Prompt: Pianto
Numero parole: 1294
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“Addio Adrien.”
Il biondo restò dov’era, come se fosse stato pietrificato.
“Beh… poteva andare peggio, no?” Commentò Plagg, uscendo allo scoperto.
“Peggio?” Ripeté Adrien. “E dimmi, come diamine poteva andare peggio?”
“Uno di voi poteva venire akumizzato.”
“Marinette… Marinette ha una cotta per me?” Chiese a bassa voce il
ragazzo, vedendo il kwami fermarsi a mezz’aria di fronte ai suoi occhi.
“Uao, allora è vero che la terapia d’urto funziona. Ormai ero convinto che
avrebbe anche potuto dirtelo in faccia e tu saresti andato avanti con
quella ridicola storia che è solo una tua amica.”
“Lo sapevi?!”
“La domanda è chi non lo sapeva.” Replicò Plagg. “Diamine, sono sicuro che
pure tuo padre ne sia consapevole, ed è tutto dire.”
“Ma allora perché non mi ha mai detto nulla?!” Gridò Adrien. “Se me lo
avesse detto-”
“Oh, ma chi è che gli ha chiesto aiuto per i suoi dubbi con la sua cotta?”
Lo interruppe il gatto nero, riuscendo a zittirlo immediatamente. “Chi non
ha mai fatto altro che dirgli che era una fantastica amica? Chi non ha mai
colto i suoi segnali? Chi è rimasto così accecato da un costume da non
rendersi conto di chi aveva di fronte?”
Adrien spalancò gli occhi.
“Io… Io l’ho ferita… Sono stato io a distruggere la sua speranza…?”
“Beh, senza dubbio hai avuto un ruolo, inutile negarlo. Ma no, non penso
che sia stato solo tu. Più come il peso di tutta la sua situazione.”
“Peso? Ma Marinette è solo un’aspirante stilista.”
Plagg sospirò. “Non ci credo… Hai la verità letteralmente di fronte a te e
ancora non riesci a vederla.”
“Che vuoi dire?”
“Usa quel tuo bel cervello!” Esclamò il kwami. “L’hai detto tu stesso
prima che Marinette ti ricorda qualcuno! E forse non lo hai notato, ma la
tua ragazza ti ha detto addio e non arrivederci prima!”
Adrien fece per rispondere che non era la sua ragazza, ma le parole gli
morirono in bocca.
“Addio? Perché ha detto addio?” Pensò, per poi spalancare gli
occhi.
“Tra trenta giorni saranno dieci anni.”
“No…” Mormorò. “Non può essere…”
Negli occhi del ragazzo i momenti che aveva passato con Marinette
iniziarono a sovrapporsi con quelli che aveva passato con un’altra
ragazza. O almeno che pensava fosse un’altra ragazza.
Senza dire una parola cominciò a correre, raggiungendo l’uscita della
scuola ma senza riuscire a vedere da nessuna parte Marinette.
“Non posso crederci… sono stato davvero così cieco?” Si chiese, chiudendo
le mani a pugno.
Ladybug si trovava seduta sul bordo di un tetto, oscillando i piedi a
mezz’aria.
“Ormai manca poco alla mezzanotte…” Mormorò guardando un orologio
attraverso la vetrina di un negozio, sapendo bene che il suo tempo era
quasi finito.
Tuttavia la sua attenzione fu attirata da un rumore famigliare, che
anticipò il bastone di Chat Noir, il quale atterrò a pochi metri da lei,
tenendo tuttavia la testa bassa.
“Chat? Che succede?” Chiese lei, alzandosi. “C’è un’akuma?”
“No, nessun akuma.” Rispose lui, senza alzare lo sguardo. “È oggi, vero? È
oggi che scadono i dieci anni?”
Ladybug spalancò gli occhi. “E tu come lo sai? Non ti ho mai detto il
giorno esatto!”
“Perché anche per me è lo stesso.” Rispose lui, facendo un passo in
avanti. “Puoi negarlo quanto vuoi, ma per me è chiaro che siamo davvero
anime gemelle.”
“Chat, non può essere. E poi io-”
“Sei innamorata di Adrien Agreste.” Concluse Chat, attirando su di sé uno
sguardo shockato.
“M-Mi hai spiato? Ma allora sai chi-”
“No, non ti ho spiato.” Rispose lui. “Tuttavia, ho scoperto comunque chi
sei, Marinette.”
Ladybug distolse lo sguardo.
“Immagino sia una delusione, non è vero?” Chiese infine. “L’imbranata
Marinette in realtà è Ladybug. E sta condannando a morte non solo lei ma
anche il suo migliore amico.”
Chat Noir restò in silenzio, continuando a tenere la testa bassa.
“Delusione? Sì, è vero, sono deluso. Sono deluso dal fatto che una ragazza
fantastica come te pensi così poco di lei.” Rispose, costringendola a
spalancare gli occhi e a guardarlo incredula. “Sono deluso che abbia
totalmente perso la fiducia nell’amore. Sono deluso dal fatto di essere
stato così cieco da permettere a questa situazione di aggravarsi a tal
punto!” Urlò, alzando la testa e mostrando che stava piangendo.
“Perché sono rimasto così accecato da quel costume rosso a pois neri da
non riuscire a vedere chi lo stava indossando!” Continuò a gridare. “Ti ho
spezzato il cuore più volte, e non me ne sono mai reso conto!”
“Ma Chat, tu-”
“Ti conosco! Ti conosco bene! O almeno così pensavo…” Continuò lui. “Ti
vedo tutti i giorni, eppure non ho nemmeno mai pensato che tu potessi
essere Ladybug. E continuavo a dirmi che ti avrei riconosciuta
all’istante.”
Ladybug distolse lo sguardo, per poi sciogliere la trasformazione.
“Non te ne faccio una colpa. Nemmeno io avrei mai creduto che io fossi
Ladybug. Come ho detto sono solo Marinette e-”
“Perché continui a farlo?”
La ragazza si fermò, voltandosi a guardarlo.
“Perché continui a sminuirti? Perché non vuoi essere felice?”
Chat si portò una mano sul petto. “Io non vedo Marinette come una cosa
negativa!” Esclamò. “Ti prego, lasciami almeno tentare di salvarti! Perché
ti vuoi arrendere così?!”
“Perché sono insignificante!” Replicò lei, iniziando a piangere a sua
volta. “Che cosa posso mai fare davvero? Senza poteri non conto nulla! Non
ho nemmeno mai avuto il coraggio di dire al ragazzo che mi piace quello
che penso e-”
“Eppure oggi lo hai fatto.” La interruppe Chat Noir, avvicinandosi. “Oggi,
anche se dandogli dello stupido, hai detto ad Adrien la verità, no? Anche
se forse un pugno in faccia avrebbe fatto meno male.”
“Tu… Tu mi hai sentito?”
“Oh, My Lady… Ti ho sentito fin troppo bene. È stato in quel momento che
ho capito la mia stupidità. Le tue parole, come ha detto Plagg, sono state
una terapia d’urto sufficiente.”
“C-Cosa vuoi dire?”
“Marinette, lascia che questo stupido ti salvi. Non devi stare con me
perché lo dice un marchio. Voglio che tu stia con me perché lo vogliamo
entrambi.”
“Ma-”
“E poi, penso di poter dimostrare che ti sbagli. Sono sicuro che il
marchio è solo una conferma.”
“Ma non sai nemmeno com’è e-”
“Una macchia rossa con il graffio nero di un gatto.” Rispose lui,
sorridendole, mentre le prendeva la mano con il guanto. “Mi sbaglio?”
La ragazza restò in silenzio, lasciando che l’eroe cominciasse a toglierle
il guanto, rivelando il marchio.
Subito dopo sciolse anche lui la trasformazione.
“Siamo fortunati che è estate.” Disse Adrien, sorridendo mentre Marinette
lo guardava non riuscendo a credere ai suoi occhi. “Altrimenti uscire in
canottiera sarebbe stato decisamente più difficile.”
Lì, di fronte agli occhi della ragazza, una coppia perfetta del suo
marchio spiccava sul braccio di Adrien, che continuava a sorridere.
“Allora My Lady, sei disposta a concedere a questa storia del marchio una
seconda possibilità?”
Le lacrime ripresero a scendere lungo le guance di Marinette.
“S-Stupido gatto…” Mormorò tra i singhiozzi, mentre i loro marchi
s’illuminavano per qualche secondo, per poi lasciare che dal marchio di
Marinette uscisse una catena diretta verso il braccio, mentre da quello di
Adrien una verso la mano.
E in quel preciso istante il suono delle campane di mezzanotte risuonò
nell’aria.
“Spero che quelle siano lacrime di gioia.” Disse sorridendo Adrien.
“C-Certo che sì, stupido!”
“Uhm… penso di preferire quando mi chiami Gattino, dopotutto. Sta
cominciando a diventare ripetitivo chiamarmi stupido, sai?”
Alya il giorno dopo irruppe in classe, mostrando il video di Ladybug che
faceva letteralmente oscillare a testa in giù Chat Noir dalla Torre
Eiffel, entrambi tuttavia con un sorriso sul volto.
Certo, l’urlo che cacciò quando vide Marinette e Adrien tenersi per mano,
entrambi con il marchio in bella vista, superò di gran lunga quello di
Chloé… ma nessuno osò confermarlo.