmente portato per quel settore, tra le tante altre cose, e nessuno è mai stato lodato più di lui, ma di certo lei non è l’ultima tra le sceme, e la sua totale e plateale mancanza di fiducia la fa non poco alterare.
Radish, dal canto suo, la guarda con una punta di divertimento mentre si dirige con passo spedito dalla parte opposta alla sua, evitando volutamente qualsiasi commento.
Non appena la donna poi sparisce dal suo campo visivo, si avvicina a River, ancora parecchio intontito sia dagli antidolorifici che dalle troppe ore di sonno arretrate.
«Come sta?» Domanda stancamente, mentre sistema un foglio un poco stropicciato sotto al cuscino. L’ultima cosa che vuole, infatti, è che qualcuno lì dentro legga le dolci parole che gli ha scritto Cloe.
«Meglio di voi, Fiocco di Neve.»
Quando Alana gli passa di nuovo davanti, qualcosa attira immediatamente la sua attenzione. Si tratta di un esserino bluastro, dall’aspetto buffo e innocuo, dal lungo e sottile muso marroncino. Ha dei piccoli e piatti arti anteriori, un corpo allungato non troppo differente da quello di un serpente e un ciuffo di lunghe piume giallognole sulla sommità del capo.
«Che roba è…?» Si alza involontariamente, spinto dalla curiosità e dalla voglia di toccarlo, malgrado non abbia mai provato in modo particolare l’impulso di toccare tutto ciò che gli risultasse nuovo.
«Un mezma.» Risponde con un sorriso allegro la donna, rigirandoselo tra le mani per farglielo osservare meglio «È riuscito ad intrufolarsi in qualche modo, probabilmente attirato il sangue.»
Malgrado le sue ultime parole, Radish non si fa particolari problemi ad allungare una mano per toccarlo, venendo però bloccato dal tempestivo urlo di Timo.
«Non lo toccare, ohhh!»
«Perché?»
«È velenoso!» E lui lo sa bene. Ohhh, se lo sa bene! Blackwood e Laurel*, il più piccolo tra loro tre, a sei anni riuscirono a catturarne uno, e per burla glielo buttarono addosso di notte, creando così in lui una specie di fobia per le cose striscianti, soprattutto per il dolore agghiacciante al braccio dopo essere stato morso. L’unica sua soddisfazione, fu che sia il padre che la madre li massacrarono di botte.
«Anche questo?!»
«Qui tutto è velenoso!»
«Strano che sia da queste parti, però. In genere evitano gli adulti…» Borbotta stranita Alana, osservando la creatura che continua a gonfiare le piume sulla testa per mostrarsi minaccioso.
«Perché?» Domanda stupida, me lo sento.
«Perché li mangiamo. Sono spesso letali solo per i cuccioli.» E infatti…
Dalla nascita fino ai cinque anni, uno Spettro è esposto a diversi rischi, soprattutto se questi è nato senza un sangue abbastanza forte. Dai cinque ai dieci, età in cui generalmente entrano nella maturità sessuale, il loro organismo comincia a svilupparsi in modo significativo, tanto che il loro sangue diventa poco allettante per i parassiti, che, in precedenza, spesso si ritrovano nel vello. Una volta raggiunta quella che viene considerata fisicamente l’età adulta, ovvero attorno ai sedici anni, lo Spettro in questione non avrà più alcunché di cui preoccuparsi, eccetto Spettri più forti.
«Dio, che ansia vivere qui…» Lo sguardo del Saiyan, così come quello degli Spettri più curiosi, si sposta velocemente sulla figura un poco ricurva di un uomo alla sua destra, che osserva la bestiola tra le mani di Alana con un certo disgusto «Da noi farà anche un freddo assurdo, ma almeno non è pieno di bestie velenose!»
Non a tutti è andata giù la sua uscita, poiché alle loro orecchie è suonata come un insulto bello e buono, oltre che ad un velato pavoneggiarsi per le proprie origini nordiche.
Hurricane, invece, non vi bada particolarmente, anche perché ben consapevole che anche dall’altra parte del ponte le cose non siano poi tanto semplici. È vero, dalle loro parti praticamente tutto può risultare letale per un cucciolo, soprattutto se questi ha il sangue debole, ma il freddo del Nord — che può arrivare tranquillamente a -75°C — non è certo una cosa da sottovalutare. Da quel che ha capito, adesso sono invece nella stagione calda, dove si raggiungono talvolta i 10°C. Uno Spettro adulto, anche un umile Omega, può resistere bene a temperature tanto estreme, tanto che molti Purosangue, alla lunga, non se ne rendono neanche più conto, mentre un cucciolo… o ha modo di scaldarsi durante la notte, o difficilmente arriverà all’adolescenza.
«Mi domando in quale territorio ci sia il maggior tasso di mortalità infantile…» Borbotta pensieroso, osservando i corpicini acerbi delle figlie. Per quanto si stiano mostrando all’altezza delle aspettative generali, è abbastanza certo che non durerebbero a lungo in un clima così mortalmente rigido.
«Dipende dalle cause che si osservano, immagino.» Gli risponde pacatamente l’uomo che ha involontariamente sollevato l’argomento «Ma penso da noi. Gli ultimi due Re non sono stati proprio il massimo e—»
«Come vedete il sottostare al volere di una donna, adesso? È forse un problema per voi?»
L’uomo volta repentinamente lo sguardo verso il Saiyan, ed un brivido freddo gli attraversa la spina dorsale. L’ultima cosa che voleva, era sollevare questo argomento, che nessuno di loro ha ancora affrontato.
Per quanto lo riguarda, non può proprio dirlo con certezza. Sherry ha indubbiamente mostrato di sapersi battere a dovere, di saper guidare un branco di scalmanati, di saperli proteggere e farsi da loro rispettare… ma sarà sempre così? Le loro femmine spesso e volentieri cambiano molto con l’arrivo dei piccoli, diventando assai più territoriali e feroci a seconda di quanto è forte il loro istinto materno. Per questo motivo non è mai stata messa una donna al potere, perché ritenuta incapace di scindere le due cose e continuare a governare in modo imparziale.
Essendo però lui cresciuto sotto il dominio prima di Mezcal e poi di Jäger, sente anche di poter dire con una discreta sicurezza che non potrà andar loro peggio. Al limite, si è detto, finiremo totalmente allo sbando!
«Difficile da dire…» Si limita a rispondere così, facendo spallucce per rafforzare il concetto.
«Penso che si potrà dire con certezza solo col tempo.» Gli dà manforte un secondo, più giovane, sorridendo con aria amichevole al Saiyan. Non che si fidi di lui, anzi si sente a dir poco intimorito da quello sguardo severo, a tratti feroce, ma preferisce comunque tentare un approccio cordiale per prevenire eventuali problemi generali. «E dopo la prima cucciolata.» Aggiunge subito dopo, sfoggiando di colpo un’espressione tra l’attento e l’infastidito, in un certo senso pure allarmata, che un poco insospettisce anche Radish.
«Dio, quanto sei grosso! Solo a guardarti, sono già stanco!» E con questa semplice frase, detta con totale sincerità, Voret si presenta a Radish. Si tratta del fratello più piccolo e perdigiorno di Nike, capace di far uscire dai gangheri il padre solo palesandosi. Tutti i torti, alla fin fine, non li ha, poiché malgrado abbia dato più volte prova di possedere un’assai importante forza fisica ed una mente discreta, oltre ad avere ben 28 anni, è talmente pigro da passare quasi tutto il proprio tempo oziando con gli amici, strimpellando il più delle volte la chitarra giusto per evitare di addormentarsi.
È decisamente di bell’aspetto come la sorella maggiore, pur avendo una carnagione più chiara e i capelli di un nero inteso, corti e sfilati sul collo, con una folta frangia laterale che gli ricade un poco su un’occhio. La cosa che fa capire al volo che sono imparentati, sono proprio gli occhi, di quella tonalità azzurra molto intensa.
Rivolge adesso al Saiyan un’espressione sbigottita, a tratti pure ebete, poiché per lui è assurdo che un essere umano - o anche un alieno, non conoscendo nel particolare la sua specie - possa raggiungere una stazza come la sua. Gli risulta assai improbabile, infatti, che possano esserci altre creature come loro, fisicamente predisposte a mettere su una notevole massa muscolare in maniera veloce e senza particolare fatica.
La sua curiosità e i suoi dubbi sono però destinati ad una vita molto breve, perché, purtroppo per lui, non è stato per niente capace di seminare la seconda sorella maggiore.
«Oh, tranzolla, Ellett! Vola bassa!»
Radish, che non ha poi troppo capito le parole del più giovane, si volta di scatto per capire con chi stia parlando, ed un solo, unico pensiero gli attraversa la mente: Ma in questa famiglia hanno fatto tutti una sorta di patto col Diavolo?!
Pur non raggiungendo i livelli ancestrali della sorella maggiore, Ellett viene definita come un’autentica pantera, per lo sguardo tagliente e penetrante, per il suo passo lento, morbido ma felino, per i suoi occhi cangianti, per il colore della pelle scura, spesso lucidata con oli profumati, per i brillantissimi capelli neri e selvaggi. Malgrado su Radish non provochi l’effetto desiderato, l’uomo si rende facilmente conto che stia suscitando negli altri desiderio, deferenza e rispetto.
Ormai è chiaro: con questa famiglia non legherò mai.
Per quanto però appaia gelida, al pari forse di Nike, è una donna più sciolta, allegra, pure infantile, se presa per il verso giusto, ed è forse l’unica capace di rasserenare gli animi in famiglia. Oltretutto, è forse l’unica in generale a saper comunicare bene con l’eccentrico fratellino.
«Papà sta sfasando di brutto, Voret. Che hai combinato?»
«Eh, è sempre lì che insiste che lui alla mia età aveva già fatto questo e quello, che aveva una posizione più che invidiabile, e che ora io mi devo sbattere… cioè, capisci? Lui ha i soldi e tutto, e io mi devo sbattere? Non capisce che le due cose si escludono?»
Per quanto ci comunichi bene, e per quanto di natura ben disposta a placare i loro animi turbolenti, ci sono delle volte in cui anche lei alza le mani e si arrende, poiché sennò li prenderebbe a sberle uno dopo l’altro.
È vero, Arus ha un brutto temperamento e Voret non ha voglia di fare niente manco per sbaglio, ma è mai possibile che dopo ventotto anni non siano ancora in grado di venirsi un poco in contro? Magari il primo molla un poco la presa, lo stressa meno, e il secondo s’impegna davvero in qualcosa che gli piace, smettendo di oziare come un ragazzino fannullone!
È un concetto semplice per Ellett, che però pare sfuggire costantemente ai due, motivo per cui, per stavolta, alza le mani in segno di resa, scuote la testa con fare rassegnato, e se ne va senza aggiungere una sola sillaba.
I vari Spettri e Radish rimangono per qualche secondo in completo silenzio, non sapendo bene come reagire di fronte ad un simile spettacolino. Al Nord, infatti, non si era mai vista una scena simile! Gli eredi del Nord si facevano vedere assieme giusto se obbligati, in genere, mentre i figli del Beta mai e poi mai si sarebbero fatti vedere in atteggiamenti tanto infantili. Loro due, invece, figli del Beta ed ormai imparentati da anni con la famiglia reale, lo hanno fatto in totale scioltezza, oltretutto di fronte anche a dei completi estranei.
Non lo capiscono, non ci riescono. Tutto ciò che stanno affrontando adesso appare ai loro occhi come incredibile, assurdo e, al tempo stesso, fantastico. Chi, tra loro, poteva anche solo immaginare che si potesse vivere in un modo simile? Che si potesse scherzare liberamente con tutti, che si potesse addirittura fare qualche follia senza rimetterci come minimo un arto? Chi pensava che si potesse scherzare liberamente sulla e con la coppia dominante, mettendo pure le mani addosso al Re?!
Se prima erano curiosi ma pur sempre timorosi di sapere come si sarebbe evoluta la situazione, adesso sono sì curiosi, ma anche molto entusiasti.
«Ammazza, che pezzo di gnocca!»
Con questa delicata uscita di Maddox, che si è subito pentito di aver dato fiato alla bocca per paura di prenderne dalla moglie, la situazione si fa improvvisamente più leggera e allegra.
Pip, bloccato su una barella da una parte, invita con un gran sorriso Radish e chiunque ne abbia voglia a giocare ad uno dei pochi giochi di società che sono stati loro forniti.
Contro ogni aspettativa generale, contro ogni logica, in barba pure a quella strana sensazione spiacevole che sta cominciando ad avvertire nel petto, Radish scrolla le spalle e si avvicina al rosso capellone, affermando però un qualcosa che li lascia tutti nuovamente sbigottiti: le squadre dovranno essere obbligatoriamente miste.
Così, dopo secondi di stordimento ed incertezza, un giovane del Nord si alza da terra e si avvicina con fare titubante verso il primo Spettro del Sud che vede, facendogli poi un vago cenno col capo per fargli capire che vuole partecipare con lui.
In definitiva, Radish ha lanciato del tutto una base per unificare i due Territori.


Tutto sommato, Radish non può dire di essersi annoiato.
Il gioco di società è durato meno di venti minuti, questo è vero, ma non gli è dispiaciuto particolarmente. E questo non perché stava perdendo, sia chiaro — anche perché era in squadra con degli incapaci, secondo lui —, ma perché qualcuno ha avuto la brillante idea di mettere un film, che ha avuto la sorprendente capacità di attirare l’attenzione di tutti. Beh, non il film in sé, di quello non fregava niente a nessuno, ma le prese in giro del chiassoso Quartetto sì! Anche perché a chi potrebbe mai interessare la storia di un ragazzino orfano con poteri magici che combatte il male insieme ad altri due mocciosi? A nessuno, ovviamente! Ma quelle prese in giro, il loro galvanizzarsi in modo quasi imbarazzante, le urla generali di chi aveva pure detto i libri — di cui Radish ignorava allegramente l’esistenza — e se la prendeva per le troppe differenze…
Sì, Radish si è divertito davvero!
Quella strana gente non è male, per quanto un po’ troppo ingessata per i suoi gusti. Li capisce però, perché per nessuno di loro deve essere facile adattarsi alle grandi novità che li stanno investendo come uno tsunami.
Quando poi anche Everett è andato a far loro visita — più che altro per recuperare Alana e portarla da un finalmente sveglissimo Blackwood —, Radish si è sentito pure meglio. Anche se non lo ammetterà mai, neanche sotto le più atroci e spaventose paure, gli ha fatto piacere rivederlo in forze, ed un poco gli si è stretto il cuore nel notare le nuove cicatrici sul collo, le spalle e i polsi. Quando infine si è reso conto che non ha più un orecchio…
Adesso, dal momento che tutti sono impegnati a mangiare, pensa bene che non ci siano più problemi a tornare da Sherry. Per quanto gli altri lo abbiano distratto, riuscendo a non fargli pensare troppo a quelle strane fitte al petto e a quella sensazione di dolore generale, Radish non se l’è certo dimenticato, e per questo vuole capire cosa possa esserle successo.
Mentre cammina con passo moderatamente svelto verso la loro stanza, non riesce proprio a fare a meno di immaginarsi tutte le atrocità che farà ad Alana quando, ne è convintissimo, Sherry gli dirà che a quanto pare non è stata curata a dovere.
Lo dicevo, io, che non la nutrivano abbastanza! Cazzo, lo dicevo! E quella cretina, invece, “ma no, stai tranquillo! So quello che faccio!”… so quello che faccio un cazzo, stronza! Sappi che sarai la prima a morire!
Non appena entra, trova Sherry acciambellata sul letto con un grosso libro tra le mani. Dall’espressione corrucciata e dal volo che gli fa fare non appena chiude la porta, capisce che non era per niente interessante.
«Allora, che ti ha detto Darko? Tutto a posto?» Per quanto voglia mostrarsi tranquillo per rincuorarla, il suo tono di voce lo tradisce subito. Se già le sensazioni che aveva provato prima lo avevano messo in allarme, quel velo di tristezza nei suoi occhi d’ambra lo manda proprio nel panico.
«Più o meno.»
Alana sventrata. Alana scorticata. Alana squartata.
Ci sono così tante metodologie a disposizione, Radish non sa assolutamente quale scegliere, ma niente gli vieta di sceglierne una, poi cercare le Sfere, resuscitarla e ucciderla di nuovo in un altro modo.
Sherry però capisce al volo lo stato d’animo del compagno, e non fatica neanche ad immaginare cosa gli passi per la testa, così lo blocca subito, scattando in ginocchio sul letto e allungandosi in avanti per afferrarlo per un polso: «Ehi, tranquillo! A quanto pare ho subito parecchi danni, e tutte le tossine che mi sono entrate in circolo non sono state ancora eliminate dall’organismo. Dovrò stare solo un po’ più calma di quanto vorrei, ed evitare come la peste eventuali nuovi danni, o la faccenda si farebbe molto più lunga e noiosa. Tutto qui.»
Alana sopravviverà. Per ora.
Certo, Radish era sicuro che non fosse tutto passato, non con i danni subiti e non dopo il suo folle attacco finale, però sentirglielo dire è diverso, gli fa quasi male.
Questo spiega in parte pure la tua tristezza…, pensa mentre si siede al suo fianco, rilassando un poco il corpo quando lo abbraccia da dietro, poggiandogli il mento sulla spalla.
«Se ti può interessare, ha detto che possiamo continuare a fare sesso senza alcun problema!» Nel dirlo gli passa languidamente le mani sul petto, facendolo ridacchiare.
«In effetti, questo mi rende molto felice.» Scherza di rimando, abbandonandosi di secondo in secondo alle le sue dolci attenzioni. L’idea che, presto o tardi, potranno tornare ad una vita più serena, una vita dove saranno finalmente loro due, dove non avranno più una valanga di problemi da risolvere per le mani, lo tira nuovamente su, portandolo ad abbandonarsi quasi completamente a lei.
C’è solo un pensiero a trattenerlo, alla quale dà subito voce: «Gli hai per caso chiesto tra quanto andrai in calore? Sai, per giocare sul sicuro.»
Per un istante, solo uno, Radish avverte come una punta di fastidio. Non saprebbe assolutamente dire perché, soprattutto perché non c’è niente di cui infastidirsi nel suo volersi accertare di non correre rischi, però è certo che in qualche modo la domanda non le sia piaciuta.
«Non ne è certo, probabilmente ormai è questione di giorni, ma dopo essere morta e resuscitata, e dopo i danni riportati nello scontro, non è così facile da stabilire. A quanto pare mi sono scombussolata un po’ l’organismo, ma ha detto che mi avvertirà immediatamente quando fiuterà un odore diverso.» Non è certo l’argomento che avrebbe voluto affrontare in questo preciso momento, ma decide di non badarci.
Arriverà il giorno in cui dovranno affrontare un delicato argomento che si lega pericolosamente alla sua domanda, ma di certo non è questo il momento migliore. Senza contare che Radish ha un altro piccolo dubbio da togliersi.
«E per quanto riguarda Bree? Immagino che ne abbiate parlato.»
«Sì, un po’.» Non vorrebbe parlare neanche di questo, Sherry. In realtà, non vorrebbe parlare proprio di niente. L’unica cosa che in realtà vorrebbe davvero fare, è raggomitolarsi in un angolo, lontana da tutto e tutti, e lì piangere tutte le sue lacrime fino ad addormentarsi. «Non è stata una conversazione piacevole, in realtà. Per nessuno. Darko non ha mai fatto davvero parte del nostro branco, rimanendo solo per la sua fedeltà verso Everett, e questo complica la faccenda. Gliel’ho fatto notare, e così siamo giunti ad un accordo vantaggioso per entrambe le parti: se lui entrerà ufficialmente a far parte del branco, giurando fedeltà alla nuova coppia dominante e aiutando con l’istruzione di un nuovo gruppo di medici, Bree potrà essere riammessa senza conseguenze. Certo, tra noi la situazione non cambierà, non dal momento che non mi sento pronta a discuterci a quattrocchi, ma sarebbe al sicuro. L’ultima parola, però, spetta a te, quindi pensaci e poi fammi sapere.»
Radish non la capisce. Non che in genere riesca a seguire i suoi contorti percorsi mentali, ma questa volta realmente non capisce cos’abbia nella testa. La ragazza con la quale ha trascorso tutta la vita ha la possibilità di salvarsi le chiappe e vivere al sicuro — che poi non sia ancora arrivato per loro il momento di affrontarsi faccia a faccia è un altro discorso —, il suo branco sta bene, lui stesso si sta comportando egregiamente e li sta tenendo uniti e di buon umore. Perché allora gli sembra così triste? È da quando è entrato in camera che ha la netta impressione che ci sia qualcosa che non va, ma proprio non riesce a capire cosa. L’unica cosa che sa, è che non è disposta a parlarne, almeno non adesso. Non è qualcosa di grave perché sennò me lo diresti… però sono curioso! Beh, mi spiace per te bambolina, sai? Perché ho tantissime nuove spie da testare e sfruttare!
«Non c’è bisogno che pensi proprio a niente, bambolina. A me sta bene, non c’è problema. Basta che sia ben chiaro per tutti che non tollererò una cosa del genere una seconda volta.» Vivere a strettissimo contatto con gli Spettri, alla fine, ha dei grandi vantaggi, soprattutto se si è molto ricettivi. Sennò come farebbe Radish a mostrarsi tanto calmo? Semplicemente perché ha imparato da loro. Perché è così che quei bastardi ti fregano: danno a vedere che riescono a tenere a mente un solo problema per volta, quando in realtà sono pronti a farti scacco matto in ogni istante, avendo segretamente studiato tutti gli altri possibili problemi e le eventuali soluzioni.
«Riesci sempre a stupirmi, sai?»
Il problema, però, è che Radish non è ancora molto avvezzo a questo genere di cose, e distrarsi non è difficile, lasciando involontariamente perdere tutto quanto. Gli basta infatti quel sorriso dolcissimo che gli sta rivolgendo adesso per capitolare, dimenticandosi di ogni altra cosa.
In fondo ormai sa bene con che tipo di donna ha a che fare, così come sa che ancora non è realmente in grado di gestirla a pieno, quindi, forse, è inutile lambiccarsi troppo il cervello. Alla fine arriva sempre a parlargli dei suoi problemi, e la soluzione più ovvia è quindi aspettare che ceda. Se poi l’unica cosa che deve fare nel frattempo è lasciarsi coccolare come sta facendo adesso, beh… può anche starci.
«Ti ho già ringraziato per il tuo intervento?» Lascia scivolare lentamente le mani sul suo addome, studiando minuziosamente i muscoli scolpiti, scendendo con calma studiata fin sul basso ventre. Per quanto trovi comodi i vestiti che sono stati loro forniti, soprattutto considerato quanto sono morbidi e ampi, tutto d’un tratto le risultano assai fastidiosi ed ingombranti.
«Non credo, no…» Malgrado sia ben consapevole che Sherry dovrebbe risposare, sente di non aver realmente intenzione di resistere, e quindi si lascia scivolare all’indietro, così da darle campo libero.
Se deve preoccuparsi per qualcosa, in fondo, è bene che lo ripaghi in qualche modo.
«Vedrò di rimediare subito…»



*Laurel = Alloro


ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ben ritrovati, amici lettori!😘
Anche per la stesura di questo capitolo ho avuto non pochi problemi, e adesso vi spiego pure il perché: come prendo il computer ed apro la pagina, puntualmente il cane o uno dei due mici (sempre a turno, sono organizzati ‘sti stronzetti), mi si piazza di fianco e mi guarda tipo cucciolo malmenato e abbandonato. Ora, un po’ io resisto anche, ma alla lunga come faccio a continuare con la scrittura senza sentirmi una persona orribile? Capite in che situazione mi trovo?! 😭 AIUTATEMI!

Un altro problema, è il fatto che Sherry mi pare sempre di più una Mary Sue. Spero di sbagliarmi, davvero. Facendo il test per la terza volta (d’altra parte, in un anno il personaggio si è sviluppato sempre di più, e ci ho tenuto a verificare di nuovo), sembrerebbe di no, con un margine di “bassa probabilità” nell’ultimo risultato… ma io me la faccio sotto davvero.
Secondo voi?

Comunque no, non sto tentando di allungare il brodo, anzi!, solo che non posso proprio tagliare certe parti, la storia ne risentirebbe e non avrebbe molto più senso.
Per quanto mi renda conto che sia noioso, adesso si dovranno sviluppare le conseguenze di tutta la faccenda, e prestissimo il Team Z andrà a far loro visita. In fondo, oh, hanno contribuito anche loro, quindi mi pare più che lecito che vogliano almeno vedere cos’hanno aiutato a salvare (senza contare che, alla fin fine, anche loro hanno degli amici, là sotto). Volete poi che una come Bulma non sia curiosa di vedere cos’è c’è sotto ai loro piedi?!
Insomma, ci sarà da vedere quello, il ritorno dei piccoli a casa, il primo Concilio, il ritorno a casa nel Nord e, dulcis in fundo, un secondo Concilio voluto proprio da Radish! 🤭
Non so ancora con esattezza come suddividerò i vari eventi, ed anzi mi prende pure male perché ho davvero paura che venga fuori la storia infinita e vi rompiate giustamente le balle, però ormai ci sono dentro, e tagliare troppe cose sarebbe come buttare via più di un anno di storia, e non mi pare carino.

Prima di salutarvi, vi lascio una seconda bellissima fanart disegnata da Kiira_kun, che questa volta ha deciso di raffigurare Everett! 😍😍😍

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Non puoi capire quanto mi piaccia! GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!🧡
[Questa è la sua pagina Twitter: https://twitter.com/nora_okami/status/1317909363760287745?s=20 ]


Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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