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Autore: Miryel    31/10/2020    3 recensioni
«Tony, non c'è amore, non c'è traccia di sentimento. Non c'è chimica, non c'è attrazione fisica, non c'è niente di tutto questo ma…», esordì Peter, poi la sua voce si fece microscopica. «Dimmi che lo senti anche tu.» Si morse le labbra e gli occhi gli si illuminarono di speranza.
Cosa? Quell'irrefrenabile desiderio di non smettere un solo istante di parlare con lui? Sì, lo sentiva.
«No. Non lo sento. Non sento niente di niente.» Mentì.
[Soulmate!AU / Young!Tony x Peter / Introspettivo]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Howard Stark, Jarvis, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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  [Soulmate!AU / Young!Tony x Peter / Introspettivo]

«Non pensavo che mi sarei innamorato di qualcuno nel modo in cui mi sono innamorato di lui. 
E certamente mai avrei immaginato per un momento che due persone potessero innamorarsi a vicenda e che non potessero stare insieme.  
Onestamente, mi distruggo ancora per questo concetto.»
- Ranata Suzuki
 


Rewrite
  The
  Stars


«You claim it's not in the cards Fate is pulling you miles away
And out of reach from me But you're here in my heart
So who can stop me if I decide That you're my destiny?»


Graphic by @Fuuma ♥



 
 
| Capitolo VI
 

   

           

          Si ritrovarono tutti seduti al tavolo rotondo di casa Parker. May sembrava in imbarazzo, ma rivolgeva loro dei sorrisi entusiasti, ogni volta che cedeva loro i cartoni che contenevano le pietanze tailandesi. L’aria era pervasa da un odore di spezie e di fritto, ma Tony dovette ammettere che non era spiacevole, anzi. Non gli era mai capitato di mangiare in un ristorante normale, e quella nuova esperienza andava a sommarsi a tutte quelle che aveva già fatto con Peter. In poco tempo aveva fatto più cose di quante ne potesse anche solo sognare. Gli riservò un’occhiata, che fu ricambiata da un sorriso frizzante. Peter sembrava a suo agio – o meglio, sembrava carico della speranza che quella chiacchierata potesse finalmente risolvere quel problema gigantesco che loro non avevano il potere di affrontare. In alcun modo. Quell’occhiata complice, però, lo convinse ancora di più che, insieme, sembravano in grado di affrontare qualsiasi cosa. 

«Mi dispiace molto, ad averlo saputo prima avrei preparato un buon pranzo… o avrei preso qualcosa da un ristorante più dignitoso», disse May, mentre si sedeva e apriva il suo cartone di riso, mortificata. 

Maria le scoccò un’occhiata invece carica di riconoscenza. «Non si deve preoccupare. Nulla di tutto questo era previsto. Siete stati molto gentili ad invitarci a pranzo, specie dopo tutto quello che è successo a causa nostra, per via di questa storia del simbolo.» 

Tony scattò improvvisamente, a quel commento. «Se non fosse stato per la cocciutaggine di papà, ora non saremmo qui a scroccare un pranzo e a riempire un salotto di rancori personali», controbatté, contrariato, mentre apriva il suo cartone e non lo guardava nemmeno, troppo impegnato a lanciare sguardi imbronciati verso sua madre.

«Non ho alcuna intenzione di difendere tuo padre, se è quello che pensi io sia venuta a fare.»

«Brava, perché non c’è proprio nulla da difendere, credimi. Sta cercando di rovinarmi la vita, e questo basta a esonerarlo dal mio perdono e dalla mia comprensione. Ha davvero esagerato stavolta, e io sono stufo di incassare colpi a vuoto.» 

Scese un silenzio tombale, dopo quella frase, sebbene Tony seppe di averla detta col solo intento di accusare l’unica persona assente all’appello di quella sorta di riunione familiare alquanto bizzarra, dove… dio santo, le due consuocere si stavano praticamente conoscendo. Quel pensiero gli fece quasi venire voglia di sotterrarsi e, quando guardò Peter, dal sorriso che aveva messo su, capì che stava pensando lo stesso, con la differenza che a lui la cosa divertiva un bel po’.

«Signora Stark, non voglio sembrarle maleducato ma… come mai è qui? Ha detto che suo marito non ne sa niente», azzardò Peter, e Tony fu felice che fosse stato lui a lanciare la bomba, perché per quanto lo riguardava aveva solo brutte parole da dedicare all’altro genitore, e non aveva avuto alcuna voglia di aprire l’argomento, troppo frustrato e turbato dalle molteplici possibilità che quel dialogo poteva portare. Una fra tante, l’inesorabile separazione sua e di Peter, stavolta eterna e, non meno importante, una nuova campana di vetro a impedirgli di vivere liberamente quell’esistenza ancora fragile e giovane.

Maria si mosse sulla sedia e, lanciando uno sguardo a Jarvis, annuì. «Tony ha ragione quando dice che stavolta ha esagerato. Suo padre ha di certo sempre agito per il suo bene, cercando di prepararlo ad una vita fatta di molte responsabilità ma con un futuro certo: portare avanti il nome della famiglia e la società, senza che le colonne portanti costruite negli anni crollino inesorabilmente per via di un fallimento. I suoi metodi sono sempre stati duri, e non lo nego, ma c’è sempre stato un rapporto di tolleranza reciproca, che ora è venuto meno e il fatto che Howard abbia deciso che la felicità di Tony è affar suo, mi ha spinta a intervenire, usando quelli che sono i miei mezzi.» 

«Per la prima volta nella tua vita», ribatté Tony e ricevette, da parte di tutti, un’occhiata spiazzata. Una frase orribile da dire a una madre, se ne rendeva conto da solo, ma era un carico di infelicità che lo faceva somigliare di più a una bomba pronta ad esplodere che a un adolescente nel pieno della crescita. Da quando aveva scoperto cosa significava vivere al di fuori del suo cerchio risicato non era più tollerante, non era più capace di tenere tutto dentro e buttare giù bocconi amari. Era la sua ribellione, ma gli faceva una rabbia che, qualcosa di così semplice, fosse divenuto un affare di stato. 

«Ho cercato sempre di fare da contrappeso. E tu lo sai.» 

«Senza mai riuscirci.» 

«Tony, siamo sulla stessa barca. Io ho diritto di parola tanto quanto ne hai tu, con tuo padre. Solo che io ho un mio ruolo, di madre e di moglie, e non posso scegliere totalmente da che parte stare. Ma tu sì. Tu puoi.» 

«Come?», domandò, sebbene non fosse esattamente una domanda; fu più una disperata fragilità che non fu in grado di trattenere. «Sono dovuto scappare di casa per smuovere qualcosa, e non in lui, ma in te. Lui è ancora lì, fermo nelle sue idee. Gli ho dato la mia parola che ce l’avrei messa tutta per renderlo fiero di me, in futuro, prendendo in mano le redini di tutto, ma  non può pretendere da me che io mi costruisca anche una vita di contorno come la vuole lui! Io non sono il suo burattino, sono suo figlio. Dovrebbe desiderare la mia felicità, e invece non fa altro che grattarla via dalla mia pelle come se non fosse importante. La mia felicità mi appartiene e pretendo di poterla alimentare come dico io!» 

«Lui vuole la tua felicità, solo che è troppo orgoglioso per ammetterlo e troppo accecato dalla paura di perdere tutto, per accorgersi di cosa è importante per te. Il tempo lo ha inasprito, lo sappiamo entrambi che è così.» 

«Mi chiedo allora se tutta questa storia delle Anime Gemella sia vera se a te sta bene che lui sia così. Se davvero trovarla migliori l’esistenza, riempia dei vuoti profondi. Mi chiedo perché il resto del mondo sia felice quando ne trova una e voi due, invece, sembriate più due ramoscelli aridi a cui manca il flusso che tiene accesa una miccia. Siete tristi, e per colpa di questo ho vacillato ancora sul mio futuro, all’idea di fare la stessa, medesima fine con la persona a me destinata. Non avete fatto altro che mettermi dubbi, su dubbi, e questo non è di certo crescere un figlio!» Si alzò in piedi, colpendo il tavolo con un pugno, che riempì l’aria del suono di stoviglie che rimbalzavano sulla superficie di legno. Tutti gli sguardi erano puntati ancora su di lui, quello di Peter esprimeva l’angoscia delle coseguenze che quelle parole avrebbero potuto generare; quello di Maria esprimeva solo una montagna di sensi di colpa da espiare. La donna si morse dunque le labbra e, titubante, si tolse un bracciale d’oro che le copriva il polso e, quando lo posò delicatamente sulla tovaglia, tutti parvero trattenere il respiro.

«Hai mai visto il simbolo di tuo padre?», domandò, con una calma che sembrava quasi inumana e lo sguardo basso. Sembrò così insicura che gli parve di vedere una bambina, piuttosto che una donna adulta.

Tony arricciò il naso, e scosse la testa, attraversato da un velo di confusione. «Sì, un cerchio con una linea nel mezzo», rispose solo, e non seppe dove volesse andare a parare. Lo capì quando gli mostrò il suo, di simbolo, e solo lì Tony ricordò che non lo aveva mai visto, e che aveva dato per scontato lo avesse in un punto di solito invisibile all’occhio. Invece no, era lì, e dovette sedersi di nuovo, quando si rese conto di cosa stava succedendo.

«Una rosa», disse Peter, incredulo, e quando Tony si voltò a guardarlo lo trovò fisso sul tatuaggio di sua madre. Ci mise qualche secondo per capire quello che sembrava assurdo. Una bugia che andava avanti da anni e che solo ora, in una casa sconosciuta ma che infondeva molta più familiarità della loro, veniva smascherata. 

«Non siete Anime Gemella», mormorò, e si posò una mano sulla fronte, sconvolto. 

«No», rispose Maria, poi nascose di nuovo il simbolo sotto al bracciale, quasi mortificata. Quasi come se si vergognasse di quel fatto, e forse era davvero così. Tony si sentì in colpa, per averle vomitato addosso tutte quelle accuse. Se solo avesse saputo prima... «Tony, se sono qui è perché non voglio che anche a te accada la stessa cosa. Io e tuo padre siamo stati costretti a sposarci perché i nostri genitori hanno voluto così, ma questa storia non deve ripetersi.» 

«È  stato un matrimonio di convenienza?», azzardò May, e Maria le sorrise mestamente, poi annuì. 

«Io non ho mai trovato la mia Anima Gemella. Anni fa ho saputo per caso che fosse morta prematuramente e che dunque, alla fine, non l’avrei mai trovato. Howard era destinato a una donna; una cameriera di un bar di periferia. Come Peter, non era ben vista dalla sua famiglia per via del suo ceto sociale. Non si incontrarono mai; i genitori di mio marito decisero di tenerlo all’oscuro della cosa, almeno finché non decisero di raccontarlo un giorno, poco prima delle nostre nozze.» 

«Pensavano che fosse divertente?», chiese Tony, stizzito. 

«Non lo so, e non ho mai indagato sul perché. La cosa mi sconvolse, ma lasciai correre, visto che tuo padre non sembrava per nulla toccato dalla cosa.»

Tony incrociò le braccia al petto e si esibì in un sorriso amarissimo. «Ci credo, o non avrebbe fatto lo stesso con me. Ha il cuore di pietra, conoscendolo non avrebbe mai potuto amare quella donna, pur essendo la sua Anima Gemella.» 

Maria si indurì di colpo. Le sue sopracciglia si piegarono severamente verso il basso e Tony sentì di aver parlato di nuovo allo sbaraglio, senza dosare le parole. Era pur sempre suo padre e, quella, era sua madre, che ora stava tentando di aiutarlo come poteva.

«Malgrado questa storia io e tuo padre abbiamo un legame che ci unisce. Non siamo la coppia più felice della terra ma, credimi, ci sono stati momenti indimenticabili anche per noi. A differenza di ciò che tu possa pensare, la tua nascita lo ha colpito e lo ha reso felice. Ci sono stati momenti di condivisione meravigliosa, quando eri piccolo, e lo sai benissimo. Fingi di non ricordare, ma sai che è così. Per questo ti fa così male, perché tu sai quanto lui sia cambiato e vorresti indietro quella persona», disse lei, dura, e parve parlare anche per sé, dicendo che suo marito era mutato. Tony distolse per un attimo lo sguardo, colpito, e quei ricordi gli tornarono alla mente come dei flash. Loro al mare, lui e suo padre che andavano in bicicletta al parco vicino casa, lui e suo padre addormentati sul divano con la tv accesa sui cartoni animati. Il gelato alla menta, il naso sporco di farina. Gli salì quasi il magone, al ricordo persino degli odori che avevano avvolto quegli anni e che ora non sentiva più. «È stato il tempo e la paura di lasciarti tra le mani il nulla, a cambiarlo. Howard non è sempre stato così, e io lo so meglio di chiunque altro.»

«Posso permettermi di confermare la cosa con una certa convinzione, Tony. Lo conosco da sempre, e se ti ho assecondato in questa fuga e nei tuoi progetti futuri, è perché so che, un giorno, lui capirà le tue scelte. Non siete così diversi, dopotutto», intervenne Jarvis e, per quanto assurdo, il suo tentativo di rassicurarlo ebbe i suoi frutti. Così Tony sospirò e si lasciò cadere con la schiena contro la sedia; si passò una mano tra i capelli e lanciò un’occhiata a tutti, soffermandosi poi su sua madre, che ricambiò in attesa di una sua risposta.

«Che devo fare, dunque? Affrontarlo? Ci ho già provato e non ci sono riuscito. È come sbattere contro un muro di gomma: lui ha ragione e noi torto. Come posso pretende di convincerlo che, anche assecondando il destino, posso comunque portare avanti il nome degli Stark senza dimostrarmi un fallimento?» 

Maria inclinò la testa di lato e, sorridendo, gli prese una mano. Tony gliela lasciò trovare, sebbene dentro di sé sentisse un moto di rabbia pervaderlo e una paura incontrollata di fallire ancora. Aveva Jarvis, sua madre, Peter e May dalla sua parte, ma era convinto che quell’alleanza non sarebbe bastata a risanare le cose. Non sembravano abbastanza per un Titano di roccia come suo padre.

«Gli parlerai», disse sua madre, semplicemente. «Ho già affrontato l’argomento con lui; ho cercato di farlo ragionare, di ricordargli cosa siamo stati e come gli altri abbiano deciso per noi, rendendoci quello che siamo oggi… e di non compiere gli stessi errori con te ma, anzi, di imparare qualcosa da tutto questo. Gli ho detto che sei suo figlio e come tale deve desiderare che tu sia felice, prima di tutto.» 

«E lui cosa ha detto?», domandò, nervoso; un fascio di nervi. Sentì Peter stringergli l’altra mano sotto al tavolo, nel tentativo di calmarlo. Ci riuscì, parzialmente, e gli fu tacitamente grato. 

«Niente. Ha taciuto e… il suo silenzio è sempre una speranza che ci stia pensando, lo sai.» 

«E se ci avesse pensato e ora fosse ancora più determinato nelle sue convinzioni?» 

«In quel caso te ne andrai, Tony. Hai tutto il diritto di decidere per te, e per quanto la cosa mi distrugga – l’idea di perderti mi distrugga – non ho alcuna intenzione di fermarti.» 

Non mi perderai. Non ti farei mai del male in questo modo, avrebbe voluto dirle ma non lo fece, per orgoglio e per paura. Si rese conto di non averle nemmeno mai detto che le voleva bene. E forse, per come era fatto, non l’avrebbe nemmeno mai ringraziata per quello che aveva appena fatto per lui: smascherarsi, per giunta in mezzo ad altre persone, nel solo ed unico tentativo di salvarlo e dargli la possibilità di scegliere.

«Dovremmo parlarci insieme?», domandò Peter e Tony gli strinse la mano con più determinazione, cercando di sentirsi meno solo. 

Maria sospirò. Lasciò la mano di Tony e congiunse le sue tra loro, elegantemente, sul tavolo. «No, dovrà parlarci Tony. Lui soltanto. Peter, coinvolgerti sarebbe solo un errore. Conosco Howard e ti userebbe come mezzo, ti metterebbe in difficoltà, senza pensarci due volte, e non è quello che voglio. Non è quello che Tony vuole.» Puntualizzò e Tony si trovò d’accordo con lei, prima di nascondere un sospiro carico di ansia e paura dietro a labbra arricciate e occhiate rivolte altrove. Guardò intensamente il suo piatto e, cercando di non pensare a quello che gli sarebbe toccato e quella battaglia che non era pronto a combattere, si rese conto che gli era pure passata la fame. 

«D’accordo», esordì, incerto. «Gli parlerò.» Anche se, lo so già, non servirà a niente.

 
 

        

Fine Capitolo VI
 


 

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Carissimi!
A quanto pare qualcuno ci era già arrivato, vero Bloodywolf? XD Eh sì, la nostra cara amica ci ha azzeccato: Maria e Howard non sono Anime Gemelle. 
Forse la cosa era pure telefonata, ma tant'è... in ogni caso, se non ve lo aspettavate, sono felice della sorpresa u.u 
Maria ha finalmente detto la sua e sono veramente felice di averle dato questo ruolo. Amo sempre questi personaggi femminili che sono fondamentali nella realizzazione di qualcosa e per una volta è lei, la mamma di Tony, a fare la differenza. Ora il nostro adolescente dalla testa geniale dovrà fare i conti con suo padre e poi... col futuro. Quale sarà la strada che intraprenderà? Lo scopriremo solo vivendo, nel penultimo capitolo di questa minuscolissima Soulmate **
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima.
Un abbraccio in barba a Conte.

 
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La vostra amichevole Miryel di quartiere.

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